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Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 69, comma 1, del regolamento, del seguente disegno di legge: «Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale».
Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Sulla dichiarazione di urgenza, a norma degli articoli 41 e 45 del regolamento, darò la parola ai rappresentanti dei gruppi che ne faranno richiesta, per un tempo ragionevolmente limitato, essendoci tutti impegnati ad accelerare i lavori di questa mattina.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Il gruppo di Alleanza Nazionale è contrario alla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496 proprio perché esso contiene una delega al Governo. Si tratta di una delega che riteniamo ingiustificata sia sul piano politico, sia su quello istituzionale, oltre che dannosa rispetto al merito degli obiettivi perseguiti. La riteniamo ingiustificata perché, molto prima che il Governo manifestasse una sensibilità in materia, il Parlamento si era attivato attraverso l'iniziativa di vari gruppi, sin dalla scorsa legislatura; per esempio Alleanza Nazionale aveva presentato una proposta di legge nella materia dei diritti televisivi delle società calcistiche italiane.
Alleanza Nazionale più volte ha avvertito il Governo - soprattutto nel corso del principale momento di difficoltà insorto in occasione dello scandalo che ha colpito il calcio italiano - di evitare colpi di mano in materia e di evitare il ricorso a forme di delega, proprio perché erano state depositate in Parlamento una serie di proposte di legge di iniziativa parlamentare che andavano in quella direzione. Tuttavia, come si sa, la carne è debole e la tentazione è forte! Così, puntualmente, il Governo ha ritenuto, contro ogni logica e soprattutto contro ogni opportunità, di proporre al Parlamento la richiesta di una delega su un argomento in cui si registra nel merito una generalizzata convergenza.
È proprio questo il punto. Questo Governo riesce a farsi del male da solo, introducendo con la richiesta di delega un motivo di rottura, rispetto ad un argomento condiviso. Si tratta di un motivo di rottura che attiene anche al centrosinistra. È emerso infatti chiaramente in Commissione il disagio di molti gruppi di maggioranza, a partire dallo stesso presidente della Commissione cultura, onorevole Folena, il quale oggi appare più allineato - probabilmente anche perché è incaricato della redazione della relazione di maggioranza per l'indagine conoscitiva sul calcio - sulla valutazione del metodo scelto, anche perché giustamente questo appare come una gratuita mortificazione del Parlamento e dei suoi organi. La Commissione cultura infatti conduce sin da quando è scoppiato lo scandalo calcistico un'indagine conoscitiva che le ha consentito di acquisire una notevole conoscenza delle problematiche attinenti a questo settore. Anche per questo la richiesta di delega appare una mortificazione gratuita ed un esproprio di funzioni istituzionali, ancora più grave alla luce delle motivazioni che sarebbero state alla base di tale richiesta.
Leggiamo infatti nelle motivazioni che sarebbe dirigistico che un disegno di legge di questo tipo venisse approvato dal Parlamento, mentre sarebbe più democratico se lo facesse il Governo attraverso lo strumento della delega. Siamo chiaramente davanti ad una schizofrenica inversionePag. 50dei concetti di democrazia e di dirigismo! Dannosa e penalizzante appare poi la delega rispetto agli obiettivi che il Governo ritiene di raggiungere, primo fra tutti la tempistica. È molto singolare che, per fare prima, si chieda una delega che prevede l'adozione di uno o più decreti legislativi entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge delega. Praticamente, approviamo una norma che rinvia di sei mesi l'approvazione di un provvedimento che, in seguito, dovrà ancora essere riesaminato dalle Camere e dagli altri organismi istituzionali.
Quindi, colleghi, insistere nella delega rappresenta un clamoroso autogol, che rischia di danneggiare e non di aiutare il calcio e che, soprattutto, comprime la possibilità di cogliere l'occasione per allargare lo spettro degli interventi a favore di questo sport e di altre questioni che sono state sollevate, prima fra tutte quella relativa alla diversa impostazione giuridica da dare alle società calcistiche, non più società con fini di lucro e quotate in Borsa, ma con un diverso assetto.
Concludendo, per tutte queste ragioni, il gruppo di Alleanza nazionale non può accedere alla richiesta di dichiarazione d'urgenza sul disegno di legge n. 1496 poiché, pur condividendo il merito del provvedimento legislativo, ritiene inaccettabile la richiesta di delega al Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con un certo disappunto che rilevo come questo provvedimento, da noi condiviso dal punto di vista dei contenuti, ci trova invece in totale disaccordo riguardo alle procedure che s'intendono seguire.
Siamo tutti consapevoli che il calcio è entrato in una crisi che travolge il suo sistema, una crisi senza precedenti che riguarda però i suoi palazzi, mentre sui campi sportivi i giocatori, gli atleti ci hanno regalato giornate indimenticabili facendo piangere di gioia milioni di tifosi. Questi ultimi, però, hanno anche pianto di rabbia per scandali che li hanno defraudati delle loro ingenue e semplici passioni e che li hanno traditi nella loro fiducia sui valori dello sport, che trovano nelle regole il loro fondamento.
Le istituzioni sportive, seppur con deplorevole ritardo, si stanno adoperando per apportare dei correttivi ed anche la politica è lodevolmente intervenuta per fare la sua parte. Come noto, è stata costituita una commissione d'indagine con il compito di identificare le cause di questo tracollo, di individuare i possibili rimedi, ed ora ci troviamo dinanzi ad un disegno di legge governativo condivisibile nella sostanza, ma non accettabile nella forma.
Siamo d'accordo che, per ragioni di equità e di maggiore competitività, si debba procedere ad una più equa distribuzione dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti collettivi; concordiamo sul fatto che questo obiettivo può essere conseguito con una contrattualizzazione centralizzata, ma siamo in totale disaccordo quando si intende procedere attraverso una delega al Governo. Sono queste, in sintesi, le ragioni.
Si parla di urgenza, ma è tutt'altro che scontato che l'iter della legge delega sia più sollecito di un corretto iter parlamentare. Si sostiene che il provvedimento, se adottato dal Parlamento, sarebbe di natura «dirigistica», quindi si deduce che se adottato, invece, dal Governo non sarebbe dirigistico ma più democratico: si tratta di una tesi quantomeno stravagante.
Si sostiene che il dibattito in Parlamento non consentirebbe un'adeguata consultazione e una mediazione delle parti: altra stravaganza, perché la Commissione parlamentare presieduta dall'onorevole D'Alema, che sta bene operando, da tempo sta procedendo alle audizioni di tutti i soggetti. In ogni caso, il motivo determinante che ci obbliga ad opporci alla delega al Governo sta nella sua formulazione e nella sua articolazione. Infatti, non ci si limita a fissare criteri generali per centralizzare la contrattazione; nossignore, si scende in minimi dettagli invadendo un ambito di caratterePag. 51regolamentare, di stretta competenza degli organi della Federcalcio, Lega e Federazione.
Si interviene per stabilire le percentuali da adottare nella divisione dei proventi della commercializzazione: qui non stiamo parlando di denaro pubblico, di contributi statali, ma di proventi prodotti dalle stesse società sportive che partecipano al campionato.
Cari colleghi, siamo di fronte ad una vera e propria invasione di campo. Come al solito, si vuol far valere una logica interventista, accentratrice, in questo caso sì dirigistica. In questo modo si viola l'autonomia dello sport, quell'autonomia che il Governo di centrodestra per cinque anni ha difeso, tutelato e rafforzato. L'autonomia dello sport, riconosciuta da una legge dello Stato - non lo dimentichiamo -, è alla base degli eccellenti risultati conseguiti dallo sport italiano sui campi sportivi, ma anche a livello organizzativo, e ne è testimonianza l'eccellente esito dei Giochi olimpici di Torino.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con un pizzico di malizia non vorrei - e a pensar male non si fa peccato - che la ragione di questa delega sia quella di una motivazione politica o tecnica parlamentare, ma sia dettata dalla debolezza, umanamente comprensibile ma non politicamente, di fare i primi della classe, acconsentendo magari alla mania di protagonismo di qualche esponente di Governo. Il mio sarà solo un malizioso sospetto, che trova però conferma nelle esibizioni alle quali abbiamo assistito durante i mondiali di calcio, e non mi riferisco alle esibizioni degli atleti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, siamo sicuramente d'accordo sul provvedimento dal punto di vista sostanziale, ma non siamo favorevoli ad una delega (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, vorrei fare soltanto quattro riflessioni in merito al fatto che, come UDC, siamo contrari alla dichiarazione di urgenza di questo disegno di legge.
Non siamo contrari nel merito della questione, l'abbiamo già spiegato più volte in Commissione. Siamo stati presentatori di una proposta di legge che riporta alla gestione collettiva i diritti televisivi del calcio, ne siamo convinti. Siamo convinti che questa è stata una delle cause che ha portato alla degenerazione economica e al business legato al mondo del calcio, ma pensiamo che la procedura di delega che il Governo vuole imporre a questo Parlamento sia sbagliata profondamente nei tempi. C'è bisogno di una legge approvata dal Parlamento, dalla Camera e dal Senato, che definisca con certezza e con chiarezza quali sono i compiti nella gestione dei diritti televisivi. Non c'è bisogno di perdere tempo attraverso una procedura di delega poco chiara, che appare anche in alcuni punti molto dirigistica, in particolare, quando si vuole indicare addirittura il criterio di riparto dei fondi di vendita della gestione collettiva dei diritti televisivi.
Noi auspichiamo che il Governo e la maggioranza possano tornare indietro da questo punto di vista. Si può tornare indietro, si può approvare addirittura in sede legislativa, in Commissione cultura, una proposta di legge condivisa, costituendo un Comitato ristretto che ci consenta di approvarla in tempi brevissimi. Non c'è bisogno di una dichiarazione di urgenza, ma di un'assunzione di responsabilità da parte del Governo e della maggioranza, se veramente si vuole dare una risposta chiara, certa, che non leda l'autonomia dello sport, ma che, in qualche modo, ristabilisca la cornice precisa per riportare nel mondo del calcio correttezza, chiarezza e, soprattutto, minore squilibrio tra i grandi e i piccoli club.
Ricordo che, nel 1999, l'allora Governo D'Alema approvò la gestione individuale dei diritti di calcio attraverso un decreto-legge: in una notte fu risolto questo problema. Noi non chiediamo e non vogliamoPag. 52un decreto-legge, chiediamo però che ci sia la possibilità di approvare in modo bipartisan, in modo serio all'interno della Commissione cultura, anche in sede legislativa, questo provvedimento.
Vi chiediamo di ritirare questa dichiarazione di urgenza, altrimenti saremo costretti a votare in maniera contraria. Credo che sia un problema serio nei confronti di ciò che dobbiamo offrire al mondo del calcio, agli sportivi, ai tifosi e a tutti coloro che vivono questo sport come un grande momento di divertimento e di aggregazione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, ringrazio i colleghi dell'Unione della VII Commissione, che mi hanno delegato a portare la loro voce a favore dell'urgenza della delega al Governo, perché siamo di fronte alla più grave malattia della storia del calcio italiano. Il calcio scommesse del 1980 fu soprattutto frutto di responsabilità individuale, mentre oggi c'è un problema di crisi del sistema, alla quale con questo atto si vuole in parte rispondere. Le audizioni di questi giorni di tanti autorevoli esponenti del calcio italiano ci insegnano l'urgenza. Vorrei ricordare a tutti che nel corso delle varie audizioni dei protagonisti, dal dottor Guido Rossi al dottor Borrelli, dal dottor Campana al dottor Angelini, tutti si sono espressi per l'urgenza dei diritti collettivi (e ciò risulta negli atti della Camera). Nel breve tempo a disposizione l'onorevole Pescante si è dimenticato casualmente di ricordare gli ultimi due anni di questa vicenda. Nel 2004 una Commissione di indagine della Camera dei deputati, chiamata «Adornato-Lolli» (l'attuale onorevole Adornato e l'attuale sottosegretario allo sport Lolli), approvò un documento all'unanimità, sottoposto all'allora sottosegretario allo sport, che chiedeva in tempi brevi, di approvare la cessione collettiva dei diritti televisivi criptati.
La responsabilità della politica del Governo di allora fu di non rispondere. La responsabilità del mondo del calcio, con un impegno preciso del presidente della FIGC, Carraro, fu di non fare nulla; anzi, il presidente della Lega calcio, il dottor Galliani, intervenne in Commissione per dire che avrebbe prestato attenzione particolare a questa proposta, tranne poi firmare in esclusiva un contratto ancora in vigore come amministratore delegato del Milan insieme all'Inter e alla Juventus. Così fu calpestato il ruolo del Parlamento. Successivamente, vi fu l'iniziativa lodevole del deputato Ronchi di Alleanza Nazionale, sostenuta in un giorno da tutti i capigruppo dell'opposizione, da tutta la maggioranza, ma fermata platealmente dal maggior partito di Governo, ovvero da Forza Italia, e l'onorevole Pescante avrebbe dovuto e potuto ricordarlo.
Allora, la legge delega del Governo riprende i concetti del disegno di legge Ronchi, riproposti anche in questa legislatura. La vendita collettiva dei diritti sul modello inglese non vuole mettere sullo stesso piano, con un falso egualitarismo, il Chievo o l'Inter, ma vuole dare al Chievo e al Messina la possibilità che anche i loro diritti abbiano un mercato.
Vi è un obiettivo che non è condiviso nel merito, l'obiettivo che il campionato di calcio italiano, che è lo sport nazionale, ha anche un grande valore sociale. Per questo c'è il problema di salvaguardare tutto il sistema, con i proventi che, ad esempio, negli anni Novanta il totocalcio salvaguardava, dai dilettanti, ai vivai, alla serie C. Molti di noi e di voi, alcuni di coloro che ci hanno preceduto, come l'onorevole Ciocchetti, hanno rimarcato l'importanza che alcuni di questi fondi giungano a realtà come quella dei vivai. Ma se non si discute anche sulla redistribuzione del sistema, come si fa a dare queste risposte? Perché non si dice che già questo tema è violato e che sono necessarie norme transitorie e urgenti per i diritti già in vigore, cui accennavo prima? In questi giorni sono stati fatti ulteriori contratti. Faccio un appello all'opposizione. Il clima in cui in questi giorni si è discusso è stato un clima positivo e di confronto. Mi sembra si faccia un appunto di metodo, ma sulPag. 53merito, ancora stamattina - l'onorevole Pescante era assente -, vi sono valutazioni diverse tra maggioranza ed opposizione. Il presidente Folena ha indicato grande disponibilità ad un confronto sul merito; in tale situazione, lo strumento della delega al Governo può produrre un processo di concertazione tra i vari attori - le società, la Lega, i media televisivi - che oggi può essere svolto dall'esecutivo. Oltretutto, il Governo potrà tenere conto subito...
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
ANTONIO RUSCONI. ...delle conclusioni cui perverrà in tempi brevi la VII Commissione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in presenza dell'ennesimo esproprio proletario da parte di questa maggioranza che, ideologicamente, è portata a questo tipo di comportamenti. Il Parlamento è stato ancora una volta declassato al ruolo di mero notaio ed in tal senso sono emblematiche le parole che lo stesso relatore, nonché presidente della VII Commissione, Folena, ha pronunciato in Commissione: un provvedimento del Parlamento non porterebbe a tenere conto di tutte le esigenze in campo.
Noi non siamo assolutamente d'accordo; siamo convinti che le due indagini conoscitive - quella della scorsa legislatura e quella tuttora in corso - ed i tre progetti di legge presentati all'attenzione della Commissione facciano preferire un intervento normativo di carattere ordinario ad una delega.
In Commissione, proprio seguendo questo nostro intento, abbiamo tentato, invano, di trovare una possibile mediazione evitando e scongiurando il voto che stiamo per esprimere. Come gruppi di opposizione, abbiamo dato la nostra disponibilità per l'ipotesi di discussione in sede legislativa; abbiamo anche proposto di seguire la via ordinaria modulando, tuttavia, l'esame del provvedimento in modo da distinguere le parti che potrebbero diventare oggetto di delega da quelle che, invece, devono seguire una strada ordinatoria e perentoria.
Il voto di oggi, purtroppo, rischia di essere la pietra tombale su tutti questi propositi di mediazione e diventare un punto di non ritorno. Imboccata la strada dell'urgenza, e imboccata la via, quindi, di una delega in bianco conferita a questo Governo, rischiamo - e al riguardo entro brevemente nel merito dei punti che noi consideriamo critici - di non cogliere nel segno e quindi non raggiungere l'obiettivo che ci siano proposti. Anche noi, infatti, inseguiamo l'equilibrio competitivo tra i soggetti partecipanti alle competizioni calcistiche nazionali; ma è anche evidente che il potere limitato di mediazione e di negoziazione da parte delle società calcistiche - per mancanza di bacino di utenza o per carenza di risultati sportivi - rischia di aumentare il divario delle società nelle competizioni nazionali.
Però, noi siamo convinti che non sia la merchant bank di palazzo Chigi ad essere titolata per occuparsi di tali questioni; i recenti casi, cui anche questa Assemblea dovrà prestare la sua attenzione, la dicono lunga su intrecci ed interessi la cui esistenza ci induce a non ritenere proprio necessario conferire una delega in bianco al Governo delle sinistre. Anche noi, infatti, inseguiamo l'equilibrio e l'efficienza del mercato dei diritti, ma siamo convinti che voi, il vostro Governo, non siate in grado di potervene occupare. Il luogo deputato è il Parlamento; noi vogliamo riportare la centralità di questo argomento in Parlamento. Ed è la storia che ci insegna che è sbagliato intervenire con una decretazione d'urgenza o con una delega: infatti, in questa sede, signori, stiamo correggendo un errore che voi avete fatto nel 1989 con un decreto.
Quindi, ci state chiedendo di intervenire con una delega per aggiustare gli errori che voi avete commesso sette anni fa. Non mi sembra un comportamento coerente e plausibile. State facendo autocritica,Pag. 54però ci chiedete di aiutarvi nella vostra autocritica attribuendovi una ulteriore delega. Non siamo d'accordo. C'è stato un ripensamento, sia nel nostro paese sia nel resto d'Europa, a seguito delle indicazioni della Premier league, della Champions league e della Bundesliga. Questo ripensamento noi, a suo tempo, sette anni fa, lo avevamo già preconizzato. Noi, infatti, siamo sempre stati contrari...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Caparini.
DAVIDE CAPARINI. ...ad una attribuzione individuale dei diritti. Dopo sette anni, ci venite a dire che avevamo ragione e che volete una delega in bianco. Noi non ve la concediamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
So che lei, onorevole Del Bue, è dotato di una straordinaria capacità di sintesi, quando interviene...
MAURO DEL BUE. Il mio intervento sarà brevissimo, signor Presidente.
Quale componente della VII Commissione della Camera dei deputati, ho seguito le audizioni dei rappresentanti del mondo sportivo e il dibattito che si è svolto durante queste audizioni. Ho registrato un consenso pressoché unanime delle varie forze politiche attorno alla necessità del passaggio dai diritti televisivi individuali ai diritti televisivi collettivi, adottando quale punto di riferimento - come prima ricordava il collega Rusconi - il modello inglese. Ciò non significa dare a tutti la stessa cosa, ma significa dare a ciascuno in base alla propria forza, a ciò che rappresenta.
Allora, io rivolgo un appello al Governo, rappresentato in questa sede dal sottosegretario Lolli, del quale so che è particolarmente impegnato attorno alle vicende dello sport e, in particolare, del calcio. Per quale motivo espropriare l'onorevole Folena, presidente della Commissione cultura, e la Commissione nel suo complesso, che hanno individuato un consenso di massima per iniziare un procedimento legislativo tendente a porre come punto di forza di una legge il passaggio dai diritti individuali ai diritti collettivi sulla base del modello inglese? Questo è un problema politico importante.
Per quale motivo le forze che, in questo momento, non appartengono alla maggioranza dovranno intervenire su questa legge esclusivamente sulla base di emendamenti, e non sulla base di proposte nell'ambito di un procedimento legislativo che, di fatto, è già iniziato con i dibattiti che si sono svolti in sede di VII Commissione? Per quale motivo la maggioranza non accetta questo concorso da parte delle forze di minoranza che si dichiarano disponibili, su un argomento così delicato, a procedere insieme per arrivare ad una legge condivisa?
Questo è l'interrogativo che mi pongo. Non ci sono - lo ha ricordato il collega Pescante - motivi di particolare urgenza che inducono ad optare per la soluzione legislativa della legge di delega invece della legge ordinaria. Ci sono motivi politici per cui il Governo vuole marcare, attraverso la nuova legge, la sua identità, che non sarebbe sufficientemente sottolineata da una iniziativa di carattere parlamentare? Vuole, il Governo, un diritto individuale e non accetta un diritto collettivo del Parlamento rispetto a questa legge? Questo è l'interrogativo che mi pongo.
Spero ci sia la possibilità di una inversione di marcia. Me lo auguro, perché so che tutte le forze politiche rappresentate nella Commissione cultura della Camera dei deputati sono consenzienti rispetto al contenuto di questo provvedimento legislativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, intervengo in qualità di presidente della VII Commissione della Camera dei deputati e in qualità di relatore del provvedimento in quella sede, pur riconoscendomi del tutto nell'intervento del deputato Rusconi.Pag. 55Intendo ripetere, in questa sede, quanto ho avuto modo di esprimere questa mattina in sede di Commissione.
Siamo chiamati a deliberare l'urgenza e non siano chiamati a votare sulla delega, ora. Quindi, non parlerei - mi rivolgo con rispetto all'onorevole Caparini - di pietra tombale su un dialogo che, invece, in sede di Commissione è iniziato e non si è concluso. Ho ascoltato giudizi forse un po' troppo ottimisti sul fatto che ci sia un pieno accordo. Da parte dei colleghi Caparini e Pescante, ad esempio, ho ascoltato due interpretazioni molto diverse su come dovrebbe essere questa legge. Tuttavia, come è giusto che sia, ne discuteremo quando affronteremo il merito.
Con estrema chiarezza, voglio dire che siamo impegnati in una indagine conoscitiva, in sede di Commissione, dalla quale emergono elementi comuni molto ampi. Per esempio, il collega Bono ha citato la questione delle società a fini di lucro e la necessità di un nuovo ordinamento che superi le spa che furono approvate nel 1996. Tra questi elementi, c'è anche la necessità di superare la legislazione del 1999. Non ho difficoltà ad affermare che quella legislazione fu un errore anche se - come Caparini sa - fu imposto dall'antitrust. Come l'onorevole Caparini sa - non lo dico per polemica -, l'assenso per la sede legislativa fu ritirato dal gruppo di Forza Italia, che allora faceva parte della maggioranza. Pertanto, la proposizione della delega da parte del Governo risponde a due ordini di problemi: la consapevolezza di quanto è accaduto alla fine della scorsa legislatura, quando il principale gruppo dell'allora maggioranza ritirò l'assenso per la sede legislativa, e il fatto che una serie di decisioni non devono avere la rigidità della norma di legge, in quanto il decreto delegato, soprattutto se sottoposto ad una serie di verifiche successive da parte del Parlamento, potrebbe fornire a quest'ultimo e al Governo la possibilità di intervenire nuovamente su una materia che ha bisogno di una certa elasticità.
Tuttavia, visto che non sono un amante delle deleghe e non lo ero anche quando se ne faceva ampio ricorso da parte dell'attuale opposizione nella scorsa legislatura, ripeto che - essendo relatore non solo sul disegno di legge governativo, ma anche sulle proposte di legge degli onorevoli Ronchi, di Alleanza Nazionale, Ciocchetti, dell'UDC, e Caparini, della Lega -, in sede di Comitato ristretto, sono propenso ad elaborare un testo che superi la delega, a condizione che vi sia la disponibilità (manifestata in questa sede dall'onorevole Ciocchetti) a riconoscere l'opportunità della sede legislativa.
È del tutto evidente, quindi, che votare l'urgenza oggi potrebbe essere prematuro, visto che vi è la possibilità di predisporre una buona legge con il concorso di tutti. Infatti, in questo caso non parliamo di destra o di sinistra, ma di ripartizioni di diritti televisivi e, quindi, di soldi per le società di calcio, investite da una crisi senza precedenti.
Signor Presidente, mi permetta - in qualità di presidente della VII Commissione - di rivolgere a Luca Pancalli, commissario straordinario della Federazione italiana gioco calcio nonché responsabile fino ad oggi per il CONI del movimento paraolimpico, i più cordiali auguri di buon lavoro. Ritengo che questa sia stata una splendida scelta che, in modo unanime, il Comitato olimpico nazionale ha inteso fare per proseguire l'opera di rinnovamento del nostro calcio (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Onorevole Folena, tutti ci associamo ai suoi auguri di buon lavoro.
Vorrei ricordare ai colleghi che adesso procederemo alla votazione della dichiarazione di urgenza e che subito saranno esaminate alcune questioni pregiudiziali; ritengo che potremmo terminare la seduta antimeridiana in tempi ragionevoli.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 189).