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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro della pubblica istruzione, il ministro per le politiche per la famiglia, il ministro della giustizia, il ministro dei trasporti, il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il ministro della solidarietà sociale.
(Affidamento dell'incarico di dirigente scolastico dell'Istituto «F. Jovine» a San Giuliano di Puglia - n. 3-00335)
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00335
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
Ricordo all'onorevole Astore che ha un minuto di tempo a disposizione.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, sono qui a ricordare la terribile tragedia del 31 ottobre 2002 che si è verificata a San Giuliano di Puglia e nell'intero Molise.
Come tutti sanno, in quell'occasione la scuola è crollata ed è poi stata allocata, nel più grave disagio, in una tensostruttura. SiPag. 45sta verificando un calo demografico-scolastico, come ho già ricordato in una interpellanza precedentemente presentata, e la ripresa delle lezioni è diventata difficile: i docenti e tutto il personale hanno incontrato gravissime difficoltà e, spesso, sono stati lasciati soli nel tentativo di riprendere la propria attività nella scuola e nell'intera comunità.
Tuttavia, il fatto grave è che, non volendo nessun dirigente assumere l'onere della presidenza dell'istituto comprensivo...
PRESIDENTE. Onorevole Astore, il tempo a sua disposizione è scaduto.
GIUSEPPE ASTORE. Allora, rinvio al testo della mia interrogazione.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, per rispondere all'interrogazione dell'onorevole Astore si deve partire dalla considerazione che la normativa vigente prevede che, a decorrere dall'anno scolastico 2006-2007, non possono essere più conferiti nuovi incarichi di presidenza, salvo la conferma degli incarichi già conferiti. Ciò in applicazione dell'articolo 1-sexies del decreto-legge del 31 gennaio 2005 n. 7, convertito con modificazioni nella legge 31 marzo 2005, n. 43. Pertanto, i posti vacanti di dirigente scolastico sono conferiti con incarico di reggenza, come stabilisce la legge stessa.
In tal senso, in data 2 marzo 2006, è stata adottata un'apposita direttiva dal ministro.
In merito al caso segnalato dall'onorevole interrogante, il competente direttore generale dell'ufficio scolastico per il Molise ha così riferito: il posto di dirigente scolastico dell'Istituto «Jovine» di San Giuliano di Puglia si è reso disponibile a partire dal 1o settembre 2006 e non è stato richiesto da alcun dirigente nella fase di mobilità conclusasi, per la nostra regione, il 30 giugno 2006. Pertanto, con nota del direttore, il 14 luglio 2006 il posto è stato dichiarato disponibile per reggenza.
Il medesimo direttore generale, consapevole della delicatezza e della complessità dell'incarico da conferire, ha nominato presso l'Istituto «Jovine», in qualità di reggente, il dirigente titolare dell'Istituto comprensivo «Del Gatto» di Santa Croce di Magliano, comune limitrofo a San Giuliano di Puglia, trattandosi di funzionario esperto e capace, a parere della direzione, che è stato già coordinatore di tutta l'area dei comuni interessati dal ben noto evento sismico ed è ben radicato nella comunità locale, quindi in grado di sovvenire alle istanze del comprensorio.
Risulta che la scelta effettuata ha incontrato il gradimento della comunità interessata e, attualmente, l'attività scolastica si svolge regolarmente, grazie anche all'apporto del reggente dirigente scolastico, fermo restando che la soluzione ottimale potrà essere trovata nel completamento delle procedure sia del concorso riservato per presidi incaricati sia della fase conclusiva di formazione del concorso ordinario per dirigenti, che potranno sopperire con le apposite graduatorie stilate direttamente dalla regione Molise.
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di replicare.
Ricordo all'onorevole Astore che ha due minuti di tempo a disposizione.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, signor ministro, sono parzialmente soddisfatto per la risposta. Credo che questo caso non vada trattato con la burocrazia. È sotto gli occhi di tutti quanto è avvenuto ed il fatto che la ripresa dell'attività scolastica è difficile. Le comunità locali vogliono rinascere intorno alla scuola, rispetto alla quale vi è un'attenzione incredibile da parte del comitato vittime, dell'intera comunità e dell'intera regione.
Ecco perché, nulla togliendo all'attuale dirigente ad interim - lei ha ragione, signor ministro: si tratta di una persona esperta e radicata in loco -, credo che la scuola in questione abbia bisogno di un dirigente a tempo pieno.
È questo il motivo per cui chiedo che venga effettuata, se possibile, una deroga ePag. 46che sia rivolta un'attenzione maggiore nei confronti di questa scuola. Infatti, vi è stata una grandissima attenzione nei primi mesi dopo il terremoto, ma oggi l'interesse sembra scemare.
Vorrei soprattutto evidenziare, signor ministro - e concludo -, che è difficile applicare i parametri per la formazione delle classi. Non bisogna dimenticare, infatti, che un'intera generazione di questo comune è sparita e non ritengo possibile usare i consueti parametri in un paesino che, compresi Colletorto e Bonefro (che fanno parte dell'istituto comprensivo), conta circa 1.100 abitanti.
Credo che lei visiterà la scuola in oggetto e constaterà quanti sacrifici compiono gli operatori scolastici. Si tratta, infatti, di una scuola completamente diversa, poiché incontra difficoltà nel rapportarsi continuamente con la comunità locale. Ritengo, quindi, che possa essere compiuto uno sforzo, per un periodo limitato di quattro o cinque anni, derogando all'applicazione di tali parametri anche nella formazione delle classi.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che, essendo sparita un'intera classe, dal prossimo anno scolastico, nel formare alcune classi, vi saranno enormi difficoltà nel rispettare tali parametri. Ma c'è di più, signor ministro.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GIUSEPPE ASTORE. La vita di questa comunità è stata anche colpita dal calo demografico e da una nuova ondata migratoria. Credo che tutti questi aspetti debbano essere decisamente presi in considerazione da uno Stato che deve stare vicino soprattutto ai soggetti più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Iniziative volte a reperire risorse adeguate per il rinnovo dei contratti del personale docente in scadenza nel dicembre 2006 - n. 3-00336)
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00336 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmataria, per un minuto.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole signor ministro, con la presente interrogazione intendiamo esprimere tutta la nostra preoccupazione in relazione al mancato accantonamento, nel disegno di legge finanziaria per il 2007, delle risorse per il rinnovo dei contratti del personale del comparto scuola scaduti nel 2005.
Chiediamo di sapere, in particolare, cosa intenda fare il Governo per evitare i tagli inerenti ai contratti degli insegnanti esterni di lingua inglese nelle scuole elementari, che, assunti a tempo determinato, rischiano di perdere il loro posto di lavoro.
Vogliamo sapere, in ultimo, cosa si intenda fare in ordine al fatto che, a causa dell'innalzamento del rapporto alunni-classi, potrebbero esservi ben 19 mila licenziamenti nel comparto della scuola.
Signor ministro, esprimiamo la nostra preoccupazione in generale, ma vorremmo ricevere risposte rassicuranti soprattutto riguardo alle questioni testé illustrate.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il rinnovo del contratto per il comparto del pubblico impiego prevede, nell'ambito del disegno di legge finanziaria attualmente all'esame del Parlamento, risorse pari complessivamente a 807 milioni di euro per il 2006 e per il 2007 e pari a 2.193 milioni di euro per il 2008. Si tratta di cifre ritenute sufficienti ad avviare e definire il rinnovo del biennio economico del contratto del pubblico impiego.
In modo particolare, per quanto riguarda il comparto della scuola, dette cifre devono tener conto anche dell'ipotesi che vi siano somme stanziate sulla base di accordi derivanti da contratti firmati dal precedente Governo. Tali accordi prevedevanoPag. 47un incentivo pari allo 0,7 per cento per il personale della scuola, nonché il reinvestimento degli importi derivanti dalle manovre di razionalizzazione effettuate dallo scorso esecutivo per l'anno scolastico 2004-2005.
Informo che quello 0,7 per cento è disponibile, mentre i risparmi di spesa relativi all'anno scolastico 2004-2005 - i quali, in base ai nostri calcoli, ammontano a 158 milioni di euro per il personale docente ed a 58 milioni per gli ATA, e risulterebbero aggiuntivi rispetto al rinnovo del contratto della funzione pubblica e, più specificatamente, del comparto della scuola - sono in fase di accertamento con il Ministero dell'economia e delle finanze.
Ciò per verificare se a quanto è stato sottoscritto dal precedente Governo ha concorso anche un accantonamento delle cifre derivanti dalle manovre di razionalizzazione, oppure se tali somme, difformemente da quanto sottoscritto nel contratto, siano state utilizzate in maniera diversa e non siano state reinvestite nel comparto della scuola (a favore del personale docente e non docente), come era stato previsto, invece, nella nota di indirizzo firmata dal ministro Moratti.
Per quanto riguarda i tagli, vorrei precisare soltanto alcuni aspetti. A proposito degli insegnanti specialisti di lingua inglese, si tratta non di esterni, ma di personale docente di ruolo, in grandissima parte della scuola, cui è stata data la posizione di insegnante specialista di lingua inglese per consentire ad altro personale di ruolo della scuola di fare il corso di formazione, come individuato con una norma specifica nella finanziaria di due anni fa del Governo Berlusconi.
A seguito di ciò, sono stati chiamati in servizio a tempo determinato 14 mila docenti, in attesa di fare un corso di formazione che poi non è stato espletato, perché, con la successiva legge finanziaria, sono stati tolti soldi per la formazione.
Oggi, abbiamo ritrovato i soldi per la formazione. Si tratta non di perdere posti, ma di consentire a chi ne ha pienamente titolo di tornare a svolgere la propria attività, peraltro in ossequio ad un provvedimento adottato dal precedente Governo che non ha assunto, nell'ambito di uno stesso ruolo, tre docenti, ma ha temporaneamente affidato un incarico di insegnante specialista, in attesa di formazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti, ha facoltà di replicare.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevole ministro, ringraziandola per la risposta data, mi dichiaro totalmente insoddisfatta e preoccupata per la situazione e per il contenuto della manovra finanziaria relativamente alla scuola. Ciò è dimostrato non solo dall'allarme che, in questi giorni, il mondo sindacale ha lanciato, ma anche dall'attività che è stata svolta in Commissione cultura, con la presentazione di proposte emendative anche della maggioranza, volte a salvare una scuola penalizzata da questo disegno di legge finanziaria per quanto riguarda sia la qualità sia la quantità.
Credo che la riduzione del 5 per cento del personale che lavora nella scuola sia un dato di fatto. Penso che mai nessuna riforma sia riuscita a scontentare tutti in così poco tempo.
(Realizzazione di un piano straordinario di interventi per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi - n. 3-00337)
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00337 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, promuovere politiche per la famiglia e per le pari opportunità vuol dire investire in servizi e strutture per riuscire a conciliare il lavoro con la genitorialità.
In particolare, per la donna avere un figlio non deve essere più un problema per la propria professione. Gli asili nido, iPag. 48micronidi (anche quelli aziendali) devono poter essere una scelta per i genitori che lavorano al fine di avere i propri figli vicini durante la giornata; e la creazione di questi asili dovrebbe essere una nostra priorità.
In questa direzione il Governo ha dichiarato di voler raggiungere entro il 2010 l'obiettivo di Lisbona, passando cioè dell'attuale copertura territoriale del 9,9 per cento alla copertura del 33 per cento.
Secondo le stime del centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, per far ciò occorrerebbe una cifra complessiva di 9 miliardi di euro. Nell'attuale disegno di legge finanziaria, al momento, sono previsti cento milioni in tre anni: totale cento milioni.
Chiedo quali altre misure si intendano adottare per coprire gli otto miliardi e 700 milioni che mancano e se siano al vaglio delle ipotesi di incentivi fiscali o altro per quelle strutture pubblico-private che realizzano gli asili nido.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, come l'interrogante sa bene e come ha ricordato, i 300 milioni di euro stanziati per il triennio verranno utilizzati attraverso accordi di programma con regioni, enti locali ed imprese.
Mettendo a disposizione 300 milioni di euro, si stima di poter raggiungere circa un miliardo di euro. Ciò significa che sarà possibile realizzare nei prossimi tre anni complessivamente 90 mila posti in asili nido, raggiungendo così una media di copertura per i nostri bambini di circa il 15 per cento.
Ricordo che l'utenza potenziale è di 1.645.000 bambini e la capacità di risposta attuale è di 160 mila posti, quasi il 10 per cento, realizzata in 35 anni. Noi, nei prossimi tre anni, intendiamo aumentare i posti negli asili nido del 56 per cento e raggiungere così una media nazionale di capacità di risposta del 15 per cento. Non è ancora l'obiettivo di Lisbona - è vero -, ma ricordo che nel nostro paese, attualmente, soprattutto al centro nord, alcune regioni sono vicine al raggiungimento di tale obiettivo. La situazione è molto più difficile al sud dove, peraltro, anche la domanda è inferiore, collegata anche ad un altro dato - altrettanto preoccupante -, cioè il basso tasso di occupazione femminile. A tale proposito rammento che il prossimo disegno di legge finanziaria prevede anche incentivi per l'occupazione femminile al sud e che il Governo intende favorire soprattutto le regioni meridionali nell'individuazione di accordi di programma e nell'utilizzazione delle risorse messe a disposizione.
È un programma importante, ambizioso, ma che possiamo davvero realizzare, e che ci permetterà di fare significativi passi avanti.
Ricordo anche che gli asili nido sono, soprattutto, servizi per i bambini e strumento di conciliazione tra il lavoro e la famiglia, specialmente per le donne, che vogliamo sempre più che siano madri e che possano lavorare. Con questo programma, riteniamo che il nostro paese possa entrare in Europa. Individueremo i livelli essenziali di assistenza, per la famiglia e per i bambini, ai quali si potrà accedere attraverso un metodo di universalismo selettivo.
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di replicare.
DONATELLA PORETTI. Ringrazio il ministro per la risposta della quale mi dichiaro soddisfatta anche per la sensibilità dimostrata. I numeri li ha detti lei, ministro, e purtroppo non raggiungeremo l'obiettivo di Lisbona, nonostante l'impegno.
Tengo, comunque, a sottolineare l'importanza dell'esistenza e della praticabilità di servizi quali gli asili nido, che - come ricordava lei - devono essere di supporto sia per la crescita dei bambini sia per la vita dei genitori e, in particolare, delle donne, che non devono più scegliere tra avere un figlio o avere un lavoro.Pag. 49
È utile che le istituzioni, per prime, diano il buon esempio. La Camera dei deputati è, su ciò, in grave ritardo. Sono lieta che a presiedere vi sia la Vicepresidente Meloni, che ha preannunciato di farsi carico della questione. Sono dieci anni che, fra consulenze, sopralluoghi, verifiche ed iter burocratici vari, il progetto per un asilo nido alla Camera dei deputati non va avanti. È una dimostrazione di come le istituzioni siano lontane dalle problematiche reali e concrete della vita di tutti i giorni. Dare, invece, una sterzata, cogliere l'occasione di un avvio della legislatura per far partire anche l'asilo nido sarebbe, non un evento straordinario o rivoluzionario, ma un atto dovuto per i tanti dipendenti e per chi, a vario titolo, lavora e vive in questa istituzione: avere a disposizione un luogo dove, a pagamento, poter tenere i propri figli.
(Progetto di realizzazione di un programma televisivo all'interno della casa circondariale di Viterbo - n. 3-00343)
PRESIDENTE. L'onorevole Crapolicchio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Diliberto n. 3-00343 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli deputati, la presente interrogazione ha per oggetto un programma televisivo, un reality carcerario, proposto da Maurizio Costanzo e denominato Altrove, da realizzarsi all'interno di una casa circondariale. È nota l'attività istruttoria su tale programma, posta in essere dal Ministero della giustizia, anche a seguito di una precedente interrogazione presentata in Commissione giustizia dall'onorevole Diliberto e da me.
A tal proposito, intendo rammentare che, a giudizio degli interroganti, una struttura penitenziaria non può e non deve trasformarsi in uno studio televisivo, dove l'importante è soltanto lo share del programma, spettacolarizzando i disagi di una condizione umana assolutamente precaria, quale quella detentiva.
Del resto, sono note le modalità di ripresa di un reality: telecamere, microfoni, talvolta anche celati. Pertanto, chiedo al Governo, in tale contesto, quali iniziative intenda intraprendere per tutelare gli obbiettivi del trattamento penitenziario connessi alla rieducazione ed al reinserimento sociale dei detenuti, nel rispetto del dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio rassicurare l'interrogante circa il profondo rispetto per la privacy e per le norme costituzionali.
Siamo in presenza di un progetto di Maurizio Costanzo che agli esordi presentava alcuni aspetti, ai quali, successivamente - come ella ha ricordato -, sono state apportate delle modifiche, tra l'altro fatte presenti anche dal sottosegretario Manconi.
Rivolgendomi a lei ed a questa autorevole Assemblea voglio far osservare che non ci troviamo in presenza di un reality, ma di un programma di approfondimento, di inchiesta come tanti altri.
Il progetto prevede l'installazione di sedici telecamere fisse presso la casa circondariale di Velletri e la programmazione di otto talk show realizzati all'interno del carcere in maniera un po' «filmica» e dedicati a tematiche penitenziarie.
La realizzazione dei servizi televisivi avviene in maniera registrata, proprio al fine di evitare difficoltà che possono intercorrere a causa della diretta e dell'immediatezza del riscontro televisivo. Le telecamere fisse saranno collocate in non più di tre camere detentive a due posti, nei corridoi, in luoghi destinati alle attività comuni - quindi, senza infrangere alcuna riservatezza - e nella sala ritrovo del personale di polizia penitenziaria. Tali telecamere saranno tenute accese per nonPag. 50più di sei ore al giorno, come peraltro indicato dal magistrato di sorveglianza di Velletri, in luogo delle sedici ore iniziali a cui si era fatto riferimento.
Le persone detenute e quelle appartenenti all'amministrazione dovranno manifestare il loro consenso ad essere riprese. Il personale e i detenuti saranno sempre informati circa la collocazione delle telecamere. Gli autori del programma selezioneranno le immagini affinché siano assenti conversazioni aventi ad oggetto vicende processuali.
Il direttore del carcere di Velletri curerà i rapporti con i responsabili del programma e riferirà periodicamente e sostanzialmente al DAP sull'andamento dei lavori.
In conclusione, ritengo che con il rispetto di tali modalità le riprese televisive non si porranno in alcun modo in contrasto con la normativa in materia di tutela della privacy dei detenuti e del personale penitenziario, né il programma televisivo comporterà alcun effetto - come ella ha detto - di spettacolarizzazione: lungi da me una cosa di questo genere, altrimenti non avrei concesso la possibilità di realizzare questa iniziativa, che ritengo intelligente ed opportuna.
PRESIDENTE. L'onorevole Crapolicchio ha facoltà di replicare.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor ministro, prendo atto della gentile risposta e mi ritengo sostanzialmente soddisfatto. Auspico soltanto che il timore evidenziato nell'interrogazione non si realizzi; auspico che le riprese televisive, al fine di salvaguardare il diritto all'intimità, al decoro ed alla dignità umana, non siano troppo invasive; auspico la massima cautela nel pubblicizzare drammi e momenti del tutto privati della vita detentiva; auspico che siano fornite e rispettate adeguate garanzie anche alle vittime dei reati, che potrebbero sentirsi offese dai racconti e dai commenti durante le riprese; auspico un consenso consapevole di tutti gli interessati (detenuti, personale della polizia penitenziaria, vittime dei reati). Quando parlo di consapevole consenso intendo idonea ed adeguata informativa preventiva anche circa gli effetti di una prolungata esposizione al pubblico.
Devo tuttavia evidenziare alcune domande che ancora mi pongo e che, mio malgrado, non trovano risposta circa la realizzazione di questo reality, proposto da Maurizio Costanzo e denominato «Altrove, liberi di sperare»: domande che, in questa sede, intendo evidenziare. È proprio necessario porre in essere la programmazione di questo reality presso un istituto di pena? Le relative intrinseche caratteristiche di tale programma hanno un fine educativo? Tale programma ha un fine di reinserimento sociale dei detenuti? Tale programma ha un fine di rieducazione dei detenuti? Un reality - anche se lei mi ha confermato che tale non sarà - rispetta il dettato costituzionale circa l'esecuzione della pena? Un reality comporta una utilità sociale? Il sottoscritto risponde sommessamente a tutte queste domande, ma con vigore, in maniera negativa. Spero di non dover sopportare altri reality.
(Distruzione del materiale raccolto con intercettazioni illegali e verifica della sicurezza del sistema di raccolta dei dati - n. 3-00344)
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00344 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
ERMINIA MAZZONI. Presidente, con questa interrogazione intendiamo rappresentare al Governo due preoccupazioni. Con il decreto-legge n. 259 del 2006 si è introdotto nel nostro sistema una procedura urgente per la immediata distruzione delle intercettazioni raccolte illegalmente. Attualmente, è in discussione al Senato il disegno di legge di conversione di questo decreto, che prevede modifiche sostanziali della procedura a motivo di una rilevata incostituzionalità.
Le domande che poniamo al Governo sono le seguenti: sono state effettuate lePag. 51procedure di distruzione? In caso affermativo, con quale procedura? In caso contrario, a chi è affidata la conservazione del materiale intercettato illegalmente e quando e come si intende procedere?
In secondo luogo, le tormentate vicende che affliggono il nostro paese da troppo tempo e che, tra l'altro, ne minano l'immagine, hanno documentato una gravissima distorsione nel servizio di raccolta dei flussi informatici e, soprattutto, una carenza di regolamentazione nel rapporto tra il Ministero e il soggetto gestore, ossia la Telecom.
Ci chiediamo se il Governo intenda intervenire per modificare l'attuale procedura di affidamento dell'incarico di gestione e di raccolta dei flussi informatici e la regolamentazione dei rapporti al fine di garantire la segretezza del materiale raccolto.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole Mazzoni, debbo dire che il procuratore della Repubblica di Milano, al quale è stata rivolta da parte mia apposita richiesta di informazioni, essendo il potere della magistratura autonomo, ha riferito che «nell'ambito del procedimento penale n. 30382/03, modello 21, relativo all'indagine Telecom, non risultano allo stato acquisite conversazioni telefoniche illegalmente raccolte». Egli, d'altra parte, già il 22 e il 25 settembre, in risposta ad analoga richiesta di informazioni, aveva riferito che «nel procedimento in questione non risultava contestata agli indagati alcuna ipotesi di reato di cui all'articolo 617 del codice penale e che l'attività di illecita raccolta di dati riservati attribuita all'associazione per delinquere, così come individuata e ricostruita, risulta allo stato essere stata realizzata mediante la commissione di delitti di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, reati di falso e appropriazione indebita».
Con riferimento, invece, al quesito posto dall'onorevole interrogante, relativo anche alle verifiche da compiersi sul sistema di raccolta del flussi telefonici, preciso che, subito dopo lo scoppio dello scandalo, o presunto tale, Telecom, ho dato incarico al capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria di svolgere gli accertamenti amministrativi diretti a controllare se, nell'iter complessivo delle procedure che si seguono per effettuare intercettazioni telefoniche, erano riscontrabili anomalie.
Per quanto mi riguarda, intendo verificare la possibilità di accessi non consentiti, di dispersioni di informazioni o di utilizzo irregolare delle apparecchiature, così che il risultato delle intercettazioni possa venire a conoscenza delle persone estranee. Gli accertamenti saranno svolti nel più breve tempo possibile al fine appunto di individuare queste carenze tecniche e di proporre le necessarie misure per rimuoverle.
Porrò immediatamente a disposizione delle Camere, appena avrò questo riscontro di natura amministrativa, gli elementi che saranno acquisiti, giacché concordo pienamente con l'interrogante nel ritenere che le intercettazioni siano uno strumento straordinario di indagine e che debbano essere assicurate sia la segretezza delle indagini, sia la tutela della riservatezza di terzi estranei e degli stessi indagati rispetto ai fatti non rilevanti sotto il profilo probatorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di replicare.
ERMINIA MAZZONI. Ringrazio il ministro Mastella per la risposta, soprattutto per la condivisione dell'ultima parte dell'interrogazione che ho proposto.
Devo dire, però, con onestà, che non mi ritengo soddisfatta, perché la risposta data dal ministro non mi tranquillizza anche perché essa non risponde esattamente ai quesiti.
Egli non ha detto a quest'Assemblea che cosa sia stato fatto in applicazione di quel decreto-legge, se siano stati realmente distrutti i dati e, peraltro, ha fatto riferimento ad una comunicazione del procuratorePag. 52di Milano in riferimento alla mancanza di intercettazioni e quindi al materiale raccolto illegalmente.
Allora, le formulo un'altra domanda che rimarrà sicuramente inevasa: se non c'erano flussi di conversazione raccolti illegalmente, come mai è stato approntato quel decreto-legge, uno strumento straordinario quindi, per provvedere urgentemente ad arginare un episodio grave? Riguardo al secondo quesito, attinente alla gravità delle vicende che viviamo ormai da troppo tempo, non credo che tale gravità possa essere affrontata con l'ennesima verifica o con l'ennesimo studio.
Ritengo che affidare al dipartimento del Ministero un accertamento, per verificare se ci siano mancanze o falle nel sistema di raccolta dei flussi informatici, sia un'attività inutile rispetto a dati che confermano già una distorsione gravissima del sistema. Mi sarei augurata che il Governo avesse già predisposto delle risposte e che potesse darmi un'indicazione maggiormente tranquillizzante rispetto ad ulteriori interventi legislativi da affiancare a quelli che già il nostro gruppo ha proposto e che attengono esclusivamente alla fase processuale e, quindi, a modifiche al codice di procedura penale. Spero che la vicenda sia all'attenzione del Governo e del ministro Mastella, essendo di una gravità elevatissima.
(Questioni interpretative riguardanti la legge sull'ordinamento della professione di giornalista - n. 3-00345)
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00345 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
GIAMPIERO CATONE. Signor ministro, nello scorso mese di settembre, la Corte di Cassazione, sezione lavoro, ha emesso una sentenza che verte sul principio della nullità del contratto di lavoro giornalistico stipulato con giornalisti all'epoca non professionisti, ma pubblicisti. Questa giurisprudenza produrrà effetti nei confronti di una parte dei giornalisti che, dopo anni di precariato, avevano chiesto una sanatoria delle loro posizioni, soprattutto in riferimento allo svolgimento di fatto, per dieci anni, del tirocinio giornalistico, fin qui ritenuto valido anche in assenza dell'iscrizione formale nel registro dei praticanti. Si apre, quindi, un problema riguardante i poteri attribuiti dalla legge agli ordini professionali e, soprattutto, viene meno l'unicità di un albo distinto in due elenchi, come hanno avuto modo di sottolineare i vertici degli ordini regionali riuniti nei giorni scorsi a Jesi. La legge n. 69 del 1963 sull'ordinamento della professione di giornalista prevede un unico albo professionale dei giornalisti, ripartito in due elenchi, uno dei professionisti, l'altro dei pubblicisti. Vorrei sapere, signor ministro, se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a fornire un'interpretazione autentica della legge professionale.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. In conseguenza della recente pronuncia della suprema Corte di Cassazione, in materia di nullità del contratto di lavoro giornalistico stipulato con giornalisti non professionisti ma pubblicisti, devo sottolineare che l'ambito applicativo della sentenza non riguarda tutti i rapporti di lavoro giornalistico, ma soltanto il rapporto di lavoro giornalistico di redattore ordinario. A parere della Corte, infatti, per l'esercizio di lavoro giornalistico di redattore ordinario, di chi quindi si applica alla macchina quotidianamente, stabilmente inserito nell'ambito dell'organizzazione editoriale o radiotelevisiva, con un'attività caratterizzata dall'autonomia delle prestazioni, non limitata - dice sempre la sentenza della Corte - alla mera trasmissione di notizie, ma estesa all'elaborazione, analisi e valutazione delle stesse, è necessaria l'iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti e non è idonea ad integrare detto requisito l'iscrizione nel diverso albo deiPag. 53giornalisti pubblicisti. Questo è quanto prevede la sentenza. Appare evidente che questa sentenza, adoperando le espressioni «albo dei giornalisti professionisti» e «albo dei giornalisti pubblicisti» intende riferirsi in sostanza al diverso status di giornalista professionista e di giornalista pubblicista. Non sussiste, pertanto, il rischio che tale pronuncia possa far venir meno il principio dell'unitarietà dell'albo dei giornalisti, sancito dalla legge professionale del 1963.
Quanto ai richiesti interventi normativi - devo dire che i richiami valgono per il Governo, ma anche lei, onorevole, o altri in quest'aula, hanno la possibilità di presentare testi modificativi della disciplina vigente - mi riservo di intraprendere iniziative al riguardo, dopo un confronto che avrò, come già ho fatto precedentemente, con i rappresentanti dell'Ordine nazionale dei giornalisti.
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.
Le ricordo che lei ha a sua disposizione due minuti di tempo.
GIAMPIERO CATONE. Signor ministro, prendo atto della sua risposta e mi ritengo parzialmente soddisfatto.
Lei conosce bene i diritti insopprimibili dei giornalisti, quali la libertà d'informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui, e dal loro obbligo inderogabile del rispetto della verità sostanziale dei fatti.
Se comunque si dovesse dare seguito alla decisione della Corte di Cassazione, senza che il Parlamento intervenga, almeno con un provvedimento legislativo - ma mi pare che lei abbia già pensato a questo -, si produrrebbero effetti abbastanza disastrosi, quali il rischio di licenziamento di circa 500 giornalisti, così come risulta da una prima stima fatta dai consigli regionali degli Ordini dei giornalisti.
Un secondo problema è quello di far venir meno il ruolo degli stessi ordini professionali e dei loro albi, intervenendo nella normativa con sentenza della Cassazione.
Signor ministro, colgo inoltre l'occasione per rilanciarle un forte appello per il rinnovo del contratto dei giornalisti, oramai scaduto da due anni, e che non è più possibile procrastinare, soprattutto alla luce del forte richiamo rivoltoci anche dal Capo dello Stato.
(Iniziative per garantire lo sviluppo dell'hub aeroportuale di Malpensa - n. 3-00338)
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00338
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
Le ricordo che lei ha a sua disposizione un minuto di tempo.
ANDREA GIBELLI. Grazie, signor Presidente. L'Alitalia è diventata, da compagnia di bandiera, bandiera della vergogna di un paese che spreca denaro pubblico per rilanciare un vettore aereo tecnicamente fallito da più di dieci anni.
Oggi, per noi della Lega Nord, è troppo facile dire che l'avevamo detto, che una struttura come quella dell'Alitalia, assolutamente «romanocentrica», è al di fuori dall'economia e assolutamente antistorica rispetto agli scenari europei di altri esempi simili.
Chiediamo al Governo di farla finita una volta per tutte con il denaro pubblico sprecato per una compagnia aerea che non merita i salvataggi di una classe di dipendenti privilegiata, a dispetto di tutti coloro che lavorano veramente in questo paese.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Grazie Presidente. Prima di affrontare la questione posta dagli onorevoli interroganti, devo precisare che il Governo e il Ministero non hanno operato ancoraPag. 54alcuna scelta riguardo sia al vettore che all'hub di questo paese, e che tali scelte non potranno che essere conseguenti alle valutazioni che sono attualmente in corso in sede tecnica e per le quali il Governo ha chiesto tre mesi di tempo.
Ciò detto, per inquadrare al meglio il problema che è stato posto, è utile richiamare le motivazioni che il Piano generale dei trasporti del 1986 aveva indicato per la scelta di due hub internazionali.
Tale previsione era stata inserita nel piano suddetto con lo scopo di articolare la rete del trasporto aereo in Italia sui due poli principali di Fiumicino e di Malpensa. In quel momento l'Alitalia era un vettore in graduale e costante espansione e incentrava pressoché la totalità dei servizi intercontinentali su Fiumicino; Malpensa era utilizzata in modo sostanzialmente complementare.
Inoltre, il sistema di trasporto internazionale era ancora regolamentato da accordi aerei bilaterali e, anche a livello infraeuropeo, il primo pacchetto di liberalizzazione era ancora in fase di negoziazione e sarebbe stato deliberato solo nel dicembre del 1987. In tale contesto, anche le concessioni a vettori di paesi terzi nell'ambito degli accordi aerei riguardavano essenzialmente Roma, come scalo di destinazione e reciprocità al diritto di operare servizi su un punto nel territorio dell'altra parte contraente.
In sintesi, ogni atto tendeva ad attivare lo sviluppo di Roma, non solo per collegamenti diretti, ma anche riguardo al traffico di connessione realizzato nell'interazione dei voli.
A titolo esemplificativo, ricordo che la Quantas poteva operare sull'Italia esclusivamente verso Roma, consentendo così all'Alitalia un avviamento di traffico sui propri voli non solo verso le altre città italiane, ma anche in direzione di punti oltre Europa.
Tale esempio evidenzia che il carattere di hub non concerne un aeroporto, ma un sistema di organizzazione del traffico di una compagnia e, pertanto, un aeroporto pur grande può non essere l'hub di alcun vettore, mentre per contro un aeroporto minore, se inserito all'interno di una rete di collegamenti, può essere hub anche di più di un vettore.
Per consentire la duplicazione degli scali intercontinentali, che si auspicava, sarebbe stato necessario non solo la moltiplicazione dei voli intercontinentali, ma anche di quelli di apporto e connessione, nonché il supporto di una flotta sostanzialmente raddoppiata e di una pari rete commerciale di appoggio.
Va poi aggiunto che i tre pacchetti di liberalizzazione comunitaria hanno consentito ai vettori europei di drenare traffico dagli aeroporti regionali italiani, che in precedenza erano difesi dai meccanismi bilaterali.
Premesso questo, per inquadrare i termini generali del problema che è stato posto, va detto che, al di là dei numeri un po' fantasiosi apparsi qua e là...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. ... i dati di traffico complessivo sia per il sistema aeroportuale milanese che romano sono entrambi ad un tasso di incremento che si attesta intorno al 5 per cento, ma anche se lo scalo di Malpensa dovesse avere un potenziale di traffico superiore, necessiterebbe di una capacità aziendale e di un numero di potenziale della flotta ben superiore.
Il problema che oggi si pone è, in primo luogo, che le condizioni attuali sono del tutto diverse da quelle esistenti quando si ipotizzò la coesistenza di due hub; in secondo luogo, per salvaguardare il patrimonio rappresentato dai due aeroporti di Roma e di Milano occorre mettere a punto strategie del tutto diverse, sia per il sistema aeroportuale italiano sia per l'Alitalia, che è quanto il Ministero e il Governo stanno facendo in questo momento con un programma di lavoro che si esaurirà il 31 gennaio 2007.
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di replicare.
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ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, ministro, lei ha fatto riferimento ad alcuni numeri fantasiosi. Sono assolutamente sconcertato dalla risposta che ci ha dato, perché in Europa e nel mondo non esiste un sistema che preveda due hub (faccio riferimento agli aeroporti di Francoforte con Lufthansa, di Heathrow con British Airways, di Charles De Gaulle con Air France). Abbiamo cercato di essere più bravi negli ultimi 15 anni e abbiamo sbagliato; ha sbagliato chi ha fatto quel piano generale dei trasporti.
La soluzione finale è quella di prevedere il potenziamento di un sistema che abbia una compagnia aerea e un hub nella parte più produttiva del paese, che fa riferimento a Malpensa. Non a caso, nel nord-ovest del paese si vende il 75 per cento dei biglietti. Malpensa è diventato il quinto scalo europeo, con un forte incremento senza precedenti, ed ha avuto un aumento del traffico dal 1997 ad oggi del 400 per cento, contro il 26,6 di Fiumicino. Nell'ultimo anno, Malpensa ha avuto un ulteriore aumento di traffico dell'11,5 per cento, contro una media europea del 5. E c'è Francesco Rutelli che invece vuole chiudere Malpensa Milano!
Attorno all'area milanese ci sono 1 milione e 361 mila imprese che fanno riferimento a Malpensa e 957 che fanno riferimento a Fiumicino.
La sua risposta non ci soddisfa, ci inquieta, temiamo che venga utilizzato lo strumento del rilancio della compagnia, che prevede comunque un fallimento annunciato, per drenare altre risorse pubbliche rispetto ad una compagnia aerea che è tecnicamente fallita. Oggi siamo di fronte a scelte assolutamente necessarie e annuncio all'Assemblea, rivolgendomi ai colleghi e alla Presidenza, che la Lega Nord Padania presenterà una mozione, a prima firma Maroni, che darà istruzioni al Governo, e chiederà a tutti i parlamentari eletti al nord di sottoscrivere una mozione che dia la possibilità all'aeroporto di Malpensa di continuare la sua attività, in questo modo consentendo anche ad Alitalia di sopravvivere rispetto ad una posizione su Roma assolutamente antistorica e antieconomica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per accelerare la nomina dei presidenti e dei membri dei consigli d'amministrazione degli Enti parco - n. 3-00339)
PRESIDENTE. L'onorevole Bocci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00339 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8). Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, signor ministro, i parchi nazionali in questi anni hanno prodotto una grande sollecitazione e un fermento continuo di nuove idee per molte realtà territoriali.
Questo ambizioso progetto rischia però, anche per i danni prodotti dal precedente Governo, di essere vanificato, se non viene coerentemente sostenuto da questo Governo, se non diviene l'obiettivo di un grande e convinto sforzo unitario. Non si tratta solo di dare più risorse per i parchi, che pure sono importanti e necessari, si tratta soprattutto di superare i ritardi accumulati negli ultimi anni. Per queste ragioni, occorre un forte piano di rilancio e l'interrogazione presentata dal sottoscritto insieme al collega Margiotta vuole sapere come e in che tempi il Governo intenda superare la stagione dei commissari, che sicuramente non aiutano i parchi ad uscire da questo stato di incertezza. Ci sono parchi, ad esempio quello dei monti Sibillini, che sono ancora senza presidente, malgrado le due regioni interessate abbiano da tempo avanzato l'indicazione, così come previsto dalla legge, senza avere, ad oggi, sottoscritto l'intesa con il Governo. Un parco importante non può vivere nell'incertezza, così come non può non avere un piano operativo. Potrei citare altre situazioni, ma lei, signor ministro, le conosce meglio di me. Il paese vuole capire la reale funzione delle aree protette sulPag. 56territorio e la loro utilità per un effettivo sviluppo sostenibile delle comunità interessate.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ovviamente condivido totalmente la necessità di superare i commissariamenti. Le scelte che si stanno facendo sono basate sul principio della competenza in funzione delle caratteristiche e delle tipologie delle varie aree protette e, oltre a questo elemento, vengono presi in considerazione altri parametri ed elementi valutativi (la conoscenza dei luoghi, il livello di rappresentanza, la riconoscibilità nei confronti degli interlocutori, la capacità gestionale, la capacità di comunicazione e di relazione che i candidati sono in grado di portare a vantaggio delle aree protette). Questo Governo ha ereditato ben otto parchi commissariati (l'arcipelago toscano, l'Appennino tosco-emiliano, l'Aspromonte, il Cilento, i monti Sibillini, le foreste Casentinesi, il Circeo, il parco d'Abruzzo, Lazio e Molise). Per tutti questi sono già in corso i rapporti con le regioni competenti per la definizione delle intese, che devono trovare l'accordo delle regioni e del Ministero dell'ambiente, che, peraltro, per l'intesa avanza alcune proposte. Fin da giugno, peraltro, sono state avviate la richiesta e le procedure per la designazione dei componenti dei consigli degli enti, procedure che coinvolgono altri soggetti. Per cui, stiamo procedendo in modo che, non appena ultimate le nomine dei presidenti, si possano insediare rapidamente e contestualmente i consigli di amministrazione.
Le intese sono state già raggiunte sul senatore Fausto Giovanelli per il parco tosco-emiliano e sul dottor Mario Tozzi per l'arcipelago Toscano. Le regioni Lazio e Abruzzo hanno poi rilasciato l'intesa, su proposta del ministro, sul dottor Giuseppe Rossi - peraltro, direttore nazionale di grande qualità della Federparchi - per il parco d'Abruzzo. In altre situazioni le intese sono vicine, come nel caso dei monti Sibillini, dove è stato chiesto ai due presidenti delle regioni di consultare e valutare insieme alle comunità locali, per avere anche un'ampia convergenza e dove stiamo valutando i requisiti, che vogliamo mantenere esattamente nella qualità generale, proprio per evitare quanto esposto nell'interrogazione, cioè che si facciano nomine sulla base di criteri politici e di appartenenza ai partiti, e non, invece, della competenza e della qualità. Credo che nelle tre nomine che il ministero ha già proposto tutti possano identificare non un criterio di appartenenza partitica, ma, al contrario, una qualità obiettiva dei candidati, che spero possano avere rapidamente anche il conforto delle Commissioni parlamentari. Ovviamente, c'è tutta l'attenzione a fare in modo che i parchi si riprendano rapidamente e il Ministero dell'ambiente ha lavorato perché già in questo disegno di legge finanziaria, approvato dal Consiglio dei ministri, per la prima volta dopo cinque anni, i parchi abbiano un aumento di risorse, invece che i tagli ricevuti negli ultimi anni. Auspico che il Parlamento riesca a sbloccare anche quel limite assurdo - introdotto precedentemente - di un tetto del 2 per cento, che impedisce ai parchi di utilizzare anche i fondi delle donazioni o della bigliettazione. È un impegno forte perché la rete dei parchi nazionali funzioni, sia efficiente, efficace e gestita non nell'interesse di utili partitici, ma del paese, dei cittadini italiani e della natura.
PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, signor ministro, ella ha ereditato dal suo predecessore una situazione disastrosa in molti comparti. Tra essi certamente vi è quello dei parchi e delle aree protette. Mi compiaccio della sua risposta, puntuale e precisa, ed in particolar modo dei criteri che haPag. 57voluto delineare per la nomina dei nuovi presidenti.
Vi sono situazioni disastrose sul territorio, una delle quali è quella del parco del Pollino che riguarda le regioni Basilicata e Calabria. Si tratta del parco più grande d'Europa, per certi versi il più importante, con 190 mila ettari di estensione e 170 mila abitanti coinvolti, ove appunto il commissario nominato dal precedente Governo nel novembre del 2001 è stato confermato presidente. In questi cinque anni nessuno degli atti che qualificano l'amministrazione è stato assunto: non sono stati approvati il piano e il regolamento del parco né il piano di sviluppo socio-economico. Addirittura, per il piano del parco è stato conferito un incarico nel 1999 ma a tutt'oggi, sette anni dopo, non vi è stata ancora adozione né approvazione. Nove centri visita realizzati tra il 1999 e il 2002 sono chiusi; nessuna iniziativa utile è stata adottata per la sentieristica o per l'educazione ambientale. Potrei inoltre citare esempi di sciatteria gestionale come la mancata approvazione del bilancio consuntivo o preventivo nei termini corretti.
In questi giorni il parco è oggetto di articoli di stampa che evidenziano come e quando i turisti, provenienti da molte parti d'Italia, non trovino assolutamente quanto si aspettano in termini di efficienza, sotto ogni punto di vista.
In conclusione, affinché territorio e popolazioni come quelle che vivono in quelle zone disagiate e degradate possano riacquistare speranza di sviluppo e di crescita occupazionale necessarie alla permanenza dei giovani, vi è bisogno che gli attori che hanno prerogative da esercitare lo facciano fino in fondo. Tra questi ovviamente facciamo soprattutto affidamento su di lei, signor ministro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Deposito di rifiuti nell'area del Parco nazionale del Vesuvio - n. 3-00340)
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00340 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, il quotidiano Il Mattino del 14 ottobre scorso ha pubblicato la notizia secondo la quale, in pieno Parco nazionale del Vesuvio, esiste un deposito di rifiuti dimenticato, con 200 ecoballe ed otto container pieni di immondizia. L'area fu individuata come sito di stoccaggio dei rifiuti nel 2001 e da allora mai bonificata. L'emergenza rifiuti diventa purtroppo sempre più grave, soprattutto in Campania, e sembrerebbe coinvolgere drammaticamente anche i comuni del Parco del Vesuvio.
Chiedo al signor ministro: se non intenda verificare l'eventuale esistenza di altre discariche in una zona come quella del Parco del Vesuvio che, invece, deve essere tutelata; se non intenda promuovere ed utilizzare le nuove tecnologie finalizzate alla gestione dei rifiuti ed alla tutela ambientale, potenziando lo strumento della raccolta differenziata; se non si ritenga importante mettere in atto iniziative che tendano a tutelare maggiormente le aree protette dal problema dell'emergenza rifiuti.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la notizia rilevata da un'inchiesta - in proposito ritengo molto utile il lavoro svolto dagli organi di informazione - ha portato già il 15 ottobre, quindi il giorno dopo, al sopralluogo operato dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri, collegato su mia richiesta al Ministero dell'ambiente. Si è così provveduto al sequestro dell'area utilizzata per un deposito che sarebbe dovuto essere provvisorio e che invece è diventato una discarica da bonificare rapidamente. Oltretutto, abbiamo chiesto all'ente Parco nazionale del Vesuvio, sorvegliato dalPag. 58Corpo forestale dello Stato con una struttura dotata di un coordinamento territoriale e quattro stazioni, di fare una verifica insieme ai carabinieri del NOE per verificare se vi siano altri rifiuti abbandonati ove disporne immediatamente la bonifica.
Ho provveduto a richiedere anche al commissario straordinario Bertolaso - che sulla base del nuovo decreto-legge n. 263 adottato dal Governo ha anche la possibilità di sollecitare la bonifica di alcuni territori; infatti uno dei limiti della situazione è che in molti casi non basta soltanto gestire l'emergenza rifiuti, ma anche bonificare le aree da cui i rifiuti vengono poi asportati - che si provveda rapidamente. Per quanto ci riguarda, anche il Ministero dell'ambiente cercherà di valutare tutte le iniziative utili.
Per quanto riguarda invece le altre domande è evidente che vi è una forte attenzione alla raccolta differenziata, tanto è vero che è stata insediata su nostra richiesta una apposita commissione, presieduta dal generale Jucci, per promuovere nelle regioni commissariate e, quindi, anche in Campania, la raccolta differenziata, che negli ultimi anni è stata il vero grande limite della svolta verso una gestione ordinaria dei rifiuti. Devo dare atto che la regione Calabria ha già varato un provvedimento con cui ha sostenuto la raccolta differenziata e che proprio ieri la regione Campania, in giunta regionale, ha varato provvedimenti, con stanziamento di fondi per i comuni, per operare la raccolta differenziata. Il decreto-legge prevede finalmente che vi possano essere dei commissari ad acta che sostituiscano quei sindaci e quei comuni che, nonostante le prescrizioni di legge, di fatto non operano la raccolta differenziata aumentando, ovviamente, il volume dei rifiuti. Si tratta di interventi fondamentali proprio per evitare che si ripeta e continui un'emergenza rifiuti, che, soprattutto in Campania, trova una condizione assurda e inaccettabile, che non può continuare.
Per quanto riguarda le aree protette, i parchi nazionali e regionali, è stato chiesto da parte mia al commissario Bertolaso di avere una particolare attenzione per le aree protette, perché a maggior ragione, proprio perché protette, non dovrebbero in alcun modo ospitare discariche.
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di replicare.
TOMMASO PELLEGRINO. Grazie, signor ministro; mi ritengo decisamente soddisfatto della sua risposta, anche perché finalmente si inizia un percorso che tende ad una vera tutela ambientale, soprattutto in un territorio, come quello campano, che da anni è martoriato da continui disastri ambientali. Un segnale evidente è rappresentato proprio dall'ultimo decreto sull'emergenza rifiuti in Campania, dove per la prima volta vi è una forte e decisa impronta ambientalista, che prevede l'utilizzo delle nuove tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti e intende intervenire in modo serio e concreto per favorire la raccolta differenziata. Al riguardo va detto che nei comuni con percentuali alte di raccolta differenziata, l'emergenza rifiuti è praticamente minima. Inoltre, il coinvolgimento dei comitati di cittadini nella scelta riguardante lo smaltimento dei rifiuti rappresenta una svolta importante per un futuro con più tutela ambientale e, quindi, più tutela della salute dei cittadini.
Per quanto riguarda la vicenda specifica della discarica del Parco del Vesuvio, un ulteriore elemento positivo che mi fa piacere sottolineare è rappresentato dalla sinergia che lei, signor ministro, è riuscito a creare tra Governo ed enti locali, in particolare con la provincia di Napoli.
Un ringraziamento va anche agli uomini del NOE (Nucleo ecologico operativo dei carabinieri) da lei immediatamente inviati nel Parco del Vesuvio. Sono convinto che questo segnale di discontinuità rispetto al passato rappresenti un punto di partenza serio e concreto affinché i cittadini campani e i tanti turisti che numerosi visitano i nostri territori possano non vedere mai più in futuro cumuli di spazzatura sulle nostre strade (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Gestione dell'emergenza rifiuti in Campania - n. 3-00341)
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00341 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Tredici anni di sprechi hanno prodotto il risultato sotto gli occhi di tutti: una Campania sommersa da cumuli di rifiuti, cassonetti bruciati, diossina dappertutto, sistema impiantistico inesistente, raccolta differenziata neanche a parlarne.
Il Governo è intervenuto prima con una ordinanza, a giugno, e oggi con un decreto che definirei consolare, perché accentra i poteri su Roma, non consente ai territori l'autodeterminazione e, soprattutto, alimenta un paradosso generato dal fatto che in quella regione si pagherà la tassa più alta sui rifiuti e si otterrà il servizio peggiore.
Onorevole ministro, quelle ecoballe, più balle che eco, saranno utilizzate per le discariche così come prevede il decreto? Ciò è possibile in funzione delle normative europee?
E questo benedetto commissariato, fonte e causa di tutti i disastri, continuerà, e per quanto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole Paolo Russo e gli altri colleghi firmatari di questa interrogazione, perché essa ci offre l'occasione di rispondere su un tema molto delicato. Sono tredici anni di un commissariamento lunghissimo, avviato sotto Governi antichi, rinnovato dal primo Governo di centrodestra, rinnovato poi per altri cinque anni dal secondo Governo nazionale di centrosinistra (quello dell'Ulivo), rinnovato nei cinque anni scorsi dal Governo di centrodestra ed oggi purtroppo, nella prima fase dell'attuale Governo, ancora in corso. Posso solo auspicare che durante i prossimi anni - non per farne un merito all'attuale Governo o all'attuale ministro - si possa, magari con una convergenza ampia, mettere finalmente la parola «fine» a questa lunghissima ed incredibile questione dell'emergenza rifiuti in Campania. Peraltro parliamo della Campania, ma sono anche altre regioni sono commissariate.
Da questo punto di vista, l'onorevole Paolo Russo conosce perfettamente la mia opinione, che ho più volte espresso. Però, oggi, anche chi come me ha sempre considerato non adeguato quel piano dei rifiuti campani, avviato dal centrodestra e proseguito poi dal centrosinistra - quindi sostanzialmente, purtroppo, bipartisan -, non vorrebbe parlare del passato (anche se, avendo la coscienza pulita, potrei dire che non ho mai condiviso quel piano), bensì guardare al futuro, perché oggi non c'è tanto da dire quali siano le responsabilità del passato, perché quelle le accerterà la magistratura, che ha aperto molte inchieste, quanto piuttosto uscire da questa emergenza. E il decreto-legge ha proprio questo obiettivo.
Ovviamente è un decreto della Presidenza del Consiglio e della Protezione civile ed è giusto che si sia investito il massimo responsabile, cioè il capo della Protezione civile, come impegno del Governo ad uscire definitivamente da quell'emergenza. Ho fiducia che il dottor Bertolaso possa condurre positivamente a conclusione questa drammatica vicenda. Ovviamente, so che questo significa anche un impegno forte del Governo, ma credo che per la prima volta si parli - precisamente nell'articolo 2 di quel decreto-legge - di informazione e partecipazione e di un'ordinanza che coinvolga i comuni, le province, i comitati e i cittadini; ciò per evitare l'errore gravissimo di questi anni, che è quello di aver creato un rapporto di sfiducia con i cittadini.Pag. 60
Detto questo, finalmente si dice che le ecoballe non sono più combustibile, e quindi tutelate, come lei ha detto bene, come una balla poco ecologica, che è costata tantissimi soldi ai cittadini campani, facendo i vantaggi in parte di ecomafie, in parte di alcune grandi aziende, come una grande azienda del nord che ha vinto l'appalto. Va detto infatti che in Campania è stata una grande azienda del nord Italia a gestire per anni i rifiuti e questo è il risultato che quella regione ha ottenuto!
Oggi bisogna fare in modo che queste ecoballe possano essere utilizzate, ma solo in modo chiaro, cioè secondo la normativa europea, la quale consente l'utilizzo per la ricostituzione di aree di cave, che rappresentano una ferita enorme nel territorio campano; quindi, solo a patto che vengano trattate e rese inerti, perché è evidente che altre procedure non sarebbero consentite. Il Ministero dell'ambiente avrà grande attenzione in questa direzione.
Spero quindi che si possa lavorare davvero anche per migliorare quel decreto nel passaggio in Parlamento, soprattutto con l'obiettivo di restituire a comuni, province e regioni la competenza in materia di rifiuti.
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare per due minuti.
PAOLO RUSSO. Signor ministro, non sono soddisfatto, perché a fronte di tredici anni di disastri, undici dei quali governati dal centrosinistra in Campania, e a fronte dello sperpero di 1 miliardo e mezzo di euro - per capirci 3 mila miliardi di vecchie lire -, mi sarei aspettato un giudizio ancora più netto ed ancora più severo sulla fallimentare gestione della regione Campania. Milioni di persone costrette a convivere stabilmente con rifiuti maleodoranti, ma soprattutto deprivate di risorse, che avrebbero potuto avviare il riscatto economico, sociale ed occupazionale di quel territorio. Mi attendevo che ci facesse qualche esempio, signor ministro. Per esempio, il progetto Sirenetta: 9 milioni di euro, ma mai entrato in funzione, con centinaia di apparecchi mai installati che ancora giacciono nei capannoni, per i quali ancora si pagano i costi di deposito. Progetto SOS Ambiente: 5 milioni di euro, con un call center ambientale che a pieno regime riceveva al massimo due, tre telefonate al giorno.
Insomma, tutte queste risorse sono state sottratte alle opportunità di sviluppo di un territorio, ma anche all'opportunità di bonificare 800 siti di quella regione indicati come significativamente inquinati. Vi è, poi, la vicenda dei 2 mila 300 assunti per la raccolta differenziata, ormai disabituati al lavoro perché non fanno più nulla.
Insomma, mi sarei aspettato un giudizio severo e critico da parte sua, signor ministro, nei confronti delle città della regione Campania, delle grandi città della regione Campania. Una raccolta differenziata da prefisso telefonico! E che dire della fantasmagorica iniziativa della città di Napoli, «Napulita» - ricordate? - diventata, ormai, una gag tra avanspettacolo e neocabaret?
Speravo anche che ci dicesse, in modo inequivoco, signor ministro, quando finirà questa farsa del commissariamento, che dura da tredici anni e che non ha sconfitto la camorra, quando non l'ha alimentata. Nemmeno questo, ministro! Una data, ministro, ci sarebbe bastata anche solo una data: purtroppo, nemmeno questo ci ha detto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
(Progetto per l'esplorazione e l'estrazione di uranio nelle miniere di Novazza - n. 3-00342)
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00342 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, richiamiamo l'attenzione di tutti sull'eventualità che, prossimamente, si proceda alla riapertura diPag. 61alcune miniere di uranio nel nostro paese e chiediamo, al riguardo, alcune risposte. In particolare, com'è possibile riscontrare dall'istanza che una società australiana ha presentato per avviare l'attività di esplorazione e di estrazione di uranio, tale eventualità riguarda la miniera di Novazza, in provincia di Bergamo, e la miniera di Valvedello, in provincia di Sondrio.
Noi riteniamo che l'istanza debba essere valutata negativamente. Si tenga conto che parliamo dei due più importanti giacimenti uraniferi presenti nel nostro paese. L'iniziativa della società australiana ha suscitato vivissimo allarme nelle comunità locali. Pur sapendo che l'autorizzazione dell'attività in parola è di competenza della regione, nella fattispecie della regione Lombardia, riteniamo che per la rilevanza della questione ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
EZIO LOCATELLI. ... il Governo non possa astenersi da un'iniziativa e da un pronunciamento che riteniamo debbano essere contrari.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti perché hanno portato in una sede parlamentare un tema molto sentito dalle popolazioni locali, già segnalato da associazioni e comitati, in ordine al quale ho provveduto ad attivare le direzioni competenti del ministero.
Il progetto Novazza uranium project, per l'estrazione di uranio nelle miniere, deve essere presentato, e sostanzialmente lo è stato, alla regione Lombardia, in quanto regione competente. Si fa presente, al riguardo, che la normativa vigente in materia di radioprotezione, contenuta nel decreto legislativo n. 230 del 1995 (e successive modificazioni), prevede che le concessioni minerarie di maggiore rilevanza radioprotezionistica possano essere rilasciate solo sulla base di un parere dell'APAT (che è l'Agenzia di protezione ambientale nazionale) per gli aspetti di protezione dei lavoratori e della popolazione. Lo stesso testo normativo sottopone dette attività, per i medesimi aspetti, alla vigilanza dell'Agenzia. Va rilevato che precisi obblighi di natura radioprotezionistica sono stabiliti nel capo III-bis del predetto decreto legislativo anche per le attività estrattive di minore rilevanza; in particolare, è prevista anche per queste una vigilanza dell'APAT.
Ovviamente, ho provveduto ad attivare l'Agenzia di protezione ambientale nazionale per il caso in cui la regione Lombardia dovesse in qualche modo accogliere l'istanza. La prima fase di valutazione spetta alla regione, ma deve essere estremamente chiaro che, mentre alcune valutazioni sono di competenza regionale - e, ovviamente, riguardo ad esse, non c'è alcuna possibilità di intervento per il Governo nazionale -, c'è sicuramente l'obbligo di legge di sottoporre il tutto alle valutazioni dell'Agenzia di protezione ambientale.
Considerata la situazione delle aree oggetto della richiesta - si tratta di aree sostanzialmente abitate, nelle quali si pone, dunque, un problema di impatto sulla popolazione - spero, auspico che la regione Lombardia valuti con grande attenzione l'istanza che le è stata presentata.
Devo anche aggiungere la seguente considerazione: poiché il programma del Governo prevede un atteggiamento di grande cautela rispetto al cosiddetto programma di nucleare radioattivo, è evidente che esamineremo tali richieste con grande prudenza e attenzione. Sappiamo, infatti, che l'Italia, già in base all'esito del referendum popolare svolto in passato, ha scelto di essere un paese che adotta un profilo di massima precauzione rispetto a tutto ciò che concerne i prodotti radioattivi e la pericolosità delle lavorazioni connesse alla radioattività. Quindi, sicuramente, presteremo il massimo di attenzionePag. 62sulla segnalazione pervenuta che, peraltro, è molto attenzionata dal Ministero dell'ambiente.
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, signor ministro, innanzitutto tengo a dichiararmi soddisfatto della risposta e dei chiarimenti forniti in questa sede. Giustamente, è stato precisato che l'ambito di competenza e di responsabilità fa prettamente capo alla regione Lombardia; ritengo che non sarà facile per quella regione, nonostante la propensione nuclearista che la caratterizza, esprimere un parere favorevole su istanze di esplorazione e di sfruttamento di uranio, stante l'opposizione fermissima da parte delle comunità locali.
Ricordo che le miniere di cui stiamo discutendo furono abbandonate venti anni fa a seguito di straordinarie manifestazioni popolari di contrarietà; per la precisione, queste miniere furono abbandonate poco prima del disastro di Chernobyl e prima del referendum sul nucleare. Tuttavia, l'istanza di riapertura esiste ed il rischio è reale; auspichiamo che la regione Lombardia esprima un parere ed un orientamento contrario, ma il rischio di un'autorizzazione positiva sussiste. A fronte di tale rischio e della portata del problema, e raccogliendo la sua risposta, che valuto positivamente, mi permetto di insistere: vi è la necessità di massima attenzione per assumere anche iniziative contrarie. La contrarietà, certamente, come lei, ministro, ha sottolineato, deriva da ragioni legate all'impatto ambientale e alla salute delle persone (oltre che dei lavoratori); ma io ritengo che una tale attività risulterebbe anche del tutto incompatibile con la politica energetica che l'attuale maggioranza di Governo intende sviluppare incrementando le fonti rinnovabili. Questo è un secondo motivo rafforzativo nel senso che noi dobbiamo assumere un orientamento negativo o premere in tale direzione; sono confortato nell'apprendere che, a prescindere da qualsiasi eventuale autorizzazione dovesse intervenire a livello regionale, si procederà su iniziativa centrale allo svolgimento di una preventiva valutazione degli impatti ambientali. Auspico che da parte del suo Ministero si manifesti la massima contrarietà su tale ipotesi di apertura di miniere di uranio (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Misure per contrastare il fenomeno dell'abuso di alcool tra le giovani generazioni - n. 3-00346)
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00346 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12) per un minuto.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi e colleghe, un'indagine del 2006 condotta dalla Doxa rivela la presenza consistente dell'alcool nelle abitudini degli italiani; in particolare, il consumo di alcool tra i giovani ed i giovanissimi sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante, dato il forte incremento di episodi di vandalismo legati all'abuso di tali sostanze. Dai dati emersi dall'indagine Doxa, risulta che il consumo di alcol è notevolmente aumentato tra le giovani generazioni, toccando picchi sorprendenti tra i quattordicenni di ambo i sessi; è possibile, infatti, stimare in 300 mila maschi e oltre 160 mila femmine, di età compresa tra i quattordici ed i diciassette anni, il numero dei giovani maggiormente a rischio in quanto bevitori di amari e liquori, bevande queste, come è noto, a più alta gradazione.
L'aumento del numero di coloro che abusano di alcool è testimoniato dall'elevata frequenza di problemi alcol-correlati; il fenomeno poi risulta sempre più sganciato dal modello culturale 'mediterraneo', caratterizzato da consumi moderati e strettamente legati ai pasti.
Peraltro, il modello del consumatore di alcol viene sempre più spesso «passato» in televisione quale un modello vincente...
PRESIDENTE. Onorevole...
GINO CAPOTOSTI. Un minuto solo, Presidente. Ho terminato...
PRESIDENTE. Un minuto era tutto il tempo di cui lei disponeva, onorevole!
GINO CAPOTOSTI. Pare, insomma, potersi affermare un gap informativo notevole in tema di consumo di alcol e sui consequenziali effetti nefasti particolarmente riguardo alle giovani generazioni.
Ciò premesso, si chiede all'onorevole ministro quali provvedimenti intenda porre in essere al fine di contrastare il fenomeno dell'abuso di alcool tra le giovani generazioni ed al fine di prevenire spiacevoli episodi che sempre più frequentemente sono ad esso collegati.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Grazie, Presidente; ringrazio anche l'onorevole Capotosti per l'interrogazione che solleva un problema molto significativo. Concordo con gli elementi che si segnalano nell'interrogazione, compresa l'ultima notazione sul fatto che vi sia una pubblicità delle sostanze alcoliche che tende ad accreditare il consumatore delle stesse come il vincente nella vita.
Di fronte a questo, invece, abbiamo un fenomeno che ha riverberi molto pesanti sulla salute delle persone. Il Ministero della solidarietà sociale sta operando su diversi fronti: in primo luogo, stiamo predisponendo un piano con il ministro dell'istruzione per diffondere l'informazione in tutte le scuole, riferito sia agli allievi sia alle famiglie, relativo al complesso problema dell'uso delle sostanze, da quelle illegali - che normalmente vengono chiamate droghe -, a quelle legali, come è il caso dell'alcol, che però danno luogo a dipendenza. Così pure intendiamo intervenire sul doping e sul gioco d'azzardo che sono altri fenomeni che creano dipendenza.
In secondo luogo, stiamo disponendo un programma con le regioni per attuare un progetto di circa 2,5 milioni di euro, riferito in particolare al cosiddetto mondo della notte, vale a dire con riferimento ai comportamenti a rischio che si determinano nel campo delle discoteche o dei grandi eventi cui partecipano i giovani. In questo quadro stiamo lavorando per potenziare le unità di strada e i servizi di prossimità. Sarebbe nostra intenzione arrivare ad una situazione in cui, a fronte di gravi eventi, siano presenti sempre degli operatori sociali in grado di intervenire sul versante sia dell'informazione sia della prevenzione.
Questi ultimi sono i fronti su cui stiamo lavorando nell'immediato. Inoltre, abbiamo oggi concluso la determinazione della consulta dell'alcol. Questo organismo era scaduto e lo abbiamo ripristinato; ricomincerà a lavorare dall'inizio del mese prossimo. Abbiamo chiuso, come ministero, la costruzione complessa della consulta sulle dipendenze e sul complesso delle droghe. Intendiamo muoverci anche sul versante della responsabilità sociale delle imprese; in particolare, per quanto riguarda le imprese di prodotti alcolici, è nostra intenzione proporre che sia evidenziato sulle bottiglie che un abuso delle sostanze alcoliche può dar luogo a fenomeni assolutamente negativi per la salute.
Concludo, facendo un'unica considerazione: abbiamo ereditato purtroppo un clima in cui ogni discussione è stata catturata dal dibattito sulle sostanze legali e su quelle illegali. Penso che sia necessario, invece, porre l'accento sulle sostanze nocive e sui consumi che determinano danni per la salute. Il caso del vino è emblematico: com'è noto, un bicchiere di vino non fa male a nessuno, mentre un abuso della sostanza sì.
Credo che il terreno dell'informazione relativa ai comportamenti e agli stili di vita sia un punto decisivo per affrontare la questione.
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di replicare, per due minuti.
GINO CAPOTOSTI. Grazie Presidente, mi dichiaro soddisfatto dell'intervento del ministro, anche se credo che sarebbe opportuno che il Governo provvedesse ad un intervento più duro nei confronti dei fenomeni prima trattati. Nello specifico, continuiamo a ritenere - a differenza di altri - un'illiceità penale la mescita di prodotti superalcolici a danno di minori nonché la vendita degli stessi. Per questo motivo insisteremo su questa linea, come è previsto peraltro nella legge finanziaria, e chiediamo che il Governo voglia prendere in considerazione un inasprimento dei controlli sulle condotte illecite legate all'abuso di alcol a danno dei minori.
In particolare, sui minori si potrebbe attivare, oltre che una campagna informativa, un'indagine conoscitiva, per verificare le situazioni di malessere che danno sfogo a comportamenti come quelli di cui abbiamo parlato.
In definitiva, l'alcol potrebbe anche essere visto come una forma di rifugio da parte di questi soggetti o, quanto meno, un modo per alienarsi rispetto ad un malessere. E chi approfitta di queste situazioni deve essere doppiamente punito.
Vale la pena, da parte del Governo, approfondire queste tematiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.