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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame di una questione pregiudiziale e di una questione sospensiva - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge presentato al Senato si limitava a disporre la sospensione di alcuni decreti attuativi della riforma nell'ordinamento giudiziario, approvati nel corso della precedente legislatura. Il Governo aveva optato per la sospensione dell'efficacia delle disposizioni contenute in quei decreti legislativi, piuttosto che per la loro abrogazione o per eventuali modifiche di merito.
In primo luogo, l'attuale maggioranza ha avversato molto nettamente il disegno di legge proposto dal precedente Governo e sarebbe stato perciò irrispettoso degli elettori, a cui abbiamo presentato un preciso programma, se la coalizione di centrosinistra, una volta diventata maggioranza, non si fosse fatta carico di una scelta coerente con quella posizione. Se esiste una cambiale che viene onorata e che è giusto onorare è quella assunta con i cittadini, in coerenza con il programma dell'Unione. Non si tratta di una cambiale sottobanco, bensì dell'impegno assunto davanti agli elettori.
Inoltre, vi è un'altra ragione per la quale il Governo non ha proposto l'abrogazione. Come ha detto il ministro della giustizia, noi riteniamo che vi siano cambiamenti profondi da apportare nell'ordinamento giuridico preesistente alla riforma Castelli. Queste ragioni hanno indotto a proporre non già l'abrogazione, bensì la sospensione dell'efficacia, non certo per consentire al Parlamento di non fare nulla, ma per intervenire nel periodo di tempo richiesto dal Governo - fino al luglio del prossimo anno - ed introdurre una nuova normativa per ciascuno di questi punti.
In proposito, l'atteggiamento assunto dal Governo e dalla maggioranza al Senato ha dimostrato che non vi era la volontà di operare con una visione antagonistica e con uno sforzo pregiudiziale a tutti i costi. Ne è prova il fatto che oggi stiamo discutendo di un testo che l'opposizione ha concorso in modo decisivo a modificare, usando le parole del senatore D'Onofrio. Il testo è nato dall'incontro e dalla convergenza stabilita al Senato tra maggioranza ed opposizione; altro che dettatura dell'ANM! Si sono trovati sintesi e punti di equilibrio ritenuti accettabili da una larga maggioranza, al punto che il senatore D'Onofrio ha sottolineato in sede di dichiarazione di voto che il voto finale del suo gruppo (cito testualmente il resoconto stenografico) è contrario per ragioni formali e procedurali, ma è politicamente favorevole anche perché non è più il voto per la sospensione generalizzata del provvedimento. Lo stesso ex ministro Castelli si è detto rammaricato di non poter votare in senso favorevole al provvedimento. Si è parlato addirittura di vittoria del Parlamento. Per non parlare del senatore Caruso, il presentatore dell'emendamento che ha integralmente sostituito l'articolo 2, che ha rivendicato: questo articolo è mio, è nostro, è del gruppo di Alleanza Nazionale e dell'opposizione di quest'aula.
Insomma, altro che dettatura! Dove si poteva trovare l'accordo, lo si è fatto. Ma allora cosa è successo, colleghi dell'opposizione? Vi siete sbagliati? Infatti, più che sulla sospensione del decreto legislativo n. 160 del 2006, è sulle modifiche condivise al Senato che in queste settimane siPag. 55sono concentrate le vostre critiche. È forse questa intesa l'obiettivo delle vostre critiche?
Quel che più colpisce è il ribaltamento della posizione assunta al Senato, un ribaltamento che spiega l'enfasi posta sulla questione che stiamo discutendo in riferimento all'interpretazione relativa al codice da applicare in caso di impugnazione presso le sezioni unite della Corte di cassazione sulle decisioni della sezione disciplinare del CSM, anche perché, come ha chiarito il rappresentante del Governo, non vi è alcuno sgorbio processuale, alcuna anomalia e la discrasia eventuale non ricade in danno dell'incolpato né in danno del diritto dello Stato. Il sottosegretario Scotti ha sottolineato infatti l'infondatezza delle osservazioni relative a talune incongruenze presenti nel testo del disegno di legge in discussione, stante la sostanziale analogia delle procedure relative ai giudizi civili e penali innanzi alla Corte di cassazione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 15,15)
ALESSANDRO MARAN. Detto ciò, rimane tra noi ed il centrodestra sulla tematica dell'ordinamento giudiziario e sul punto specifico del passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante una vasta area di dissenso. Restano opinioni alternative, una visione dei problemi delle giustizia che ci allontanano dalle posizioni espresse dal centrodestra e che allontana il centrodestra dalle nostre posizioni. Nel corso della discussione al Senato, come alla Camera, non sono cambiate l'impostazione generale e le premesse culturali proprie del centrodestra e del centrosinistra in ordine ai problemi della giustizia. È proprio per questo, colleghi, tenendo conto delle differenze, che è ancor più rilevante il lavoro compiuto al Senato, specie se si considera, tanto per fare chiarezza, che abbiamo conservato il principio della distinzione delle funzioni affermato dalla riforma Castelli, consentendo al Parlamento di intervenire sugli aspetti connessi nel periodo di tempo richiesto dal Governo, che ha già anticipato, attraverso il sottosegretario Scotti, le linee generali sulle quali si intende muovere, proprio perché in questo campo è più difficile superare le divergenze. Anche su questo terreno si potrebbero trovare intese comuni, un punto di incontro nei tempi opportuni, perché non vi sono più crociati da arruolare e crociate da combattere.
Per queste ragioni, noi sosteniamo lo sforzo del Governo e per queste ragioni ci pronunciamo contro la questione pregiudiziale presentata (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Intervengo soltanto per associarmi brevemente alle considerazioni che ha svolto il collega Maran e per annunciare il nostro voto contrario alla pregiudiziale illustrata dal collega Pecorella. Egli ha fatto alcune osservazioni prevalentemente legittime, ma anche prevalentemente di tecnica legislativa, che, a mio parere, pur essendo rilevanti sul piano tecnico-giuridico, non hanno alcun riflesso sotto il profilo della costituzionalità del provvedimento che stiamo esaminando. Il collega Maran ha anche opportunamente ricordato che le norme che vengono discusse e in qualche modo censurate sul piano tecnico-giuridico nella pregiudiziale sono state tutte concordate fra centrodestra e centrosinistra al Senato.
Questo è importante politicamente, ma ovviamente non avrebbe rilevanza sul piano costituzionale qualora un pregiudizio di costituzionalità effettivamente vi fosse. Tuttavia, come è già stato ricordato questa mattina nel corso del dibattito generale sia da parte del rappresentante del Governo Scotti sia, sul punto specifico dell'articolo 24 in modo approfondito, da parte del rappresentante del gruppo dei Verdi, la collega Paola Balducci, si tratta di questioni che non hanno alcun profilo di costituzionalità.
Per questo motivo, annuncio il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,35.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Pecorella ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 255).
Passiamo all'esame della questione sospensiva Lussana n. 1.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del regolamento, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
La deputata Lussana ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, dopo gli interventi nella discussione sulle linee generali e durante l'esame in Commissione giustizia, con la questione sospensiva in esame la Lega Nord vuole offrire ai colleghi, in modo particolare a quelli della maggioranza, l'opportunità di dimostrare coraggio, di abbandonare alcune posizioni ideologiche, di sottrarsi alle pressioni che vengono dall'esterno e di non procedere all'approvazione del disegno di legge in esame, che sospende l'efficacia di un decreto legislativo attuativo della riforma dell'ordinamento giudiziario approvata nella passata legislatura e che modifica, in alcuni punti, altri due decreti legislativi attuativi.
Ne abbiamo discusso ampiamente: non ci convincono le motivazioni con le quali la maggioranza ed il ministro Mastella hanno presentato il disegno di legge. Soprattutto all'inizio, quella della maggioranza e del Governo ci è sembrata una posizione eccessivamente appiattita su pressioni e rivendicazioni provenienti dall'esterno delle aule parlamentari - sedi proprie per affrontare tali questioni - e che sono state esercitate sul mondo politico da chi le leggi non dovrebbe commentarle, non dovrebbe discuterle, non dovrebbe chiederne l'abrogazione, ma dovrebbe limitarsi ad applicarle.
Quando è stata partorita l'idea di sospendere l'efficacia della riforma dell'ordinamento giudiziario, per tutti noi è stato facile, molto facile, ritornare con il pensiero al parere del Consiglio superiore della magistratura (fortemente condizionato dall'Associazione nazionale dei magistrati) del 22 giugno scorso, nel quale si rappresentavano alle istituzioni parlamentari i rischi devastanti derivanti dalla possibile attuazione della riforma Castelli.
Ebbene, abbiamo visto che molti di coloro i quali avevano condiviso queste posizioni, anche all'interno dei banchi della maggioranza, alla fine, le hanno via via attenuate. Siamo arrivati con presupposti diversi, quindi, all'inizio dell'iter del disegno di legge in Senato. Partiti con la volontà di sospendere l'efficacia di tutta la riforma dell'ordinamento giudiziario, a seguito del confronto aperto tra le distinte posizioni, anche fortemente diversificate, manifestate nel corso del dibattito svoltosi in Senato, si è riusciti, invece, ad attenuare il danno.
Dalla volontà completamente abrogatrice con cui si voleva affrontare la riforma dell'ordinamento giudiziario, e cancellare, come uno dei primi atti dell'attuale Governo, un'importantissima riforma che era stata approvata nella passata legislaturaPag. 57con ben cinque passaggi parlamentari e con addirittura un rinvio da parte del Presidente della Repubblica - ricordiamo l'ampia discussione che vi è stata e che ha contraddistinto i nostri lavori nella precedente legislatura - si è passati alla possibilità dell'apertura ad un dialogo e ad un confronto con l'allora maggioranza e oggi forza di opposizione in questo paese.
Abbiamo tutti sentito parlare dell'accordo politico che si sarebbe trovato nell'altro ramo nel Parlamento. Può sembrare semplificativo o quantomeno inopportuno parlare di «accordo politico». Al Senato si è verificato però un risultato politico importante, conseguito grazie all'atteggiamento responsabile dell'opposizione, che è stata in grado di dialogare, che non si è sottratta al confronto - confronto che invece voi ci avete negato nella passata legislatura -, per riuscire a salvare nella ratio e in alcuni aspetti fondamentali i due decreti di attuazione della riforma all'esame.
È chiaro che tale volontà di dialogo, di disponibilità e di apertura (che si sono avute anche da parte della maggioranza, che ha abbandonato posizioni fortemente ideologiche, condizionate da quello che accade al di fuori di quest'aula e non da questioni oggettive di merito) è stato facilitato dai numeri che vi sono al Senato, dove la maggioranza arranca e per cui forse ha dovuto necessariamente tentare la via del dialogo con l'opposizione, dialogo che si è fermato su un punto fondamentale di quella riforma (dialogo quindi zoppo, a metà, che non ha purtroppo investito il cuore della riforma dell'ordinamento giudiziario): quello relativo alla separazione delle funzioni tra magistrato requirente e giudicante, ad un nuovo accesso alla magistratura e anche ad un nuovo e diverso avanzamento di carriera, basato finalmente su principi meritocratici e non di mera anzianità.
Riguardo a quanto avvenuto al Senato, abbiamo assistito ad una mancanza di coraggio da parte della maggioranza, ad una chiusura totale che si è poi palesata durante la discussione di questo disegno di legge alla Camera. Quasi avete voluto, in nome di un fantomatico accordo che non vi è mai stato (vi è stata semplicemente la condivisione di taluni punti, imputabile proprio al senso di responsabilità delle forze di opposizione), bloccare e blindare la discussione del disegno di legge in esame alla Camera. Non si è voluto discutere, ci avete detto che avevate fretta per rispettare la scadenza del 28 ottobre: ma si tratta di una scadenza falsa e fasulla, perché sapete benissimo che il CSM ha già invitato i magistrati ad operare una scelta.
Allora perché non ci si è voluti confrontare sulla parte che rappresenta il cuore e l'aspetto fondamentale della riforma? Forse perché purtroppo in questa maggioranza vi è la presenza di forze politiche che non sono libere di discutere, al di là di barriere ideologiche, di un tema come quello della riforma della giustizia, quando tale riforma investe la magistratura, o prerogative (che ormai sono dei privilegi) dei magistrati. Dobbiamo qui, dunque, avere il coraggio di dire che il Parlamento è sotto ricatto o comunque non libero di poter legiferare né di esercitare la propria autonomia, ma che purtroppo si fa portatore delle istanze di qualcun altro.
Si fa portatore soprattutto delle istanze dell'Associazione nazionale magistrati che - lo dobbiamo riconoscere - ha assunto nella passata legislatura atteggiamenti al limite dell'eversione istituzionale (quattro scioperi!) e che minaccia, ancora oggi, di assumere un simile atteggiamento, se questa maggioranza non cancella la separazione delle funzioni e la nuova disciplina di valutazione dei magistrati. È chiaro: non avete abrogato la riforma, l'avete semplicemente sospesa, l'avete messa nel congelatore.
Questa mattina, abbiamo ascoltato le dichiarazioni del sottosegretario, che manifesta la disponibilità al dialogo e al confronto. Ma, allora, se c'è tutta questa disponibilità, se anche voi condividete alcuni principi (magari certe forze politiche non vogliono ancora sentire parlare di separazione delle funzioni, anche se nelPag. 58programma di qualche forza politica dell'Unione si parlava addirittura di separazione delle carriere), se c'è tutta questa disponibilità, perché non discuterne adesso? Perché non avete il coraggio di farlo adesso, nelle sedi opportune? Quale dazio dovete pagare e a chi lo dovete pagare?
PRESIDENTE. La prego...
CAROLINA LUSSANA. Questo non ce lo avete spiegato!
Vi invitiamo a soprassedere al congelamento di questa importante riforma e a riportare nelle sedi parlamentari, e non nei «girotondini» di piazza o nelle assemblee dei magistrati, la discussione sulla riforma della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che tale questione, come giustamente ha detto l'onorevole Lussana, debba essere valutata prevalentemente dai colleghi della maggioranza. Infatti, si tratta di una questione di buonsenso, di un aiuto che l'opposizione lancia a questa maggioranza per consentirle di uscire elegantemente da una situazione di imbarazzo.
Ci troviamo ad esaminare un provvedimento che nasceva come provvedimento di sospensione di tre dei decreti attuativi della cosiddetta riforma Castelli. Invece, il provvedimento approda in quest'aula con la sospensione solo di uno di questi tre decreti e con alcune modifiche che sono state apportate sugli altri due decreti, modifiche che, dal nostro punto di vista, hanno in parte migliorato quella riforma che abbiamo realizzato nella logica che qualunque opera umana sia perfettibile - quindi, vi abbiamo contribuito positivamente -, ma anche nella logica che le piccole modifiche che si potevano apportare erano confermative della bontà dell'intervento riformatore che abbiamo realizzato nella precedente legislatura.
Dunque, da parte di questa maggioranza abbiamo già ottenuto una prima conferma importante dell'inutilità e della pretestuosità del disegno di legge che era stato presentato con una sospensione al buio della parte sostanziale della riforma che abbiamo approvato.
Oggi, resta ancora in piedi quello che, in realtà, era l'oggetto fondamentale dell'impegno assunto da questo Governo con una parte della nostra rappresentanza sociale, con i soggetti che si sentono i destinatari di questa riforma, ma che, in realtà, si dovrebbero sentire più operatori del nostro sistema sociale, più operatori di un servizio che dovrebbero mettere a disposizione dei cittadini!
Nella nostra intenzione di riformatori, nella precedente legislatura, i destinatari di questa riforma erano i cittadini. Noi abbiamo operato faticosamente, cercando un largo consenso, andando avanti per tutta la durata della legislatura, cercando l'intesa con le parti sociali e con l'Assemblea, perché ritenevamo di lavorare nell'interesse sociale e del cittadino, perché una migliore organizzazione della giustizia vuol dire una migliore risposta di giustizia per i cittadini.
Tutto questo, purtroppo, non viene ascoltato da questa maggioranza, che si trova ancora imbrigliata in strani rapporti che ne compromettono la libertà dell'iniziativa parlamentare e dell'iniziativa di Governo.
Credo che sospendere l'esame del disegno di legge sarebbe l'unica cosa intelligente; forse, significherebbe non cedere ad una provocazione, ad un condizionamento, ma ragionare ed esprimere opportunamente la linea politica del Governo rispetto a quest'argomento delicato.
Invece, il Governo rinuncia e sospende l'attuazione del decreto legislativo, non sapendo - è quel che dichiara ufficialmente con questo atto - cosa vuole fare dell'organizzazione delle carriere e delle funzioni dei magistrati. Altrimenti, avrebbe avuto il buon gusto di scrivere in questo provvedimento cosa riteneva di dover correggere rispetto alla riforma Castelli. Non sa, o non vuole sapere, o non vuole dichiarare all'esterno quali siano le sue intenzioni o, ancora, non può, per iPag. 59contrasti che vive al proprio interno, esprimere una posizione chiara. Quindi, lavoriamo «al buio». Sospendiamo, gettando il nostro sistema in una situazione di ulteriore incertezza. Basti solamente considerare ciò che è accaduto al Senato, a causa delle difficoltà di raccogliere l'approvazione dell'intera maggioranza, e cioè che oggi è applicabile, per questo provvedimento, il termine di vacatio ordinario di quindici giorni...
PRESIDENTE. Deputata Mazzoni...
ERMINIA MAZZONI. ...per cui accadrà che il decreto legislativo che si intende sospendere entrerà in vigore e verrà successivamente sospeso, proprio dopo essere entrato in vigore, grazie all'eventuale approvazione di questo provvedimento: il caos più totale!
Allora, bisognerebbe avere, a mio avviso, il coraggio di dire: fermiamoci e riflettiamo...
PRESIDENTE. Deputata Mazzoni, dovrebbe concludere.
ERMINIA MAZZONI. ...diamoci un tempo perché questo Governo impari, come deve fare un vero Governo, a guidare i processi e non a lasciarsi guidare da forze parziali della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Lussana n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i deputati Pedica, Raiti e Vacca non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che il deputato Marcazzan non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.