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Si riprende la discussione.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 2).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto relativi ad argomenti estranei all'oggetto in discussione, i seguenti ordini del giorno: Mancini n. 9/1750/2, relativo alle manifestazioni per il centenario della morte di San Francesco di Paola; Caparini n. 9/1750/6, concernente la valorizzazione del sito UNESCO n. 94 «Arte rupestre della Valle Camonica»; Crisci n. 9/1750/11, in materia estensione di sgravi contributivi agli aventi diritto della regione Abruzzo; Ceroni n. 9/1750/61, relativo al finanziamento delle attività sportive scolastiche; Della Vedova n. 9/1750/66, in materia di finanziamenti al bacino dell'Arno; Brusco n. 9/1750/114, concernente lo stanziamento di risorse in favore delle zone sismiche; Lazzari n. 9/1750/115, in materia di patto di stabilità interno; Valducci n. 9/1750/118, relativo alla sviluppo e alla tutela della pesca mediterranea; Grimaldi n. 9/1750/122, concernente l'adeguamento delle pensioni all'incremento del costo della vita; Di Centa n. 9/1750/124, volto all'introduzione di misure a favore delle donne montane; Bernardo n. 9/1750/128, per l'attuazione delle disposizioni in materia di bond argentini.
La deputata D'Ippolito ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/65.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
Pag. 40PRESIDENTE. Non essendo presente in aula la deputata D'Ippolito, le do la parola.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, precedentemente lei ha elencato gli ordini del giorno inammissibili. Dunque, vorrei capire per quale motivo il mio ordine del giorno è stato dichiarato inammissibile, visto che attiene ad un tema trattato nel decreto-legge in esame. Non capisco i motivi e vorrei che la Presidenza li chiarisse a me e all'Assemblea.
PRESIDENTE. Il suo intervento non è sull'ordine dei lavori, ma è una valutazione sulla scelta della Presidenza, che risulta confermata, di dichiarare il suo ordine del giorno inammissibile per estraneità di materia.
La deputata Armosino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/101.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, prendiamo atto della situazione verificatasi che ha portato ad una parziale modifica del decreto-legge di cui stiamo esaminando il disegno di legge di conversione. Di fatto, la posizione della questione di fiducia ha reso impossibile l'esame di tutte le proposte emendative presentate dall'opposizione.
Questo provvedimento comporterà un aggravio fiscale per tutti i cittadini italiani. Le risorse che saranno destinate alla tassazione, anziché essere investite nei consumi o in attività produttive, sono state determinate, tra il decreto-legge fiscale e la parte contenuta nella finanziaria, in una misura pari all'1,8 per cento del PIL. Tenuto conto di questo sforzo che la maggioranza ha tentato di fare, sicuramente anche con un focoso dibattito al suo interno, vorremmo invitare il Governo ad accogliere questo ordine del giorno e, conseguentemente, a rivedere l'impostazione complessiva di questo provvedimento. Analogamente faremo sulla legge finanziaria, in modo tale che vi siano, sì, richieste di inasprimento della pressione fiscale, ma esclusivamente nei limiti necessari al rispetto del parametro di Maastricht, ossia per una somma che sarà determinabile in 12 o 13 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Fasolino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Verro n. 9/1750/60, di cui è cofirmatario.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, prima di passare all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/1750/60, desidero esporre a quest'Assemblea una mia valutazione sulla valenza degli ordini del giorno, perché essi, notoriamente, non vengono mai presi in considerazione dal Governo. Pertanto, mi sembra che questa discussione, successiva alla fiducia, possa ritenersi pressoché inutile.
Ha fatto male il Governo, pur disponendo di una maggioranza che gli deriva dalla legge elettorale, più che dal consenso del paese, a strozzare il dibattito in quest'aula e a costringere l'opposizione a ricorrere agli ordini del giorno per affermare questioni che dovevano essere affrontate nel momento giusto, cioè prima del voto di fiducia, con una legittima aspettativa che potessero essere accolte.
Vengo ora all'ordine del giorno che intendo illustrare, partecipando a questa seduta in quest'aula insieme a tanti altri colleghi. Tale ordine del giorno verte sulla politica fiscale che sta caratterizzando negativamente l'azione del Governo Prodi.
Nessuno può dimenticare i manifesti di Prodi prima della campagna elettorale, quando affermava che non avrebbe imposto nuove tasse agli italiani. È singolare che, proprio rispetto ad una promessa categorica e precisa, direi sacrale, poiché era stata fatta in occasione di una competizione elettorale, e che possiamo considerare centrale nella filosofia dell'intervento politico della sinistra, Prodi stia venendo meno clamorosamente. Ciò spiega la sfiducia che oggi circonda questo Governo e, in particolare, il suo premier, che, insieme ai partiti che lo sostengono, è sceso vertiginosamente nei sondaggi che da più parti si stanno effettuando.Pag. 41
Noi non ci meravigliamo più di tanto, perché questa politica vessatoria fa parte della filosofia di intervento della sinistra.
È una filosofia antiliberista, che crede nella centralità dello Stato e dell'intervento pubblico, a prescindere e contro le prerogative del privato, che fino a questo momento, quando sono state mantenute nella loro efficienza ed efficacia, hanno posto - e potrebbero porre nel futuro, ove fossero mantenute tali - le basi per lo sviluppo del nostro paese.
Voglio ricordare un'ultima questione. Il Governo Berlusconi ha lasciato la direzione politica del paese in un momento in cui il paese stesso, attraverso tale politica liberista, aveva espresso grandi potenzialità: lo stesso gettito fiscale enormemente aumentato ha costituito la testimonianza aritmetica della validità della politica liberista.
Credo che l'attuale Governo avrebbe dovuto mantenere in piedi quell'impalcatura, adeguando gli interventi pubblici a quanto era stato realizzato nel corso degli anni precedenti, mettendo il paese Italia sullo stesso ritmo di comportamento e di sviluppo dell'Europa nella sua interezza.
È per questo motivo, nell'evidenziare ancora la sfiducia nei confronti di questo Governo da parte degli elettori e da parte dei parlamentari che con me hanno firmato l'ordine del giorno in oggetto, che vorrei pregare il Governo, in un sussulto di responsabilità, di tenere conto di questa istanza e, per il bene degli italiani, di portare avanti una linea, non dico proprio liberista, ma che non sia collettivistica e dirigista, come si sta mostrando e si è mostrato fino a questo momento.
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Bertolini n. 9/1750/87, di cui è cofirmatario.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, chiedo un po' di attenzione ai membri del Governo, perché l'ordine del giorno in oggetto, che abbiamo presentato e che ho il compito di illustrare, affronta uno dei temi più problematici e controversi di questo decreto-legge: l'articolo 12 relativo alle concessioni autostradali e alla loro revisione. Dico «più problematici e controversi» perché si tratta di un tema che, se fosse stato esaminato e se il Governo non avesse posto la fiducia, avrebbe visto certamente, considerato il dibattito avvenuto nelle Commissioni, una convergenza tra maggioranza ed opposizione.
A questo punto, proprio perché non vorremmo che vi fosse alcun sospetto relativamente all'attuazione dell'articolo 12, chiedo al Governo di guardare con attenzione al contenuto dell'ordine del giorno e di accoglierlo. Di cosa si tratta?
L'articolo 12 stabilisce con decreto-legge un principio che in Italia, ove affermato, sarebbe molto grave, e cioè quello per cui, a fronte di un contratto posto in essere con un soggetto privato, e riguardante una concessione autostradale, lo Stato può intervenire per decreto-legge e mettere in discussione il contratto in essere.
È per questo che in questo ordine del giorno chiediamo al Governo che controlli, in sede applicativa, affinché il contenuto dell'articolo 12 non violi due articoli fondamentali della nostra Costituzione, gli articoli 3 e 41. Quest'ultimo in particolare - lo ricordo a tutti i colleghi e al Governo, qualora l'avesse dimenticato - riguarda l'iniziativa economica privata e afferma che essa è libera e che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, stabilendo che la legge determini i modi con cui tale iniziativa debba essere attuata.
In questo momento vi sarebbe un vulnus, come qualcuno direbbe, rispetto a concessioni in essere che sono state date in gran parte non dal nostro Governo Berlusconi, nei cinque anni precedenti, ma dal Governo di sinistra tra il 1996 e il 2000.
Hanno stabilito dunque i contenuti delle concessioni e i patti concessori e, inoltre, hanno attribuito ad un soggetto il diritto di gestire la concessione di tratti autostradali, a fronte di impegni e di clausole obbligatorie.
A fronte di tutto questo, ad un certo punto, il ministro Di Pietro - forse preso da quella parte di dottor Jekyll che è inPag. 42lui - si dimentica di essere ministro della Repubblica italiana e decide invece, proprio per la sua natura, di imporre per decreto-legge che quei patti convenzionali, stabiliti tra lo Stato ed un soggetto privato, non valgono più. Secondo noi, questo viola in maniera molto chiara e grave l'articolo 41 della Costituzione. Se non sarà così, lo dimostreranno i fatti, ma il Governo deve assolutamente vigilare affinché l'articolo 41 non venga violato. Ricordo peraltro - lo dico per i colleghi che non conoscessero la materia - che questo gravissimo principio affermato dall'articolo 12 del decreto in esame, rende inaffidabile qualsiasi Governo. Infatti, nel momento in cui qualsivoglia soggetto privato nel nostro paese non è più certo dei contratti che stabilisce con lo Stato, il paese per sua natura diventa inaffidabile. E se le agenzie di rating hanno espresso un degrading, ciò è imputabile proprio alla scarsa affidabilità dello Stato. Dopo ciò che è accaduto con il decreto Visco-Bersani, vale a dire l'aver introdotto - per poi fare un passo indietro - la retroattività dell'IVA sugli immobili (che ha provocato degli enormi sconquassi, ad esempio, in borsa), introdurre attraverso un decreto-legge un contenuto come quello dell'articolo 12, rende in ogni caso inaffidabile il nostro paese.
Purtroppo, il Parlamento non è potuto intervenire in questa materia perché in sede di Commissione - sia bilancio, sia lavori pubblici - avevamo detto che era giusto anche rivedere dei contenuti concessori, ma che l'iter per la revisione di tali contenuti non poteva che avvenire attraverso un confronto serio e aperto tra il concessionario ed il concedente, anche in un luogo terzo. Quest'ultimo può essere il CIPE, da una parte, e il Parlamento nel suo iter legislativo, dall'altra. Di certo, non volevamo mettere in discussione la possibilità che, da parte di uno Stato, del suo Governo e del suo Parlamento, si possano aggiornare e rivedere i contenuti concessori. Riteniamo però che lo strumento usato sia sbagliato. Ciò anche per il fatto che, qualora invece la volontà di questo Governo contenuta in quell'articolo 12 (magari qualche componente della maggioranza potrebbe avere questo desiderio) fosse esplicitamente orientata ad affermare che il soggetto privato, qualunque esso sia, non può essere - e concludo Presidente - legittimato a gestire una concessione pubblica, la strada da seguire non era quella del decreto-legge. Occorreva che il Governo si assumesse fino in fondo la responsabilità procedendo alla nazionalizzazione, vale a dire disponendo che i servizi pubblici in questo paese non possano essere più gestiti da soggetti privati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/52.
MARIO TASSONE. Grazie signor Presidente, io chiedo al Governo di valutare con molta attenzione questo ordine del giorno. Nell'articolo 14 del decreto-legge che stiamo esaminando e rispetto al abbiamo votato testé la fiducia, si fa chiaramente riferimento al trasferimento, dalla Fintecna alla Calabria e alla Sicilia, dei fondi che erano destinati alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Con questo ordine del giorno, si chiede che tali fondi siano destinati alle aree di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina, proprio in virtù dell'esigenza di fronteggiare una situazione di congestione e soprattutto di degrado ed inquinamento di queste aree.
Voglio fare riferimento anche agli argomenti svolti nel corso del dibattito ed in sede di dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia; al riguardo, voglio far notare chiaramente al presidente del gruppo L'Ulivo come manchi un impegno forte del Governo sul versante delle infrastrutture, sia nel Mezzogiorno sia nel resto del paese. Vi è, invece, il venire meno della politica meridionalista e un'attenuazione dell'impegno infrastrutturale di questo Governo per le aree del Mezzogiorno; vi è una piena e completa disattenzione per quanto riguarda tutte le politiche di elevazione culturale di questa area meridionale.Pag. 43
Voglio evidenziare anche l'azione quasi ostruzionistica svolta dal Governo per quanto concerne la costituenda università degli studi europea Franco Ranieri, che dovrebbe sorgere a Villa San Giovanni. Era stato già avviato, dal precedente Governo, l'iter per la costituzione di questa università e si era inviato il relativo decreto di istituzione alla Corte dei conti il 16 maggio. Il 6 giugno, tutto l'iter è stato bloccato; anzi, il decreto è stato ritirato dal ministro dell'università e della ricerca.
Non vi è dubbio che noi abbiamo contestato la scelta del Governo di bloccare la costruzione del ponte sullo stretto di Messina; lo abbiamo fatto anche illustrando le mozioni da noi presentate su tale materia. Soprattutto, quanto ci ripugna è il venire meno, come osservavo poc'anzi, della sensibilità per una politica di collegamento e di raccordo tra il nostro paese ed il Mediterraneo.
Con questo ordine del giorno, noi chiediamo quantomeno un'attenzione particolare rispetto ad un'area a rischio, di grande intensità abitativa; un'area che presenta, ovviamente, manifesti segni di particolare pericolo sul versante della politica ambientale.
Mi voglio augurare che almeno vi sia una tale volontà, considerato che, come osservavano i colleghi precedentemente intervenuti, noi non abbiamo potuto partecipare al dibattito. Infatti, il voto di fiducia è tranciante; ovviamente, si tratta di un affievolimento della democrazia e di un vulnus per la partecipazione democratica e per il ruolo che deve svolgere il Parlamento, specie in momenti siffatti, quando ci troviamo ad esprimere il voto ed a confrontarci su documenti importanti per la vita del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).