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Discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747).
(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1746-bis e A.C. 1747)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore sul disegno di legge n. 1746-bis, onorevole Ventura, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 1746-bis. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la manovra di finanza pubblica per il 2007 propone una vera e propria svolta, che è caratterizzata da alcune direttrici: il risanamento dei conti pubblici, che sarà strutturale, crescente nel tempo e definitivo; una riqualificazione della spesa pubblica, che ora mantiene apparati amministrativi pesanti e che, poi, finanzierà programmi di sviluppo; una redistribuzione più equa del reddito e della pressione fiscale complessiva, attraverso modifiche al sistema fiscale e parafiscale, con l'avvio di un processo che definirà un minor carico sullePag. 2imprese e sui redditi più bassi; l'avvio di riforme profonde sul terreno del federalismo fiscale, della sanità, della previdenza, della pubblica amministrazione e dello Stato sociale.
Per capire il disegno complessivo della manovra, bisogna partire dalle posizioni di coda, che ormai da un decennio l'Italia occupa nell'ambito della media europea sia in relazione alla crescita, sia in relazione alla competitività. L'urgenza è stata quindi quella di organizzare una manovra che coniugasse il rigore con il reperimento di risorse da indirizzare alla crescita.
Per quel che attiene al rigore, bisogna ricordare che la situazione dei conti pubblici lasciata dal centrodestra è molto complessa. Infatti, accanto ai disavanzi dei saldi, sono emersi altri elementi più subdoli, ma più problematici, che hanno indicato come l'attività dell'esecutivo di centrodestra abbia portato alla desertificazione di terreni essenziali della spesa pubblica ed abbia inciso pesantemente su una parte discrezionale della spesa pubblica. Per tali motivazioni, questa manovra di bilancio di 34,7 miliardi di euro si configura per necessità come una delle più ambiziose degli ultimi 15 anni.
La situazione ereditata è così caratterizzata: il Governo ha trovato un deficit tendenziale per il 2007 a pari al 4,3 per cento del PIL, che ha raggiunto il 4,6 per effetto della sentenza della Corte di giustizia europea sul rimborso dell'IVA per le auto aziendali. Il Governo, dunque, è dovuto intervenire a giugno, appena insediato, con una prima manovra correttiva, che ha ridotto questo deficit tendenziale dello 0,5 per cento, e in ottobre, con disposizioni correttive sull'IVA relative alle auto aziendali per un altro 0,3 per cento del PIL. Resta un residuo del 3,8 per cento. Per ridurlo la manovra di bilancio ha destinato 15,2 miliardi di euro. L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni scenderà pertanto al 2,8 per cento.
In conclusione, il totale delle misure correttive del disavanzo adottate dal Governo attuale per il 2007 è dell'1,8 per cento del PIL, ossia più del doppio rispetto allo 0,8 ipotizzato dal Governo Berlusconi per l'anno 2007.
L'avanzo al netto degli interessi sul debito, che era stato praticamente azzerato dal precedente Governo, salirà al 2 per cento e di conseguenza il rapporto debito-PIL interromperà la crescita di questi due ultimi anni.
Uno degli aspetti più importanti della manovra consiste nel suo carattere strutturale di correzione del deficit. L'impatto crescente delle riduzioni di spesa previste nella legge finanziaria dovrebbe permettere di ridurre il prelievo fiscale fin dal 2008 e, al contempo, consentire all'indebitamento netto di collocarsi stabilmente al di sotto del 3 per cento anche in assenza di ulteriori interventi. Al riguardo, il recente declassamento di rating ad opera di due agenzie sembra essere più un giudizio finale di un processo di verifica avviato dalle due agenzie nel 2005, che tra l'altro coincide con i risultati delle relazioni sullo stato dei conti pubblici, divulgato del Governo Prodi nel giugno scorso, che hanno costretto a mettere mano alla manovra economica correttiva. A sostegno di tale affermazione segnalo che la terza agenzia di rating, la Morgan Stanley, ha recentemente dichiarato che le agenzie potrebbero essere costrette a rialzare il loro giudizio prima del previsto, osservando che il potenziale di crescita dell'Italia migliora e che il deficit pubblico si riduce.
Gli effetti della manovra sui saldi sono notevoli. Il rapporto deficit-PIL è previsto in discesa al 2,8 per cento nel 2007, dopo essere costantemente cresciuto ed essersi mantenuto sempre sopra il tetto del 3 per cento, fissato dal trattato di Maastricht dal 2001 al 2006. Si stima che il rapporto debito-PIL tornerà a diminuire nel 2007, dopo essere aumentato sia nel 2005 che nel 2006. L'avanzo primario salirà al 2 per cento nel 2007, dal -0,3 per cento di quest'anno e dal -0,4 per cento del 2005. Si prevede che la spesa sanitaria complessiva sarà in diminuzione nel 2007 rispetto a quest'anno, da oltre 102 a 101,7 miliardi,Pag. 3dopo essere cresciuta ad un tasso medio annuo del 5,7 per cento nel periodo 2000-2005.
A coloro che hanno accusato questa legge finanziaria di essere poco incisiva sul fronte dei tagli, specie nei confronti della spesa della pubbliche amministrazioni, è possibile opporre quelli previsti dall'articolo 53 che tante polemiche hanno suscitato, a dimostrazione che risparmiare sulla spesa pubblica non è mai un'operazione agevole. In esso si stabilisce, infatti, che sia accantonata e resa indisponibile in maniera proporzionale una quota pari a 4.572 milioni di euro nel 2007, a 5.031 nel 2008, a 4.922 nel 2009 delle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato a legislazione vigente, relativamente ad alcune categorie di spesa. In questa sede, vorrei segnalare che il dibattito in Commissione bilancio si è rivelato stupefacente, riferendomi al momento in cui alcuni colleghi del centrodestra, dopo la lettura dell'articolo 53, hanno scoperto la previsione dei tagli di spesa in determinati settori. Fin dalla presentazione del DPEF e della legge finanziaria abbiamo annunciato tali tagli e, pertanto, non credo che possa trattarsi della scoperta dell'ultimo momento.
Molti Ministeri semplificheranno le loro strutture e nel campo della scuola vi è l'avvio del processo di avvicinamento del rapporto alunni-insegnanti alla media europea. Nel campo del pubblico impiego e delle diverse strutture ministeriali sono previsti numerosi cambiamenti. È presente la modifica della struttura del bilancio dello Stato, con una riduzione del numero dei capitoli di spesa che consente una maggiore flessibilità di gestione e quindi maggiori economie.
La riorganizzazione e razionalizzazione della pubblica amministrazione ha prodotto risparmi per 3,9 miliardi di euro: ci vorranno determinazione e tempo, ma il processo è avviato.
Vorrei, ora, seppur brevemente, dare conto dei lavori della Commissione bilancio. Questi hanno consentito di esaminare solo 11 articoli su 217, mentre 38 sono state le modifiche apportate al testo. Si è affermato, non senza qualche ragione, che alcune delle cause della scarsa produttività del lavoro della Commissione bilancio siano da far risalire ai ritardi, ai ripensamenti, all'inefficacia del filtro dell'Esecutivo nei confronti delle numerose sollecitazioni tipiche della sessione di bilancio.
Il testo della finanziaria di quest'anno è particolarmente corposo, con ben 217 articoli. Rilevo però che quando si presentano settemila emendamenti, di cui quattromila della opposizione e tremila da parte dei gruppi della maggioranza, è ben difficile poi ottenere un iter ordinato e minimamente approfondito delle proposte di modifica. Anche il numero degli emendamenti segnalati per l'esame in Commissione dai vari gruppi ha raggiunto la cifra di ben novecento proposte emendative. Con questi numeri, mai raggiunti in precedenza, i difetti delle regole che governano la sessione di bilancio - rilevate da più parti negli anni scorsi - si sono trasformati in patologie.
Faccio rilevare come negli anni scorsi il Governo presentava emendamenti marginali in Commissione per poi riscrivere quasi daccapo la legge finanziaria con i maxiemendamenti in Assemblea. Ora, dobbiamo dare atto al Governo di aver già depositato in Commissione emendamenti importanti e significativi, come quelli relativi all'articolo 53 sui tagli delle spese dei Ministeri, sul TFR, sull'IRPEF, sul patto di stabilità interno, sui contratti del pubblico impiego.
Più che rimpallarsi le responsabilità, che pure ci sono, tra Governo e Parlamento, tra opposizione e maggioranza, servirebbe un impegno comune per avviare da gennaio in poi - e con una certa urgenza -, una modifica condivisa della sessione di bilancio. So bene che i tentativi, anche nel recente passato, non sono mancati. Segnalo soltanto che abbiamo raggiunto un punto critico di non ritorno che rischia di vanificare nei fatti una corretta dialettica su questo terreno tra Esecutivo e Parlamento. Non è un caso che il Governo di centrodestra, nella scorsa legislatura, pur godendo di una confortevolePag. 4maggioranza, sia ricorso alla fiducia per approvare le ultime leggi finanziarie relative al 2004, 2005 e 2006.
Una delle questioni affrontate in Commissione riguarda gli enti territoriali. Nella disciplina per il patto di stabilità interno delle regioni, la legge finanziaria prevede ancora per il 2007 un'evoluzione controllata della spesa. I vincoli alla spesa corrente in conto capitale, disposti nella precedente legislatura, saranno quindi progressivamente superati per giungere all'individuazione dell'obiettivo per il patto di stabilità definito in termini di disavanzo.
Per il patto di stabilità interno degli enti locali sono state introdotte modifiche all'articolo 74 che raccolgono significative istanze degli stessi, riducendo il peso della manovra a loro carico. A proposito dei rapporti tra Esecutivo ed enti locali, si apre un capitolo molto complesso ed una sorta di commedia degli equivoci: dichiarazioni che continuano a susseguirsi e difficoltà a capire dove sia il punto reale dell'intesa. Mi auguro che l'evolversi del confronto anche parlamentare del dibattito porti ad un chiarimento definitivo, perché è del tutto evidente che un accordo pieno con il sistema degli enti locali si presenta - anche per lo sforzo che questa legga finanziaria prevede - quanto mai essenziale.
La Commissione ha poi approvato significative misure di intervento a sostegno dei piccoli comuni.
Come ho già sottolineato, la crescita è l'obiettivo centrale della manovra di bilancio. Le misure per lo sviluppo si basano, oltre che sul taglio del cuneo fiscale - la misura, a regime, comporta una riduzione di 3 punti percentuali del costo del lavoro - e sul piano Bersani, anche sul credito di imposta per spese di investimento e per spese di ricerca e sviluppo. Ripartono gli investimenti infrastrutturali. Nel quinquennio 2001-2005 la quota della spesa in conto capitale è stata mediamente del 4 per cento per il 2007. Il disegno di legge finanziaria destina agli investimenti risorse in misura tale che la quota della spesa pubblica in conto capitale raggiunga il 4,6 per cento del PIL. Risorse per 7 miliardi per il 2007, e per 19 miliardi di euro nel triennio, sono destinate al fondo per la competitività e lo sviluppo, al fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), al fondo per la ricerca industriale e di base, ad infrastrutture, alle reti ferroviarie e stradali e al Mezzogiorno. Misure specifiche sono previste per il turismo, la cultura, l'agricoltura, l'ambiente, i fondi per l'occupazione e le politiche sociali, la famiglia (asili nido e anziani), le donne, le politiche abitative, il diritto allo studio e la cooperazione internazionale. Noi veniamo da un lustro sconfortante, in questo senso. Infatti, le risorse per investimenti, infrastrutture, innovazione e ricerca, servizi essenziali quali strade e ferrovie, per la cultura, l'ambiente e la difesa del suolo, il turismo e tanti altri comparti non hanno fatto altro che ridursi costantemente, sino a livelli insostenibili con la manovra per il 2006.
Nel disegno di legge finanziaria è confluito anche il contenuto del cosiddetto «progetto industria 2015» per il rilancio del settore industriale italiano e per il recupero di competitività nei confronti dei partner europei ed internazionali. Tre le direttrici degli interventi: per la competitività, per la crisi d'impresa e in materia di brevetti.
Inoltre, si istituisce il fondo per la finanza d'impresa, con un finanziamento iniziale di 600 milioni di euro, per facilitare l'accesso al credito e la partecipazione al capitale di rischio da parte delle piccole e medie imprese.
Le modifiche intervenute in Commissione bilancio hanno introdotto interventi in favore del made in Italy. Una ulteriore attenzione, nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge finanziaria, dovrà essere rivolta al mondo dell'artigianato. Su tale argomento, il confronto con il Governo e le associazioni di categoria è aperto.
Il Mezzogiorno è al centro di una nuova iniziativa di rilancio degli investimenti e dell'occupazione. Già si è detto della differenziazione territoriale nella riduzione del cosiddetto cuneo fiscale. Un ulteriore incentivo è previsto, sempre inPag. 5deduzione dalla base imponibile IRAP, per l'assunzione di lavoratrici, dal momento che il Mezzogiorno presenta tassi di occupazione femminile tra i più bassi d'Europa. Inoltre, si reintroduce un credito di imposta automatico per gli investimenti. Il fondo aree sottoutilizzate è incrementato di 63 miliardi di euro, tra il 2007 e il 2015, per la realizzazione di interventi di politica regionale per il periodo di programmazione 2007-2013. Ciò consente di incrementare la percentuale di risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno, sul totale destinato all'intero territorio nazionale, dal 38,6 per cento - la media del periodo 2000-2005 - al 42 per cento per il periodo 2007-2011. Tra gli interventi più significativi per il Mezzogiorno occorre segnalare il fondo per le zone franche urbane, per il recupero urbano di aree e quartieri degradati nelle città del meridione. Credo che le immagini di queste ultime giornate, le cronache crude alle quali assistiamo in grandi metropoli del sud, dovrebbero convincere tutti della priorità e dell'esigenza di uno sforzo straordinario in questa direzione.
L'investimento sul capitale umano nel nostro paese rappresenta uno dei capitoli sui quali si comincia a percepire un'inversione di tendenza rispetto al recente passato.
Per la ricerca nel suo complesso sono previsti 2 miliardi di euro nel triennio. Oltre al credito di imposta per le imprese, il disegno di legge finanziaria prevede la nascita del fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica che riunisce in un fondo unico i precedenti quattro fondi esistenti presso il Ministero e per il quale sono previsti fondi aggiuntivi pari a 960 milioni di euro nel triennio. A queste somme si aggiungono i fondi CIPE e i fondi precedenti pari a 200 milioni di euro per il 2007. Sono stanziati 140 milioni di euro per un piano straordinario triennale di assunzione dei ricercatori stimato in 2 mila unità. Altre risorse sono previste per stabilizzare i ricercatori precari degli enti di ricerca.
Per la scuola è prevista un'assunzione dei lavoratori precari, di cui 150 mila nuovi docenti e 20 mila ATA (amministrativi, tecnici e ausiliari) in tre anni, dal 2007 al 2009.
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, le ricordo che anche i tempi riservati ai relatori per la discussione congiunta sulle linee generali sono contingentati...
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 1746-bis. Allora, mi avvio a concludere molto rapidamente e chiedo fin d'ora alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia ampia relazione.
L'obbligo scolastico a decorrere dall'anno scolastico 2007 verrà elevato a 16 anni con l'istituzione di un biennio unitario.
Vi sono, poi, misure che riguardano le infrastrutture. Vi è una parte molto ampia, descritta nella relazione, per quanto riguarda la riforma dell'IRPEF.
Se me lo consente, signor Presidente, vorrei dire che, rispetto alla complessità di questa manovra finanziaria, tutti i partiti di maggioranza e di opposizione, nonché le rappresentanze delle forze produttive e sociali, sono chiamati a dare al nostro paese risposte al di sopra dei particolarismi e corporativismi esasperati. C'è bisogno di tornare a ragionare in termini di interesse generale. Nel disegno di legge finanziaria che ci accingiamo a discutere non vi è soltanto il grande e difficile sforzo compiuto ai fini del risanamento; vi è una strategia di lungo periodo. È una strategia aperta, che non pretende di dare tutte le risposte. Vi è la disponibilità ad un confronto e ad un dibattito ampio anche con chi pensa che diverse soluzioni potrebbero essere date rispetto a quelle da noi proposte. È qualcosa, però, che era necessario fare ed a cui non eravamo più avvezzi da qualche anno; ma contempla la parte più alta della politica. Si insegue, spesso, un consenso immediato, altrettanto spesso a scapito degli interessi del paese e del suo futuro. La dignità di una classe politica risiede nella sua lungimiranza e nella sua capacità di compiere scelte improrogabiliPag. 6per la salvaguardia del paese in nome di frutti futuri (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ventura. La Presidenza autorizza sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della relazione.
Il relatore sul disegno di legge n. 1747, deputato Piro, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO PIRO, Relatore sul disegno di legge n. 1747. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signore e signori deputati, l'esame dei documenti di bilancio a legislazione vigente risente fortemente ormai del progressivo affievolimento dell'importanza che questi strumenti hanno ai fini della programmazione e delle determinazioni delle politiche di correzione dei saldi e di intervento sui fattori economici interamente affidati alla legge finanziaria.
Il bilancio dello Stato conserva, tuttavia, un suo ruolo significativo, se non altro perché da esso dipende la funzionalità della pubblica amministrazione. Il bilancio, infatti, è oggi pressoché un bilancio di mantenimento, uno degli indicatori più sicuri dell'efficienza della pubblica amministrazione, ma anche delle distorsioni e delle criticità che attraversano il sistema Stato. La struttura del bilancio 2007 presenta alcune significative novità. Il ridisegno delle strutture ministeriali ha comportato la redistribuzione delle competenze ed una diversa allocazione dei centri di spesa, operazione avvenuta a saldo zero. Non ci sono, infatti, aumenti di spesa, se non per quella parte legata ai ministri ed ai sottosegretari, la cui copertura, peraltro, è stata prevista da altro provvedimento. Vi è l'aggregazione, operata a livello dell'allegato tecnico, di capitoli di spesa aventi la stessa natura e la medesima classificazione economica SEC95, la cui gestione specifica avverrà a livello di articolo. Ciò dovrebbe comportare una maggiore elasticità di gestione, perché sulla competenza si potrà operare con variazioni compensative a livello di articolo.
Sulla cassa, la presenza di capitoli accorpati consentirà di fare fronte con più appropriatezza alle esigenze che si manifesteranno nel corso dell'esercizio. Conseguentemente, a questa ristrutturazione, i centri di responsabilità amministrativa passano, dal 2006 al 2007, da 170 a 189, le unità di voto da 1.628 a 1.605, i capitoli da 7.516 (quanti erano nel 2006), a 4.759 (quanti sono nel 2007), con un'imponente riduzione di 2.757 capitoli.
In generale, il bilancio a legislazione vigente manifesta un decremento delle spese cosiddette discrezionali, su cui incide anche il sistema delle convenzioni quadro Consip e mantiene inalterata l'estrema rigidità della spesa (le spese vincolate, sul totale delle spese finali, si attestano, infatti, ad una percentuale del 92,15 per cento) e realizza un ulteriore decremento delle spese in conto capitale, che si attestano attorno ad una percentuale del 6,54 per cento delle spese finali. Si evidenzia qui, ancora una volta, una doppia pericolosa tendenza. La prima è quella di una progressiva rigidità della spesa e ciò richiede la necessità di intervenire sulla legislazione con un'attività di «disboscamento» della pletora di leggi di spesa esistenti nel paese. L'altra tendenza è quella che porta a compensare le difficoltà registrate nel contenimento della spesa corrente con una diminuzione degli investimenti.
Il quadro generale riassuntivo del bilancio di previsione per il 2007 evidenzia i seguenti importi, al netto delle regolazioni contabili e debitorie: le entrate finali si attestano a 423,4 miliardi per competenza e a 402,2 per cassa, mentre le spese finali si attestano a 427,3 miliardi per competenza e a 444,6 miliardi per cassa. Il saldo netto da finanziare risulta pari a 3.885 milioni di euro, mentre nel bilancio di cassa il saldo netto da finanziare risulta pari a 42.436 milioni di euro. Le regolazioni contabili e debitorie e i rimborsi IVA iscritti nel bilancio ammontano, per quanto concerne le entrate, a 26.931 milioniPag. 7di euro, per quanto concerne le spese, a 30.081 milioni di euro. Le previsioni del bilancio registrano una forte riduzione del saldo netto da finanziare, anche rispetto al disegno di legge di assestamento per il 2006, derivanti dall'aumento delle entrate finali e da una riduzione delle spese finali. Anche il saldo corrente risparmio pubblico registra rispetto alle previsioni assestate per il 2006 un miglioramento di 25.313 milioni di euro, dovuto essenzialmente all'incremento delle entrate correnti per oltre 22 mila milioni di euro ed alla riduzione di 3.240 milioni di euro delle spese correnti. L'avanzo primario pertanto registra un notevole incremento, di 32.734 milioni.
Per quanto riguarda più precisamente le entrate finali, l'incremento di oltre 22 miliardi di euro rispetto alle previsioni assestate per il 2006 è determinato dall'aumento di quasi 23 miliardi di euro delle entrate tributarie e dalla riduzione di poco meno di un miliardo delle entrate extratributarie. L'incremento delle entrate tributarie, in particolare, riguarda per 14.322 milioni le imposte dirette e per 8.667 milioni quelle indirette. Fra le maggiori entrate secondo la relazione tecnica al decreto-legge n. 262 del 2006 sono state considerate quelle derivanti proprio dall'applicazione dei commi 25 e 26 dell'articolo 7 del decreto-legge destinate a compensare il minor gettito connesso all'applicazione della sentenza della Corte di giustizia europea sulla detraibilità dell'IVA sugli autoveicoli.
Riguardo alle spese finali iscritte nel bilancio, la riduzione ha interessato sia quelle di parte corrente, sia quelle in conto capitale. Nell'ambito delle spese correnti, si registra un incremento della spesa per interessi di oltre 2 miliardi di euro, quasi interamente dovuto all'andamento dei tassi, peraltro tuttora in movimento verso l'alto.
Il disegno di legge finanziaria contiene alcune disposizioni che hanno un'incidenza significativa sul bilancio. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 53 su cui si è svolta in Commissione un'ampia ed approfondita discussione e che giunge in Assemblea con un testo profondamente modificato rispetto al testo originario proposto dal Governo. Il comma 1 dispone che è accantonata e resa disponibile in maniera lineare una quota pari a 4.572 milioni nel 2007, 5.031 nel 2008 e 4.922 nel 2009, relativa a numerose categorie: i consumi intermedi, i trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche, quelli a famiglie e istituzioni sociali private, alle imprese e all'estero, altre uscite correnti e le categorie di spesa in conto capitale con esclusione dei trasferimenti relativi agli enti territoriali, agli enti previdenziali, agli organi costituzionali, nonché quelli a favore della protezione civile e del fondo ordinario delle università, nonché quelli relativi alle confessioni religiose di cui alla legge 20 maggio 1985 n. 222. Devo osservare che la legge n. 222 del 1985 riguarda soltanto la Chiesa cattolica, mentre i rapporti con le altre confessioni religiose sono disciplinati sulla base di leggi successive. Ritengo, quindi, che anche queste leggi dovrebbero essere richiamate espressamente nell'articolo. Sono esclusi, altresì, a seguito di una modifica introdotta nel corso dell'esame in Commissione, i trasferimenti a favore della protezione civile e del 50 per cento dello stanziamento del fondo per le aree sottoutilizzate all'interno delle spese in conto capitale.
Sempre nel corso dell'esame in Commissione, è stato introdotto anche un regime peculiare per il Ministero della pubblica istruzione le cui previsioni si prevede vengano incise per un importo complessivo di 40 milioni di euro per ciascun anno. Sono state escluse le autorizzazioni di spesa predeterminate legislativamente, nonché il comparto della radiodiffusione televisiva locale.
Numerosi provvedimenti legislativi adottati nel passato hanno inteso conseguire risparmi di spesa attraverso interventi di carattere orizzontale sugli stanziamenti di bilancio, ma l'efficacia di tali interventi indifferenziati sulla dotazione di bilancio è stata più volte messa in discussione: così la Corte dei conti nel rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2004 e così la stessa commissione cosiddettaPag. 8Faini, istituita dal ministro dell'economia e delle finanze, che è stata unanime nel valutare l'impatto di misure di riduzione generalizzata della spesa.
Sotto questo profilo, si può affermare, tuttavia, che l'operazione di accantonamento e di indisponibilità di somme stanziate in bilancio che il Governo intende realizzare presenta alcune caratteristiche di novità: innanzitutto, per il meccanismo di flessibilità che viene introdotto e che consentirà di modulare gli accantonamenti in corso d'anno secondo le esigenze effettive della pubblica amministrazione. Poi, perché non viene operata una riduzione percentuale in modo cieco, ma ci si propone di intervenire con precisione sulle diverse unità previsionali di base con un meccanismo, dunque, di maggiore responsabilità, ma anche di maggiore trasparenza.
Infatti, nel corso dell'esame in Commissione, il Governo ha presentato un allegato, sia pure con finalità puramente conoscitive, in cui però viene dato analiticamente conto dell'entità di ciascun accantonamento. Per il 2007, questo accantonamento rappresenta il 12,7 per cento degli stanziamenti interessati, per il 2008, il 14,3 per cento e, per il 2009, il 12,8 per cento.
Ancora, nel corso dell'esame in Commissione, è stata modificata la procedura per addivenire a variazioni dei predetti accantonamenti. Tali variazioni, adesso, devono essere disposte con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, ma viene assicurato il coinvolgimento del Parlamento, al quale lo schema di decreto deve essere trasmesso per l'acquisizione del parere da parte delle Commissioni competenti per le conseguenze di carattere finanziario.
Sempre in Commissione, infine, è stato soppresso il previgente comma 3 che, introducendo una flessibilità gestionale molto ampia, disponeva che il ministro dell'economia potesse procedere a variazioni compensative tra capitoli appartenenti a diverse unità revisionali, nell'ambito delle categorie indicate nel comma 1 dell'articolo.
Il bilancio di cassa, per l'anno 2007, reca al netto di regolazioni debitorie e contabili, previsioni di incassi e pagamenti rispettivamente pari a 402,2 miliardi e 444,7 miliardi. La massa acquisibile e la massa spendibile vengono indicate rispettivamente in 588,7 miliardi e 523,4 miliardi. I coefficienti di realizzazione espressi dal raffronto dei flussi di cassa, previsti con i corrispondenti potenziali, risultano pari al 68,3 per cento per le entrate e al 84,97 per cento per le spese.
Il bilancio triennale 2007-2009 contiene anch'esso una novità significativa: tutti gli stati di previsione per il 2007, infatti, sono accompagnati da un allegato relativo al bilancio triennale, esposto per unità previsionali di base, che, quindi, allarga sicuramente la fascia di conoscibilità e di trasparenza del bilancio stesso. Il bilancio triennale prevede che le entrate finali per il 2009 siano di 447,7 miliardi e le spese finali di 438,9 miliardi, mentre il rimborso dei prestiti è previsto rimanga sostanzialmente stabile nel triennio. I fondi globali per nuovi interventi legislativi sono previsti in 22,6 milioni di euro, per la parte corrente, e 258 milioni di euro, per il conto capitale.
Anche quest'anno, viene presentato il bilancio ambientale, il cosiddetto ecobilancio in via sperimentale. Esso offre un quadro di sintesi delle spese previste per la protezione dell'ambiente, suddivise per settori di intervento e distinte tra spese dirette dell'amministrazione centrale e spese da realizzare da parte di altri enti, tramite trasferimento. Per l'entrata, va notato che solo il Ministero dell'ambiente presenta un capitolo dedicato al quale affluiscono risorse, mentre, per quanto riguarda le spese, nel bilancio a legislazione vigente, esse sono previste per un totale di 694,9 milioni di euro con un calo significativo rispetto ai 780,2 milioni di euro del bilancio assestato 2006, mentre è ancora più significativo il trend storico, che è francamente negativo (passando dai 1.102 milioni di euro del 2004 agli attuali 694,9).
Si modifica anche la composizione della spesa: si riduce quella diretta dellePag. 9amministrazioni centrali ed aumenta quella indiretta. Sicuramente, ciò dipende da un ruolo crescente, anche per quanto riguarda la protezione dell'ambiente, che viene assunto da regioni ed enti locali. Non sembra, però, che il ruolo delle regioni e degli enti locali riesca a compensare la diminuzione degli stanziamenti statali. Si tratta di un'iniziativa interessante; tuttavia, ritengo che bisogna passare al più presto ad un vero e proprio bilancio ambientale, un bilancio, cioè, a consuntivo, che consenta una verifica puntuale degli interventi con una elencazione degli interventi stessi.
Per quanto riguarda gli effetti sul bilancio che saranno determinati dal disegno di legge finanziaria e dei collegati, secondo le stime fornite dal Governo, il complesso delle disposizioni introdotte dal decreto-legge n. 262 del 2006 in materia tributaria e finanziaria determinano un aumento delle previsioni di entrata per 6.568 milioni di euro (tutte relative alle entrate tributarie) ed una riduzione delle previsioni di spesa per 1.248 milioni di euro.
Il complesso delle disposizioni introdotto dal disegno di legge finanziaria determina sia un aumento delle entrate per 3.324 milioni di euro sia un aumento delle spese per 29.694 milioni di euro. L'incremento delle entrate è riconducibile principalmente all'aumento delle entrate tributarie, mentre, per quanto riguarda le spese, le disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria determinano un aumento delle spese correnti primarie per 16.943 milioni ed un incremento della spesa in conto capitale di 12.752 milioni.
Per effetto di tali modifiche, i saldi del bilancio dello Stato risultano rideterminati nei seguenti valori: il saldo netto da finanziare risulta pari a 22.440 milioni di euro, il risparmio pubblico assume un valore pari a 16.549 milioni di euro, il ricorso al mercato è pari a 218.359 milioni di euro. Tali valori del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato, che dovrebbero determinarsi nel bilancio di previsione per il 2007 integrato con gli effetti del disegno di legge finanziaria, risultano, in ogni caso, inferiori ai limiti massimi stabiliti all'articolo 1, comma 1, del disegno di legge finanziaria medesimo che fissa tali limiti rispettivamente in 29 miliardi di euro e in 240.500 milioni di euro.
In conclusione, si può affermare, dunque, che, tenendo conto della manovra correttiva, le risultanze complessive per il bilancio di previsione del 2007 assicurano la piena rispondenza agli obiettivi di finanza pubblica programmati e definiti nel Documento di programmazione economico-finanziaria come integrato dalla nota di aggiornamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare è l'onorevole Berruti. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la manovra finanziaria per il 2007 è stata, come risaputo, frazionata in quattro provvedimenti: il decreto-legge Visco-Bersani, approvato la scorsa estate, il decreto-legge n. 262 del 2006, approvato il mese scorso, il disegno di legge in esame e quello sul riordino del sistema tributario, che ha appena iniziato il suo cammino parlamentare.
Si potrebbe pensare che questa suddivisione sia stata determinata da esigenze sistematiche, ma crediamo che non sia così, perché gli stessi temi si trovano disseminati nei vari provvedimenti senza una ragione, almeno apparente. Allora, dovremmo ritenere che l'adozione di due decreti-legge sia stata imposta dall'urgenza di mettere in ordine i conti pubblici, ma anche questa ipotesi è infondata, perché l'ISTAT ha fatto sapere che il deficit pubblico è sceso al 2,9 per cento nel primo semestre di quest'anno.Pag. 10
Non ci resta che constatare, quindi, che vi è stata una scelta tecnica, fosse diversiva, per impedire un'esatta ricostruzione dello scenario che attende i cittadini nel prossimo anno e negli anni successivi. Ma con pazienza, il mosaico, in qualche maniera, è stato ricostruito e, quindi, nel commentare il disegno di legge in esame, credo sia necessario rifarsi a pezzi di norme disseminate qua e là, artatamente - non abbiatevene a male -, in varie direzioni.
Giorni addietro, e solo da fonti giornalistiche, apprendevamo che l'ammontare della manovra era in continua variazione nell'ordine di milioni, se non di miliardi, di euro, secondo l'interlocutore del momento. Oggi, l'ultimo riscontro ci parla addirittura di 40 e più miliardi di euro. Ciò impone di spostare l'attenzione soprattutto su quelle parti della manovra di finanza pubblica che riguardano le entrate, poiché non si comprende la ragione per cui venga richiesto un sacrificio tanto grave ai cittadini italiani.
A mio parere, inoltre, vi è un secondo motivo per soffermarsi su tale aspetto, costituito dall'irrazionalità di alcune norme, poiché esse fanno ritenere che siano state gettate le basi per futuri aumenti della pressione fiscale; si tratterebbe, peraltro, di inasprimenti tributari sottratti al controllo parlamentare. Se ciò fosse dimostrato, sarebbe un fatto gravissimo.
In quest'ottica, appare quasi irrilevante soffermarsi analiticamente sugli aspetti relativi alle modifiche delle «curve» delle aliquote tributarie, del sistema delle detrazioni e delle deduzioni e via dicendo. Credo, infatti - e tutti, oggi, lo hanno ben chiaro -, che non vi sia angolo del paese in cui il problema non sia stato discusso e la manovra finanziaria sia stata coralmente disapprovata, a causa dell'aumento della pressione fiscale anche nei confronti di categorie che sicuramente non beneficiano di redditi significativi, nonché della irrazionalità della distribuzione del maggior carico fiscale.
È stato affermato da più parti, anche autorevoli, che la filosofia alla base del provvedimento mira interamente alla redistribuzione dei redditi. Diverse simulazioni hanno consentito di dimostrare che l'effetto redistributivo penalizza i lavoratori autonomi e le famiglie senza figli e favorisce, invece, i lavoratori dipendenti e le famiglie con figli a carico. Tutto ciò avviene in dimensioni assai modeste, perché, nelle ipotesi migliori (che sono, tuttavia, anche le più rare) il beneficio resta confinato all'1 per cento del reddito prodotto.
In conclusione, l'incremento della pressione fiscale, anche sui redditi modesti, non giustifica il tanto decantato effetto redistributivo, il quale, nella migliore delle ipotesi, porterà nelle tasche dei cittadini più poveri una decina di euro in più al mese: è di questo che stiamo parlando!
Detto ciò sugli aspetti della manovra economico-finanziaria che hanno avuto maggiore risonanza, a causa della loro evidenza, è utile passare all'esame di quella parte della manovra che riteniamo più insidiosa, perché produce, a nostro parere, effetti non immediatamente percepibili dai contribuenti.
Emblematica, secondo noi, risulta essere la modifica della disciplina relativa agli studi di settore. Vedete, colleghi, con l'articolo 5 del disegno di legge finanziaria per il 2007 si «debutta» riducendo i termini di revisione degli studi di settore da quattro a tre anni. In tale articolo, inoltre, sono recate indicazioni volte a tener conto, nella fase di revisione, non solo di dati e di statistiche ufficiali, ma, ahimè, anche di indicatori di coerenza.
La domanda che ci poniamo, tuttavia, è la seguente: da chi dovranno essere elaborati tali indicatori di coerenza e sulla base di quali criteri? Onorevoli colleghi, non ho rinvenuto tale aspetto nella normativa; è possibile che abbia sbagliato, ma vorrei che qualcuno me lo dicesse.
Il processo di insinuazione della massima discrezionalità dell'Esecutivo - a nostro avviso, per aumentare il reddito imponibile a proprio piacimento - si delinea ancora di più grazie alla previsione di utilizzare indicatori di normalità economica fino alla elaborazione ed alla revisionePag. 11degli studi di settore. Si tratta di indicatori che sono approvati - chiedo la vostra attenzione, colleghi! - escludendo espressamente il parere della commissione di esperti, la quale, contemplando la presenza delle categorie interessate, concorre, per legge, alla validazione delle proposte di nuovi studi, nonché delle modifiche di quelli esistenti, presentati dall'amministrazione finanziaria.
Insomma, se non fosse ancora chiaro, onorevoli colleghi, vorrei evidenziare che, in questo modo, si è apprestato uno strumento giuridico volto ad aumentare il gettito tributario a carico sia dei lavoratori autonomi, sia delle piccole e medie imprese lontano da occhi indiscreti e, soprattutto, senza che sia previsto alcun controllo democratico!
La trasformazione degli studi di settore in uno strumento di mero arbitrio ha origini anteriori al disegno di legge finanziaria in esame: per l'esattezza, risale al cosiddetto decreto Visco-Bersani. Ma come è possibile dimenticare che gli studi di settore furono concepiti quale ausilio orientativo dell'attività di accertamento degli uffici finanziari?
L'introduzione del sistema degli studi di settore era stata originata, infatti, dal concepimento di un sistema che doveva essere ausiliario ed orientativo dell'attività di accertamento degli organi dell'amministrazione finanziaria.
Questo significato era ben precisato nei commi 2 e 3 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, che prevedeva la possibilità di effettuare accertamenti nei confronti di quei contribuenti in contabilità ordinaria che fossero risultati incongrui in due periodi di imposta su tre ed anche in contabilità ordinaria per opzione, in presenza di gravi irregolarità delle scritture contabili. Il fatto è che i suddetti commi sono stati abrogati ed ora è stata prevista la procedura di accertamento per effetto della incongruità anche per un solo periodo di imposta.
Queste modifiche, a nostro parere, hanno un significato ben preciso. Gli studi di settore perdono la funzione di strumento indiziario, per assumere invece la funzione ed il ruolo di presunzione legale. Spetterà così purtroppo al contribuente dimostrare l'inapplicabilità degli studi di settore al proprio caso, e voi immaginate con quali difficoltà di prova. Tuttavia, l'aspetto più preoccupante è che, medio tempore, per gli studi in essere e poi per gli studi che verranno successivamente, i risultati saranno influenzati da quelle elaborazioni prodotte dall'amministrazione finanziaria, senza alcun contraddittorio.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 10)
MASSIMO MARIA BERRUTI. Si determina insomma una situazione molto grave, perché la pressione fiscale su alcune categorie diventerà una variabile indipendente, che sarà esclusivamente nelle mani dell'Esecutivo. È facile allora immaginare che si voglia giustificare tutto ciò con la lotta all'evasione fiscale e che vi sia la tentazione di respingere le critiche, tacciandole come tesi provenienti dai difensori dei peccatori, che saremmo noi, secondo una recente tesi di un nuovo - ma forse non autorizzato! - interprete delle leggi divine. Queste argomentazioni, se sostenute, andrebbero respinte come un maldestro tentativo per eludere un aspetto molto delicato. Con questi provvedimenti sono stati inaspriti gli obblighi contabili, le capacità di intrusione nell'anagrafe tributaria, dai conti bancari alle consistenze patrimoniali, gli oneri di comunicazione di dati e informazioni. Sono stati rafforzati anche gli obblighi relativi alle ricevute e agli scontrini fiscali.
Credo sia arrivato allora il momento di fare chiarezza sui criteri che l'amministrazione finanziaria intende seguire per orientare la propria azione di controllo, se cioè punti sugli accertamenti analitici ovvero su quelli presuntivi. I contribuenti hanno diritto di acquisire certezza sui controlli che devono legittimamente subire, perché non possono essere compressi da oneri di adempimento, la cosiddetta compliance, che possono poi risultare addirittura inutili, perché secondo inveteratePag. 12abitudini tutti sappiamo che il fisco privilegia comunque il metodo che dà il risultato più alto.
È evidente quindi che tutta la manovra su questo argomento si poggia a nostro parere su una contraddizione. Infatti, se si rafforzano gli strumenti per l'accertamento analitico, non ha senso inasprire il regime delle presunzioni. Per essere ancora più espliciti, è razionale oggi mantenere i misuratori fiscali, se poi i ricavi vengono controllati con gli studi di settore? Al limite, allora, si potrebbe perfino dire che i misuratori fiscali potrebbero far prova contro l'amministrazione finanziaria?
Dunque, un eventuale appello alla lotta all'evasione fiscale, per ignorare le tematiche che sono state segnalate, risulta un'operazione di mera disinformazione, per dissimulare forse finalità assolutamente inquietanti! D'altra parte, non sfugge ad alcuno che la razionalizzazione del sistema significa anche porre con forza il tema della sua economicità, considerato che l'elaborazione degli studi di settore è molto complessa e che i relativi costi non sono assolutamente noti.
Gli studi di settore sono nati per affrontare quella realtà economica ove, in assenza di conflitto di interesse fra gli attori delle attività, le scritture contabili abbiano un'attendibilità ridotta.
Nessuno ha mai pensato che i soggetti di notevoli dimensioni, le grandi aziende, le grandi industrie...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Ho tredici minuti a disposizione, signor Presidente.
PRESIDENTE. Infatti, siamo già al tredicesimo.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Dicevo che nessuno ha mai pensato che le grandi aziende possano permettersi di utilizzare gli artifici ai quali possono ricorrere, invece, i contribuenti di minori dimensioni.
Concludo con un riferimento alla possibilità di procedere a nuove privatizzazioni (mi riferisco all'ANAS) con i criteri già utilizzati in passato. Per favore, basta!
Colleghi, provate ad indicare un solo motivo per sostenere - come fate voi della maggioranza, insieme al Presidente del Consiglio - che il provvedimento in esame è un provvedimento giusto. Provateci, ma il vostro sforzo sarà inutile, come noi riteniamo sia il disegno di legge finanziaria per il 2007. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il collega Berruti è riuscito ad evidenziare, in modo brillante, non soltanto il controsenso del disegno di legge finanziaria in esame, nel metodo e nel merito, ma anche la stessa incomprensibilità del merito stesso.
Stiamo ripetendo da giorni che i 217 articoli del disegno di legge hanno prodotto, da un lato, la presentazione di più di settemila emendamenti e, dall'altro, numerose manifestazioni, programmate, in questi giorni, anche in regioni che non sono sicuramente di centrodestra (ad esempio, in Umbria ed in Toscana).
Paradossalmente, nonostante il provvedimento sia tanto corposo, le proteste riguardano ciò che in esso manca. Nei pochi minuti di cui dispongo, cercherò di rimarcare un rischio che è stato già posto in risalto. Questo strumento di intervento dello Stato italiano sta diventando inefficace: contiene troppe misure, non risolve alcun problema e fa nascere nei cittadini aspettative che è impossibile realizzare. Alla fine, i disegni di legge finanziaria contengono soltanto norme restrittive e creano sfiducia in chi deve fare i conti con le limitazioni che da essi derivano. Si pensi ai precari, al settore della sicurezza, all'università, alla sanità, al trasporto locale, alla scuola: in ogni settore, senza un criterio logico e comprensibile, il disegno di legge finanziaria interviene addirittura disciplinando dettagli che dovrebbero esserePag. 13oggetto di disposizioni specifiche (si va dalla tenuta dei registri matricola e paga al procedimento di rilascio del documento unico di regolarità contributiva, alle graduatorie permanenti nella scuola; il collega Berruti ha fatto riferimento ai misuratori fiscali ed agli scontrini fiscali). Con ciò voglio dire che la valutazione del disegno di legge finanziaria è critica perché esso crea troppa sfiducia in chi deve applicarne le disposizioni.
Cosa avremmo voluto leggere nel disegno di legge finanziaria? Ad esempio, nulla si dice a proposito di un tema fondamentale: il completamento delle opere pubbliche (tema che le precedenti finanziarie, invece, hanno affrontato). Alcune opere pubbliche, indispensabili per l'economia del nostro paese e per la vivibilità, si trovano all'ultimo stadio di realizzazione: per consentirne la fruizione da parte dei cittadini manca, in qualche caso, uno stanziamento di pochi milioni di euro. Ve n'è una, in particolare, nata, nel 1968, come opera viaria per l'emergenza Vesuvio: amministrazioni locali come quelle di Sant'Antonio Abate, Scafati ed Angri protestano da tempo perché l'ultimo tratto, fondamentale per l'emergenza Vesuvio, non viene ultimato per mancanza di risorse. L'esempio corrobora quanto ho già detto in apertura del mio intervento: ci lamentiamo per quello che manca. Non riusciamo a giustificare, davanti ai sindaci di quei territori, come mai in un disegno di legge finanziaria così eterogeneo (ed incongruente) manchi il finanziamento per l'ultimazione di un'opera quasi completata!
La precedente valutazione dà l'idea delle motivazioni che sono alla base della nostra posizione e che ci hanno indotto a presentare moltissimi emendamenti. Al riguardo, io sostengo che il numero degli emendamenti è proporzionale alle materie trattate con 217 articoli ed è quindi normale. Anzi, giustifico anche l'atteggiamento della maggioranza, la quale ha cercato di dare il suo contributo (non dimentichiamo, infatti, che il Parlamento interviene sui documenti presentati dal Governo).
Ho sentito più volte una critica riferita alle leggi finanziarie del precedente Governo. A tale proposito, ricordo ai colleghi che il presidente della Casa delle libertà, nella precedente legislatura, aveva già lanciato un monito in occasione dell'approvazione del disegno di legge finanziaria del 2004: egli invitava il Governo a tenere conto dei principi del disegno di legge finanziaria. Ancora prima, le Commissioni bilancio della Camera e del Senato avevano approvato, il 4 giugno 2002, due risoluzioni che ponevano in risalto il rischio già segnalato.
Il Governo precedente cioè aveva dichiarato la sua preoccupazione per quello che stava diventando, in termini peggiorativi, l'utilizzo dello strumento della finanziaria. Perché faccio questo riferimento? Perché voi, che state predisponendo questa finanziaria, avete fatto riferimento all'ultima finanziaria approvata dal Governo di centrodestra; così, intendete giustificare l'eventuale ricorso alla posizione della questione di fiducia sia ricordandoci che anche noi ponemmo in quell'occasione la fiducia sia perché le materie e le questioni da trattare sono tante. Tuttavia, voi non dovete confondere la prima finanziaria approvata da un Governo appena in carica con l'ultima o le ultime finanziarie approvate dallo stesso esecutivo. A mio avviso, è opportuno distinguere il periodo iniziale di Governo, momento in cui si ha maggior coraggio nel proporre politiche anche di rigore, rispetto a periodi, per così dire, elettorali.
Un altro elemento che sfugge a molti colleghi è quello di valutare il disegno di legge finanziaria oltre che per il suo contenuto anche per la fase in cui esso viene esaminato, cioè se l'esame si svolge in prima o in seconda o in terza lettura. Difatti, come sappiamo, una cosa è l'esame del disegno di legge finanziaria in prima lettura, dove evidentemente c'è maggiore spazio per apportare modifiche, altra cosa è l'esame in seconda lettura per le ovvie difficoltà, una volta modificato il provvedimento, a rimandarlo all'altro ramo del Parlamento. Pertanto, dobbiamo fare il paragone fra questa finanziaria, in primaPag. 14lettura alla Camera, e la prima finanziaria del Governo di centrodestra che la esaminò in questa sede in seconda lettura e, conseguentemente, con maggiori difficoltà nell'approvarla. In quel caso, lo ricordo, nonostante il disegno di legge finanziaria fosse esaminato in seconda lettura, non fu posta la questione di fiducia. La preoccupazione nasce, a sua volta, da una dichiarazione contenente una preoccupazione, fatta in quel periodo. Noi siamo d'accordo nel dire che non bisogna svegliarsi all'improvviso e pensare che voi avete sbagliato un iter che fino allo scorso anno era perfetto, ma quella preoccupazione, manifestata in quel periodo, ha condotto ad una situazione odierna gravissima che va ben oltre quella preoccupazione.
Desidero ora fare riferimento ad un tema che si interseca in maniera indiretta con l'esame del disegno di legge finanziaria. Faccio riferimento alla riforma elettorale. Voi avete fatto predisporre il documento più importante del Governo, cioè la finanziaria, ad un ministro non politico, ma tecnico. È un ministro tecnico che, però, fa valutazioni politiche, tant'è che ha sostenuto che i guasti delle leggi finanziarie che hanno condizionato i conti dello Stato sono iniziati dall'ultima finanziaria approvata dal Governo di centrodestra. Da qui emerge, a mio avviso, un controsenso. Nel momento in cui si chiede ai parlamentari un rapporto diretto con il territorio, magari attraverso un sistema elettorale diverso, probabilmente basato su preferenze, poi, nello strumento più importante elaborato dal Governo, la legge finanziaria, con il quale si cerca di risolvere i problemi dei territori, i parlamentari si trovano di fronte ad un provvedimento complesso, in parte blindato, che va contro le esigenze manifestate dai territori stessi. Conseguentemente, comprendo i numerosi emendamenti presentati anche dai colleghi del centrosinistra. Di fronte ad uno strumento che dovrebbe tendere a migliorare i conti dello Stato, e che contiene tutta una serie di norme non aventi però una logica oggettiva, i sindaci e gli amministratori locali si sentono autorizzati a chiedere perché alcune norme da loro ritenute importanti non sono contenute nella legge finanziaria.
Ebbene, nei confronti della finanziaria non solo abbiamo assunto una posizione critica per ciò che essa prevede e per gli effetti che con essa si vogliono ottenere, ma incontriamo anche difficoltà a giustificare agli amministratori locali perché in questo provvedimento essi non trovano le risposte che considerano indispensabili.
Il relatore al disegno di legge finanziaria ha svolto un lavoro egregio in Commissione. Apprezzo le valutazioni che sono state fin qui espresse in termini generali, però non bisogna dimenticare le finalità che tendono a perseguire i pochi emendamenti approvati in Commissione. Noi non dobbiamo considerare questa discussione come un dibattito su questioni macro-economiche e sulla tenuta del bilancio dello Stato. Questa mattina, ad esempio, leggevo l'articolo 36 del provvedimento che reca come titolo: misure per la realizzazione del centro polifunzionale della Polizia di Stato di Napoli. Si prevede poi una proroga del termine in materia di realizzazione di immobili per l'edilizia universitaria da parte degli enti previdenziali.
La prima modifica che incontrate sul testo licenziato dalla Commissione e all'esame dell'Assemblea, è lo stralcio di una questione attualissima, che sono convinto verrà inserita nel maxiemendamento. Comprendo la difficoltà e condivido in parte le valutazioni svolte dal relatore, ma devo evidenziare il metodo utilizzato che mette in imbarazzo tutti coloro che devono rendere conto ai territori di ciò che si intende fare.
Se è vero - e concludo, Presidente - che Bruxelles ha dato un parere favorevole alla manovra, stabilendo il principio del rigore, è anche vero che in Europa abbiamo letto una classifica dei ministri europei. Io - devo dire la verità - non sono d'accordo nel dire che il nostro ministro sia il peggiore d'Europa. Anzi, da questo punto di vista, ho qualche dubbio: non posso dire che sia il peggiore ministro d'Europa, ma sicuramente è tra i peggiori d'Italia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Miglioli. Ne ha facoltà.
IVANO MIGLIOLI. Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, nel documento di programmazione economico-finanziaria, approvato nel luglio scorso, gli obiettivi strategici per il paese erano tre: risanamento dei conti pubblici, ripresa economica, equità sociale.
Per quanto riguarda il risanamento, non possiamo evidentemente prescindere dalla pesantissima eredità lasciata al paese dal Governo Berlusconi-Tremonti: un rapporto deficit-PIL ormai prossimo al 5 per cento; una drammatica mancanza di risorse per le grandi opere infrastrutturali, di cui il paese ha bisogno come il pane, a partire dai collegamenti stradali e ferroviari; una situazione finanziaria complessiva disastrosa con un buco di bilancio, questo sì, vero. Insomma, tanta polvere nascosta sotto il tappeto che oggi noi abbiamo il dovere di spazzare via! Per questo - e non c'è da stupirsene - la manovra per il prossimo anno è di dimensioni elevate: ammonta a quasi 35 miliardi, pari al 2,3 per cento del PIL ed opera una correzione strutturale dei conti pubblici. L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni va sotto il 3 per cento nel 2007; l'avanzo primario, diventato disavanzo nel 2006, torna positivo; il volume globale del debito ricomincia a scendere fino al di sotto del 100 per cento nel 2011. Non vi è dunque da stupirsi se la comunità internazionale approva la manovra. Ma il risanamento avviato dal Governo già con la «manovrina» di luglio non risponde solo all'esigenza di rispettare i parametri europei e di riportare il deficit sotto il 3 per cento. Il risanamento ha già in sé i requisiti della ripresa, costituisce la condizione necessaria per il rilancio dell'economia, in coerenza con quanto dichiarato a più riprese dal Presidente del Consiglio: no alla politica dei due tempi, risanamento e sviluppo devono procedere assieme. E qui veniamo al secondo obiettivo strategico della manovra, quello dello sviluppo.
Il paese esce da cinque anni di stagnazione con un incremento del prodotto interno lordo prossimo allo zero, che non si spiega solo con l'andamento generale dell'economia mondiale, perché comunque l'Italia è stata il paese che in questi cinque anni di Governo di centrodestra ha avuto le peggiori performance in Europa.
Il 2006 segna un'inversione di tendenza nell'economia del paese: si tratta dunque di sostenere la ripresa con provvedimenti non occasionali, ma strutturali, di lunga lena, che facciano sentire i loro effetti anche negli anni a venire; la misura di maggior rilievo da questo punto di vista è l'immediata e forte riduzione del cuneo fiscale contributivo sul lavoro. Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che le aziende italiane non hanno mai avuto così tanto: 5 punti in meno in un breve lasso di tempo, tre a favore delle imprese, due a favore dei lavoratori, pari a oltre 6 miliardi di euro. Si tratta oltretutto di una misura selettiva perché riguarda solo i rapporti di lavoro a tempo determinato e contribuisce a combattere la precarietà, rendendo meno conveniente i rapporti di lavoro instabili.
Passiamo al terzo punto, non meno importante, quello dell'equità: un obiettivo perseguito attraverso la rimodulazione delle aliquote fiscali e di altri interventi in campo sociale a favore delle fasce più deboli della popolazione, in particolare pensionati, lavoratori a reddito medio-basso, famiglie con figli.
Mi preme sottolineare a questo proposito come i dati sulla povertà, tratti dall'ultima indagine ISTAT confermino che in Italia nel 2005 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni 580 mila, quasi 7 milioni e mezzo di persone.
Dunque, vi è davvero bisogno di non fare parti troppo uguali fra diseguali, per parafrasare una celebre formula di Ermanno Gorrieri in materia di fisco.
Con la proposta di riforma dell'imposta sui redditi e gli assegni familiari, il disegno di legge finanziaria realizza, con effetti ovviamente differenziati a seconda delle tipologie delle famiglie, un moderato, ma importante effetto redistributivo: circa 16Pag. 16milioni di famiglie beneficeranno dei provvedimenti. Rientrano a pieno titolo nell'azione del Governo per una maggiore equità sociale le misure volte a combattere l'evasione e l'elusione fiscale.
Terminata la stagione dei condoni è ora di trasmettere al paese un messaggio tanto semplice quanto efficace: se tutti pagano le tasse tutti pagheranno meno tasse, perché l'obiettivo del Governo non è quello di far piangere i ricchi, ma di creare le condizioni perché tutti gli italiani possano, non dico fare salti di gioia, ma almeno guardare al futuro con più fiducia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Leo, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, la manovra 2007 per dimensioni e complessità ha pochi precedenti nella storia del nostro paese. Ciò è sicuramente il frutto di un'eredità disastrosa che ci ha lasciato il Governo Berlusconi; è un'eredità che si è fondata su un peggioramento strutturale dei saldi di finanza pubblica che ha portato il rapporto deficit-PIL nel nostro paese a sforare il tetto del 3 per cento per quattro anni consecutivi e che, nel 2006, ha prodotto, per la prima volta da un decennio, un aumento anche del debito pubblico.
In secondo luogo, questa eredità è stata aggravata da un blocco pressoché completo delle risorse destinate agli investimenti pubblici che ha condizionato in maniera fortemente negativa lo sviluppo economico del paese.
Il terzo aspetto di questa eredità disastrosa è rappresentato dall'accentuazione degli aspetti socialmente regressivi della politica di bilancio del precedente Governo sia sul fronte delle entrate, attraverso una politica di continui e reiterati condoni fiscali che hanno premiato l'evasione e attraverso anche una riforma del sistema fiscale che ha ridimensionato fortemente il carattere di progressività, sia sul fronte delle spese, grazie ad un attacco continuo alle strutture portanti dello Stato sociale del nostro paese.
Da qui è nata la necessità di intervenire sin da subito ed in modo simultaneo da parte del nuovo Governo e della nuova maggioranza sui tre fronti del risanamento, dell'equità e dello sviluppo che costituiscono il cardine del programma dell'Unione.
Come è noto, sul primo dei tre fronti, quello del risanamento finanziario, Rifondazione Comunista aveva proposto una strategia di rientro più graduale e sostenibile per minimizzare gli effetti recessivi dell'operazione di rientro. Questa proposta, tuttavia, è stata scartata dal Governo, in nome di un'adesione, che noi giudichiamo acritica, ai vincoli imposti dal trattato di Maastricht e dal patto di stabilità e crescita europeo.
A quel punto, è diventato, per noi forza di maggioranza, determinante, ai fini della espressione di un nostro convinto sostegno al complesso della manovra, l'aspetto dell'equità nella composizione della manovra che si annunciava così pesante. In questo senso, noi riteniamo che la finanziaria che è oggetto della nostra discussione a partire da oggi abbia corretto significativamente l'impostazione contenuta nel documento di programmazione economico-finanziaria che il Governo ha varato nel mese di luglio e che aveva suscitato da parte nostra perplessità e critiche.
Infatti, l'enfasi rispetto a quel documento si è spostata dalla riduzione della spesa pubblica, che avrebbe inevitabilmente comportato un ulteriore indebolimento del sistema di welfare e di protezione sociale nel nostro paese, alla ricerca di nuove fonti di entrata. Infatti, l'anomalia italiana rispetto al resto dell'Unione europea non è quella di avere un alto livello di spesa pubblica - in particolare nel settore della spesa sociale -, ma, al contrario, quella di avere un ridotto livello di entrate fiscali in rapporto al prodotto interno lordo rispetto a quanto accade negli altri principali paesi europei. Allora, di fronte a questa situazione, era necessario ed inevitabile che le maggiori entratePag. 17dovessero essere reperite laddove in tutti questi anni si sono nascosti privilegi e distorsioni, in modo da riequilibrare una distribuzione del carico fiscale che, fino ad oggi, ha penalizzato il lavoro e la produzione. Da questo punto di vista, le misure fiscali contenute nella manovra finanziaria - sia nella legge finanziaria, sia nel decreto-legge già approvato da quest'Assemblea sia nella legge delega collegata alla finanziaria - vanno in questa direzione.
In primo luogo, apprezziamo un intervento per la prima volta serio e significativo sul fronte della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, che segue ad interventi già compiuti e realizzati con il decreto-legge cosiddetto Bersani-Visco approvato nello scorso mese di luglio. Lo scandalo dell'evasione e dell'elusione fiscale nel nostro paese ha proporzioni gigantesche. Questi sono soltanto primi e parziali interventi all'interno di un'operazione strategica che dovrà proseguire lungo l'intero corso della legislatura per far ritornare il nostro paese ad avere livelli di civiltà fiscale paragonabili a quelli dei paesi più evoluti.
In secondo luogo, apprezziamo l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, derivanti dal possesso di titoli e di azioni e dai guadagni di Borsa, contenuto nella legge delega presentata dal Governo in questo Parlamento. Tuttavia, chiediamo al Governo di continuare a considerare la legge delega sulla tassazione delle rendite finanziarie come una parte integrante e costitutiva della manovra finanziaria per il 2007 e avvertiamo che consideriamo politicamente decisivo questo aspetto per un giudizio integrale sul complesso della manovra varata.
In terzo luogo, viene reintrodotta l'imposta di successione, una forma, per quanto parziale e limitata, di tassazione dei grandi patrimoni, che consente di reintrodurre, sia pure marginalmente, una forma di redistribuzione della ricchezza accumulata. Infine, la manovra sull'IRPEF ha indubbiamente prodotto un'accentuazione degli elementi di progressività dell'imposizione personale sul reddito così gravemente deteriorato dalla politica fiscale del precedente Governo. A questo proposito, riteniamo che l'emendamento presentato dal Governo in Commissione bilancio sia positivo e ascriviamo anche alla nostra azione questo risultato. Infatti, tale emendamento consente di chiarire definitivamente che, al di sotto di una soglia collocabile intorno ai 40 mila euro di reddito lordo annuo di un lavoratore dipendente, la riforma dell'IRPEF produrrà benefici non soltanto per coloro che hanno una famiglia numerosa, ma anche per quei lavoratori e quelle lavoratrici dipendenti che vivono da soli e non hanno carichi familiari.
Infine, un'altra componente non fiscale delle entrate è costituita dall'operazione sul TFR. Noi riteniamo che questa operazione sia sensata, perché costituisce l'eliminazione di un ingiustificato vantaggio per le imprese, goduto nel corso di tanti decenni. Inoltre, la forma attraverso cui viene utilizzato il TFR allude, sia pure in misura limitata, ad una socializzazione dell'investimento, perché quelle risorse, che appartengono ai lavoratori, vengono utilizzate non per finanziare investimenti privati, ma per finanziare investimenti pubblici. Dico ai colleghi del centrodestra di non spaventarsi, perché non si tratta di Marx, ma di Keynes e delle prospettive economiche dei nostri nipoti.
Il nostro giudizio sulla parte fiscale e di reperimento delle risorse contenuta nella manovra è, quindi, complessivamente positivo, anche se essa dovrà trovare ulteriori modifiche nel corso del dibattito parlamentare.
Più articolato, invece, è il giudizio sul fronte degli interventi sulla spesa e sull'impiego delle risorse. Infatti, riteniamo che, accanto ad elementi indubbiamente positivi sul piano della protezione sociale - mi riferisco all'istituzione, per la prima volta, di un fondo per i non autosufficienti, all'aumento delle risorse destinate agli asili nido e all'istituzione, culturalmente importante, di un fondo per l'inclusione sociale degli immigrati -, permangano, tuttavia, alcuni punti di criticità e di perplessità da parte nostra, sui qualiPag. 18chiediamo che il Parlamento effettui una modificazione del testo presentato dal Governo.
In primo luogo, c'è il grande problema della precarietà del lavoro. Noi pensiamo che occorra cogliere, con spirito positivo e costruttivo, il messaggio della grande manifestazione dei lavoratori precari che si è svolta sabato scorso.
Da questo punto di vista, trovo curiosa e rivelatrice, tuttavia, la concezione della democrazia che viene espressa dalle forze del centrodestra e, per la verità, anche da parte di alcune componenti della maggioranza. Infatti, quando manifestano poche centinaia di liberi professionisti o di imprenditori, emerge un coro di grande attenzione, che inonda le prime pagine dei giornali e della grande stampa. Se, invece, sfilano 250 mila lavoratori precari, che costituiscono anch'essi l'ossatura del sistema economico e produttivo del nostro paese, si grida allo scandalo e alla strumentalizzazione politica e si rifiuta di cogliere il messaggio di giustizia sociale e di tutela dei diritti del lavoro che da questa parte della società proviene.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Infatti, li mandate tutti a casa!
ANDREA RICCI. Noi crediamo che già nella finanziaria occorra inserire provvedimenti tesi all'estensione dei diritti dei lavoratori precari, in particolare in materia di diritto alla malattia, alla maternità e all'accesso ad alcuni ammortizzatori sociali indispensabili per dare tranquillità di vita a questa parte del mondo del lavoro, nonché modificazioni tese ad incrementare i progetti di stabilizzazione del lavoro precario nella scuola e nella pubblica amministrazione, che pure già sono contenuti in maniera significativa nella legge finanziaria.
Un secondo fronte sul quale riteniamo importante che il Parlamento intervenga rispetto al testo presentato dal Governo, è quello relativo alla sanità. Sulla sanità, è stata realizzata un'operazione importante, incrementando il finanziamento statale al sistema sanitario delle regioni e invertendo, quindi, la tendenza verso i tagli pesanti che il precedente Governo ha imposto al sistema regionale.
Tuttavia, rimane un elemento negativo che deve essere affrontato e modificato: l'introduzione dei ticket sia per il pronto soccorso che per la diagnostica. Il meccanismo dei ticket è un odioso strumento di selezione delle prestazioni sanitarie offerte dal servizio pubblico, perché scarica sul più debole, sul cittadino malato nel momento del bisogno, l'inefficienza complessiva del sistema sanitario, che non è in grado di selezionare con la dovuta cura l'appropriatezza delle prestazioni erogate.
Un terzo fronte sul quale sicuramente è necessario un intervento è quello relativo alla scuola, all'università e alla ricerca. Nel programma dell'Unione si fa dell'investimento nella formazione e nel sapere l'asse prioritario per un nuovo modello di sviluppo. Allora, da questo punto di vista, occorre esonerare dai tagli questa parte della spesa pubblica.
Signor Presidente, concludo affermando che su questi temi si deve concentrare il lavoro del Parlamento nei prossimi giorni. Questa è la prima legge finanziaria del Governo dell'Unione. Ad aprile, la vittoria elettorale aveva suscitato grandi aspettative e forti speranze di cambiamento, soprattutto in quelle parti della società che più di altre hanno sofferto del neoliberismo praticato negli ultimi quindici anni.
PRESIDENTE. Deputato Ricci, la prego di concludere.
ANDREA RICCI. Pertanto, è questa parte della società, che sabato scorso ha manifestato e che rappresenta il perno attivo e militante di questa coalizione, che deve essere al centro delle nostre attenzioni (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, colleghi, più volte abbiamo sentitoPag. 19ribadire gli obiettivi che si intendono perseguire con la manovra finanziaria all'esame. Si tratta di obiettivi quali il risanamento, lo sviluppo e l'equità, che sono largamente condivisibili, ma che in realtà non sono concretamente realizzabili attraverso le misure predisposte.
Ho ascoltato con attenzione il relatore che, giustamente dal suo punto di vista, ha elencato gli aspetti positivi e quindi i numeri, le cifre ed i risultati che la programmazione economica e finanziaria dovrebbe permettere di raggiungere per il rilancio economico e sociale del Paese. Il lavoro svolto nelle Commissioni competenti è stato enorme e complesso, anche se sicuramente non esaustivo e senza che siano state accolte le proposte emendative (con l'eccezione dell'emendamento presentato dalla Lega Nord, a firma Grimaldi, in merito all'istituzione della provincia di Monza-Brianza) che avevano lo scopo di migliorare il provvedimento presentato.
Anche in questo caso, nell'ambito della maggioranza si è verificata carenza di collegialità nella preparazione degli interventi e addirittura si è potuto a volte osservare dissenso rispetto alle linee proposte dal ministro Padoa Schioppa e dal viceministro Visco.
In queste ultime settimane si è tanto parlato della legge finanziaria che tale provvedimento fondamentale, chiamato a dettare le scelte per il governo del Paese, si è trasformato in un fatto mediatico. E pare quasi che l'approdo alla Camera sia solo l'epilogo formale del dibattito e non invece il fulcro, come dovrebbe essere in una democrazia parlamentare e in un contesto non formale, ma sostanziale. La verità è che la legge finanziaria ha sollecitato una tale concentrazione di proteste e di contestazioni da poter dire fin d'ora che, anche se otterrà i voti necessari per la sua approvazione, essa avrà la forza dei numeri, ma non certo quella della ragione e del buon senso.
Il fronte del «no» è stato tale da poter affermare, senza enfasi né gusto iperbolico, che la legge finanziaria è stata già bocciata nel Paese e dal Paese.
Passi per le vicende che l'hanno preceduta, come le liberalizzazioni, le quali hanno messo in agitazioni intere categorie di lavoratori: dopo la lezione dei tassisti, occorreva almeno l'umiltà di costruire una legge finanziaria più condivisa e non capace, invece, di compiere l'impresa di scontentare sia il sud sia il nord, gli imprenditori ed i lavoratori, gli artigiani, i commercianti ed i precari, il mondo dell'università e della ricerca, così come gli statali. Insomma, è un capolavoro alla rovescia che certamente si è guadagnato un posto di rilievo nella recente storia della seconda Repubblica. Stupisce anche come questa maggioranza non disdegni i toni trionfalistici, pur sapendo che al Senato devono fare i voti e accendere i ceri, perché l'influenza cosiddetta americana, intesa come virus, arriva a Natale, e rischia di mettere a letto la legge finanziaria ed i suoi protagonisti.
Sono certo che molti colleghi della maggioranza sono imbarazzati nel votarla e che solo lo spirito di lealtà verso il Governo li convincerà a votarla, ammesso che non intervenga il voto di fiducia. Vi è un metodo che il Governo ha adottato e che non può essere condivisibile. Esso tende a rimediare con negoziati dell'ultima ora (vedi gli statali). Si tratta di impostazioni sbagliate e cervellotiche. Non è possibile questa visione elastica dei conti, tirati da una parte e dall'altra, a seconda di chi più alza la voce. Sono numeri di un balletto che ricorda più il passo del gambero invece di quello di un puledro di razza, capace di trascinare il paese fuori dai conflitti sociali e dagli antagonismi presenti all'interno della maggioranza. Tali numeri riproducono dinamiche fortemente presenti nella popolazione.
Credo che alla base ci sia anche un equivoco di fondo: a parole tutti si dichiarano federalisti, nonostante la bocciatura del referendum, ma nei fatti ogni azione sembra mirata a svalutare le autonomie locali, quei principi di sussidiarietà e di autogoverno dei quali ci si riempie la bocca per poi deviare su una deriva centralista che non fa certo onore ad un paese che non può stare unito solo per gli appelliPag. 20del Presidente della Repubblica. Esso deve rimanere legato insieme valorizzando le differenze e non dimenticando il popolo del nord, che dell'Italia è la locomotiva e dal cui sviluppo economico e sociale è anche il meridione a trarre giovamento.
Non si possono mortificare i comuni. Io vivo ancora le acrobazie, le contraddizioni e gli affanni di chi è sindaco e amministratore locale ed è chiamato a risolvere un'equazione sempre più impossibile: da una parte compiti che si moltiplicano ed una domanda sociale che si è fatta assai più complessa ed articolata; dall'altra, la mancanza di risorse. Quest'ultima risulta fortemente penalizzante per la vita stessa dei cittadini, soprattutto degli anziani, in una società nella quale l'aspettativa di vita si è fortemente dilatata e perciò richiede politiche e interventi che ne salvaguardino la qualità e non solo la sopravvivenza. Ciò vuol dire servizi efficienti, cura della persona: e ciò senza dover magnificare il popolo delle badanti, che sta diventando una sorta di istituzione necessaria, specie nel nord del paese.
Io ho svolto due mandati come sindaco di Lecco, una città laboriosa, industriosa, tutto sommato fortunata: mi hanno insegnato che non è possibile vivere ogni anno con apprensione le scelte della legge finanziaria per conoscere il destino della propria amministrazione e, con essa, dei propri cittadini. Non è un caso che il presidente dell'ANCI, Leonardo Domenici, sindaco di Firenze - piuttosto che i primi cittadini di Venezia o di Bologna -, siano stati tra i primi a manifestare il proprio netto dissenso rispetto ad un'impostazione alla quale si è poi tentato - invano - di porre una toppa.
Onorevoli colleghi, non si possono tagliare i trasferimenti ai comuni e poi chiedere loro di arrangiarsi con le leve fiscali. Con continui aumenti e diminuzioni dell'ICI non si governa un comune e, soprattutto, non si fa giustizia sociale. La verità è che questo disegno di legge finanziaria - è una mia opinione - non ha un'anima, non è coraggioso, non indica la strada e, tanto meno, l'approdo. Soprattutto, è figlio di troppi compromessi, di troppe differenze ideologiche e sociali. Insomma, è una mediazione verso il basso, che ha registrato, come suo atto simbolico, la questua dei vari ministri che hanno bussato alla porta perché fosse risparmiato il loro dicastero. Neppure si può invocare sempre il problema del debito pubblico, perché è una eredità che viene da lontano, un fardello pesantissimo, e nessun Governo, di centrodestra o di centrosinistra, potrà mai sanarlo. Ritengo ozioso e dispersivo addossarsene reciprocamente la responsabilità e «sparare» ogni giorno una cifra diversa per attaccare l'avversario. L'ammontare dello stesso debito, infatti, è di tali proporzioni da far diventare tutti coloro che vi mettono mano modesti guaritori mentre sarebbero necessari, non maghi televisivi, ma luminari con capacità extraterrene.
Perciò, è bene che il dibattito si svolga su temi concreti, che sia il meno ideologico possibile e che sia tale da far capire al paese chi vuole le infrastrutture e chi non le vuole.
PRESIDENTE. Deputato Bodega...
LORENZO BODEGA. La Lega Nord Padania non ha atteggiamenti preconcetti. Si impegna ed ha proposto emendamenti distribuiti su più versanti, pur sapendo che, magari, non troveranno ascolto perché l'idea madre del Governo è quella di rafforzare il centro. Al contrario, noi intendiamo valorizzare la periferia e, soprattutto, quel nord d'Italia ai cui destini è legato il futuro dell'intero paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Iacomino. Ne ha facoltà.
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 21
È iscritto a parlare il deputato Nicco. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, quale neofita vorrei svolgere una prima osservazione sullo strumento in sé, su questo volume, di centinaia di pagine, con annessi e connessi, che costituisce il disegno di legge finanziaria. Sono tra coloro che si ostinano a credere che le leggi dovrebbero essere poche, costanti nel tempo, semplici e chiare nei contenuti nonché comprensibili per tutti cittadini. Tutta la nostra legislazione è nella direzione opposta. Questo disegno di legge finanziaria, nella sua complessità ed articolazione, per usare due eufemismi, non fa che seguire un corso ormai consolidato. Senza uno stuolo di ferrati consulenti giuridici al seguito, non so chi sia in grado di effettuarne una compiuta e convincente interpretazione. Rischia di diventare un oggetto riservato a pochi addetti ai lavori; non dovrebbe essere questo lo scopo di una legge. Si tratta di una questione che, prima o poi, ci dovremo porre, tutti assieme. Tra l'altro, proprio a causa di questa sua struttura onnicomprensiva, ognuno, categoria o singolo cittadino, finisce per cercare, nel testo, l'articolo o il comma che lo riguardi direttamente, esprimendo, su quella base, un giudizio generale, positivo e negativo, e perdendo il senso complessivo della manovra, cioè quell'interesse generale al quale si riferiva, poc'anzi, il relatore.
Quanto al merito del disegno di legge, rilevo come gli elementi strutturali di debolezza del nostro sistema economico siano riportati, a chiare lettere, nel rapporto ISTAT 2005. Si tratta della eredità onerosa di cinque anni di vane promesse miracolistiche che non hanno bisogno di commento. In particolare, il fardello del debito pubblico - frutto, peraltro, di un lungo periodo e non del solo ultimo quinquennio - costringe ad impiegare risorse ingenti nel pagamento degli interessi anziché in essenziali interventi sociali ed infrastrutturali. Tale fardello lo abbiamo ingenerosamente caricato sulle spalle delle future generazioni.
Ed allora è pienamente condivisibile la necessità inderogabile di invertire la rotta, di risanare la finanza pubblica sulla scorta della raccomandazione dell'Ecofin del luglio 2005 e, nel contempo, di cominciare a mandare qualche segnale di equità al paese; un paese in cui troppe ancora sono le differenze di reddito. Vi sono troppe differenze, talvolta abissali e perciò inaccettabili, tra chi percepisce una pensione mensile di 500 euro e chi (è noto il recente caso del direttore generale dell'Agenzia per le acque e i rifiuti della Sicilia) può contare su uno stipendio giornaliero record di 1.553 euro; fra quel metalmeccanico che si ritrova, a fine mese, con meno di mille euro in busta paga ed i vari «re» delle buonuscite di Stato: dagli 11 milioni di euro versati dall'ENI ai recenti 7 milioni versati dalle Ferrovie dello Stato. Eppure, sono tutti cittadini di questo stesso Stato: gli uni e gli altri con le medesime esigenze di base.
Non serve Robin Hood, bensì una seria ed organica politica di equità, che tagli le unghie ai tanti furbetti di quartiere e non, a partire da misure per ricondurre almeno a limiti fisiologici l'elusione e l'evasione fiscale, condizione perché vi possa essere per tutti una riduzione della pressione fiscale.
Gli studi di settore, pur con tutti i loro limiti, fotografano nel complesso una situazione preoccupante sia per categorie sia per aree territoriali. Un esempio per tutti: i 10 mila euro dei geometri della Calabria contro i 47 mila della provincia di Bolzano. Sarà un percorso lungo, certo, di ordine culturale. Ed ha fatto bene il ministro dell'economia e delle finanze a ricordare recentemente che, per un cittadino che non paga il dovuto, c'è chi paga due volte.
Ma vi è anche evidentemente l'urgenza di adottare misure specifiche, che non devono necessariamente essere poliziesche o vessatorie e devono far considerare loPag. 22Stato non come un occhiuto gendarme, ma come un garante per tutti: questo certamente sì.
Sin dalla discussione del documento di programmazione economico-finanziaria abbiamo posto con forza una questione di metodo: quella del confronto con le parti sociali e con il sistema delle autonomie, in primo luogo le regioni, che sono per noi elementi costitutivi della Repubblica.
Riconosciamo che, dopo un avvio difficile, sono stati compiuti passi importanti. L'accordo sul TFR sta lì a dimostrarlo, come già in precedenza il nuovo patto per la salute, condiviso dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Su questa strada auspichiamo che, sulla base del memorandum d'intesa, si definisca anche la revisione del sistema previdenziale.
In questo disegno di legge finanziaria non vediamo alcuna macelleria sociale, da taluni evocata; troviamo, invece, positivi interventi in vari settori: da quelli sul cuneo fiscale a quelli su sviluppo e ricerca; dalla tutela dell'occupazione alla riduzione del precariato; dal tentativo di razionalizzare la elefantiaca macchina burocratica dello Stato alle iniziative di contenimento della spesa, a partire da quel taglio del trattamento economico dei ministri che non consideriamo affatto propagandistico, ma un utile e concreto esempio.
Avremmo voluto ritrovare, accanto all'istituzione di altri importanti fondi, anche quel fondo perequativo che facesse fronte ai sovracosti strutturali permanenti dei territori montani espressamente previsto nel programma di Governo. Ci auguriamo che trovi adeguata collocazione all'interno della nuova legge sulla montagna.
Per quanto concerne, in particolare, le regioni a statuto speciale, valutiamo positivamente la definizione del nuovo patto di stabilità interno, così come si è andato configurando nella discussione di questi giorni. Già l'articolo 73 del disegno di legge finanziaria presenta innovazioni importanti: l'assunzione quale base di riferimento per il patto del saldo finanziario e la possibilità di concorrere al riequilibrio della finanza pubblica, anche mediante l'assunzione dell'esercizio di funzioni statali.
Con l'emendamento presentato dalle minoranze linguistiche, approvato giovedì dalla Commissione bilancio della Camera, si compie un altro decisivo passo per una condivisa partecipazione al necessario sforzo di risanamento della finanza del paese. L'emendamento recepisce una delle richieste fondamentali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, stabilendo che il coordinamento tra le misure di finanza pubblica previste dalle leggi costituenti la manovra finanziaria dello Stato e l'ordinamento della finanza regionale definito da ciascuno statuto speciale, sia assicurato in via permanente tramite norme di attuazione. In questo caso non di discussione sulle riforme si tratta, ma di una riforma reale e sostanziale.
Il Governo conosce bene anche le specifiche questioni relative alla regione autonoma Valle d'Aosta, che in quest'aula rappresento, questioni indicate dall'accordo sottoscritto dai parlamentari valdostani con Romano Prodi per il sostegno a questa maggioranza. Reti infrastrutturali moderne ed efficienti sono condizione indispensabile per ogni politica di sviluppo. Proprio per tale motivo, uno dei punti centrali di quell'accordo è il potenziamento del collegamento ferroviario tra la regione Valle d'Aosta e il sistema nazionale ed internazionale, collegamento che deve diventare, a tutti gli effetti, per qualità ed efficienza, un segmento di quel sistema. Non meno importante è la rete stradale europea, di cui i trafori alpini sono un punto particolarmente delicato e nevralgico e su cui occorre eseguire i necessari interventi ai fini della sicurezza, operando, in particolare, sulle criticità cui oggi è soggetto il traforo del Gran San Bernardo. Si tratta di punti sui quali già il relatore sul disegno di legge finanziaria, Michele Ventura, si è detto d'accordo nel voler recepire gli emendamenti da noi presentati, e di ciò lo ringraziamo, auspicando che gli stessi possano proseguire nel loro iter approvativo.Pag. 23
Altre questioni abbiamo posto a margine della finanziaria, dall'edilizia universitaria con il trasferimento al demanio della regione della caserma Testa Fochi - ampiamente inutilizzata a fini propri -, da troppo tempo ormai in discussione, al fattivo utilizzo della ricostituita commissione paritetica, strumento di raccordo sempre più essenziale tra Stato e regione nell'ottica, in precedenza richiamata, del nuovo patto di stabilità, con la pronta approvazione da parte del Consiglio dei ministri delle norme di attuazione in materia di trasferimento della motorizzazione civile, già da tempo varate ed inspiegabilmente ferme sulla soglia di Palazzo Chigi. Confidiamo, signor sottosegretario, che anche su questi punti arrivino quelle risposte che la comunità valdostana attende.
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il paese ha bisogno di recuperare piena affidabilità internazionale sul piano economico e finanziario, come la sta positivamente ritrovando in politica estera. È con la dimensione europea che dobbiamo saperci confrontare. Le minoranze linguistiche, per la loro stessa collocazione geografica, avvertono particolarmente quest'esigenza e vogliono pienamente contribuirvi, sulla base di quel necessario, continuo ed irrinunciabile confronto su base paritaria che è fondamento di una rinnovata e condivisa unità del paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Aurisicchio. Ne ha facoltà.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, il mio, ovviamente, è un intervento a sostegno del disegno di legge finanziaria. Non si tratta di condivisione dettata dalla disciplina che deriva dall'essere parte della maggioranza che sostiene il Governo. Si tratta, invece, di un sostegno che deriva dalla condivisione della filosofia che ispira questa finanziaria e l'intera manovra economica che, a partire dal DPEF e dal provvedimento del luglio scorso, il Governo e la maggioranza sono impegnati a condurre in porto.
Non dico che la finanziaria proposta non debba e non possa essere migliorata: ci siamo impegnati, come maggioranza, in tal senso nei lavori della Commissione bilancio, ma in tale sede ci siamo dovuti scontrare con un atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione. Mi auguro che i lavori dell'aula possano contribuire a realizzare un clima più positivo, utile al miglioramento della legge finanziaria. Sono condivisibili e meritevoli di pieno sostegno gli obiettivi che si vogliono conseguire: risanamento, equità e sviluppo. Si tratta di obiettivi che non sono inventati, non nascono da cervellotiche e fantasiose impostazioni di politica economica, ma corrispondono ad oggettive necessità del paese, per come esso si presenta dopo anni di governo della destra. Negli anni scorsi si sono prodotti gravi danni cui è necessario ora porre rimedio, in termini di una netta inversione di rotta. Riportare i conti sotto controllo non risponde soltanto all'obbligo di sottostare ai parametri definiti in sede europea, ma è la precondizione di ogni politica redistributiva delle risorse e di ogni politica per lo sviluppo. Il DPEF aveva evidenziato come la situazione finanziaria ereditata fosse particolarmente pesante. Tutti gli indicatori economici ci hanno rappresentato un'Italia sostanzialmente in condizioni di stagnazione economica, con una crescita del PIL poco sopra lo zero, con un forte calo di produttività, che si è tradotto in un calo di competitività della nostra economia in Europa e nel mondo.
Le statistiche ci hanno posto di fronte, negli anni scorsi, ad una perdita consistente di posti di lavoro, all'estensione smisurata ed insostenibile dell'area del precariato, alla crescita della fascia al di sotto della soglia di povertà, ed al peggioramento delle condizioni di vita dello stesso ceto medio. Questa è l'Italia che la nuova maggioranza ha ricevuto in eredità dalla destra: un paese in declino senza speranza e senza prospettive di futuro. La strada del risanamento, dell'equità e dello sviluppo è, perciò, obbligata soprattutto se si vuole evitare, come la maggioranza ed il Governo hanno deciso di fare, di seguire laPag. 24via dei due tempi: prima il risanamento e poi l'equità sociale e le politiche per lo sviluppo.
Deriva da questa necessità la dimensione consistente della manovra: 33,4 miliardi, di cui quasi 15 vanno al risanamento ed oltre 18 vanno allo sviluppo e all'equità. Si tratta di uno sforzo importante che va colto e considerato. In particolare, vanno sottolineate le misure previste per lo sviluppo e l'attenzione riposta alle condizioni in cui si trova oggi il Mezzogiorno.
Nella finanziaria si delinea lo schema di una nuova politica industriale - che in questo paese mancava da tempo - con l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico di due nuovi fondi, strumenti per intervenire in concreto rispetto alle situazione di difficoltà che attraversa il nostro comparto produttivo. Il primo, quello per la competitività e lo sviluppo, interverrà per finanziare i progetti di innovazione industriale individuati nell'ambito delle aree tecnologiche dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, delle nuove tecnologie della vita, delle nuove tecnologie del made in Italy e delle tecnologie innovative per il patrimonio culturale. Il secondo, il fondo per la finanza d'impresa, dovrà intervenire per fornire garanzie sui finanziamenti e realizzare partecipazione a capitale di rischio delle imprese. Tale impostazione si completa con la dotazione consistente - 63 miliardi per i prossimi sette anni (2007-2013) - del fondo per le aree sottoutilizzate, che è la sponda necessaria ed imprescindibile per l'utilizzo efficace e produttivo nel Mezzogiorno dei fondi europei.
Nel Mezzogiorno si è sempre auspicato che i fondi europei dovessero essere non sostitutivi dell'intervento ordinario dello Stato, ma aggiuntivi a detto intervento. Finalmente tale auspicio, tale rivendicazione diventa realtà: si tratta della condizione necessaria per lanciare una nuova politica di sviluppo e di crescita del Mezzogiorno, senza la quale non vi può essere ripresa dell'economia sul piano nazionale e rilancio del sistema paese.
Nel Mezzogiorno viene ripristinato, inoltre, il credito d'imposta con un meccanismo automatico e diretto alle imprese e viene sperimentato l'avvio di zone franche urbane che debbono servire ad intervenire in quelle realtà di degrado sociale nelle periferie urbane del Mezzogiorno che presentano proprio in questi giorni gravi emergenze.
Nel Mezzogiorno il cuneo fiscale ha una dimensione doppia rispetto al resto del paese e l'intervento agevolativo è previsto nel meridione a sostegno dell'occupazione femminile.
PRESIDENTE. Onorevole Aurisicchio...
RAFFAELE AURISICCHIO. Concludo, signor Presidente.
Dopo anni di abbandono il Mezzogiorno torna, così, al centro dell'agenda dell'attività del Governo: è la condizione necessaria per far fronte alle esigenze di sviluppo che si vanno determinando, per migliorare le infrastrutture di cui c'è bisogno, ma anche per fare fronte alla grave emergenza che vive larga parte del territorio meridionale (penso a Napoli in questi giorni)...
PRESIDENTE. Deve concludere...
RAFFAELE AURISICCHIO. ...e che vive nel Mezzogiorno la democrazia.
Con la finanziaria si realizza questa svolta, ma credo che essa dovrà continuare con le misure necessarie che seguiranno. La via imboccata ci fa essere fiduciosi...
PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.
RAFFAELE AURISICCHIO. Credo, quindi, che possiamo essere fiduciosi.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato La Malfa, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei aprire il mio intervento sul disegno di legge finanziaria per il 2007 ricordando a tutti noi le parole sagge ed equilibrate che il Presidente Napolitano ha pronunciato, la settimana scorsa, in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Università Bocconi di Milano. In particolare, il Presidente ha sottolineato l'importanza che ha per l'Italia la partecipazione all'Unione europea, esortando tutto il paese e la classe politica, in primo luogo, a dar prova di europeismo, anche assumendo le difficili decisioni richieste dal rispetto della disciplina comunitaria in materia di conti pubblici e dall'attivazione delle riforme sollecitate dalle direttive europee.
È da qui che dobbiamo muovere per capire ed analizzare l'indirizzo politico che l'attuale Governo intende imprimere a questa legislatura, a cominciare proprio della manovra finanziaria del 2007. Non possiamo nasconderci. Questa è indubbia verità. Il Governo Berlusconi ci ha lasciato in eredità un paese con i conti pubblici in dissesto, un enorme debito pubblico, con un rapporto debito-PIL in crescita, per la prima volta, dal 1994, un avanzo primario praticamente azzerato, nonostante gli ottimi risultati conseguiti nella legislatura precedente, spesa pubblica e deficit in aumento. Tutto questo, senza alcuna contropartita positiva: non un programma in grado di rilanciare la crescita, non un provvedimento serio a favore delle imprese, nessun abbattimento del cuneo fiscale, nulla a favore delle scuole, delle università e della ricerca.
Dobbiamo avere la capacità di spiegare agli italiani il contenuto e il senso di questa manovra e riuscire a trasmettere al paese questo messaggio fondamentale: una finanziaria di queste dimensioni si è resa necessaria e, oserei dire, inevitabile per riportare i conti pubblici all'interno dei parametri europei, condizione imprescindibile per ridare fiducia ai mercati e nuovo impulso alla crescita economica.
Ci conforta, in questa azione, che è stata criticata ed osteggiata, l'ultimo articolo che compare sulla stampa quotidiana, nel quale si dà conto della promozione dell'Italia da parte dell'Unione europea, una promozione conquistata sul campo, con i numeri, non con la politica, non con la demagogia, non con i proclami, ma con una seria azione che, secondo le stime della Commissione, riconduce il rapporto deficit-PIL dell'Italia, nel 2007, al 2,9 per cento (la finanziaria prevede il 2,8); il disavanzo tornerà così sotto il 3 per cento, dopo cinque anni, attestandosi sui livelli del 2002. Sempre il prossimo anno il debito calerà al 105,9 per cento, più di quanto previsto dalla manovra di bilancio in discussione in Parlamento.
Ecco, l'ottimismo dell'Unione europea per il 2007 è accompagnato, come sappiamo, da alcune riflessioni che dobbiamo e vogliamo fare su alcuni comparti importanti che determinano la crescita della spesa. Mi riferisco al comparto sanitario e agli enti locali, altri settori nei quali riteniamo sia importante, improrogabile e giusto intervenire subito.
Il 2006, secondo le stime di Bruxelles si chiuderà con un disavanzo al 4,7 e un debito 107,2. L'Unione europea rivede al rialzo le stime del PIL: la crescita sarà dell'1,7, nel 2006, e dell'1,4, nel 2007.
Queste stime sono più ottimistiche di quelle che abbiamo introdotto nel disegno di legge finanziaria, che avevamo stimato per il 2006 e per il 2007 e che prevedevano, rispettivamente, una crescita dell'1,6 e dell'1,3 per cento.
Dunque, non siamo noi a darci un giudizio, un voto, ma è l'Unione europea che, con i fatti ed analizzando i primi effetti della manovra che promuoviamo e proponiamo, sostiene che siamo sulla strada giusta.
Il disegno di legge finanziaria per il 2007 mira proprio ad assicurare la stabilità finanziaria al nostro paese come prerequisito dello sviluppo. Infatti, come ha giustamente osservato, nei giorni scorsi, il Governatore Draghi, la migliore risposta alle valutazioni delle agenzie di rating sta in un paese che cresce.
È questa la direzione verso cui noi, popolari-Udeur, ci impegniamo a procedere,Pag. 26senza dimenticare l'obiettivo di accrescere la concorrenza e l'efficienza in ogni snodo del sistema produttivo.
Per tali ragioni, questo disegno di legge finanziaria contiene numerosi interventi a favore dello sviluppo e dell'apparato produttivo e non penalizza affatto le imprese, né tanto meno il ceto medio, come dai banchi dell'opposizione si vorrebbe, invece, sostenere, ma, anzi, intende rafforzare l'azione iniziata già nei mesi scorsi dall'attuale Governo, diretta a superare i vincoli strutturali che da noi frenano uno sviluppo sostenuto.
A tale riguardo, vorrei sottoporre rapidamente all'attenzione del Parlamento alcuni dei provvedimenti che sono stati adottati. Si tratta di una semplice elencazione delle misure che, a nostro avviso, assicurano rigore, equità e sviluppo.
Stiamo compiendo alcune scelte riguardanti le famiglie, i giovani e la salute. Si prevedono detrazioni fiscali per le rette degli asili nido; spese per lo sport dei ragazzi fino a 18 anni; affitti per gli studenti fuori sede; ristrutturazioni delle case; estensione delle agevolazioni per i libri di testo anche al primo biennio delle scuole superiori, perché, essendo stato elevato a 16 anni l'obbligo scolastico, anche per questi studenti sono previsti testi scolastici gratuiti.
Le scuole resteranno aperte nel pomeriggio per attività extradidattiche; si metteranno in sicurezza gli edifici pubblici; si prevedono 100 milioni l'anno per costruire nuovi asili nido ed è previsto un nuovo fondo per assistere a casa gli anziani non autosufficienti. Sono previste altre misure nel comparto sanitario quali investimenti per apparecchiature ed ospedali, in particolare nel Mezzogiorno, per recuperare il ritardo esistente. Sono state adottate misure per il lavoro e per combattere il precariato, per sostenere i lavoratori in mobilità e le aziende in crisi.
È prevista, altresì, la riduzione del cuneo fiscale a vantaggio degli stipendi dei lavoratori. Finalmente, diritti per i lavoratori atipici e precari! I lavoratori precari avranno diritto al trattamento di malattia e le madri precarie avranno diritto a tre mesi di astensione dal lavoro per assistere i figli.
Inoltre, scelte per le imprese e per il Mezzogiorno; esclusione del prelievo del TFR per le piccole aziende; nuovi fondi per la competitività e l'innovazione e crediti di imposta a favore di quelle aziende che investono in ricerca scientifica e in ricerca tecnologica; riduzione del cuneo fiscale per le imprese con ulteriori incentivi per il Mezzogiorno. Chi assumerà una donna dopo questo disegno di legge finanziaria conseguirà considerevoli risparmi mensili che vanno da 150 a 170 euro al mese.
Sono previsti fondi per le infrastrutture nel Mezzogiorno; in particolare, i fondi previsti per il ponte sullo stretto di Messina saranno utilizzati per strade, ferrovie, porti e altre infrastrutture in Sicilia e in Calabria. E ancora, scelte per la scuola, per l'università e per la ricerca. Tornano nelle classi gli insegnanti di sostegno.
Sono previsti altri fondi per la sicurezza nelle scuole, nonché investimenti tecnologici e detrazioni fiscali, pari a mille euro all'anno, per gli insegnanti che acquistano un computer. Vengono stanziati, inoltre, 2 miliardi di euro l'anno per la ricerca, nonché altre risorse finanziarie per le ferrovie, per l'alta velocità, per acquistare nuovi treni e nuovi autobus per i pendolari. Sono contemplati, altresì, finanziamenti per completare le opere avviate, in particolare l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
È previsto un nuovo piano per la sicurezza stradale; vi sono fondi e detrazioni fiscali anche per gli interventi di risparmio energetico nelle ristrutturazioni edilizie e nella costruzione di nuovi edifici. Il disegno di legge finanziaria, inoltre, contempla il sostegno ai giovani agricoltori, attraverso l'innalzamento delle esenzioni dall'IVA.
Vi sono scelte di cambiamento nella pubblica amministrazione e risparmi di spesa deriveranno dalla sua riorganizzazione, dalla eliminazione di sprechi e dalla soppressione di enti inutili. Sono previste, altresì, la riduzione dei costi della politica,Pag. 27l'autonomia fiscale dei comuni e risorse finanziarie per garantire l'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini; inoltre, saranno assunti più poliziotti nel 2007 e sono contemplate risorse per l'amministrazione della giustizia e della difesa, pur nelle difficoltà esistenti e tenendo conto dell'esigenza del contenimento della spesa da parte di ogni ministero.
È stato assunto un impegno sul versante del prelievo fiscale, rispetto al quale non si deve mai dimenticare che, come è scritto nella nostra Costituzione, si deve chiedere un po' di più a chi ha di più ed un po' di meno a chi possiede di meno; abbiamo previsto, altresì, l'introduzione dell'imposta di successione solamente sui grandi patrimoni miliardari. Non vi sarà, infine, nessun condono per reperire ulteriori risorse finanziarie.
Soprattutto, dobbiamo saper spiegare agli italiani, oltre a questo elenco, che con il disegno di legge finanziaria in esame non chiediamo loro solo sacrifici: al contrario, noi deputati appartenenti al gruppo Popolari-Udeur abbiamo particolarmente a cuore gli interventi a sostegno della famiglia e, più in generale, le politiche sociali e di solidarietà a favore degli anziani e dei disabili. Per tale motivo, riteniamo importanti le novità introdotte in tema di detrazioni IRPEF e di assegni familiari. Esse, nel complesso, mirano a correggere il cosiddetto secondo modulo della riforma fiscale, varato dal centrodestra nella passata legislatura, redistribuendo le risorse ivi impegnate e riducendo il peso complessivo dell'imposizione diretta sui redditi delle famiglie.
Vorrei segnalare, in particolare, che viene aumentato il reddito esente da tassazione; le aliquote e gli scaglioni di reddito, inoltre, vengono ridefiniti in modo da ottenere una riduzione dell'imposta per i redditi medi e bassi. Vengono altresì incrementate le detrazioni per carichi familiari, mentre gli assegni familiari sono aumentati e riformati in modo da eliminare gli attuali scaglioni, i quali oggi determinano drastiche riduzioni degli stessi assegni anche in seguito ad un modesto aumento della retribuzione.
In relazione a queste ultime due misure, ricordo che il gruppo Popolari-Udeur ha proposto sia una rimodulazione delle detrazioni per familiari a carico in favore dei nuclei a reddito medio-basso con figli, sia un aumento delle risorse stanziate per la corresponsione degli assegni familiari. A favore delle famiglie vanno, inoltre, le detrazioni previste per l'iscrizione e l'abbonamento a piscine, palestre ed altri impianti destinati alla pratica sportiva dilettantistica dei ragazzi tra i 5 ed i 18 anni, nonché le detrazioni d'imposta per gli affitti pagati dagli studenti universitari fuorisede.
Tralasciando l'aspetto più strettamente fiscale, vorrei segnalare che le famiglie italiane avvertono, da tempo, la necessità di procedere ad una seria riforma del sistema scolastico. Esso, infatti, deve essere in grado di offrire ai loro figli concrete ed effettive possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, attraverso un percorso formativo completo ed adeguato agli standard europei.
Il disegno di legge finanziaria in esame non è, e non poteva essere, lo strumento più idoneo per operare una riforma organica della scuola italiana, tuttavia vorrei rilevare che la manovra per il 2007 getta certamente basi importanti anche in tale settore. Innanzitutto, si passerà dall'oscuro diritto-dovere previsto dal Governo Berlusconi al definitivo innalzamento dell'obbligo scolastico fino a 16 anni, con un biennio obbligatorio di scuola superiore comune a tutti gli indirizzi; conseguentemente, l'età per il primo ingresso nel mondo del lavoro passerà da 15 a 16 anni. Tale elevazione della scolarizzazione (che risulta quasi obbligatoria, dopo le risultanze dell'ultimo rapporto pubblicato dall'OCSE) consentirà all'Italia, così, di allinearsi agli altri paesi europei, aumentandone la competitività.
Al fine di limitare i costi sempre più pesanti delle spese scolastiche, di cui le famiglie si fanno carico, le scuole, le reti di scuole e le associazioni dei genitori potranno noleggiare i libri di testo agli studenti; si potrà usufruire, inoltre, dellePag. 28agevolazioni per l'acquisto dei testi scolastici, le quali vengono estese anche nel biennio delle superiori.
Un altro importante sostegno ai nuclei familiari, nel settore scolastico, viene offerto attraverso la previsione di classi di scuola dell'infanzia appositamente dedicate ai bambini di due o tre anni, seguite da insegnanti adeguatamente formati, considerate le crescenti necessità delle famiglie italiane e le carenze di posti negli asili nidi, nonché l'importanza fondamentale che la cosiddetta istruzione preprimaria riveste nella lotta contro la dispersione scolastica.
Noi Popolari-Udeur vorremmo ulteriormente incrementare le misure previste da questa finanziaria per il sostegno alle famiglie, proponendo ad esempio nuovi interventi a sostegno della maternità e della paternità e per i genitori che assistono un figlio maggiorenne portatore di handicap, nonché l'istituzione di un fondo per il progetto «Un anno in famiglia», destinato all'erogazione di un contributo integrativo per padri e madri che usufruiscono di congedo parentale dopo la nascita e fino ad un anno di vita del bambino.
Il sostegno e l'assistenza alle persone più deboli è un altro dei punti cardine della politica che i Popolari-Udeur intendono perseguire, in collaborazione con gli altri partiti dell'attuale maggioranza di Governo: il nuovo fondo per le non autosufficienze, istituito con questa finanziaria, ne è una prova. Tra gli emendamenti da noi proposti, vi è anche quello mirante ad un aumento delle risorse stanziate per tale fondo, oltre all'istituzione di un ulteriore fondo per la mobilità delle persone disabili, finalizzato alla realizzazione di mezzi da adibire al trasporto di disabili in Italia e all'estero.
Nel rappresentare questa serie di iniziative, ma anche per fare chiarezza e per dare una corretta informazione - perché forse su questo disegno di legge finanziaria si è fatta molta disinformazione, si è parlato di contrasti, si è parlato di una manovra finanziaria che mette tutti contro tutti -, io dico che questo forse è il primo disegno di legge finanziaria che, da qualche tempo a questa parte, viene discusso, viene presentato in Commissione con un testo che è lo stesso sul quale si continua poi a lavorare anche in Assemblea.
Forse negli anni passati eravamo abituati ad una finanziaria che era uno specchietto per le allodole, sulla quale si proponeva un lavoro spesse volte lungo, faticoso ed inutile, per poi arrivare in Assemblea con un maxiemendamento, che di quella finanziaria stravolgeva tutti i connotati, che non faceva discutere e che consentiva al Governo che ci ha preceduto, con tre fiducie consecutive negli ultimi anni, di approvare un testo totalmente diverso da quello al quale le forze parlamentari avevano dato il loro contributo.
In tema di contributi, vorrei ricordare che spesse volte all'opposizione non era riservato alcuno spazio di manovra, per apportare il proprio suggerimento e i propri miglioramenti; cosa che invece noi ci siamo impegnati a fare, pur nella difficoltà dei lavori, che in Commissione si sono spesso arenati su questioni inutili e futili. Si è privilegiato, da parte dell'opposizione, l'aspetto politico e la demagogia, rispetto al contenuto e all'interesse di poter e dover dare un contributo per migliorare tutto ciò che si poteva migliorare. La nostra manovra era aperta e resta aperta. Non è uno specchietto per le allodole, è bensì una manovra che tiene conto di alcuni problemi che abbiamo e che devono essere risolti. L'enorme deficit, del quale ho parlato all'inizio, è un problema che ci siamo posti, e molti interventi previsti in questo disegno di legge finanziaria e molte delle risorse che abbiamo dovuto reperire vanno nella direzione giusta, come è stato riconosciuto dall'Unione europea, di ridurre quel deficit, di ritornare nei parametri che l'Europa ci chiede di rispettare e che finalmente, dopo cinque anni, siamo nelle condizioni di rispettare.
Ma la politica non si ferma di fronte ai numeri, che dimostrano il contrario di quello che ascoltiamo ogni giorno dai banchi dell'opposizione. Infatti qui si continua a parlare di spallate e si continua a parlare di un qualcosa che deve essere cambiato contro la volontà deiPag. 29cittadini. A proposito di spallate, mi vengono in mente quegli attori comici che si preparano con forza a dare la spallata, ma la porta è aperta e così precipitano giù dalla finestra. La porta è aperta, perché questa maggioranza non si è chiusa. La porta è aperta, perché questa maggioranza vuole discutere e vuole dialogare.
Le spallate servono solo per cercare di ridare fiato e speranza a qualcuno che pensa di dover recitare un ruolo da protagonista e che vede che il tempo è sempre più tiranno, perché non gli dà ragione e lo condanna a passare alla storia, tra poco, come un ex, definitivamente ex. Quindi, ci si rassegni e si prenda atto delle valutazioni positive che anche oggi compaiono negli articoli pubblicati dalla stampa.
Rendiamoci conto di una cosa: se vogliamo contenere i costi della politica, abbiamo proposto seriamente che si parta innanzitutto da noi, dall'esempio che noi dovremmo dare nei ministeri e nelle strutture in cui siamo chiamati ad operare.
Allora, io che faccio parte della Commissione bilancio ho sorriso quando i colleghi dell'opposizione hanno obiettato che gli accantonamenti da noi previsti sono, in realtà, tagli. Sono anni che diciamo che ci deve essere un taglio...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANTE D'ELPIDIO. ...delle spese e che dobbiamo migliorare i nostri conti. Ebbene, quando facciamo qualcosa di concreto, efficace ed efficiente per riportare i conti sotto controllo, nemmeno va bene! Continueremo su questa strada, dando a questa manovra il nostro sostegno e la fiducia dei deputati del gruppo Popolari-Udeur. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, finalmente ci siamo: il Parlamento torna sovrano!
Il programma elettorale della maggioranza trova riscontro nel disegno di legge finanziaria al nostro esame. Scusate: dovrebbe trovare riscontro... Esaurita la fase mediatica, in cui si poteva dire tutto ed il contrario di tutto, ora valgono i documenti al nostro esame. Già l'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria aveva mostrato, nel confronto tra maggioranza ed opposizione, le rispettive e diverse linee di politica economica e sociale. Soprattutto, esso aveva fatto emergere con veemenza, sia nelle aule di Commissione, nelle quali si dovrebbe discutere di tali argomenti, sia nei nuovi luoghi della politica (giornali, TV e salotti), le contraddizioni esistenti all'interno della maggioranza. Tutti ricorderanno la generalità e l'indeterminatezza del DPEF, elementi certamente utili a mascherare le diversità di proposte politiche presenti all'interno della maggioranza di centrosinistra.
Ritengo utile ricordare, in questa sede, alcune osservazioni che il ministro ha svolto, con onestà intellettuale, in sede di esame del provvedimento in Commissione. Il ministro ha affermato esplicitamente che l'ultima legge finanziaria di Tremonti era buona (l'ha definita un utile punto di partenza per il lavoro successivo). Con quella che ritengo di poter considerare, come ho già detto, onestà intellettuale, il ministro ha anche riconosciuto: che, negli anni del Governo Berlusconi (e tutti ricordiamo la congiuntura economica italiana in quel periodo), la spesa sociale è passata dal 22 al 23,7 per cento; che la spesa sanitaria è passata, nello stesso periodo, dal 5,8 al 6,7 per cento del PIL; che il modello di riferimento per la sanità è quello delle regioni virtuose (ha citato, in particolare, Veneto e Lombardia, e sappiamo chi le governa); che la spesa per l'istruzione e l'università (è sempre il ministro che lo dice e lo scrive) è stata, negli anni del nostro Governo, nella media di quella europea e che il problema stava nella qualità (se è così, non riesco a capire perché la riforma Moratti venga in qualche modo bloccata); che il rapporto tra addetti al comparto della sicurezza e cittadini è stato, negli anni del nostro Governo,Pag. 30il più alto d'Europa; che gli investimenti veri al sud sono costantemente aumentati negli ultimi cinque anni; che nella ricerca (ricordate le polemiche?) gli investimenti sono (è sempre il ministro che lo dice) nella media di quelli degli altri paesi europei.
Ecco, allora, che, nel Documento di programmazione economico-finanziaria, il ministro sintetizza la volontà di questo Governo in tre parole: crescita, risanamento, equità. Non ci vuole un osservatore particolarmente attento per vedere che avete quanto meno sbagliato le dosi e confuso gli ingredienti: il risultato è indigesto per tutti gli italiani!
Nel merito, quanto alla crescita, dai documenti di bilancio da voi predisposti e votati si evince che la stretta fiscale produrrà una contrazione della crescita nei prossimi anni: l'avete scritto voi! L'avete votato voi! Per cortesia, non cerchiamo giri di parole!
Riguardo al risanamento, la proposta consisteva, preliminarmente, in un intervento massiccio in quattro settori: pubblica amministrazione e pubblico impiego, sistema pensionistico, servizio sanitario nazionale, enti locali.
Con riferimento al pubblico impiego, la polemica sulla copertura del rinnovo dei contratti la dice tutta: proponete nuovi contratti senza coprirli finanziariamente!
Sistema pensionistico: rinvio con polemiche a data da destinarsi. Ne riparleremo. Servizio sanitario nazionale: l'unica cosa che notiamo è l'introduzione di ticket. Enti locali: tagli ed obbligo, di fatto, di introdurre addizionali. Se questo si può definire risanamento! Equità: sembra uno slogan, ma è la realtà, più tasse per tutti!
Come possiamo sintetizzare il vostro lavoro? Con l'aumento delle tasse? Con l'aumento della burocrazia? Con l'aumento della centralizzazione? Con l'abolizione delle nostre riforme, in particolare di quella Moratti e di quella del lavoro? Con il ritorno a trattare il sud come area assistita e non come risorsa per il sistema paese? Con la classificazione degli italiani, in particolare i lavoratori autonomi, come evasori fiscali da colpire o, come direbbe Totò, a prescindere? Con la reintroduzione della lotta di classe cancellata dalla storia che voi volete reintrodurre per legge? Con la introduzione del voto se non di scambio, in cambio? Con la cancellazione del ruolo del Parlamento espropriandolo delle funzioni?
Ricordo a me stesso e, soprattutto, perché resti agli atti, l'autostruzionismo in Commissione da parte della coalizione di Governo che, non pronta a votare, si è impegnata con estenuanti riunioni di maggioranza, vanificando così, di fatto, il ruolo della Commissione. Allora, qualcosa non va!
I vostri primi atti sono in totale dispregio delle vostre promesse elettorali, almeno di quelle esternate, salvo indurci il dubbio che invece stiate pagando pegno a coloro che hanno finanziato le vostre primarie. Mi riferisco alla grande finanza, alle cooperative, ai banchieri, agli imprenditori assistiti. Certo, la traccia del vostro DNA politico si legge, o almeno si legge evidente quello della vostra componente estrema massimalista, in particolare per la voglia di colpire le classi medie. L'aumento della pressione fiscale di due punti percentuali, che nel vostro intento doveva colpire solo professionisti, artigiani, commercianti e quant'altro, in realtà, è stato, alla fine, mal gestito perché colpisce il 90 per cento degli italiani. Sembra quasi che voi vogliate colpevolizzare artigiani, professionisti e commercianti del luogo comune per il quale sono politicamente più vicini a noi, cioè più vicini al centrodestra. Chi ha letto la sequenza dei vostri provvedimenti economici, quali il decreto Visco-Bersani, il decreto fiscale e il disegno di legge finanziaria, questo odio e questa voglia di vendetta li percepisce.
Faccio notare, a me stesso e a tutti noi, come in questo caso i numeri abbiano ballato in modo caotico e controverso, con un impatto nefasto sulla psicologia degli italiani ma, quel che è peggio, sui mercati e, quindi, sul tessuto socio-produttivo del nostro paese. Mi riferisco al balletto delle cifre, alle incertezze del Governo, alle liti dei ministri, ai distinguo della maggioranza e al disordine che regna sovrano.Pag. 31Tutto questo ha certamente influito sullo stato d'animo degli italiani, come risulta evidente dai sondaggi, ormai accettati da tutti, che mostrano una totale sfiducia in questi governanti e una diffusa voglia di cambiare. Il voto di ieri in Molise ritengo ne rappresenti la prima vera cartina di tornasole.
Gli italiani hanno capito che questa manovra economica, immotivata nella dimensione, confusa nella proposta ed imperniata sui soli aumenti, toglie all'Italia che produce l'ossigeno necessario allo sviluppo non intervenendo con i tagli necessari agli sprechi di questo Stato burocratico e faraonico, ma aumentando la pressione fiscale e disperdendo in mille rivoli, che nessuno controlla, le risorse che ricava da questa massiccia tassazione. Non c'è rilancio, non c'è crescita, non ci sono tagli, c'è solo centralizzazione. Il vostro federalismo è aumento delle tasse locali. I soldi sottratti senza motivazione a tutti i cittadini sono dispersi in mille rivoli per assecondare le richieste di singoli ministri, secondo il peggior rituale della prima Repubblica. I timidi segnali di ripresa del sistema Italia vengono repressi sul nascere. Non si tratta di una percezione per cattiva comunicazione, ma è la realtà. Quello che traspare sono solo nuove tasse. Vi ricordate le promesse elettorali? Il motivo ricorrente era: non vi aumenteremo le tasse. Non metteremo le mani nelle vostre tasche. Ecco la risposta: aumento delle tasse ipotecarie, delle imposte di registro, degli estimi catastali, dell'ICI, della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, delle tariffe autostradali, reintroduzione della tassa di successione e di donazione, tassa sugli immobili per l'assicurazione obbligatoria sulla prima casa; aumento dell'Ires, dell'IRPEF (per tutti), della tassa di circolazione per gli autoveicoli, della tassazione sulle piccole imprese, delle tassazioni in agricoltura.
Tralascio gli interventi del decreto e del disegno di legge finanziaria che non c'entrano nulla ma che rispondono solo alle pressioni di singoli ministri, perché la lista sarebbe troppo lunga! Essi mostrano come la concertazione per voi sia un fatto interno ai vostri salotti della politica.
Certo, il caso Pallaro mostra cosa sia per voi la politica: «Mettimi questa posta di bilancio o non te lo voto» Qual è la risposta? «Meglio il tuo voto che rischiare»! E allora non importa il contenuto, ma il voto, che prima chiamavo «in cambio», perché non vorrei chiamarlo «di scambio».
Colleghi, cari colleghi di maggioranza, vi invito ad una riflessione. Sono scesi in piazza migliaia di professionisti, che mai avevano manifestato in questo modo; nel corso delle audizioni svolte, tutti gli auditi hanno pesantemente contestato i vostri provvedimenti di bilancio; le categorie sono in agitazione; gli enti locali, salvo i tre sindaci che sono i vostri ventriloqui, minacciano di portare le chiavi dei municipi qui...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MARINO ZORZATO. Ancora due minuti, Presidente, e concludo.
PRESIDENTE. No, non li ha due minuti, sono rimasti pochi secondi.
MARINO ZORZATO. Riscrivete la finanziaria...!
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Quanti minuti abbiamo?
PRESIDENTE. Dieci minuti complessivamente.
MARINO ZORZATO. Ancora un minuto! Fatelo per i cittadini, non per i ministri: dite ad Epifani che non spetta a lui la dettatura! 7 mila emendamenti, di cui la metà sono della maggioranza, 200 emendamenti tra relatore e Governo, 50 voti in quindici giorni e solo alcune ore di Commissione in attesa che si concludessero estenuanti e improduttive riunioni di maggioranza: la maratona notturna da noi provocata per non subire il primo voto parlamentare è stato un atto per dimostrare cosa sia il voto di scambio.Pag. 32
Abbiate l'onestà di ammettere che non siete in grado di governate e traetene le opportune conseguenze! Governare è un dovere per la maggioranza, governare contro la maggioranza degli italiani è un atto contro la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Credo sia giusto - seppure con alcune difficoltà e seppure chiaramente lavoreremo in questi giorni in aula per costruire una legge finanziaria più attenta a talune questioni ambientali - dare un giudizio positivo sul disegno di legge finanziaria in esame.
Vorrei ringraziare anche per il lavoro svolto in Commissione bilancio in questi giorni, fermo restando che non do la colpa alla minoranza per l'ostruzionismo, anche se la questione Pallaro è ormai troppo strumentalizzata. Mi dicono che la richiesta di 12 milioni di euro è stata fatta da tutti i deputati eletti dagli italiani all'estero, non soltanto da Pallaro. Non solo, ma tale proposta aumenta di 2 milioni di euro ciò che era già inserito nella vecchia precedente legge finanziaria.
Il nostro obiettivo è quello di migliorare ed è compito del Parlamento introdurre talune questioni in materia ambientale, che già peraltro sono inserite nel disegno di legge finanziaria.
Ritengo che il lavoro principale sia da svolgersi su diversi binari. Da una parte, dall'articolo 21 in poi, vi è la questione delle bioenergie che, a differenza delle vecchie leggi finanziarie, sono state inserite in maniera particolare. Dirò di più: ritengo che questi articoli consentiranno finalmente di far partire il mercato delle produzioni ambientali. Come sapete, l'Italia è il fanalino di coda rispetto al fotovoltaico. La Turchia produce circa il 25 per cento di calore con i pannelli fotovoltaici, l'Italia neanche il 2 per cento. Il fatto poi che a partire dall'articolo 23 vengano favorite tali produzioni, fa dire che, finalmente, il mercato della produzione energetica, attraverso l'utilizzazione dei pannelli, potrà aprirsi.
Molto importante è inoltre l'articolo 26, che riguarda i biocarburanti. In tutto il mondo si sta sperimentando (vedi il Brasile) il bioetanolo, mentre purtroppo soltanto in Italia alcune produzioni di biocarburanti sono state molto rallentate. Su tale argomento la legge finanziaria all'esame dà un forte, concreto e importante indirizzo.
Vi è un aspetto che ritengo giusto sollevare anche in questa sede - vedremo poi durante il percorso in aula come si concluderà la discussione - con riferimento all'articolo 25, dove sono previsti 100 milioni di euro per mitigazione ambientale a chi interviene a livello comunale per creare strutture energetiche. Ritengo sia in parte sbagliato, lo dico in maniera chiara e forte, visto che la maggior parte di queste strutture le costruisce l'Enel.
L'Enel, insieme ad altri enti, l'anno scorso ha attinto alle nostre tasche per quanto riguarda il contributo di due miliardi previsto relativamente all'accordo di Kyoto. Pertanto, credo sia in parte sbagliato prevedere altri 100 milioni con riferimento a questi impianti, posto che le suddette imprese registrano un utile di esercizio di parecchi miliardi all'anno. Detto ciò, è ovvio che la discussione prenderà corpo dalle modalità di conduzione dei lavori in Assemblea.
Oggi ha inizio la discussione sulla manovra finanziaria; poiché nessuno vuole arrivare alla posizione della questione di fiducia, stiamo cercando di individuare delle soluzioni concrete anche per rispettare i tempi relativi all'esame della stessa e per giungere ad una discussione serena: in particolare, dovremmo ascoltare in modo vero e concreto anche le richieste di apportare determinati miglioramenti, provenienti dalle minoranze.
Grazie al lavoro svolto in questi giorni dai sottosegretari e dal relatore, abbiamo ottenuto - si tratta di un aspetto importante e fondamentale - un certo risultato relativamente al demanio marittimo. Finalmente, in Italia vi è l'indicazione che chi gestisce una parte del demanio non può sentirsi padrone all'infinito dello stesso (in Commissione è stata avanzataPag. 33una proposta in questo senso), perché chiunque ha il diritto di utilizzare e di usufruire di spazi pubblici.
Per noi, inoltre, è fondamentale inserire nell'articolo 210, relativamente alla cooperazione internazionale, la questione dell'acqua; l'acqua sta diventando in tutto il mondo l'argomento principale non solo per il benessere, ma per la vita umana. Purtroppo, il mercato del petrolio sta passando in secondo piano, anche con riferimento alle guerre che stanno scoppiando nel mondo. L'acqua rappresenta e rappresenterà sempre di più un aspetto fondamentale nella vita quotidiana.
Noi chiediamo - spero che la nostra richiesta venga recepita dal Governo - che le aziende che operano nel settore delle risorse idriche ne destinino una piccola percentuale alla cooperazione internazionale, in modo tale che l'Italia, che in questi anni ha ridotto sempre di più i fondi necessari per la cooperazione, possa veramente dimostrare che, in ordine a tale aspetto, intende trovare delle soluzioni concrete per chi sta realmente morendo di sete nel mondo. Da un'analisi dell'ONU si è constatato che, soltanto nel 2005, circa 20 milioni di persone, tra bambini e anziani, sono morti per mancanza di acqua.
Il nostro emendamento all'articolo 210 va in questo senso: vogliamo che si dia il segnale concreto che l'Italia, come ha fatto la Francia nella scorsa manovra finanziaria, si adopererà con un piccolo, ma importante contributo per dare dell'acqua da bere alle popolazioni che in questo momento stanno soffrendo e morendo di sete.
Vorrei, inoltre, segnalare la questione relativa alla rottamazione, che potremo discutere in quest'aula. Sono convinto che in Italia uno dei fattori principali di crisi sia rappresentato dall'inquinamento atmosferico. Ogni anno in Italia i costi della mobilità urbana si aggirano intorno a 200 mila milioni di euro. È una cifra esorbitante! Penso che il Governo ed il Parlamento debbano porre alla base della loro azione l'obiettivo del risanamento dell'inquinamento atmosferico. Occorre trovare il modo per favorire questi interventi, anche dando la possibilità a chi non vuole comprarsi una macchina nuova di convertirla a metano o a GPL o, meglio ancora, utilizzando un motore ibrido elettrico; credo che questa sia una delle cose più importanti da chiedere per quanto riguarda il risanamento dell'aria e lo sviluppo economico del nostro paese.
Concludo, dicendo che i verdi apprezzano molto gli argomenti inseriti all'interno del disegno di legge finanziaria e l'impegno di lavorare in questi giorni per migliorarlo, per dargli un senso rispetto alle tematiche ambientali.
Spero che il Parlamento recepisca le nostre problematiche: chiediamo al Governo di procedere in questa direzione, come si è fatto in questi giorni in Commissione bilancio, perché credo sia veramente fondamentale cambiare registro rispetto al passato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, non era mai successo che la Commissione bilancio non riuscisse a svolgere l'esame della legge finanziaria. Certo, altre volte si è verificato che la discussione non sia stata completata, ma non era mai successo prima d'ora che la Commissione si fermasse ad una valutazione di 25 emendamenti su 7 mila presentati dal Parlamento intero; d'altronde, presentare una finanziaria con 217 articoli significa proprio andarsi a cercare guai. È infatti evidente che, più sono gli articoli, tanto più sono estesi gli interessi toccati, ed allora è inevitabile e prevedibile che la gestione del provvedimento in Parlamento sia complessa. Se poi è il Governo a promuovere fino all'ultimo ritocchi e ripensamenti, la situazione si fa incandescente: ma la soluzione è già pronta, era già pronta fin dall'inizio ed è la fiducia. Il Governo così potrà confezionare e far approvare una finanziaria modificata a suo piacimento, senza correre il rischio di spaccare la sua maggioranza. Questa è una fiducia annunciata, è una gestione scientificamente programmata sin dall'inizioPag. 34per sottrarre l'esame del testo alla stessa maggioranza, evitando così di evidenziare le spaccature esistenti.
Così le promesse di armonia che Prodi ha chiesto all'Unione nello spirito di Villa Pamphili sembrano completamente svanite, mentre la finanziaria galleggia tra ultimatum e veleni. Persino D'Alema è costretto a criticare i troppi tagli alla Farnesina. Non solo, ma al corteo dei Cobas e dei precari dell'altro giorno hanno sfilato dieci sottosegretari di lotta e di Governo, al punto che Gentiloni ha dichiarato testualmente: che accadrebbe se ognuno si mettesse a marciare con i propri referenti sociali? Non c'è un diritto al dissenso governativo. Inoltre, ha aggiunto: penso che Rifondazione faccia i conti con la contraddizione non risolta tra lo stare al Governo e voler rappresentare i movimenti e le lotte alternative al sistema: si decidano.
D'Alema e Prodi, invece, fanno finta di pensare e dichiarano che la manifestazione del 4 novembre è stata a favore e non contro il Governo. Si vede però che al ministro Damiano i consensi non piacciono perché ha espresso la sua giustificata amarezza per i cartelli che dicevano: «Damiano, servo dei padroni, vattene». Intanto, il ministro Ferrero se la prende con il ministro Damiano, imputandogli di aver fatto poco o nulla per i precari.
Cerchiamo di non essere ipocriti: attribuire un carattere neutrale ed imparziale ad un corteo, gremito da rappresentanti di Governo, che bocciava il Governo è falso ed ipocrita. Sullo stesso punto Padellaro su l'Unità ha detto: cosa accadrà il giorno dopo nelle stanze del Ministero del lavoro e in quello dell'economia tra sottosegretari protestanti e ministri protestati? Questo è il problema a cui non è facile sfuggire.
Intanto la legge finanziaria continua la sua inesorabile marcia a tappe forzate contro il Parlamento, i ceti produttivi e il paese. Basare una legge finanziaria sulle tasse piuttosto che sui tagli delle spese e degli sprechi non è solo doloroso per i contribuenti, ma anche un azzardo che potrebbe risultare devastante per i conti del paese. Con il complesso dei provvedimenti di questa manovra il Governo dimostra ancora una volta di percepire lo Stato in termini di sovrano esattore, a fronte di cittadini sudditi. Lo abbiamo sempre detto, con Prodi avremmo avuto il più lucido e temibile avversario di chi pensa che prima viene l'individuo e, poi, lo Stato. L'altro giorno in un bellissimo articolo su Il Corriere della sera Nicola Rossi, giustamente preoccupato, diceva: il fisco non è uno strumento di punizione sociale, è un patto che è o dovrebbe essere tra uguali, che in particolare dovrebbe vedere cittadini e Stato sullo stesso piano, non più sudditi i primi, non più sovrano il secondo. Giustissimo, ma lasciatemi dire innanzitutto che è davvero sconsolante che all'alba del XXI secolo persone serie come Nicola Rossi siano costrette ad invocare - come obiettivo ancora da raggiungere e, per la verità, lontano - principi elementari, affermati almeno con la rivoluzione borghese, quali quello del superamento della sudditanza nel rapporto tra Stato e cittadini. Allora, caro onorevole Rossi, intervenga subito perché questa manovra non è come lei auspica e come tutti noi la vorremmo.
In questo provvedimento il fisco punisce il ceto medio, i piccoli e medi imprenditori, e non mette i cittadini e lo Stato sullo stesso piano. Mettete e fate mettere dagli enti locali le mani nelle tasche dei contribuenti, aumentate pesantemente le tasse agli italiani e fate finta di dare parte di queste risorse agli italiani all'estero, mentre in realtà le utilizzate, in modo vergognoso, per tentare di assicurarvi il voto di fiducia al Senato.
Collega Piazza, non è soltanto il caso Pallaro, che non è isolato. È notizia di oggi che è scattato il «soccorso rosso» con una «leggina» che riapre i termini per la richiesta di rimborso elettorale per due senatori del centrosinistra. È una sanatoria, una legge ad personam che ha soltanto l'obiettivo di consolidare il vostro risicato vantaggio al Senato.
Come da diversi giorni mi sto sforzando di dimostrare, sono nettamente contrario alla filosofia ispiratrice di questa manovra finanziaria. Sono particolarmentePag. 35convinto che, in assenza di una significativa crescita, sia sbagliato, completamente sbagliato, utilizzare la pressione fiscale per la redistribuzione del reddito.
Ciò nonostante, voglio credere alla buona fede delle ripetute affermazioni di Prodi e della sua maggioranza circa il fatto che con questa manovra piangeranno solo i ricchi, mentre il 92 per cento dei contribuenti avrà un vantaggio. Allora, sottosegretario, l'ho già detto in Commissione bilancio: votate il mio emendamento. Ho presentato un emendamento che è un contributo alla coerenza rispetto alle dichiarazioni di Prodi, poiché invoca la clausola di salvaguardia esattamente per il 92 per cento dei contribuenti, ossia per i redditi fino a 55 mila euro, dando loro la possibilità di scegliere il regime fiscale precedente se più favorevole. Temo, però, che la mia speranza e, soprattutto, quella del 92 per cento degli italiani andrà delusa.
Continuate e vi ostinate ad equiparare la ricchezza individuale con l'evasione fiscale e ciò è devastante per l'immagine del Governo e del paese intero. Da combattere non è la ricchezza, ma l'evasione fiscale.
Voi ora mettete nel «cervellone» anche i dati bancari riservati, a causa della legge Prodi-Visco, che forse è incostituzionale, perché trasforma l'anagrafe tributaria in un «grande fratello» fiscale. Proibite l'uso della moneta, imponendo l'utilizzo di assegni e di carte di credito per i pagamenti oltre i cento euro.
Il fatto è che più si legge questa manovra, più si rimane sconcertati. Anche l'operazione del cuneo fiscale, in fondo, è una mistificazione. La strada scelta, infatti, è quella di ridurre l'incidenza del costo del lavoro sulla massa imponibile su cui si applica l'IRAP. Insomma, la detrazione fiscale aumenterà il reddito delle imprese, ma non ridurrà i prezzi dei prodotti e, quindi, non inciderà affatto sulla competitività.
Tra l'altro, questa scelta non favorisce in egual modo tutte le imprese. Per il gioco delle deduzioni, l'operazione cuneo fiscale e il modo in cui viene applicata favoriscono sostanzialmente la grande impresa. Allora, si capisce bene perché Confindustria e i tre sindacati confederali abbiano detto «sì» a questa operazione, giacché i vantaggi sono solo per le grandi imprese, notoriamente più sindacalizzate delle altre.
Per fortuna, come al solito, la gente ha capito prima dei politici. Il consenso, che vi ha consentito, per un pugno di voti, di andare al potere, è già sensibilmente diminuito. Di questo, oltre che della nostra opposizione, non potete non tenere conto. Il conteggio alla rovescia per questo Governo è già iniziato. Speriamo, per il bene della nostra economia e per il bene del nostro paese, di voltare pagina il più presto possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, la legge finanziaria per il 2007 è certamente ambiziosa per la sua dimensione e per gli obiettivi che si pone. È una finanziaria necessaria per raccogliere le sfide che il paese ha di fronte e che noi dobbiamo affrontare contemporaneamente. Non è infatti possibile una strategia in tempi diversi rispetto alle grandi questioni che sono l'eredità pesantissima che ci ha lasciato il centrodestra.
Questa finanziaria è così non per divertimento, ma per rispondere ai problemi dello stato dell'economia e della finanza pubblica e della condizione sociale del paese.
L'Italia conosce la più bassa crescita tra i paesi europei. Nel periodo 2003-2005 abbiamo avuto una crescita zero. Tale problema non è stato risolto con il miglior andamento del 2006. Se si arriverà all'1,7 o anche al 2 per cento, si resterà sotto il livello di crescita media dell'Europa, e bassa crescita significa perdita di quote del commercio mondiale e di competitività.
Esiste un problema strutturale di scarsa produttività totale dei fattori del nostro sistema produttivo. Il paese è pieno di inefficienze su cui occorre intervenire con liberalizzazioni, minori costi, investimentiPag. 36sulle infrastrutture materiali ed immateriali, sulla ricerca e sul sapere. È ciò che stiamo facendo.
Lo stato della finanza pubblica ci pone continuamente sotto l'osservazione dell'Unione europea, che ieri ha promosso la manovra. Il miglioramento delle entrate nel 2006 non è tale da inficiare i giudizi espressi a giugno sulla drammaticità della situazione. Restano l'espansione in questi anni della spesa pubblica di 2,6 punti di PIL, l'avanzo primario pressoché azzerato, la crescita del rapporto debito-PIL ovvero il dato più negativo per il livello di debito che ha l'Italia, pari ad un quarto di quello dei paesi europei. Resta il dato di capitoli di spesa vuoti a metà anno, con gli stanziamenti della finanziaria 2006 per i cantieri ANAS e Ferrovie dello Stato, o quelli per il fondo sociale quasi azzerato e continuamente ridimensionato. Resta l'alto livello di deficit nel 2006 per effetto della sentenza sull'IVA, ereditata anch'essa dal centrodestra, per cui è incredibile ciò che si è sentito in quest'aula in merito al provvedimento che cerca di porvi rimedio.
Resta un'evasione fiscale a livelli non conosciuti in altri paesi europei. Constato che in Commissione bilancio i parlamentari del centrodestra sostengono la necessità di politiche fiscali basate sul contrasto di interessi. Non può essere l'unica strada, perché occorre un'articolazione di interventi messi in campo con il cosiddetto decreto Bersani, il decreto fiscale collegato alla legge finanziaria e la finanziaria stessa. Tuttavia, ai tempi del primo Governo di centrosinistra sono state adottate, e lo sono anche ora, alcune misure volte al contrasto di interessi. Nei cinque anni di Governo del centrodestra, invece, non ve ne è stata neppure una, ma ora, un giorno sì e l'altro pure, dite che bisogna scegliere quella strada. Ma perché voi non l'avete fatto?
Vi è un problema di equità. L'Italia ha visto l'aumento delle diseguaglianze, bassa mobilità sociale, rafforzamento delle corporazioni, aumento forte della precarietà. È a questi problemi che la finanziaria vuole rispondere ed è per questo che raggiunge i 35 miliardi. Vi è contraddittorietà nei ragionamenti sulla dimensione della manovra che ho sentito da parte del centrodestra. Si dice che sarebbe bastata una manovra da 15 miliardi per restare nei parametri europei. Tuttavia, 15 miliardi non sono una sciocchezza, perché corrispondono a quasi 30 mila miliardi di vecchie lire; già questa è un'ammissione, perché vuol dire che non siamo con i conti in ordine.
Inoltre, si dice che mancano le misure per la crescita. Invece non è così; infatti, se la finanziaria è di 35 miliardi, è proprio perché, se 15 sono destinati al risanamento, 19,5 riguardano misure rivolte alla crescita duratura nei prossimi anni e all'equità. È così perché siamo profondamente convinti dell'intreccio tra crescita, risanamento ed equità. Non vi è crescita senza risanamento ed equità. Se non si riduce il debito pubblico, mancano le risorse per gli investimenti a favore della crescita e si perde competitività rispetto agli altri paesi. Con bassa mobilità sociale e forte precarietà il paese non investe sulle persone, che sono l'elemento fondamentale per lo sviluppo e la crescita.
Ma è anche vero che non vi è risanamento duraturo senza crescita ed equità. Se non aumenta il PIL, il contenimento non basterà nel tempo a consolidare il risanamento. Se tutti non fanno la propria parte, a partire dal pagamento delle imposte, sarà più difficile uno sforzo comune del paese per il risanamento. Ed è altresì vero che non vi è equità senza crescita e risanamento. Per redistribuire ricchezza occorre innanzitutto produrla. Uno Stato pieno di debiti redistribuisce debiti.
Ecco perché una seria politica economica deve affrontare queste tre questioni insieme, come fa la legge finanziaria del Governo Prodi. Questa legge finanziaria avvia una stagione di riforme per la sanità, il federalismo fiscale, la previdenza ed il pubblico impiego.
Vorrei soffermarmi sul federalismo fiscale e gli enti locali. Vi è la volontà politica di dare attuazione all'articolo 119 della Costituzione, mentre tra il 2001 e il 2006 lo si è messo in un cassetto. Si è fatto un gran parlare di devolution, ma poi èPag. 37stata realizzata una politica di neocentralismo. Non vi è soltanto la volontà politica. Nella legge finanziaria vi sono i primi passi in quella direzione. Mi riferisco all'accordo sulla sanità, che responsabilizza le regioni; alla scelta del saldo finanziario per il patto di stabilità interno degli enti locali già dal 2007, abbandonando il criterio dei tetti di spesa; alla volontà di riscrivere il testo unico sugli enti locali in attuazione dell'articolo 117 della Costituzione ed ad alcune anticipazioni nella legge finanziaria.
Questi capisaldi sono rimasti punti fermi all'interno di un testo che, per iniziativa sia del Governo che del Parlamento, ha visto diverse modifiche. Auspico che di altri se ne introducano, come per quanto concerne il personale dei comuni sotto i cinquemila abitanti, le province e più complessivamente, per arrivare ad un accordo pieno, con le associazioni delle autonomie locali. Già ora, però, si può dire che questa legge finanziaria consegue un risultato: assicura più flessibilità alla gestione degli enti locali; mette a disposizione più strumenti per il reperimento delle risorse; dà l'avvio alla compartecipazione dinamica dell'IRPEF; introduce le tasse di scopo; sostiene finanziariamente i piccoli comuni e ne incentiva l'associazionismo.
In sostanza, chiede agli enti locali di contribuire al risanamento della finanza pubblica, ma responsabilizza gli amministratori, sia sul fronte delle spese, sia su quello delle entrate. Non s'impongono tagli dal centro per far tornare solo formalmente i conti, ma si propone un protagonismo nuovo per un risanamento duraturo. È un passo importante nella direzione giusta, dentro una legge finanziaria che riapre la speranza per il futuro del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il principale errore che questa maggioranza ha compiuto nel predisporre la manovra finanziaria è aver cercato di far credere ai cittadini che essa fosse ispirata alla filosofia della redistribuzione dei redditi, tassando i ricchi e dando ai ceti più deboli.
In realtà, non è così: i ceti più deboli verranno comunque dissanguati dalle maggiori imposte locali che, essendo prive di progressività, si abbatteranno su tutti i livelli di reddito. Così, questa legge finanziaria, che avrebbe dovuto essere redistributiva, diventa invece una legge finanziaria giustiziera. Considerando il nodo politico, il vero fallimento è quello dell'ala riformista dello schieramento del Governo che ha dovuto soccombere alla filosofia della sinistra radicale, contravvenendo così alle linee tracciate nel programma elettorale.
D'altronde, riuscire in così poco tempo a scontentare tutti è stato un vero record: hanno protestato i rappresentanti degli enti locali, e basti pensare a molti sindaci, anche del centrosinistra; hanno manifestato i precari, nei giorni scorsi; si sono dichiarati scontenti i rappresentanti del mondo della scuola, dell'università e della ricerca. A questo riguardo va evidenziato come, in modo del tutto irrituale, attraverso lo strumento della legge finanziaria sia stata in gran parte abrogata la riforma della scuola: ed eravamo noi quelli che, nella scorsa legislatura, venivamo accusati di aver soffocato il dibattito parlamentare sulla riforma educativa!
È stato perciò scelto di aggirare qualsiasi confronto, volendo abrogare alcune parti della legge di riforma, trasformando il Parlamento in un semplice organo di ratifica dei faticosi accordi elettorali dell'Unione. Ritengo che questo, quando si parla di scuola e di educazione, sia veramente molto grave.
Tuttavia, il lato più debole di questa manovra va sicuramente ricercato nella mentalità centralista ancorata a vecchi schemi che si rifanno ad un classismo ormai desueto e all'antica polarità capitale-lavoro. Questo è lo spirito che ha formato la manovra e che preoccupa - e ha preoccupato - la grande maggioranza degli italiani. Lo schema ideologico è semprePag. 38il solito: quello sul quale si muove l'alleanza che tiene insieme le sinistre italiane con una parte del centro moderato, vale a dire la difesa dei ceti popolari, dei lavoratori dipendenti, insieme ad un'intesa con i grandi gruppi economici e finanziari e con i principali centri di produzione intellettuale.
Rimangono fuori i ceti medi, i lavoratori autonomi, i professionisti, i piccoli e medi imprenditori, tutti coloro che cercano di superare il precariato mettendosi in proprio. Queste sono le categorie elevate a nemico principale e sociale. A mio avviso, però, il centrosinistra pagherà - al di là delle contingenze - il suo proverbiale immobilismo, la mancanza di analisi che l'ha portato ad ignorare che l'Italia è profondamente cambiata e che avanzano nuove figure professionali e lavorative (ciò soprattutto nelle zone del nord). Queste sono figure che, anche se non trovano ancora una piena rappresentanza, diventeranno sempre di più la vera forza lavoro sulla quale si baserà il nostro sviluppo. Questa legge finanziaria, con l'intento di punire il ceto medio, ha invece punito tutti gli italiani. L'errore è stato quello di non capire che anche il ceto medio si è ormai dilatato fino ad assorbire quasi tutte le fasce sociali, comprese le classi operaie tanto care alla sinistra.
Oltre a questo allargamento della categoria del ceto medio, esiste altresì una nuova mobilità sociale, positiva ed emergente. La controprova della veridicità di tutto questo, d'altronde, proviene da quanto sta accadendo nella nazione. Mai si ricordano proteste così articolate e diversificate, a riprova del fatto che coloro i quali pensavano di aver penalizzato soltanto le classi più agiate hanno colpito e scontentato, invece, tutti gli italiani.
In questi giorni, dovremo svolgere un dibattito e speriamo ci sia l'opportunità di modificare in Parlamento - noi, come opposizione, insieme alla maggioranza - questo disegno di legge finanziaria. Il pessimismo è d'obbligo, in considerazione dell'ormai troppo frequente ricorso alla questione di fiducia in questa Assemblea, tanto da diventare una consuetudine. Se sarà così, penso veramente che per la maggioranza sarà troppo tardi per correggere questo disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bordo. Ne ha facoltà.
MICHELE BORDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo nel corso della discussione sulle linee generali del disegno di legge finanziaria con l'intento di rendere espliciti gli obiettivi il cui raggiungimento sarà consentito al nostro paese da questa manovra economica.
Questo disegno di legge finanziaria è rigoroso ed è stato predisposto con grande serietà. Coniuga bene l'obiettivo del risanamento economico con quelli, altrettanto importanti, dell'equità e dello sviluppo. Con ciò intendo affermare che questa manovra economica è cosa assolutamente diversa dagli esercizi di fantasia contabile e dai trucchi di bilancio ai quali il Governo Berlusconi aveva abituato il paese negli ultimi cinque anni.
Devo dire però che, qualche giorno fa, ho ascoltato in questa Assemblea, con grande interesse, l'intervento per dichiarazione di voto sul cosiddetto decreto fiscale dell'ex ministro dell'economia, l'onorevole Giulio Tremonti. È stato un intervento simpatico, il suo, quasi divertente. Ha provato a fare una lezione, ha cercato di spiegare la maniera attraverso la quale un Governo deve reperire le risorse economiche, il modo in cui un Governo deve agire per far pagare le tasse ai contribuenti. È sembrato un professore, l'onorevole Tremonti, in quella circostanza. Ha tessuto le lodi della sua politica economica e fiscale ed ha parlato come se la politica del Governo nel quale egli è stato ministro dell'economia e delle finanze fosse stata promossa a pieni voti.
La verità è un'altra, come tutti gli italiani sanno. L'onorevole Tremonti è stato non soltanto bocciato dagli italiani in occasione delle ultime elezioni politiche, ed insieme a lui tutto il Governo Berlusconi, ma è stato costretto alle dimissioni dalla carica di ministro dai suoi stessi alleati di Governo, che lo accusavano diPag. 39«truccare» i conti. Allora, prima di provare a fare il professore in questa Assemblea, mediti su tutti gli sfasci che ha prodotto nel paese.
Il punto è questo: il peso dell'attuale manovra finanziaria è interamente da addebitare al Governo che ha preceduto l'attuale e spero che questa sia davvero l'ultima tassa che gli italiani pagano per i cinque anni di Governo della Casa delle libertà. Le cifre, purtroppo, sono tanto chiare quanto spietate: 17 miliardi, circa la metà della manovra economica, serviranno a tappare i «buchi» lasciati da Tremonti, a far ripartire i cantieri di ANAS e Trenitalia, ad onorare il contratto dei pubblici dipendenti e a pagare i fornitori del Ministero della difesa. Cari colleghi del centrodestra, avete lasciato un paese che registrava una crescita pari a zero, un rapporto tra deficit e PIL pari al 4,7 per cento e l'avanzo primario azzerato. Insomma, un paese ormai fuori dall'Europa. Invece, con questa legge finanziaria, noi abbiamo l'ambizione di riportare a pieno titolo l'Italia in Europa, di far ripartire l'economia, di riportare sotto al 3 per cento il rapporto tra deficit e PIL e di puntare allo sviluppo. Lo faremo attraverso una legge finanziaria rigorosa che, al tempo stesso, conterrà interventi di grande rilievo sotto il profilo economico e sociale, a partire dalla rimodulazione dell'IRPEF, che consentirà all'80 per cento delle famiglie italiane di avere importanti benefici economici e di guadagnare fino a 700 o 800 euro in più all'anno. Tutto ciò grazie a questo disegno di legge finanziaria.
Consentitemi, in questa parte del mio intervento, di concentrarmi su alcune misure, contenute nel provvedimento, destinate a ridurre l'accresciuto divario fra il nord e il sud del paese.
Anche in questo caso, le premesse non sono ottimali. Nel 2005 il prodotto interno lordo delle regioni meridionali è diminuito dello 0,3 per cento, mentre nel triennio 2002-2005 al sud sono stati persi circa 70 mila posti di lavoro. L'economia del sud ha, dunque, bisogno di tornare a crescere. Come? Offrendo alle imprese strumenti finanziari adeguati per favorire gli investimenti nell'innovazione e misure fiscali che incentivino le assunzioni in particolari regioni.
Si muovono in questa direzione il cuneo fiscale differenziato, che abbatterà il costo del lavoro restituendo risorse tanto alle imprese quanto ai lavoratori; il credito d'imposta per le nuove assunzioni, finalizzato anche al contrasto della diffusione del precariato; gli incentivi all'assunzione di donne, il cui ingresso nel mondo del lavoro è ulteriormente favorito dalla costruzione di nuovi asili nido. Poi, vi è la progettazione di zone franche urbane, innovativi strumenti di progettazione strategica destinati a contrastare il fenomeno della marginalità territoriale attraverso incentivi alle piccole e piccolissime imprese e all'occupazione stabile.
Inoltre, vi saranno nuovi treni e nuovi autobus per i pendolari, nuovi o più funzionali strade, ferrovie, porti e interporti per le imprese e i cittadini. Per la gente del sud sono a disposizione 3 miliardi di euro destinati a finanziare l'acquisto di apparecchiature sanitarie e la costruzione di nuove strutture con cui cercare di riequilibrare un'offerta sanitaria oggi tragicamente penalizzante per il Mezzogiorno.
Misure fiscali ed incentivi economici, infine, sono e saranno sempre più inseriti in un contesto di migliore e maggiore integrazione tra le politiche di sviluppo dello Stato e quelle dell'Unione europea, per incrementare l'efficacia degli interventi progettati e realizzati con i fondi (120 miliardi) di cui il sud beneficerà nei sei anni tra il 2007 e il 2013.
Insomma, a me pare che emerga con evidenza come il disegno di legge finanziaria per il 2007 ponga le basi per la ripresa del paese e la rinascita del sud dell'Italia, ancor più mettendo in atto le misure di contrasto dell'evasione fiscale.
Berlusconi e Tremonti hanno provocato un grave danno all'Italia, operando per l'affermazione del principio della irresponsabilità civica dei comportamenti individuali, perché altro non è stato l'avere condonato tutto ciò che c'era da condonare,Pag. 40l'aver moralmente assolto gli evasori fiscali, l'aver deciso di scendere a patti con il peggior corporativismo.
Questo dato culturale, invece, deve essere ribaltato. Ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi per affermare il principio dell'equità fiscale, che garantirà a ciascuno di noi la possibilità di pagare meno tasse a patto che le paghino tutti.
Il 2007 - e concludo - sarà, in questo senso, un anno decisivo, così come lo sarà per l'affermazione dello spirito riformista del Governo e della coalizione. È nostro dovere governare...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MICHELE BORDO. ...assumere decisioni responsabili e finalizzate al progresso dell'Italia e al benessere degli italiani. È il mandato ricevuto dagli elettori che dobbiamo onorare con impegno e serietà (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, colleghi, l'attuale situazione economica dell'Italia è certamente di sofferenza. Da 15 anni il PIL non cresce in media più dell'1 per cento. Siamo fuori dai parametri di Maastricht con un rapporto deficit-PIL di poco inferiore al 5 per cento. La produzione industriale è stagnante, e negli ultimi anni le esportazioni si sono ridimensionate, portando in grave deficit la bilancia commerciale e quella dei pagamenti.
Fortunatamente, dall'inizio di quest'anno vi è una certa ripresa dovuta soprattutto alle maggiori importazioni dei grandi paesi asiatici. Certo, il bilancio è condizionato dalla nostra situazione energetica che determina gran parte del deficit commerciale.
Questo quadro è quello trovato dal Governo Prodi formatosi in seguito alla ristretta vittoria elettorale. La maggioranza ed il Governo non potevano affrontare il problema con «pannicelli caldi», ma dovevano farlo con un'azione molto determinata, per mettere a posto i conti del paese. Ne sono scaturiti un disegno di legge finanziaria e provvedimenti collegati che comportano sacrifici per tutti e benefici per la parte meno fortunata dei cittadini. Questa azione, tendente all'equità, richiede sacrifici proporzionati alle entrate in importanti settori dell'attività imprenditoriale, interessando anche i singoli lavoratori autonomi ed i professionisti. Senza queste azioni, è impensabile prevedere lo sviluppo economico e sociale per i prossimi anni. Allo sviluppo devono contribuire tutti. I risultati di queste azioni si vedono già con l'aumento del gettito fiscale verificatosi nell'anno 2006. Tale aumento deve costituire per il futuro la vera, nuova tassa del governo Prodi. Le altre dovranno ridursi gradualmente, in modo tale da consentire l'incentivo agli investimenti da parte dei piccoli imprenditori e delle piccole imprese. In questa direzione va anche la lotta agli sprechi, in particolare agli alti costi della politica e dell'amministrazione. Questa linea, voluta dal governo Prodi e contenuta in parte nel disegno di legge finanziaria, ha trovato già alcune risposte positive in alcune regioni amministrate da ambedue gli schieramenti, che hanno ridotto in questi giorni le indennità dei consiglieri e degli assessori.
Il complesso di norme che va sotto il nome di finanziaria si poteva varare solo all'inizio di una legislatura. Per gli anni successivi vanno previsti solo aggiustamenti e manovre di modesta entità, finalizzati al mantenimento dei parametri europei. L'Europa ci ha incoraggiato a proseguire, approvando l'attuale testo del disegno di legge finanziaria, raccomandando però l'avvio delle riforme strutturali e di non stravolgere in Parlamento il testo analizzato. Nonostante i perfezionamenti possibili, non si può non concordare con le raccomandazioni del commissario Almunia e pertanto sarebbe auspicabile che in quest'aula maggioranza e opposizione si facessero interpreti delle necessità del paese e superassero le pregiudiziali reciproche, per consentire un dibattito ampio e propositivo, senza la necessità, per il Governo, di chiedere la fiducia.Pag. 41
Come Italia dei Valori, siamo convinti che ciò sia possibile, in quanto non è la prima volta che il Parlamento collabora alla rinascita del paese ed oggi il paese deve rinascere, deve conquistare la competitività perduta. Quindi, se cambiamenti vi dovranno essere al disegno di legge finanziaria essi siano finalizzati a creare le basi per un nuovo e più avanzato sviluppo. Investiamo, allora, sulla conoscenza, sulla scuola, sull'università e sulla ricerca scientifica, accogliamo insieme emendamenti su tale grande comparto e rinunciamo ad altre possibili spese, meno urgenti e spesso di carattere corrente.
Per il sud, che - non dimentichiamolo - è il maggior contribuente allo sviluppo in termini di produzione di ossigeno, permettendo all'Italia di partecipare senza sfigurare alla Conferenza sul clima in corso a Nairobi, oltre alle misure previste, è necessario un grande sforzo, anche economico, per contrastare l'illegalità. Raddoppiamo o triplichiamo gli sforzi per dare ai magistrati e alle forze dell'ordine uomini e mezzi per stroncare sul nascere la criminalità organizzata. È questo l'investimento prioritario, senza il quale nessun imprenditore, piccolo o grande, è portato ad investire in tali regioni, nonostante alcune facilitazioni di legge...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Misiti...
AURELIO SALVATORE MISITI. Concludo, signor Presidente. Su questi temi ci aspettiamo il sincero appoggio di una larga parte del Parlamento. Ciò non vuol dire che i parlamentari non possano proporre anche emendamenti alternativi alle linee del disegno di legge finanziaria. Quelli non alternativi, tuttavia, andrebbero accolti, da qualunque parte provengano. Usciremmo, in tal modo, tutti più forti e sarebbe più forte anche l'Italia nel contesto internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, i punti che vorrei affrontare nel mio intervento rispetto alla discussione del disegno di legge finanziaria, sostanzialmente sono tre.
Il primo è la grande anomalia che sta contraddistinguendo il dibattito interno alla maggioranza ed anche al paese, cioè la grande differenza che vi è tra i punti indicati all'interno del DPEF e ciò che successivamente è stato scritto nel disegno di legge finanziaria.
Vorrei esplicitare tale anomalia evidenziando i comportamenti che danno una giustificazione al tutto: non è un caso che il ministro di Rifondazione Comunista, Ferrero, nel Consiglio dei ministri non abbia votato il DPEF ed abbia, invece, votato il disegno di legge finanziaria. Penso che questa sia una prima risposta: gli obiettivi strutturali indicati all'interno del DPEF (la sanità, la finanza territoriale, il pubblico impiego, la previdenza) sono stati oggetto di un rinvio senza data poiché costituiscono il vero nodo che la maggioranza non è in grado di affrontare.
Ho ascoltato i colleghi, ho letto i giornali e ho ascoltato alcuni telegiornali: ho constatato che vengono espresse in forma eccessivamente enfatica le considerazioni rispetto alla valutazione dell'Europa sul disegno di legge finanziaria. Non è vero che ieri c'è stata una promozione: l'Europa ieri ha indicato alcuni punti coerenti con la grande anomalia che caratterizza il centrosinistra. L'Europa, ieri, non solo ha indicato alcuni punti di incertezza sulle entrate, collegati in modo particolare all'evasione, ma ha indicato in modo molto chiaro che la vera carenza di questa manovra è la totale mancanza di riforme strutturali. Quindi, torniamo al punto di origine che caratterizzerà, a nostro avviso in negativo, anche l'azione che dovrà essere portata avanti.
Il secondo punto è strettamente collegato alla suddetta anomalia politica. Questo disegno di legge finanziaria contiene un elenco di tasse che fanno emergere il vero volto della sinistra estrema e la vera impostazione di questo Governo, che nel nostro paese sono più che recepiti dall'opinionePag. 42pubblica. Mi dispiace che molti colleghi, che questa mattina ho ascoltato con attenzione, vogliano mettere da parte il fatto che il paese è in subbuglio: vorrebbe dire non comprendere quanto sta accadendo nel paese.
Nel mio intervento non vorrei indicare l'elenco delle circa settanta nuove tasse che si abbatteranno sugli italiani, ma vorrei fare alcuni rapidi esempi collegati anche al terzo punto che affronterò, relativo al Mezzogiorno, dissentendo anche da considerazioni che ho poc'anzi ascoltato. Tale elenco di tasse muove i suoi passi, ad esempio, dalla riduzione del trasferimento agli enti locali con la facoltà - io direi l'obbligo, come capisce chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la realtà delle amministrazioni comunali - di aumentare l'addizionale comunale IRPEF dallo 0,5 allo 0,8 per cento. E penso sia altrettanto importante ricordare una serie di altre tasse che caratterizzano un punto fondamentale, in contrasto con la grande favola raccontata dell'equità sociale in riferimento alla rimodulazione dell'IRPEF per i redditi al di sotto dei 40 mila euro (con una mano si dà, ma con l'altra si toglie abbondantemente quello che viene dato): mi riferisco all'IRPEF, ma anche a tutti gli altri balzelli previsti, che vanno dalla rivalutazione degli estimi catastali, alla tassa sui rifiuti, alla tassa di soggiorno, al bollo auto rivisitato in tutte le versioni, che tocca la maggior parte dei cittadini, fino all'incredibile ticket.
Ho ascoltato toni entusiastici sulle scelte in materia di sanità. In cinque anni, con il Governo Berlusconi, abbiamo aumentato di oltre 30 miliardi di euro il fondo sanitario assegnato alle regioni; oggi, ascoltiamo che la legge finanziaria avvia una seria riforma in materia di sanità. Basta parlare del ticket: si prevedono 18 euro per il codice bianco, 23 euro per il codice verde ed un aumento da 36 a 46 euro per la specialistica. Ciò vuol dire che un cittadino deve sapere preventivamente per quale motivo sta andando al pronto soccorso: se dovesse commettere l'errore di andare al pronto soccorso mentre fortunatamente sta bene, dovrebbe comunque pagare tale sciagurata tassa che si abbatte in una forma illogica e senza precedenti a livello nazionale ed europeo.
Il suddetto elenco di tasse è troppo lungo da esaminare nel suo complesso, ma è stato oggetto di diversi approfondimenti da parte delle categorie, dei ceti produttivi, dei professionisti e dei singoli cittadini che sentono il peso gravissimo di questa legge realmente iniqua perché mette le mani nelle tasche degli italiani. Questo elenco si abbatte in modo specifico anche sul Mezzogiorno, ed in questo caso dobbiamo sfatare un'altra favola che viene raccontata.
Il Mezzogiorno, da questa legge finanziaria, è penalizzato in modo chiaro e dobbiamo avere il coraggio di dirlo, dopo che, per cinque anni, abbiamo ascoltato l'equazione che il Mezzogiorno era penalizzato perché, all'interno del Governo, c'era la Lega e, su questo, si è creata una falsa strumentalizzazione.
I due elementi concreti che di questa legge finanziaria danno la dimensione della non attenzione nei confronti del Mezzogiorno sono: innanzitutto l'articolo 8 del decreto-legge, che blocca i contratti di programma decisi entro marzo del 2005, per un'ipotesi di riprogrammazione (non capiamo cosa ci sia dietro questa scelta); il secondo elemento è quello collegato al fondo per le aree sottoutilizzate. Non si può fare confusione sulle risorse ingenti che giungeranno alle regioni del sud con la programmazione 2007-2013, perché qui è in atto un bluff, quello di mettere insieme, all'interno di un fondo, delle risorse, la cui differenza, negli anni, faceva un totale diverso da quello che, attualmente, esiste in legge finanziaria. Basta andare a leggere la Tabella F di questo provvedimento, per rendersi conto che, nel 2006, il Governo precedente aveva predisposto uno stanziamento per il fondo delle aree sottoutilizzate di 8 miliardi e 500 milioni di euro, che, nel 2007, vi è una previsione di 6 miliardi e 880 milioni di euro e che, realmente, in finanziaria, ci sono 5 miliardi 147 milioni di euro. Quindi, c'è una riduzione di un miliardo e 700 milioni di euro da assegnare alle aree sottoutilizzatePag. 43del Mezzogiorno. Anche per quanto riguarda il 2008, a fronte di una previsione pari a 6 miliardi 130 milioni di euro, vi è una riduzione di 980 milioni di euro. Sto citando le cifre presenti nelle tabelle allegate alla legge finanziaria. Non possiamo, quindi, raccontare che vi sia un'attenzione verso il Mezzogiorno.
La verità è che il Mezzogiorno, da questa legge finanziaria, è fortemente penalizzato, anche perché vi è un'altra scelta grave, che è quella che non consentirà più alle regioni del sud che, fino alla precedente legge finanziaria, avevano le risorse disponibili per una programmazione autonoma a fronte di un importo loro assegnato, a causa della riduzione delle risorse e della previsione del fondo unico, di scegliere in proprio e autonomamente gli interventi da realizzare sul territorio. Andremo a verificarlo da qui ai prossimi mesi, quando le regioni non assumeranno più provvedimenti analoghi a quelli degli anni precedenti.
Questa è la dimensione della legge finanziaria e non possiamo, in alcun modo, accettare una logica, una scelta e una finalizzazione differenti da quelle cui si è fatto riferimento, eludendo gli elettori durante le campagne elettorali. Il malessere complessivo emerge in modo sempre maggiore. In questa direzione, penso che sia altrettanto importante, non fare riferimento ai dati preoccupanti che il Mezzogiorno d'Italia ha vissuto, negli anni precedenti, in una congiuntura economica sfavorevole, a livello nazionale ed internazionale - non poteva che essere così - ma fare riferimento al fatto che, in un momento come questo, nel quale è quanto mai necessario ridurre la pressione fiscale, spingere i consumi, favorire la ripresa economica, ed immaginare e finalizzare risorse destinate, in modo specifico, alle aree maggiormente bisognose. Ma cosa fa questo Governo? Esattamente il contrario: aumenta la pressione fiscale, crea le condizioni per contrarre la crescita del nostro paese e, soprattutto, riduce le risorse a quelle aree svantaggiate che, mai come in questo momento, hanno bisogno di interventi strutturali e finalizzati, che possano andare nella giusta direzione.
Penso sia importante fare una considerazione finale rispetto a questa legge finanziaria. Certamente, da qui a qualche giorno, assisteremo alla giustificazione del voto di fiducia per il numero degli emendamenti presentati. Ma il voto di fiducia sarà motivato, non solo dalla loro quantità, ma soprattutto dalla qualità delle proposte emendative che verranno presentate da numerosissimi parlamentari e partiti del centrosinistra. Questo strozzerà, ancora una volta, il merito della legge finanziaria e, di certo, metterà in piazza la difficoltà di questo Governo, portando inevitabilmente ad una forte protesta e ad una crescita del dissenso sul territorio, che non dobbiamo responsabilmente cavalcare, come ci viene indicato, ma che cerchiamo di intercettare, avendo la consapevolezza piena che, in questo momento, esiste un grande disagio, nel nostro paese. Si tratta di un disagio che, ormai, attraversa, in forma trasversale, non solamente quelle fasce di elettorato o quelle realtà sociali strutturalmente e storicamente legate elettoralmente al centrodestra ma si tratta anche di un dissenso che accompagna e affianca, in modo chiaro e netto...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
RAFFAELE FITTO. ...una valutazione complessiva, che va ben oltre i confini elettorali storicamente a noi vicini.
Svolgo un ultima considerazione, signor Presidente. Le parole d'ordine sono: risanamento, equità e sviluppo. La verità è che, con la scusa del risanamento, si racconta la favola dell'equità, promettendo una grande bugia che è quella dello sviluppo.
È un dato che emerge ormai in forma sempre più chiara e che anche gli esponenti responsabili di questa maggioranza cominciano, in modo chiaro, ad evidenziare all'esterno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.
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ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, a premessa del mio intervento, vorrei ricordare che, da troppo tempo, ad ogni inizio di discussione sulla manovra di bilancio, viene prospettata l'esigenza di riformarne le procedure, salvo poi lasciare che, ogni anno, si ripeta un rito sempre meno in grado di rispondere alle esigenze di un'economia moderna e di un bilancio pubblico che hanno, invece, bisogno di certezze e di rapidità di decisione.
La nostra sessione di bilancio dura, nei due rami del Parlamento, più di tre mesi, circa tre volte più di una normale sessione di bilancio in altre democrazie europee e del mondo. È una sessione di bilancio sempre esposta alle pressioni di lobby, di interessi economici, sociali e culturali che tuttavia, pur legittimamente, concentrano sul disegno di legge finanziaria richieste, proposte, sollecitazioni che dovrebbero avere risposta nella ordinaria modalità di funzionamento del Parlamento, nell'ambito della propria funzione legislativa.
Con queste modalità di funzionamento, rischiamo di perdere di vista, dunque, gli obiettivi fondamentali ai quali penso di fare riferimento con il mio intervento, richiamandoli per quanto attiene gli obiettivi fondamentali della manovra nella loro essenza, una manovra che intende risanare la finanza pubblica, ma che ha l'ambizione, insieme al mantenimento degli obblighi contratti, tramite il patto di stabilità, con l'Unione europea, di produrre crescita economica e maggiore equità sociale.
Una manovra di questa entità ha un obiettivo principale molto ambizioso, ossia riportare il paese sulla via della crescita duratura per molti anni e con un tasso sostenuto di crescita intorno al 2 per cento annuo. Con questa manovra e con le leggi ad essa collegate, che sono parte integrante della manovra finanziaria, vi sono le condizioni per innalzare il tasso di produttività complessivo del paese, ad esempio, tramite corposi interventi tesi a dotare di infrastrutture un paese che ne è sottodotato (penso ad un fondo di 3 miliardi per le infrastrutture) o tramite la scelta di aprire ulteriormente i mercati ancora troppo chiusi (penso ai mercati dell'energia e del credito, ai servizi di pubblica utilità, al sistema pensionistico, alle professioni).
Per accompagnare il paese nella sua crescita, per fare in modo che la crescita del 2006 e quella prevista per il 2007 non siano un fuoco di paglia, si è scelto, dunque, di fissare gran parte della disponibilità finanziaria dello Stato su un impegno atteso sia dalle aziende sia dai lavoratori: la riduzione del costo del lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale. Si tratta, a regime, di oltre 8 miliardi di euro, di cui 5 miliardi vanno alle imprese, che così recupereranno in termini di competitività di prezzo dei prodotti sul mercato.
Questo è un intervento duraturo, che vale nel tempo, per tutti gli anni - e non per uno solo - e ha lo stesso effetto che, un tempo, era dato dalle cosiddette svalutazioni competitive della moneta che producevano effetti positivi solo nel mercato per le aziende e non per i lavoratori dipendenti e le famiglie. Invece, con quest'intervento sul cosiddetto cuneo fiscale, le imprese avranno ridotto il costo di impresa del 2-3 per cento, ma ci sarà anche un effetto importante sulle buste paga dei lavoratori dipendenti, spingendo in tal modo la domanda interna e aumentando il potere di acquisto, cosa che con le svalutazioni competitive non si aveva, perché esse producevano inflazione e, dunque, diminuivano il potere d'acquisto.
Credo che si tratti di una grande questione, la quale viene finalmente affrontata con il disegno di legge finanziaria in esame. Tale scelta, a mio avviso, deve essere pienamente valorizzata e la sua importanza deve essere compresa sia dalle imprese, sia dalle famiglie, sia dai lavoratori italiani.
A proposito di critiche improprie riguardo all'assenza di misure relative al precariato nel mondo del lavoro, signor Presidente e colleghi, vorrei altresì ricordare che l'intervento finalizzato alla riduzione del cuneo fiscale valorizza il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, poiché risultano premiate solamente lePag. 45imprese che assumono lavoratori a tempo indeterminato, dunque non precari. Sappiamo bene, inoltre, che l'abbattimento del cosiddetto cuneo fiscale agisce premiando il lavoro femminile e consente, più o meno direttamente, anche il miglioramento delle condizioni del lavoro giovanile.
Dunque, man mano che si rende sempre più esplicito e chiaro il profilo della manovra economica e finanziaria del centrosinistra, saranno evidenti anche i disegni di riforma che l'accompagnano e la accompagneranno nella sua attuazione, a partire dalle modifiche individuate sia nel Documento di programmazione economico-finanziaria, sia nella risoluzione parlamentare che lo ha approvato. Si tratta dei quattro grandi comparti che hanno bisogno di ammodernamenti: la previdenza, la sanità, la pubblica amministrazione e gli enti locali.
Vorrei rilevare che la manovra di finanza pubblica, oltre a ciò, contiene importanti passaggi e numerose risorse destinate a settori dimenticati, o poco considerati, negli scorsi cinque anni di Governo del centrodestra. Mi riferisco alla ricerca, alla formazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ... all'ambiente, all'energia, all'interesse manifestato dallo stesso disegno di legge finanziaria sia per il settentrione, sia per il meridione d'Italia ed alle iniziative poste in essere a beneficio delle aree montane. Penso, infine, ad una serie di iniziative che riguardano, in maniera più stringente, la redistribuzione della ricchezza a favore dei redditi medio-bassi, delle famiglie, degli anziani e dei giovani.
Penso, signor Presidente - e concludo -, che, nel corso dell'esame parlamentare, la manovra potrà essere migliorata; tuttavia, ritengo che, anche nella sua versione attuale, essa rappresenti il più importante tentativo, compiuto negli ultimi dieci anni, per far tornare a crescere il nostro paese in maniera stabile e duratura (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signori del Governo e della maggioranza, i primi sei mesi della vostra politica economica, oltre a certificare la volontà punitiva e la voglia di vendetta nei confronti dei ceti produttivi, dei lavoratori, degli artigiani, dei liberi professionisti, dei commercianti e degli imprenditori, consentono di tracciare un primo, fallimentare bilancio della vostra azione.
Si tratta di un bilancio fallimentare perché la vostra prima manovra finanziaria è conformista ed europeista. Essa rende omaggio ai parametri dei «ragionieri di Maastricht», vale a dire coloro che pensano sia sufficiente l'intenzione di controllare i conti, anziché la pratica di rendere competitivo un prodotto per salvare l'azienda! Ciò perché, onorevoli colleghi, il dato reale è che l'Italia, così com'è, non cresce, non crescerà e non sarà sicuramente in grado di fronteggiare le sfide poste dal mercato globale.
Le sinistre, purtroppo, non si preoccupano e non si sono occupate di questo problema. Esse, infatti, hanno rinviato le riforme strutturali che si rendono imprescindibili e necessarie per rilanciare sia i nostri prodotti, sia la nostra capacità di vincere non solo la competizione sul mercato dei beni e dei servizi, ma anche la sfida per garantire la qualità della vita e la giustizia sociale.
Infatti non ci potrà essere una giustizia sociale, senza crescita. Dal Presidente Napolitano al Governatore della Banca d'Italia - che ha bocciato questa manovra finanziaria non vedendone gli interventi strutturali -, si sprecano gli allarmi sulla nostra situazione economica. Purtroppo però nessuno ha il coraggio di dire - solo noi continuiamo a farlo, unici in questo Parlamento - quali sono le vere ragioni della crisi del nostro sistema paese. L'assistenzialismo, primo fra tutti. Le pensioni non coperte da versamenti di contributi sociali: 7 su 10 in Sicilia, che costano qualcosa come 500 milioni di euro l'anno. Ad esse si aggiungono quelle della PugliaPag. 46e della Calabria, per una cifra di 1,4 miliardi, spesi ogni anno in puro assistenzialismo e parassitismo. Per questo non ci sono i soldi per le infrastrutture, né per la ricerca, né per la competitività del nostro paese!
È per questo che servirebbe una riforma strutturale, come quella delle pensioni. Ma non ciò che avete in mente voi, non quella che volete fare ancora una volta ai danni dei lavoratori, quelli veri, quelli che versano i contributi! No! Qui servirebbe una riforma diversa, che finalmente intacchi i privilegi, le baby pensioni e tutta quella forma di clientelismo ed assistenzialismo, che si è stratificata nel corso degli anni. Serve una riforma delle pensioni, che finalmente incida su quel cancro che sono le pensioni di invalidità false. Insomma, serve una riforma strutturale, che finalmente non privilegi i pochi ai danni dei molti.
Inoltre, serve un intervento strutturale sul piano della qualità dei servizi. Voi avete fatto le privatizzazioni senza mercato, che ci hanno consegnato degli oligopoli, che scaricano le loro inefficienze su tutti noi: servizi scarsi, tariffe esorbitanti. Nella bolletta della luce, del gas, così come nel costo della benzina, c'è lo Stato, che puntualmente incassa fior fiore di oneri sociali. Dietro i costi esorbitanti delle nostre banche - le più inefficienti in Europa -, ci sono le cartolarizzazioni volute dalle una tantum di destra e di sinistra.
Insomma, nessuno ha ancora avuto il coraggio di intervenire laddove è necessario. Servirebbero delle vere liberalizzazioni, che voi non siete in grado di fare. Avete gettato fumo negli occhi del paese e dei cittadini con il recente decreto cosiddetto Visco-Bersani, assolutamente un «pannicello caldo», che non ha risolto e non risolverà i problemi del nostro paese.
Sicuramente poi, a proposito di lobby, la sinistra può insegnare molto, in quanto la più forte, la più influente, la più importante - anche dal punto di vista elettorale - è quella che voi state garantendo anche in questa finanziaria e cioè quella del settore pubblico, perché oltre ad essere i primi al mondo per assistenzialismo ed inefficienza dei servizi, lo siamo anche per quanto riguarda la capacità del controllo dello Stato all'interno della vita di tutti noi, tanto è vero che c'è una triste classifica, che ci vede di poco superati da Polonia ed Ungheria, per quanto riguarda la presenza dello Stato all'interno dell'attività delle imprese e più in generale della vita quotidiana di tutti noi.
Questo è dovuto proprio alla presenza di un vero e proprio esercito di dipendenti pubblici, un esercito che costa. Al riguardo, nessuno dei Governi di centrodestra e di centrosinistra è riuscito a dare l'unica risposta possibile: quella della qualità e della meritocrazia, della costruzione di un sistema che, finalmente, rompa con il passato - una volta per tutte - e guardi al futuro, al modello offerto dagli Stati che hanno avuto il coraggio di avviare riforme strutturali, di chiudere i conti con il passato e di affacciarsi alle sfide che il nuovo millennio propone, dotati di una struttura moderna, congrua ed efficiente. È quanto proponiamo, ormai da troppi anni, all'interno delle aule parlamentari: il federalismo. Un federalismo istituzionale e fiscale farebbe finalmente entrare, nel dizionario e nella pratica della politica, due parole che, purtroppo, sono a voi sconosciute: libertà e responsabilità. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, credo che, di fronte ad un provvedimento importante come quello in esame, dobbiamo valutare non soltanto come esso affronti la realtà contingente, ma anche se e come esso apra scenari evolutivi nuovi ed importanti per il paese.
Non c'è dubbio: il disegno di legge finanziaria in esame fa i conti con una realtà difficile, effettivamente dura, profondamente segnata non soltanto dal dissesto dei conti ereditato dal Governo che ci ha preceduti, ma anche dal fallimento della filosofia con la quale si è cercato di affrontare i temi del rilancio dello sviluppo e della crescita del nostro paese.Pag. 47
Il provvedimento in esame non si piega all'emergenza, non cerca soltanto di fronteggiare, di mettere una «pezza» ad una situazione difficile; oggettivamente, mi sembra che esso cerchi di dare ordine ad un potenziale sviluppo di linee di azione nel quinquennio che abbiamo davanti. È vero: come ricordava il collega Fitto nel suo intervento, si avverte un disagio, nella società italiana, nelle diverse categorie sociali, nel mondo degli enti locali. Saremmo sordi se non lo ascoltassimo!
Tuttavia, ci va dato atto, con onestà, che il disagio non ha trovato orecchie disattente: il dialogo non si è fermato con la presentazione del disegno di legge finanziaria, ma è proseguito. Proprio in questi giorni, in queste settimane, sono stati conclusi accordi importanti, come quello relativo alle risorse necessarie agli enti locali per affrontare la fase difficile della redazione dei bilanci dopo cinque anni di continui tagli da parte dei Governi di centro destra (colgo l'occasione per obiettare al collega della Lega Nord che il disegno di legge finanziaria in esame è molto più federalista di quelli scritti negli anni precedenti dal ministro Tremonti). Sono stati conclusi accordi con le imprese relativamente al delicato tema del TFR accantonato. Inoltre, è stato concluso con i sindacati un accordo concernente il contratto del pubblico impiego, un nodo assolutamente decisivo per i prossimi anni. Le nostre orecchie non sono state disattente; e ciò ha già prodotto risultati già importanti.
La prosecuzione di questo continuo dialogo con la società italiana porrà, a mio avviso, la premessa per l'avvio di una stagione riformatrice alla quale il disegno di legge finanziaria potrà fare da solido piedistallo.
Non si possono approntare riforme serie se non si risanano i conti, se non si dà tranquillità sociale al paese e se non si avviano politiche innovative nel campo dello sviluppo, degli investimenti e della crescita. Tali riforme si intravedono nel disegno di legge finanziaria in esame, bisogna, però, svilupparle coerentemente. Il presupposto è portare in fondo lo sforzo intrapreso con la definizione della finanziaria. Faccio un esempio. L'aver riconsegnato autonomia agli enti locali e aver, quindi, superato la logica dei tetti dei cosiddetti decreti taglia-spese, significa aver aperto una porta decisiva verso una riforma strutturale del rapporto fra Stato centrale ed autonomie locali. In altre parole, si tratta del federalismo fiscale, che è presente nel disegno di legge finanziaria in esame. È necessario, lo ripeto, sviluppare quello che già si intravede in tale provvedimento. Occorre, in particolare, accantonare definitivamente l'illusione di grandi riforme con le quali ci siamo baloccati nei cinque anni precedenti e procedere all'attuazione del Titolo V della Costituzione. Ciò significa affrontare il tema del nuovo codice delle autonomie, quello della innovazione nella pubblica amministrazione e quello delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali. È necessario dare al paese una base di regole certe e ferme su cui fondare la propria modernizzazione.
PRESIDENTE. Deputato Giovanelli, concluda.
ORIANO GIOVANELLI. Concludo, Presidente. Ritengo che il disegno di legge finanziaria in esame sia ancora perfettibile; a questo proposito, alcuni colleghi hanno già segnalato alcuni aspetti che possono essere migliorati ulteriormente. Non c'è dubbio, comunque, che tale provvedimento può rappresentare fin da ora, per come è e per come è stato modificato dal Parlamento su spinte provenienti anche dal dialogo sociale, un punto di riferimento assolutamente solido su cui fondare la modernizzazione e la competitività del paese in un quadro di solidarietà e di attenzione ai più deboli.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, faccio notare al collega appena intervenuto che a sinistra non tutti la pensano alla stessa maniera. A tale proposito,Pag. 48ricordo che Michele Serra, venerdì scorso, su la Repubblica scriveva: «Passerà alla storia come la manovra di Governo peggio comunicata e peggio gestita di tutti i tempi, con il comico accavallarsi, sulle pagine dei giornali e nei TG, di tabelle che ritoccano quotidianamente cilindrate, bolli, kilowattora, tasse di successione, e riportano emendamenti, patteggiamenti, ritocchi e codicilli quanti ne bastano per non capirci più un'acca.» - concludendo - «La maggioranza, comunque, quanto ad autorevolezza e a riservatezza ne esce con le ossa rotte. Per sapere quali ossa, e rotte come, bisogna però aspettare il prossimo comunicato che rivedrà sicuramente il numero delle ossa e delle fratture». Questo non lo sostiene un esponente di Alleanza Nazionale, ma, come detto, Michele Serra, noto giornalista-compagno su la Repubblica.
Colleghi, la realtà è che, a mio avviso, nella confusione generale ci si è dimenticati che il Governo Prodi aveva promesso che ci avrebbe dato la felicità - alla faccia della felicita! - e, soprattutto, che non avrebbe aumentato le tasse. Però, come sappiamo, sono sessantasette le nuove tasse inserite in questa finanziaria. Trascorrerò il tempo a mia disposizione - cinque minuti - elencandole. Tassa n. 1: l'IRPEF è più cara, a che livello però non lo sappiamo. Tassa n. 2: detrazioni anziché deduzioni; i contribuenti potranno, ad esempio, detrarre dall'IRPEF il coniuge a carico soltanto al 50 per cento. Tassa n. 3: in tema di pensioni è previsto un contributo di solidarietà, pari al 3 per cento, sulle quote e i trattamenti oltre i 5 mila euro mensili. Tassa n. 4: le addizionali comunali; i comuni possono aumentare l'addizionale IRPEF (il Governo di centrodestra, lo ricordo, l'aveva bloccata). Tassa n. 5: l'imposta di scopo; i comuni possono istituire da gennaio 2007 un nuovo tributo e con il ricavato effettuare investimenti sul territorio comunale. Tassa n. 6: le successioni; dopo molti cambiamenti, in questo momento è prevista una tassa minima del 4 per cento per immobili di valore superiore al milione di euro. Tassa n. 7: sulle donazioni (segue i parametri delle successioni). Tassa n. 8: si opera una stretta sulle detrazioni per spese mediche. Tassa n. 9: da gennaio 2007 per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale viene istituita una quota pari a 10 euro. Tassa n. 10: viene istituito un ticket per le prestazioni erogate dal pronto soccorso pari a 23 euro se trattasi di interventi di codice verde, e di 41 euro nel caso in cui siano necessari degli esami. Tassa n. 11: sugli esami clinici se essi non sono ritirati per tempo. Tassa n. 12: sull'intrattenimento; si pensa di introitare 48 milioni di euro sui giochi. Tassa n. 13: sui voli prevedendo un incremento delle tasse di 50 centesimi di euro per ogni passeggero che vola su aeroporti nazionali. Tassa n. 14: passaporti più cari; viene elevato a 75 euro il visto di transito. Tassa n. 15: stangata sul risparmio, si sale al 20 per cento sulle ritenute dei rendimenti. Tassa n. 16: dividendi più salati sui pronti contro termine. Tassa n. 17: cento milioni di euro sull'aumento delle tasse dei tabacchi e delle sigarette. Tassa n. 18 sulla casa: più tasse sulla vendita delle case e quindi aumento anche dell'imposta sostitutiva per le plusvalenze. Tassa n. 19: riportare nell'ICI tutti i nuovi dati che vi arrivano e non vengono detti, altro costo per fare la dichiarazione. Tassa n. 20: nuovo catasto con rivalutazione dei terreni. Tassa n. 21: cambiano le rendite per ricoveri, collegi e caserme con l'aumento del 40 per cento. Tassa n. 22: tasse ipotecarie, modificate le aliquote sulle imposte ipotecarie catastali. Tassa n. 23: gli immobili in leasing, il credito IVA sarà inferiore. Tassa n. 24: le imposte e il catasto, per il riutilizzamento a fini commerciali e i dati ipotecari bisogna aver pagato prima i contributi all'Agenzia delle entrate. Tassa n. 25: calamità, allargamento dell'obbligo di assicurazione per la copertura dei rischi di calamità naturali (in provincia di Alessandria sono felici perché stanno ancora aspettando i contributi del '94 per i bi-alluvionati. Tassa n. 26: il condono marittimo, per il suo recupero degli utilizzi pregressi degli ultimi cinque anni. Tassa n. 27: bollo auto più caro, e su questo si apre una tragicomicaPag. 49commedia su quanto occorra pagare. Tassa n. 28: bollo auto sempre più caro perché le regioni che sfiorano il patto di stabilità possono ulteriormente aumentarlo. Tassa n. 29: il bollo nuovo da applicare sulle moto «euro 0» che viene portato a 26 euro. Tassa n. 30: stangata sull'auto aziendale - e andrò più veloce perché il tempo del mio intervento sta per finire. Tassa n. 31: vengono tassate anche le auto dei disabili. Tassa n. 32: la benzina è più cara dello 0,0258 con efficacia dal 15 luglio. Tassa n. 33: gasolio più caro, aumenta l'accisa sul gasolio. Tassa n. 34: eliminata l'esenzione dell'accisa per il biodiesel. Tassa n. 35: nuove tariffe...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MARCO ZACCHERA. Siamo solo alla 35! Peccato che devo arrivare alla 67! ...Prego?
ROBERTO GIACHETTI. Ne avevi saltata una!
MARCO ZACCHERA. No, siamo arrivati solo a 35, mentre era di 67, collega, il numero delle tasse da leggere.
ROBERTO GIACHETTI. Tra la tassa n. 20 e quella n. 22, la 21 non l'hai citata!
MARCO ZACCHERA. Chiedo scusa Presidente, ma il richiamo del collega... La tassa n. 21 riguardava il cambiamento delle rendite per le attività commerciali di immobili in categoria B.
PRESIDENTE. Può consegnare il testo, onorevole... Deve concludere!
MARCO ZACCHERA. Concludo, Presidente. Penso che occorra lavorare seriamente per mandare a casa il più presto possibile il Governo Prodi. Mi sembra che in Molise abbiano già cominciato a farlo!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono svolti fino a questo momento, ascoltandoli con spirito laico, così come con tale spirito ho cercato di cogliere - come dice San Paolo nella lettera ai Tessalonicesi, «esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono» -, ponendo molta attenzione, e forse più negli interventi dell'opposizione che non della maggioranza, per tenere ciò che vi è di buono.
Ho ascoltato cose interessanti, ma anche cose che, francamente, mi lasciano estremamente stupita, in particolare gli ultimi due interventi. Il collega onorevole Zacchera ha elencato le tassazioni e, nel lungo elenco che ha fatto, ha aggiunto anche alcune cose di estremo interesse, ad esempio facendo di ogni erba un fascio e indicando le tassazioni che sono state portate ad uniformità. Allora deve spiegarmi se trova poi così incoerente un aumento oggettivo di tassazione laddove le rendite finanziarie vengono equiparate alla tassazione della rendita da lavoro e perché in questo paese, e negli ultimi cinque anni c'eravate voi al Governo di questo paese, non è stato un gran problema non rendersi conto che vi era una profonda sperequazione tra la tassazione sul reddito da lavoro, e quindi sul reddito che dà lavoro, e la rendita finanziaria che, oggettivamente, è pura transazione, che non dà ricchezza, che anzi immobilizza risorse e le tiene semplicemente ad alimentare i rentier.
Cinque anni di legislatura sono trascorsi da poco: credo vi fossero tutti gli estremi per trovare una soluzione ai problemi degli alluvionati e bi-alluvionati di Alessandria e Asti, senza chiedere di risolvere i problemi a chi è arrivato da pochi mesi. Pertanto, di fronte a problemi concreti si dovrebbe seguire un diverso approccio, se si vuole davvero tentare di risolverli.
Credo che tutto ci aiuti a capire un dato di fatto oggettivo. Oggi giunge al nostro esame una finanziaria dura che solleva molte discussioni, perché si tratta di una manovra assai pesante. Vorrei peròPag. 50sottolineare - quanto ho riassunto prima lo testimonia - un aspetto: una manovra di questa pesantezza, predisposta oggi, anno del Signore 2006, per il 2007, è anche il frutto di un periodo di cinque anni in cui non si sono assunte decisioni. Non dico che in questi cinque anni non siano state predisposte determinate misure. Dico che negli ultimi cinque anni sono state adottate alcune politiche di governo della spesa pubblica che, evidentemente (i cinque anni sono un lasso di tempo sufficiente per tirare le somme e per fare opportune valutazioni), non sono riuscite né a risanare l'economia del paese - vero è che siamo sostanzialmente a crescita zero - né a risanare le casse dello Stato (vero è che non c'è avanzo primario, quindi manca il polmone necessario per muovere l'economia del paese).
Pertanto, oggi dobbiamo adottare alcune misure anche fortemente impopolari, ma necessarie, perché il primo obbligo di un Governo è quello di risanare i conti per fare ripartire l'economia; d'altra parte, nel ventunesimo secolo - credo sia cosa nota e condivisa -, solo i bilanci sani ed il rigore della spesa rappresentano il motore dello sviluppo (sono le regole per far ripartire il paese).
Oggi ci troviamo ad affrontare una manovra di questa pesantezza, perché il Governo si è posto l'obiettivo di far fronte all'ineludibile necessità di risistemare i conti del paese; è ciò che farebbe, con un comune buonsenso, nella gestione di una qualunque azienda o nella gestione del più banale dei bilanci familiari, chi ha interesse a mantenere sana la propria famiglia, la propria azienda e, noi, il nostro paese.
Occorre rimettere in ordine i conti e ciò significa fare due cose: una manovra sulla spesa e una manovra per favorire il rilancio ed il rifinanziamento delle infrastrutture.
Per quanto riguarda la manovra sulla spesa, la finanziaria rappresenta un passaggio. Non è ciò che risolve tutti i problemi; certo, è un indicatore importante, ma alla stessa dovranno seguire altri provvedimenti che credo e mi auguro saranno più incisivi in questo senso.
Bisognerà provvedere al riordino della spesa, per ottenere ulteriori risparmi, ma ancor più bisognerà arrivare ad una spesa che garantisca l'efficienza del sistema, in particolare, della pubblica amministrazione che è un altro presupposto indispensabile, perché il paese riprenda a funzionare adeguatamente e perché il settore produttivo abbia alle spalle un sistema paese che lo aiuti. Ciò è un presupposto fondamentale per rincorrere una ripresa di cui al momento siamo a debita distanza.
Vorrei ricordare, inoltre, la necessità - che rappresenta uno degli elementi di durezza della manovra - di reperire risorse per le infrastrutture. Purtroppo, negli ultimi anni, è aumentata la spesa corrente e si sono svuotate le spese per gli investimenti. Senza infrastrutture, il paese non funziona; non possiamo affidarci sempre alla buona stella e alla buona volontà di chi nel paese opera positivamente.
Infine, sono certa che nella legge finanziaria, che sarà approvata con le dovute modificazioni che il Parlamento dovrà e potrà apportare, ci sia un'attenzione ai ceti produttivi che in questo momento si sono sentiti non adeguatamente valorizzati.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIA LEDDI MAIOLA. In questo senso auspico - e ci sarà l'impegno di tutti - la ripresa del dialogo con una parte indispensabile all'economia del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei porre una questione a fine seduta: non è necessaria adesso una risposta, ma, eventualmente, nell'ambito delle valutazioni che la Presidenza riterràPag. 51di fare, per il pomeriggio o, comunque, per il prosieguo della nostra seduta. Questa mattina la seduta è iniziata con gli interventi dei relatori. C'è stato un piccolo problema di comprensione e un equivoco rispetto ai tempi che erano stati assegnati al primo relatore, l'onorevole Ventura, il quale ha parlato una decina di minuti in meno rispetto alla sua possibilità di intervenire. Allora, nell'economia dei tempi dati, delle esigenze che debbono essere rispettate dalla Presidenza e dei nostri lavori, volevo chiederle semplicemente se i dieci minuti - o per il medesimo relatore, in un eventuale calcolo dei tempi di replica, ovvero nell'economia del dibattito e, quindi, con la possibilità di ricavare ulteriore spazio - possano essere riconsiderati nel tempo che ci rimane tra questo pomeriggio e domani mattina nell'ambito del dibattito. Ripeto, è una questione che si può analizzare anche nel pomeriggio o domani mattina, la pongo semplicemente adesso proprio per evidenziarla prima del prosieguo dei nostri lavori.
PRESIDENTE. La Presidenza terrà conto di questa sua richiesta e darà una risposta successivamente.
Constato l'assenza del deputato Calgaro, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Sono così esauriti gli interventi previsti per l'odierna mattinata.
Il seguito della discussione congiunta è pertanto rinviato al prosieguo della seduta che riprenderà alle 14 con l'informativa urgente del Governo.
Sospendo quindi la seduta.
La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 14.