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TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI ALBA SASSO, FRANCO NARDUCCI E ANGELO ALBERTO ZUCCHI IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE N. 1746-BIS E N. 1747.
ALBA SASSO. Gli interventi che la legge finanziaria prevede per il sistema scolastico, per l'università, la ricerca, la cultura, lo sport intendono rappresentare un piano di misure destinato a rimettere in moto una politica di risanamento e di sviluppo di tali settori. I settori della filiera della conoscenza. Come già sottolineato nel dibattito in Commissione, termini come società della conoscenza, internazionalizzazione del sapere e della cultura, per non rimanere slogan e gusci vuoti, hanno bisogno di scelte politiche, di strategie lungimiranti e soprattutto hanno bisogno di politiche di equità, di pari opportunità se non vogliamo che proprio l'accresciuto bisogno di sapere, di conoscenza, di fruizione del bene cultura non diventi un ulteriore elemento di discriminazione (tra chi sa e chi non sa, tra chi accede alla conoscenza e chi ne rimane escluso) che rischia di sommarsi alle già profonde differenze sociali che ancora esistono nel nostro paese.
L'Italia ha le risorse per volare alto, ha la creatività, ha le professionalità. Ha tanti giovani appassionati allo studio e alla ricerca. Il nostro futuro. Perciò ha bisogno di profonda discontinuità rispetto al Governo precedente, di una nuova leadership dell'impresa della conoscenza, dell'impresa culturale, dell'impresa del bello; di un sistema paese basato sulla partecipazione, sull'innovazione, sulla ricerca, sulla valorizzazione dei talenti. Se questa sfida non sapremo giocarla, resterà indietro la parte più innovativa, più ricca dell'Italia.
Sicuramente la finanziaria 2007 rappresenta una manovra assai significativa. Ma dobbiamo anche dire che non sempre è presente un giusto equilibrio tra rigore (più tagli che lotta agli sprechi) e investimenti di lungo respiro. È vero che abbiamo ricevuto l'eredità pesante del deficit pubblico e il pareggio dei conti costa 15 miliardi. Ma nella finanziaria ci sono ben 19 miliardi per lo sviluppo.
Nella nostra discussione in Commissione abbiamo sottolineato con preoccupazione come di questa somma poco vada al settore istruzione e assai poco alla ricerca pubblica e all'università, nel cui settore le risorse aggiuntive sono compensate dai tagli. E siamo anche convinti chePag. 114non ci possa essere vero sviluppo se manca l'investimento nella ricerca e nell'istruzione.
Voglio qui brevemente ripercorrere i punti del nostro dibattito sui singoli temi rappresentato anche dai nostri emendamenti e dagli emendamenti del relatore in Commissione bilancio.
Ricerca e Università. È indubbio che i tagli ai ministeri rappresentano un'ulteriore riduzione di risorse per l'università, esclusa per quanto riguarda le spese per il Fondo ordinario, e soprattutto e per gli enti ricerca come dall'emendamento approvato in Commissione bilancio. Così come il reintegro delle spese per il fondo di funzionamento ordinario (emendamento del relatore) recupera solo in parte il taglio dei consumi intermedi. Sicuramente sarà modificata e migliorata la norma sul blocco degli scatti di anzianità, mentre rimane esiguo lo stanziamento per l'edilizia universitaria. È evidente che tutto questo, pur nella consapevolezza della necessità di raggiungere gli obiettivi fissati dal Governo di contenimento di spesa e di risanamento del bilancio pubblico, crea allarme e preoccupazione nella Crui, negli atenei, tra docenti e studenti e rischia di oscurare anche le novità contenute nella finanziaria e nel decreto fiscale, che pure ci sono e non sono di poco conto: un piano triennale per riaprire le porte ai giovani ricercatori finanziato con 140 milioni di euro nel triennio; forte impulso ai bandi di ricerca, l'istituzione e il finanziamento del First; l'istituzione dell'Agenzia della valutazione; un programma ambizioso (Industria 2015) per il decollo della ricerca applicata.
Pubblica istruzione. Nel dibattito in VII Commissione abbiamo lavorato a valorizzare i punti di novità e di qualità della finanziaria, discutendo a fondo sui punti più delicati e anche controversi della manovra, quelli che stanno creando più preoccupazioni nel mondo della scuola e che rischiano appunto di oscurare i punti di forza della manovra, quegli interventi di modifica (di indirizzo e finanziari) del quadro legislativo definito nel corso della precedente legislatura, che sarà oggetto di una profonda revisione, nei prossimi anni, in attuazione del programma di governo. L'espansione della scolarità (le norme sull'istruzione degli adulti, sulla formazione tecnica superiore integrata, sull'elevamento dell'obbligo di istruzione, su cui c'è una discussione e una battaglia politica da riprendere e continuare e il conseguente elevamento dell'età di accesso al lavoro. E ancora il riordino degli enti di servizio del Ministero, le norme sui libri di testo, i fondi per l'edilizia scolastica e per la messa a norma degli edifici, per l'innovazione tecnologica.
Viene proposto dal Governo un emendamento che elimina la clausola di salvaguardia all'articolo 67, comma b). È opportuno che debba essere il Ministero della pubblica istruzione a monitorare i risparmi realizzati in stretto collegamento con il Parlamento, anche per poter reinvestire gli stessi nel migliorare e qualificare il sistema. Ma voglio anche sottolineare come sia necessario in un settore così delicato risparmiare certo, ma non tagliare con l'accetta. Un taglio puramente numerico (aumento dello 0,4) rischia di affollare le classi già affollate, e di non spingere a una diversa articolazione della didattica che preveda non solo lezioni frontali, ma classi aperte, attività laboratoriali. Perciò abbiamo anche sottolineato la necessità del ripristino dell'organico funzionale (come da programma) e del progressivo consolidamento dell'organico di diritto rispetto all'organico di fatto, soprattutto per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno. E questo anche per valorizzare la scelta di individuare organici di sostegno corrispondenti alle effettive esigenze (articolo 88, comma 1, lettera b).
Sul piano delle assunzioni (centocinquantamila in tre anni) - grande novità e importante scelta del Governo e del ministro - già nel parere inviato alla Commissione bilancio, sollecitavamo il Governo »ad attivare un percorso di costante monitoraggio sull'attuazione del piano e di avviare con successive disposizioni un riordino dell'intera disciplina della formazione e del reclutamento, al fine di darePag. 115adeguata risoluzione al problema del precariato ed evitarne la ricostituzione«. In questa direzione è stato presentato un emendamento firmato da tutta l'Unione in Commissione bilancio, che prevede che non vengano eliminate le graduatorie permanenti e sul quale continueremo ad impegnarci nel confronto in aula. Certo, bisogna ripensare all'intera disciplina della formazione e del reclutamento, certo bisogna pensare a un efficace sistema di valutazione della scuola, capace in primo luogo di orientare e riorientare le scelte di politica scolastica. Ma tutto questo non può essere fatto creando paure e incertezze, rimettendo in discussione diritti acquisiti, o non considerando lavoro e legittime aspirazioni e speranze di tanti.
Per quanto riguarda l'editoria, il confronto che c'è stato in Commissione in occasione della discussione sulla finanziaria è direttamente collegato a quanto si è discusso in occasione dell'esame parlamentare del decreto fiscale. In tale circostanza il Parlamento, con largo consenso di forze politiche anche dell'opposizione e in accordo con il Governo, ha corretto l'impostazione originaria del decreto che prevedeva l'abolizione del diritto soggettivo ai contributi diretti, che avrebbe determinato una condizione di instabilità dell'intero settore, causando la crisi di tanti importanti giornali cooperativi e di partito: un esito perciò inammissibile.
Si è convenuto, infatti, di ristabilire la certezza dei contributi e di avviare un percorso di riforma teso d individuare quelle posizioni di abuso che pure in questo settore sono presenti. Forse sarebbe stato opportuno già in quel contesto introdurre prime misure di maggior rigore nella definizione dei criteri di erogazione. Si è scelto di delegare al Governo il compito di sviluppare questa iniziativa ma riservando al Parlamento l'occasione di verifica e di confronto sugli orientamenti in materia.
Ora però è necessario integrare il fondo come già sollecitato con un ordine del giorno approvato in luglio, anche per evitare che la Presidenza del Consiglio debba essere costretta a fare i salti mortali per onorare gli impegni assunti con legge in presenza di una copertura inadeguata.
Cultura: per quanto riguarda il settore dei beni e delle attività culturali, assistiamo a un significativo cambio di passo rispetto alla precedente gestione di governo, che aveva penalizzato sia le attività dello spettacolo, sia le attività e il personale di musei e sovrintendenze. Perciò è molto importante che già nel decreto Bersani si siano aumentati i fondi per il FUS. Pure nella ristrettezza delle risorse ci sono dunque segnali positivi e significativi: il significativo rifinanziamento del FUS, i 31,5 milioni per interventi di tutela e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio, il contributo al Fondo di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 28 del 2004 (legge sul cinema), così come il fondo di cofinanziamento di progetti tra Stato e regioni ed enti locali nelle materie di pertinenza del Ministero, scelta di decentramento e di costruzione di sinergie sui territori e di potenziamento delle autonomie locali. I nuovi criteri di ripartizione del FUS sono volti a superare un intervento totalmente automatico, organizzato in percentuali rigide e sempre uguali nel tempo, prevedendo uno »zoccolo« fisso in ragione di criteri quantitativi oggettivi ed una quota variabile legata alla qualità. C'è la necessità, per troppi anni dimenticata o elusa, di garantire giovani, esperienze di qualità che fanno fatica a emergere. In questa chiave è da leggere l'agevolazione in favore delle piccole o medie imprese di produzione musicale alle quali viene riconosciuto un credito di imposta per le spese di produzione, sviluppo, digitalizzazione per opere di artisti emergenti.
Così come si sta lavorando per coniugare il cinema di qualità con l'industria culturale.
Mi auguro perciò che il confronto in Assemblea serva a superare i punti di criticità di una manovra complessa ma che intende rappresentare l'avvio di una nuova fase di crescita e sviluppo del paese.
È da segnalare infine la possibilità per i comuni di destinare una quota partePag. 116delle tasse di scopo al recupero ed alla valorizzazione del patrimonio storico.
FRANCO ADDOLORATO GIACINTO NARDUCCI. La legge finanziaria è importante per i tutti i cittadini italiani, quelli in patria e quelli che vivono fuori dai confini nazionali, e dunque gli strumenti di programmazione ne devono tenere conto allorché si dispone il quadro finanziario annuale, che contempla stanziamenti vitali per le comunità italiane residenti all'estero. Investire di più nelle comunità italiane all'estero - un concetto emerso con forza anche nella recentissima convention mondiale delle camere di commercio italiane all'estero - significa aumentare la competitività del sistema Italia.
Significa anche dare qualità e intensità alle relazioni tra il nostro paese e la vasta comunità di cittadini italiani e di origine italiana che vive all'estero, relazioni da cui dipendono aspetti fondamentali per la bilancia commerciale e dei pagamenti, come il turismo di ritorno, le rimesse dirette e gli investimenti, il mercato diretto e indiretto di beni e servizi italiani all'estero, l'emigrazione tecnologica.
La manovra di bilancio per il 2007 ha posto come obiettivi centrali il risanamento dei conti pubblici, il sostegno all'economia e allo sviluppo, e gli interventi nell'area dell'equità sociale.
Per riconquistare credibilità sui mercati finanziari, per rassicurare le agenzie di rating, occorre evidentemente affrontare i nodi strutturali del nostro paese, ma in pari tempo si deve ridare forza al nostro sistema economico, perché il buon andamento dell'economia si coniuga di pari passo con l'aumento delle entrate sul versante delle imposte e dunque con la possibilità di agire con decisione sul risanamento del debito pubblico italiano. Un debito pubblico che non ha eguali nei paesi industrializzati. Con la legge finanziaria 2007 la maggioranza di governo ha scelto la via del rigore per avviare il risanamento dei conti pubblici del nostro paese e per il rilancio dell'economia, nel rispetto dell'impegno assunto con gli elettori e al cospetto degli obblighi contratti dal precedente Governo con i nostri partner europei per riportare i conti italiani entro i limiti fissati dal patto di stabilità.
Ma i buoni progetti da soli non bastano, soprattutto in presenza di un'evasione fiscale e di una erosione della base imponibile che in questi ultimi anni ha raggiunto livelli intollerabili e pregiudica di fatto politiche di alleggerimento del prelievo e una sua più equa ripartizione. L'equilibrio di una nazione e la sua maturità politica si giudicano anche dalla capacità del ceto politico di convergere sulle scelte fondamentali, naturalmente dopo uno scontro dialettico acceso, ma che in ogni caso deve essere finalizzato agli interessi dei cittadini e alla crescita del paese. Sulla legge finanziaria si è invece aperta una campagna propagandistica senza precedenti contro il Governo, con un uso strumentale di qualsiasi argomento.
Se i deficit si susseguono e il debito si accumula può nascere un circolo vizioso, che nel lungo periodo potrebbe rendere impossibili gli sforzi di stabilizzazione e le quotazioni dell'Italia potrebbero crollare improvvisamente, come i tulipani nell'Olanda del seicento. La stabilità è dunque fondamentale perché indica se il paese è in grado di reagire efficacemente ad eventuali errori, o per reagire a una crisi finanziaria internazionale. È comprensibile allora come l'aggiornamento dei voti dati dalle agenzie di rating scateni puntualmente polemiche tra le forze politiche dei paesi »bocciati« e sia invece fonte di prestigio per i governi dei paesi «promossi». Quando Standard & Poor's aggiorna le sue classifiche, spesso si solleva un polverone. Non in Svizzera, dove l'evento passa generalmente inosservato: con la sua solida tripla A, il paese è da tempo attestato in prima posizione, con la buona compagnia di Austria, Francia, Germania e Regno Unito. L'Italia invece è stata recentemente declassata, un evento annunciato visto il pesante fardello del debito pubblico lasciato in eredità dal precedente Governo.
Signor Presidente, l'opposizione ha accusato il Governo finanche di comprare il voto di qualche parlamentare eletto alPag. 117l'estero, strumentalizzando una intervista rilasciata dal Senatore Pallaro. Le accuse di »ignobile voto di scambio« dimostrano una incredibile disconoscenza dell'effettivo stato dell'arte e delle comunicazioni date dal Governo il 4 e il 6 ottobre scorso - nel plenum del Consiglio generale degli italiani all'estero - per illustrare la manovra finanziaria riguardante i capitoli di bilancio per le politiche dirette alle collettività italiane all'estero. Un dato che risulta dai documenti riportati anche sul sito del Ministero degli affari esteri. L'emendamento del Governo che ha fatto parlare di »comportamento immorale e disdicevole", è volto unicamente a finalizzare a specifici capitoli di spesa riguardanti le comunità italiane emigrate, i 14 milioni di euro allocati nella tabella A del Ministero dell'economia e delle finanze.
Signor Presidente, pur in un quadro determinato dall'obiettivo del risanamento della finanza pubblica e del rilancio dell'economia, il Governo ha avuto attenzione per le comunità italiane all'estero dando seguito all'ordine del giorno che chiedeva il ripristino della no tax area per i cittadini italiani non residenti, in particolare per i pensionati italiani emigrati. Inoltre, il già illustrato stanziamento di 14 milioni di euro consente di aumentare, anche se di poco, le risorse finanziarie destinate ai nostri concittadini emigrati e di finalizzarle in modo migliore sui capitoli di spesa, nel rispetto delle esigenze prioritarie.
Come abbiamo tuttavia sottolineato nella III Commissione, restano in sospeso questioni fondamentali riguardanti la condizione degli italiani residenti all'estero, l'informazione a loro diretta e la promozione della cultura italiana nel mondo. Ma proprio sul versante culturale, fonte di ricchezza incredibile per l'economia italiana, si devono operare investimenti più consistenti, promuovendo i corsi di lingua e cultura italiana, la valorizzazione degli istituti italiani di cultura, il ruolo delle nostre università, l'informazione e i legami tra l'Italia e le nuove generazioni di italiani nel mondo.
L'Italia deve fare di più e deve valorizzare compiutamente le potenzialità offerte dalla sua rete di presenze all'estero per far fronte alle sfide della globalizzazione e per la costruzione di un sistema paese in grado di collocarsi stabilmente nella competizione economica e imprenditoriale internazionale. Un sistema che ha un grande punto di forza nelle comunità italiane sparse nel mondo e che richiama l'esigenza di un forte coordinamento tra i vari protagonisti istituzionali che concorrono a determinare gli strumenti legislativi e attuativi. Il 2007 sarà un anno particolare per la finanza pubblica italiana ma anche per il sistema imprenditoriale del paese. Le sfide della globalizzazione saranno accresciute dall'entrata in vigore degli accordi di Basilea 2, a partire dal 1o gennaio 2007, che disciplinerà i tassi d'interesse per l'erogazione dei crediti alle imprese in base al rating che sarà assegnato in rapporto al loro grado di rischio.
In questo contesto occorre rivalutare la missione della rete consolare italiana, vero avamposto del nostro Stato in ogni parte del mondo, che deve sostenere l'azione di promozione del sistema Italia nello scenario globale. Le manovre finanziarie degli ultimi tre anni hanno comportato un progressivo ridimensionamento della rete diplomatico-consolare del nostro paese; i tagli, adottati sia in modo programmato che occasionale, hanno determinato di fatto una riduzione continua degli organici, anche attraverso la mancata sostituzione di funzionari rientrati in Italia. Dell'attuale manovra di finanza pubblica preoccupano le decisioni adottate per la riduzione dell'ISE - l'indennità sugli stipendi all'estero dei diplomatici - fatta senza procedere ad una segmentazione della sua entità, e anche le ulteriori riduzioni apportate al bilancio del Ministero degli affari esteri. L'urgenza di una riforma di questo Ministero, che operi nel senso di una riqualificazione e ottimizzazione delle risorse umane esistenti, non può assolutamente essere interpretata in termini di destrutturazione del sistema di rappresentanza degli interessi del nostro paese perché i costi sarebbero superiore aiPag. 118benefici. Il fattore indispensabile è infatti l'internazionalizzazione del nostro paese, inteso come creazione di un sistema integrato che metta a frutto il nostro straordinario patrimonio culturale ed umano e le nostre qualità, e aiuti le nostre imprese a crescere fornendo loro servizi moderni e reali.
La crescita è fondamentale per conquistare e difendere posizioni di mercato, perché restare piccoli significa collocarsi in una prospettiva di regressione, mentre crescere significa trascinare dietro di sé l'intero sistema di imprese.
I dati della legge finanziaria rivelano che il bilancio del Ministero degli affari esteri - senza le risorse destinate alla cooperazione e allo sviluppo - incide per lo 0,29 per cento del totale del bilancio, nettamente inferiore al pari stanziamento operato da Francia, Germania e Gran Bretagna. Questa dimensione rappresenta la cifra delle nostre debolezze sullo scenario mondiale, nel quale vivono e operano milioni d'italiani emigrati, in molti casi in posizioni di grande rilievo.
La legge di bilancio 2007 propone al paese un nuovo percorso, fondato sulla strategia di risanamento dei conti pubblici, sulla ripresa dell'economia e sul rinnovato ruolo dell'Italia nello scenario mondiale, per poi proseguire con riforme incisive sui nodi strutturali. Sono obiettivi largamente condivisi dagli italiani residenti all'estero che storicamente hanno contribuito e contribuiscono, in ogni epoca, al progresso dell'Italia: per questa ragione come deputati dell'Unione eletti all'estero esprimiamo voto favorevole alla legge finanziaria e di bilancio 2007.
In conclusione, vorrei ricollegarmi alle espressioni dell'onorevole Michele Ventura quando rimarcava con preoccupazione le enormi difficoltà che hanno frenato il lavoro della Commissione bilancio, un aspetto che dovrebbe richiamarci responsabilmente ad una valutazione delle procedure per l'approvazione della legge di bilancio, procedure che non trovano riscontro nei paesi ad economia avanzata dell'Unione Europea. Occorre assolutamente rimettere mano al sistema di imposizione fiscale per semplificarlo e renderlo trasparente agli occhi dei cittadini; una riforma che non può prescindere dal federalismo fiscale, possibilmente molto aderente ai modelli europei più qualificati che partono dalla istituzione più bassa, il comune.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. La legge finanziaria per il 2007 che il Governo ha presentato al Parlamento, e di cui oggi si avvia l'esame, è senza dubbio una manovra di grande rilievo. Lo è per l'entità del suo importo complessivo (34 miliardi di euro), lo sarà per gli obiettivi che si propone e che intende perseguire.
Si tratta di una manovra economica obbligata dallo stato dei conti della finanza pubblica del nostro paese e necessaria per stimolare una nuova fase economica e sociale.
Risanamento della finanza pubblica, equità sociale e sviluppo, rappresentano i capisaldi di questa legge finanziaria.
Il primo di questi obiettivi, vale a dire il riequilibro strutturale dei conti pubblici si propone di portare l'indebitamento netto al di sotto della soglia del 3 per cento del prodotto interno lordo.
Un obiettivo, questo, da non ritenersi un dazio da pagare all'Europa, e neppure l'assolvimento di un vincolo a suo tempo contratto, bensì la condizione stessa affinché il paese possa riavviare un cammino virtuoso.
Nemmeno l'impegno a diminuire il debito pubblico, e ad invertire la sua tendenza alla crescita (che in questi anni a seguito delle politiche del Governo Berlusconi è ripresa in modo incontrollato) è un'imposizione dell'Europa (anzi i nostri partner europei sono certamente poco preoccupati di un'Italia sempre più indebitata), è tuttavia un'esigenza essenziale per la ripresa economica del nostro paese.
Sarebbe certamente un obiettivo del quale beneficererebbero complessivamente i cittadini, se i soldi delle tasse, anziché finire a pagare gli interessi sul debito, finissero nell'istituzione di nuovi servizi o a finanziare il miglioramento di quelli esistenti.Pag. 119
Fare i conti con il risanamento dei conti pubblici non è un'operazione fra le più popolari, del resto la situazione ereditata, è particolarmente grave e preoccupante: la stessa spesa pubblica negli ultimi anni ha ripreso a crescere del 2 per cento, costringendoci a intervenire con buona pace di quelli che dopo essere stati in questi anni gli artefici di questa crescita di spesa, oggi pretenderebbero da noi una pesante politica di tagli.
Per risanare abbiamo previsto di intervenire anzitutto attraverso misure di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, politiche trascurate dal precedente Governo, che anzi attraverso l'uso sconsiderato dei condoni ha finito per inaugurare in Italia la stagione nella quale si sono premiati i furbi a discapito degli onesti. E lo vogliamo fare con particolare attenzione ad una maggior equità e giustizia sociale.
Questo è il paese che detiene il record dell'evasione fiscale, ma è anche il paese nel quale negli ultimi anni sono cresciute le fasce di povertà e di insicurezza, il divario fra le famiglie più abbiente e le famiglie povere si è notevolmente allargato, ecco perché ritengo particolarmente giusta l'attenzione posta ad una maggior equità.
Così come estremamente necessaria è la politica di attenzione presente in questa legge finanziaria alle imprese, politica rivolta a favorire lo sviluppo e la crescita, condizione imprescindibile per il rilancio dell'economia italiana.
La finanziaria destina circa 18 miliardi di euro a promuovere la ripresa e la crescita, e a tal fine punta su due interventi di grande rilievo: la riduzione del cuneo fiscale e il finanziamento degli investimenti pubblici.
La diminuzione del costo del lavoro e la modernizzazione delle infrastrutture del paese rappresentano infatti due capisaldi per il rilancio dell'economia italiana.
In questo contesto generale, vorrei toccare alcuni punti specifici che riguardano l'agricoltura, la pesca ed il sistema agroalimentare, che in questa legge finanziaria assumono un ruolo di primaria importanza.
Il DPEF considerava il settore agricolo e agroalimentare al centro dell'azione del Governo per il risanamento e lo sviluppo.
Lo stesso ministro ne aveva parlato in questi termini durante la sua prima audizione in Commissione agricoltura.
All'agricoltura vengono infatti dedicati diverse disposizioni che intervengono su alcuni aspetti di rilievo del sistema agricolo del paese quali la promozione sui mercati internazionali, il rafforzamento delle imprese agricole attraverso l'adozione della forma societaria, il sostegno all'imprenditoria giovanile in un settore nel quale il ricambio generazionale si pone come uno dei problemi sui quali focalizzare da subito e per i prossimi anni la nostra attenzione. Ed ancora i temi legati alla crisi di mercato, alla vendita diretta in agricoltura, alla multifunzionalità, allo sviluppo dell'utilizzo dei bioconbustibili derivanti da prodotti vegetali e agricoli.
Siamo in presenza non soltanto di proroghe di misure già adottate (come nel caso delle agevolazioni fiscali di cui al comma 1 dell'articolo 30 per le quali, a dirla tutta, il settore si sarebbe aspettato un intervento di maggior stabilizzazione, visto che il regime della proroga è in atto praticamente dal lontano 1997) ma anche di interventi innovativi che incidono su aspetti essenziali per la crescita dell'agricoltura italiana. Interventi che si occupano dello sviluppo e della competitività del mondo agricolo, è il caso del provvedimento che favorisce e facilita la vendita diretta dei prodotti agricoli aumentando il valore dei prodotti che i singoli agricoltori e le società possono vendere direttamente, ma anche promuovendo un confronto con gli enti locali perché la vendita diretta possa diventare davvero un modo alternativo di commercializzazione dei prodotti per la qual cosa il ruolo dei comuni è fondamentale.
O ancora interventi a sostegno della multifunzionalità dell'impresa agricola, attraverso la possibilità per la pubblica amministrazione di affidare direttamente lavori di manutenzione ad imprenditori agricoli.Pag. 120
È prevista l"istituzione di un fondo per l'imprenditoria giovanile dal 2007 al 2011, le cui modalità saranno definite da un apposito decreto del ministro delle politiche agricole, ma che intanto, indica una alternativa (e lo fa con risorse stanziate) alla strada precedentemente individuata del credito di imposta, introdotto da una legge del 2004, rimasto inattuato a causa dei rilievi sulla compatibilità con la normativa comunitaria avanzati dalla Commissione Europea.
Gli articoli 154 e 155 intervengono su due ulteriori aspetti di rilevanza fondamentale per le prospettive e la competitività del settore agroalimentare.
Si tratta da un lato delle iniziative per la promozione sui mercati internazionali, e dall'altro degli interventi di sostegno all'adozione della forma societaria in agricoltura.
La promozione all'estero rappresenta un'attività essenziale per ampliare la presenza sul mercato dei prodotti agroalimentari del nostro paese.
I nostri prodotti per la loro qualità esprimono una grande potenzialità.
Tuttavia, la difficoltà di penetrazione nei mercati esteri, a seguito del nanismo e della frammentazione del nostro sistema imprenditoriale e della scarsa dimensione delle nostre imprese, costituisce un limite. Limite che va superato con politiche organiche a sostegno delle esportazioni agroalimentari.
L'articolo 154 interviene con un beneficio fiscale in ragione degli investimenti in attività di promozione che le imprese avranno attivato nei confronti dei mercati esteri.
Ed ancora, il tema del rafforzamento delle imprese agricole, connesso alla nostra capacità di stare sui mercati internazionali, viene affrontato nell'articolo 155.
Le dimensioni ridotte delle imprese agricole costituiscono un elemento di debolezza strutturale della agricoltura italiana, per questo sono necessari interventi normativi che abbiano l'obiettivo di rafforzare il sistema impresa.
Si permette in sostanza alle società agricole di optare per una imposizione sul reddito dei terreni fondata sul criterio del reddito agrario, come accade per gli imprenditori agricoli. Si tratta di una forma di agevolazione che sollecita il rafforzamento del sistema impresa.
Questa finanziaria si occupa anche di un tema che riguarderà sempre più il nostro futuro, ed il futuro dell'agricoltura.
L'articolo 156 interviene sul tema delle bioenergie, tema strategico per l'approvvigionamento energetico del paese (ridurre la dipendenza da paesi terzi) sia per la riduzione di emissioni inquinanti secondo i parametri di Kyoto, ma anche come forma di diversificazione della produzione agricola.
È questo un tema che dovrà essere approfondito e che merita un percorso legislativo particolare, che affronti tutte le tematiche necessarie a promuovere un disegno organico di sviluppo delle agroenergie nel nostro paese, indicando anche modi e tempi necessari per favorire il consumo di biocarburanti e di forme energetiche alternative.
Tuttavia è comunque importante che questi argomenti trovino da subito una risposta nella legge finanziaria, per definire forme di intervento immediatamente praticabili, che stimolino fin da subito i produttori di carburanti diesel e di benzina ad immettere al consumo biocarburanti di origina agricola.
Giova ricordare la questione aperta legata alla riconversione di diversi stabilimenti a seguito della riforma dello zucchero; stabilimenti che significano lavoratori, e quindi agricoltori produttori, che a seguito della riduzione di produzione di zucchero nel nostro paese vedono messa a rischio l'intera filiera, i posti di lavoro, l'intera produzione.
Ci sono migliaia di lavoratori e migliaia di agricoltori che attendono di conoscere il loro futuro legato al successo del progetto di riconversione della loro produzione magari per mettersi a produrre biocarburanti.
Norme quindi che sono attese da diversi operatori del settore e intere filierePag. 121attendono anche da questi provvedimenti un utile incentivo alla soluzione dei loro problemi.
Norme che prevedono di elevare la quantità di produzione di biodiesel da 200 mila a 250 mila ton, per le quali vengono previste agevolazioni sull'accisa garantendo che tali agevolazioni siano riservate in via prioritaria ai prodotti provenienti da contratti di filiera o contratti quadro.
Somme stanziate per il triennio 2008/2009/2010, 73 milioni di euro per la produzione e la commercializzazione di bioetanolo.
Ed ancora l'istituzione di un fondo di 15 milioni di Euro per programmi di ricerca e sperimentazione nel campo bioenergetico.
Segnali dunque di una attenzione particolare ai problemi quotidiani , ma anche indicazioni prospettiche di grande respiro, proporzionate alle sfide nuove che in campo energetico il nostro paese dovrà nei prossimi anni affrontare.
Norme importanti presenti nella finanziaria che costituiscono prime risposte ai tanti problemi del mondo agricolo del nostro paese.
Eppure l'agricoltura non è solo capitoli di spesa.
L'agricoltura concorre all'obiettivo del risanamento dei conti pubblici, lo fa senza aggravi per gli imprenditori del settore, ma attraverso interventi che puntano a far emergere situazioni di non corretta applicazione delle normative fiscali: è il caso dell'aggiornamento dei fabbricati rurali e della verifica dei loro requisiti di ruralità.
È un provvedimento che ritengo giusto prima ancora che opportuno.
Per queste ragioni ritengo si possa esprimere un giudizio complessivamente favorevole alla legge finanziaria ed ai provvedimenti specifici del settore agricolo, della pesca e agroalimentare in essa contenuti.