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Si riprende la discussione.
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Ha chiesto di parlare il deputato Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Presidente, colleghi, intervengo sull'articolo 7 perché, come il precedente, fornisce la dimostrazione di quanto l'ipocrisia al potere possa trovare forma attraverso delle mistificazioni. Negli interventi di esponenti della maggioranza si parla spesso, in televisione o sui giornali, di federalismo, ma ogni volta che è necessario intervenire su materie concrete si smentisce esattamente quello che dovrebbe essere il federalismo. Oggi, si dà la possibilità ai comuni di aumentare l'addizionale IRPEF dallo 0,5 fino allo 0,8 e si introduce, anche per i comuni che non l'avevano adottata, la possibilità di portarla fino allo 0,8. Così si fa esattamente il contrario di quello che uno Stato che si definisce federalista dovrebbe fare. Lo Stato veramente federale dovrebbe basarsi su un foedus che è la base del federalismo, un patto tra entità diverse; quel foedus, quel patto si ha quando lo Stato centrale lavora ogni giorno per togliere soldi, potere, capacità di intervento a se stesso, e concede queste possibilità ai comuni, alle province, alle regioni, cioè agli enti locali. Qui si fa la cosa opposta: oggi lo Stato prende cento, con la legge finanziaria in esame lo Stato prenderà 140 o 140,5, ma di fatto quei 40 che rappresentano il gap non sarà tutta la differenza che pagheranno i cittadini e che saranno a carico della cittadinanza, perché ci sono i tagli sugli enti locali e la possibilità degli enti locali di aumentare le tasse. Prima si parlava dell'ICI, ora discutiamo dell'IRPEF e della possibilità di poter aumentare tutta un'altra serie di accise, e non dimentichiamo la tassa di scopo. Per qualsiasi intervento, un comune potrà aumentare ai cittadini la tassazione e, infine, quel 40,5 al paese costerà 60, 70, 80, 100, 120. Sarà impossibile oggi poterlo quantificare. Colleghi della maggioranza, vi lasceranno governare ancora poco tempo, al di là delle alchimie politiche che ancora mantengono in vita il Presidente Prodi: i cittadini finalmente si ribelleranno e non durerete ancora molto, che lo vogliate o meno.
Credo che passerete alla storia come il Governo che ha combinato più disastri in così poco tempo.
Ritengo che una parte di voi, che a volte si diverte a parlare di federalismo, dovrebbe avere almeno un minimo di orgoglio sopito, tirarlo fuori e, magari, non partecipare a una serie di votazioni su emendamenti come quello in esame, che nulla hanno a che vedere con il federalismo. Lo dico perché rappresento una forza politica che, oltre ad avere il merito di aver risvegliato la voglia di far politica per il proprio territorio (un territorio che per 60 anni non aveva mai considerato la politica in questo senso), è nata ispirandosi anche al principio del federalismo.
Nei primi anni Novanta ci avete tacciato di razzismo perché parlavamo di federalismo; poi, diventaste tutti federalisti. Ciò significa che la Lega, allora, aveva ragione e che, forse, ce l'ha anche in questo momento.
Vi è pure qualche politico più accorto, più riformista, altra parola di cui spesso vi riempite la bocca, ma di cui dovreste capire il significato, anche semplicemente ripercorrendo la storia della vostra provenienza. In alcune aree del paese, come quella da cui provengo, il riformismo assume un significato ben preciso: vuol dire avere il coraggio di cambiare e di farlo per la gente. Chi viene dalla mia terra ha letto qualche opera di Costa e di Prampolini: erano persone che mettevano al primo posto i comuni. L'ideologia di Andrea Costa - il suo sogno, ossia svegliarsi 100 anni dopo in un paese finalmente socialista - era concepita per la propria gente, per dare un servizio migliore. Oggi, la gente si augura di risvegliarsi non fra 100 anni, ma domani mattina, e di non vedervi più governare questo paese.
Lo dico perché, oltre alla mistificazione, in questo momento, ci sono anche le parole pronunciate ieri mattina, a Bologna, da Romano Prodi, il quale ha affermato che siamo tutti matti. A me torna in mente una frase scritta sul muro di un ospedale psichiatrico, dove uno dei veri matti ricoverato in quell'ospedalePag. 40aveva scritto: attenti, perché non siamo tutti qui dentro; siamo sparsi per il mondo.
Allora, magari i matti sono davvero fuori dagli ospedali psichiatrici! Sono in tutto il paese; io sono uno di quei matti; ma matti sono i commercianti, gli artigiani, i pensionati, i precari, gli studenti, gli insegnanti, gli industriali e i poveri, che si troveranno, con voi, a dover pagare una marea di tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, forse, qualcuno si renderà conto che matto non è chi dà del matto agli altri, ma chi non ha dubbi. E magari Prodi, guardandosi allo specchio, si accorgerà che il matto è lui.
Ieri, a Bologna, l'abbiamo fischiato. Ma se osa definirci ancora matti solo perché giustamente stiamo contestando una misura iniqua, che inciderà sulle tasche di tutti noi, non ci limiteremo soltanto a fischiare. Credo che, di fronte a un esproprio di questo genere, non sia possibile semplicemente urlare in un'aula come questa, perché la gente ha bisogno di voce.
Vedrete che tanta gente scenderà in piazza nelle manifestazioni che seguiranno. Non credo basterà nemmeno il discorso a reti unificate che, secondo quanto ho letto questa mattina, ha promesso di pronunciare Prodi. Quando egli apparirà sullo schermo con la sua faccia a darci delle spiegazioni, credo che il 90 per cento della gente cambierà canale. Se rimarrà a guardare l'intervento, sarà solo per manifestare ciò che pensa: egli non sentirà, ma gli fischieranno le orecchie! Prodi, ieri, ha concluso il suo intervento con la seguente frase: alla fine, la gente farà i conti e sarà contenta. Io credo che la gente abbia già fatto i conti. Credo che ieri li abbiano fatti gli artigiani, i commercianti, tutte le categorie produttive. Li hanno fatti i pensionati, che dovranno cambiare la macchina e comprare una FIAT, e li hanno fatti tutti i cittadini: e non sono assolutamente contenti, questo ve lo posso garantire! Non lo sono oggi e non lo saranno domani, dopo aver ascoltato Prodi in televisione. Lo saranno ancora meno quando cominceranno a subire l'applicazione delle nuove tasse comunali, provinciali e regionali.
Credo sia giusto rimettere le cose a posto. Fuori c'è un paese che lavora, che non vuole subire questa benedetta politica, che continua a imporre nuove tasse, facendo perdere tempo ai cittadini e facendoli arrabbiare. C'è un paese che vuole lavorare, nonostante la politica!
Se noi abbiamo ancora a cuore questo paese e la sua gente, non dobbiamo smettere di ascoltare coloro che ancora vogliono alzarsi la mattina per costruire questo paese.
Qui dentro c'è una maggioranza bulgara. Voi siete l'Unione - d'accordo -, ma l'Unione sovietica! E nell'Unione sovietica votate tutti compatti all'inno di Stalin. «Baffone» e «baffino» ce l'avete. Credo che, come «baffino» fece le scarpe a Lenin, lo stesso accadrà a Prodi. È un film già visto qualche anno fa, per cui non invento niente. Semplicemente, dovremo aspettare che i cittadini scendano in piazza davvero contro di voi. In piazza si stanno preparando! Da una parte, c'è gente che vota con la manina alzata anche contro la propria gente; ma fuori c'è la vostra gente (non è solo nostra: è anche vostra!) che vuole finalmente un po' di serietà e vuole che la politica la smetta di continuare a vessarla, a farle perdere tempo, impedendole anche di lavorare.
Se si parla di federalismo, voi siete l'antitesi del federalismo! È federalista sicuramente più il modello Trentino, dove si trattiene l'80 per cento delle risorse sul territorio; ma lo è ancor di più la Catalogna del vostro amico Zapatero, che attraverso passaggi successivi oggi trattiene oltre il 50 per cento delle proprie tasse: i proventi di quelle tasse si spendono in Catalogna, per la contentezza dei cittadini catalani!
Allora, non ci dovete più spiegare niente!
Vorrei farvi presente due dubbi e rivolgervi un invito. Il primo dubbio: di fronte a un articolo come questo e agli altri già affrontati o da esaminare - e mi rivolgo anche ai membri dell'ANCI presenti -,Pag. 41i sindaci davvero non dicono niente? I sindaci, che sono i primi cittadini e rappresentano i loro cittadini arrabbiati, davvero taceranno per ragioni di partito (almeno i vostri)? O avranno il coraggio, finalmente, di alzare la testa e rappresentare la loro gente?
Secondo dubbio: se i sindaci non hanno questo coraggio, nessuno glielo può dare (Manzoni ce lo insegnava); e allora, saranno gli stessi cittadini ad obbligare i sindaci a scendere in piazza. Vi rivolgo un invito: se volete ancora parlare di federalismo, smettetela di essere centralismi!
Aveva ragione l'onorevole Garavaglia: l'ICI si dovrà chiamare imposta statale. L'ICI rimarrà sempre tale; ma cambiamo, almeno, il nome: sarà «l'imposta centralista sugli immobili». L'IRPEF sarà «l'imposta del re per le esigenze finanziarie di qualche amico».
Da questa legge finanziaria usciranno bene solo la grande finanza, le banche, la FIAT e qualche industriale amico. Ricordatevi che fuori c'è un popolo; contro il federalismo, contro la nostra terra non chiedeteci solo un voto; ma noi siamo disposti a lottare!
Venti giorni fa, in quest'aula, avevo detto: attenzione, perché, finché si scherza, siamo tutti bravi. Ma ad un certo punto, bisogna anche stare attenti, perché si sta scherzando con il destino della nostra gente. Allora, lo ripeto volentieri a questa Roma di Prodi ladrona: la Padania non ti perdona! E non se lo scorda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, il collega che mi ha preceduto ha parlato di una piazza che sarebbe contro il Governo. Io la piazza la vedo qui dentro: c'è il Governo che bivacca, con poco rispetto istituzionale per l'Assemblea. Quindi, la invito a metterci nelle condizioni di svolgere un intervento decoroso...
PRESIDENTE. Onorevole Nespoli, mi pare ci siano le condizioni per proseguire.
VINCENZO NESPOLI. Se queste sono le condizioni, in altre occasioni creeremo le stesse condizioni, visto che lei le ritiene consone a questa Assemblea.
L'articolo che ci apprestiamo ad esaminare rientra in una serie numerosa di disposizioni riguardanti il rapporto fra il Governo, lo Stato centrale e il sistema delle autonomie locali.
L'articolo 7 dà la possibilità ai comuni - all'interno di quelli che sono ritenuti da sempre i due pilastri della fiscalità locale, ossia l'ICI e l'addizionale IRPEF - di rimodulare le aliquote dell'addizionale IRPEF fino allo 0,8 per cento.
Siamo nella situazione in cui, per ciò che concerne questa finanziaria, da una parte si opera una rivisitazione di scaglioni IRPEF...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Nespoli. Prego i colleghi - in particolare, mi riferisco ai rappresentanti del Governo -, anche se è tardi, di prestare maggiore attenzione al dibattito.
VINCENZO NESPOLI. La ringrazio, signor Presidente, ma è chiaro che i rappresentanti del Governo portano a quest'Assemblea lo stesso rispetto che ieri, attraverso le sue dichiarazioni, il Presidente del Consiglio ha portato agli italiani. È ovvio che lei considera questo atteggiamento consono a quest'Assemblea e noi ne prendiamo atto.
Come dicevo, per quanto concerne i due pilastri della fiscalità locale - ICI e addizionale IRPEF -, il Governo, attraverso questa finanziaria, incide sulle aliquote IRPEF, le rimodula sostenendo che deve ridistribuire meglio la ricchezza prodotta in Italia, dando in questo modo più soldi alle fasce deboli.
Tutti i calcoli e le tabelle pubblicate in questi giorni hanno evidenziato che questo intervento sulle aliquote IRPEF, di fatto, fa sì che alcune categorie, alcune fasce di reddito più basse (25 mila euro lorde annue, quindi 1.200-1.300 euro nette alPag. 42mese) riceveranno qualche decina di euro al mese di vantaggio rispetto al carico fiscale. Ebbene, questo positivo dato viene contestato dagli articoli che costituiscono il capo V della legge finanziaria riguardanti il sistema delle autonomie.
Nelle precedenti finanziarie noi avevamo approvato la clausola che bloccava la possibilità per gli enti locali di aumentare la pressione fiscale, quindi le aliquote IRPEF e l'addizionale ICI sulla casa. Invece, nei modi oggi previsti, gli enti locali - rispetto ai quali avete elaborato una manovra volta alla sottrazione di ingenti risorse -, avendo meno disponibilità economica, saranno costretti ad aumentare la tassazione. Quindi, viene meno l'impostazione complessiva della legge finanziaria; se, da una parte, volete dare più soldi ai meno abbienti, a chi ha meno reddito, dall'altra date la possibilità ai comuni di elevare la tassazione, che tra l'altro è generalista. Infatti, l'aumento dell'addizionale IRPEF incide su tutti: su chi ha il reddito alto e su chi ce l'ha basso. Se con la rivisitazione delle aliquote IRPEF avete riconosciuto qualcosa alle fasce deboli, attraverso l'articolo 7 vi riprendete molto di più. Si tratta di un «pacco» - come si direbbe nella mia Napoli -, di una truffa mascherata: mettete le mani nelle tasche dei cittadini poiché, da una parte, fate l'elemosina e, dall'altra, prendete molto di più.
È l'impostazione complessiva di questa parte della finanziaria che ribalta qualsiasi aspetto positivo della vostra manovra economica. Insieme all'IRPEF vi è la tassa si scopo, la rivisitazione del catasto, vi è la possibilità di intervenire anche attraverso la tassa di soggiorno per i comuni che prevedono questo tipo di attività, e vi è un aumento indiscriminato della tassazione locale. Poi, vi è un ulteriore annuncio del Governo, il quale ha fatto sapere a tutti quanti noi, alla pubblica opinione, che presenterà quanto prima, attraverso un disegno di legge, la riscrittura del testo unico sugli enti locali. Da una parte, attraverso la finanziaria, si interviene sul rapporto economico e fiscale tra il Governo, lo Stato centrale e il sistema delle autonomie e, dall'altra, si annuncia la modifica della legislazione che sottende all'organizzazione degli enti locali.
Il collega della Lega che mi ha preceduto ha fatto riferimento al federalismo fiscale perché esso rappresenta il caposaldo dell'impostazione del testo unico: l'autonomia statutaria degli enti locali e la possibilità attraverso i regolamenti di operare anche sulle imposte locali per meglio organizzare le entrate comunali sono elementi di una legislazione che opera da anni. Noi vorremmo conoscere l'intenzione del Governo - allo scopo tra poco formulerò una proposta - circa la modifica legislativa di tutta la materia che sottende all'attività degli enti locali. Riferendomi, quindi, ad un intervento complessivo sul testo unico che regola la vita del sistema delle autonomie, vorrei sapere se ciò che intende fare il Governo inciderà sull'autonomia fiscale o sui capisaldi di tale testo.
Presidente, colleghi, la concertazione con il sistema delle autonomie è stata avviata dopo l'annuncio della finanziaria ed ha prodotto un intervento da parte dell'Esecutivo che ha rivisto il taglio a sfavore degli enti locali, ma ha fatto rimanere in piedi una serie di interventi di natura legislativa. Noi riteniamo sia opportuno comprendere fino in fondo in che modo il Governo, in maniera complessiva, vuole agire nei confronti del rapporto con il sistema delle autonomie. In attesa di comprendere la natura di questo intervento massivo e massiccio sul testo unico degli enti locali, riteniamo che tutti gli articoli che interessano il sistema delle autonomie vadano stralciati.
Quindi, signor Presidente, formulo una proposta di stralcio degli articoli 7 e successivi che riguardano gli enti locali, perché vorremmo avere una comunicazione e un intervento da parte del Governo che rassicuri circa la portata delle modifiche legislative che sono state annunciate e che riguardano il sistema delle autonomie.
Senza questo elemento di chiarezza, noi non sappiamo in che modo si possa tenere in piedi un equilibrio corretto fra le autonomie locali e il Governo centrale.Pag. 43Soprattutto, non sappiamo in che modo si possa poi attuare realmente, attraverso i tagli che opera questa legge finanziaria, l'autonomia della gestione territoriale dei servizi delegati all'autonomia locale.
Dunque, signor Presidente, avanzo in maniera formale questa proposta di stralcio e mi auguro che, successivamente, venga messa in votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Barani e Nardi hanno rinunciato ad intervenire e che non vi sono altre richieste di parlare sul complesso degli emendamenti all'articolo 7.
Chiedo al relatore di esprimere il parere sugli emendamenti all'articolo 7 e ricordo che il collega Nespoli ha testè formulato una proposta di stralcio degli articoli 7 e seguenti, sul quale la invito ad esprimersi.
MICHELE VENTURA. Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 7. Sulla proposta di stralcio dell'onorevole Nespoli torneremo nella seduta di domani.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme.
PRESIDENTE. Sulla base delle intese intercorse, il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.