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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali (A.C. 14) (ore 16,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 14)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 14 sezione 1).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge
(Vedi l'allegato A - A.C. 14 sezione 2).
Avverto, altresì, che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, colleghi, la richiesta di parlare sul complesso degli emendamenti era stata preventivamente avanzata prima ancora che si svolgesse il dibattito all'interno del Comitato dei nove; in tale ambito si è registrata anche una richiesta da parte della relatrice, onorevole Cordoni, la quale ha proposto il ritiro degli emendamenti presentati.
Rinuncio pertanto ad intervenire poiché non credo sia utile parlare riguardo ad emendamenti che potrebbero tra non molto venir meno.
PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di parlare invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
ELENA EMMA CORDONI, Relatore. Signor Presidente, così come emerso dalle risultanze della discussione tenutasi nell'ambito del Comitato dei nove, invito l'onorevole Borghesi e l'onorevole Boato a ritirare i loro identici emendamenti 2.1 e 2.2; invito altresì l'onorevole Cialente a ritirare il suo emendamento 2.3.Pag. 33
La discussione di cui sopra penso sia stata esaustiva e i colleghi volevano che di essa si desse notizia anche in aula; credo che ora avremo la possibilità di conoscere il loro orientamento che, come ci annunciavano, dovrebbe essere positivo.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
MARCO BOATO. Per rispondere alla proposta della relatrice; in ogni caso se vuole sentire prima il Governo...
PRESIDENTE. È meglio...
MARCO BOATO. Vorrei tuttavia rivolgere una domanda al Governo al fine di semplificare le procedure.
ANDREA GIBELLI. Non possiamo innovare la prassi tutte le volte!
MARCO BOATO. Scusa, ma sta presiedendo lui...
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.2 rivoltole dalla relatrice e dal Governo?
MARCO BOATO. Signor Presidente, la settimana scorsa nell'ambito della Commissione speciale in sede referente si è svolta un'ampia discussione, mentre qualche ora fa, in sede di Comitato dei nove, si è svolto un analogo dibattito fra i membri della Commissione ed il Governo. In particolare, si è parlato dell'articolo 2 di questo decreto-legge al quale, tra l'altro, è riferito il mio emendamento e quello, identico, del collega Borghesi.
Nell'ambito del Comitato dei nove ho manifestato disponibilità a ritirare il mio emendamento - richiesta che poco fa mi ha rivolto, garbatamente, anche la collega relatrice -, previa una chiarificazione in Assemblea (in modo che resti agli atti) da parte della rappresentante del Governo, sottosegretario Rinaldi. Tale chiarificazione deve vertere sul contenuto, sulla portata dell'articolo 2, in particolare sul comma 1, poiché gli altri commi riguardano la copertura. Infatti, in sede di Commissione, su nostra richiesta, ci sono stati forniti alcuni chiarimenti ed informazioni riguardo l'attività pregressa in questa materia, ma nulla martedì scorso il sottosegretario ha potuto dirci circa l'articolo 2 del decreto-legge. Reitero in quest'aula la richiesta di chiarimenti su questo argomento, ai quali subordino il ritiro del mio emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.1 rivoltole dalla relatrice e dal Governo?
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi ritengo sufficientemente soddisfatto dei chiarimenti espressi dal Governo in Commissione, per cui accedo all'invito al ritiro del mio emendamento.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Date le risultanze della discussione tenutasi in Commissione, ci tengo a dire che il Governo esprime parere favorevole sulla proroga della norma in discussione.
Ribadisco in Assemblea quanto già detto in Commissione: si tratta del rifinanziamento di un fondo dedicato alle aziende in crisi per 15 milioni di euro. Abbiamo svolto una verifica sull'esaurimento delle risorse precedentemente stanziate, pari a circa 35 milioni di euro, ed abbiamo dato conto alla Commissione della spesa sostenuta e, quindi, dell'esaurimento Pag. 34del finanziamento stesso. Parimenti, abbiamo dato conto della procedura di cui ha avuto cognizione il Governo relativa alle richieste di finanziamento avanzate. In altri termini, i 35 milioni di euro sono stati destinati ad un elenco di aziende che abbiamo fornito alla Commissione. A fronte dell'esaurimento di queste risorse, Sviluppo Italia - cui spettava la competenza in ordine allo svolgimento della fase istruttoria - ha riconsegnato le buste contenenti le richieste di finanziamento senza aprirle. Quindi, non siamo in grado di indicare le altre aziende che hanno presentato tali richieste.
Naturalmente, abbiamo investito della questione il nuovo Ministero dello sviluppo economico, il quale ha avviato una fase istruttoria anche in ordine alle procedure da seguire in futuro. Come abbiamo già detto anche in Commissione, è allo studio di tale Ministero un provvedimento di riordino degli strumenti attualmente in uso (come Sviluppo Italia, CIPE e quant'altro).
Pertanto, rispetto ai 15 milioni di euro (questa è l'entità del rifinanziamento finalizzato al recupero di ulteriori imprese in crisi), esprimiamo un giudizio favorevole. Sulla base di tale rifinanziamento si avvieranno poi le procedure del caso. Tengo a sottolineare che il Ministero dello sviluppo economico ha avviato un' istruttoria e, al più presto, adotterà un provvedimento di orientamento per quanto riguarda situazioni di questo tipo.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Boato se, dopo l'intervento del Governo, acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.2 formulato dal relatore.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Rinaldi per il suo intervento, che era stato già preannunciato in sede di Comitato dei nove. Resta il dato relativo ad una certa mancanza di trasparenza rispetto alla destinazione dei finanziamenti, ma ciò non è riconducibile ad una responsabilità del Governo, bensì di chi ha adottato questo decreto-legge, che evidentemente, in ordine all'inserimento dello stanziamento di 15 milioni di euro all'interno dell'articolo 2 del provvedimento, aveva riferimenti precisi.
Assumo positivamente le dichiarazioni dell'attuale Governo - che ha ereditato dal precedente il provvedimento in esame - pronunciate in quest'aula dal sottosegretario e che interessano sia il Ministero del lavoro e della previdenza sociale sia, più in generale, il Ministero dello sviluppo economico. Mi riferisco al cambiamento delle procedure e alla necessità della massima trasparenza per il futuro.
Detto ciò, come avevo del resto già preannunciato, ritiro il mio emendamento 2.2.
PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto, gli identici emendamenti Borghesi 2.1 e Boato 2.2 sono ritirati.
Chiedo all'onorevole Cialente se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.3 formulato dal relatore.
MASSIMO CIALENTE. Signor Presidente, intervengo soltanto per dichiarare che, accogliendo l'invito del relatore, ritiro il mio emendamento 2.3 (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 14)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, il provvedimento che converte in legge il decreto-legge n. 136 del 3 aprile 2006 costa di più articoli diversi tra loro, e non soltanto per la materia trattata.
L'articolo 1, infatti, proroga al 31 dicembre 2007 la scadenza di alcuni provvedimenti inerenti gli ammortizzatori sociali e, inoltre, rinvia la data per accordi Pag. 35che riguardino il reimpiego di lavoratori, in particolare di lavoratori ultracinquantenni, proroga che sosteniamo.
È emerso, anche dal dibattito di questa mattina, che con il provvedimento in esame si tocca una materia molto importante, quella degli ammortizzatori sociali, e che ciò che non è stato realizzato dal Governo precedente dovrà essere compiuto dal centrosinistra, cioè dotare l'Italia di un sistema di ammortizzatori sociali degno di un paese civile e moderno. Spesso, veniamo richiamati dalla grande stampa e anche dall'Europa non solo a risanare i conti ma a mettere mano a riforme di struttura. Ebbene, dotare l'Italia di un sistema di ammortizzatori sociali rappresenta una riforma di struttura decisiva che spetta al Governo oggi in carica.
Poiché siamo una coalizione seria, vi sono altre tre verità da aggiungere. La prima verità - richiamo questo tema perché più volte è ricorso nel dibattito di questa mattina, anche da parte dei colleghi del centrodestra - è che quando vareremo la riforma degli ammortizzatori sociali, essa sarà molto impegnativa ed onerosa perché, per dotare veramente l'Italia di ammortizzatori sociali, occorreranno molte risorse e non - come diceva Giavazzi, in un articolo de Il Corriere della Sera di ieri o l'altroieri - qualche risorsa. Non intendiamo fare un'operazione di facciata, ma una riforma seria.
La seconda verità è che non basteranno gli ammortizzatori sociali a contrastare la precarietà cui la legge n. 30, approvata dal centrodestra, ha spalancato le porte e, perciò, il centrosinistra varerà altre norme sul mercato del lavoro, non certo per furia distruttrice ma, come ha detto il collega Franceschini, capogruppo de L'Ulivo, durante la discussione sulla fiducia al Governo, per costruire laddove nei cinque anni precedenti si è distrutto.
La terza verità è che vi sono nel dibattito corrente molti che amano definire sprezzantemente insider - contrapposti agli outsider - i lavoratori che beneficerebbero anche del provvedimento in questione che, però - ahimè - in Italia sono tutt'altro che protetti e garantiti. È forse ora di comprendere che un lavoro maltrattato, tutto il lavoro maltrattato, significa un'economia più debole.
Molto più discutibile è l'articolo 2 del provvedimento in esame, relativo al salvataggio ed alla ristrutturazione di alcune imprese in crisi. Viene spostato il termine per raggiungere accordi presso il Ministero del lavoro e viene rifinanziata una legge per alcune imprese da ristrutturare.
La riserva espressa dal nostro gruppo riguarda il ruolo assegnato a Sviluppo Italia, che riteniamo debba essere profondamente modificato, ed il fatto che la materia doveva e poteva essere meglio affrontata in un provvedimento organico sulle misure di sostegno alle aziende in crisi. La collega, onorevole Motta, questa mattina, lo ha bene ricordato: si tratta di un «pezzo» importante delle scelte di politica economica. Infine, la nostra riserva riguarda il fatto che si considerano non accordi ben definiti - come per l'articolo 1 - ma progetti non del tutto definiti. Invece, abbiamo bisogno di scelte basate su procedure trasparenti e criteri oggettivi e verificabili.
Vi è una sola buona ragione per approvare il provvedimento in esame, che contiene scelte per noi anche discutibili, cioè il fatto che alcune imprese e molti lavoratori hanno maturato un'aspettativa e una speranza che non vanno deluse dopo che sono state sollecitate.
Il gruppo de L'Ulivo, quindi, voterà a favore dell'approvazione del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento alla conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali, annuncio il voto favorevole dei Comunisti italiani.
Ogni volta che una norma si pone l'obiettivo di allargare ed estendere strumenti di tutela dei lavoratori è infatti di Pag. 36per sé cosa buona e giusta ed è per queste ragioni che il nostro sarà uno voto favorevole.
Ciò tuttavia non deve esimerci dall'esprimere alcune valutazioni anche critiche in merito sia al tema trattato sia al provvedimento specifico.
Sulla prima questione è da sottolineare il fatto che siamo di fronte all'ennesimo provvedimento tampone, emanato in attesa di una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali; riforma che ancora manca a causa dell'inerzia e del disinteresse del precedente Governo nell'affrontare le questioni del lavoro, troppo impegnato invece in questi cinque anni ad emanare leggi ad personam, a sistemare i conti di una ristretta cerchia di persone, ad anteporre i privilegi di pochi agli interessi generali del paese.
Il protrarsi di una situazione irrisolta non ha fatto altro che aumentare i disagi ed ingigantire i problemi. Sappiamo tutti che l'attuale disciplina in materia di ammortizzatori sociali è del tutto inadeguata; manca in sostanza nel nostro paese un sistema moderno di protezione sociale credibile. Basti pensare che, in Europa, l'Italia è uno dei paesi nei quali se una lavoratrice o un lavoratore perde il posto di lavoro perde tutto: la dignità, il diritto al presente, il diritto al futuro. Ciò in quanto, ad esempio, l'attuale disciplina non prevede l'erogazione di un reddito adeguato nei periodi di non lavoro, di disoccupazione.
Non si tratta di un dettaglio di poco conto, considerato il fatto che in Italia vi sono circa 4 milioni e mezzo di persone - prevalentemente giovani e donne - che hanno una condizione lavorativa precaria, senza diritti e tutele, costantemente sotto ricatto; mi riferisco a persone invisibili, il cosiddetto proletariato del terzo millennio, all'interno del quale vanno annoverati i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i contratti a progetto a tempo determinato, i lavoratori a chiamata, lo staff leasing. Insomma, le 46 fantasiose tipologie di lavoro introdotte dalla legge n. 30 del 2003.
Non possiamo nasconderci dietro un dito ed ignorare il fatto che saranno loro a pagare il prezzo più alto, perché proprio su di loro incideranno maggiormente gli effetti devastanti della precarietà, che consistono principalmente nella riduzione della progettualità professionale, familiare e sociale, con la conseguenza di avviare la sistematica destrutturazione del mercato del lavoro, cancellando diritti e tutele, trasformando il lavoro in merce, depotenziandone il valore sociale.
Il nostro impegno non è solo quello di costruire un sistema di protezione sociale efficace - cosa certamente importante -, ma anche quello di provare ad assicurare un lavoro stabile e sicuro, in grado di garantire il futuro. Un futuro che, nel rispetto dei principi costituzionali, sia rivolto all'affermazione della centralità del lavoro.
Per queste ragioni è necessario battersi affinché il rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato torni ad essere la forma di lavoro normale. Occorre anche insistere per introdurre nella legislazione il principio del lavoro economicamente dipendente, così come è necessario ridurre drasticamente le forme flessibili di lavoro, individuando precise causali e limiti quantitativi.
Quindi, il tema non può e non deve essere la polemica nominalistica sulla legge n. 30 del 2003 (se debba essere cioè abrogata, riscritta, parzialmente revisionata, superata); il tema è eliminare la precarietà. Pertanto, riteniamo incomprensibile e grave che nell'agenda dei primi cento giorni di Governo non venga affrontata la questione del lavoro e del superamento della precarietà.
Per quanto concerne il merito del provvedimento - mi riferisco in particolare all'articolo 1 - chiediamo al Governo di vigilare rispetto all'effettività dei risultati prodotti dallo stesso, con particolare riferimento alla relativa dotazione finanziaria.
Relativamente all'articolo 2, inerente il rifinanziamento del fondo per le imprese in crisi, chiediamo al Governo di verificare che la procedura prevista per l'erogazione Pag. 37degli incentivi sia improntata ad indiscutibili criteri di oggettività, imparzialità e trasparenza.
Si tratta di questioni molto delicate. Siamo convinti che questa maggioranza ed il Governo sapranno e vorranno occuparsene seriamente. Il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame va letto sia come uno stimolo, sia come un'apertura di credito (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Siamo in presenza di un decreto-legge emanato d'urgenza allo scadere della scorsa legislatura. Si tratta di un provvedimento che ha tentato di mettere una «toppa» all'assenza di capacità di intervento e di programmazione delle attività produttive, di indirizzo e di sostegno di quelle realtà lavorative industriali che meritavano e meritano attenzione, sostegno e rilancio. Più volte il gruppo di Rifondazione Comunista ha richiesto al Governo precedente di farsi carico di un interessamento, di fronte a domande di intervento e a situazioni di manifesta difficoltà di aziende in crisi finanziaria e di programmazione, che hanno esposto e condannato lavoratori e lavoratrici a percorsi di cassa integrazione o di mobilità.
A fronte di tale richiesta, il Governo ha risposto sempre dichiarando la propria estraneità ed affidando le sorti di quelle persone, di quelle aziende e più complessivamente della nostra economia esclusivamente al mercato, in molti casi condannando quelle imprese alla chiusura e alla esclusione dal lavoro di decine di centinaia di lavoratori.
Il decreto-legge in esame è il frutto emergenziale di questo improvvido atteggiamento. In realtà, per il bene delle lavoratrici e dei lavoratori, abbiamo la necessità di esaminare non più un provvedimento-tampone, bensì un provvedimento che affronti con nuovo spirito le questioni occupazionali ed economiche, che sono ormai evidenti e sotto gli occhi di tutti e che richiedono quell'attenzione ai vari settori produttivi che manca ormai da troppi decenni nel susseguirsi dei diversi Governi.
Vi sono le situazioni delle grandi aziende, prive di appoggio quando sono in contrattazione con l'estero e prive di un indirizzo in termini di investimenti a livello internazionale. Vi è la situazione delle piccole e medie aziende, che, signori dell'opposizione, non si affronta con questo decreto-legge, come è stato detto stamani da qualcuno di voi. Si tratta di piccole e medie aziende impossibilitate a misurarsi con i miglioramenti basati su studio e ricerca, che abbandonate a se stesse non sono in grado di affrontare da sole i grandi finanziamenti e la concorrenza internazionale. Il ruolo di Sviluppo Italia, che è parte interessata al finanziamento previsto dall'articolo 2 di questo provvedimento, è stato marginale, come anche qualche esponente dell'opposizione stamattina ha riconosciuto. Infatti, alcuni colleghi della minoranza stamattina ne hanno sottolineato la marginalità, e d'altronde lo è, marginale, il ruolo di Sviluppo Italia. Quindi, non se ne è percepita l'effettiva utilità, a maggior ragione in assenza di un'attività di programmazione e di indirizzo da parte dei Governi precedenti.
Questo provvedimento mette a disposizione, con l'articolo 1, poche ed emergenziali risorse per circa tremila lavoratori ultracinquantenni, senza basarsi su alcun progetto, mentre con l'articolo 2 propone il rifinanziamento di alcune aziende, senza apportare correttivi e senza dare indirizzi, di nuovo attraverso Sviluppo Italia, vale a dire attraverso uno strumento così marginale da non aver mai sortito alcun effetto concreto.
Si potevano introdurre, come anche noi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea avevamo preannunciato in sede di Commissione speciale, alcuni primi interventi correttivi su questo provvedimento, che ha caratteristiche invece esclusivamente assistenziali. Dunque, come nel momento in cui è stato adottato tale provvedimento, ancora oggi lavoratrici e lavoratori, Pag. 38con le loro organizzazioni sindacali, restano esposti; tuttavia, hanno potuto disporre solo di questo strumento per «tamponare» le loro situazioni e lo hanno utilizzato. Quindi, è prioritario confermarlo oggi.
Una prima parte di aziende ha utilizzato, fino a concorrenza, i fondi precedentemente resi disponibili attraverso Sviluppo Italia e che oggi evidenziano l'irrilevanza del provvedimento stesso. Più oscuri rimangono il senso e le modalità di utilizzo del finanziamento aggiuntivo previsto dall'articolo 2 del decreto-legge. Per tale motivo, come è stato assicurato dal Governo, questo provvedimento-tampone dovrà avere un'applicazione rigorosa per essere reso trasparente a tutti.
Signor ministro, signor sottosegretario, ci rivolgiamo direttamente a voi e, richiamando le assicurazioni fornite in Commissione (assicurazioni che, a maggior ragione, dovranno essere confermate dall'altro ministero interessato, quello delle attività produttive), a voi rivolgiamo con chiarezza un appello affinché vi sia una maggiore attenzione e si proceda ad un approfondimento.
Avremmo preferito che vi fosse qualche prima correzione, come ho già detto, ma non è certo nell'ambito del difficile dibattito svoltosi all'interno della Commissione speciale che si sarebbe potuto fare un buon lavoro. Avremmo rischiato di fare dei pasticci.
Per questi motivi, anche se crediamo che vada iniziato immediatamente un lavoro che riqualifichi la possibilità di un intervento su tutte le aziende, al fine di prevenirne le crisi e non di correre in loro soccorso senza possibilità di soluzione, nonché per affrontare i problemi occupazionali con nuovi e più utili strumenti di quelli oggi chiamati ammortizzatori sociali - che noi pensiamo debbano essere invece rivisti, per non escludere dal mondo del lavoro le persone con la loro esperienza, per arricchirle, per utilizzare le loro conoscenze e per mantenerle in attività -, siamo convinti che, per non fare pasticci e per garantire un lavoro completo ed effettivo per il futuro, tale provvedimento possa e debba essere approvato nell'attuale formulazione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, i Popolari-Udeur non possono che esprimere un voto favorevole sul provvedimento oggi in discussione, come pure un generale apprezzamento per l'ampia convergenza manifestata da tutte le forze politiche in relazione ai contenuti, ai principi e i criteri direttivi di questo decreto-legge, ormai prossimo alla conversione in legge.
Signor Presidente, vorrei fare una piccola raccomandazione a nome del mio gruppo parlamentare. Vorrei che tutta la materia relativa alla disciplina degli ammortizzatori sociali continuasse ad essere oggetto di particolare attenzione da parte di questo Governo, perché gli ammortizzatori sociali sono non già strumenti di politica passiva del lavoro, bensì veri e propri strumenti di politica attiva e di arricchimento per il nostro paese.
Dobbiamo tenere presente che i dati forniti dall'Istat e da molti altri indicatori sociali ci dicono che nel 2005 l'economia italiana ha registrato una crescita zero - così come nel 2003 -, a fronte del modesto +1,1 per cento del 2004, facendo segnare il peggior risultato dal 1993, ossia il - 0,9 per cento.
Dobbiamo tenere presente, altresì, che all'inizio del 2006 l'economia italiana ha ripreso a crescere, mostrando un significativo rialzo del PIL nel primo trimestre. Tuttavia, sappiamo che il nuovo ciclo congiunturale non è esente da rischi, che i dati dell'OCSE non ci confortano e che persiste la debolezza della domanda per i consumi, accentuata, peraltro, dagli attuali rincari del petrolio.
Quanto sopra pesa immensamente sui bilanci delle famiglie, e dobbiamo tenere presente che, a breve, si potrebbero riaffacciare Pag. 39numerosi i problemi strutturali legati alla perdita della competitività dei nostri prodotti sui mercati esteri.
Di fronte a questi problemi, noi Popolari-Udeur non possiamo permetterci, come maggioranza di Governo, di rimanere impassibili. Per questa ragione, voteremo con favore un provvedimento che si prefigge, come è stato ampiamente spiegato durante la discussione sulle linee generali, di agevolare la gestione dei programmi per il reimpiego dei lavoratori appartenenti a settori che ordinariamente non beneficiano degli ammortizzatori sociali e di prevedere appositi stanziamenti finanziari per il sostegno agli interventi per le grandi aziende in crisi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, voglio preannunziare anzitutto, a nome del gruppo Italia dei Valori, il voto favorevole al provvedimento in esame. Approfitto della dichiarazione di voto per affermare che la motivazione che mi aveva portato a presentare un emendamento soppressivo dell'articolo 2 è stata chiarita anche negli interventi precedenti. Rispetto all'articolo 1 nessuno solleva alcun dubbio, né sull'urgenza, né sul fatto che si fossero prodotti determinati effetti e che la proroga dei termini apparisse assolutamente giustificata dagli accordi in corso di sottoscrizione da parte del ministero, già realizzati una settimana fa per circa 1500 lavoratori ed in corso di realizzazione per altri. Alcune riserve vi erano, invece, sull'articolo 2, che non integrava il fondo, ma lo rifinanziava. In ordine a tale articolo abbiamo, tuttavia, ricevuto assicurazioni da parte della rappresentante del Governo che non si sono prodotti effetti e che le relative procedure debbono essere rinviate. Tuttavia, nel corso del suo intervento di stamattina, l'onorevole Bianchi mi ha accusato di non aver capito il collegamento tra l'articolo 1 e l'articolo 2 ed ha affermato che, se l'articolo 2 non fosse stato approvato, migliaia di lavoratori si sarebbero trovati in difficoltà. Dico, dunque all'onorevole Bianchi, anzi, mi scuso, all'onorevole Mazzocchi, delle due, l'una; o egli conosce già quali sono le aziende che fruiranno di tali 15 milioni di euro e sa quanti lavoratori le ricordate aziende impiegano - ed in tal caso mi pento un po' di aver ritirato il mio emendamento -, oppure vorrei farlo riflettere sulla circostanza che forse egli non ha ben capito che tra i due articoli non vi è alcun collegamento.
Ciò detto, formulo ancora una raccomandazione al Governo, che dovrà avviare una nuova procedura per l'utilizzazione di tali somme, affinché segua la questione con molta meticolosità e con molto rigore, perché le procedure siano trasparenti, e confermo il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per motivare il volto favorevole dell'UDC al decreto-legge che stiamo esaminando. Il provvedimento in questione ha già tre mesi di vita. Tale circostanza ci permette di dare un giudizio sostanzialmente positivo su di esso. Sono più di 1500 i lavoratori che hanno trovato una risposta nell'articolo 1 di tale provvedimento attraverso gli ammortizzatori sociali ivi contenuti. Con la proroga, che disponiamo oggi, saranno altri 1500 i lavoratori che ne potranno usufruire.
Per quanto riguarda il contestato articolo 2, sono 35 milioni di euro le risorse assegnate lo scorso anno dal decreto-legge n. 35 del 2005, che dispone il finanziamento degli interventi per il salvataggio delle aziende in crisi. Sono 15 i milioni che stanziamo con questo provvedimento. Penso abbia poca importanza sapere se si tratti di un rifinanziamento o di un'integrazione. L'importante è che le aziende Pag. 40che sono state escluse dai 35 milioni stanziati lo scorso anno ricevano una risposta da questo provvedimento. Vi è un'urgenza, e tale urgenza è provata dal fatto che alcune domande sono state respinte e le aziende in crisi non possono aspettare i tempi del Governo per decidere se essere in crisi o meno; quando lo sono, lo sono per loro natura ed hanno bisogno di una risposta immediata!
Si tratta di un provvedimento che va a favore, sì, delle grandi imprese, ma anche di quelle piccole. Ricordo che sono finanziabili anche le società a responsabilità limitata, una forma giuridica utilizzata in particolare dalle piccole e medie imprese. Non accetto le critiche sull'aleatorietà dei meccanismi di erogazione. I meccanismi di erogazione sono dati dalle leggi, dai regolamenti e da una delibera CIPE. Mi attendo che una democrazia avanzata, con una burocrazia altrettanto avanzata, sia in grado di dare trasparenza ai meccanismi di assegnazione di detti fondi.
Nella Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge ho riscontrato da parte della maggioranza di Governo una volontà di affrontare in maniera più organica tali temi. Da parte del nostro gruppo non ci sottrarremo sicuramente a tale dibattito. Se questi provvedimenti si possono migliorare saremo pronti a farlo. Intanto, prendiamo atto della volontà di dare una continuità amministrativa giusta ad un provvedimento giusto [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, noi ritenevamo, dopo il dibattito di questa mattina al quale ha partecipato anche Alleanza Nazionale attraverso la mia persona, e, soprattutto, dopo gli interventi di alcuni amici della maggioranza, che questo provvedimento fosse chiaro ormai a tutti, al di là di una polemica dialettica che può esistere fra maggioranza ed opposizione, anche dopo i chiarimenti forniti dal sottosegretario Rinaldi, e che esso andasse de plano. Certamente, nell'ascoltare gli interventi dell'onorevole Buffo e dei colleghi dei partiti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, la prima osservazione che dobbiamo fare è la seguente: mettetevi d'accordo su quale politica volete attuare sul precariato e nei primi cento giorni.
All'onorevole Buffo, che afferma che non sono mai stati assunti provvedimenti in favore delle piccole e medie imprese, vorrei dire di esaminare le decine di provvedimenti legislativi approvati per tali imprese e vorrei dire anche che, se, ancora oggi, esse contribuiscono per il 70 per cento al prodotto interno lordo, ciò significa che qualcosa è stato fatto. Non soltanto: l'onorevole Buffo dovrebbe anche chiedersi perché questi piccoli e medi imprenditori del nord-est abbiano votato per il centrodestra e non abbiano votato per il centrosinistra; ciò significa che sono stati soddisfatti del lavoro svolto dal Governo Berlusconi.
Il collega di Rifondazione Comunista, che afferma che questo è un decreto-tampone, mi consenta di rispondergli che non si tratta di un decreto del genere. Il fatto stesso che questo provvedimento proroghi alcuni termini in materia di ammortizzatori sociali vuol dire che già esiste qualche altra misura. Esattamente, sin dal 2005 era stato emanato un altro provvedimento.
Cari colleghi della maggioranza, come Casa delle libertà e, soprattutto, come Alleanza Nazionale noi siamo prontissimi a discutere in questa Assemblea la legge Biagi ed anche gli ammortizzatori sociali. Vogliamo vedere che cosa proporrete voi. Anche voi, infatti, dovete mettervi d'accordo, perché mentre alcuni ne vogliono l'abolizione - basta leggere i giornali - altri vogliono correggerla. Apriamo questo dibattito in Assemblea sulla legge Biagi: noi siamo prontissimi a discutere! Attraverso questo decreto-legge non si fa altro Pag. 41che dare ai lavoratori, i quali, ordinariamente, non beneficiano degli ammortizzatori sociali, la possibilità di farlo.
Diceva bene il collega dell'UDC. Vorrei dire al collega che mi ha chiamato «onorevole Bianchi» che non mi sono offeso. Anzi, l'onorevole Giovanni Bianchi, che non più presente in questa Assemblea - che è stato presidente delle ACLI ed anche uno stimatissimo deputato - è un mio carissimo amico. Capisco che, trattandosi delle prime sedute, e dal momento che ancora non ci conosciamo, possiamo confondere i cognomi! Però, vorrei dire questo. Quanto affermato, questa mattina, dal collega dell'UDC è che noi, già attraverso la prima applicazione di queste misure, abbiamo dato la possibilità a 1500 lavoratori di usufruire degli ammortizzatori. Adesso, diamo la stessa possibilità ad altri 1500 lavoratori. La realtà è che voi avete aperto una polemica - se me lo consentite - nei confronti di Sviluppo Italia, non conoscendo i termini dell'intervento dell'azienda. Se leggete bene l'articolo 11, comma 5, del decreto-legge n. 35 del 2005 - questa mattina lo abbiamo già detto - notate che esso precisa che il coordinamento e il monitoraggio per il finanziamento degli interventi consentiti sono svolti da un apposito comitato tecnico nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri, che opera sulla base degli indirizzi formulati dalle amministrazioni competenti, di cui, peraltro, non fa parte alcun rappresentante di Sviluppo Italia. Inoltre, voglio dirvi che, se vogliamo aprire un dibattito, in questa Assemblea, su Sviluppo Italia, possiamo farlo tranquillamente: si dimostrerà chiaramente come, attraverso questo strumento, questa società per azioni, lo Stato ha risparmiato milioni e milioni di euro. Se vogliamo aprire un dibattito sulla trasparenza di questi atti, apriamolo pure ma non facciamo, però, insinuazioni su poteri che Sviluppo Italia non ha. La trasparenza nella scelta di un finanziamento ad una impresa, infatti, non la si può chiedere a Sviluppo Italia, che ha solo l'onere, all'atto della presentazione della domanda da parte dell'impresa, di effettuare una verifica preliminare dei requisiti di ammissibilità.
Ma per tutte le altre cose, è il Ministero delle attività produttive che, attraverso il comitato tecnico, di cui all'articolo 11, comma 5, deve esprimere, entro 15 giorni, la propria indicazione su questo o quel finanziamento. In poche parole, in ordine alla scelta tra le varie società, non decide Sviluppo Italia, ma il comitato tecnico, attraverso il Ministero delle attività produttive, vale a dire il Ministero per lo sviluppo economico.
Pertanto, credo che tale provvedimento non possa non essere approvato in tale veste e tutte le osservazioni mosse fanno parte di una dialettica politica (che capisco), di una polemica tra maggioranza ed opposizione. È chiaro che l'attuale maggioranza non può dire che tale provvedimento le sta bene, ma si tratta di un'ottima disciplina normativa che reca disposizioni in materia di ammortizzatori sociali, che non sono garantiti ad alcune fasce di lavoratori. Si tratta di un provvedimento che va incontro alle piccole e medie imprese, ma anche - badate bene - alle grandi industrie.
Devo dare atto dell'onestà intellettuale del sottosegretario quando ha affermato che sono state inoltrate oltre 35 domande. Non è vero che non ci sono domande con riferimento all'articolo 2: sono state rinviate al ministero. Le domande ci sono!
Caro collega Borghesi, non saranno migliaia, ma stai tranquillo che ci sono centinaia di lavoratori ultracinquantenni che - bisogna dirlo - hanno la possibilità, attraverso tali provvedimenti, di completare il loro ciclo lavorativo con il pensionamento o di continuare a lavorare, poiché la loro azienda viene migliorata.
Pertanto, nel confermare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento in esame, ribadisco la convinzione che le polemiche mosse facciano parte di una dialettica politica. Si tratta di un provvedimento - diciamolo chiaramente - che va nella giusta strada, che rispetta i dettami della Costituzione e che, soprattutto, dà una grande mano alla Pag. 42ripresa economica del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, dagli interventi che si sono susseguiti in sede di dichiarazione di voto sul provvedimento in esame emerge del tutto chiaramente che, anche se vi sono al riguardo posizioni differenti, ci accingiamo a convertire il decreto-legge sugli ammortizzatori sociali con un voto pressoché unanime, come accaduto con il precedente decreto-legge.
Anch'io preannunzio l'espressione del voto favorevole del gruppo dei Verdi, dopo aver ritirato l'unico emendamento che avevo presentato.
Restano comunque alcune perplessità che sono emerse (il collega che mi ha preceduto ha rilevato che le stesse fanno parte della dialettica politica, ed il Parlamento è proprio la sede del confronto politico), soprattutto in merito all'articolo 2, rispetto al quale, tuttavia, le riserve non si sono tradotte in emendamenti, poiché quelli presentati sono stati tutti ritirati.
Vorrei ricordare per chi segue il nostro dibattito di che cosa si tratta.
Il decreto-legge in esame reca alcune disposizioni di proroga dei termini in materia di ammortizzatori sociali (si tratta del primo articolo), mentre l'articolo 2 prevede lo stanziamento di risorse per il fondo per la ristrutturazione delle imprese in crisi.
Non vi è alcun dissenso in merito a tale punto, se non emergessero alcune perplessità che metterò in luce, sia pure rapidamente.
L'articolo 1, comma 1, fermo restando il limite complessivo di spesa di 480 milioni di euro di cui all'articolo 1, comma 410, della legge n. 266 del 2005 (la legge finanziaria per il 2006), prevede la possibilità di utilizzare fino al 31 dicembre 2007 gli ammortizzatori sociali in deroga, concessi sulla base di programmi definiti in accordi governativi, stipulati per aree territoriali o per settori.
Il termine originario era previsto al 31 dicembre 2006 e la relazione illustrativa giustifica il differimento del termine con la finalità di agevolare la gestione dei programmi di reimpiego dei lavoratori. Su questo punto mi pare che nel dibattito sia emersa una pressoché totale convergenza, al di là del carattere emergenziale del provvedimento.
Il comma 2 dello stesso articolo 1 proroga, in misura molto più ristretta, dal 31 marzo 2006 al 31 maggio 2006, quindi fino a domani, il termine di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 6 marzo 2006, n. 68, entro il quale devono essere sottoscritti gli accordi per il reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni che beneficiano del programma sperimentale per il sostegno al reddito tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori e le imprese, ove non abbiano cessato l'attività. Lo stesso comma proroga, conseguentemente, dal 15 aprile 2006 al 15 giugno 2006 il termine entro il quale deve essere approvato il piano di riparto del contingente numerico previsto tra le imprese interessate al reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni. Il carattere emergenziale di tali misure è evidente semplicemente dal fatto che sono state introdotte con un decreto-legge datato - anche questo - 3 aprile 2006, cioè a sei giorni dalle elezioni politiche, ma tutti in quest'aula hanno espresso comunque consenso su tale provvedimento volto al differimento dei termini.
Qualche perplessità è emersa in relazione, invece, all'articolo 2, che dispone per l'anno 2006 uno stanziamento di 15 milioni di euro relativo al Fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà di cui all'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005. Le perplessità non riguardano il fatto che si possano prevedere, compatibilmente con gli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato, interventi per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in crisi. La Pag. 43polemica fatta stamattina dal collega Mazzocchi, persino nei confronti del Presidente della Camera, sinceramente mi è parsa del tutto inopportuna nel merito ed anche nel metodo. Le critiche e le perplessità erano rivolte al fatto che il Governo Berlusconi aveva lasciato completamente scoperto il finanziamento dell'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005: non c'era un euro per il 2006! Infatti, avevano dovuto rinviare al mittente le domande, ancora in busta chiusa, di quelle imprese che avevano chiesto finanziamenti, dato che questi ultimi, 35 milioni di euro per il 2005, erano completamente esauriti dopo che 11 milioni erano stati dati alla Cit, 15 milioni all'Ixfin di Marcianise, 5 milioni all'Ottana Energia e 2,7 milioni alla New Interline della Basilicata, mentre un'impresa di Ancona ammessa ad un finanziamento di 2 milioni di euro aveva poi rinunciato al finanziamento stesso. Ci sono voluti quattro mesi perché il Governo Berlusconi improvvisamente si svegliasse, a sei giorni dalle elezioni politiche, per introdurre in questo decreto-legge un nuovo stanziamento di 15 milioni di euro su un fondo rimasto totalmente privo di finanziamenti per tutti i primi quattro mesi dell'anno, perché nulla era stato previsto in precedenza.
Queste sono state le preoccupazioni, le riserve, il richiamo ad una maggiore trasparenza e coerenza di comportamento che nel corso del dibattito nella Commissione speciale, nel Comitato dei nove, durante la discussione sulle linee generali in aula ed ora nel corso delle dichiarazioni di voto alcuni colleghi, a partire dall'onorevole Gloria Buffo, hanno espresso. Credo siano state preoccupazioni e perplessità del tutto legittime che abbiamo superato, grazie alla richiesta di corresponsabilità da parte del rappresentante del Governo e della relatrice, ritirando gli emendamenti presentati.
Voteremo, quindi, a favore della conversione in legge dell'intero decreto-legge, compreso l'articolo 2, ma confermiamo l'impegno comune tra Governo e Parlamento; questo vale sicuramente per la maggioranza, ma anche alcuni colleghi della minoranza hanno apertamente detto di accettare tale confronto, affinchè nel prossimo immediato futuro su questa materia vi sia una capacità di intervento meno emergenziale e meno estemporanea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi, già il collega Boato ha detto che su questo provvedimento ci sarà un voto unanime dell'Assemblea. Mi sono allora chiesto per quale motivo abbiamo impiegato più di un'ora per dibattere su un argomento da tutti ritenuto importante. Tutti - al di là delle logiche di maggioranza e di opposizione (svolgeremo tale ruolo con serietà) - avrebbero dovuto esprimere un ringraziamento serio nei confronti del ministro Maroni, dei sottosegretari che si sono occupati di questa materia e, in sostanza, del Governo Berlusconi.
Vede, Presidente, il giovane rappresentante dell'UDEUR, in maniera molto intelligente, secondo me - forse perché non ha fatto parte di questo consesso in precedenza -, ha annunciato di essere, con convinzione, favorevole al provvedimento in esame, mentre altri colleghi, che risentono di un peccato originale perché per cinque anni hanno contrastato violentemente le politiche del lavoro del Governo Berlusconi, hanno ritenuto di distinguersi, parlando di massimi sistemi, senza entrare nel merito concreto del provvedimento in esame.
La collega Buffo, con un intervento che non saprei come definire - mi viene in mente il termine «singolare» -, ha detto che la sola ragione per approvare questo decreto-legge è che esso va nella direzione dei lavoratori e delle imprese. Ma questo provvedimento contiene due articoli a favore dei cassintegrati, quindi dei lavoratori, che si richiamano al decreto-legge n. 35 del 2005. Vede, collega Boato, la precedente amministrazione ha trovato le risorse per rifinanziare tale legge! Lei potrà dire quello che vuole, però questo è un provvedimento del Governo Berlusconi Pag. 44e le risorse, seppur tardivamente, le ha trovate quel Governo.
Il collega Pagliarini parla di provvedimento-tampone, ma li vedremo alla prova dei fatti! Noi saremo sempre favorevoli e non discrimineremo sui termini: 480 milioni di euro sono il limite complessivo di spesa che il Governo Berlusconi aveva previsto per questi provvedimenti (l'articolo 1, comma 410, della famosa legge finanziaria per il 2006). Non solo: sono stati trovati ulteriori 15 milioni di euro! Quindi, amico Pagliarini, proprio in questo caso si tratta di una legge - forse il latino lo conosce poco - ad personas, al plurale, una legge in favore di persone, come tutte le leggi del Governo precedente. A favore di persone! L'amica Provera parla di «toppa», ma penso che, laddove sia positiva, la toppa serva!
Oltre ad esprimere un voto favorevole, non abbiamo motivo per non ringraziare il Governo precedente. Crediamo che la ritrosia dell'attuale maggioranza nell'esprimere un voto convintamente favorevole - così come dovrebbe essere - dipenda dal fatto che questo è un provvedimento del Governo Berlusconi. Abbiamo dovuto sentire una infinità di parole che avrebbero potuto essere evitate, come ha detto il collega Boato, trattandosi di un provvedimento che tra qualche minuto avrà il voto favorevole dell'intera Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, credo sia legittimo che i parlamentari discutano di un provvedimento anche quando esso è condiviso da tutti. Credo che non ci sia nemmeno da scandalizzarsi se in questo momento la maggioranza di Governo interviene per mettere a fuoco quelle che sono state le considerazioni, le scelte politiche e le impostazioni assunte nella scorsa legislatura su provvedimenti importanti. Tali provvedimenti segnavano in modo netto la differenza tra noi ed il centrodestra.
Uno dei provvedimenti che segna profondamente la differenza tra noi ed il centrodestra riguarda il modo di governare il mercato del lavoro, i problemi che esistono in tale mercato, come rilanciare l'economia di questo paese, come fare in modo che le piccole e medie imprese, che sono state e sono il tessuto connettivo della nostra realtà produttiva, industriale ed economica, possano riprendere a costruire un sistema diffuso, per creare produzione e occupazione.
È chiaro, però, che non dobbiamo esimerci, pur essendo nella maggioranza e non all'opposizione, dal rappresentare, con grande serietà e responsabilità, i nostri dubbi, la nostra condivisione o meno e le perplessità sui provvedimenti. Lo abbiamo ripetuto più volte nel corso della scorsa legislatura: il Governo precedente poneva all'attenzione di questo Parlamento provvedimenti che avevano un titolo, ma riguardavano altri problemi. È questo il caso. Qui, infatti, si parla di ammortizzatori sociali per lavoratori e lavoratori ultracinquantenni, ma nel testo del provvedimento - basta leggere l'articolo 2 - si prevede di rifinanziare interventi relativi ai progetti e alle procedure per le piccole e medie imprese definiti da Sviluppo Italia.
Noi abbiamo la necessità di dire con chiarezza ciò che pensiamo. La Rosa nel Pugno vuole porre all'attenzione del Parlamento, ma anche del Governo, il fatto che è fortemente favorevole ad affrontare con determinazione la riforma degli ammortizzatori sociali. Tuttavia, tale riforma ha una condizione prioritaria, ossia quella di trasformare un provvedimento squisitamente assistenziale in un provvedimento che ponga i lavoratori in una condizione di dignità, recuperandoli quindi all'interno del mondo del lavoro. Non per niente, nel nostro programma abbiamo stabilito che fosse prevista questa riforma con il cosiddetto «reddito di cittadinanza».
Detto ciò, confermiamo la nostra posizione sul dibattito che avverrà nel prossimo futuro relativamente al mercato del lavoro e alla riforma degli ammortizzatori sociali, che il Governo precedente non è riuscito ad approvare all'interno del Parlamento Pag. 45nella scorsa legislatura. Ribadiamo, inoltre, in base a tutta una serie di considerazioni che sono già state svolte, che, proprio per responsabilità istituzionale e perché siamo convinti, come abbiamo detto rispetto al precedente decreto-legge, che vi debba essere una continuità, voteremo a favore di questo decreto-legge, nonostante permangano alcuni dubbi per come esso è stato presentato e in relazione alle varie questioni affrontate, come gli ammortizzatori sociali ed il rifinanziamento delle piccole imprese in crisi.
In conclusione, la Rosa nel Pugno voterà a favore di questo decreto-legge, ma sarà vigile sulla riforma sugli ammortizzatori sociali, che dovrà essere affrontata per garantire i lavoratori e questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista sul provvedimento in esame, voto favorevole che non è mancato, pur senza dichiarazione di voto, anche nei confronti del provvedimento precedente riguardante la sicurezza. Dunque, sembra che «coloreremo» ancora di verde il nostro emiciclo con un voto unanime sul provvedimento in esame. D'altronde, la precedente maggioranza non poteva votare contro se stessa, né la maggioranza attuale può votare contro un provvedimento presente in aula il Governo che essa esprime.
In realtà, ho preso la parola semplicemente per sottolineare - lo farò e lo faremo ogni qualvolta si presenterà l'occasione - le divergenze che, nelle motivazioni di fondo, emergono dalle dichiarazioni dei diversi esponenti dei partiti dell'Unione, in particolare da quelle dei gruppi dell'estrema sinistra, che in qualche misura fanno a pugni con le posizioni sostenute da altri componenti la maggioranza. Si è valutato, insomma, sia il provvedimento riguardante la sicurezza, in cui si è voluto riprendere il tema generale della lotta al terrorismo evocando l'islamismo e le guerre di religione (il fantasma di Oriana Fallaci!), sia il provvedimento in esame concernente gli ammortizzatori sociali, in cui sono tornate in ballo questioni di carattere generale riguardanti la modifica o l'abrogazione della legge Biagi, in termini ideologici, motivando il voto favorevole con una diversità di giudizi sulle prospettive e le strategie.
Vorrei rivolgere un invito - e lo faccio proprio perché poco distante da me vi è l'ex ministro Maroni, che è uno dei patrocinatori di questa legge - a tutti coloro che parlano di legge Biagi a chiamare tale legge con il nome e cognome di colui che l'ha voluta, e cioè Marco Biagi, vittima del terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, di Forza Italia e della Lega Nord Padania), in quanto essa non può essere sostituita con un numero, cioè il numero 30.
La legge Biagi può essere modificata e corretta, ma in questo momento è oggetto di un conflitto all'interno della maggioranza che esprime il Governo, giacché l'estrema sinistra di Rifondazione e dei Comunisti italiani e la stessa CGIL intendono abrogarla, l'Ulivo vuole correggerla e la Rosa nel Pugno mantenerla così com'è, o comunque esaltarne la portata innovatrice sul piano delle modifiche al mercato del lavoro per favorire l'occupazione. Tali differenze balzano agli occhi anche in questa circostanza, in cui si parla di provvedimenti più limitati, come è quello al nostro esame, riguardante la conversione in legge del decreto-legge concernente la proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali ed una modifica, per l'anno 2006, di 15 milioni di euro del fondo, del quale ci ha parlato in modo didascalico, per spiegarci come stanno le cose, l'onorevole Boato nel suo intervento prezioso per tutti noi.
Questo intendevo soprattutto sottolineare dichiarando il nostro voto a favore del provvedimento in esame. Noi voteremo a favore in modo non ideologico ma pragmatico, valutandolo nei contenuti. E questo atteggiamento non ideologico ma pragmatico sarà quello che manterremo nei confronti di tutti i provvedimenti legislativi Pag. 46che saranno discussi in quest'aula, a prescindere dal colore della maggioranza e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ribadire il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania sul provvedimento in esame, rendendo altresì alcune precisazioni.
Devo dire che oggi, nella prima giornata di lavoro dell'Assemblea, abbiamo assistito ad un atteggiamento perlomeno singolare; abbiamo ascoltato, cioè, una serie di interventi che, pur esprimendo un orientamento favorevole alla conversione in legge del decreto in esame, hanno al contempo manifestato la loro contrarietà ai meccanismi di finanziamento degli ammortizzatori sociali. Debbo ammettere che, se ciò fosse capitato nella scorsa legislatura, su provvedimenti di questo tipo vi sarebbero state le barricate in aula!
Non contestiamo l'idea - peraltro sbagliata - di modificare i procedimenti concernenti l'assegnazione di contributi ad imprese in crisi. È altrettanto vero, tuttavia, che se si riconosce, come ha fatto il Governo, la necessità e l'urgenza di convertire in legge un decreto-legge di questo tipo, ritengo che non poteva esserci spazio per un elenco di pregiudizi e di «processi alle intenzioni» nei confronti di una serie di provvedimenti che non hanno permesso alla precarietà di «spadroneggiare», ma hanno garantito la flessibilità del lavoro ed aiutato le piccole e medie imprese, come ha fatto il Ministero del welfare negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
Evidentemente, vi è una sorta di «pudore ideologico» nei confronti della necessità di votare un provvedimento buono, flessibile e sufficientemente articolato per dotare le imprese in difficoltà di strumenti necessari a superare la crisi economica, trovandosi tuttavia di fronte due persone come l'ex premier Silvio Berlusconi ed il ministro Maroni.
Probabilmente, siamo stati in quest'aula un'ora per sentire giustificare un voto favorevole nel merito, ma vorrei osservare che, per motivi ideologici, si continua evidentemente a manifestare una riserva nei confronti di tale strumento di intervento. Come hanno dimostrato gli uffici, infatti, si tratta di una proroga di termini chiaramente legata alle modalità di finanziamento precisate nell'articolo 1 del provvedimento in esame, le quali vengono reiterate nel successivo articolo 2.
Ebbene, non vi era alcuna ragione per consumare del tempo con questa discussione, ma ciò è avvenuto per motivi strettamente politici, che respingiamo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 14)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 14, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali» (14):
Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che gli onorevoli Fiorio, Pellegrino, Porfidia, Satta e Laurini non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Della Vedova non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.