Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Informativa urgente del Governo sulle iniziative volte ad impedire la vendita di videogiochi che stimolano la violenza (ore 9,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative volte ad impedire la vendita di videogiochi che stimolano la violenza.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro della giustizia, Clemente Mastella.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, premetto che sono anch'io indignato per il livello di efferatezza e di abiezione a cui possono giungere i videogiochi, che finiscono assai spesso nelle mani di bambini e di ragazzi.
Non c'è bisogno di dosi massicce di orrore per far divertire i nostri ragazzi e credo che i più giovani abbiano il diritto di vivere al riparo dalla violenza e di ricevere al tempo stesso una valida educazione in ordine ai sinceri principi della convivenza civile.
Per tale motivo, sono d'accordo sul fatto che occorra agire da subito, prima che i danni si aggravino, evitando inutili e dannosi elementi di commercializzazione.
Fino ad ora, questo non è stato fatto e si è lasciata proliferare questa mala pianta.
In primo luogo, ho il dovere di comunicare quanto riferito dall'Associazione editori software videoludica italiana, in ordine al videogioco «Rules of rose», di produzione giapponese, della cui imminente diffusione in Italia aveva dato notizia il settimanale Panorama. Tale videogioco - secondo la predetta associazione -, pur appartenendo al genere horror, non ha come tema centrale la perversione e la violenza macabra. L'episodio della sepoltura della bambina - dice questa associazione - costituirebbe un sogno che dà il via ad un'avventura nello spazio. Il video è stato ritenuto dal PEGI - il sistema europeo classificatore dei videogiochi - visionabile da ultrasedicenni. Una simile valutazione, quando riguarda, come in questo caso, video di contenuto destinato a ragazzi più grandi, viene ulteriormente confermata da una agenzia esterna, la Video standard council, che fa un esame più approfondito delle scene e dei messaggi, anche subliminali.
Si tratta, naturalmente, di una disciplina europea concertata dagli stessi produttori e distributori e valida soltanto come indicazione per gli utenti. Il fatto che il videogioco sia ritenuto adatto agli ultrasedicenni o, in ipotesi, anche ai maggiorenni non impedisce che venga venduto a ragazzi più piccoli o, comunque, che questi ultimi ne vengano in possesso. Il nostro sistema giuridico, allo stato, può fronteggiare gli abusi e pervenire al sequestro di materiale soltanto laddove sia configurabile un'ipotesi di reato (ad esempio, l'istigazione a delinquere).
Al riguardo, ricordo che, di recente, sono state rivisitate ed aggravate le ipotesi di detenzione di materiale pornografico e di pornografia virtuale (articoli 600-ter e 600-quater del codice penale) e che è stata adeguatamente sanzionata la responsabilità penale dell'host provider, non solo nel caso della detenzione e dell'utilizzazione del materiale, ma anche nell'ipotesi in cui Pag. 3la divulgazione del materiale pornografico avvenga in forma virtuale, ovvero per via telematica o tramite chat.
Devo rilevare, tuttavia, che fino ad oggi il legislatore non ha mai inteso sanzionare la specifica condotta di chi produce, detiene e divulga materiali in cui i minori sono oggetto di violenza da parte di soggetti adulti o minori. Sul punto, vale osservare che la maggior parte dei giochi distribuiti sul mercato è intrinsecamente connotato da molteplici aspetti di violenza. La violenza, in ipotesi, potrebbe essere vietata, almeno nei casi in cui sfoci nelle sevizie e in crudeltà efferate, non soltanto fisiche, ma anche psicologiche. In tale direzione, il Governo intende muoversi, concertando con i ministri che hanno competenza al riguardo uno studio circa la praticabilità di un controllo preventivo sull'immissione in commercio dei videogiochi, in modo che possano essere individuati e neutralizzati quelli recanti un intollerabile contenuto di violenza. L'opera, chiaramente, deve essere preventiva e non intervenire quando gli effetti sono già stati prodotti.
Credo che sia l'intervento penale, che è indispensabile, sia l'intervento sul versante amministrativo e commerciale, attraverso il controllo sull'immissione in commercio dei videogiochi, in modo tale da evitarne la vendita e la diffusione, possano essere una forma di deterrenza. Così come è auspicabile - mi pare che qualcuno l'abbia fatto, come la neopresidente della Commissione per l'infanzia - immaginare la creazione di un'authority che stabilisca gli standard accettabili, sia sotto il profilo dei contenuti, sia sotto quello della disciplina delle modalità con cui viene attuata la vendita ai minori negli esercizi commerciali.
Ritengo che, parallelamente a tale interventi in campo nazionale, deve darsi impulso ad un'iniziativa normativa concordata in sede europea, in modo da trovare soluzioni comuni valide su tutto il territorio del continente. In tale direzione, insieme al Governo, intendo muovermi immediatamente.
Terrò conto ora anche dei contributi che verranno - dopo l'allerta sollevata da tanti responsabili nel settore pedagogico e da tanti operatori del sistema delle comunicazioni - in maniera sapiente, da parte dei gruppi parlamentari della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Popolari-Udeur).
(Interventi)
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Mastella.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Signor Presidente, voglio in primo luogo ringraziare il ministro Mastella per questa informativa urgente. Vorrei anche apprezzare il gesto del ministro Fioroni di costituirsi parte civile in riferimento all'episodio avvenuto ai danni di un alunno diversamente abile, gesto rilevante perché credo sia sempre più importante diffondere tra i ragazzi la cultura della legalità e del rifiuto di ogni forma di sopruso. Oggi, i nostri adolescenti e i nostri ragazzi sono oggetto, lo vediamo dai telegiornali e dai giornali, di violenza quotidiana, ma un nuovo fenomeno che si va dilatando è quello degli adolescenti che sono autori di violenza nei confronti di altri coetanei. Credo che questa violenza, sempre più presente nel mondo dell'infanzia e dell'adolescenza, sia in qualche modo anche da rapportarsi all'uso indiscriminato di videogiochi. Questa è una nuova forma di dipendenza, una delle più insidiose, indotta dall'utilizzo prolungato di videogiochi. Si tratta di un mercato in continua espansione. I dati del 2004 ci dicono che il giro di affari mondiali relativo ai software per videogiochi è stimato nell'ordine di circa 24 milioni di euro e, nel triennio 2002-2004, le vendite in Italia di videogiochi sono cresciute del 17 per cento.
Secondo i dati ISTAT del 2001 sul rapporto tra bambini e new media, due terzi dei bambini dai tre ai quattro anni di età utilizza giochi elettronici, in particolare Pag. 4utilizza videogame il 19,7 per cento dei bambini dai tre ai cinque anni e il 36,1 per cento dei giovani tra i 6 e i 18 anni. Proprio per questa ragione, soprattutto per il numero di giovani che si avvicinano in maniera costante ai videogiochi, dobbiamo offrire una priorità di riflessione.
Non voglio però demonizzare l'uso di videogiochi, il cui utilizzo guidato e razionale potrebbe anche tradursi in una opportunità di crescita, in ragione del loro carattere fortemente interattivo e multimediale, che richiede la partecipazione e il coinvolgimento attivo di chi ne fa uso. Tuttavia, si è registrata negli ultimi anni una sempre più accentuata diffusione di videogiochi a contenuto violento, con effetti potenzialmente traumatici sulla formazione della personalità dei giovani, in particolare nella difficile età di passaggio tra l'infanzia e l'adolescenza. C'è il rischio concreto di creare per questa via degli adulti precoci, sviluppando i tratti aggressivi della psiche e anticipando in maniera innaturale quelle che sono le tappe fisiologiche dello sviluppo caratteriale. Non sono certo le premesse più incoraggianti per costruire un futuro in cui la tolleranza e il reciproco riconoscimento e rispetto possano costituire la base fondamentale della convivenza pacifica e democratica. Allo stato, però, mancano delle evidenze scientifiche sulle conseguenze prodotte da tali immagini sulla psiche dei bambini. È questo un settore, secondo me, di approfondimento, sul quale dobbiamo investire, pena l'indebolimento delle fondamenta sulle quali ancorare il percorso formativo ed educativo del bambino. Lo spirito di osservazione di madre mi riporta due immagini che molto frequentemente riscontriamo, noi genitori, guardando un bambino davanti ad un videogioco: lo stato di forte partecipazione emotiva che porta il bambino ad estraniarsi dal mondo esterno, perché completamente catturato dalle sequenze che corrono davanti a lui, e i gesti e le parole successivi alla fine del gioco, che riprendono fedelmente quelli visti e ascoltati sul video.
Da questa esperienza dobbiamo trarre una forte linea di azione a difesa di quanti, proprio perché colti nel vivo del loro processo evolutivo, hanno bisogno di particolare attenzione. «Attenzione» è, secondo me...
PRESIDENTE. Onorevole Dorina Bianchi...
DORINA BIANCHI. ...la parola chiave: l'utilizzo smodato dei videogiochi, in alcuni casi, può diventare la spia di uno stato di disagio che il bambino non riesce ad esprimere diversamente.
Ed è qui che il ruolo di ascolto e di guida dei genitori diviene fondamentale. Come essi insegnano al bambino ad attraversare la strada così dovrebbero insegnargli il corretto uso dei videogiochi. In questa missione, però, essi vanno aiutati e sostenuti e, a loro volta, educati sui profili più sensibili connessi all'acquisto dell'apparecchio.
L'approccio repressivo per bloccare la vendita di questi...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
DORINA BIANCHI. ...videogiochi deve costituire solo l'inizio di una strategia più articolata, volta a studiare gli effetti connessi all'impiego e ad individuare la modalità di utilizzo delle applicazioni videoludiche in chiave formativa, per favorire l'apprendimento e per stimolarlo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, anch'io voglio ringraziare il ministro Mastella per la tempestività con la quale è venuto a riferire stamani in Assemblea, nonché per la sensibilità e per l'adesione al problema sollevato, che sicuramente non ci può lasciare indifferenti.
Assistiamo, in questa vita frenetica che siamo costretti a sopportare, a questi fenomeni veramente raccapriccianti, che probabilmente hanno origini nelle attività ludiche, nelle attività ricreative, di gioco, Pag. 5di svago dei nostri bambini e dei nostri adolescenti. Sono convinto che necessiti un intervento, che non può essere soltanto del Governo, ma che deve essere del Parlamento, delle istituzioni, della scuola. Occorre una campagna di sensibilizzazione anche nei confronti dei genitori, perché alcuni genitori si accorgono dell'esistenza del problema quando ormai è troppo tardi, quando esso non può essere risolto.
Assistiamo, al giorno d'oggi, a questa esaltazione dei personaggi del duro, del bullo, del violento, di chi vive cercando la sopraffazione degli altri. Sappiamo che esiste una normativa comunitaria. Allora, il Governo potrà sollevare il problema all'interno delle istituzioni comunitarie, affinché vi sia un ripensamento della disciplina che consente alle case produttrici di software di questo tipo di poter meglio calibrare il loro intervento. Inoltre, può essere istituito un tavolo di concertazione tra vari Ministeri (dello sviluppo economico, della pubblica istruzione, della giustizia, dell'interno, e via dicendo). Con circolari e raccomandazioni, aventi ad oggetto non soltanto la produzione del materiale, ma anche la sua distribuzione, la vendita ed il possesso, si può cercare, altresì, di consigliare e di verificare un percorso attraverso il quale si renda sempre più difficile, se non impossibile, l'accesso degli adolescenti o addirittura dei bambini a videogiochi che sicuramente incidono pesantemente sulla crescita e sulla psiche dei nostri ragazzi.
Non credo vi sia bisogno di studi particolare in materia. Certo, gli studi sono importanti, ed è giusto che anche da essi venga un contributo per il legislatore che deve intervenire nel settore. Credo, comunque, che il comune buonsenso, l'esperienza della vita quotidiana, ci possa tranquillizzare: è sicuramente diseducativo l'accesso dei bambini e degli adolescenti a questo tipo di intrattenimento.
Credo che nessuno di noi possa oggi dire di avere in tasca la ricetta vincente per debellare tale antipatico fenomeno. Però, sicuramente è importante la percezione di una condivisione unanime sulla sussistenza di questo problema. Credo che nelle Commissioni parlamentari competenti si potrà aprire un confronto per cercare di elaborare una normativa idonea a debellare oggi tale tipo di fenomeno. I tempi del legislatore, però, sono necessariamente lunghi perché si deve legiferare a ragion veduta ed approfondendo il problema. Sono convinto, invece, che serva un intervento immediato. Non è sufficiente dire che si condivide l'esistenza di tale problema e manifestare rincrescimento per il realizzarsi di tali fenomeni. Ritengo sia necessaria un'attività positiva nel senso di intervenire per colmare alcuni vuoti ed una normativa non più aderente alle evoluzioni di crescita della nostra società.
Mi auguro che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane il Governo adotti i provvedimenti di sua competenza idonei a creare i suddetti percorsi virtuosi che consentano ai nostri ragazzi di essere tenuti al riparo da questo tipo di fenomenologia alla quale possono accedere solo ad un'età maggiore, in cui le problematiche possono essere affrontate e risolte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, signor ministro, è di pochi giorni fa l'inchiesta di Guido Castellano (a cui lei ha accennato nel suo intervento) apparsa su Panorama che riguarda il nuovo videogioco che verrà messo in commercio nel nostro paese il 24 novembre, quasi alla vigilia di Natale. Ho immediatamente rivolto un'interrogazione al ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, chiedendo un intervento urgente per vietare videogiochi del filone horror basati sulla violenza e sul sadismo e che esaltano, in un pubblico indifeso come quello dei minori, violenza ed odio.
Il videogame «Rule of rose», l'ultimo della serie, pervaso da sottintesi omosessuali e sadici, che ha come protagoniste minorenni che perpetuano violenze psicosessuali e fisiche nei confronti di una loro coetanea, non è altro che l'ennesimo esempio di una lunga serie di giochi che ormai affollano gli scaffali dei negozi di tutta Pag. 6Italia. Ricordo ancora a tale proposito un videogioco commercializzato lo scorso anno in cui si dovevano violentare ed uccidere alcune prostitute per ricevere in cambio un premio.
Non dobbiamo stupirci se questa carica di odio e violenza virtuale porti poi i nostri ragazzi a perdere di vista i reali valori. Sono infatti all'ordine del giorno - lo abbiamo visto proprio in questi giorni - fenomeni di bullismo in cui ragazzi sempre più giovani si macchiano di indicibili crimini, non ultimo il video scandalo in cui un ragazzo down viene picchiato da compagni di scuola.
Le istituzioni devono intervenire, e la ringrazio di essere oggi qui presente. Non abbiamo assolutamente bisogno di dosi massicce di ulteriore orrore per far divertire i nostri ragazzi. L'inchiesta di Panorama ha evidenziato, tra l'altro, quanto sia facile per un minore acquistare videogiochi anche vietati agli under 18, anche se per questo bisogna agire punendo quei commercianti disonesti che, a fronte di un facile guadagno, non hanno alcuna remora. Mi chiedo e le chiedo come sia possibile che un video venga messo in circolazione con tanta facilità e senza alcuna forma di controllo.
È spaventosa - la voglio citare - l'analisi effettuata dal dottor Sorrentino, neurologo e direttore dell'Unione italiana attacchi di panico, che informa come in Italia sia aumentato il fenomeno della pedofobia, paura dei figli, che porta tante madri e tanti padri a temere le reazioni improvvise ed aggressive del piccolo di casa diventato una sorta di mina vagante già a 12 anni.
Questo nutrirsi di violenze sempre più estreme candida i ragazzini a diventare adulti bonsai privi di ingenuità e magia, ma ad alto rischio di aggressività improvvisa, e non solo verbale.
Signor ministro, credo che l'argomento che stiamo trattando oggi si inquadri in un contesto ben più ampio, che viene da lontano. Per anni noi di Alleanza Nazionale abbiamo stigmatizzato trasmissioni che mandavano messaggi di trasgressione, che esaltavano ed esaltano personaggi e situazioni dalle quali non vengono certo messaggi educativi, ma volgarità, aggressività e anche, ultimamente, bestemmie. Da tempo, noi di Alleanza Nazionale abbiamo suonato un campanello di allarme intorno a tutto ciò, ma soprattutto abbiamo ripetutamente richiamato l'importanza di trasmettere esempi positivi per i giovani, di riaffermare i valori imprescindibili, come quello della famiglia, dell'amore, del rispetto reciproco, degli affetti.
Quindi, noi oggi siamo qui a discutere di un fenomeno che è giunto a livelli di grande allarme sociale; siamo qui a discuterne in un'Assemblea che purtroppo solo ieri ha assistito ad un episodio increscioso che non fa certo onore alle istituzioni, a tutti coloro che qui siedono e a quelli che ci hanno preceduto. Non si può seguitare a infrangere le regole, quando ormai c'è bisogno di rimettere insieme il tessuto sociale della società, perché - per tornare all'argomento di oggi e concludere - dobbiamo dire che è indiscutibile che vi sia una corsa proprio da parte dei giovani all'imitazione del mondo adulto, che per tutte le riflessioni che ora ho fatto, riesce a trasferire modelli negativi che noi abbiamo denunciato - come facciamo da anni - e che ancora denunciamo con forza.
Ora, è certo necessario il suo intervento, signor ministro: le chiedo infatti di intervenire con ogni misura atta a vietare la produzione, distribuzione e commercializzazione di questi videogiochi nel nostro paese. È anche necessaria una vigilanza seria, eventualmente coordinata con le forze dell'ordine per il rispetto della legge, per impedire che questi videogiochi arrivino sul mercato.
Bisogna vigilare sui contenuti e dettare regole precise per la vendita dei videogiochi ai minorenni: se ne occupi lei, signor ministro, se ne occupi il ministro delle politiche per la famiglia, se ne occupi il ministro delle comunicazioni. Che cosa fanno il comitato minori Internet e il comitato minori TV che sono stati istituiti nell'ambito dello stesso Ministero delle comunicazioni? Se ne occupi il ministro dei diritti e delle pari opportunità, se ne Pag. 7occupi la Commissione bicamerale per l'infanzia. Questo vi chiediamo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Presidente, penso che, quando si affrontano queste discussioni, bisognerebbe avere uno sguardo più concreto, possibilmente meno demagogico e un po' meno ipocrita rispetto a tante cose che sento e che ho sentito ripetersi anche qui questa mattina.
È del tutto evidente, infatti, che non riusciremo mai a focalizzare il tema in discussione se non svolgiamo una riflessione profonda sul fatto che dietro queste produzioni vi sono enormi profitti, che vi è un mercato che lucra spaventosamente su questo tipo di prodotti, che la violenza è diventata dunque profitto del mercato, di industrie che trasmettono messaggi provocatori, che non si rinchiudono solo all'interno dello schermo di un computer, ma che riguardano responsabilità collettive sociali molto gravi.
Penso al fatto che questa violenza collettiva è ciò che viene riprodotto in queste produzioni culturali; vi è una violenza collettiva che noi non indaghiamo, a cui invece dovremmo prestare molta attenzione, perché è il mondo virtuale che riproduce il mondo reale, e questi due livelli si confondono fino a non distinguersi più in un gioco drammatico, su cui credo dovrebbero interrogarsi profondamente le istituzioni, la società, i ruoli educativi, ma con un approccio di questo tipo, se vogliamo fare davvero un ragionamento serio.
Questo ragionamento serio non può escludere nemmeno un'analisi di ciò cui assistiamo accendendo semplicemente un televisore. Ci rendiamo conto del livello di «TV-spazzatura» cui siamo arrivati? Ci rendiamo conto di quanti messaggi vengono trasmessi attraverso i mezzi televisivi? Penso a cosa vediamo accendendo la televisione e assistendo ad un reality, anche in termini di atteggiamenti di sottomissione e di degrado umano e delle relazioni.
Quindi, penso che dovremmo fare molta attenzione, perché tutto ciò non ha niente a che fare con il mondo dei ragazzi e dei minori, ma, purtroppo, ha molto a che fare con quello degli adulti, perché sono questi ultimi che producono la violenza collettiva, che stanno a capo di questo mercato e di questo profitto e che lucrano sulla trasmissione di questi messaggi.
Allora, forse è il mondo degli adulti che andrebbe messo sotto la lente di ingrandimento, ed è questo il tentativo che vorremmo fare qui, oggi. Per questo, apprezziamo l'iniziativa del Governo e ciò che ci ha riferito il ministro Mastella, le iniziative assunte dal ministro Fioroni, che sono state anche oggetto di un dibattito in queste ore, nonché l'iniziativa del Presidente della Camera Bertinotti, che ha annunciato l'istituzione di una Commissione di inchiesta proprio per mettere in risalto la necessità di controllo e vigilanza sui contenuti culturali di queste produzioni. Finalmente, viene dato un segno concreto di attenzione verso un problema molto trascurato, che rappresenta certamente una minoranza del mondo dei ragazzi, a cui, però, non possiamo offrire risposte semplicistiche.
Non dobbiamo sorprenderci se c'è violenza, perché si tratta della riproduzione di una violenza collettiva e sociale che esiste. Ricordo l'episodio, da cui siamo stati profondamente colpiti e, come noi, tutta l'opinione pubblica, del video apparso in questi giorni su Internet, in cui appaiono ragazzi che fanno il saluto nazista dopo avere picchiato selvaggiamente e denigrato un ragazzo down. Anche qui, le connessioni di carattere storico sono evidentissime, se ricordiamo che 200-300 mila portatori di handicap vennero sterminati nei campi di concentramento. Pensiamo a quanto tornino certi messaggi drammatici, che sono veicolati spesso anche da produzioni culturali su cui si lucra e si fa profitto.Pag. 8
Dobbiamo ragionare sulle cause e sulle radici di questa violenza. Dobbiamo cercare gli antidoti culturali e sociali che possano contrastare la violenza e l'esclusione del diverso, del diversamente abile, dell'immigrante, dell'omosessuale, della lesbica o del transessuale.
PRESIDENTE. La prego...
TITTI DE SIMONE. Vorrei ricordare che ieri sui muri di un liceo di Roma sono comparse delle scritte contro gli omosessuali e le lesbiche che frequentano quella scuola. Questi sono problemi che attengono alla realtà di tutti i giorni.
Dunque, è necessario un approccio sociale e culturale diverso e aperto, affinché nei luoghi educativi preposti...
PRESIDENTE. Onorevole De Simone, deve concludere.
TITTI DE SIMONE. ...si affronti il tema del bullismo e della violenza da un punto di vista serio, che metta in luce e denunci la violenza collettiva e la violenza sociale, creando degli antidoti realmente validi (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Presidente, colleghi, innanzitutto vorrei ringraziare la Presidenza per l'attenzione che ha voluto riservare a questo tema, grazie alla richiesta che è stata fatta ieri e nella giornata di oggi, e il ministro per la sua disponibilità. Si tratta di un tema cui vorrei dare un taglio diverso, anche se complementare a quelli dei colleghi che mi hanno preceduto.
Non c'è dubbio che il tema dell'educazione e della responsabilità dei genitori sia riferibile alla possibilità che un bambino o un adolescente possano giocare con questi videogiochi.
Non c'è dubbio, come sostiene l'onorevole Titti De Simone, che esiste una relazione tra la violenza rappresentata nei videogame e quella della realtà, né vi sono dubbi sull'esistenza di un commercio su questo tipo di violenza e sui relativi guadagni. Ma la relazione è duplice: c'è la violenza riprodotta nei videogame e c'è la violenza indotta dai videogame (in questo modo vengono commercialmente chiamati tali prodotti che, in realtà, educano a delinquere e alla violenza).
In questi giorni, è stato citato l'increscioso, violento, drammatico episodio di Milano. Ne vorrei citare un altro, accaduto qualche giorno fa, e che non ha avuto le cronache dei giornali nazionali, ma solo di quelli locali; è la testimonianza di alcuni giovani che, giocando ad un videogame che insegna a fare i bulli - teenager che picchiano i loro coetanei, portatori di handicap o meno, i fratelli più giovani e gli anziani -, guadagnano dei punti. Il giorno dopo, in una scuola, in una compagnia di giovani adolescenti di Ferrara, viene picchiata una ragazza perché avrebbe guardato un ragazzo. Per questo motivo, non solo è stata picchiata, ma il video del pestaggio è stato inviato a tutti i compagni di classe di questa giovane studentessa.
A ciò aggiungiamo, come abbiamo appreso da alcuni quotidiani, l'arrivo, nei prossimi giorni, del gioco «Rule of rose» (le regole della rosa); si tratta di un nome simbolico che lascia immaginare cose belle; in realtà, significa prendere una compagna di classe, chiuderla in una bara e seppellirla viva.
Spero che il Governo voglia proseguire sulle indicazioni date dal ministro Mastella, ossia compiere un'azione preventiva e sanzionatoria, prima ancora che vengano messi in commercio questi prodotti, certamente attraverso una concertazione europea. Guardo con una qualche perplessità la costituzione di un'ennesima authority; piuttosto, preferirei che il Governo, vista l'urgenza, intervenga attraverso un proprio disegno di legge.
D'altra parte, pur apprezzando le dichiarazioni del ministro Fioroni ed il fatto che si sia costituito parte civile in riferimento all'episodio di violenza citato, non posso che condividere alcune delle valutazioni Pag. 9svolte anche oggi. Non è l'oggetto dell'informativa del ministro Mastella, ma le valutazioni di oggi, con i toni utilizzati fino a questo momento, ci inducono a riflettere, con il ministro Gentiloni (lo faranno, in modo particolare, i membri della Commissione di vigilanza RAI) sui contenuti che arrivano all'opinione pubblica anche attraverso il mezzo televisivo, e non da oggi (quindi, non voglio fare una polemica nei confronti degli ultimi sei mesi); tali contenuti incidono anche sulla coscienza dei nostri giovani.
Potremmo effettuare la censura più severa del mondo, ma la migliore censura rispetto alla genuinità dei bambini e degli adolescenti la può fare il genitore. Quindi, la prima responsabilità, evidentemente, è quella del genitore. La responsabilità pubblica è che giovani non trovino conveniente, anche sul piano economico, acquistare prodotti che educhino alla violenza; questi videogiochi, purtroppo, non sono educativi (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, ringrazio anche io per l'opportunità di dibattito che ci è stata data questa mattina. Ringrazio il ministro per le sue parole. Ha annunciato interventi urgenti del Governo. Ritengo che questi interventi siano quanto mai necessari e che non possano essere procrastinati.
Altrimenti, questa mattina avremmo compiuto ancora un confronto tra di noi con tante belle parole che non si traducono poi in atti concreti, che - torno a dirlo - risultano quanto mai necessari.
Vede, signor ministro, comprendo benissimo la sua indignazione nell'apprendere di «Rule of rose» o di altri videogame che inneggiano alla violenza, perché la sua indignazione è stata la mia, come penso, quella di tutti i genitori che sanno quanto questi videogiochi possano esser rischiosi per la salute psicofisica dei loro bambini, per la loro crescita normale e per il loro ingresso nel mondo degli adulti. Effettivamente, lo confesso, non ho grande dimestichezza (appartengo forse ad un'altra generazione) con playstation, console o iPod. Quindi, mi sono stupita di come ci possano essere - e su questo concordo con l'onorevole Titti De Simone - responsabilità collettive di adulti che possano pensare di mettere in produzione e poi commercializzare videogiochi così violenti, in cui si vince se si è più cattivi, se si è più capaci di sopraffare l'altro, se addirittura si mette in una bara una bambina, la si chiude con i chiodi e la si seppellisce viva. È proprio il mondo alla rovescia, il mondo in cui il male prevale sul bene.
Allora, è proprio vero che c'è una realtà degli adulti che vuole contaminare l'innocenza, lo spirito genuino e l'ingenuità dei nostri bambini e su questo noi effettivamente dobbiamo interrogarci. Si vogliono applicare le perversioni e le logiche perverse degli adulti all'innocenza dei bambini e questo è intollerabile, perché se gli adulti possono difendersi, magari, dalle immagini sadomaso immesse in Internet o da film pedopornografici che si concludono, magari, con l'uccisione addirittura di uno degli interpreti di questi horror sessuali, i bambini non possono difendersi.
Allora, è chiaro che le istituzioni non possono rimanere silenti, devono farsi carico di questa responsabilità e non intervenire solo con le chiacchiere. Va bene l'authority, siamo d'accordo, ho sentito anche la senatrice Serafini parlare di un codice europeo, ma colmiamo questa vacatio legis, questa lacuna legislativa, che effettivamente c'è, intervenendo all'origine. Impediamo che possano essere messi in commercio dei videogiochi che inneggiano a forme di violenza proprio per il carattere emulativo e identificativo che hanno nei confronti dei bambini.
È vero, c'è dietro un grande business, di questo ne siamo tutti consapevoli, ma il business deve trovare un limite invalicabile nel rispetto fondamentale della persona e della sua dignità, nel rispetto dell'adulto. Non bastano le giustificazioni dei provider che lei ha letto qui in Assemblea, i quali dicono che sono a posto e che quel prodotto Pag. 10verrà commercializzato ai maggiori di anni 16. Ebbene, noi abbiamo recepito nella scorsa legislatura una direttiva europea in cui si dice che la definizione di fanciullo arriva fino al compimento del diciottesimo anno di età. Quindi, è chiaro che questa è una tutela minima, residuale, che non garantisce i nostri minori. Quello del tema dei minori e dell'infanzia deve essere affrontato con grande serietà.
Siamo tutti preoccupati dal fatto che forse non siamo capaci di trasmettere ai nostri bambini un sistema dei valori. Non vorrei rimpiangere le favole di Andersen o dei frateli Grimm, ma lì c'era un mondo di valori, dove si parlava di anziani, dove si parlava di sacrifici per avere successo nella vita. Invece, adesso il successo lo si ottiene se si è più violenti: è questo il messaggio che noi stiamo trasmettendo! Questo è di una gravità inaudita! Noi qui dovremmo tutti veramente vergognarci di questo sistema di valori che stiamo calpestando. Trasmettiamo che è bello l'erotismo infantile, magari anche quando ha qualche sfumatura omosessuale e qui non c'è stata nessuna discriminazione, onorevole Titti De Simone.
Allora, rendiamoci conto della responsabilità che abbiamo, ma per favore interveniamo: dalle chiacchiere e dai bei discorsi in punta di fioretto, dobbiamo passare ad un'azione decisa e determinata. Tolleranza zero, contro chi vuole, purtroppo, corrompere e contaminare l'innocenza dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, innanzitutto, anch'io vorrei ringraziare, a nome mio e del gruppo dell'Italia dei Valori, il ministro Mastella per la puntuale relazione appena svolta, che pone l'attenzione su un tema così delicato come quello dei videogiochi con contenuti violenti, che possono provocare serie conseguenze nella sfera psicologica dei nostri ragazzi.
Chi mi ha preceduto ha già parlato del videogioco che, dal 24 novembre, sarà venduto anche in Italia e che tutti potremo acquistare: esso racconta la storia di una ragazzina che deve evitare di essere uccisa da altre tre bambine sue coetanee; il tutto animato da scene di una violenza inaudita e da allusioni sessuali. È un prodotto che, proprio per i suoi contenuti estremi, è difficile definire gioco. E questo, purtroppo, non è l'unico videogioco ad avere tali caratteristiche, anche se si può affermare che è uno dei più scandalosi. Questi giochi circolano in Italia già da molto tempo e sono ai primi posti nelle classifiche di vendita.
La censura è un termine che non ci piace e non si addice, sicuramente, a un paese democratico. Ma un conto è la censura di natura politica o quella bacchettona e moralista, che pensa di nascondere la realtà con un tratto di penna o un divieto; altro conto è il dovere di vigilare sulla formazione culturale, morale e psichica dei più giovani.
Il momento del gioco è estremamente delicato, perché il bambino o l'adolescente è solo, senza difese, vulnerabile ai messaggi veicolati dal gioco stesso. È ormai provato da studi scientifici come i videogiochi più sofisticati possano provocare in alcuni soggetti una totale dipendenza e, in alcuni casi, addirittura un completo distacco dalla realtà. A fronte di ciò, è evidente come sia importante vigilare almeno sul contenuto di questi videogiochi. Consentire la libera circolazione di videogiochi che hanno come scopo quello di commettere virtualmente omicidi, atti di sadismo e violenze varie, oltre che profondamente immorale, è anche gravemente dannoso per la formazione culturale e psicologica dei nostri ragazzi.
Ecco perché riteniamo utile l'approvazione di una normativa che stabilisca di rendere espliciti ai consumatori i contenuti potenzialmente dannosi dei videogiochi che esaltano la violenza, la sopraffazione, la discriminazione. Tale avvertenza - così come già avviene per i contenuti dei film in commercio - potrà essere stabilita Pag. 11da un'apposita commissione tecnica composta, chiaramente, da tecnici come, ad esempio, psicologi dell'età evolutiva.
Se si consente la libera circolazione di videogiochi con contenuti immorali, non ci dobbiamo sorprendere di fronte ad eventi sconcertanti, come la vicenda relativa a quel ragazzo down, che tutti abbiamo chiamato Mario, insultato, picchiato e filmato dai propri compagni all'interno di una scuola. È un episodio orribile, e l'Italia dei Valori, in questa sede, coglie l'occasione per esprimere al ragazzo e alla sua famiglia la piena e totale solidarietà.
Quando ragazzi normali, di una normale scuola italiana, si trasformano in aguzzini nei confronti di chi è diverso, e non si accontentano di umiliarlo e picchiarlo, ma addirittura filmano la scena e la mettono a disposizione di tutti sul web per moltiplicare all'infinito quelle violenze e quell'umiliazione, questo è un campanello di allarme, la dimostrazione che si è superato il limite di guardia. Occorre, da parte dello Stato, un intervento deciso per analizzare e sconfiggere i fenomeni di bullismo e di violenza ancora troppo presenti tra i nostri giovani.
È indispensabile un progetto che coinvolga diverse competenze ministeriali, a partire dalla giustizia, dall'istruzione, dalle politiche familiari per finire alla sanità, al fine di produrre una svolta effettiva per contrastare i comportamenti violenti dei giovani, in collaborazione con tutta l'amministrazione e - non dimentichiamolo - con le associazioni del terzo settore.
La tutela delle giovani generazioni è la condizione indispensabile per sviluppare adulti responsabili per un paese civile (Applausi dei deputati del gruppo L'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto esprimere il mio ringraziamento nei confronti del ministro per l'informativa che oggi ha svolto, esprimendogli altresì solidarietà per essere stato costretto a venire in Assemblea, distratto dai suoi impegni, per rispondere all'esigenza di un dibattito che è stata sollevata dalla stampa. Ebbene, credo che dal punto di vista metodologico sia inaccettabile che l'Assemblea sia costretta a discutere materie sulla base di ciò che viene scritto dai giornali. C'è, insomma, un'agenda dei lavori parlamentari che viene in qualche modo dettata dalle notizie che diffondono le agenzie o pubblicano i quotidiani: ritengo che sia un modo per non far lavorare il Parlamento sulle questioni serie.
Penso che il fenomeno dei videogiochi con contenuto violento - tutti sono d'accordo, ho sentito gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto - debba essere affrontato sul piano culturale, dell'informazione e dell'educazione. Su tale materia c'è anche una dose di retorica, anch'essa inaccettabile. Da questo punto di vista forse vanno educati più che i bambini, più che i minori, gli adulti, mentre i minori vanno tutelati dagli adulti anche rispetto ad approcci educativi a sfondo repressivo: infatti, cosa si chiede ai genitori se non proibire ai propri figli di comprare un videogioco? Ebbene, non è certo sul piano della criminalizzazione che si può affrontare un fenomeno come quello di cui stiamo discutendo. I fenomeni sociali si governano e non si demonizzano, si governano con principi ed approcci che siano di buonsenso e di ragionevolezza. Ripeto: non è con approcci e metodi repressivi o proibizionisti che si risole il problema, ma bisogna tentare di regolamentarlo. In questo senso ritengo che debbano essere presi come punti di riferimento le direttive europee e il modo in cui l'Europa sta appunto regolamentando il fenomeno dei videogiochi.
Lo ricordava la collega Titti De Simone: c'è un'ipocrisia di fondo in questa nostra impostazione; basta monitorare ciò che viene trasmesso dalla televisione pubblica, i film che vengono messi in onda: quelli sì che sono presentati ai minori in maniera assolutamente incontrollata! Basta monitorare ciò che viene trasmesso dalle televisioni pubbliche e private per rilevare quanto sia grande la nostra ipocrisia. Dico ai colleghi di stare attenti, perché il rischio Pag. 12di impostazioni di questo tipo, poliziesche e repressive, è quello di alimentare e non di impedire o limitare il mercato nero dei videogiochi (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, vorrei anch'io esprimere il mio personale apprezzamento e quello di tutti i deputati del gruppo al quale appartengo per la presenza del ministro Mastella, nonché per l'intervento del ministro Fioroni, che ha deciso di costituirsi parte civile rispetto agli episodi che si sono verificati a Monza.
Riferendomi a ciò che il ministro Mastella ha poc'anzi detto, vorrei proporre il seguente punto di riflessione: forse la Commissione infanzia è il luogo giusto per l'approfondimento della tematica in discussione. Mi sono consultato con la senatrice Serafini, presidente di tale Commissione: oggi stesso verrà deciso di svolgere - dall'Ufficio di Presidenza con i capigruppo - una giornata di studio e di approfondimento sulla tematica. Insisto sul fatto che la Commissione infanzia è il luogo giusto, sia perché è una Commissione bicamerale sia perché mi sembra una sede in cui maggioranza ed opposizione possono ragionare non divisi ferocemente, come invece spesso accade in Assemblea.
Mi pare che si sia definito un clima di collaborazione, e la tematica in questione è tale da chiedere un coinvolgimento non di parte, non l'uno contro l'altro armati. Credo che dal punto di vista legislativo la costituzione di un'authority sia una possibilità, ma ritengo che procedere con la norma sul garante per l'infanzia e attribuire ad esso compiti specifici su tali questioni sia una strada percorribile, anche a breve termine.
Desidero, inoltre, svolgere due ulteriori considerazioni di tipo professionale. È ormai codificato nella letteratura che è dannoso per il bambino assistere ad episodi di violenza. Si parla, infatti, di «violenza assistita» come di una delle cause di danno alla crescita sana di un bambino. Da questo punto di vista, accanto ai videogiochi che vanno censurati e di cui va evitato un commercio troppo facile, bisogna porre attenzione anche ad altri aspetti. Faccio riferimento, in particolare, al wrestling. In questo particolare caso non c'è bisogno di acquistare videogiochi viene trasmesso con enorme facilità dalle reti televisive. Esso, a mio avviso, rappresenta una delle manifestazioni più evidenti, più chiare e più brutte di violenza completamente gratuita.
Nelle favole dei bambini, quelle che ci raccontavano quando eravamo piccoli, ci sono episodi di crudeltà ed anche di efferatezza: pensate, ad esempio, ad Hansel e Gretel, chiusi nella gabbia con la strega che li misura per poterli mangiare quando saranno ingrassati abbastanza. Nel mondo dell'infanzia, nella fantasia del bambino c'è la crudeltà, la violenza e l'orrore. Il problema fondamentale, dal punto di vista educativo e della sana crescita psicologica del bambino, è quale tipo di movimento di identificazione si promuove per il bambino. Nella favola di Hansel e Gretel il bambino non si identifica con la strega ma con il bambino che, alla fine, scappa e si salva. Bruno Bettelheim, un grande psicanalista, ha descritto questo aspetto - la possibilità di identificarsi con il piccolo, vittima, che però, ad un certo punto e successivamente, ce la fa a vincere la sua battaglia per la vita - come fondamentale nel valore educativo e di crescita della favola.
Credo che, purtroppo, molti di questi giochi, quelli sul bullismo citati dall'onorevole Volontè e quelli di cui si parla adesso quali, ad esempio, il wrestling e così via, eccitano la fantasia del bambino verso un'identificazione con l'aggressore e non con la vittima, e postulano una possibilità per lui di diventare violento, come reazione di difesa. Ritengo che tutto ciò sia sommamente diseducativo e pericoloso per la crescita dei bambini.
In conclusione, un approfondimento di studio è necessario anche in ordine ai provvedimenti che vanno presi su episodi come quello che si è verificato a Monza. Pag. 13Sugli organi di stampa e nelle dichiarazioni rilasciate da colleghi si è parlato di punizioni esemplari. Io credo che le punizioni debbano essere efficaci e non esemplari. E ritengo che la punizione più importante per un ragazzo che ha fatto del male ad un disabile sia quella di prestare servizio in un centro per disabili per un tempo ragionevole, in modo da poter comprendere che cosa abbia effettivamente fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, francamente non so se la costituzione dell'ennesima authority, questa volta per vigilare sui contenuti dei videogame, sia la risposta adeguata al problema che stiamo dibattendo, così come non credo sia sufficiente e perfino efficace criminalizzare anche il videogioco «Rule of Rose», che tanto scandalo ha fatto. A ben guardare, quanti giochi, film e trasmissioni, televisive o via Internet, dovrebbero essere allora censurate!
Inoltre è semplicistico, riduttivo - l'abbiamo anche ribadito nel corso dei tanti interventi svolti oggi - incolpare i giovani della violenza, del bullismo a cui assistiamo con sgomento e disorientamento (perché si tratta, ahimè, di atteggiamenti sempre più radicati e diffusi nelle collettività di adolescenti e preadolescenti). Le ragioni di tanta violenza sono ben più profonde e affondano le proprie radici in un terreno drammaticamente inquinato dall'immaginario della violenza.
Bisognerebbe riprendere il testo, quanto mai attuale, di René Girard La violenza e il sacro per capire l'origine della violenza nella nostra società. In quest'opera - volendo sintetizzare al massimo - si afferma che ogni civiltà nasce da un atto violento. La violenza mimetica collettiva si scatena e sacrifica la vittima innocente. Il capro espiatorio fa acquisire identità alla comunità sacrificante. Ritengo, quindi, che non sia utile cercare scorciatoie, semplificazioni, alibi comodi alla fatica e alla difficoltà, anche oggi riconosciuta in molti interventi, di leggere con rigore e competenza la realtà. Beninteso, il gioco da cui è scaturito tutto questo dibattito, che ha fatto tanto clamore, appare decisamente inquietante per quanto ne so. Personalmente, non l'ho neppure visto ma non posso parlare per i colleghi. È comunque inquietante l'idea che delle ragazze oggi si identifichino volentieri con i personaggi cattivi, sociopatici, psicopatici. Ciò sconvolge il nostro comune sentire, il fatto che delle adolescenti si possano rispecchiare nelle sorellastre cattive piuttosto che in Cenerentola. Ciò che sconvolge i grandi è il fatto che i cattivi siano i bambini o, peggio ancora, delle bambine.
Mi sembra però doveroso ricordare che videogame di genere horror, ben più raccapriccianti e addirittura violenti - secondo gli esperti - di questi, già girano in abbondanza nel mercato dei medesimi.
Di questo, poi, si dice (basta leggere su Internet) che non abbia neppure riscosso un gran successo sia di critica, sia di pubblico. Sembra che non abbia una grafica adeguata, che la trama sia complessa, il sonoro di basso livello. Quindi, il genere horror, che è piuttosto affollato, ha di meglio da offrire, cari colleghi. Non è che tutto questo clamore rischi di fare una grande pubblicità ad un gioco che, forse, sarebbe entrato velocemente nel dimenticatoio, così come altri?
Ritengo che bisognerebbe anche conoscere meglio questo mondo. Accolgo la proposta del collega Cancrini: affrontiamolo seriamente, sentiamo i ragazzi che giocano, ascoltiamo gli esperti e anche coloro che vendono i giochi.
C'è un codice di autoregolamentazione, delle autorità che predispongono una sorta di vigilanza. Esistono già questa leve con cui si può agire. Non sottovalutiamo - ci siamo interrogati e lo faremo ancora presso la Commissione infanzia - i comportamenti degli adolescenti di oggi, che ci spiazzano. Anche l'apparentemente rassicurante isolamento domestico, nel quale troppi adolescenti, figli unici, si drogano di televisione e videogiochi dovrebbe preoccuparci, Pag. 14non solo il bullismo violento, che è comunque specchio del mondo sempre meno rassicurante degli adulti.
Pensiamo all'affermarsi, così come dice la filosofa Luisa Muraro, della tendenza maschile a farsi valere con il disprezzo dell'altro che sembra radicarsi anche nei comportamenti delle bambine e delle ragazzine.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUANA ZANELLA. Concludo il mio intervento dicendo che occorre agire anche offrendo ai giovani modelli positivi e prospettive migliori per il futuro di tutti. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Vorrei ringraziare sia la Presidenza, sia il ministro Mastella, non solo per il fatto di essere venuto così tempestivamente qui in Parlamento per parlare di un problema che veramente sentiamo tutti noi trasversalmente, ma anche per la volontà da lui dimostrata di voler agire da subito. Questo è un problema così grave, che è necessario agire da subito tutti: tutte le istituzioni che possono portare un contributo in tal senso. Proprio per questo oggi - lo ha già anticipato l'onorevole Cancrini - la Commissione bicamerale per l'infanzia, del cui ufficio di presidenza faccio parte, organizzerà una giornata di studio su tale problema ed inoltre creerà un gruppo di lavoro «bambini, media e tecnologie». Infatti non c'è niente da fare, bisogna essere realisti e le tecnologie bisogna gestirle e cavalcarle, cercando di capire che le tecnologie non devono distruggere i valori che sono necessari oltre che alla base della nostra società.
Oggi parliamo di «Rule of Rose», ma perché non ricordare che sono per esempio già in commercio dei videogiochi come «Il gran ladrone», nel quale il boss di turno premia il ragazzo che si fa dare il pizzo dalla gente? Ciò ci deve far riflettere, proprio in questo periodo in cui si parla tanto di criminalità a Napoli e in altri paesi. Si tratta di videogiochi che sono già in commercio. Perché non riflettere sul fatto che esiste un videogioco, la cui diffusione è stata bloccata in Gran Bretagna, che incita i bambini al bullismo? Ed abbiamo visto ultimamente che vi sono stati episodi di violenza del branco sulle bambine.
Questo ci deve far pensare che certamente occorre bloccare questi videogiochi. Tuttavia, bloccare solo il commercio di questi videogiochi non basta, perché scaricandoli da Internet chiunque li può avere. Allora ci vuole un lavoro coordinato, per evitare che vengano immesse sul mercato queste mine impazzite, che certamente provocano nella nostra società, non solo italiana, grandi problemi ed istigano i bambini alla violenza. È necessario pensare - al riguardo sono d'accordo con la collega senatrice Serafini - a dei codici di comportamento. Cominciamo dall'Europa, dove il nostro lavoro è più facile, ma confrontiamoci anche con altri paesi. Non sono assolutamente d'accordo con quanto affermato dal rappresentante della Sony in Italia, il quale ha detto che «Rule of Rose» è un gioco che in Giappone non fa grande impressione. La non violenza deve essere un valore di tutto il mondo. Non c'è una non violenza giapponese o una non violenza italiana. Questo è un discorso da affrontare in maniera unitaria, partendo dall'Italia e dall'Europa, cercando di capire che occorre intervenire anche alla base, non solo sulla prevenzione rispetto al commercio, ma anche sui contenuti. Su questo credo che il Governo e tutte le istituzioni, non solo nazionali, ma anche europee, possano fare un gran lavoro.
Sono d'accordo con chi dice che non bisogna demonizzare assolutamente la tecnologia. Perché è vero, per esempio, che alcuni scienziati hanno scritto un articolo sulla rivista Pediatrics nel quale affermano che il videogioco, se usato sempre, può provocare dei danni nei ragazzini, tuttavia, ci sono anche tanti altri scienziati francesi e americani, i quali dicono che, se ben Pag. 15usati, i videogiochi possono stimolare maggiormente la fantasia e aiutare i ragazzi nello studio.
Signor ministro, la ringraziamo per l'impegno da lei manifestato oggi ricordandoci che il Governo ci sarà vicino su questo tema.
Noi, il Parlamento e la Commissione bicamerale per l'infanzia, saremo molto attenti al tema dei media e delle nuove tecnologie: certamente non può sfuggirci che riguardo alla violenza odierna - non solo nel nostro paese ma ovunque - i media svolgono un ruolo estremamente importante sino, a volte, anche a modificare la realtà, rappresentando una realtà che non esiste in concreto. Oggi ci riuniremo in sede di Commissione bicamerale per l'infanzia e senz'altro questo argomento sarà all'ordine del giorno. Ci auguriamo di poter avere un rapporto continuo con il Parlamento e il Governo. Di nuovo grazie, signor ministro (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cioffi.
È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,40.