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Informativa urgente del Governo sulle iniziative volte ad impedire la vendita di videogiochi che stimolano la violenza (ore 9,15).
(Intervento del ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro della giustizia, Clemente Mastella.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, premetto che sono anch'io indignato per il livello di efferatezza e di abiezione a cui possono giungere i videogiochi, che finiscono assai spesso nelle mani di bambini e di ragazzi.
Non c'è bisogno di dosi massicce di orrore per far divertire i nostri ragazzi e credo che i più giovani abbiano il diritto di vivere al riparo dalla violenza e di ricevere al tempo stesso una valida educazione in ordine ai sinceri principi della convivenza civile.
Per tale motivo, sono d'accordo sul fatto che occorra agire da subito, prima che i danni si aggravino, evitando inutili e dannosi elementi di commercializzazione.
Fino ad ora, questo non è stato fatto e si è lasciata proliferare questa mala pianta.
In primo luogo, ho il dovere di comunicare quanto riferito dall'Associazione editori software videoludica italiana, in ordine al videogioco «Rules of rose», di produzione giapponese, della cui imminente diffusione in Italia aveva dato notizia il settimanale Panorama. Tale videogioco - secondo la predetta associazione -, pur appartenendo al genere horror, non ha come tema centrale la perversione e la violenza macabra. L'episodio della sepoltura della bambina - dice questa associazione - costituirebbe un sogno che dà il via ad un'avventura nello spazio. Il video è stato ritenuto dal PEGI - il sistema europeo classificatore dei videogiochi - visionabile da ultrasedicenni. Una simile valutazione, quando riguarda, come in questo caso, video di contenuto destinato a ragazzi più grandi, viene ulteriormente confermata da una agenzia esterna, la Video standard council, che fa un esame più approfondito delle scene e dei messaggi, anche subliminali.
Si tratta, naturalmente, di una disciplina europea concertata dagli stessi produttori e distributori e valida soltanto come indicazione per gli utenti. Il fatto che il videogioco sia ritenuto adatto agli ultrasedicenni o, in ipotesi, anche ai maggiorenni non impedisce che venga venduto a ragazzi più piccoli o, comunque, che questi ultimi ne vengano in possesso. Il nostro sistema giuridico, allo stato, può fronteggiare gli abusi e pervenire al sequestro di materiale soltanto laddove sia configurabile un'ipotesi di reato (ad esempio, l'istigazione a delinquere).
Al riguardo, ricordo che, di recente, sono state rivisitate ed aggravate le ipotesi di detenzione di materiale pornografico e di pornografia virtuale (articoli 600-ter e 600-quater del codice penale) e che è stata adeguatamente sanzionata la responsabilità penale dell'host provider, non solo nel caso della detenzione e dell'utilizzazione del materiale, ma anche nell'ipotesi in cui Pag. 3la divulgazione del materiale pornografico avvenga in forma virtuale, ovvero per via telematica o tramite chat.
Devo rilevare, tuttavia, che fino ad oggi il legislatore non ha mai inteso sanzionare la specifica condotta di chi produce, detiene e divulga materiali in cui i minori sono oggetto di violenza da parte di soggetti adulti o minori. Sul punto, vale osservare che la maggior parte dei giochi distribuiti sul mercato è intrinsecamente connotato da molteplici aspetti di violenza. La violenza, in ipotesi, potrebbe essere vietata, almeno nei casi in cui sfoci nelle sevizie e in crudeltà efferate, non soltanto fisiche, ma anche psicologiche. In tale direzione, il Governo intende muoversi, concertando con i ministri che hanno competenza al riguardo uno studio circa la praticabilità di un controllo preventivo sull'immissione in commercio dei videogiochi, in modo che possano essere individuati e neutralizzati quelli recanti un intollerabile contenuto di violenza. L'opera, chiaramente, deve essere preventiva e non intervenire quando gli effetti sono già stati prodotti.
Credo che sia l'intervento penale, che è indispensabile, sia l'intervento sul versante amministrativo e commerciale, attraverso il controllo sull'immissione in commercio dei videogiochi, in modo tale da evitarne la vendita e la diffusione, possano essere una forma di deterrenza. Così come è auspicabile - mi pare che qualcuno l'abbia fatto, come la neopresidente della Commissione per l'infanzia - immaginare la creazione di un'authority che stabilisca gli standard accettabili, sia sotto il profilo dei contenuti, sia sotto quello della disciplina delle modalità con cui viene attuata la vendita ai minori negli esercizi commerciali.
Ritengo che, parallelamente a tale interventi in campo nazionale, deve darsi impulso ad un'iniziativa normativa concordata in sede europea, in modo da trovare soluzioni comuni valide su tutto il territorio del continente. In tale direzione, insieme al Governo, intendo muovermi immediatamente.
Terrò conto ora anche dei contributi che verranno - dopo l'allerta sollevata da tanti responsabili nel settore pedagogico e da tanti operatori del sistema delle comunicazioni - in maniera sapiente, da parte dei gruppi parlamentari della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Popolari-Udeur).