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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1013 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche (Approvato dal Senato) (A.C. 1838) (ore 12,43).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Capolicchio, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputata Bongiorno, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 38
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la mia astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo a nome mio e del collega Caldarola, per sottolineare che condividiamo l'impegno contro il commercio clandestino delle notizie, ma che abbiamo anche una forte preoccupazione, che ci impedisce di dare il consenso a questo decreto-legge, per le modalità con le quali si interviene sul diritto di cronaca . In questo come in altri provvedimenti, si interviene a «spizzichi e bocconi», rischiando di raggiungere l'obiettivo opposto a quello prefissato.
Noi ci auguriamo - e l'ordine del giorno presentato mi pare un po' più duro di ciò che sto dicendo io - che il Governo, nei prossimi giorni, visto che esistono analoghi provvedimenti al Senato, voglia aprire un tavolo con tutti i protagonisti di questo settore, perché il tema della libertà di informazione meriterebbe, forse, maggiore attenzione che - come dire - lo sguardo rivolto all'orologio. Mi auguro che avremo l'occasione di farlo, perché stiamo parlando di materie delicatissime.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor presidente, non consegnerò il mio intervento, perché ho già contribuito ad accelerare i lavori ritirando i miei emendamenti, e ritengo necessarie alcune puntualizzazioni.
La Lega Nord si asterrà su questo decreto-legge, come ha già fatto nell'altro ramo del Parlamento, non tanto perché siamo contrari nel merito - questo lo abbiamo già detto con gli emendamenti e anche sottoscrivendo l'ordine del giorno che è stato presentato a nome della Commissione, in quanto sottoscritto da tutti -, quanto soprattutto per come è nato questo decreto-legge. Si è voluto affrontare in modo settoriale questo tema, unicamente dettato dall'esigenza dell'urgenza (perché così ci era stata «venduta» la disciplina delle intercettazioni illecite ed illegittime), cercando di colmare un vuoto legislativo presente nel nostro ordinamento che però ha assunto ormai semplicemente il significato di una «foglia di fico». Noi abbiamo corretto una minima parte, senza voler affrontare il vero problema, che è quello di una più puntuale disciplina della materia delle intercettazioni legali.
A tale proposito, vorrei ricordare come nasce questo decreto (colgo l'occasione della presenza in aula del Presidente del Consiglio). Il Presidente Prodi ha detto che bisognava intervenire perché, dopo i fatti relativi ai tabulati sui casi Telecom diffusi dalla procura di Milano, sembrava che fosse in atto un contagio, sembrava che ci fosse la peste e che bisognasse necessariamente intervenire. In questo modo è stata motivata l'urgenza del decreto.
Nel corso del nostro dibattito - in quest'aula tutti lo sanno, perché in Commissione giustizia ne abbiamo ampiamente discusso -, si è visto che l'urgenza, alla fine, non c'è. L'urgenza non c'é perché la procura di Milano ci ha comunicato che non esiste alcuna traccia di intercettazioni illecite o illegittime, ma c'è stata solo la diffusione, la raccolta di dossier - quindi, facciamo bene a disciplinarlo e a sanzionarlo penalmente - di alcuni tabulati, ma non c'è traccia di intercettazione illegale ed illegittima. Inoltre, la procura di Milano se n'è «fregata» del decreto esaminato dal Parlamento - peraltro, abbiamo visto tante volte le procure disattendere gli atti ufficiali del potere legislativo -, dicendo che il materiale non sarebbe stato distrutto. Non sto raccontando cose non vere; capisco che l'aula è disattenta, ma qui si pone un problema grave e serissimo, che meriterebbe l'attenzione di tutti i deputati presenti. La procura di Milano ci ha comunicato di non aver distrutto quel materiale e, quindi, non ha ottemperato al Pag. 39decreto; e non l'ha fatto perché da quel materiale si potrebbero ricavare delle notizie di reato.
Lo dico ai colleghi dell'Unione e al Governo: avete voluto portare avanti questo decreto, un «decreto farsa». Lo dico anche agli alleati della Casa delle libertà: è stato concluso un accordo politico al Senato e la Lega non vi ha partecipato, ma è stato mantenuto in piedi il «teatrino» del Governo e di questa maggioranza.
Devo dire - e ringrazio il relatore per la sua onestà intellettuale - che alla Camera il clima è stato diverso: questo decreto lo si voleva far decadere e si doveva avere il coraggio di farlo, ma purtroppo, poi, sono intervenute pressioni da parte del ministro Mastella e del ministro per i rapporti con il Parlamento. Oggi, quindi, noi siamo in quest'aula per convertirlo. La Lega Nord responsabilmente non si sente di far decadere un decreto il cui unico effetto è stato quello di essere un deterrente; infatti, chissà come mai, da quando è stato applicato questo «decreto farsa», non sono più comparse sui giornali notizie di nuove intercettazioni illecite o illegittime, di nuove attività di spionaggio e di ricatti vari, che purtroppo fanno parte ancora di questa «Italietta».
Perciò, in modo responsabile, noi ci asterremo, invitando però seriamente il Governo ad applicare e ad approvare entro dicembre una nuova disciplina sulle intercettazioni. Noi della Lega abbiamo presentato anche una proposta di legge in materia e speriamo, quindi, di poter collaborare al dibattito che si svilupperà (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo perché sono molto colpito dalla procedura con la quale stiamo esaminando una materia di questa delicatezza; in particolare, sono molto colpito dall'ordine del giorno con il quale la Camera si appresta ad accompagnare l'approvazione di questo decreto-legge. Non vedo come un corpo parlamentare possa dichiarare, per iscritto, che il testo che sta esaminando non è condiviso da una larghissima maggioranza e che tuttavia, per ragioni di tempo, lo stesso viene approvato. I casi sono due: o quel testo è accettabile, e allora l'ordine del giorno non ha alcun senso, o nel foro della nostra conoscenza noi siamo disponibili ad approvare quel testo. Ma, se mettiamo per iscritto che quelle norme sono insoddisfacenti, non vedo come noi possiamo procedere all'approvazione di quel testo, dicendo che altrimenti decadrebbe.
Ho chiesto di intervenire sull'ordine del giorno presentato per dire che esso era inaccettabile in quanto tale, perché contraddice la nostra natura di Camera legislativa; infatti, dobbiamo fare delle leggi in cui crediamo, non possiamo fare delle leggi dicendo che le approviamo ma, nello stesso momento, chiedendo al Governo di modificarle.
Questo è un modo schizofrenico di agire, con il quale sfasciamo le nostre istituzioni; per questo motivo, io non mi sento di votare il decreto-legge e, quindi, annuncio che noi ci asterremo, perché è impossibile votare a favore di un testo che coralmente dichiariamo insoddisfacente, anzi che non soddisfa la maggioranza di questo Parlamento (Applausi dei deputati Nucara e Rossi Gasparrini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, ne abbiamo già discusso in Commissione in altre occasioni: noi Verdi ci esprimeremo a favore della conversione in legge del decreto-legge dovuto all'iniziativa del ministro Mastella per due motivi fondamentali.
È inutile, ora, ritornare su polemiche che il nostro relatore, onorevole Gambescia, ha rappresentato con sintesi e chiarezza estreme. Oggi, quello che a noi preme dire, con grande forza, è che, per la Pag. 40prima volta in questo paese, è stata presa unanimemente una decisione molto importante, anche con sofferenza, perché il testo era sicuramente perfettibile. Ricordo un aspetto per tutti: non sono contemplate le intercettazioni ambientali; e chi meglio di noi sa che, a proposito di intercettazioni cosiddette deviate, le «cimici» sono uno strumento investigativo molto sofisticato, che incide sui diritti non soltanto della persona intercettata, ma anche di terzi.
Credo che, quando daremo il via alla riforma dell'istituto delle intercettazioni, non trascureremo il tema specifico che ho indicato. La scelta è politica. Insisto su questo aspetto anche quando parlo con colleghi dei nostri partiti che sono ancora dubbiosi: la scelta è politica. Bisogna dare un segnale forte di fronte ad un uso che, talvolta, diventa abuso. Non mi riferisco alle intercettazioni legittime (quelle previste dal codice di procedura penale): qui parliamo delle intercettazioni cosiddette criminali, vale a dire di quelle illecite, di quelle che violano il diritto alla prova sancito dal codice di procedura penale, per il quale la Costituzione pone, agli articoli 24, 27, 13, 14 e 15, riserve di legge molto stringenti.
Pur appartenendo al mondo dei giuristi (sono professore universitario ed avvocato), ritengo che la scelta politica forte operata dal Governo avverso le intercettazioni illecite sia assolutamente da condividere.
Prima di concludere il mio intervento, desidero svolgere altre due considerazioni. È evidente che siamo impegnati personalmente - il presidente Pisicchio in prima persona - ad aprire la stagione delle riforme. Noi abbiamo avuto il coraggio - sia piaciuto o meno - di presentare una proposta di legge in materia di indulto (anche se vi sono sempre i pentiti dell'ultima ora) e un provvedimento in materia di intercettazioni illecite.
D'ora in poi, la nostra Commissione (e, di conseguenza, il Parlamento) si occuperà della riforma dei codici. Cito, per tutti, alcuni temi dei quali ci occuperemo: il diritto minorile, le class action, le nuove professioni e le professioni già regolamentate (avremo il coraggio di affrontare finalmente il problema). Infine, vogliamo dare un segnale all'Europa: noi siamo cittadini europei e siamo convinti che i codici penale e di procedura penale e tutte le norme abbiano valore in quanto armonizzate con il diritto europeo: la Costituzione europea, che molti di noi hanno voluto, avrà diritto di esistere se vi saranno cooperazione ed armonizzazione.
In questa linea logica, la Commissione giustizia lavorerà per le grandi riforme. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, La Rosa nel Pugno ritiene indispensabile votare la conversione del decreto-legge in esame. È altrettanto indispensabile, però, regolamentare in modo più ampio la materia, nonché riprendere la valutazione e l'approfondimento di alcuni aspetti del provvedimento medesimo.
Riteniamo peraltro necessario concludere l'iter, approvandola, della proposta di legge volta all'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, nonché sulle altre forme di intercettazione, poiché rappresenta un momento propedeutico alla corretta definizione di una materia particolarmente complessa, ma comunque vitale per la democrazia del nostro paese.
Vorrei sottolineare un punto critico all'interno del provvedimento in esame, relativo alla libertà di stampa. Noi siamo contrari a colpire coloro che diffondono certe informazioni, mentre bisogna essere particolarmente severi nel punire coloro che pongono in essere determinati tipi di attività criminale ed utilizzano impropriamente informazioni che possono essere desunte sia da lavori d'ufficio, sia attraverso altre attività.
Ciò al fine di evitare che si celebrino i processi in piazza e che vi sia la diffusione di informazioni che colpiscono i soggetti politici, le istituzioni, i cittadini privati e le Pag. 41imprese. Di fronte a tale problematica, si giustifica assolutamente l'adozione di un provvedimento di urgenza, pur con i limiti che abbiamo evidenziato nell'ordine del giorno presentato (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre anch'io la mia firma all'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1. Desidero spiegare in pochissimo tempo, inoltre, per quale motivo il gruppo di Forza Italia si asterrà nella votazione finale del provvedimento in esame in questo ramo del Parlamento, mentre al Senato aveva invece votato a favore.
Ricordo che abbiamo discusso il provvedimento in sede di Commissione - e devo dare atto al relatore ed anche alla maggioranza di aver mostrato grande disponibilità ed onestà intellettuale - ed abbiamo condiviso la necessità di apportarvi alcune modifiche.
Il nostro atteggiamento non è stato improntato all'ostruzionismo, poiché abbiamo condiviso sia le motivazioni che avevano indotto a varare il decreto-legge in esame, sia l'esigenza di risolvere le problematiche in discussione. Successivamente, tuttavia, ha preso il sopravvento la necessità di procedere all'approvazione del provvedimento nella sua versione attuale perché evidentemente, nel percorso legislativo tra Camera e Senato, si rischiava di non poterlo convertire in legge entro i termini prescritti.
Allora, non abbiamo presentato proposte emendative, non abbiamo praticato l'ostruzionismo ed abbiamo condiviso le perplessità manifestate. Non potete chiederci, però, di votare a favore della conversione in legge di un decreto che, nella sua versione attuale, non incontra il nostro favore.
Preannuncio, tuttavia, che ci asterremo nella votazione finale per mantenere fede agli accordi sottoscritti, nella speranza e con l'impegno di poter riprendere, in sede di Commissione giustizia, la trattazione di tale argomento ed avviare un percorso completo per operare la revisione dell'intero sistema delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei osservare che sugli obiettivi del provvedimento in esame si è registrata, tra le forze politiche, una larga convergenza sulla necessità di colmare un vuoto normativo in ordine ad un fenomeno di estrema gravità, quale la detenzione illegale di contenuti e dati relativi ad intercettazioni effettuate illecitamente e ad informazioni raccolte anch'esse illecitamente.
Il decreto-legge in discussione non è esente da difetti, specie dopo le modificazioni introdotte dal Senato, e suscita perplessità che ritengo fondate in relazione al procedimento di distruzione della documentazione illecita, all'ambito applicativo della nuova fattispecie penale ed alle disposizioni applicabili ai giornalisti.
Tuttavia, una seconda lettura da parte del Senato della Repubblica non può essere effettuata in tempi utili per la conversione in legge del decreto in esame, il cui termine di decadenza, come noto a tutti, è martedì prossimo.
Ciò considerato, per scongiurare la mancata conversione del decreto-legge, abbiamo rinunciato - di nuovo, con una larga intesa tra i gruppi - a modificare il testo del provvedimento trasmesso dal Senato, anche se alcune modifiche sarebbero state opportune, necessarie e condivise. Vi abbiamo rinunciato, come direbbe qualche ministro, con grande sofferenza, ma lo abbiamo fatto perché il provvedimento è stato in grado, comunque, di produrre un effetto deterrente e preventivo, posto che, in concomitanza con la sua vigenza, non si sono verificati episodi di pubblicazione di intercettazioni effettuate illecitamente, come avveniva ripetutamente, invece, Pag. 42quando si è concordemente ravvisata la necessità e l'urgenza di varare l'intervento normativo in questione.
Vorrei altresì rilevare che, una volta convertito in legge, al presente decreto possono essere apportate quelle modifiche già indicate, nei dettagli, da un ordine del giorno condiviso da tutti i gruppi e che ci siamo impegnati ad introdurre in occasione dell'esame delle proposte di legge presentate in materia di intercettazioni illegali, attualmente all'esame della Commissione giustizia ed iscritte nel programma dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre.
Per queste ragioni, dunque, raccomandiamo la conversione in legge del decreto in esame e di tale scelta ci assumiamo l'onere e la responsabilità. Vorrei aggiungere, signor Presidente, una brevissima annotazione personale: non ho apprezzato la rincorsa, seguita all'approvazione dell'indulto, a manifestare da più parti, anche da parte del Governo, prese di distanza e sentimenti di grande sofferenza.
Il nostro paese ha bisogno, per l'economia, per la giustizia, per la sicurezza, di una politica capace di decidere, di una classe dirigente in grado di compiere scelte difficili, e che, avendone valutati gli effetti, sia in grado di assumerne l'onere e la responsabilità. Solo il nostro coraggio, onorevoli colleghi, solo la nostra responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi), può dare agli italiani il coraggio e la fiducia di cambiare. Delle scelte che compiremo, anche quando sono impopolari - e soprattutto quando sono impopolari - dobbiamo assumerci l'onere e la responsabilità. Preannunzio pertanto il voto favorevole del gruppo L'Ulivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, è evidente che questo provvedimento non piace a nessuno. Non è piaciuto al Senato (basta leggere gli atti parlamentari), non è piaciuto alla Commissione giustizia di questa Camera e non piace neppure all'Assemblea. È non soltanto sbagliato, probabilmente, ma è anche pericoloso. I colleghi ricordavano le difficoltà - chiamiamole così, con un eufemismo - che il punto 3 pone a carico della libertà di stampa nel paese. Noi rischiamo di fornire uno strumento pericoloso per il futuro dei mezzi di informazione e non soltanto della categoria giornalistica. Chi ha letto gli atti del Senato ha perfettamente chiara l'idea di un dibattito «con la pistola alla tempia». Chi legge i resoconti del dibattito che si è svolto qui alla Camera in Commissione giustizia ha la stessa, identica sensazione. Eppure, vi è un vuoto normativo che non può essere lasciato. Ma dietro questa convinzione e dietro le criticità che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1 esprime chiaramente, vi è anche l'impegno a che il provvedimento sulle intercettazioni illegali all'esame della Commissione e che giungerà al vaglio dell'Assemblea nel mese di dicembre, come veniva ricordato, comprenda anche questa materia.
In sede di discussione sulle linee generali, l'onorevole Pecorella - se non erro - poneva la domanda se fosse meglio non approvare nulla, lasciare decadere il decreto-legge e, quindi, lasciare il vuoto normativo, oppure approvare una cattiva legge. Oggi, dobbiamo dirlo con chiarezza, siamo di fronte alla scelta del male minore. Pertanto preannuncio che il mio gruppo voterà - maggioritariamente, presumo - a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame, con un impegno che è già stato ribadito sia al Senato sia in sede di Consiglio dei ministri, ossia che esso non rimanga la norma definitiva sulla materia, ma che possa essere più complesso e più lungimirante il modo in cui il Parlamento tratta di queste delicatissime questioni (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
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LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per sottolineare come la condivisione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1, nonché l'apprezzamento per il lavoro della Commissione e del relatore ci porti a ricordare che il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge in discussione nasce dalla convinzione che siamo di fronte ad un provvedimento parziale ed emergenziale. Non siamo certamente di fronte ad una soluzione esaustiva del problema. Vogliamo ribadire ciò, convinti come siamo che in materia di giustizia dovrà venire il momento in cui si affrontano in maniera organica i problemi. Invitiamo pertanto il Governo ed il Parlamento a farsi carico di tale onere.
Aggiungo che dare un segnale forte, in via di urgenza, contro ogni forma di intercettazione illegittima è cosa sicuramente condivisibile. Residuano molti altri problemi, che mi auguro verranno affrontati nel prosieguo dei lavori di questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto favorevole del gruppo dell'UDC e per precisare che proprio l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1, che induce l'onorevole La Malfa ad un voto di astensione, ha indotto, invece, me a chiedere al mio gruppo di unirsi al voto favorevole su questo provvedimento. In Commissione ho manifestato contrarietà rispetto ad alcune parti di questo provvedimento. Ciò che abbiamo scritto nell'ordine del giorno citato, assieme a colleghi di tutti i gruppi presenti alla Camera, indica un percorso preciso. Quindi, mi auguro che il Governo abbia accettato tale ordine del giorno in maniera responsabile e consapevole e che, quindi, segua l'indirizzo che abbiamo con esso tracciato.
In conclusione, aggiungo che il vuoto normativo, che si colma con la disciplina che condividiamo contenuta nel decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge, assume un valore assorbente rispetto a quella parte che non condividiamo e sulla quale mi auguro si possa trovare la giusta convergenza in tempi rapidi, come abbiamo chiesto al Governo (Applausi).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.