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Informativa urgente del Governo sull'adozione del decreto del ministro della salute che ha innalzato il quantitativo massimo di cannabis detenibile per uso esclusivamente personale
(Intervento del ministro della salute)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro della salute, Livia Turco.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Onorevoli colleghe e colleghi, per comprendere esattamente il significato politico e giuridico del decreto ministeriale con il quale il ministro della salute, di concerto con il ministro della giustizia e sentito il ministro della solidarietà sociale, ha elevato i valori dei quantitativi massimi previsti, per il principio attivo della cannabis, dal decreto ministeriale 11 aprile 2006, emanato dal precedente Governo, occorre inquadrare il provvedimento nel contesto normativo in vigore.
È ben noto che, con la legge 21 febbraio 2006, n. 49, il precedente Parlamento ha operato una radicale modifica della disciplina contenuta nel Testo unico delle leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 e successive modificazioni. Va ricordato che la legge n. 49 del 2006 fu approvata dal Parlamento senza un vero confronto con le opposizioni, a causa dell'anomala utilizzazione del procedimento di conversione in legge di un provvedimento di urgenza, vertente su tutt'altra materia, come quella delle Olimpiadi invernali di Torino. Ebbene, tale provvedimento si caratterizza essenzialmente per aver sottoposto alle stesse pene previste per chi illecitamente produce, fabbrica, raffina e vende stupefacenti anche chi - citando l'articolo - «importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque illecitamente detiene sostanze stupefacenti o psicotrope che per quantità, in particolare se superiore ai limiti massimi indicati con il decreto del ministro della salute, emanato di concerto con il ministro della giustizia, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero per modalità di presentazione, avuto riguardo al peso lordo complessivo o al confezionamento frazionato, ovvero per altre circostanze ed azioni, appaiono destinate ad uso non esclusivamente personale». Ripeto di aver citato l'articolo della legge.
La legge Fini-Giovanardi ha dunque introdotto il principio della punibilità di chiunque si trovi in possesso di una quantità di sostanza stupefacente superiore al limite determinato in via amministrativa. A questo punto, è importante sottolineare come il legislatore, dopo avere fatto valere il proprio orientamento improntato ad una forte prevalenza dell'azione repressiva sull'attività di prevenzione del fenomeno dell'abuso di droghe, si è astenuto dal dare una qualsiasi indicazione su come l'autorità amministrativa dovesse determinare il quantitativo massimo detenibile per un uso esclusivamente personale.
In presenza di questa vistosa carenza della norma primaria, il ministro della salute Storace istituì, in data 11 febbraio 2006 una commissione di studio con il compito, tra l'altro, di «definire per ciascuna delle sostanze stupefacenti o psicotrope descritte nella Tabella I "allegata alla legge" i limiti quantitativi massimi di principio attivo riferibili ad un consumo esclusivamente personale». Il ministro Storace, quindi, ha ritenuto di non poter procedere direttamente all'attuazione della nuova normativa e, attraverso il mandato agli esperti del settore, ha poi chiarito che i limiti quantitativi massimi dovevano essere indicati in termini di principio attivo.
Dagli atti della commissione emerge che la stessa si pose subito il problema di come poter individuare i limiti quantitativi massimi richiamati nel mandato ministeriale, in mancanza di ulteriori criteri legislativi o comunque politici.
Nel documento intitolato «Elementi tecnici utilizzabili ai fini dell'indicazione dei limiti massimi previsti dall'articolo 73, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309/1990, modificato dalla legge n. 49/2006», reso all'amministrazione unitamente ai risultati del lungo lavoro istruttorio, la commissione così si esprimeva: «La commissione, rilevato che la legge non indica il periodo temporale da prendere a riferimento ai fini dell'individuazione di tali limiti quantitativi massimi, ha ritenuto di non poter esprimere semplicemente un valore per ciascuna delle sostanze contemplate nella tabella 1, ma di dover offrire alle autorità ministeriali una serie di elementi tecnici utilizzabili Pag. 48ai fini della individuazione di detti limiti. Il lavoro è stato espletato per le sostanze per le quali risultano disponibili sufficienti dati». Da ciò si ricava che la commissione stessa ha ritenuto di dover limitare i propri compiti alle sole evidenze scientifiche.
Non mi soffermerò sui vari elementi tecnici forniti dalla commissione, ritenendo più opportuno depositare gli atti della copia integrale dei documenti conclusivi della stessa commissione Storace, che non mi risulta siano stati offerti all'attenzione del Parlamento dal precedente Governo.
Ai fini del discorso che sto svolgendo, peraltro, è necessario riferire come, a giudizio della commissione istituita dal ministro Storace, soltanto uno dei dati elaborati - cioè quello relativo alla dose media singola, intesa come quantità di principio attivo per singola assunzione idonea a produrre in un soggetto tollerante e dipendente un effetto stupefacente e psicotropo - fosse «espressione» di evidenza scientifica.
Avvalendosi del lavoro della commissione, il Governo di centrodestra ha adottato il decreto 11 aprile 2006, a firma del ministro ad interim Berlusconi, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 95 del 24 aprile 2006. Nelle premesse di tale provvedimento si dà atto che la commissione - sto citando - «ha osservato che i valori della dose singola efficace sono espressione di evidenza scientifica, mentre permangono margini di incertezza nei valori relativi alla frequenza di assunzione nell'arco della giornata che, a giudizio della stessa commissione, richiedono ulteriori approfondimenti». Le stesse premesse del decreto concludono osservando che «allo stato, ai fini dell'attuazione del disposto dell'articolo 73, comma 1-bis, del Testo unico citato, appare opportuno utilizzare i valori relativi alla dose media singola efficace, incrementati in base ad un moltiplicatore variabile in relazione alle caratteristiche di ciascuna sostanza, con particolare riferimento al potere di indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacità psicomotorie».
L'allegato al decreto, intitolato «Limiti massimi previsti dall'articolo 73, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309/1990, modificato dalla legge n. 49/2006», elenca, in ordine alfabetico, le 170 sostanze della Tabella I del Testo unico sugli stupefacenti; per circa 50 di queste sostanze, accanto alla denominazione comune e alla denominazione chimica, vengono indicate, in tre distinte colonne, da sinistra verso destra, la dose media singola in milligrammi, il moltiplicatore ed i quantitativi massimi in milligrammi (soglia), cioè i limiti quantitativi per uso esclusivamente personale previsti dal citato articolo 73 del Testo unico. Dalla colonna relativa al moltiplicatore si evince subito che sono stati previsti valori diversi (due, tre, cinque, dieci o venti), a seconda delle sostanze prese in considerazione.
È del tutto evidente, da quanto ora ricordato, che i quantitativi massimi detenibili per uso personale individuati dal precedente Governo nel citato decreto 11 aprile 2006 sono il risultato di una moltiplicazione che ha per fattori, da un lato, un valore indicato su basi scientifiche dalla commissione nominata da Storace e, dall'altro, un numero scelto in modo assolutamente discrezionale dalle autorità politiche che hanno adottato il provvedimento. Alle voci 40 e 41, relativamente al delta 8 ed al delta 9 THC - cioè i principi attivi presenti nella cannabis -, nello stesso decreto è indicato il valore 25 nella colonna relativa alla «dose media singola in milligrammi», il valore 20 nella colonna relativa al «moltiplicatore» e, conseguentemente, il valore 500 nella colonna «quantitativi massimi in milligrammi (soglia)».
Alla voce 152, relativa a «preparati attivi della cannabis (hashish, marijuana, olio, resine, foglie in fluorescenza)», non vengono indicati specifici valori nelle ultime tre colonne, ma compare una nota di rinvio alla quantità di principio attivo contenuto sotto forma di «delta 8» e «delta 9».
Né nel decreto né in alcun documento di accompagnamento il Governo pro temporePag. 49ha spiegato perché, per le citate voci n. 40, n. 41 e n. 152 abbia indicato come fattore di moltiplicazione «20», anziché un altro numero. Dall'esame della tabella emerge però con immediatezza che il valore 20 è il più alto di quelli usati nella colonna del «moltiplicatore» e che esso è stato utilizzato esclusivamente per i principi attivi della cannabis.
Da quanto detto, si evincono tre aspetti; in primo luogo, l'adozione da parte del precedente Governo di un moltiplicatore pari a 20, ai fini del calcolo dei limiti massimi di cannabis detenibili, non era basato su alcun criterio scientifico, ma, come già osservato, era il frutto di una scelta del tutto discrezionale. Inoltre, il valore soglia fissato dal precedente Governo in 500 milligrammi di principio attivo era notevolmente superiore al valore di 100 milligrammi, costituenti il quantitativo di cannabis mediamente consumato in una sola giornata, secondo quanto indicato nell'elaborato finale della commissione istituita dal ministro Storace. Nonostante ciò, non risulta che alcuno abbia sollevato critiche o accusato il ministro Giovanardi, ispiratore del provvedimento, di voler indurre il consumatore di cannabis a quintuplicare il suo consumo quotidiano (Commenti del deputato Giovanardi).
Lo stesso Governo Berlusconi, che aveva voluto con grande determinazione, la legge n. 49, che non ha riconosciuto alcuna differenza tra cannabis ed altri tipi di droghe, si era accorto, in sede attuativa, delle conseguenze inaccettabili che la norma sui «limiti quantitativi massimi detenibili per uso personale» avrebbe potuto produrre ed aveva cercato di correre, in parte, ai ripari (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
MARCO BOATO. Può parlare liberamente, il ministro?
ROBERTO MENIA. Stai zitto!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, il ministro sta parlando ... Questa è una competenza della Presidenza, la ringrazio (Commenti). Onorevoli colleghi, per cortesia.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Questa è la situazione di fronte alla quale si è trovato il nuovo Governo all'atto del suo insediamento.
Spiegherò ora le ragioni che mi hanno spinto ad intervenire sul decreto ministeriale 11 aprile 2006, limitatamente alle indicazioni dei limiti massimi detenibili per uso personale di cannabis.
Nel programma di governo dell'Unione, sul quale tornerò più avanti, era già chiaramente indicata la linea che la nuova maggioranza avrebbe adottato nei confronti delle tossicodipendenze, riassumibile in quattro parole chiave: educare, prevenire, curare, non incarcerare (Commenti del deputato Prestigiacomo).
Conosco le diverse sensibilità e i diversi approcci che sul tema della tossicodipendenza esistono nel centrosinistra: li conosco e li rispetto.
Credo di aver dimostrato nella precedente esperienza di Governo la disponibilità e, se mi consentite, anche la capacità di costruire mediazioni e sintesi; questo è il sentimento che mi ha mosso e mi guiderà in questa legislatura.
In ogni caso, conosco anche i valori profondi che ci uniscono: la cura della vita, l'amorevolezza concreta nei confronti delle persone, il rifiuto della carcerizzazione, il limite della proibizione, la centralità dell'educazione, la fiducia nei confronti dei giovani, così come fortemente ci ha unito il giudizio sulla legge Fini-Giovanardi. Per questo ho ritenuto non solo lecito, sulla base del programma condiviso, ma addirittura doveroso fare subito qualcosa. Non ritengo che l'assillo della concretezza, il risolvere subito i problemi, pur nella loro parzialità, sia fare «spot» o venire meno alla complessità di un'impostazione. Al contrario, significa rispettare la persona e fare una reale politica riformista.
Di fronte a questa chiara linea programmatica, ho ritenuto pertanto doveroso assumere la responsabilità politica di verificare come, in attesa di una riforma organica, potessero essere efficacemente contrastati almeno alcuni degli effetti più deleteri della legge n. 49. Pertanto, ho Pag. 50proposto al ministro della giustizia, di cui la legge imponeva il concerto, dopo aver sentito il ministro per gli affari sociali, l'adozione di un decreto che, limitatamente alla cannabis, e lasciando del tutto inalterato, per ogni altro aspetto, il decreto Berlusconi, raddoppiasse il valore del quantitativo massimo detenibile per uso personale.
Ho ritenuto di rispettare la «struttura» del precedente decreto e di non interferire con le valutazioni tecnico-scientifiche operate dalla Commissione Storace. Pertanto, ho preso in considerazione, sulla base dei suggerimenti, peraltro, dell'autorevolissima struttura presente del ministero, soltanto l'elemento discrezionale, costituito dal «moltiplicatore» ed ho modificato il relativo valore, portandolo da 20 a 40.
È appena il caso di aggiungere, dopo quanto spiegato, che questo non vuol dire che ho inteso legittimare giuridicamente o moralmente l'uso dei derivati della cannabis fino ad un massimo di 40 dosi (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
ITALO BOCCHINO. Lo spaccio!
CARLO CICCIOLI. Libera circolazione!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Se ragionassimo così, dovremmo concludere che anche Giovanardi fomentava l'uso della cannabis, sia pure per un più limitato numero di dosi [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Colleghi!
CARLO GIOVANARDI. No!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Ho, invece, voluto diminuire la probabilità che un giovane consumatore di hashish e marijuana possa, anziché essere aiutato a trovare la strada per una corretta gestione sanitaria della propria persona, andare incontro a gravissime sanzioni penali, a causa della detenzione di pochi grammi di sostanza illecita. Perché è bene ribadirlo a questo punto...
ITALO BOCCHINO. Quale articolo?
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. La detenzione di sostanze al di sotto del valore soglia indicato dal nuovo decreto è e resta comunque illecita e per questo è assoggettata a sanzioni amministrative sicuramente discutibili, ma non intaccate in alcun modo dal mio decreto (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Tanto più doveroso appare il provvedimento assunto se si considera che, nel sistema introdotto dal precedente Governo, un consumatore di cannabis può andare incontro ad una serie di conseguenze penali per il solo fatto di non conoscere l'effettivo contenuto di principio attivo delle sostanze acquistate. Infatti, data la non uniformità della presenza del principio attivo nelle sostanze illecitamente commercializzate, i quattro o cinque grammi di hashish che, ai sensi del decreto Berlusconi, potevano considerarsi compresi nei limiti stabiliti per l'uso personale, nel presupposto che contenessero non più del dieci per cento del principio attivo, sarebbero stati ugualmente sufficienti a far scattare la presunzione di spaccio, una volta che fosse stata accertata la presenza nel prodotto di una percentuale di principio attivo poco più alta di quella media.
Ma ci sono altre considerazioni da svolgere. L'aumento del quantitativo massimo detenibile per l'uso personale comporta una minore frequenza di contatti delle persone che fanno uso di cannabis con il mondo degli spacciatori (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), particolarmente pericoloso soprattutto per i soggetti...
ITALO BOCCHINO. Che stai dicendo?
CARLO CICCIOLI. Questa è una vergogna!
Pag. 51LIVIA TURCO, Ministro della salute.. ..che, quali moltissimi degli assuntori di questa droga, sono pienamente inseriti in contesti sociali del tutto estranei agli ambienti criminali.
CARLO CICCIOLI. Non è possibile!
PRESIDENTE. Colleghi, questo atteggiamento non è tollerabile! Avrete modo di svolgere le vostre considerazioni quando il ministro avrà terminato il suo intervento. Le chiedo scusa, ministro. Non si possono condurre i lavori in questo modo!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Non si può poi tralasciare di considerare che l'uso della cannabis avviene prevalentemente in età adolescenziale quasi sempre in un contesto di forte ritualità, in cui possono trovarsi coinvolti anche assuntori occasionali non destinati a divenire abituali, per i quali, pertanto, il rischio di conseguenze penali non avrebbe neppure la giustificazione della funzione correttiva assegnata, in linea teorica, all'espiazione della pena.
Un sintomo evidente di tali prassi è del resto rappresentato dalla stessa giurisprudenza della Corte di cassazione che ha ritenuto di estendere la fattispecie di uso personale di sostanze stupefacenti anche al cosiddetto consumo di gruppo, particolarmente evidente tra i giovani di tutte le classi sociali a testimonianza di una forte esigenza sociale di non criminalizzare intere fasce giovanili.
C'è una convinzione in me fortissima. Ogni droga, sia legale sia illegale, è nociva; nondimeno, il grado di pericolosità delle droghe varia e nessuno nega i potenziali danni della cannabis, come dico a tutti i giovani con cui entro in contatto.
GIUSEPPE FINI. E gli permetti di detenerne di più! Ipocrita!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Voglio poi replicare a chi ha voluto minimizzare le conseguenze della nuova formulazione dell'articolo 73 del testo unico degli stupefacenti, sostenendo che essa lascia inalterata la possibilità per il giudice di riconoscere l'uso personale (e quindi di non applicare le sanzioni penali) anche nel caso in cui il soggetto venga trovato in possesso di un quantitativo superiore a quello indicato nel decreto ministeriale.
Come prima considerazione, mi viene da dire che, se così fosse, le veementi critiche al decreto sarebbero basate sul nulla, in quanto, sul piano sostanziale, il provvedimento lascerebbe le cose inalterate, senza incidere sull'applicazione della legge.
Devo osservare, però, che la semplice lettura del testo legislativo consente di dare ad esso un ben diverso significato, nel quale la fissazione, con decreto ministeriale, del limite quantitativo massimo detenibile per uso personale costituisce il vero spartiacque tra l'applicazione della sanzione penale e l'applicazione delle sole sanzioni amministrative. Dall'esame delle sentenze intervenute in questo primo semestre di applicazione della legge risulta che molti giudici hanno così interpretato la norma. È vero che vi sono giudici che, invece, hanno adottato l'interpretazione più favorevole all'imputato, assolvendolo dal reato anche in presenza di quantitativi di sostanze superiori al limite indicato dal decreto ministeriale, quando ricorrevano circostanze che dimostravano in altro modo l'uso esclusivamente personale della droga rinvenuta.
Va sottolineato che queste diverse interpretazioni, da un lato, possono causare evidenti disparità di trattamento e, dall'altro, indicano come, di fronte ad una norma sbagliata ed iniqua, chi è chiamato ad applicarla può essere indotto a cercare vie interpretative per evitare effetti devastanti.
Tuttavia, la dimostrazione delle reali conseguenze del nuovo approccio della legge n. 49 è fornita, con immediata evidenza, dai dati della tabella che ho allegato al mio intervento - fonte Ministero dell'interno; dati aggiornati al 17 novembre - che indicano un rilevantissimo aumento delle segnalazioni all'autorità giudiziaria e degli arresti per detenzione di cannabis nel periodo maggio-ottobre 2006 Pag. 52rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Vediamo questi dati, scaturiti dall'attività di contrasto delle forze di polizia al traffico delle sostanze stupefacenti derivanti dalla cannabis, notificati il 17 novembre scorso dal Ministero dell'interno, dipartimento della pubblica sicurezza, direzione centrale per i servizi antidroga.
La lettura comparata dei dati disponibili riferiti sia al periodo gennaio-ottobre 2005-2006 (andamento annuale), sia al periodo maggio-ottobre 2005-2006 (nel quale è stata applicata la nuova normativa anti-droga), evidenzia un incremento del numero sia delle persone segnalate per possesso di cannabis e derivati sia di quelle arrestate.
In particolare, nel periodo di vigenza della nuova normativa maggio-ottobre 2006, gli arresti per possesso di hashish rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente l'entrata in vigore della legge sono aumentati del 10,1 per cento, mentre quelli per possesso di marijuana, addirittura, del 63,9 per cento e quelli per possesso di piante intere di cannabis del 17,85 per cento.
ROBERTO MENIA. Anche Caruso!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Ci sono le tabelle allegate! Se volete, leggo i numeri, cifra per cifra, ma questa è la percentuale di sintesi.
Credo di non dover aggiungere altro a difesa e a giustificazione di quel piccolo parziale decreto, se non sottolineare che, purtroppo, esso è in grado di correggere solo in minima parte le storture della legge voluta dal Governo Berlusconi. Lo dico con amarezza (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), perché quelle vite dei giovani in carcere, anche se per pochi giorni, che sono detenuti per un uso occasionale di droghe leggere, è una sconfitta di tutti, e non solo di una legge. Perché quei giovani, anziché il carcere, dovrebbero incontrare adulti autorevoli ed attenti che sappiano persuaderli sul perché sia illusorio e sbagliato ricorrere alle sostanze, a qualunque sostanza.
Per questo, il pensiero che questo piccolo e parziale decreto impedisca che dei giovani facciano l'esperienza del carcere rende la mia coscienza serena e mi sprona a mettere in campo tutte le azioni affinché il contesto sociale e sanitario sia sempre più capace di dissuadere il ricorso a tutte le sostanze.
Ma il problema è il cambiamento complessivo della legge Fini-Giovanardi su cui i Governo ha iniziato il suo lavoro, coordinato dal Ministero della solidarietà sociale. Vorrei dire che non c'è soltanto la legge Fini-Giovanardi. C'è la situazione dei servizi, dei SERT, delle comunità. Ebbene, anche a questo proposito, c'è una pesante eredità del centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea): la situazione di abbandono in cui sono stati lasciati gli operatori, i servizi pubblici e anche le comunità.
Per questo, rinvio al testo scritto, che reca cifre e dati. Per esempio, penso alla difficoltà delle comunità di reperire risorse per il pagamento delle rette e nel misurarsi con le esigenze di servizi sempre più qualificati (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi...
CARLO GIOVANARDI. Ci sono le regioni!
MAURIZIO GASPARRI. Le regioni!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. ... oppure alla situazione in cui sono state lasciate le strategie di riduzione del danno, perché il precedente Governo ha ridotto le risorse del fondo antidroga per gli interventi relativi alla prevenzione e alla presa in carico delle persone tossicodipendenti.
Questa eredità dello stato dei servizi, dell'abbandono delle comunità e dell'abbandono delle politiche di prevenzione è quella con cui abbiamo cominciato a misurarci, insieme alla elaborazione di quel piccolo, parziale decreto, perché la nostra proposta è curare, prevenire, educare, no al carcere!
CARLO CICCIOLI. Ma per chi, carcere! Ma cosa dici!
Pag. 53PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, per cortesia, non sono in grado di tollerare oltre il suo comportamento!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Voglio citare il programma dell'Unione. Per le tossicodipendenze non servono né il carcere, né i ricoveri coatti.
ITALO BOCCHINO. Ma che, hai fumato?
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Alla tolleranza zero bisogna opporre una strategia dell'accoglienza sociale per la persona e le famiglie che vivono il dramma della droga, a partire dalla decriminalizzazione delle condotte legate al consumo e, quindi, dal superamento della normativa in vigore dal 1990.
Occorre un reale contrasto dei traffici e la tolleranza zero verso i trafficanti. È necessario rilanciare il ruolo del SERT e dei servizi territoriali, che in questi cinque anni sono stati sistematicamente penalizzati dei tagli alla spesa sociale, senza imporre un unico modello, salvaguardando il pluralismo delle comunità terapeutiche, che dovranno essere messe in rete con il servizio pubblico, cui spetta la diagnosi della dipendenza.
Vanno sostenuti quanti, con approcci culturali e metodologie differenti, da anni sono impegnati a costruire percorsi personalizzati, e perciò efficaci, di prevenzione, cura e riabilitazione, considerando le strategie di riduzione del danno parte integrante della rete dei servizi. Il decreto-legge del Governo sulle tossicodipendenze deve essere abrogato (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Questo recita il programma dell'Unione, che è stato elaborato con il concorso di tanti operatori e di tante comunità.
Per questo, noi intendiamo portare avanti una politica complessiva, così come mi è stata sollecitata in questi giorni, e intendiamo, in particolare - parlo della mia diretta competenza -, rilanciare la via sociale nella lotta alle droghe, potenziando la rete integrata dei servizi.
Discuterò con gli assessori regionali alla sanità il rilancio del dipartimento delle dipendenze e il loro stretto legame con la scuola, per promuovere la prevenzione e un'efficace presa in carico delle persone. La promozione e il sostegno delle comunità e dei servizi di prevenzione e cura delle tossicodipendenze costituiranno un tassello importante di quella integrazione socio-sanitaria del sistema delle cure primarie cui stiamo lavorando, investendo risorse, attenzione e nuova progettualità, perché l'esperienza ci insegna che la rete integrata dei servizi deve essere collocata dentro un contesto adeguato per l'integrazione tra servizi sociali e servizi sanitari e il decollo e la promozione reale del sistema delle cure primarie.
Per questo, con un certo orgoglio sottolineo che proprio i contenuti della legge finanziaria relativi alla sanità, alle politiche sociali e alla famiglia, testè votati, costituiscono un efficace presupposto per rilanciare la rete dei servizi e delle comunità e per prevenire e prendere in carico le tossicodipendenze.
È mia intenzione proporre ai ministri Bindi, Fioroni, Melandri e Ferrero di promuovere una conferenza nazionale per raccogliere, valutare e rilanciare le politiche di prevenzione della dipendenze, che sono politiche di attenzione ai giovani, di promozione dei loro talenti e delle loro creatività. Così come sarà importante il progetto di educazione alla salute nelle scuole che stiamo predisponendo per i prossimi mesi con il ministro Fioroni.
Voglio accennare, concludendo, ad altri due provvedimenti sui quali stiamo lavorando: innanzitutto, la tutela della salute nelle carceri. Non ritengo si possa affrontare il tema delle tossicodipendenze senza tenere conto della situazione dell'assistenza sanitaria nelle carceri italiane, caratterizzata tuttora da elementi di forte criticità. Se siamo convinti che la pena debba rappresentare non una mera punizione, ma un'occasione di recupero e di reinserimento nella società del cittadino detenuto, non possiamo non tenere conto che un'adeguata azione di tutela della salute è tra gli elementi qualificanti di una Pag. 54politica carceraria che non neghi l'umanità, ma, al contrario, sia di stimolo ad un'effettiva rieducazione del condannato.
Ciò vale in assoluto, ma in modo particolare per la popolazione detenuta tossicodipendente che, come è noto, rappresenta una percentuale consistente della popolazione carceraria, contraddistinta da una significativa prevalenza di malattie croniche e infettive che necessitano di adeguate cure ed attenzioni.
Su tutta la materia, il sottosegretario alla salute Antonio Gaglione, a ciò delegato, in sinergia con gli altri dicasteri e le istituzioni interessate, ha messo a punto un provvedimento legislativo volto a riordinare la medicina penitenziaria: l'obiettivo è quello di una riorganizzazione finalizzata ad una gestione condivisa delle competenze, in grado di rispondere alle esigenze particolari di questo settore che necessitano di interventi in ambiti non sempre assimilabili al Servizio sanitario nazionale, riprendendo l'attività che aveva promosso l'allora ministro Rosy Bindi e che, poi, è stata interrotta. L'altro provvedimento su cui stiamo lavorando è un programma interministeriale chiamato «Guadagnare in salute».
In conclusione, penso sia significativo anticipare in questa sede l'impegno del Ministero della salute sul fronte più ampio della promozione di stili di vita sani e corretti; si tratta, infatti, di un programma vasto di iniziative che intendiamo avviare con le caratteristiche di un vero e proprio piano interministeriale per «guadagnare in salute» e rendere più facili le scelte salutari.
Lo scorso 17 ottobre si è svolto un primo incontro presso il Ministero della salute con i rappresentanti dei Ministeri dell'istruzione, delle pari opportunità, delle politiche giovanili ed attività sportive, della famiglia e dello sviluppo economico. Scopo del tavolo è condividere un programma comune di azione, agendo sui pochi fattori di rischio che, però, sono causa dell'80 per cento delle malattie e delle morti nel nostro paese: inattività fisica, scorretta alimentazione, eccesso di alcol e abitudine al fumo. Un programma - la cui strategia è condivisa dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea - che si basa su azioni rigorosamente valutate dall'evidenza scientifica. Nessuna azione singola è sufficiente nella prevenzione di questi fattori di rischio, ma è necessario un impegno interistituzionale che, a fianco alla promozione di corretti stili di vita, possa favorire e sostenere il cittadino in scelte salutare. La sfida sulla quale siamo tutti impegnati è quella di rendere le scelte salutari possibili, vantaggiose e gradite al cittadino, evitando di colpevolizzarlo per l'adozione di comportamenti scorretti per la salute. Un'azione non solo di educazione sanitaria, ma anche di interventi strutturali che coinvolga l'intera gestione del territorio. Il tutto a partire dalla consapevolezza dell'importanza e della grande opportunità di un'azione sinergica comune, basata non solo sulla comunicazione reciproca, ma anche su vere e proprie progettualità condivise tra i diversi dicasteri a partire dall'attenzione all'educazione tra pari e alla comunicazione tra giovani attraverso i loro media, ma anche un impegno sui tempi di vita, sul piano per gli asili nido, sull'allattamento al seno.
Un approccio decisivo per contrastare l'obesità infantile che deve passare per iniziative di educazione al gusto dei giovani e alla promozione dell'attività fisica come gioco e divertimento ed, inoltre, un'occasione per il rispetto delle pari opportunità anche verso la popolazione immigrata. Questo programma interministeriale è un salto in avanti rispetto a politiche già affrontate in maniera scontatamente inefficace proprio perché prive di quella intersettorialità indispensabile per il successo delle azioni di educazione e prevenzione sanitaria. Ancora un esempio positivo e concreto di quanto da più parti invocato nel programma di Governo per il bene del paese e dei suoi cittadini.
Onorevoli colleghe e colleghi, so che la lotta alle droghe è una delle sfide più difficili e più impegnative: richiede tenacia, determinazione, valori forti e strumenti efficaci; richiede il dialogo costante e anche l'umiltà di verificare i risultati Pag. 55raggiunti; richiede, soprattutto, che si riscopra il valore della funzione educativa degli adulti e di tutta la società. Di questo noi dovremmo tenacemente e testardamente discutere perché questa funzione educativa nella società di oggi si è un po' smarrita. Ed è proprio questo il valore cui mi sento più vincolata come cittadina, come madre e come ministro (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).