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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Questioni relative alla diffusione dei risultati delle elezioni politiche del 2006 - n. 3-00420)
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00420 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), per un minuto.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, oggi parliamo non di brogli, ma di ciò che accadde dopo l'ultimazione dello scrutinio, quando, a seguito dell'annuncio della vittoria dell'Unione per soli circa 25 mila voti, il Viminale rendeva nota l'esistenza di ben 43.028 schede contestate.
Ciò apriva il varco alla violentissima campagna mediatica e politica dell'allora Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, il quale accusava l'Unione di «tanti brogli». «Il risultato deve cambiare», ripeteva egli ossessivamente, gettando, così, una grave ombra sulla legittimità del voto.
Ma quelle 43 mila schede non esistevano affatto, poiché era un dato falso, grossolano e statisticamente impossibile. Circa 38 mila di esse erano, infatti, concentrate a Catania, Enna, Como, Udine e Pisa: forse troppe per un mero errore?
Chiunque e con immediatezza avrebbe potuto rilevare l'errore: così, infatti, è avvenuto, grazie a due docenti di statistica di Pavia e Catania, che avvertivano già il 12 aprile le ignare prefetture.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Tuttavia, il Viminale attendeva ancora due giorni e soltanto il 14 aprile correggeva quello che è stato definito «un errore materiale»...
PRESIDENTE. Grazie...
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiediamo quindi...
PRESIDENTE. Grazie!
Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, naturalmente, su questa specifica vicenda, il Governo non ha svolto nessuna particolare indagine, per cui la mia risposta si limita a riportare la spiegazione di questo ritardo, a cui gli interroganti fanno riferimento, così come è stata data al Governo attuale dagli uffici del Ministero dell'interno.
Ora, come è noto, il totale delle ore impiegate dal Viminale per acquisire e diffondere tutti i risultati provvisori e ufficiosi - perché, come è noto, il Ministero dell'interno diffonde risultati provvisori e ufficiosi, dato che i risultati elettorali vengono diffusi dopo che essi sono stati vagliati dagli uffici elettorali competenti - è stato pari a dodici ore, vale a dire un tempo più rapido di quello che fu necessario per le elezioni del 2001.
I dati ufficiosi diffusi dal Ministero sono risultati, alla fine, sostanzialmente coincidenti con quelli ufficiali, proclamati dai competenti uffici elettorali.
Per quanto riguarda la questione relativa ai voti contestati e provvisoriamente non assegnati nella provincia di Catania, il Ministero dell'interno, ricevute le indicazioni che in questa sede sono state ricordate, e che risultavano effettivamente essere anomale per il numero veramente non credibile e sconcertante di schede contestate, segnalò tempestivamente a quella prefettura che, per l'appunto, il dato non appariva credibile.
Furono effettuate conseguenti verifiche e furono, nel frattempo, constatate analoghe anomalie, sia pure di diversa entità, in altre comunicazioni. Quindi, su disposizione del ministro, la verifica fu estesa a tutte le province sia per la Camera, sia per il Senato.
Pertanto, una verifica così ampia fece sì che la conclusione fu raggiunta soltanto nella tarda mattinata di venerdì 14 aprile. A quel punto, emerse che, «per mero errore materiale», alcune prefetture avevano sommato il dato delle schede nulle a quello delle schede contestate, che dunque risultava in modo anomalo elevato. I dati corretti furono, per l'appunto in data 14 aprile, immediatamente diffusi attraverso un comunicato stampa.
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Grazie, signor Vicepresidente, noi prendiamo atto della sua risposta ed è ovvio che non vi è responsabilità del Governo attuale. Tuttavia, restano ancora le ombre su quello che accadde in quei tre giorni. A noi risulta il contrario, e cioè che la prefettura di Catania allertò il Viminale già il 12 aprile stesso, ma il paese dovette attendere il 14 aprile per avere il dato corretto.
Comunque, continuò la campagna mediatica dell'onorevole Berlusconi, il quale non si dimetteva, rompendo così una prassi repubblicana, e anzi annunciava un decreto-legge che avrebbe rivisto i tempi e le procedure per la verifica. Noi temiamo che, se si fosse aggiunto ancora un ritardo, il paese sarebbe precipitato nel caos istituzionale.
Dunque osserviamo - e concludo - una singolare congiuntura: nel momento in cui perfezionavamo questa interrogazione, i Comunisti Italiani, nella persona del suo segretario Oliviero Diliberto, diventavano oggetto di una volgare e pesante aggressione mediatica e politica.Pag. 26
Con tutto ciò, noi oggi vogliamo offrire un saggio dell'affidabilità dei Comunisti Italiani, della nostra caratura democratica e del nostro attaccamento alla maggioranza, al Governo e al suo Presidente, ma soprattutto al paese, allo Stato, alle istituzioni democratiche, quelle riconosciute e disciplinate dalla Costituzione repubblicana antifascista del 1948 (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).