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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative volte a sostenere l'istituzione di un tribunale internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafik Hariri - n. 3-00421)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00421 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
SERGIO D'ELIA. Come lei sa, signor ministro degli esteri, il governo libanese ha approvato il 25 novembre scorso l'istituzione del tribunale internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro Rafik Hariri. Sa anche che a questo tribunale si oppongono gli hezbollah e il presidente filosiriano Lahoud, con il conseguente tentativo di far cadere il Governo Siniora. È un tentativo nel quale si inserisce - a parer mio - anche il recente assassinio del ministro Pierre Gemayel.
Nel recente vertice italo-francese a Lucca, il Presidente Prodi ha affermato la necessità di avviare un dialogo con la Siria per trovare una soluzione politica alla crisi libanese.
La domanda è molto semplice, signor ministro. Le chiedo se non ritenga di dover esprimere il concreto sostegno italiano all'entrata in funzione del tribunale internazionale sul caso Hariri, annunciando da subito un forte aiuto economico alla sua messa in opera, perché rispetto alla soluzione politica della crisi libanese non si può fare economia sull'accertamento della verità e sull'affermazione della giustizia in Libano.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA. Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Io condivido pienamente il fatto che la soluzione della crisi libanese non possa prescindere dalla necessità di accertare la verità e di fare giustizia sull'assassinio di Hariri ed ora, aggiungerei, anche sull'omicidio di Pierre Gemayel. Per questo, noi abbiamo apprezzato il fatto che il primo ministro Siniora, al quale abbiamo espresso più volte, in termini politici e concreti, il nostro sostegno, nonostante l'assassinio di Pierre Gemayel e le polemiche e le precedenti minacce dell'opposizione parlamentare di ricorrere alla piazza, abbia deciso di continuare le procedure per avviare il progetto di legge di ratifica del tribunale internazionale.
Il progetto è stato approvato dal Consiglio dei ministri del Libano nel tardo pomeriggio del 25 novembre e trasmesso il 27, come previsto dalla Costituzione, al Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato ha la possibilità di esaminare il progetto istitutivo per 15 giorni, entro i quali potrà approvarlo o rinviarlo al Consiglio dei ministri. Entro tali termini, o qualora il Consiglio dei ministri confermi la propria decisione, il progetto sarà trasmesso al Parlamento che potrà votarlo o respingerlo.
Spetta pertanto al Presidente dell'Assemblea nazionale Nabih Berry la decisione di fissare la data in cui esso dovrà essere messo all'ordine del giorno.
È un procedimento lungo, complesso, rischioso.
Tuttavia, noi sosteniamo questa scelta e lo facciamo sia attraverso i contatti politici, sia attraverso le dichiarazioni pubbliche. Siamo convinti che lo scopo dell'impegno internazionale debba essere quello di garantire la piena sovranità del Libano e di consolidare le istituzioni democratiche in tale paese. D'altro canto, l'UNIFIL è impegnata a collaborare con le forze armate libanesi proprio in questo senso, nei limiti del mandato stabilito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1701 del 2006.
Per quanto attiene alle questioni di carattere finanziario cui lei si è riferito, Pag. 27come è noto, il Segretariato generale delle Nazioni Unite ancora non ha valutato le esigenze finanziarie connesse al funzionamento del tribunale. Comunque, il Governo libanese ha chiesto che il 49 per cento delle spese del tribunale siano coperte dal Libano mentre il 51 per cento sarà finanziato da contributi volontari degli Stati membri. Nel momento in cui le Nazioni Unite lanceranno ufficialmente la raccolta di contributi, l'Italia non mancherà di esaminare la possibilità di partecipare, nel contesto della collaborazione con un paese amico come il Libano e della necessaria ricerca della verità e della affermazione della giustizia.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di replicare.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor ministro per questa risposta. La interpreto come un impegno preciso del Governo italiano a sostegno di questa istituzione fondamentale. Mi farò carico - questo sarà il mio impegno - di monitorare quanto il Governo italiano farà ed eventualmente di intervenire, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. Ritengo, infatti, che l'istituzione di questo tribunale sia importantissima. Non credo nel valore deterrente della pena: non è l'entità o la certezza della pena a impedire che si commettano crimini ma la certezza o, quanto meno, la probabilità che chi ha commesso gravi crimini ne risponda in un'aula di giustizia. Quindi, è il processo, non la pena, il vero deterrente. I tribunali internazionali istituiti dalle Nazioni Unite per giudicare i gravi crimini contro l'umanità commessi nella ex Jugoslavia, nel Ruanda e così via, hanno avuto un valore importantissimo perché non soltanto hanno risposto alla giusta esigenza di giustizia e di verità delle vittime di quei genocidi, di quegli stupri etnici e di quegli assassini politici, ma hanno costituito anche un argine contro la reiterazione di tali crimini. Soprattutto, hanno favorito e rafforzato il processo democratico e lo Stato di diritto nei paesi in cui sono stati istituiti e stabiliti. Come, ripeto, tali tribunali hanno costituito un deterrente al fine di impedire nuovi colpi di Stato, nuovi genocidi e nuovi crimini politici. Quindi, l'istituzione di un tribunale per il caso Hariri sarà anche garanzia che il processo democratico in Libano e la sua indipendenza siano assicurati e siano fondati, soprattutto, sul rispetto delle regole democratiche dello Stato di diritto, perché non ci può essere pace in quella terra se non vi è, innanzitutto, giustizia.