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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione A.C. 1922 (ore 15,12).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Adolfo 5.29.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.31, sul quale - lo ricordo - il parere della Commissione e del Governo è contrario.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima perché abbiamo rilevato che nel calendario dei nostri lavori non è stato inserito il disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla Pag. 49previdenza complementare a seguito di quanto deciso nella riunione della Conferenza dei capigruppo che si è svolta giovedì scorso.
Proprio nella giornata di giovedì, la Commissione lavoro ha terminato l'esame del provvedimento, dando mandato al relatore a riferire in Assemblea. Nel corso dei lavori della Commissione, che ha esaminato questo provvedimento per oltre una settimana, si era raggiunto una sorta di accordo su un emendamento, approvato all'unanimità, relativo al termine per l'adeguamento degli statuti dei fondi per la previdenza complementare e dei fondi privati.
Non sto qui a tediarvi nel merito, però è curioso, Presidente, che il Governo lasci decadere questo decreto-legge con l'impegno di inserire la normativa nella legge finanziaria. Credo che questo tema vi sia stato inserito senza le modifiche approvate all'unanimità dalla Commissione lavoro.
Faccio quindi appello alla Presidenza affinché ci sia un maggiore rispetto non solo dell'attività della Commissione lavoro, in questo caso, e delle Commissioni permanenti in generale, ma anche del Parlamento. Infatti, se le Commissioni vengono impegnate per intere settimane su provvedimenti che il Governo decide di lasciar decadere e di non calendarizzare in Aula, credo che questo genere di atteggiamento da parte del Governo sia mortificante per i colleghi che lavorano, per i presidenti delle Commissioni e per tutti i parlamentari che vogliono dare il loro contributo alla discussione di temi così rilevanti.
Aggiungo, inoltre, che si tratta di un tema assai delicato. Come molti colleghi sanno, il tema della previdenza complementare comprende scadenze, opzioni ed una quantità di adempimenti che vanno nell'interesse dei lavoratori, sui quali deve esservi una grande chiarezza.
Capisco che rientri nella responsabilità politica del Governo la scelta di lasciar decadere un decreto-legge per inserirne le norme nel disegno di legge finanziaria: il mio non è un richiamo di carattere squisitamente formale. Tuttavia, faccio appello alla sua sensibilità, signor Presidente, per portare in Ufficio di Presidenza - non so se quella di oggi può essere l'occasione adatta - una lamentela formale, questa sì, per il comportamento del ministro Chiti e del Governo, che considerano questa una Camera di compensazione e non fanno discutere i provvedimenti.
Probabilmente, neanche al Senato si discuterà di un argomento così importante come la previdenza complementare, perché quasi certamente verrà posta la questione di fiducia. Alla Camera non ne abbiamo discusso e chissà se verrà posta la questione di fiducia anche in questa sede, quando il provvedimento tornerà al nostro esame. Insomma, il Parlamento non discute dell'anticipo della previdenza complementare. Si tratta di un tema che riguarda gli interessi dei cittadini, su cui è necessario fare chiarezza e su cui il Parlamento credo abbia il dovere di esprimersi.
Signor Presidente, faccio appello alla sua sensibilità, alla sensibilità dell'Ufficio di Presidenza e della Presidenza della Camera per invitare il Governo a trattare con rispetto e con dignità il Parlamento ed i suoi membri.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, il tema da lei sollevato sarà portato all'attenzione del Presidente della Camera e potrà essere, quindi, esaminato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, più che dall'Ufficio di Presidenza.
CESARE CAMPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Mi pare che questa mattina ci fossimo intesi, richiamando anche i precedenti della scorsa legislatura, che gli interventi sull'ordine dei lavori, per sollevare nuove questioni, sarebbe bene si svolgessero al termine della seduta.
Prego, deputato Campa, ha facoltà di parlare.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare a me stesso, a lei ed all'Assemblea che il numero legale forse non si sarebbe raggiunto se non vi Pag. 50fosse stata la presenza dei deputati dei gruppi di minoranza. Questo va registrato, visto che ci accusate sempre di ostruzionismo. Anche nella votazione precedente sulla dichiarazione di urgenza del provvedimento sugli sfratti senza di noi non ci sarebbe stato il numero legale in aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 235).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, l'emendamento in esame è teso a salvaguardare la stabilità dei comuni. Non sto a ricordarvi che l'83 per cento dei comuni campani sono amministrati da giunte di centrosinistra, vorrei soltanto che quei sindaci sapessero che noi ci abbiamo provato. Quei cittadini devono sapere tutti che noi, fino alla fine, abbiamo tentato di ricondurvi sulla strada del rispetto dei territori.
Non prevedere di scomputare le spese dell'emergenza che i comuni sono costretti a sobbarcarsi dal calcolo del patto di stabilità interno significa, di fatto, spingere tutti i comuni verso una condizione di dissesto finanziario. La vicenda riguarda soprattutto i piccoli comuni. I grandi comuni troveranno ragioni politiche per resistere, i grandi comuni troveranno la simpatia del Governo a metterci una «pezza». Salteranno tantissimi piccoli comuni perché non sono posti nella condizione di rispettare il patto di stabilità. Peraltro, saranno costretti ad anticipare cifre consistenti per la norma ivi prevista secondo cui tutto si copre attraverso la TARSU, cioè attraverso l'incremento di una tassa sulla raccolta dei rifiuti le cui entrate sono differite da lì a due anni. Vi pregherei, colleghi, per questo motivo, di riflettere sull'opportunità di votare a favore di questo emendamento e di rendere così giustizia a quei comuni, talvolta anche a quelli che fanno raccolta differenziata, che sono posti in una situazione di straordinaria emergenza, derivante dalla non possibilità, a valle, di conferire rifiuti negli impianti industriali indicati. Per tali ragioni, mi permetto di sollecitarvi ad una serena e attenta riflessione, tesa soltanto ad una compiuta valutazione di merito di questo emendamento e non a considerazioni che, talvolta, sono più di parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
Pag. 51GIOVANNI FAVA. Vorrei ribadire un concetto già espresso nel corso della seduta antimeridiana, nelle considerazioni svolte in sede di votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.31. Intendiamo votare contro anche in questo caso, perché crediamo che il meccanismo sia sempre lo stesso: i computi dei rifiuti devono essere fatti con una parametrazione che non può prescindere dalle norme dello Stato. Il patto di stabilità deve essere rispettato e, qualora non lo fosse, è ovvio che le amministrazioni comunali devono prendere le conseguenti decisioni, anche attraverso l'aumento della tariffazione della TARSU o delle imposte locali. Preannuncio, quindi, a nome del gruppo Lega Nord, che voteremo contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 253).
Prendo atto che i deputati Fava, Farinone e Suppa non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Avverto che i sei emendamenti successivi costituiscono una serie a scalare. Come prassi, pertanto, procederemo alla votazione del primo, l'emendamento Paolo Russo 5.33, di un mediano, l'emendamento Paolo Russo 5.35 e dell'ultimo, l'emendamento Paolo Russo 5.38.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.33. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Non approvare questo emendamento, che riguarda uno degli elementi centrali della vicenda, significa lasciare le cose come stanno e non voler uscire dall'emergenza. È la storia dei 2.316 lavoratori che sono stati cancellati dal provvedimento al nostro esame. Si fa finta di non conoscere la loro storia e di non sapere che questa storia costa 60 milioni di euro all'anno. Più propriamente, si nasconde che questi 60 milioni di euro all'anno sono pagati, in larga parte, dai contribuenti italiani. Sarebbe invece utile cominciare a prevedere una sorta di definizione di questa vicenda e chiudere la partita, avendo il coraggio di mettere in campo una politica saggia, che sia capace di contemperare l'esigenza di chi ormai fa parte della pubblica amministrazione con la considerazione che chi è dipendente della pubblica amministrazione deve pur fare un servizio. L'ipotesi da noi formulata prevede la possibilità, che tra l'altro rientra già tra le idee del commissario straordinario, di trasferire questi dipendenti ai comuni. Ovviamente, nessun comune desidererà questo dono e bisognerà trovare delle forme incentivanti che consentano tale passaggio.
Bisognerà trovare delle forme che consentano a questi lavoratori di essere trasferiti e realmente utilizzati, magari per la raccolta differenziata.
Non affrontare il problema dei 2.316 lavoratori in questione significa far finta di ritenere marginale questa vicenda rispetto alla sostanza, ma non è così! Infatti, in questa materia la questione dei costi, degli sperperi è centrale. Uno degli elementi costituenti l'emergenza rifiuti è rappresentato dalla condizione in cui si sono venuti a trovare i lavoratori di cui sopra, nei confronti dei quali nessuno si vuole sobbarcare uno straccio di piano industriale d'impiego. Di contro, essi potrebbero essere impiegati in comuni aventi la necessità di attivare la raccolta differenziata.
Attraverso gli emendamenti in oggetto si propone una soluzione compensativa rispetto ai debiti dei comuni nei confronti del commissariato, con la quale si stabilizzerebbero Pag. 52gli enti locali, anche attraverso una sorta di acquisizione di responsabilità.
Insomma, per alcuni aspetti si tratta di emendamenti etici che tendono a far uscire da una situazione d'emergenza. Sarebbe davvero incomprensibile non aderire anche a queste proposte emendative poiché, in seguito, risulterebbe difficile sostenere che si opera per uscire dall'emergenza e dalle condizioni di illegalità in cui ci si è venuti a trovare. Tutta l'Italia, infatti, è a conoscenza del fatto - anche grazie a trasmissioni televisive - che vi sono circa 2.400 lavoratori assunti per operare la raccolta differenziata, talvolta anche tramite interessamento delle organizzazioni criminali. Ebbene, questi 2.400 lavoratori, ancora oggi, si intende lasciarli in un limbo, pagati dal sistema complessivo dello Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, gli emendamenti del collega Paolo Russo potrebbero risolvere il problema riguardante centinaia, anzi migliaia di dipendenti che oggi, praticamente, non fanno nulla tutto il giorno, come documentato da inchieste giornalistiche trasmesse dalla televisione nelle scorse settimane.
Dirò di più: gli emendamenti in oggetto, se approvati, presenterebbero un duplice vantaggio. I circa 2 mila dipendenti non sanno cosa fare; in un'intervista, infatti, hanno spiegato che rimangono qualche ora all'interno di capannoni, ma non possono contare né su mezzi né su direttive. In particolare, a un dipendente è stato chiesto perché non avesse meglio posizionato una serie di contenitori di pile scariche, ed egli, per tutta risposta, ha obiettato che nessuno gli aveva detto niente al riguardo e che mancava un piano di lavoro.
Quindi, vi sono oltre 2 mila dipendenti che, sostanzialmente, non vengono utilizzati. Questi emendamenti prevedono trasferimenti agli enti locali, strategia contemplata anche dal commissario straordinario Bertolaso; in questo modo si impiegherebbero soggetti pagati con denaro pubblico, mentre i comuni potrebbero risolvere alcune questioni economiche legate ai propri bilanci. Questi ultimi, infatti, vedrebbero diminuire il debito nei confronti della struttura di ben 150 mila euro per ogni lavoratore assunto, trasferito dal suddetto elenco.
Anche in questo caso ci rivolgiamo al presidente della Commissione Realacci ed al rappresentante del Governo per sapere se essi, nel merito, condividano o meno quanto previsto dagli emendamenti del collega Paolo Russo. Se la risposta fosse affermativa, si potrebbe trovare una formula che consenta di trasfondere il contenuto delle proposte emendative in oggetto in ordini del giorno, andando così incontro anche alle richieste del commissario Bertolaso.
Se invece il Governo non è d'accordo, prendiamo atto che non volete aiutare né il commissario ad impiegare questi soggetti né i comuni ad ottenere un beneficio economico per coloro che si fanno carico di questi lavoratori.
Quindi, al presidente della Commissione Realacci e al rappresentante del Governo chiediamo un parere sul merito della nostra proposta. Nel caso in cui, come avvenuto precedentemente, tale parere fosse favorevole, chiediamo al collega Paolo Russo di ritirare l'emendamento e di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, il collega Paolo Russo ha parlato di emendamento etico, considerando il suo contenuto. Aggiungerei che si tratta di un emendamento basato sul senso civico, sul rispetto della legge, su quello che in un paese civile si deve fare e su quello che invece non si deve fare. Non è immaginabile, per chi appena conosce questa situazione, che vi siano migliaia di addetti Pag. 53pagati inutilmente, senza svolgere alcuna attività. Sono stati fatti investimenti per centinaia di migliaia di euro in attrezzature, in una situazione diventata assolutamente intollerabile. Credo che la proposta, avanzata anche dal collega Bocchino, di richiamare l'attenzione della Commissione sul parere relativo all'emendamento in oggetto, per trasfonderne eventualmente il contenuto in un ordine del giorno, sia assolutamente ragionevole e vada nella direzione di dare un senso al nostro dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Facci sognare, Dussin!
GUIDO DUSSIN. Caro presidente Armani, vorrei farvi sognare, ma bisognerebbe pensarla in modo diverso dai tre oratori che sono intervenuti. Esiste una mentalità diversa tra sud e nord. Ovviamente, si tratta di una battuta.
In questo caso, mi rivolgo all'Assemblea piuttosto che al Presidente e vorrei anche fare una richiesta. Si dice che l'emendamento in questione abbia senso civico e che il suo contenuto possa addirittura essere trasfuso in un ordine del giorno, qualora ritirato. Quindi, si attribuisce a questa proposta emendativa valenza fondamentale. Mi rivolgo ai parlamentari del nord: sapete cosa recita questo emendamento, secondo lo spirito che anima i parlamentari campani o del sud? Esso afferma che vi sono lavoratori che non lavorano, secondo quanto risulta da un'inchiesta giornalistica. Questi lavoratori sono in esubero e devono essere trasferiti negli enti locali, che, a loro volta, hanno personale in esubero rispetto alle piante organiche delle nostre realtà e dei nostri comuni.
All'interno del movimento della Lega vi sono sindaci e amministratori locali che sono anche deputati. Questi colleghi sanno benissimo come la pensiamo in merito alle spese correnti e al rapporto tra il lavoro in-house e le esternalizzazioni. Cerchiamo sempre di razionalizzare tale problema, mentre invece la vecchia mentalità - che passa da sinistra a destra - è quella di creare occupazione con posti pubblici. È una follia! Se si vuole gestire bene il settore dei rifiuti, così come quello dell'amministrazione pubblica, bisogna far sì che esista produttività e non solo occupazione. Allora sì che le cose andranno bene e potremo fare opere pubbliche ed impegnarci con senso civico per la cittadinanza e per le persone. Non è così che funzionano i bilanci degli enti locali o delle aziende municipalizzate, pensando di trasferire 2.316 persone da una parte all'altra.
Chi è a capo di una municipalizzata - e in tal caso non sarà il commissario -, deve perseguire l'interesse di quella municipalizzata, che rappresenta il prolungamento del servizio reso al cittadino. Le municipalizzate, come gli enti locali - come, quindi, anche i comuni -, devono essere gestite al meglio; non possiamo immaginare trasferimenti dallo Stato giustificati dalla considerazione che, tanto, con la mano pubblica, creiamo occupazione. L'ente pubblico deve gestire i servizi al meglio e sappiamo come, quando sono troppi, i servizi vengano gestiti al peggio.
Mi riferisco, ovviamente, alla serie di emendamenti a scalare che giunge fino all'emendamento Paolo Russo 5.38. Tali proposte hanno tutte quante lo stesso senso e, a nostro avviso, devono essere respinte. Tutt'al più, le persone considerate in esubero devono essere messe nelle condizioni di prestare il loro servizio ed essere obbligate in tal senso. Il senso di responsabilità di ognuno dovrebbe indurli a ciò, ma soprattutto dovrebbe farlo l'organizzazione. Quindi, a capo, dovrebbero esserci persone in grado di organizzare il lavoro in modo che i rifiuti non restino per strada. Noi abbiamo invece un esubero di personale ed i rifiuti restano per strada. Spiegatemi tale situazione...
PRESIDENTE. Deve concludere...
Pag. 54GUIDO DUSSIN. Abbiamo un esubero di personale e riescono a rubare i camion della nettezza urbana.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 264).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, proverò ancora a diffondermi sull'argomento, anche per mostrare apprezzamento per l'intervento del collega Dussin; intervento che, nel modo in cui è stato articolato, mi sembra largamente condivisibile. Solo su un elemento riferito dal collega mi sento di dissentire. Costoro non sono dipendenti di consorzi privati ma sono invece dipendenti pubblici assunti con contratto a tempo indeterminato dal commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Quindi, in buona sostanza, i comuni sono le vittime di questa vicenda; tanto ne sono le vittime che non hanno alcuna intenzione o desiderio né di essere gravati da questo onere né di farsi carico di queste unità.
Il fine cui tende l'emendamento in esame è il tentativo di superare l'indisponibilità dei comuni a farsi carico del problema. Se nulla accade - ma comprendo che questo provvedimento serve a quieta non movere, e quindi a lasciare che le cose vadano come stanno andando -, ebbene, se nulla accade, è evidente che questi 2 mila 400 lavoratori continueranno ad essere dipendenti del commissariato straordinario di Governo. Continueranno perciò a non essere inseriti in un piano industriale e a restare in tale situazione; qualcuno, in Italia, in qualche modo, con ordinanze di protezione civile, con ordinanze di fantasia, con ordinanze di qualsivoglia natura, troverà quindi le ragioni per pagarli.
Invece, il tentativo che si compie in questa sede - ma comprendo che vi è solo una sorda attenzione - e che si vorrebbe perseguire è esattamente quello opposto, tentare di sgravare questa sacca di 2.400 persone di un po' di lavoratori che diventino così dipendenti dei comuni in modo da essere, quindi, posti all'attenzione di piccole comunità e in modo da poter anche, così, essere impiegati nel lavoro. Peraltro, i debiti che questi comuni hanno nei confronti del commissariato, difficilmente sono esigibili. Il direttore Bertolaso ha ricordato che il comune di Napoli ha 60 milioni di euro di debiti nei confronti del commissariato di Governo. Il comune di Napoli è nelle condizioni di pagare domani queste risorse? Non sarebbe meglio trovare una soluzione che consenta anche al comune di Napoli, persino al comune di Napoli, lo ripeto, financo al comune di Napoli, di farsi carico di un po' di lavoratori, per metterli a lavorare, a fare la raccolta differenziate, ad alimentare un circuito positivo in questo senso?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per affermare, per l'ennesima volta, la totale contrarietà da parte del gruppo Lega Nord rispetto all'impostazione filosofica che sta alla base di tutti i ragionamenti che sono stati sviluppati nel corso dell'ultima ora di dibattito, vale a dire la tendenza, sempre più esplicita con il passare del tempo e con l'ampliamento Pag. 55del dibattito, a scegliere strade che noi riteniamo scorciatoie rispetto alle situazioni di legalità.
Di fatto, questi provvedimenti contengono una classica vocazione, se la riconduciamo ad una certa parte del nostro paese, ossia che la sanatoria è sempre dietro l'angolo. Si cerca addirittura di contemplare contestualmente due sanatorie: si va alla ricerca della soluzione di un problema occupazionale. Ci viene detto che quando Fibe Spa abbandonerà (credo definitivamente) i cantieri della Campania, lascerà alle proprie spalle uno dei più grandi disastri del punto di vista della gestione della cosa pubblica degli ultimi cento anni, ma anche duemila e più lavoratori, assunti a vario titolo (molti di essi sono lavoratori socialmente utili), difficili da collocare in un mercato che, già di per sé, è saturo, quale quello della Campania.
Partendo, quindi, da una considerazione che ha un fondamento nobile, ossia la salvaguardia e la tutela del lavoratore (nobile in senso astratto, per chi, come noi, sa come sono andate le cose da quelle parti; anche la nobiltà dell'intervento in sé rischia di essere estremamente ridimensionata dal peso degli eventi), si compie un gesto aggiuntivo (lo ritengo una specie di strappo), ossia si va ad istituzionalizzare un meccanismo per il quale tutti coloro che non hanno pagato possono ovviare al mantenimento dei propri impegni (preso atto della loro incapacità a far fronte agli stessi in tempi rapidi), semplicemente, assumendo personale.
È un meccanismo per il quale, per ogni dipendente assunto (ammesso e non concesso che di questi 2.300 e passa qualcuno abbia veramente lavorato), si trova un'occupazione stabile nell'ambito della pubblica amministrazione e se ne beneficia in termini di riduzione del debito nei confronti del commissario.
Bene, noi rappresentiamo una parte del paese dove siamo stati cresciuti con principi diversi, pensando che i debiti si onorano e che gli impegni si mantengono. Chi ha contratto questo tipo di debiti è tenuto al rispetto degli stessi e al mantenimento degli impegni che si è assunto. Che il comune di Napoli abbia o meno i 60 milioni necessari, a noi poco importa. Noi riteniamo che, a questo punto, sia prioritario mettere il comune di Napoli nelle condizioni di scucire i quattrini, perché, alla fine, molti degli imprenditori delle amministrazioni pubbliche, che hanno cercato, in modo più o meno solidale, anche al centro-nord, di aiutare la regione Campania (penso al Piemonte piuttosto che all'Emilia-Romagna, in questi mesi), subiranno, oltre al danno, la beffa; non solo hanno ricevuto i rifiuti da quel territorio, ma dovranno anche far fronte ad un'evidente indisponibilità a pagare per i servizi che sono stati resi.
Qui torniamo a situazioni già viste; conosciamo la vicenda dei debiti sanitari e altre ancora. Non vogliamo che si ripetano questi errori e questi orrori. Continuiamo insistentemente a ribadire il principio per cui, se questi dipendenti non trovano ora una collocazione, a farsi carico di ciò non deve essere lo Stato, ne tanto meno il commissariato delegato, che dello Stato è il braccio operativo; allo stesso modo, non possono essere istituzionalizzati meccanismi di riduzione del debito, perché i debiti vanno saldati! Dalle nostre parti i debiti si pagano: è una questione di onore, di onorabilità e di serietà! Per questo motivo voteremo contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Il collega Fava ha ribadito un concetto cardine per noi della Lega Nord, il concetto di legalità e di serietà dell'azione. Non vorrei che passasse il messaggio che la Lega è contro i lavoratori. Semplicemente, la Lega non pensa di tutelare i posti di lavoro, bensì pensa di tutelare il lavoro. Un posto di lavoro non è necessariamente utile; deve esserci dietro una redditività. Il problema della Campania purtroppo sta tutto qui: invece di far lavorare in maniera corretta Pag. 56e seria queste persone gli si dà solo lo stipendio, tanto poi c'è qualcun altro che paga!
Finché non ci sarà il federalismo fiscale - con la responsabilizzazione degli amministratori sull'uso delle risorse -, non risolveremo mai il problema: ci sarà sempre l'assistenzialismo. Purtroppo, i conti dello Stato non permettono più questo modo di agire e quindi è sempre più necessario ed obbligatorio andare verso il federalismo fiscale. Faccio un esempio banale: non possiamo avere in Calabria tanti forestali quanti in Canada! È infatti evidente a tutti che il Canada è un po' più grosso della Calabria. Però, fin tanto che li paghiamo tutti, sarà sempre così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Il fatto che il paese fosse spaccato, lo abbiamo capito con questo provvedimento sui rifiuti, dove abbiamo visto che la gestione dei rifiuti in una parte d'Italia si fa con una coscienza civica, mentre in Campania si fa in un modo completamente diverso! Con questo emendamento, con il quale addirittura si vogliono pagare i debiti del comune, assumendo a tempo indeterminato personale per i comuni, siamo di fronte ad una visione che è completamente diversa fra due parti del paese. Pensare di sanare un debito con l'assunzione a tempo indeterminato di personale è una cosa pazzesca! Ciò peraltro, influisce ancora sulle tasche dei contribuenti. Prevedere questi emendamenti da parte di chi si professa liberale nelle piazze è francamente disgustoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Vale la pena rimarcare questo concetto, ben sviluppato dai miei colleghi. Credo che la produttività di un comune passi attraverso una programmazione, che è stata impostata negli anni precedenti. Rimpinguare una pianta organica, che sicuramente era già stata definita con altre logiche, con personale che arriva da un settore come questo, vuol dire creare sicuramente una difficoltà di rapporti non indifferente all'interno dell'ente locale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. La ringrazio, Presidente, ma rinunzio ad intervenire perché si tratterebbe di argomentazioni già svolte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. I miei colleghi della Lega hanno precedentemente espresso alcune considerazioni di merito. Io vorrei soffermarmi brevemente su alcune questioni di forma. Chiedo all'onorevole Paolo Russo di ritirare l'emendamento in cui si dice che il commissario delegato redige un elenco di lavoratori. Al riguardo, vorrei sapere in base a quali criteri il commissario delegato redige l'elenco: all'appartenenza politica, all'anzianità? Questo è un fatto molto serio, per il quale non c'è risposta nell'emendamento.
Inoltre, nell'emendamento si parla di comuni debitori, quindi, si vogliono addirittura privilegiare i comuni debitori rispetto a quelli non debitori! Chiedo dunque che l'emendamento in esame sia ritirato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico...
Vedo che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nespoli. Pag. 57Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi deputati di segnalare per tempo la loro intenzione di intervenire.
VINCENZO NESPOLI. Grazie, signor Presidente, avevo segnalato già da qualche intervento precedente la mia richiesta di parlare per dichiarazione di voto sull'emendamento Paolo Russo 5.35.
L'onorevole Russo si riferisce alla situazione della raccolta differenziata in Campania: come già detto nei precedenti interventi, migliaia di addetti assunti anni fa da parte della regione tra i lavoratori socialmente utili non sono attualmente utilizzati. Questi ultimi, in un momento successivo, sono stati collocati nei consorzi obbligatori tra i comuni per effettuare la raccolta differenziata e mai utilizzati - ovvero utilizzati parzialmente, sporadicamente e marginalmente - per questo compito. Nel frattempo i consorzi, i comuni o il commissariato stesso affidavano ad altri o alle società specializzate - che poi non hanno raggiunto alcun obiettivo sulla raccolta differenziata - lo stesso tipo di servizio. Infatti, in questi anni, molte cronache riportate dalla grande stampa e dai sistemi d'informazione hanno evidenziato che gli addetti alla raccolta differenziata venivano pagati di fatto per leggere i giornali.
Nel provvedimento in esame vi sono una serie di meccanismi che trasferiscono i compiti al commissario delegato in ordine alle direttive per la raccolta differenziata, stabilendo gli obiettivi percentuali da consolidare nel tempo per ottenere una raccolta sostenuta e non ai minimi termini, come avviene attualmente. Verifichiamo che, in tale contesto, vi è un problema che riguarda l'utilizzo di queste maestranze, quasi tremila lavoratori. All'epoca essi furono orientati ad un lavoro specializzato, ma non sono stati mai utilizzati. Per poter funzionare, la raccolta differenziata deve essere trasferita ai comuni, ma è tuttora in corso un contenzioso che non si sa in che modo si possa ripianare. Molti comuni, non avendo saputo in passato quale fosse l'onere da versare al commissariato circa i servizi prestati, non hanno iscritto in bilancio la partita dovuta al commissariato medesimo per lo smaltimento.
In questo modo, avremo una serie di contenziosi per debiti fuori bilancio che, in qualche modo, dovrebbero essere riconosciuti al termine del contenzioso tra l'ente locale ed il commissariato deputato alla gestione dei rifiuti. Occorre prevedere un meccanismo analogo - che già in passato funzionava nel sistema delle autonomie locali e soprattutto in Campania - per l'assorbimento, come avvenne all'epoca, dei lavoratori socialmente utili e per stabilizzarne il loro utilizzo attraverso progetti finanziati ad hoc.
In questo modo, si possono raggiungere due obiettivi: da una parte, dare risposta al sistema delle autonomie rispetto alle rivendicazioni di tipo economico che il commissariato mette in campo e, dall'altra, dare risorse umane ai comuni anche per affrontare la raccolta differenziata.
Queste sono le valutazioni sintetiche che comportano il nostro voto favorevole a quanto propone il collega Paolo Russo nel suo emendamento 5.35. Infatti, riteniamo che questa possa essere una strada che risponda al meglio alle esigenze sia della raccolta differenziata, sia del riconoscimento a carico del comune di tutta una serie di inadempienze. In passato, queste ultime erano in capo al commissariato dei rifiuti e ora, secondo il nostro modo di vedere, non possono finire sui comuni. Essi pertanto vengono considerati - anche impropriamente - morosi per un servizio che non hanno mai ricevuto.
PRESIDENTE. Sono presenti in tribuna, e li saluto a nome dell'Assemblea, i sei sindaci ed il presidente della Comunità montana Val Sangone, di Torino (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul Pag. 58quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 440
Astenuti 6
Maggioranza 221
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà (Commenti).
PAOLO RUSSO. La parte finale è più dura, eh...? Un po' di pazienza (Commenti)...!
Ci troveremo, tra qualche mese a dover riaffrontare per norma questa vicenda ed è singolare che, mentre stiamo convertendo in legge un decreto-legge che tratta questa materia, già sappiamo che di qui a qualche settimana dovremo tornare sulla medesima materia. Guardate, è davvero stupefacente questo dibattito, con continue sollecitazioni, con continue riflessioni, peraltro largamente condivise, su questioni riguardo alle quali si potrebbe ragionevolmente trovare un percorso di concordia, tuttavia, si è deciso qualche settimana fa che questo provvedimento fosse «blindato», per evitare che la Camera intervenisse a fare il proprio mestiere, ad approvare le leggi e a modificarle, quando le ritenesse sbagliate.
Avete voluto seguire questa strada e puntualmente, su ogni articolo, su ogni comma di ogni articolo, vi è un rilievo di sostanza, talvolta persino di forma, teso a modificare la norma per renderla efficiente: e voi vi chiudete in modo impermeabile ad ogni sollecitazione utile. Guardate, le registrazioni in video delle sedute di questi giorni andrebbero fatte vedere a tutti i ragazzi, in tutte le scuole della Campania, perché si rendano conto del motivo per cui l'emergenza rifiuti, sorta 13 anni or sono, ancora continui. Continua perché vi è una pervicace volontà di lasciare che le cose vadano in questo modo, perché ad ogni utile sollecitazione voi rispondete con un voto contrario, perché quando siete convinti che ho ragione, che abbiamo ragione, che abbiamo sollecitato la vostra attenzione nel merito su questioni eclatanti, chinate il capo e votate comunque contro la proposta di modifica, per ragioni di parte. Abbandonate la Campania ancora in una condizione emergenziale e la lasciate anche sul fronte dei 2.316 lavoratori già ricordati. Essi ci hanno scritto, ci hanno detto che sono stufi di non lavorare, che la mancanza di un progetto industriale li costringe ogni giorno a giocare a carte, per trascorrere il tempo. Ebbene, di fronte alla necessità di mettere mano a questa vicenda, vi offriamo una ciambella di salvataggio, un'opportunità, una condizione che salvi i vostri comuni dal dissesto finanziario e tuteli anche i lavoratori, dando loro una dignità che non consiste solo nello stipendio, ma nell'esercizio di un'attività. Nonostante tutte queste sollecitazioni e nonostante i vostri dinieghi, è mio dovere invocare una vostra sensibilità nel votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del Liceo classico e della scuola media Istituto Marsilio Ficino di Figline Valdarno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, io ho seguito fin qui il collega Paolo Russo, ma quello che propone con quest'ultimo emendamento non fa onore alla logica con cui ha cercato inutilmente di emendare tutto il provvedimento. Con questo emendamento, che si occupa di ricollocare dei lavoratori, non siamo di fronte ad un provvedimento emergenziale, ma ad una scelta che va contro quella che Pag. 59è tutta la logica portata avanti per lunghissimo tempo sia dalla Lega sia dalla Casa delle libertà. Non possiamo pensare, infatti, che con questo provvedimento emergenziale che nasce per risolvere il problema dei rifiuti a Napoli si debba cercare di risolvere i problemi della disoccupazione in quel territorio. È evidente che il lavoro è un'attività che la gente deve svolgere per produrre, per mettere a disposizione la propria forza lavoro in cambio di retribuzione e non per giocare a carte; quindi, se sono costretti a giocare a carte è evidente che la colpa non è loro, ma di quelle persone che hanno utilizzato fondi pubblici al fine - come diceva l'onorevole Bocchino - di recuperare un elettorato convincente e dipendente soprattutto dal posto di lavoro. Questa è una cosa totalmente inaccettabile in generale e ancor più inaccettabile dalla mia parte politica.
L'onorevole Russo propone anche un meccanismo abbastanza strano ed in contrasto con tutti i criteri che ha suggerito per paura che questo fenomeno sia condizionato dalla malavita: si tratterebbe di fare un elenco oggettivo di tutti i lavoratori e fin qui ci siamo; l'elenco verrebbe messo a disposizione dei comuni e la cifra di cui si parla verrebbe accreditata addirittura ai comuni indebitati e non agli altri e questo sarebbe già un fatto di per sé grave perché si premierebbe chi non è da premiare e così via; però, quello che è peggio è che si vuol fare ciò in deroga al divieto e ai limiti delle nuove assunzioni nella pubblica amministrazione. Questo significa che se un sindaco è condizionato da affari mafiosi o dalla propria moglie assumerà il mafioso o il raccomandato del mafioso o, peggio, il cugino della propria moglie. Ritengo che questo sia un discorso apodittico, che deve essere respinto con serietà e fermezza.
Penso, quindi, che questo emendamento - come quello precedente - non sia in sintonia con tutto il sistema degli emendamenti formulati negli ultimi giorni e, per di più, credo che non sia soprattutto in sintonia con la logica sottesa all'opposizione che si sta conducendo nei confronti di questo provvedimento, che è basata su un assioma abbastanza semplice: i rifiuti del sud se li «smazzi» il sud, se li paghi il sud, senza che essi vadano ad interferire su una situazione nazionale, perché questo non è un evento emergenziale, ma è un elemento fisiologico che deve essere fisiologicamente normato.
Non possiamo, infatti, pensare che, a fronte di un meccanismo impazzito, tutti dobbiamo mettere - le popolazioni del nord in particolare - le mani nel portafoglio per risolvere il problema. Questa è la filosofia con cui si è contrastata questa legge; però, se a questa filosofia si controbatte proponendo assunzioni di favore, è evidente che ci troviamo di fronte ad un discorso apodittico che non può essere preso in considerazione.
Per tali motivi, la Lega voterà contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per far notare una piccola contraddizione, sperando che poi la coerenza sia una virtù dei deputati presenti in aula oggi.
Nel fascicolo degli ordini del giorno presentati, infatti, è contenuto l'ordine del giorno Caruso n. 9/1922/3
(Nuova formulazione), che contiene le stesse richieste avanzate con gli emendamenti del collega Paolo Russo. In altri termini, si auspica che gli enti locali assorbano il personale in esubero.
Allora, visto che, coerentemente, la maggioranza esprimerà un voto contrario su tali emendamenti, ci auguriamo che lo faccia anche rispetto all'ordine del giorno citato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, credo che si stia ingenerando un equivoco. Ritengo che il collega Paolo Russo nella sua esposizione sia stato abbastanza Pag. 60chiaro, avendo riferito una cifra puntuale. Egli ha parlato di 2.316 ex lavoratori LSU assunti attraverso la regione e destinati ai consorzi di bacino per la raccolta differenziata. Stiamo parlando di lavoratori che in questi anni (nessuno si è scandalizzato per questo) sono stati avviati al lavoro per occuparsi della raccolta differenziata. A tal fine, sono stati formati e sono state investite risorse umane per far funzionare la raccolta differenziata in Campania. Tuttavia, essi non sono mai stati destinati alla raccolta differenziata. Noi ci auguriamo che in questi anni si siano acculturati leggendo i giornali (speriamo non solo quelli sportivi) e che qualcuno abbia propinato loro anche qualche rivista particolare, soprattutto in materia ambientale.
Oggi, nel decreto-legge in esame emerge una questione che non viene affrontata: si conferisce al commissario delegato, giustamente, il compito di rivedere il piano regionale dei rifiuti, di intesa con il consiglio regionale, il presidente della regione, la Consulta, i subcommissari, gli enti locali, i consigli provinciali e i presidenti delle province: un organismo pletorico, un'intesa oceanica, che ovviamente svelerà la necessità di rivedere il piano dei rifiuti. Ma chi rivedrà l'attuale organizzazione degli enti che, sul territorio, sono deputati alla gestione della filiera dei rifiuti?
In Campania, una legge regionale ha istituito i consorzi obbligatori dei comuni che avrebbero dovuto organizzare la filiera in questo settore. Tali consorzi avrebbero dovuto preoccuparsi di raccordare tra i comuni la raccolta differenziata, e non lo hanno fatto. Avrebbero dovuto preoccuparsi di organizzare al meglio la raccolta e il contenimento dei rifiuti, e non lo hanno fatto. Alcuni di questi consorzi hanno provveduto unicamente a costituire società di scopo, che oggi sono diventate le maggiori società operanti in tale settore. Addirittura, talune società pubbliche sono state sciolte per ingerenza camorristica! Vorrei dirlo a qualche tribuno dell'Italia dei Valori che, pur non conoscendo non la storia, bensì la cronaca degli ultimi mesi della regione Campania, si permette di contestare le accuse che lanciamo da questi banchi all'indirizzo di chi, in questi anni, ha gestito in modo vergognoso la filiera dei rifiuti. Ciò anche facendo sì che aziende pubbliche al 100 per cento, possedute da enti locali sempre governati dal centrosinistra, fossero sciolte per ingerenza con la criminalità organizzata! Sono notizie riferite dalla cronaca di questi mesi: noi non spariamo nel mucchio. Si tratta di situazioni reali, che non vengono contrastate da nessuno.
In questo momento, porre la questione dell'utilizzo di 2.316 persone (che in questi anni non hanno lavorato) e destinarle alla raccolta differenziata significa porre una questione di merito, che il decreto-legge non affronta e che nessuno vuole affrontare, dimenticandosi dei guasti che negli ultimi anni sono stati prodotti su questo terreno.
Ecco perché riteniamo che la questione dei lavoratori destinati alla raccolta differenziata debba essere ripresa, anche al di fuori del decreto-legge in esame, perché è un problema che permane. Questa Assemblea, il governo regionale e tutti noi impegnati in quel territorio dobbiamo dare una risposta a questi lavoratori, che oggi, con grande dignità, chiedono di essere utilizzati. Poniamoci questo problema!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, come ha precedentemente ricordato il collega Garavaglia, l'ordine del giorno Caruso n. 9/1922/3
(Nuova formulazione) è sostanzialmente identico all'emendamento Paolo Russo 5.38. La contraddizione dell'onorevole Caruso sta nel fatto che ha votato contro la proposta emendativa presentata dal collega Paolo Russo, ma adesso propone un ordine del giorno in tal senso!
Tutti sappiamo che un ordine del giorno non rappresenta nulla rispetto all'approvazione di un emendamento. Se il Pag. 61collega Caruso, che è il paladino degli LSU mondiali e di tutto il precariato italiano, avesse avuto una coscienza «corretta», avrebbe dovuto votare a favore di tale emendamento (il quale sarebbe stato incisivo), anziché presentare un ordine del giorno. Esso, infatti, rappresenta un palliativo, perché sappiamo che non avrà alcun valore e che si tratta soltanto di un fuoco di paglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, torno ad affrontare il merito dell'emendamento in esame, poiché intendo evidenziare la contraddizione mostrata dal collega Paolo Russo. Si tratta, infatti, del modo di operare tipico nei confronti del problema che ci ha afflitti in questi ultimi tredici anni. Quindi, coerentemente con questi tredici anni, si propone il trasferimento ai comuni del personale addetto alla raccolta differenziata dei rifiuti, concedendo, in questo caso, una riduzione del debito di 100 mila euro...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GUIDO DUSSIN. ...all'ente locale che accetti una tale operazione. Noi, tuttavia, non condividiamo questa scelta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 264).
Passiamo ora all'esame di tre emendamenti che costituiscono una serie a scalare. Come da prassi, pertanto, procederemo alla votazione del primo, l'emendamento Paolo Russo 6.3, e dell'ultimo, l'emendamento Paolo Russo 6.1.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 6.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ricordo che l'articolo 6 del decreto-legge in esame stabilisce l'impignorabilità delle somme in dotazione al commissariato straordinario. A parte la considerazione di carattere politico, vorrei evidenziare che quando sussiste la necessità di rendere impignorabile una somma, è evidente che lo Stato, debitore riconosciuto di importi consistenti, come il peggiore dei debitori scappa di fronte alle proprie responsabilità!
Comprendo la logica del testo in esame; tuttavia, non capisco fino a quando si voglia mantenere tale condizione di impignorabilità. Infatti, per avviare un percorso virtuoso, è assolutamente indispensabile stabilire un limite temporale rispetto a tale percorso. Per questa ragione, con l'emendamento in esame proponiamo di fissare un limite all'insuscettibilità di pignoramento di tali risorse.
Vorrei ricordare che l'impignorabilità riguarda quei poveri operatori che hanno creduto nello Stato ed hanno offerto di svolgere la loro attività, magari trasferendo i rifiuti in Germania. Si tratta diPag. 62società, peraltro pubbliche, che hanno creduto nella necessità di compiere un'operazione del genere, nonché nella solvibilità dello Stato.
Evidentemente, bisogna ricredersi! Lo Stato, infatti, che cosa fa? Anziché risolvere il problema «a monte», individuando fonti di finanziamento, rende insuscettibili di pignoramento e sequestro le già esigue somme.
È evidente che si tratta di un atteggiamento assolutamente non corretto, ma soprattutto incomprensibile. Diventerebbe comprensibile solo se durasse uno, due o tre mesi, il tempo di organizzarsi; ma sarebbe la fine del mondo se si pretendesse che la condizione emergenziale possa costituire di per sé un dato per il quale si può procedere nell'attività facendo debiti a valanga, tanto poi, gli stessi non vengono onorati e le somme del commissariato sono impignorabili. Mi pare che si vada in questo senso e che, viceversa, il buonsenso suggerisca di limitare nel tempo l'impignorabilità, in modo tale da consentire al commissario di lavorare con date risorse - ma questo è il tema di cui sopra, cioè porre risorse - e nel frattempo, nel lavorare con risorse certe, prevedere anche dei piani di rientro rispetto alle condizioni straordinarie di debito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, riteniamo che la fissazione di un termine perentorio entro il quale limitare il beneficio dell'impignorabilità sia un elemento di garanzia e di tutela nei confronti di quei soggetti che in questi anni, come ha ricordato giustamente l'onorevole Paolo Russo, hanno inteso, per fiducia nelle istituzioni o nello Stato, operare in assenza di garanzie. Forse non è ben nota all'Aula la regola che governa ormai da un po' di anni il mercato dei rifiuti in questo paese, ma, di norma, tutte le attività di commercializzazione piuttosto che di smaltimento dei rifiuti stessi sono organizzate sulla base di meccanismi di garanzia. Le fideiussioni sono all'ordine del giorno e gli stessi enti pubblici molto spesso sono chiamati a corrispondere adeguate garanzie all'atto della sottoscrizione di accordi commerciali e di contratti.
In questo caso, il commissariato non ha mai rilasciato fideiussioni a favore di nessuno, non ha mai dato garanzie di pagamento; e con il meccanismo che è inserito nel provvedimento - che il collega Paolo Russo cerca di emendare - si va ad incrementare quella sorta di franchigia che pone ancora una volta il meccanismo commissariale al di fuori di qualsiasi logica di mercato. In questo caso, dobbiamo entrare nel clima che si respira nelle aziende e nelle società anche pubbliche, come giustamente ricordava l'onorevole Paolo Russo. In realtà, la gran parte dei rifiuti sono stati smaltiti da una società che fa capo a Trenitalia, alle Ferrovie dello Stato e, probabilmente, con questo meccanismo non si sono arricchite aziende private ma, forse, aziende pubbliche (o, comunque, queste ultime pensavano di arricchirsi). Ad onor del vero, quando non si è pagati, diventa difficile trovare convenienza nel fare qualsiasi servizio, anche laddove sulla carta esistono dei margini di un certo tipo. Non si può pensare che, laddove non vengano onorati degli impegni finanziari importanti, in qualche modo, con un provvedimento legislativo lo Stato continui a tutelare i soggetti insolventi. Questo è il contenuto del provvedimento che è stato licenziato dal Senato e, per contro, è chiara la finalità dell'emendamento presentato dall'onorevole Paolo Russo, che consideriamo valido e credo vada valutato con serietà perché si tratta soprattutto di una questione di diritto. Ponendo un termine, si trova una soluzione un po' all'italiana di una vicenda che è grottesca anche in questo caso.
Dal nostro punto di vista, già è assolutamente ingiusta la cosiddetta insuscettibilità di pignoramento o sequestro perché la riteniamo una misura assolutamente illiberale e illegittima. Prendiamo atto della volontà del Governo di perseguire questo tipo di filosofia; tuttavia, Pag. 63crediamo però che, quanto meno, ponendo un termine certo abbastanza ravvicinato, come può essere quello del 31 marzo di cui stiamo discutendo, si faccia onore e giustizia alla realtà delle cose e, soprattutto, si possa dare un po' di certezza a tutti gli operatori che, prima o poi, dovranno rivalersi nei confronti dei soggetti che hanno operato e che non hanno mantenuto i propri impegni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, bello Stato di diritto è il nostro, nel quale, di tanto in tanto, con qualche provvedimento legislativo si inseriscono nell'ordinamento norme che, di fatto, limitano a posteriori i diritti dei singoli, delle società o di altri. In questo caso, mi riferisco a coloro che vantano crediti nei confronti del commissariato per i rifiuti nella regione Campania. Si tratta dello stesso meccanismo che, in passato, è stato introdotto per la gestione dei dissesti comunali e che, tuttora, è in vigore nella regione Campania per fronteggiare l'alto debito del settore sanitario. A tale scopo, infatti, è stata costituita una società di scopo, la SO.RE.SA., che ha alimentato grandi aspettative in coloro che avrebbero dovuto ricevere denaro dalla regione per aver fornito prestazioni. Tali debiti sono stati riconosciuti ma sono stati attribuiti a quella società di scopo che, in qualche modo, avrebbe dovuto farvi fronte con le provviste economiche scaturite da un mutuo che la regione Campania ha sottoscritto con primari istituti - a seguito, mi sembra, di una gara internazionale o in base a rapporti preferenziali con determinati istituti di credito - imponendo al bilancio della stessa regione un debito trentennale di svariate centinaia di milioni all'anno. Ebbene, sono passati mesi e trascorreranno ancora anni ma, nel frattempo, le richieste derivanti dai debiti accumulati sono state congelate.
Allo stesso modo, ci troviamo in una situazione paradossale a causa del fatto che, come sappiamo, si è consolidata una situazione debitoria del commissariato per i rifiuti della regione Campania nei confronti degli enti locali, dei fornitori di servizi e della stessa regione Campania, che ha anticipato impropriamente fondi al commissariato. Oggi, con questa norma, noi vanifichiamo e cristallizziamo qualsiasi procedura prevista dal codice civile, prevedendo la impossibilità di procedere al pignoramento dei fondi che saranno assegnati al commissariato. È una norma che intende mettere sotto tutela e salvaguardare le iniziative che il commissario delegato deve intraprendere di qui ai prossimi mesi. Si afferma, infatti, che le risorse assegnate debbono essere finalizzate allo svolgimento del programma che è stato previsto. È anche vero, però, che non si può pensare ad assegnare risorse - in verità, molto poche, poiché devono trovare copertura finanziaria attraverso la TARSU - di fronte ai ritardi e alla indecifrabilità delle somme a disposizione di cui abbiamo detto precedentemente. Questo meccanismo, da una parte, non assegna le risorse disponibili al commissario delegato e, dall'altra, non dà certezza di diritto a chi, in questi anni, ha fornito servizi alla regione Campania, al commissariato e a quant'altri li hanno richiesti, perché non si sa quando le somme pattuite saranno riconosciute.
Se questo è un provvedimento legislativo di uno Stato di diritto, credo che tutti dovremmo riflettere sulla validità di queste norme anche rispetto al dettato costituzionale. Si mettono in discussione i principi fondamentali dello Stato di diritto su cui si basano, non soltanto la Costituzione italiana, ma anche la convivenza all'interno della nostra nazione.
Per queste motivazioni, riteniamo condivisibile l'emendamento proposto dall'onorevole Paolo Russo che, almeno, cerca di limitare nel tempo l'avvio di questa nuova procedura di gestione da parte del commissario delegato. Riteniamo che questo emendamento introduca una norma che, da una parte, può consentire il raggiungimento degli obiettivi del piano che si intende realizzare e, dall'altra, garantisce i Pag. 64crediti legittimamente vantati da molti soggetti nei confronti del commissario delegato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 6.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 250).
Prendo atto che i deputati Dussin, Adolfo e Leoluca Orlando non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Colleghi, questa vicenda è davvero singolare. Quando c'è da occuparsi di sprechi e di mani bloccate per il commissariato, nessuno si occupa di intervenire normativamente. Lo dimostrano le vicende di cui abbiamo ragionato in questi giorni: PAN, Sirenetta, i dipartimenti universitari, le 800 consulenze complessive, i 400 dipendenti della struttura, oggi ridotti a 130-140, eccetera. Quando c'è da ragionare su come migliorare, qualificare e ottimizzare la spesa e su come evitare i disastri fin qui prodotti, nessuna norma viene richiesta e invocata. Nessuna norma serviva.
Non appena c'è da «fregare» il mercato, si interviene evitando che si vanti un legittimo credito. Chi ha lavorato per il commissariato e vanta un legittimo credito, oggi è posto nella condizione di non poter pignorare le risorse che spettano a quell'azienda, che, magari, è sull'orlo del fallimento e si trova in una condizione di difficoltà per il solo fatto di aver lavorato per un commissariato «baro», un commissariato che bara perfino su questo. Da una parte, infatti, era committente di importanti opere e lavori, dall'altra, «fregava» i più piccoli e meno forti, i meno protetti politicamente e meno tutelati dal sistema, offrendo loro null'altro che una speranza, che, alla luce dell'assenza di finanziamento e di una quota certa, diventa sempre più labile e flebile.
È evidente che un provvedimento siffatto non consente al commissariato di compiere nessuna operazione di rientro dal punto di vista debitorio. Non ha risorse: non è nelle condizioni neanche di accendere la luce dal 1o gennaio prossimo, figuriamoci come possa adottare una politica seria di rientro del debito!
Lo Stato è serio quando, con una serie di atti e comportamenti, assume un impegno sul territorio e lo mantiene. Non lo sta facendo con questo provvedimento, perché aveva assunto l'impegno di non tornare in quelle aree dove era alto l'impatto ambientale. Lo Stato ha anche assunto l'impegno di pagare chi vanta crediti, ma, con questo provvedimento, fugge a gambe levate, come il peggiore truffatore e nel modo più ridicolo possibile, con una norma che impedisce qualunque forma di pignoramento.
Stabiliamo una data, attraverso la quale risolveremmo due problemi: da una parte, tuteleremmo il sistema pubblico, ponendo fine all'incapacità gestionale del sistema pubblico e, dall'altra, offriremmo certezze a quanti vantano crediti nei confronti del commissariato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, purtroppo in quest'aula, su questo Pag. 65provvedimento, il dialogo avviene tra sordi e, quindi, anche le cose più logiche rimangono lettera morta. Questo è un vero peccato, anche perché si svilisce di molto l'attività di tutti coloro che sono seduti in quest'aula.
Venendo al merito e sperando di non parlare al vento, come al solito, qui si pone un problema serio. Da un lato, vi è l'interesse legittimo delle aziende che hanno lavorato e che, giustamente, hanno diritto ad essere pagate per il lavoro svolto; dall'altro lato, vi è l'interesse della pubblica amministrazione di completare il lavoro, cosa che i pignoramenti impedirebbero.
Bisogna, quindi, contemperare i due diritti, entrambi legittimi, anche se, onestamente, il diritto dell'impresa è un po' più legittimo, perché è normale che, quando si lavora, si debba essere pagati per il lavoro svolto.
Il fatto di prevedere un termine responsabilizza, da un lato, ulteriormente gli enti locali, che non devono mettere i bastoni tra le ruote, dall'altro, lo stesso commissariato perché comunque non è corretto non pagare per le prestazioni effettuate. Quindi, riteniamo assolutamente sensato dare un termine (in questo caso leggermente più lungo: la fine di maggio) più che congruo per arrivare a completare quanto è in itinere pagando le aziende che hanno reso le prestazioni. In questo modo, si riescono a contemperare in maniera corretta i due diritti entrambi legittimi, anche se ribadiamo che è più legittimo quello di chi i soldi li deve ricevere.
Riteniamo non si possa fare altro che votare a favore dell'emendamento in esame. Purtroppo, sappiamo che probabilmente così non avverrà per i motivi detti e ripetuti in quest'aula: il testo è blindato. Ci auguriamo che sia l'ultima volta che arriva in aula un testo blindato. Peraltro, mi metto nei panni dei rappresentanti di forze politiche responsabili che durante la discussione vedono proposte ragionevoli e non possono fare niente, hanno le mani legate, semplicemente perché nel Consiglio dei ministri si è andati di fretta e non tutti hanno avuto il tempo di approfondire. In ogni caso, è proprio sbagliato il concetto: non si può lavorare solo decretando d'urgenza. Il Parlamento è il Parlamento: se le sedute hanno solo il senso di rispettare il rito perché c'è un termine entro il quale deve avvenire la conversione in legge allora cambiamo le regole, eliminiamo anche questo rito bizantino e smettiamola di prenderci in giro. Ci auguriamo, dunque, che sia davvero l'ultima volta che avviene un dibattito così sterile ed inutile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco...
GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Dussin, ho già aperto la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adolfo 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 66
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 7.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non mi togliete il gusto dell'ultimo emendamento, che è teso a chiudere l'efficacia dell'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio Prodi, del 30 giugno 2006, per due ragioni. In primo luogo, per evitare di lasciare su carta stampata un errore macroscopico di quell'articolo 1: bisognerebbe dire a qualcuno che accelerare ancora si scrive con una «elle», ma questa è vicenda marginale, ho capito che non appartiene alla sensibilità di chi scrive la norma.
Il suddetto articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio Prodi del 30 giugno (ormai siamo a dicembre!) per il completamento delle procedure necessarie alla chiusura degli stati di emergenza in materia ambientale e per favorire il conseguimento degli obiettivi di raccolta differenziata prevedeva quanto si fa in Italia di solito in questi casi, e devo dire che il centrosinistra in questo è più bravo: un'apposita struttura con funzione di coordinamento e di supporto delle attività svolte dai commissari delegati. Insomma, mancavano i consulenti, mancavano le strutture, mancavano le clientele.
Pertanto, alla predetta struttura - prevede sempre l'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio, Prodi - sono assegnate 20 unità di personale. Inoltre, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio può avvalersi, per le attività connesse all'operatività della predetta struttura, di altre 40 unità. Sono 20 e 40, quindi 60, ma non è finita. Per le medesime finalità, il predetto dicastero può avvalersi ancora fino ad un massimo di 20 esperti nelle materie tecniche, giuridiche ed amministrative. Una marchetta - pardon, una commissione - di 80 ulteriori pseudoesperti, che serve ad uscire dall'emergenza e ad aumentare le performance di raccolta differenziata.
L'emendamento è dunque orientato ad evitare che vi siano queste strutture, che nulla hanno a che vedere con la sensibilità ambientale. Mi sembrano vicende delle quali, in questo Parlamento, ognuno di noi dovrebbe vergognarsi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, rifacendomi alle considerazioni testé svolte dall'onorevole Paolo Russo e salutando il fatto che ci troviamo di fronte all'ultimo emendamento riferito a questo decreto-legge, registriamo l'assoluta chiusura della maggioranza, che da parte vostra sarà letta come una tenuta della maggioranza rispetto alle questioni di merito sollevate in questi giorni, che hanno dimostrato la necessità di interventi migliorativi.
Infatti, come affermava il collega Russo, di comitati, di commissioni e quant'altro, all'insegna di un rientro nell'ordinario, sono lastricate le strade dei provvedimenti legislativi e ministeriali nonché della regione Campania.
Il collega Russo non ha avuto il tempo di aggiungere un'ultima grande iniziativa dell'assessorato all'ambiente della regione Campania che, dimostrando tutta la propria incompetenza rispetto alla gestione dei rifiuti, ha nominato un comitato di rientro all'ordinario per i rifiuti urbani. Un assessorato che da 13 anni non ha competenze su questa materia si nomina un comitato per il rientro all'ordinario, non si capisce con quali funzioni, visto che non si rientra nell'ordinario e che il termine previsto da questo decreto per l'azione del commissario delegato (31 dicembre Pag. 672007) a nostro avviso non produrrà alcun effetto! Sarà necessario un atto complessivo di tutta l'Assemblea per costringere la regione Campania, gli enti locali, i consigli provinciali e gli enti competenti ad agire in proprio, perché siamo stanchi di tutte queste strutture!
L'emendamento in esame, che in maniera goliardica il collega Russo ha voluto presentare per evidenziare le contraddizioni anche sul piano legislativo che caratterizzano il comportamento di questo Governo, dimostra il modo con il quale state affrontando questa emergenza, che rimane unicamente un'emergenza delle popolazioni campane.
Noi, in questi giorni, abbiamo sollevato in quest'aula un grido dolore - al pari di quello che sta sollevando in questo momento l'onorevole Gasparri - per sottolineare la condizione di una regione che ormai mal sopporta interventi non in grado di risolvere il problema. Deve rimanere agli atti la responsabile posizione assunta da un'opposizione che, inutilmente, ha tentato di modificare in meglio questo provvedimento.
Inoltre, vi avvertiamo: saremo di nuovo richiamati in quest'aula per intervenire sulle lacune messe in evidenza in questi giorni. La colpa, come sempre, sarà solo vostra.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 248).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.