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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro della giustizia, il ministro per il commercio internazionale, il ministro delle politiche per la famiglia e il ministro dello sviluppo economico.
(Iniziative volte ad includere la città di Latina tra le sedi delle scuole superiori della magistratura - n. 3-00474)
PRESIDENTE. L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00474 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario, per un minuto.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor ministro per essersi reso disponibile a rispondere a questa interrogazione nel breve volgere di 48 ore. In data 23 settembre 2005, in occasione di una riunione del Consiglio dei ministri, il Governo sostenuto dal centrodestra aveva approvato uno schema di decreto legislativo per la realizzazione di alcune scuole superiori della magistratura. Il 27 aprile 2006, il ministro della giustizia, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, aveva individuato le sedi presso le quali ubicare queste scuole. Tali sedi sarebbero dovute essere quelle di Latina, Bergamo e Catanzaro. La scelta di Latina era risultata la più opportuna, per il distretto del centro Italia, perché particolarmente vantaggiosa, essendo la città ubicata a pochi chilometri da Roma ed essendo stata definita, nel corso dell'istruttoria, logisticamente strategica. L'amministrazione comunale di Latina aveva messo immediatamente a disposizione alcuni immobili e stipulato alcuni contratti. Inoltre, si è svolta unaPag. 31conferenza stampa, alla quale ha partecipato anche il dottor Nicola Cerrato, capo del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria dei beni e dei servizi del Ministero della giustizia. Il decreto di ieri del ministro Mastella revoca la scelta della sede di Latina.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrizzi, deve concludere.
RICCARDO PEDRIZZI. Concludo, signor Presidente, chiedendo al ministro Mastella le ragioni di questa decisione e il motivo per il quale ha disatteso anche le istruttorie dei suoi funzionari.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interrogazione presentata dall'onorevole La Russa, devo premettere che, effettivamente, con decreto del 30 novembre scorso, adottato di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, ho provveduto a modificare il precedente decreto interministeriale del 27 aprile 2006 che individuava in Bergamo, Latina e Catanzaro le province presso cui ubicare le tre sedi della scuola superiore della magistratura. Tale scelta è stata compiuta, come indicato nel citato decreto, in primo luogo perché le filiali dell'agenzia del demanio, appositamente interpellate dall'amministrazione - quindi, precedentemente - hanno segnalato che in nessuna delle suindicate province esistono immobili demaniali idonei allo scopo previsto. In secondo luogo, si è tenuto conto della circostanza, anch'essa menzionata nel decreto del 30 novembre 2006, che le sedi di Latina e Catanzaro risultano decentrate. Il fatto che tali sedi non siano attualmente raggiungibili comporta, inevitabilmente, maggiori costi a carico dell'erario per viaggi e permanenza. Infine, si sono considerate le esigenze complessive della distribuzione di occasioni e risorse materiali e culturali, nell'ambito di un disegno di più ampio respiro riguardante l'intero territorio nazionale. Mi riferisco, tra l'altro, anche alle scelte riguardanti l'ubicazione delle strutture penitenziarie di nuova costruzione o delle quali è progettato l'ampliamento. In definitiva, ho ritenuto che occorresse procedere, quanto meno, alla sostituzione delle sedi di Latina e Catanzaro, optando, rispettivamente, per le città di Firenze e Benevento. Ciò, naturalmente, senza nulla sottrarre al capoluogo pontino, sul quale, in particolare, si soffermano gli interroganti e che, mi auguro, sarà oggetto - mi adopererò in questa direzione, anche d'intesa, eventualmente, con gli interroganti - di sicura attenzione, in occasione delle prossime scelte di sedi per attività rilevanti per l'amministrazione della giustizia.
PRESIDENTE. L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di replicare, per due minuti.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, il signor ministro giustifica la sua decisione con la mancanza di infrastrutture e di collegamenti viari e aeroportuali. Per quanto riguarda le infrastrutture, le ricordo che il comune di Latina aveva messo già a disposizione immobili e, le ripeto, aveva già sottoscritto i contratti. Già alcune società si erano dichiarate disposte a costruire l'edificio o ad affittare immobili. Le ricordo, inoltre, che è in costruzione la cittadella giudiziaria, per la quale sono stati stanziati, dal suo Ministero, 2 milioni di euro, su mia richiesta, e tale opera è già in fase avanzata di realizzazione. Le ricordo altresì che, per quanto riguarda le infrastrutture viarie, il suo sodale di maggioranza, il governatore Marrazzo, ritiene tali infrastrutture adeguate al punto di avere soppresso del tutto i finanziamenti a favore del cosiddetto corridoio tirrenico. Ci faccia capire, signor ministro: Benevento è collegata meglio di Latina, per quanto riguarda aeroporti, treni ad alta velocità ed autostrade? Ceppaloni, forse, ha un collegamento diretto con il capoluogo sannita, con il suo capoluogo di provincia.
Non mi risulta che, dalla Sicilia e dalla Calabria, si arrivi prima a Benevento,Pag. 32piuttosto che a Catanzaro. La verità è che lei, signor ministro, e il suo Governo hanno voluto penalizzare una roccaforte del centrodestra, oltre che fare una operazione clientelare, anche per rispondere alle lamentele del sindaco di Firenze. A Firenze non si aggiunge niente quanto a notorietà e a prestigio, mentre a Latina lei toglie tutto e tanto e, soprattutto, evita di darci una possibilità di sviluppo. Ma quale fiducia possono avere i cittadini nella giustizia, in questo Governo e nello Stato, quando assistiamo a provvedimenti come questo? Signor ministro, si tratta di provvedimenti con i quali si mettono alla berlina i funzionari del suo stesso Ministero, si vanifica il lavoro di indagine e di istruttoria di anni, si fanno scelte clientelari, indipendentemente da qualsiasi ragionevolezza. Ma ora, signor ministro, ci deve dire chi paga per i contratti già sottoscritti, chi paga per gli investimenti già effettuati, chi paga per la caduta di immagine determinata dal suo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
(Iniziative per contrastare l'aumento della criminalità - n. 3-00475)
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00475 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmataria.
CAROLINA LUSSANA. Signor ministro, certamente, soprattutto dopo le sue dichiarazioni di ieri, si sentirà sollevato dall'aver appreso che l'autore del massacro di Erba non è il marocchino, marito della donna e padre del bimbo di soli due anni così barbaramente trucidati, uscito, qualche mese fa, per effetto dell'indulto. Ma, vede, per noi della Lega Nord, l'indulto resta e continua ad essere un provvedimento irresponsabile, sciagurato - voluto dal suo Governo e da tante forze politiche che siedono in questo Parlamento, certo non dalla Lega Nord - che, certamente, ha svuotato le carceri, ma facendo pagare un prezzo troppo alto ai cittadini onesti e alle vittime dei reati. Non ci sarà un caso Erba, ma vogliamo ricordare il caso dell'edicolante del Vomero, ucciso da un pregiudicato uscito con l'indulto, oppure, il caso della ragazza americana stuprata anche lei da un pregiudicato uscito con l'indulto, o ancora, il ragazzo di Napoli ucciso da un ladro uscito con l'indulto? Allora, ministro, ancora una volta, cosa intende fare lei e il suo Governo per tutelare la sicurezza dei cittadini?
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. In risposta all'interrogazione dell'onorevole Maroni, illustrata dall'onorevole Lussana, rilevo, innanzitutto, che le ultime informazioni pongono in serio dubbio, se non addirittura escludono, che l'autore degli omicidi, avvenuti recentemente ad Erba, sia l'ex detenuto beneficiato dall'indulto, come appare anche evidente dalla rassegna stampa di oggi, che è l'esatto contrario di quella di ieri, dove tutti gli occhielli indicavano che tutto era avvenuto per colpa dell'indulto. A tale proposito, - essendo giornalista e, quindi, collega, mi rendo anche conto di come i tratti mediatici rappresentino ormai la sostanza nel nostro paese - devo dare atto al Corriere della Sera (che, ieri, assieme ad altri telegiornalisti, con molta faziosità, ha ritenuto che il «mostro» fosse l'indulto) che stamane, in un corsivo che ritengo sia a firma del direttore, ha pubblicato il seguente testo: la reiterata attitudine a caricare il provvedimento dell'indulto di valenze negative, che vanno ben al di là della sua reale portata, come se l'indulto fosse la causa di una criminalità vecchia e nuova che sconvolge l'Italia, da ben prima dell'applicazione di quel provvedimento. È sbagliato creare mostri sempre, ma anche fare di una legge un mostro. È sbagliato e troppo facile.
Voglio ricordare, onorevole Lussana, dato che sono state richiamate anche lePag. 33mie origini - preciso che sono fiero di essere nato in un paesino del sud come Ceppaloni -, che anche il mio amico Berlusconi di Arcore lo ha votato. Finite di ritenere, ogni volta, che il provvedimento relativo all'indulto sia espressione della maggioranza del Governo, perché questo «mostro», che «mostro» peraltro non è, è stato votato dai due terzi del Parlamento, da Forza Italia, dall'UDC, da qualcuno di Alleanza Nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, La Rosa nel Pugno e Popolari-Udeur). Questa è la verità. Certamente, non è stato votato dalla Lega. Però, perché ve la prendete con il Governo? Non c'è stato un disegno di legge del Governo, il Governo ha concorso, dando il proprio contributo sul piano tecnico, dopo di che ha preso in mano la gestione dell'uscita, per quanto riguardava coloro i quali erano detenuti, ma non c'è un atto parlamentare da questo punto di vista.
Onorevole Lussana, io mio assumo le mie responsabilità: ho votato coscientemente. In quest'aula, a differenza di altri che si dicono più cattolici di me e forse lo sono, ho registrato con una forma di commozione le parole di Giovanni Paolo II. A quelle parole, al loro significato da cristiano ho fatto riferimento nell'espressione del mio voto; vorrei ricordare a coloro che fanno riferimento alle radici cristiane che l'idea cristiana è certificata dalla croce, ma vicino alla croce vi erano altre due persone di cui uno - per uno come me che ha fede e convinzione - è salito finanche in paradiso, il buon ladrone, per essere chiari. Lo dico anche a coloro che disputano sulla questione delle radici cristiane, addebitando agli altri motivazioni che non ci sono.
Devo dire la verità: prendo atto della situazione, da ieri i telegiornali massacrano l'opinione pubblica, dicendo che tutto risale all'indulto, come se tutti gli episodi che accadevano precedentemente (gli stupri, le violenze)...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere ministro!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. ... fossero cose diverse, mentre tutto ciò che accade oggi viene addebitato all'indulto. Onorevole Lussana, centomila persone entrano ed escono ogni anno dalle carceri, prima e dopo l'indulto. Non è colpa mia se c'è qualche matto, delinquente. C'è sempre stato e ci sarà sempre perché ciò è proprio dell'uomo in quanto tale! Per questo, come cristiano, ritengo che si tratti della fallibilità della persona umana!
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di replicare.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, signor ministro, io l'ammiro; anzi, non so se ammirarla o commiserarla, perché ormai a difendere questo provvedimento sciagurato di indulto (a mio avviso l'indulto continua ad essere un provvedimento mostruoso, visto che lei ha citato la parola «mostro»), siete rimasti solo lei, signor ministro (mi rendo conto che le è stato attribuito un dicastero scomodo) ed il Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Abbiamo visto il mea culpa del ministro Amato, il ministro dell'interno, non un ministro qualunque! È molto preoccupato per gli effetti dell'indulto sulla criminalità! Si è parlato di un effetto indulto anche per i fatti di Napoli! Si è parlato dei rischi per la sicurezza dei cittadini! Abbiamo assistito alle lacrime di coccodrillo di Fassino e D'Alema, ma lei e Prodi continuate a difendere l'indulto. Visto l'indice di gradimento del Presidente del Consiglio, signor ministro, ci pensi bene! Non vorrei mai che anche lei venisse fischiato, magari quando si recherà a visitare il Motor Show di Bologna, piuttosto che dagli operai di Mirafiori, cosa veramente più grave!
Noi non pensiamo che tutti i mali della giustizia dipendano dall'indulto, ma vogliamo denunciare un fatto: siete al Governo ed uno dei primi atti che avete compiuto è l'approvazione di questo provvedimento di indulto...
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Con i tre quarti del Parlamento!
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CAROLINA LUSSANA. Scaricate la responsabilità del sovraffollamento delle carceri sui cittadini onesti, e l'avete fatto con leggerezza! Avete detto che sarebbero usciti solo i poveretti, chi si trovava in carcere per spaccio di sostanze stupefacenti, qualche ladruncolo; invece, sono usciti dei pericolosi assassini che sono tornati tante volte a commettere dei reati! Ne hanno beneficiato addirittura dei pedofili! Pensiamo che ne beneficerà addirittura Luigi Chiatti, il mostro di Foligno. Non faccia così ministro, perché, purtroppo, i rischi ci sono (Commenti del deputato Fabris) e lo sappiamo! Allora, ministro, è inutile continuare a difendere questo provvedimento!
Ci stanno ascoltando alcune mamme in Veneto che hanno visto le loro figlie uccise dai conviventi o dai fidanzati, e che hanno anche chiesto a lei di porre rimedio a questo provvedimento di indulto! Invece, lei si ostina a difenderlo, a non mettere in atto dei provvedimenti...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CAROLINA LUSSANA. ...per tutelare la sicurezza dei cittadini!
Se ne assuma la responsabilità, ministro e bene se la tenga. Sicuramente, in questo non ci vedrà complici!
(Iniziative volte a far sì che i progetti di cooperazione commerciale tra Italia e Cina siano legati a garanzie di tutela dei diritti umani - n. 3-00476)
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00476 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei esprimere, in primo luogo, la mia e la nostra solidarietà al ministro Mastella!
ANDREA GIBELLI. Questo non è un circo!
PIETRO SQUEGLIA. Stai zitto!
MARCO BOATO. Ministro Bonino, la Camera ieri ha affrontato con grande ampiezza...
ANDREA GIBELLI. Questo non è il circo di Boato!
MARCO BOATO. ... la questione dei diritti umani in Cina, approvando importanti documenti...
ANDREA GIBELLI. Bisogna rispettare gli argomenti!
MARCO BOATO. ...di indirizzo al Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, per cortesia, questo attiene alla mia competenza...!
ANDREA GIBELLI. La invito a rispettare l'ordine del question time!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, vada avanti!
MARCO BOATO. Presidente, forse però lei dovrebbe nuovamente ricomputare il tempo che mi sta togliendo questo esponente della Lega che strilla. Se lei fa ripartire nuovamente il tempo, riprendo l'intervento.
PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole.
MARCO BOATO. Grazie. La Camera ieri ha affrontato con grande ampiezza, ministro Bonino che saluto, la questione dei diritti umani in Cina, approvando importanti documenti di indirizzo al Governo.
I Verdi hanno contribuito all'arricchimento della mozione della maggioranza, soprattutto per quanto riguarda, nel quadro più generale della tutela dei diritti umani, gli aspetti concernenti i diritti dei lavoratori, la questione del dumping sociale, l'osservanza dei principi del Global Compact dell'ONU ed il rispetto non solo dei già ricordati diritti umani, ma anche delle regole ambientali.Pag. 35
Nel quadro dell'auspicato rafforzamento delle relazioni tra Italia e Cina, noi Verdi chiediamo al Governo quali impegni e indirizzi intenda seguire affinché la cooperazione commerciale sia legata a garanzie di promozione e tutela dei diritti umani, sociali ed ambientali.
PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, colleghi, come il deputato Boato ha ricordato, sui profili generali di questo tema avete svolto ieri un dibattito più complessivo, approvando alcuni documenti di indirizzo.
Quindi, per quanto riguarda il rapporto con la Cina (e non solo), mi soffermerò sui diritti sociali ed ambientali, operando tre distinzioni: da una parte, infatti, vi è il WTO, dall'altra vi è l'Unione europea e da un'altra ancora vi sono le competenze e le iniziative del Governo nazionale.
Per quanto riguarda il WTO, potremmo rievocare la lunga storia dei tentativi di far inserire la «clausola sociale ed ambientale» nel corso delle varie conferenze che si sono tenute. Si tratta di sforzi tutti falliti, come ricorderanno taluni colleghi, a causa non solo delle manifestazioni di scarsa solidarietà mostrate da alcuni Stati sviluppati, ma anche per la reazione dei paesi in via di sviluppo.
Infatti, questi ultimi da una parte, in buona fede, temono anche risvolti «protezionisti», ma, dall'altra, evidentemente sostengono - è «tra le righe», ma comunque risulta chiaro - che il loro sviluppo debba, in buona sostanza, utilizzare quei «vantaggi», in termini di costi sociali ed ambientali, che, come loro affermano, sono stati sfruttati da noi, paesi industrializzati, in anni precedenti. Quindi, chi ha seguito tali conferenze conosce bene il clima che si è ingenerato e che ha visto contrapposte queste diverse tendenze.
Pertanto, a livello WTO, a parte lo stallo odierno dei negoziati, ricordo che vi è sempre la speranza che, invece, si trovi una «finestra di opportunità» verso febbraio o marzo. Mi pare, tuttavia, che non vi sia una grande volontà di muoversi, ad esempio, da parte degli Stati Uniti, anche dopo lo svolgimento delle recenti elezioni. Diciamo quindi che, in ambito WTO, vi è ancora «disco rosso» su tale materia.
Noi, al contrario, abbiamo cercato di essere più «incisivi» in sede di Unione europea. Per portare un esempio, devo ricordare che, con il forte sostegno dell'Italia, l'Unione europea ha adottato, nel 2005, il regolamento sullo schema di preferenze tariffarie generalizzate, il quale prevede agevolazioni daziarie nei confronti dei soli paesi in via di sviluppo (quindi, in questo caso, potrebbe rientrare anche una vecchia definizione), nonché specifici incentivi per quegli Stati la cui legislazione nazionale incorpori la sostanza delle convenzioni fondamentali dell'ILO.
Tra gli altri aspetti, vorrei citare il lavoro minorile (anche se, evidentemente, non è l'unico), poiché il tema si è allargato sempre più verso un diritto nuovo o di nuova interpretazione, che vede i diritti sociali ed ambientali quali elementi cardine del negoziato.
Ciò è, tuttavia...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Ho terminato, signor Presidente. Come stavo dicendo, ciò riguarda un po' l'Unione europea.
Per quanto concerne l'ultimo aspetto, desidero segnalare semplicemente che l'Italia ha appoggiato molto anche la nuova Comunicazione elaborata dalla Commissione europea, al fine di cercare di garantire ai lavoratori almeno gli standard riconosciuti dalle convenzioni internazionali in materia.
Inoltre, sono...
PRESIDENTE. Signor ministro, dovrebbe concludere, per cortesia!
Pag. 36EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Ho finito, Presidente. Segnalo, in conclusione, che sono regolamentati ancora di meno i diritti ambientali cui i colleghi hanno fatto riferimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare, per due minuti.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il ministro Bonino, a cui rinnovo anche gli auguri di buon lavoro, per l'importante e puntuale (sia pure nei pochi minuti che tutti noi abbiamo a disposizione) risposta su tali questioni.
Considero importante quanto affermato sotto il profilo del lavoro in sede di WTO e delle iniziative che si potranno assumere in futuro; tuttavia, lei, ministro, ha fatto bene a denunciare il fatto che, finora, sono falliti tutti i tentativi di inserire la «clausola sociale ed ambientale» sia per colpa della contrarietà dei paesi cosiddetti avanzati, sia, purtroppo, a causa delle resistenze - magari «storicamente» comprensibili, ma non accettabili nel merito - dei paesi in via di sviluppo.
Mi auguro che questa «finestra di opportunità» (come lei l'ha definita) dei prossimi mesi di febbraio o marzo consenta di muovere dei passi avanti al riguardo. Ciò sebbene lei stessa abbia rilevato le difficoltà provenienti anche da parte degli Stati Uniti d'America, le cui recenti vicende elettorali, da una parte, e l'iniziativa che Al Gore sta conducendo sul piano internazionale sulle tematiche ambientali, dall'altra, dovrebbero, forse, indurre quel paese a cambiare atteggiamento.
Sono anche d'accordo in merito ai suoi riferimenti al ruolo importante e positivo dell'Italia sul piano europeo. Da parte nostra, come lei avrà percepito perfettamente, non vi è stato un atteggiamento di chiusura, bensì un atteggiamento di apertura nel quadro di un'azione volta al rispetto dei diritti umani, dei diritti sociali, delle regole ambientali.
Concludo ricordando l'ultimo degli impegni che è stato assunto ieri in quest'aula, anche con il nostro contributo. Mi riferisco all'impegno a sostenere in sede europea iniziative volte a promuovere nelle sedi sovranazionali competenti un nuovo sistema di regole internazionali per il rispetto dei diritti umani, sindacali e ambientali, nonché l'applicazione di regole in materia di responsabilità sociale delle imprese.
È un work in progress, è un lavoro difficile, sono conquiste passo dopo passo. Però, riteniamo giusto sottolineare l'importanza di questo impegno parlamentare e anche il sostegno all'iniziativa che lei vorrà svolgere come membro del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Misure per contrastare la contraffazione delle merci e per difendere il made in Italy - n. 3-00477)
PRESIDENTE. L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00477 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, signor ministro, mi permetta di associarmi agli auguri che le sono stati rivolti dall'onorevole Boato. Infatti, obiettivamente, sul piano della lotta alla contraffazione, siamo veramente all'anno zero.
Avevamo nutrito speranze sul fatto che il percorso iniziato in relazione alle azioni per la costituzione del fondo per il made in Italy e per la revisione dell'impianto dell'ICE fossero argomenti sufficienti.
Nella scorsa legislatura, lo stesso Governo, nella persona del ministro dell'economia e delle finanze, era intervenuto con una supervisione sugli scarichi doganali effettuati nel porto di Napoli. Dopodiché, non ci sembra vi sia stata notizia di ulteriori azioni di contrasto reale all'utilizzo di marchi contraffatti.
Per carità: debbo dare atto al Governo che, in una fase successiva, ha presentatoPag. 37al Senato alcune norme che ci permettono di considerare positivo un approccio che si concretizzerà nei prossimi giorni.
Mi riservo di proseguire il mio intervento in sede di replica, dopo avere ascoltato la risposta del ministro.
PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, colleghi, in effetti la lotta alla contraffazione è una delle questioni più difficili e credo che chi è stato al Governo nei cinque anni passati abbia potuto constatarlo. Infatti, nonostante il grande impegno, i risultati, per la verità, non sono stati molto brillanti. Ma credo che ciò sia dovuto al fatto che, davvero, si tratta di una questione molto complessa.
Ci auguriamo che il nuovo commissario per la lotta alla contraffazione, che ha un curriculum molto adeguato a tale scopo, possa anche avere competenze maggiori per riuscire a far fronte, in parte, ad un problema che presenta diversi aspetti. Non è solo una questione di dogana e di marchi, ma anche di beni contraffatti in arrivo e prodotti in altri paesi.
Al riguardo, in applicazione di decisioni assunte nella scorsa legislatura, sono lieta di informarla che i desk anticontraffazione saranno istituiti entro la fine di dicembre. Le prove concorsuali sono terminate, il personale è stato reclutato e svolgerà un periodo di training presso il Ministero; sarà impiegato in loco, soprattutto in Cina, dove la questione è più sensibile, entro la fine dell'anno.
L'altro elemento che ci aiuterebbe molto in tale azione di contrasto è il regolamento sul made in Italy. Di nuovo, credo che voi abbiate speso molte energie in tale ambito e noi continueremo a farlo con molta testardaggine. Ma le difficoltà di oggi sono quelle che voi stessi avevate di fronte allora, ossia l'opposizione di grandi paesi europei in cui prevale l'attività del commercio, anziché quella manifatturiera. In realtà, il dossier è diventato tutto politico, perché dal punto di vista tecnico tutte le obiezioni sono state risolte.
È un problema di rapporto di forze e di rapporti di interesse. Credo sia importante - lei lo ha già ricordato, onorevole Gianfranco Conte - l'intervento che il rappresentante del Governo ha svolto al Senato, ma vi è un altro elemento che voglio aggiungere ed è l'iniziativa sul piano multilaterale e sul piano del WTO. Credo, infatti, che da tale punto di vista sia molto importante che nella ripresa dei negoziati e, soprattutto, nel settore non agricolo - ma di quest'ultimo settore tratterò successivamente, perché vi è un problema molto importante, ossia quello dell'indicazione di origine, che è un altro grande settore - abbiamo tutto l'interesse di riprendere i negoziati WTO, non foss'altro per il problema della contraffazione.
Inoltre, per quanto riguarda la contraffazione credo sia utile anzitutto la missione del vicepresidente della Commissione europea Verheugen in Cina, proprio su tale tema, nonché l'ultimo viaggio - a parte il nostro, evidentemente - del sottosegretario americano. Ciò vuol dire che tutto il mondo occidentale sta dando lo stesso messaggio. In più, credo vi sia un altro dato positivo...
PRESIDENTE. Ministro Bonino...
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Ho terminato. Dicevo che l'altro dato positivo è che le stesse autorità cinesi si rendono oggi conto che sta diventando loro interesse proteggere la proprietà intellettuale perché stanno iniziando a diventare anche loro un paese non copiatore, ma inventore, manifatturiero e produttore.
Infine, cari colleghi...
PRESIDENTE. No, ministro, dovrebbe concludere, per cortesia...
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Sto concludendo. Onorevoli colleghi, infine,Pag. 38la contraffazione avviene spesso sul nostro territorio e credo che questo sia il problema in termini quantitativi...
PRESIDENTE. Grazie, ministro.
L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di replicare.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, naturalmente sono d'accordo con il ministro, quando afferma che vi sono difficoltà nell'applicazione delle norme e, soprattutto, nei rapporti tra Stati in questo settore, e quando riconosce che era stata iniziata dal Governo precedente un'azione positiva. Naturalmente, vi è anche il fatto di aver riportato, per l'anno prossimo, in un altro emendamento che sarà predisposto (e spero che saranno confermati nel maxiemendamento che sarà presentato al Senato gli emendamenti di cui stiamo parlando che, al momento, sono solo presentati e non ancora acquisiti nel maxiemendamento) anche i fondi per lo stanziamento delle sedi dell'ICE fuori dall'Italia.
Vi è da dire che francamente noi ci aspettavamo qualche risultato in più dalla missione del Governo in Cina e siamo - lo dico incidentalmente, perché è un argomento che sarà affrontato al Senato, nel dibattito sul disegno di legge finanziaria - francamente preoccupati anche dell'aspetto che riguarda la SACE. Aver cancellato 3 miliardi e mezzo di capitale sociale della stessa SACE in un altro emendamento - che la prego di andare a verificare, ministro Bonino -, presentato dal Governo al Senato, credo comporti problemi seri per la riassicurazione e per l'esportazione dei nostri prodotti verso l'estero. Che tali fondi siano utilizzati solo per coprire eventuali necessità rappresentate dalla maggioranza e, quindi, che si creino, pur positivamente, risorse da spendere, francamente ci sembra assolutamente contrario a quelli che dovrebbero essere i principi regolatori della materia. Tra l'altro, signor ministro, lei sa bene - e lo sappiamo tutti - che 20 o 26 milioni per la promozione dell'immagine del made in Italy all'estero sono francamente pochi. Generalmente, in ogni società privata si destina l'1-1,5 per cento alla promozione...
PRESIDENTE. Onorevole Gianfranco Conte...
GIANFRANCO CONTE. Ci aspettavamo un supporto ancora maggiore da un Governo che si dice proiettato verso i rapporti internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Osservazioni pubblicate da L'Osservatore Romano e dall'agenzia Sir sull'annunciato disegno di legge del Governo in tema di unioni di fatto - n. 3-00478)
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00478 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, signor ministro, con la presente interrogazione chiedo di sapere lo stato dei fatti e dei rapporti tra il nostro Governo e lo Stato Vaticano, in particolare con riferimento alla vicenda del preannunciato disegno di legge sulle unioni di fatto, preannuncio che è bastato per scatenare le ire d'Oltretevere: «carattere ipocrita di queste iniziative» e «menzogne» sono state le parole usate da L'Osservatore Romano; «capriccio», quelle del cardinale Alfonso Lopez Trujillo, Presidente del Consiglio vaticano per la famiglia; «preoccupazioni per cose che non sono priorità del paese» quelle dell'agenzia stampa Sir, promossa dalla Conferenza episcopale italiana.
A fronte di ciò, molte sono state le rassicurazioni fatte pervenire, anche tramite la stampa, al Vaticano. Vorrei chiedere se esistono passi diplomatici fatti dal Vaticano nei confronti del Governo e se non si ravvede il tentativo di intromissione e di condizionamento, ancor più pericoloso perché condotto da uno Stato estero non democratico e teocratico, nelle decisioni di uno Stato democratico e non confessionale qual è il nostro.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Presidente, ferme restando le attribuzioni del ministro degli affari esteri in ordine ai rapporti fra gli Stati sovrani, e in questo caso fra il nostro paese e la Santa sede, credo di poter affermare che le posizioni alle quali si fa riferimento nell'interrogazione in esame sono state espresse da organi di stampa e come tali non riconducibili alla materia dei rapporti internazionali, bensì riconducibili a quelli che potremmo definire la libera manifestazione del pensiero e che chiamano in causa il rapporto tra lo Stato italiano, le sue istituzioni e la cultura cattolica.
In tal senso, credo di poter affermare che il Governo italiano si ispira al principio supremo della laicità dello Stato nell'interpretazione che costantemente viene data dalla Corte costituzionale, a partire dalla sentenza n. 203 del 1989, la quale fra l'altro afferma che la laicità dello Stato implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato stesso per la salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale. In questa prospettiva, il dialogo con la cultura cattolica da parte delle istituzioni e del Governo, di quella cultura che sicuramente è costitutiva della nostra Carta costituzionale, come uscita dall'Assemblea costituente ed è un patrimonio forte e vivo della vita del nostro paese, non è soltanto proficuo e opportuno, ma risponde alle esigenze più intime dello Stato laico nell'accezione costituzionale appena ricordata. È un dialogo che, anche alla luce del Concilio Vaticano II, va ricordato come quello tra due istituzioni che hanno reciproca sovranità, una missione propria, religiosa, quella della Chiesa, e civile, quella dello Stato e della comunità politica, ma che tra di loro devono dialogare e collaborare nella ricerca del bene comune e nel servizio alla dignità della persona umana.
Vorrei rassicurare qui l'interrogante che il Governo attuerà il proprio programma, quello con il quale ha vinto le elezioni, nella consapevolezza che ciò rappresenti un sereno punto di incontro del pluralismo culturale ed etico del nostro paese, nonché l'attuazione della nostra Carta costituzionale, quella sì - non soltanto l'agenzia di stampa Sir - che riconosce un plusvalore alla famiglia fondata sul matrimonio fino a parlare esplicitamente di diritti della famiglia, ma al tempo stesso riconosce e tutela i diritti delle persone, come singoli e nelle formazioni sociali, e quindi come tali facenti parte anche di unioni civili o di convivenze di fatto, ai quali legano i loro rapporti affettivi.
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di replicare.
DONATELLA PORETTI. La ringrazio della risposta e mi dichiaro soddisfatta in merito alla rassicurazione che il Governo non intende farsi dettare la linea politica dal Vaticano. La ringrazio anche per le parole circa il necessario dialogo con alcune religioni, non credo, infatti che solo quella cattolica sia da prendere in considerazione, ma sicuramente anche le altre fedi e religioni che vengono professate in Italia.
Colgo anche l'occasione per ricordare che, comunque, noi continueremo a vigilare e a seguire con attenzione queste vicende, auspicando che tale atteggiamento di indipendenza e di netta separazione, tra il proprio credo e le leggi dello Stato, valga anche per altre materie e per altre leggi che dovremo accingerci ad affrontare in materia di bioetica, in particolare riguardo al testamento biologico, all'eutanasia, all'accanimento terapeutico, all'aborto, alla ricerca scientifica e alle parole di ieri del Capo della Chiesa cattolica romana, Benedetto XVI.
Nelle sue parole, intravedeva addirittura un attentato alla pace, in una serie di comportamenti che sono normati dalle nostre leggi o che potrebbero esserlo in futuro: aborto, ricerca sugli embrioni, eutanasia.Pag. 40
Vigileremo su questo, anche perché è proprio di oggi la notizia di una protesta ufficiale del Vaticano contro il nostro Governo, in merito al lancio dei volantini durante il passaggio di Papa Benedetto XVI per le strade di Roma, volantini lanciati dalle finestre della redazione del quotidiano il manifesto; essi recitavano: Papa, lasciarci in pacs.
Crediamo che la libertà di parola valga per tutti, anche per chi, lanciando i volantini, ha sentito il bisogno di ricordare che siamo in uno Stato non confessionale, democratico, e non in uno Stato teocratico e non democratico.
(Ordine di priorità tra il tema delle coppie di fatto ed i problemi delle famiglie italiane - n. 3-00479)
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00479 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmataria.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non c'è bisogno di ricordare al ministro Bindi che la famiglia è il nucleo fondamentale della società. Non lo diciamo solo noi, ma la nostra Costituzione e, soprattutto, dichiarazioni internazionali, dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo alla Dichiarazione fondamentale dei diritti dell'uomo, in cui si dice che la famiglia è ambiente naturale e nucleo fondamentale, richiamando quella naturalità della famiglia che qualcuno vuole negare e legandola semplicemente ad un fatto culturale. Sappiamo che non è così, perché è ben altro.
In questo contesto, si parla delle coppie di fatto. Sappiamo, anche da indagini che non sono state smentite, che le coppie di fatto, in gran parte, sono «di fatto» perché è conveniente, altrimenti perderebbero alcuni benefici dello Stato e perché sono in attesa di matrimonio, quindi, il matrimonio non è negato (sono coppie di fatto per modo di dire) e sono un quantità irrisoria rispetto ai 22 milioni di famiglie italiane. Hanno già moltissime tutele, non ultima quella di avere la precedenza, quando si scrivono i figli all'asilo e quando si devono avere assegnazioni...
PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, deve concludere...
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Allora, chiediamo al Governo cosa si intenda per estensione dei diritti eventuali e se non sia il caso di pensare prima alle famiglie che sono numerose e che non sono state aiutate neanche da questa legge finanziaria.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche della famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Capitanio Santolini ed il suo gruppo politico che questo Governo ha a cuore i 22 milioni di famiglie italiane ed i 58 milioni di italiani.
È la prima volta che è stato nominato un ministro per la famiglia, ma vorrei anche richiamare le importanti scelte che sono state compiute in questo disegno di legge finanziaria a favore della famiglia, non solo perché è previsto, per la prima volta, esplicitamente, un fondo, non solo perché il fondo per le politiche sociali è stato riportato ad un miliardo di euro, non solo perché è stato istituito un fondo per la non autosufficienza, ma anche perché, in questo disegno di legge finanziaria, ben tre miliardi sono favore delle famiglie con reddito medio-basso, delle famiglie con figli, consistenti in detrazioni fiscali ed assegni familiari.
In questo disegno di legge finanziaria, per la prima volta, c'è un piano per la costruzione di asili nido che darà risposte vere agli obiettivi di Lisbona. Sono previsti: il rilancio dei consultori, provvedimenti in favore delle famiglie numerose e protezione della maternità per le lavoratrici precarie. Insomma, è una finanziaria che vuole dare attuazione all'articolo 29 della Costituzione che parla esplicitamente di diritti della famiglia, prevedendo, daPag. 41questo punto di vista, una serie di misure che potremo anche definire volte a realizzare una solidarietà tra le generazioni che, proprio nella famiglia, trovano il loro punto d'incontro.
Detto questo, è altrettanto chiaro ed evidente che la nostra Carta costituzionale, così come riconosce un plusvalore alla famiglia fondata sul matrimonio, naturalmente ci spinge e vuole che non vengano discriminate le persone che compiano altre scelte di vita...
Sono scelte di vita che noi non intendiamo equiparare alla famiglia fondata sul matrimonio, ma allo stesso tempo non vogliamo siano fonte di discriminazioni per le stesse persone in relazione al riconoscimento dei loro diritti individuali. Infatti, il primato della nostra Carta costituzionale è la persona, l'individuo che cresce e sviluppa la sua personalità nelle formazioni sociali, delle quali la famiglia non è la sola a far parte.
Del resto, l'interrogazione dell'onorevole Santolini fa esplicito riferimento ad alcuni diritti che sarebbero già riconosciuti ad alcuni convinventi more uxorio. Vorrei far presente che molti di questi diritti sono riconosciuti dalla giurisprudenza, ma non dalla legislazione. Mi sento autorizzata dalla vostra interrogazione a trasferire dalla giurisprudenza consolidata alla legislazione quegli stessi diritti. Si veda, ad esempio, la possibilità di assistenza in ospedale o di subentrare nel contratto di affitto. Inoltre, credo che si debba superare quella discriminazione che ancora esiste tra i figli nati nel matrimonio e quelli nati fuori dal matrimonio.
Il Governo lavorerà con questo spirito: non equiparazione con la famiglia fondata sul matrimonio e non discriminazione delle persone.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole ministro, la fantasia mi sembra sia al centro di questa risposta. Purtroppo non è fantasioso quanto abbiamo ascoltato prima di questa interrogazione, cioè il tentativo, da parte di una forza politica della sua maggioranza, di usare parole e di dimostrare come sia sotto scacco il diritto di opinione del Santo Padre e del Vaticano. Invece di ascoltare parole di dispiacere per quanto accaduto con i volantini de il manifesto, stiamo cercando di discutere circa le opinioni di un cardinale dello Stato Vaticano (Commenti della deputata Poretti). Lei sa, onorevole ministro, che qualche minuto fa è stato reso noto il maxiemendamento e da quest'ultimo sono stati tolti 60 milioni di euro per il fondo famiglia, tanto per renderci conto di come vengono trattati i 22 milioni di italiani che hanno una famiglia nel nostro paese.
Lei sa che nelle interrogazioni che seguiranno molti esponenti dei partiti d'ispirazione comunista chiederanno che ci siano riconoscimenti pubblici per i Pacs degli omosessuali, alla Zapatero, come se lo Stato dovesse verificare cosa accade nella stanza da letto privata delle persone. Noi difendiamo la famiglia, la legittimità di cittadinanza dei valori cristiani, la nostra Costituzione, come in quest'aula Nilde Jotti e Togliatti la difesero nel dibattito dell'Assemblea costituente.
Non esistono obblighi europei, lei lo ha detto bene ed io lo voglio ripetere: non ci sono direttive che obbligano i paesi membri dell'Unione europea a legiferare a favore delle unioni omosessuali o dei Pacs. Tutti sappiamo - lo abbiamo ascoltato e lo ascolteremo dopo la nostra interrogazione - che la vera intenzione coincide con quella del modello Zapatero.
Dunque, onorevole ministro Bindi, c'è bisogno di un auspicio: che anche su questo provvedimento si formi lo stesso schieramento di laici e di cattolici che si trovò in questo Parlamento con riferimento alla legislazione sulla fecondazione, poi ribadita anche dal popolo italiano. Difendiamo la famiglia e non inventiamoci diritti individuali che sono già riconosciuti e riconoscibili attraverso il codice oggi vigente nella nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
(Iniziative normative volte ad equiparare il convivente more uxorio al coniuge superstite beneficiario della Croce d'onore alla memoria del congiunto caduto - n. 3-00480)
PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00480 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
KATIA BELLILLO. Ministro, noi Comunisti, come parlamentari, riteniamo doveroso riconoscere il beneficio della Croce d'onore nei confronti di Adele Parrillo, la compagna di Stefano Rolla ucciso a Nassiriya nel 2003 in un attentato.
Adele e Stefano erano una famiglia perchè vivevano e lavoravano insieme e si amavano. Adele era la compagna di Stefano. Se il loro amore è stato ucciso, lo Stato non ha nessun di diritto di negarlo, come purtroppo sta avvenendo. La sofferenza e le umiliazioni subite e denunciate da Adele ci ripropongono un tema che è quello del diritto della coppia di fatto ad essere riconosciuta come famiglia e che mi auguro il Governo possa affermare quanto prima.
In attesa di questo atto, che accompagnerebbe l'Italia nel difficile percorso di trasformarsi finalmente in una vera Repubblica laica e democratica, le chiedo se non ritiene di intervenire per modificare la legge sul conferimento della Croce d'onore alle vittime di atti di terrorismo, prevedendo tra i beneficiari anche il convivente, come già accade per tante categorie di cittadini, compresi noi parlamentari.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Credo che, di fronte al caso concreto che veniva ricordato dall'onorevole Bellillo e alla dolorosa storia che riguarda in maniera particolare una donna e i suoi legami affettivi (la perdita del suo compagno di vita), si debbano sempre avere sentimenti di grande rispetto e comprensione. Inoltre, occorre ricordare soprattutto alle istituzioni che in situazioni particolarmente dolorose - come quella della perdita di una persona cara, dello svolgimento delle esequie, del conferimento di onorificenze - debba sempre essere prestata una particolare attenzione a chi è legato da rapporti affettivi, a prescindere dal riconoscimento giuridico degli stessi, volti anche a superare eventuali conflitti che tra gli stessi affetti si siano verificati durante le vicende. Questa donna è un po' il simbolo anche di situazioni che questo Governo intende prendere in considerazione; anzi, farà la sua parte perché, poi, sia il Parlamento ad operare, a lavorare, a dare piena attuazione al dettato del nostro programma, che parla di esplicito riconoscimento dei diritti delle persone che fanno parte di unioni civili, fermo restando il plusvalore della famiglia fondata sul matrimonio.
Naturalmente, l'invito a lavorare è rivolto a tutto il Parlamento, anche a quel gruppo politico che fino ad un attimo fa invocava il dialogo fra laici e cattolici, che noi ci auguriamo si verifichi davvero in questo Parlamento, senza steccati da parte di nessuno, ma alla ricerca della comprensione profonda del comune volere del nostro paese e di quella sintesi etica che guida la vita di tutti i giorni in questo nostro paese. Per quanto riguarda l'intervento normativo al quale fa esplicito riferimento l'onorevole Bellillo, credo che dalla normativa di carattere generale potremmo trarre indicazioni che potranno illuminare, in qualche modo, anche le singole parti dell'ordinamento, compreso quello militare, e, perché no, anche mettere mano al riordino di questa materia - ricordo, tra l'altro, che il Governo precedente non esercitò questa delega, che prevedeva appunto il tentativo di uniformare il comportamento nei confronti di quanti sono legati da rapporti giuridici o affettivi alle vittime di guerra e di terrorismo in patria o all'estero -, ritenendo che questaPag. 43normativa sia parziale, incompleta e spesso al suo interno presenti delle contraddizioni che, forse, vanno sanate.
Credo che all'interno di questo lavoro - da una parte, la normativa sulle unioni civili e, dall'altra, il riordino della materia - sarà possibile dare anche la risposta concreta al caso che è stato posto, fermo restando che le leggi hanno sempre carattere generale, mentre le fattispecie umane, i casi concreti sono molto ma molto più numerosi e sono sicuramente sempre nuovi rispetto a quanto la normativa possa fare ed adeguarsi ad essi.
PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di replicare, per 2 minuti.
KATIA BELLILLO. Grazie, signora ministro. Conosco la sua sensibilità e la risposta alla mia interrogazione è in sintonia con la sua personalità. Possiamo confermarle che insieme ad Adele Parrillo e a tante persone che, come lei, si trovano nella sua condizione, noi Comunisti le saremo a fianco in questo Parlamento perché siamo impegnati in una battaglia che consideriamo di civiltà, per far sì che in Italia si cancelli la discriminazione verso le famiglie che, per le più diverse motivazioni, non vogliono accedere all'istituto del matrimonio civile. A noi rappresentanti del popolo spetta il dovere di garantire, attraverso la legge, il rispetto della libertà e delle scelte individuali di vita dei cittadini, la responsabilità di non caratterizzare in modo ideologico il nostro impegno legislativo, affinché i comportamenti morali o religiosi di una parte non si trasformino in reati per tutti.
Vede, signora ministro, sono d'accordo con lei, la forza della laicità, il suo valore, che noi Comunisti difendiamo con forza, sta nel fatto che essa è il limite alle libertà di ciascuno.
Dovere di uno Stato, laico e democratico, è quello di vigilare, di intervenire perché nessuno possa imporre i propri precetti religiosi, il proprio impianto etico e ideologico.
Un paese laico e democratico ha il dovere di sostenere la famiglia, al di là dei comportamenti etici dei singoli e dei nuclei, ma riconosce in ogni caso il lavoro di cura che le famiglie svolgono; la famiglia di Adele Parrillo e di Stefano Rolla aveva in sé, soprattutto, lo sforzo della cura, dell'amore e del rispetto reciproco.
(Iniziative volte a garantire un riconoscimento di carattere pubblicistico delle coppie di fatto - n. 3-00481)
PRESIDENTE. L'onorevole De Simone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00481 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, ministro, il Governo si è impegnato - mi auguro mantenga questo impegno - a presentare entro gennaio un progetto di legge sulle unioni civili che tenga conto delle ultime sentenze della Corte costituzionale in materia di riconoscimento di diritti alle coppie conviventi, come nel caso di Adele Parrillo che abbiamo appena seguito.
Stiamo parlando di 2 milioni di persone e l'Italia è l'unico paese europeo a non avere una legge che riconosca giuridicamente le coppie di fatto omosessuali ed eterosessuali, sancendo pari dignità e diritti a tutti coloro che scelgono di costruirsi una vita insieme, al di fuori del vincolo del matrimonio.
Parliamo di diritti patrimoniali, reversibilità della pensione, diritti fiscali, assistenza sanitaria: non si toglie niente a nessuno, ma si aggiungono diritti a chi non ne ha. Su questo punto il programma dell'Unione contiene un impegno a legiferare e vi è un dibattito che ci preoccupa perché prevalgono ideologismi, come abbiamo sentito anche oggi pomeriggio in quest'aula.
Apprendiamo dai giornali che vi è un'idea di progetto di legge già pronta, quindi vogliamo sapere - lo chiediamo a lei che ha la delega assieme al ministroPag. 44Pollastrini - come il Governo intenda regolamentare il riconoscimento di carattere pubblicistico delle coppie di fatto omosessuali ed eterosessuali.
PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, vorrei far sapere a chi ci ascolta da casa che, al contrario di ciò che ha detto l'onorevole Volontè, non vi è stata nessuna decurtazione sul fondo per la famiglia. Francamente usare questo momento, che dovrebbe servire a spiegare, per fare confusione è abbastanza grave (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Comunisti Italiani).
Detto questo, accolgo volentieri quest'ulteriore interrogazione che ci consente di approfondire meglio l'argomento.
Vorrei ribadire che il Governo si è impegnato con un ordine del giorno che, al di là del regolamento del Senato, vede l'impegno politico da parte dello stesso Presidente del Consiglio. In ogni caso, vorrei anche ribadire che il Governo intende presentare un disegno di legge che attuerà il punto del programma con il quale si è presentato agli elettori.
L'Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto non è dirimente il genere dei conviventi né il loro orientamento sessuale. Va considerato, piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni sentimentali, assistenziali, di solidarietà, la loro stabilità e volontarietà.
Checché se ne dica questo punto del programma è molto chiaro e questo mi consente di dire con molta franchezza all'onorevole De Simone, la quale mi ha fatto una domanda precisa sul riconoscimento delle unioni di fatto, che il nostro programma non parla di riconoscimento delle unioni civili e delle coppie di fatto, ma del riconoscimento dei diritti delle persone che fanno parte delle unioni civili.
Questa è una situazione di fatto, che non potremo non accertare, dalla quale il disegno di legge del Governo farà discendere diritti e prerogative perché vi è, chiaramente, l'intenzione profonda di rispettare la nostra Carta costituzionale che fa esplicito riferimento alla famiglia fondata sul matrimonio, ma non prevede equiparazione esplicita ad altre forme. Diverso è l'impegno a superare il fatto di far parte di una convivenza di fatto, qualunque forma di discriminazione rispetto all'accesso anche ai servizi.
Detto questo, è presto per dire quale sarà il contenuto del nostro sforzo come Governo. È noto a tutti che siamo una compagine governativa molto pluralista, dentro la quale vi sono tutte le sensibilità presenti non solo nella maggioranza ma credo, dopo quello che abbiamo ascoltato, anche da parte di alcuni esponenti dell'opposizione in questo Parlamento. Il Governo farà un primo tentativo di sintesi che intende offrire al Parlamento perché sia il Parlamento, nella sua sovranità e nella capacità di incontro e di dialogo con tutti i gruppi parlamentari, a realizzare per il paese una legge rispettosa del pluralismo culturale del paese stesso.
PRESIDENTE. L'onorevole De Simone, alla quale ricordo che ha due minuti a disposizione, ha facoltà di replicare.
TITTI DE SIMONE. Ministro, noi apprezziamo il lavoro che lei ed il Governo state facendo perché il Parlamento è indietro rispetto al paese, ma anche in modo ipocrita, considerato che oggi il 25 per cento dei deputati usufruisce dell'estensione di benefit al partner eterosessuale more uxorio. Questo Parlamento, purtroppo, non parlerà di proposte di matrimonio gay né di PACS, ma non si può nemmeno andare al di sotto della soglia della decenza. Non si può fare una legge qualsiasi, magari risolvendola con contratti privati. Non sarebbe né serio, né rispettoso.
Noi pensiamo ci si debba far carico di un principio essenziale: il rispetto degli articoli 2 e 3 della Costituzione che sanciscono l'uguaglianza dei cittadini ed ilPag. 45riconoscimento delle diverse formazioni sociali. Queste oggi sono le numerose unioni e famiglie che si affiancano a quella tradizionale senza togliere niente a nessuno. Quindi, il Governo deve occuparsi dell'equiparazione dei diritti e del riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali, perché solo questo carattere pubblicistico sancisce il riconoscimento sociale ed un principio di non discriminazione per coloro che non possono sposarsi. Infatti, nei diritti delle persone c'è innanzitutto quello di essere considerati cittadini a tutti gli effetti: stessi diritti, stessi doveri.
Al fondo di questa discussione, se mi è consentito, c'è qualcosa di insopportabile, ancorché velato, ovvero la presunzione di inferiorità, di indegnità verso l'unione di due persone dello stesso sesso, fatto largamente accettato nella società, ma che molti qui dentro vorrebbero relegato ancora alla clandestinità ed a un diritto di serie inferiore, anche con una dose di doppia morale. Se qualcuno ha questa idea, anche dentro l'Unione - e mi riferisco ad alcune dichiarazioni in salsa «teodem» - noi le consideriamo apertamente da contrastare. Va bene il dialogo, ma senza cedere sul principio della laicità, dell'uguaglianza e del rispetto della vita delle persone.
Vogliamo un confronto ampio, aperto, che coinvolga innanzitutto i movimenti, chi è portatore di quest'istanza di civiltà che crediamo debba mobilitarsi. Crediamo che questo Governo debba ricucire la separatezza tra il paese reale e la politica, costruire una sintonia. Se l'Unione non ascoltasse e voltasse la testa dall'altra parte farebbe un errore che non potremmo condividere per il bene di un paese che vogliamo più civile per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani e di deputati del gruppo L'Ulivo).
(Contenuti di un'intervista del Cardinale Trujillo, presidente del Consiglio vaticano per la famiglia - n. 3-00482)
PRESIDENTE. L'onorevole Del Bue ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00482 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, il ministro Bindi ha in parte già risposto quest'oggi sulle colonne del Corriere della Sera al quesito che le ho rivolto alla luce della lettura dell'intervista del cardinal Trujillo allo stesso giornale pubblicata l'11 dicembre. In tale intervista si parlava di un attivo scambio di opinioni tra lei e lo stesso cardinale, di un incontro che si è svolto nella Città del Vaticano e di un altro incontro che si sarebbe dovuto svolgere al suo Ministero per discutere le questioni più calde sul tappeto, in particolare le vicende della famiglia e, probabilmente, la legge sulle coppie cosiddette di fatto. A questa intervista è seguito - l'avrà sicuramente letto - sul quotidiano Libero un fondo di un giornalista di estrazione cattolica, Antonio Socci, che definiva l'intervista del Cardinal Trujillo come un'indebita ingerenza della Chiesa nelle questioni dello Stato.
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue...
MAURO DEL BUE. Lei, giustamente, riprende oggi il tema definendola soltanto una consultazione. Le chiedo se intenda consultare, però, anche altre religioni, quelle minori, e se per caso intenda consultare anche i gruppi parlamentari che, al di là delle collocazioni di maggioranza ed opposizione, su tali questioni...
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, dovrebbe concludere...
MAURO DEL BUE. ...hanno sensibilità ed atteggiamenti non conformi agli schieramenti tradizionali.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Il mio confronto con il Parlamento è avvenuto quando ho presentato il mio programma nelle CommissioniPag. 46competenti. Sono disponibile a partecipare ai lavori di qualunque Commissione per esporre il programma che, peraltro, su questo punto era già molto chiaro e sul quale si registrò una certa convergenza anche di alcuni esponenti dell'opposizione, oltre che di tutta la maggioranza.
Detto questo, vorrei rassicurare non solo lei ma anche l'editorialista Socci, in quanto ho semplicemente pensato - essendo ministro di giovane istituzione, anche se non più di giovane età - che fosse mio dovere conoscere le esperienze di tutti i paesi; quindi, sto incontrando i ministri della famiglia di tutti i paesi europei. Poi mi recherò anche in Giappone, che ha la nostra stessa struttura demografica nonché i nostri stessi problemi di natalità e di invecchiamento della popolazione.
In tale contesto, ho ritenuto doveroso e corretto - e l'ho fatto alla luce del sole, tant'è vero che vi è stato un comunicato stampa - incontrare anche quello che potremmo definire il ministro della famiglia della Città del Vaticano - mi riferisco al cardinal Trujillo, presidente del Consiglio Vaticano per la famiglia - per illustrargli i nostri punti sul programma per la famiglia e per approfondire - come ho fatto con altri ministri - anche con il cardinal Trujillo alcuni aspetti sui quali la Santa Sede è al lavoro in organismi internazionali, quali il Consiglio d'Europa, le Nazioni Unite e tutte le agenzie internazionali.
Tutto ciò in quel rapporto di sana laicità che il nostro Presidente della Repubblica ha ben ricordato in quest'aula quando ha giurato sulla Costituzione e in occasione della recente visita che ha svolto in Vaticano.
Infatti, quando le istituzioni si connotano per avere quale fine la dignità della persona umana e il rispetto dei suoi diritti, ritengo sia assolutamente doveroso, pur nella reciproca autonomia, una sana e forte collaborazione. La laicità non è separatezza, non è ignoranza reciproca, non è indifferenza, ma collaborazione tra le istituzioni. E, per quanto mi riguarda, anche con altre religioni, fermo restando che ci troviamo di fronte a religioni che sono strutturate ed organizzate in Stati, con i quali abbiamo stipulato un Concordato, l'ultimo firmato dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Pertanto, in questo paese, vi è una tradizione di rapporto di laicità che intendiamo confermare serenamente e senza anatemi reciproci.
Detto ciò - visto che questa è la quinta interrogazione sull'argomento -, vorrei invitare il Parlamento e la nostra maggioranza, che sostiene il Governo, ad affrontare il tema con la consapevolezza che normare i diritti delle persone che fanno parte delle coppie di fatto non vuol dire togliere niente alla famiglia e che, al tempo stesso, ci troviamo di fronte alla necessità di tutelare un diritto di minoranze verso le quali il Governo ha l'obbligo di non lacerarsi, in quanto occorre risolvere questioni economico-sociali di grandissima importanza per il bene ed il futuro del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. L'onorevole Del Bue ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BUE. Prendo atto con piacere delle precisazioni rese dal ministro Bindi; non sono d'accordo tuttavia con l'ultima affermazione del ministro, vale a dire l'appello alla sua maggioranza.
Vede, signor ministro, vi è stato un momento nella storia di questo paese e di questo Parlamento nel quale la Democrazia cristiana e il Partito socialista governavano il paese e, pur trattandosi di un Governo costituito da partiti di diversa ispirazione - uno socialista-liberale e l'altro cattolica -, furono adottate decisioni importanti e trasversali, che hanno fatto crescere la coscienza civile e democratica di questo paese, come la legge sul divorzio e quella sull'aborto.
Quindi, basta con il discorso maggioranza e minoranza, cerchiamo di approvare leggi laiche! E, per quanto ci riguarda, noi - anche se siamo in pochi - metteremo a disposizione la nostra esperienza, la nostra cultura e i nostri votiPag. 47(Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
(Iniziative normative sull'utilizzo degli impianti per il rifornimento domestico di metano per autotrazione nonché in materia di stazioni di rifornimento per il gas naturale - n. 3-00483)
PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00483 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor ministro, credo che il tema dell'utilizzo di autoveicoli alimentati a gas metano sia di grande attualità, proprio al fine di ridurre l'inquinamento atmosferico derivante dall'eccessivo traffico nei centri urbani.
Giustamente la Commissione europea ritiene il metano l'unico carburante alternativo nel campo dell'autotrazione, con un potenziale di penetrazione di mercato superiore al 5 per cento. Utilizzando, infatti, il metano si riducono le emissioni inquinanti fino all'90 per cento, quelle di CO2 del 20 per cento e (effetto non secondario) il metano costa al consumatore dal 50 al 70 per cento in meno dei carburanti tradizionali.
Chiedo, pertanto, quale obiettivo il Governo persegue riguardo alla normativa sull'utilizzo di impianti per rifornimento domestico di metano e se non intenda rivedere e portare agli standard europei le normative in materia di stazioni di rifornimento per i gas, ivi compresa l'autorizzazione per i self service e per le colonnine multidispenser.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, si tratta effettivamente di un tema di grandissima attualità. In premessa sottolineo che nel decreto-legge di ottobre, già convertito, abbiamo introdotto norme per incentivare e promuovere l'utilizzo del gas metano per autotrazione e del GPL. In particolare, in queste norme vi sono una riduzione dell'accisa, l'incentivo per la trasformazione delle auto, la possibilità per le regioni di esentare dalla tassa automobilistica regionale i veicoli nuovi o trasformati a doppia alimentazione. Nel disegno di legge finanziaria, inoltre, abbiamo inserito ulteriori misure di riduzione dell'accisa a favore del gas metano per autotrazione.
Per quel che riguarda le tecnologie per il rifornimento domestico, vi sono prospettive molto interessanti, che vanno, tuttavia, approfondite sotto il profilo della sicurezza e, prioritariamente, debbono trovare una verifica ed una regolamentazione attraverso adempimenti di competenza del Ministero dell'interno. Ciò vale anche per le modalità di self service, che devono essere vagliate sotto lo stesso profilo. Siamo molto interessati a che le istruttorie tecniche, in sede di Ministero dell'interno, siano realizzate con efficacia e rapidità.
Per quanto attiene alla rete distributiva dei carburanti, il nostro piano di ammodernamento della rete, approvato nel 2001, prevede che le tipologie di riferimento per i nuovi impianti di distribuzione dei carburanti siano multiprodotto, cioè in grado di garantire la fornitura di tutti i carburanti, compresi il GPL ed il metano. Naturalmente, è un piano di linee guida, in cui vi sono competenze regionali e le regioni, in alcuni casi, hanno recepito tali linee guida con adattamenti forse non sempre adeguati all'obiettivo.
PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.
SIEGFRIED BRUGGER. Ringrazio il ministro per la sua risposta che considero pienamente soddisfacente. Ritengo che lei abbia detto, in tre minuti, molto di più di quanto non si è sentito per molti anni. Ricordo che l'Italia vanta un'importante tradizione nel settore del metano per autotrazione. Già a partire dagli anni Trenta, l'industria italiana ha sviluppato un notevolePag. 48know how in materia e, oggi, potremmo essere all'avanguardia, anche se, purtroppo, non lo siamo. Le normative sono vecchie e, dagli anni Settanta, non si è più avuto un progresso nel settore.
Come lei ha ricordato, oggi, non vi sono molte stazioni di rifornimento, ma l'importante è metterle in condizione, attraverso i multidispenser, di divenire - diciamo così - un incentivo per il consumatore ad acquistare automobili che utilizzano questa tecnologia, essendovi poi il distributore dove rifornirsi.
In Germania hanno iniziato soltanto alla fine degli anni Novanta con la sperimentazione del metano per autotrazione e, oggi, vi sono più di settecento stazioni di rifornimento. È un dato importante e, peraltro, si tratta di quasi tutti self service con colonnine di carburante diesel e benzina. Da questo punto di vista il ministro ha fornito notevoli riassicurazioni.
In provincia di Bolzano cerchiamo, in modo forte, di invertire la rotta e, per quanto di nostra competenza, di agevolare al massimo l'utilizzo del gas metano per autotrazione.
Sarà interessante proseguire per questa strada, ovviamente garantendo gli standard di sicurezza, la cui conformità con i più alti standard è oggi garantita e certificata dai più rigorosi e rinomati istituti internazionali. Pertanto credo che occorra andare avanti su questa strada.
(Vigilanza sulle società cooperative - n. 3-00484)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Ulizia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00484 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
LUCIANO D'ULIZIA. Presidente, onorevole ministro, le imprese cooperative hanno molti meriti: creano occupazione, sviluppo economico, danno la casa a chi non se la può permettere e sviluppano nel loro complesso la solidarietà. Esse hanno anche una capacità di autogestione e di autoregolamentazione. Pur tuttavia, la legge, a differenza che per le altre tipologie di imprese, dispone attraverso controlli una revisione permanente: alcune imprese sono sottoposte a revisione annuale, altre ad una revisione biennale, e per quelle che non rispettano la legge vi è l'istituto della liquidazione coatta o del commissariamento. Vi è quindi una differenza sostanziale tra il trattamento che subiscono le imprese cooperative e quello che subiscono invece le imprese ordinarie.
La nuova legislazione prevede...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole D'Ulizia.
LUCIANO D'ULIZIA. ...che vi siano dei controlli. Noi abbiamo quindi presentato questa interrogazione per capire come vengono svolti tali controlli.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. In virtù del decreto legislativo n. 220 del 2 agosto 2002 c'è la possibilità per il ministero di avvalersi, a proposito di questi controlli, sulla base di apposite convenzioni, di revisori delle associazioni nazionali, per l'attività di revisione nei confronti delle cooperative non aderenti ad alcuna associazione nazionale. Questa facoltà non è stata mai esercitata, in quanto dopo il trasferimento delle competenze in materia di cooperazione dal Ministero del lavoro a quello dello sviluppo economico sono state stipulate le convenzioni fra i due ministeri, in virtù delle quali sono gli uffici periferici del Ministero del lavoro a continuare ad effettuare, per conto del Ministero dello sviluppo economico, l'attività di revisione.
Nelle ultime due convenzioni del 2006 sono stati aggiornati i termini degli accordi fra i ministeri ed è stata rilanciata l'attività di vigilanza di questi uffici periferici. Noi contiamo che possa esserci un miglioramento dell'efficienza delle revisione sulle società cooperative che non aderiscono ad associazioni nazionali (sono la metà delle quasi 70 mila complessive),Pag. 49anche attraverso un monitoraggio del numero delle revisioni cooperative effettuate ed una verifica dell'efficienza delle revisioni effettuate dalle associazioni nazionali.
Con riferimento alla possibilità che una cooperativa, pur non aderendo ad alcuna associazione nazionale, possa essere revisionata da una di queste associazioni, attraverso il versamento del contributo di vigilanza, la questione è stata esaminata dagli uffici - salto i passaggi tecnici molto complessi - e la conclusione in termini giuridici è la seguente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 16,18)
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Lo scopo del decreto legislativo a cui facevo riferimento è quello di assicurare la vigilanza su tutti gli enti cooperativi associati revisionati dalle associazioni e non revisionati dallo Stato. Ciò che avvalora la volontà di una cooperativa di assoggettarsi alla revisione di un'associazione non è tanto il versamento del contributo, bensì la scelta di adesione decisa dall'organo competente di aderire all'associazione medesima.
Solo da questa scelta scaturisce l'obbligo per la cooperativa al versamento dei contributi biennali da parte dell'associazione di revisione. Su questa interpretazione tecnica a fine novembre ha concordato all'unanimità, esprimendo un parere peraltro non vincolante, anche la commissione centrale per le cooperative, che è un organo consultivo del ministero.
PRESIDENTE. Mi sembrava di averla già sentita qualche ora fa, signor ministro (Commenti del ministro Bersani)...!
L'onorevole D'Ulizia ha facoltà di replicare.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto solo in piccola parte e cercherò comunque di spiegare i motivi, anche se il tempo a disposizione è insufficiente. In effetti, mentre le imprese cooperative associate alle centrali vengono quasi tutte revisionate, con una percentuale vicina al 90 per cento, quelle non aderenti, che dovrebbero essere revisionate dallo Stato tramite la convenzione da lei citata, raramente sono soggette a tale procedura. Sono così emersi casi di cooperazione spuria che registriamo abbastanza frequentemente. Quindi, la convenzione da lei citata tra il Ministero dello sviluppo economico e quello del lavoro non funziona. Allora perché il Governo e il ministero non accedono alla convenzione con le centrali che hanno dimostrato un grado maggiore di efficienza e controllo delle imprese cooperative?
Lei ha detto che si cerca di migliorare. Tuttavia, esiste un dato precedente. Le cooperative non aderenti sono revisionate, a seconda del biennio, in una percentuale che oscilla tra il 5 e il 10 per cento. Le cooperative aderenti alle centrali sono revisionate in una percentuale vicina al 90 per cento. Il Governo avrebbe dovuto tener conto di questi dati. Come si dice solitamente, il vino cattivo caccia quello buono. La cooperazione cattiva scaccia quella buona.
Quindi, chiediamo al Governo un'iniziativa urgente, perché tutti i giorni assistiamo a fatti del genere. Credo che vi sia da dire qualcosa in più. Oggi il controllo delle imprese è importante perché ne certifica la qualità e l'efficienza. Quindi, in conclusione, mi dichiaro soddisfatto solo in piccola parte e sollecito il Governo ad assumere quei provvedimenti meglio spiegati nel testo dell'interrogazione da noi presentata.
(Iniziative volte a garantire il miglioramento della qualità e la riduzione dei costi dei servizi pubblici nonché l'accesso agli stessi delle categorie più disagiate - n. 3-00485)
PRESIDENTE. L'onorevole Testa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00485 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
FEDERICO TESTA. Signor Presidente, signor ministro, i servizi pubblici locali -Pag. 50quindi l'erogazione di gas, energia elettrica, la gestione degli acquedotti e dei depuratori, il ciclo dei rifiuti, il trasporto locale - rivestono un ruolo importante nell'economia italiana ai fini dello sviluppo economico del paese ed incidono fortemente sulla qualità della vita quotidiana, dei cittadini innanzitutto ma anche delle imprese, in relazione sia ai costi che sostengono per i servizi stessi sia alla qualità che viene loro erogata.
In tale contesto l'Esecutivo ha già avviato un percorso di riforma del settore finalizzato a promuovere la concorrenza per garantire migliori servizi. In questo quadro, le chiediamo di specificare quali siano gli indirizzi che il Governo intende assumere per favorire adeguate politiche industriali che, nel rispetto delle peculiari caratteristiche dei bisogni soddisfatti, sviluppino i processi di liberalizzazione del mercato al fine di garantire l'accesso ai servizi e alle categorie più disagiate, la riduzione dei costi per cittadini ed imprese, il miglioramento della qualità.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Il processo di riforma dei servizi pubblici locali fu avviato alla fine negli anni Novanta ed interrotto sostanzialmente dal Testo unico sull'ordinamento degli enti locali, approvato nel corso della scorsa legislatura, che ha cristallizzato la situazione esistente. Con il disegno di legge delega, inviato al Parlamento ed approvato lo scorso luglio insieme alle misure di liberalizzazione, vogliamo promuovere un riordino della disciplina dei servizi pubblici locali in modo da risolvere fondamentalmente due questioni.
Intanto, vogliamo introdurre un meccanismo competitivo per la scelta del gestore del servizio, con l'obiettivo di assicurare gli investimenti necessari, l'accessibilità al servizio e la sua qualità. Non ci interessa la natura del soggetto - privato o partecipato dal comune - che però deve essere scelto mediante gara, sulla base del miglior progetto industriale e con le maggiori garanzie per gli utenti. L'architrave di questa disciplina è costituita dal generale ricorso a procedure competitive; il ricorso a forme diverse di affidamento resta consentito solo eccezionalmente e per periodi limitati.
Vengono anche limitati i casi di gestione del servizio pubblico locale in regime di esclusiva, prevedendosi, quindi, una fascia di liberalizzazione dell'attività economica.
La seconda questione riguarda il rafforzamento degli strumenti di controllo del rispetto degli obblighi di servizio e di tutela degli utenti. In questo caso, bisogna valorizzare le funzioni di indirizzo politico del comune. Infatti, dobbiamo assicurare i livelli minimi garantiti per ciascun servizio e le modalità di ristoro dell'utenza in caso di inottemperanza, prevedendo che la permanenza dell'affidamento sia condizionata ad un riscontro positivo da parte degli utenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Merloni, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MARIA PAOLA MERLONI. Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare il signor ministro per la sua risposta. Il capitolo dei servizi pubblici è di particolare interesse per tutti i cittadini e per le imprese, per cui ogni provvedimento che sarà adottato risponderà ad esigenze vere e sentite. D'altra parte, già nello scorso mese di luglio era stato accolto con favore, perché ritenuto un primo passo verso la modernizzazione del paese, il decreto-legge sulle riforme e le liberalizzazioni presentato dal Governo, al quale lei, signor ministro, ha lavorato con coraggio, determinazione, coerenza ed efficienza. La qualità dei servizi e i minori costi che ci auguriamo deriveranno dalla liberalizzazione dei servizi pubblici locali dovranno tradursi in maggiori e oggettivi vantaggi per il cittadino-utente ed aiutare le imprese nel percorso di recupero della competitività. Non dimentichiamo che i temiPag. 51delle liberalizzazioni e delle riforme costituiscono alcune tra le più significative caratteristiche del programma di questo Governo. Dunque, è necessario procedere con determinazione, senza incertezze, compiendo anche scelte innovative, sapendo ascoltare tutti i soggetti interessati e portando avanti la concertazione necessaria per il buon esito del provvedimento.
(Misure in materia di privatizzazione delle società partecipate dallo Stato - n. 3-00486)
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00486 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signor ministro, è pacifico e indiscusso che l'attuale Governo abbia ereditato una situazione di cassa, a dir poco, drammatica, dal passato. È indubbio, parimenti, che i processi di spinta liberalizzazione in ordine ai grandi monopoli di fatto ancora esistenti nel nostro paese - mi riferisco, in particolare, alle infrastrutture, cioè ai trasporti, alle ferrovie e ai trasporti aerei, benché questo ragionamento possa essere esteso a tutto il settore delle telecomunicazioni - segnano o, almeno, potrebbero segnare il punto di svolta in tema di aumento della produttività e, quindi, di reperimento di risorse da destinare al progresso, cioè alla redistribuzione a vantaggio delle fasce deboli dei cittadini-fruitori. A tal proposito, preme sottolineare che soltanto i Governi di centrosinistra, sia nel corso di questa legislatura, sia nel corso di legislature precedenti, sono stati artefici di autentici processi di liberalizzazione.
Tanto premesso, sono a chiedere all'onorevole ministro quali iniziative il Governo intenda intraprendere a questo proposito.
PRESIDENTE. Mi permetto di comunicare che sta assistendo alla seduta una classe della scuola media statale «Tito Minniti» di Napoli, alla quale sia la Presidenza sia, credo, l'intera Assemblea rivolgono il loro saluto (Applausi).
Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, nell'interrogazione si parla di liberalizzazione e di privatizzazione - sono due concetti, naturalmente, molto diversi - a proposito dei trasporti, in particolare, e delle infrastrutture. Ne approfitto per affermare che, per quel che riguarda i trasporti ferroviari, oggi ci troviamo in una situazione normativa tale per cui qualunque operatore economico titolare di licenza può accedere al mercato, a condizioni non discriminatorie, per svolgere traffico a lunga e media percorrenza, in concorrenza con la società Trenitalia. Ciò è possibile in virtù di una norma che io stesso introdussi nella legge finanziaria del 2001, che è valsa a produrre i primi interventi in concorrenza nel campo del trasporto delle merci ma ancora non vi è stato alcun impegno da parte di altri soggetti nel settore del trasporto delle persone.
Approfitto dell'occasione per augurarmi che, in presenza di un potenziamento in atto dell'infrastruttura ferroviaria, possano esserci investitori, in grado di corrispondere alle esigenze del paese, attraverso l'utilizzazione di quella norma.
Per quanto riguarda l'ANAS, ricordo che il disegno di legge finanziaria, in approvazione in queste ore, prevede la realizzazione della piena separazione organizzativa, amministrativa, finanziaria e contabile delle attività più tipicamente regolatorie di ANAS rispetto a quelle industriali.
In relazione ad Alitalia, è ben noto che stiamo procedendo alla cessione del 30,1 per cento della società. Faccio presente che questa stessa società, l'Alitalia, non opera in regime di monopolio, ma, attualmente, unico caso in Europa, ha una quota di mercato intorno al 50 per cento,Pag. 52a differenza di società come Lufthansa e Air France, che hanno quote di mercato rispettivamente del 72 e del 78 per cento.
A proposito delle Poste, cui l'interrogazione fa riferimento, sulla base della normativa vigente comunitaria, è prevista la piena liberalizzazione del mercato, a partire dal primo gennaio 2009. La commissione, eventualmente, potrà stabilire ulteriori tappe intermedie e garantire le forme per la sostenibilità degli obblighi di servizio universale.
Concludo dicendo che, in tutto questo comparto, credo che sarebbe ora di ragionare sull'allestimento di un'Authority, che possa governare meglio i sistemi regolatori attorno alla questione generale dei trasporti.
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di replicare.
GINO CAPOTOSTI. Ringrazio il ministro per l'autorevole ed illustre esposizione. Nella mia premessa, ho già sottolineato che, non solo questo Governo di centrosinistra, ma anche il precedente Governo di centrosinistra, contrariamente a quello di centrodestra, sono stati capaci di attuare provvedimenti di riforma, come quello di cui oggi discutiamo. Mi permetto di dire, a nome del mio partito, Popolari-Udeur, che guardiamo al ministro come ad un autentico campione dei processi di liberalizzazione e privatizzazione e che ci aspettiamo molto dal Governo sotto questo fronte, perché siamo convinti che sia il punto dal quale possano scaturire notevoli ricchezze. Esortiamo, quindi, il ministro ad andare avanti sotto questo profilo e a non tralasciare alcuna azione. Da parte nostra, saremo convinti sostenitori di qualsiasi iniziativa in materia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,55.