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Discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis-B); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (e relative note di variazioni) (Approvati dalla Camera e modificati dal Senato) (A.C. 1747-B).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dalla Camera e modificati dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (e relative note di variazioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione congiunta sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto della seduta della 19 dicembre 2006.
(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1746-bis-B e A.C. 1747-B)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
Avverto che il presidente del gruppo di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento, senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore sul disegno di legge n. 1746-bis-B, deputato Ventura, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 1746-bis-B. Signor Presidente, da oltre ottanta giorni la manovra sui conti pubblici è oggetto di intenso lavoro nelle Camere: è stata discussa in modo dettagliato e commentata sugli organi di informazione. Nessuna finanziaria precedente ha conosciuto un iter così trasparente e così intensamente partecipativo quanto l'attuale. Ogni ministro ha preso parte alla sua stesura, manifestandoPag. 2esigenze raccolte nel concreto contatto con la realtà della quale è responsabile politico e istituzionale. Per la verità, questo è accaduto ampiamente anche dopo l'approvazione della finanziaria da parte del Consiglio dei ministri.
Le regioni, le province, i comuni, le rappresentanze dei lavoratori e degli imprenditori, i commercianti e gli artigiani sono stati ascoltati ripetutamente. Devo dire, a proposito di quest'ultimi - commercianti e artigiani -, che è stato sanato quello che poteva sembrare un punto lesivo della loro rappresentanza (mi riferisco alla fase precedente al varo della finanziaria). Detto questo, la mia impressione è che in molti commenti si è continuato a sottovalutare il peso dell'enorme debito pubblico accumulato tanto che negli ultimi due anni lo si è lasciato crescere; vorrei ricordare a noi tutti, a tutti i colleghi, che per pagarne gli interessi occorre reperire ogni anno 70 miliardi e senza l'euro e senza la ritrovata stabilità dei prezzi - due obiettivi faticosamente e meritoriamente raggiunti dal primo Governo Prodi - il peso degli interessi sarebbe insostenibile. I nostri titoli di Stato vengono sottoscritti, in larga parte, da investitori esteri; quindi, se i conti dell'Italia fossero giudicati poco affidabili, la legge del mercato imporrebbe un rialzo dei tassi; ecco perché l'azzeramento dell'avanzo primario è stato un fatto che noi continuiamo a giudicare di straordinaria gravità.
Mettere a posto i conti, ristabilire un avanzo primario, dare certezze ai mercati è dunque un'esigenza primaria ed è quello che in questa legge finanziaria prioritariamente abbiamo cercato di fare.
Signor Presidente, vorrei ricordare che, nel corso del 2006, anche alla luce della decisione di Eurostat, intervenuta nel maggio 2005, si è dovuto operare affinché le passività contratte sui mercati finanziari da Infrastrutture Spa, per finanziare la rete alta velocità-alta capacità, fossero riclassificate nel debito dello Stato, poiché ISPA è, intanto, confluita nella Cassa depositi e prestiti. È apparso opportuno procedere all'accollo, da parte dello Stato, del debito nei confronti della stessa Cassa depositi e prestiti. L'operazione ha impatto, in termini di indebitamento netto, interamente sull'esercizio 2006, mentre nel 2007 incide solo per la quota interessi.
A ciò vi sono da aggiungere quelle manovre che si sono rese necessarie dopo la sentenza europea relativa ai rimborsi IVA per le auto aziendali: tutte vicende note, ma che denotano un quadro di grande difficoltà che è venuto a determinarsi nel corso del 2006 e che ha richiesto una terapia molto forte per riportare i conti sotto controllo.
Qui si innesta una risposta che è necessario dare, poiché nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria si è continuato a dire che sarebbe stata necessaria la sola correzione del tendenziale. Vorrei ricordare che ciò non avrebbe consentito di recuperare le risorse necessarie a funzioni e interventi indispensabili. Si sarebbero bloccate le ferrovie, interrotti i lavori per le strade, sospese le missioni di pace. Non si sarebbero potuti rinnovare i contratti di lavoro per il pubblico impiego ed avremmo dovuto rinunziare ad ogni intervento di stimolo all'economia e all'innovazione. Avremmo dovuto rinunziare a forme di sostegno alle famiglie con figli, alle donne lavoratrici, agli anziani non autosufficienti e così via.
Pertanto, quello della sola correzione tendenziale si è presentato come un falso problema: non sarebbe stato in grado di rimettere in movimento, dinamicamente, gli aspetti fondamentali che riguardano la nostra società.
I dati smentiscono chi critica questa finanziaria, considerandola come una manovra sbilanciata dal lato dell'incremento delle imposte o chi mette l'accento sul fatto che la caratterizzazione riguarderebbe esclusivamente l'incremento delle imposte. Anzi, le entrate dovute alle tasse diminuiscono di 580 milioni. Anche le spese dello Stato diminuiscono di ben 1570 milioni. Il disegno di legge finanziaria aumenta di oltre 2 miliardi e mezzo il saldo della spesa per gli investimenti. Inoltre, le maggiori risorse che deriverannoPag. 3dalle misure contro l'elusione e l'evasione fiscale saranno destinate alla diminuzione della pressione fiscale.
Questo disegno di legge finanziaria attua un contenimento della spesa corrente che ha pochi precedenti nel passato e rappresenta una vera e propria inversione di rotta rispetto alle tendenze in atto. Lo si fa con misure permanenti e strutturali, e non con misure temporanee. Si mette un vincolo all'aumento, sinora quasi incontrollato, della spesa sanitaria e si avvia un iter di razionalizzazione della spesa dei comuni. Sulle spese dei Ministeri si effettuano - più che in ognuna delle precedenti manovre di bilancio - risparmi sostanziali. Il tutto per una somma complessiva di oltre 10 miliardi di euro.
Complessivamente, si attua una ricomposizione e riqualificazione importante della spesa corrente, che viene ridotta, e di quella in conto capitale, che viene sostanzialmente incrementata.
È del tutto ovvio, colleghi, che ciò non esaurisce la necessità di un dibattito, che si sta sviluppando ancora in queste settimane, su come impostare ed attuare un programma più incisivo di riforme.
Si interviene anche sullo sviluppo; si rifinanziano con circa 4 miliardi ferrovie ed opere pubbliche che, fra l'altro, rappresentano sostegno all'occupazione. Per rendere più competitive le nostre imprese si alleggerisce il costo del lavoro; il cuneo fiscale costerà nel 2007 circa 5 miliardi, una parte dei quali andrà in busta paga.
Vorrei, Presidente e colleghi, dare conto, sia pure molto rapidamente, di alcune misure introdotte dal Senato e finalizzate allo sviluppo.
È stata cancellata l'imposta di successione per i passaggi di imprese da padre a figlio, a condizione che l'esercizio sia continuato per almeno cinque anni; si è alleggerita la stretta sugli studi di settore; sono state apportate agevolazioni a favore delle società che risultano da operazioni di aggregazione aziendale, realizzate attraverso fusione o scissione e atto di conferimento; 330 milioni sono stati destinati per favorire la riforma dell'autotrasporto di merci e salvaguardare la competitività delle imprese che operano in tale settore, favorendone la riqualificazione imprenditoriale. È stato esteso il credito di imposta anche agli investimenti in agricoltura.
Per le infrastrutture ho già detto, ma vorrei, soprattutto, ricordare che, per l'alta velocità, sono stati assicurati 8,1 miliardi di euro nel periodo 2007-2021, di cui 3,3 miliardi nel prossimo triennio per la prosecuzione degli interventi relativi al sistema alta velocità/alta capacità.
Sono state poi previste risorse significative relative allo sviluppo per obblighi che erano stati assunti dallo Stato per Trenitalia, obblighi e servizi resi, peraltro, sino al 2003.
Per l'equità, occorreva sostenere le famiglie ed il lavoro femminile, i disabili e gli anziani indigenti; occorreva far pagare qualcosa di meno a chi guadagna di meno.
Il risultato delle tre operazioni di modifica delle aliquote di imposta e degli scaglioni di reintroduzione delle detrazioni in luogo delle deduzioni e di aumento degli assegni familiari è un aumento del reddito disponibile per redditi medi e bassi, specie per quanto riguarda le famiglie con figli, ma sui contribuenti andranno ad incidere anche altre misure. Così alcune ricerche hanno provato a calcolare l'impatto complessivo che la finanziaria avrà sui bilanci delle famiglie italiane. Cito, ad esempio, un'elaborazione de Il Sole-24 Ore e del centro studi Sintesi, per i quali l'impatto della finanziaria 2007 sul bilancio della famiglia media italiana comporterà un attivo di 120 euro.
È questo il risultato, tra 752 euro di vantaggi e 632 euro di aggravi, per una famiglia composta da due coniugi dipendenti nel settore terziario, con uno stipendio mensile di 1.300 euro ciascuno, un reddito imponibile di 42 mila euro complessivo ed un figlio di 10 anni a carico.
Altre misure introdotte dal Senato intervengono per sostenere le famiglie ed i cittadini: detrazioni IRPEF di almeno 1.380 euro per lavoratori con contratto a tempo determinato, concessione di un contributo di 800 euro ed esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per due anni in caso di acquisto dal 3 ottobrePag. 42006 al 31 dicembre 2007 di veicoli classificati euro 4, euro 5, a fronte della rottamazione di veicoli classificati euro 0 o euro 1.
Viene soppresso il ticket per le prestazioni al pronto soccorso, la cui condizione sia classificata come «codice verde». Si stanziano 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 per gli asili nido, al fine di raggiungere entro il 2010 l'obiettivo della copertura del 33 per cento dei bambini al di sotto dei tre anni. Trenta milioni di euro, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, sono destinati alla realizzazione di un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.
Un'attenzione particolare è stata posta al mondo del lavoro, a partire dalla lotta a quello sommerso. Questa probabilmente è una delle parti significative delle modifiche apportate da Camera e Senato al testo originario della legge finanziaria. Vorrei ricordare che è stata risolta gran parte delle questioni legate alla precarizzazione del mondo del lavoro e quella riguardante la scuola, compresa la «coda» famosa relativa alle liste per le assunzioni. Si sono inoltre poste le basi per interventi nel mondo di coloro che agiscono nel settore della sicurezza: forze di polizia e carabinieri. Primi segnali sono stati infine dati anche per assunzioni e stabilizzazioni nel corpo di vigili urbani.
Sul fronte delle entrate si è puntato anzitutto al recupero dell'evasione fiscale e quindi a far pagare le tasse a chi non le paga. Su questo argomento vorrei insistere rapidamente, sottolineando ancora una volta il fatto che, nel valutare la pressione fiscale, l'aumento delle entrate derivanti dal ridursi dell'evasione è cosa ben diversa dall'aumento delle aliquote legali di prelievo. L'emendamento in sede di Commissione bilancio del Senato interviene sulla destinazione delle maggiori entrate che si dovessero realizzare nel 2007 rispetto alle previsioni. Si dispone che le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, eccedenti rispetto agli obiettivi di risanamento dei conti pubblici, siano destinate, qualora permanenti, alla riduzione della pressione fiscale, dando priorità a misure di sostegno del reddito verso soggetti incapienti, ovvero appartenenti alle fasce di reddito più basse, salvo che si renda necessario assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti, necessari per fronteggiare calamità naturali ovvero improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese.
Il tempo passa rapidamente e quindi mi avvio alla conclusione. Vi è un ultimo punto, prima di arrivare a svolgere due considerazioni conclusive, che vorrei sottolineare e che riguarda il mondo delle autonomie. Dopo tanto parlare si è finalmente avviato il processo del federalismo fiscale. Ulteriori disposizioni introdotte al Senato hanno migliorato, anche con il contributo dell'opposizione, le norme relative. I comuni possono esentare i contribuenti con redditi bassi dall'addizionale IRPEF. Si dispone l'obbligo per i comuni che abbiano introdotto un'imposta di scopo di provvedere al rimborso dei versamenti effettuati dal contribuente per tale imposta nel caso di mancato inizio dell'opera entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo. Tuttavia, probabilmente la parte più significativa è quella che riguarda l'anticipazione di un anno della partecipazione dinamica al gettito IRPEF, che pone le premesse per una sistemazione a regime di tutto il grande e faticoso processo del federalismo fiscale.
Signor Presidente, non si può sottacere la questione relativa all'emendamento che sta facendo molto discutere e che molto a lungo ha fatto discutere anche la Commissione bilancio.
Mi riferisco all'emendamento in materia di prescrizione dei giudizi dinanzi alla Corte dei conti: è stato un errore molto grave, già denunciato da tutta l'Unione, e non solo. Quello che mi sento di auspicare è che si eviti che la suddetta norma possa entrare in vigore sia pure per un solo minuto e che la questione venga, quindi, risolta rapidamente, così come il Governo si è impegnato a fare.
Vi è un ultimo punto che solleva qualche perplessità riguardo alla norma che limita la retribuzione dei dirigenti esterniPag. 5alla pubblica amministrazione. Forse, sarebbe stato consigliabile un riordino complessivo che avesse avuto ad oggetto la retribuzione delle carriere dirigenziali in senso lato dello Stato. Invece, la norma riguarda i soli dirigenti assunti dall'esterno. A tale riguardo, penso che potrà essere presentato un ordine del giorno che impegni il Governo a tornare, nei tempi che deciderà, sul riordino dell'intera materia: ciò è necessario per una razionalizzazione ed una stabilizzazione effettiva dei rapporti tra esterni ed interni che operano nella pubblica amministrazione.
Infine, signor Presidente, e so di parlare di un argomento sul quale ha mostrato grande sensibilità, non posso che ribadire, anche alla luce dell'esperienza delle ultime sessioni di bilancio, che la riforma dell'esame parlamentare della manovra di bilancio, una riforma che snellisca le procedure salvaguardando le prerogative delle Camere, deve diventare nei prossimi mesi una priorità per tutto il Parlamento. Vorrei ricordare in questa sede che in Commissione bilancio, che pure ha avuto due settimane di tempo per esaminare il provvedimento mentre l'Assemblea non lavorava, sono stati presentati complessivamente 5.015 emendamenti. Le modifiche approvate in sede referente da parte della Commissione bilancio sono state 38, ma sono tutte decadute in quanto la Commissione non è riuscita a completare l'esame del provvedimento e non ha votato il mandato al relatore per l'Assemblea. In Assemblea sono state di nuovo presentate migliaia di emendamenti; è così intervenuto il maxiemendamento del Governo sul quale è stata posta la questione di fiducia. Il testo approvato dal Senato contiene gran parte del lavoro istruito nella Commissione del Senato, come era accaduto alla Camera dei deputati: questo ci dimostra che porsi tale problema sta diventando un fatto sostanziale non solo di funzionamento corretto del rapporto tra Governo e Parlamento, ma delle stesse prerogative di Camera e Senato. È un fatto che può rendere più trasparente anche il rapporto tra istituzioni e cittadini su un punto delicato ed essenziale qual è la sessione di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Il relatore sul disegno di legge n. 1747-B, deputato Piro, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO PIRO, Relatore sul disegno di legge n. 1747-B. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signore e signori deputati, la legge di bilancio e la legge finanziaria giungono in aula per la terza lettura con previsioni e disposizioni notevolmente modificate rispetto a quelle già approvate dalla Camera in prima lettura. L'esame del Senato ha, infatti, determinato numerosi cambiamenti sia ai testi normativi, sia alle previsioni finanziarie, anche se, in verità, tali modifiche hanno interessato soltanto il 5 per cento delle risorse previste dai provvedimenti.
Le modalità di approvazione dei provvedimenti hanno rinfocolato le polemiche sulla struttura dei documenti finanziari, sul gigantismo, in particolare, della legge finanziaria, sul ricorso continuo, ormai diventato sistemico, al voto di fiducia e sull'espropriazione che, per questi motivi, si determina delle prerogative parlamentari. D'altro canto, si è diffusa e consolidata la convinzione, che vorrei ritenere irreversibile e determinante, che occorre arrivare, nel più breve tempo possibile, ad una sostanziale revisione dei meccanismi che presiedono alla formazione ed all'approvazione dei documenti finanziari. Mi auguro, dunque, che il dibattito possa svilupparsi presto in Parlamento e mi auguro anche che a questo dibattito il Governo voglia contribuire con sue valutazioni e proposte. Sottolineo la necessità che si sviluppi una approfondita riflessione sullo «strumento» bilancio: bilancio di previsione annuale, bilancio pluriennale e rendiconto di bilancio. Il bilancio dello Stato, ormai, è diventato uno strumento depotenziato nel quadro della finanza pubblica, uno strumento poco utilizzato anche ai fini del controllo degli andamenti di finanza statale, uno strumento pocoPag. 6utile anche ai fini della trasparenza e della conoscibilità, ad esempio, della destinazione della spesa statale. Da questo punto di vista, si impone l'adozione di strumenti più penetranti e più leggibili anche da parte dei cittadini. Mi riferisco, ad esempio, ad un documento che analizzi ed effettui verifiche sulla attuazione, almeno, delle principali leggi di spesa, dal punto di vista non solo finanziario ma, soprattutto, sotto il profilo dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi individuati e programmati. Mi riferisco a strumenti come i bilanci sociali, che illustrino come sono reperite le risorse e come sono utilizzate, a cominciare, magari, dal bilancio ambientale, redatto, come è necessario, a consuntivo.
Il Senato ha apportato modifiche ad alcuni articoli del disegno di legge di bilancio e, tra queste, assume particolare rilievo la previsione contenuta nell'articolo 22, comma 21, secondo la quale le variazioni compensative di cassa, che il ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con decreto, su proposta del ministro competente, nell'ambito di ciascun titolo di bilancio tra capitoli dell'unità previsionale di base del medesimo stato di previsione, devono essere comunicate anche alle Commissioni parlamentari competenti, con l'evidente fine di potenziarne l'attività di controllo. Come emerge dalla terza nota di variazione, l'esame parlamentare del disegno di legge finanziaria ha determinato un incremento delle entrate finali di 8.852 milioni di euro, rispetto al bilancio a legislazione vigente, derivante, quasi per intero, da un aumento delle entrate tributarie. Per le spese finali si è registrato un aumento di 37.310 milioni di euro, sempre rispetto al bilancio a legislazione vigente, con un incremento delle spese in conto capitale di 21.445 milioni di euro, pari al 76,7 per cento, ed un incremento delle spese correnti di 15.865 milioni di euro, pari al 3,7 per cento. Invece, rispetto al testo esitato dalla Camera, le modifiche apportate al Senato hanno fatto registrare maggiori entrate per 900 milioni di euro e maggiori spese per circa 4 miliardi di euro. Il dato sulle spese, peraltro, non comprende gli effetti derivanti dall'attuale comma 507 che, lo ricordo, dispone un accantonamento lineare sulle unità previsionali di base e, pertanto, in questo momento non ha riflessi sui dati di bilancio ma sicuramente inciderà per oltre 4,5 miliardi di euro sulla spesa portata dalle unità previsionali di base.
L'effetto complessivo della manovra di finanza pubblica, come modificata nel corso dell'esame parlamentare, determina un livello del saldo netto da finanziare, al lordo delle regolazioni contabili e debitorie, pari a 35.492 milioni di euro, con un peggioramento, rispetto al testo approvato dalla Camera, di 2.927 milioni, interamente imputabile, però, a maggiori regolazioni debitorie.
Tale livello del saldo netto della finanziaria, tuttavia, si attesta al di sotto del limite massimo indicato all'articolo 1 del disegno di legge finanziaria, che - ricordo - fissava il limite a 38.520 milioni, mentre il ricorso al mercato risulta pari a 224.591 milioni di euro, laddove il tetto fissato dalla legge finanziaria è pari a 240.500 milioni.
Molto si è discusso e molto si è anche polemizzato sull'effettiva corrispondenza di questa manovra finanziaria agli obiettivi, in particolare, del contenimento della spesa pubblica e del risanamento finanziario, nonché del rilancio degli investimenti e dello sviluppo.
Alcune indicazioni molto precise possono venire anche dall'analisi comparativa tra i dati del bilancio che stiamo per approvare e quelli relativi al bilancio di previsione per il 2006. Al lordo delle regolazioni debitorie e contabili, le entrate finali registrano adesso un incremento di circa 35 miliardi di euro, per intero ascrivibile all'aumento delle entrate tributarie, il cui importo è stato previsto anche in adesione all'andamento del gettito registrato quest'anno.
Le spese correnti registrano un aumento di circa 17 miliardi rispetto al 2006, ma il risparmio pubblico, che nel bilancio 2006 risultava negativo per 11,353 miliardi, nel bilancio 2007 risulta positivoPag. 7per 11,787 miliardi. Le spese in conto capitale sono incrementate di 15 miliardi corrispondenti ad un aumento percentuale, rispetto al 2006, di circa il 50 per cento. L'incremento percentuale ancora più accentuato, rispetto al 2006, lo registra anche l'avanzo primario.
Passando poi a considerare, dal punto di vista della qualità della spesa, come agisce la manovra finanziaria sul bilancio a legislazione vigente, possiamo evidenziare come, a livello dell'unità previsionale di base, le spese di funzionamento diminuiscono dello 0,3 per cento, ma gli investimenti aumentano del 48,6 per cento. A livello delle categorie di spesa, gli investimenti fissi aumentano del 69,8 per cento, i contributi agli investimenti delle imprese aumentano del 93 per cento, gli altri trasferimenti in conto capitale aumentano del 71,8 per cento.
In conclusione, si può affermare che ci accingiamo ad approvare una manovra finanziaria che, nel suo complesso, ma anche a livello del bilancio dello Stato, tende a realizzare gli obiettivi del risanamento e della riqualificazione della spesa pubblica, del reperimento delle risorse per incrementare l'avanzo primario e per stimolare gli investimenti e la crescita, della maggiore equità e della più elevata capacità di fornire risposte positive ai bisogni sociali più acuti (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Sta bene, signor ministro.
È iscritto a parlare il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Il disegno di legge finanziaria, che in questa sede dobbiamo valutare, in terza lettura, è completamente stravolto (non ripeto quanto già egregiamente detto dal relatore in proposito) rispetto al testo che abbiamo esaminato all'inizio della sessione di bilancio, il quale però è uscito dall'aula della Camera già stravolto dagli emendamenti presentati dal Governo e dalla maggioranza nel corso dell'esame in Commissione e poi con il voto di fiducia. Iniziato con un numero di articoli relativamente ridotto, dopo l'approvazione del voto di fiducia, è «uscito» dalla Camera con 826 commi che, adesso, sono diventati 1.367 dopo l'esame al Senato. Quindi, si tratta di una struttura barocca che, nel passaggio al Senato, si è ulteriormente arricchita di commi.
Se, nella prima lettura, che, come sapete, ha per legge una durata di 45 giorni, avviene uno stravolgimento del testo originario delle dimensioni che ho appena descritto e, nel corso della seconda lettura, della durata di 30 giorni, si aggiunge un ulteriore stravolgimento, siamo di fronte ad una strozzatura dei dibattiti parlamentari, in Commissione e in Assemblea, con un rischio davvero pericoloso, come il sottosegretario Sartor sa, perché ne abbiamo parlato in Commissione. Mi rivolgo agli amici e colleghi della sinistra che, come noi, sono certamente sensibili alla difesa del primato della politica. Ebbene, se di fronte ad uno stravolgimento del testo originario, avvenuto nei tre passaggi, con tempi così ristretti, si verificano fenomeni, come il famoso comma sulla prescrizione dei reati contabili e, probabilmente, come altre «perle» che verranno fuori, e se il Governo affronterà il testo in modo molto approfondito (forse, nel decreto di fine anno o in altro provvedimento nel prossimo anno), scopriremo come queste norme si sono spesso costruite su affanni del Governo e della maggioranza e, soprattutto, con un indebito spazio concesso alla burocrazia ministeriale che reca danno al primato della politica. Nelle Camere, dunque, si dovrà affrontare urgentemente il problema della riforma della sessione di bilancio, soprattutto se, come avviene, è la burocrazia che ci detta le norme per la strozzatura del dibattito e se la fretta nella predisposizione dei testi finisca per provocare la costruzione di queste «perle», come ilPag. 8comma incriminato. Siamo di fronte ad uno stravolgimento e ad una riduzione del primato della politica che dobbiamo affrontare seriamente. È dal 1996 che aspetto la riforma della sessione di bilancio e chissà ancora quanto tempo passerà prima della sua attuazione.
Passando ora ad aspetti più specifici, vorrei ricordare alcune incongruenze. I commi dal 417 al 420 prevedono un fondo di stabilizzazione per i dipendenti pubblici con contratti flessibili (5 milioni all'anno per tre anni). Questo fondo dovrebbe essere incrementato ulteriormente con una parte delle disponibilità derivanti dai conti bancari dormienti che, come sappiamo, possono essere recuperati presso le banche in cui giacciono dagli aventi diritto in qualunque momento. Tali conti erano destinati dalla legge n. 266 del 2005 a ristorare coloro che erano stati danneggiati dalle frodi finanziarie ben note. Non si capisce se questa norma resta in piedi o, comunque, se vengono danneggiati coloro che dovrebbero aspettare il ristoro delle conseguenze delle frodi finanziarie. In più, i conti dormienti dovevano essere destinati all'aumento del fondo per l'ammortamento del debito pubblico, con l'effetto di provocare un minor onere per servizio interessi, riducendo così la spesa corrente. Se non possiamo più ridurre, nelle dimensioni previste, la spesa corrente per il servizio degli interessi dei prestiti pubblici, evidentemente, destinando una quota per finanziare le situazioni concernenti i contratti flessibili della pubblica amministrazione, sostituiamo una spesa corrente con un'altra spesa corrente e il totale della stessa non si riduce.
In tal modo non risolviamo il problema della riduzione strutturale del servizio interessi del debito pubblico, che è il problema principe del nostro paese, visto che abbiamo 1 milione e 600 miliardi di euro di debito pubblico accumulato.
Vi sono inoltre una serie di incongruenze. Da un lato, con i commi 915 e 920, si interviene a favore dell'autotrasporto merci, disponendo una serie di stanziamenti per ridurre il costo di questo autotrasporto, che voi sapete è molto importante per il nostro paese. Però, contemporaneamente, si aumentano i pedaggi, o meglio si introduce il pagamento di pedaggi su strade statali di interesse nazionale o autostradale - quindi strade affidate attualmente all'ANAS -, in relazione ad un eventuale prospettiva di direttiva dell'Unione europea, e addirittura si stabiliscono dei sovrapprezzi ulteriori sui pedaggi autostradali delle concessionarie attualmente esistenti, destinati a finanziare l'acquisto di materiale rotabile per le Ferrovie. Però, attenzione: non si tratta di acquisto di materiale rotabile per trasferire il trasporto delle merci da gomma a rotaia, e quindi per avere un effetto positivo dal punto di vista sia ambientale sia dei costi complessivi dell'autotrasporto merci, bensì di acquisto di materiale rotabile per le ferrovie regionali o metropolitane. Per carità, questo è un uso perfettamente legittimo, ma evidentemente c'è una contraddizione: da un lato, si sostiene l'autotrasporto merci, dall'altro, lo si carica di oneri particolari.
Vi è poi ancora tutta una serie di «perle» all'interno del provvedimento. Al collega Ventura, che ringrazio per la fatica che ha fatto in queste vicende della sessione di bilancio - mi rendo conto anche della frustrazione da lui sopportata, talvolta, come relatore, di dover proporre delle modifiche, che fra l'altro con il meccanismo del voto di fiducia sono state completamente cancellate; lui lo ha appena ricordato -, vorrei sottolineare che è vero che sono stati stanziati dei fondi per mantenere aperti i cantieri e completare le opere pubbliche che erano state preventivate dalla legge obiettivo, però questo era il minimo che si potesse chiedere a un Governo, che si trovava evidentemente ad ereditare delle opere pubbliche in corso di realizzazione, come per esempio l'alta velocità ferroviaria Torino-Milano-Napoli, che è fondamentale per il paese. Da questo punto di vista quindi non mi pare che ci sia nulla di nuovo.
Ciò che mi preoccupa come deputato eletto in Lombardia è il comma 979 sulla Pedemontana lombarda. Con questa norma si fa un trasferimento della funzionePag. 9di concedente dall'ANAS ad un soggetto probabilmente di natura pubblica partecipato dalla stessa ANAS e dalla regione Lombardia. Però non si capisce se questo ente resta nel perimetro della pubblica amministrazione o se ne fuoriesce. Se restasse all'interno della pubblica amministrazione, evidentemente ci sarebbe un problema di disponibilità finanziarie, che hanno riflessi sui flussi del bilancio pubblico. Inoltre non si dice nulla sulla situazione dei rapporti concessori esistenti. Questi rapporti restano in piedi con gli attuali titolari oppure vengono completamente cambiati? A quel punto come voi capite si potrebbe determinare un contenzioso, che potrebbe portare ad ulteriori ritardi nella realizzazione di queste opere. Non è detto nulla su questo aspetto.
Altri interventi - che naturalmente sono un fiore all'occhiello, secondo la sua mentalità, del ministro delle infrastrutture - sono quelli della revisione delle concessioni autostradali.
Ebbene, l'ho già detto sia presso la VIII che presso la V Commissione: secondo me, vi siete cacciati in un rischio di contenzioso amministrativo e forse anche costituzionale, oltre che europeo, visto che vi sono due denunce pendenti per infrazione delle direttive comunitarie. Evidentemente vi siete cacciati in un meccanismo pericoloso. Dio solo lo sa se in questo paese vi sia bisogno di investimenti infrastrutturali, in particolare dal punto di vista delle autostrade, e soprattutto nel nord del nostro paese (passante di Mestre, la Pedemontana, lombardo-veneta, le tangenziali di Milano, l'Asti-Cuneo e altro ancora) e vi cacciate in un meccanismo che rivede le concessioni autostradali e naturalmente apre problemi di contenzioso - come del resto hanno già denunciato l'Associazione delle concessionarie autostradali e naturalmente i singoli concessionari - e che certamente non facilita il completamento e la realizzazione di quelle opere, poiché siamo di fronte alla possibilità che flussi di investimento privati - e Dio solo lo sa quanto lo Stato ne abbia bisogno perché non ha i soldi per sostituirli - potrebbero non essere destinati a tali scopi e essere magari utilizzati altrove.
A tale proposito, mi sembra che già la Società Autostrade affermi di puntare all'estero e di non pensare più ad investire in Italia. Attenzione quindi: il signor ministro delle infrastrutture si è messo una bella medaglia nel proprio petto, magari con la sponsorizzazione del Presidente del Consiglio - non so bene per quali nascoste finalità di potere economico e finanziario nel quadro del riassetto del capitalismo italiano - che rischia di essere pagata dal paese sotto forma di minori investimenti nel settore delle infrastrutture, laddove invece, specialmente nelle regioni del nord, vi sarebbe bisogno di accelerare e completare questi investimenti anche per proiettarli verso il sud.
Non ci dimentichiamo che avete cancellato il ponte sullo stretto di Messina, che non avete pensato al completamento dell'alta velocità ferroviaria fino a Reggio Calabria: dunque non si comprende bene come questo collo di bottiglia dello stretto di Messina verrà superato e come il suo superamento potrà servire in futuro alla soluzione dei tanti problemi di sviluppo della regione Sicilia. Sono queste, dunque, le situazioni cui ci troviamo di fronte.
Naturalmente, non parlerò dell'imposta di successione e donazione: l'avete voluta introdurre, adesso vi siete accorti che è impopolare e quindi avete cercato di ridurne alcuni aspetti negativi, come ad esempio quello del trasferimento da padre a figlio di aziende con il vincolo del mantenimento della gestione per cinque anni, fatto che riduce ulteriormente il gettito di questa imposta che è veramente soltanto una «grida» di tipo ideologico, che non serve assolutamente a niente, se non a rompere le scatole alla gente e quindi a creare problemi ulteriori per la vostra popolarità.
Visto che nel testo vi sono 1.367 commi, ho trascorso la nottata a leggere quello che potevo: certo la lettura del Vangelo e della Bibbia sono molto più interessanti di questo «malloppo», che non sono riuscito a leggere tutto! Spero che i colleghi miPag. 10diano una mano per aggiungere ulteriori rilievi a queste mie modestissime considerazioni.
Per concludere, presidente Duilio, vediamo di affrontare il problema della sessione di bilancio. Mi auguro che dopo tre legislature si possa arrivare, visto che ormai il «bubbone» è esploso - onorevole Lettieri, anche lei lo sa -, ad una modifica.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
PIETRO ARMANI. Ho concluso, Presidente. Non si tratta però di un problema di regolamenti parlamentari, ma di procedura nel rapporto fra Governo e maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Presidente, noi del gruppo dei Verdi voteremo e sosterremo con fiducia la presente legge finanziaria, perché riteniamo che quello al nostro esame sia un buon testo e che risulti molto migliorato anche rispetto alla fase iniziale.
Tale testo registra miglioramenti sul piano sociale, sul piano della distribuzione e su quello ambientale.
Vi è un importante cambiamento di segno rispetto al passato, vi è più equità, più sviluppo; il sistema delle imprese, attraverso la riduzione del cuneo fiscale, può essere reso più competitivo sui mercati internazionali e vi sono incentivi automatici per una nuova occupazione e per gli investimenti.
Alcuni argomenti avevo avuto modo di evidenziarli in sede di discussione del provvedimento in prima lettura alla Camera; pertanto non mi dilungherò sulla volontà, ad esempio, di aprire il mercato al sistema dell'energia fotovoltaica. Mi permetto, quindi, di affrontare soltanto le modifiche approvate dal Senato.
Sul piano ambientale sono stati rifinanziati la legge sulla agricoltura biologica e quella sulla randagismo e una quota viene anche utilizzata per la sterilizzazione.
Qualcuno, in questi giorni, ha ironizzato anche sull'importanza di questo tema. Ma, colleghi, vi sono tante persone che hanno in casa un animale d'affezione e vi è grande sensibilità in ordine a tali questioni. Il nostro paese è attento a questi temi ed è giusto che la legge finanziaria se ne occupi.
Assai rilevante è l'approvazione da parte del Senato della questione delle bonifiche; siamo riusciti a trasferire, per la bonifica di Marghera e per il risanamento del sito dei Laghi di Mantova e polo chimico, i fondi forniti dalle aziende, che adesso saranno utilizzati per le bonifiche. È necessario che il principio secondo il quale chi inquina paga venga rispettato e che tutti i soldi che le imprese daranno allo Stato vengano utilizzati in futuro per risanare l'ambiente.
Un nuovo intervento molto significativo riguarda la bonifica dei poligoni utilizzati per le esercitazioni militari. Si utilizza una quota anche piccola degli investimenti previsti per il settore militare con riferimento ad alcune bonifiche.
Ricordo inoltre il sostegno ai militari che hanno contratto e contraggono malattie derivanti dall'attività svolta e dall'uso di materiali pericolosi; mi riferisco all'importante tema dell'uranio impoverito.
Ricordo poi il tema del dragaggio. Ci hanno accusati di essere contrari alla sistemazione e allo sviluppo dei porti, che costituisce una questione strategica del nostro paese. Noi vogliamo che questo sistema venga sviluppato, ma vogliamo che ciò avvenga nel rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale e a seguito delle valutazioni di impatto ambientale.
Un argomento di grande importanza approvato durante l'esame del provvedimento al Senato è quello della rottamazione. Si tratta di una disposizione che abbiamo predisposto per garantire ai sindaci la possibilità di intervenire per migliorare la qualità e la vivibilità delle città. Il fatto di aver previsto la possibilità che chi rottama una macchina può ricevere un abbonamento per utilizzare i mezzi pubblici costituisce veramente un qualcosa di rivoluzionario.Pag. 11
Eppure - mi rivolgo direttamente al Governo - in questa finanziaria sono contenuti due temi che determinano in noi Verdi grande sofferenza. Mi riferisco innanzitutto alla questione del CIP 6 a seguito del quale gli incentivi che dovrebbero essere assegnati alle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica saranno assegnati anche alle cosiddette fonti assimilabili. In tal modo, verranno bruciate sostanze che producono schifezze in atmosfera e che ricevono anche incentivi. Non solo, la delibera sul CIP 6 significa anche pagare il contributo per il certificato verde per l'importazione delle biomasse dall'estero. A mio avviso, si dovrebbe cambiare ritmo, incentivando la produzione energetica solamente con materiali prodotti a livello nazionale.
Un altro tema di criticità riguarda il finanziamento dell'autostrada Pedemontana lombarda e la creazione di una società partecipata tra ANAS e regione Lombardia. Si tratta di una società che ha poteri di concessionario e di concedente. Al riguardo, sussiste in primo luogo un problema di metodo: non si fanno accordi di questa portata solo con l'intesa di una parte della maggioranza! Se si realizzano operazioni, occorre il consenso di tutta la maggioranza.
C'è, poi, un problema di merito, perché facendo operazioni del genere, ritengo che si scardini il concetto del vero federalismo. Ciò significa, infatti, che ogni regione fa quello che vuole: significa che si scardina il concetto dei sani regolamenti che attengono alla rigorosa procedura per la realizzazione delle opere infrastrutturali e per la loro gestione.
Detto questo, in ogni caso, riteniamo che la manovra finanziaria che verrà approvata nelle prossime ore sia una buona manovra.
Ritengo, altresì, che le questioni legate all'ambiente siano di grande importanza e per questo motivo voteremo a favore del disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Iacomino. Ne ha facoltà.
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, colleghe deputate, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, la manovra finanziaria che viene dal Senato, certamente, ha seguito lo stesso iter sofferto già vissuto alla Camera, con la conseguente necessità di ricorrere alla fiducia, dipendendo innanzitutto da ragioni politiche, laddove il Governo vanta oggettive responsabilità per non avere definito e chiarito le proprie priorità, il cui esito è dipeso dalle scelte ostruzionistiche dell'opposizione.
La necessità, dunque, di abbandonare un'impostazione tecnicistica e ragionieristica per aprirsi ad una maggiore partecipazione, alla discussione e alla decisione, rende auspicabile, ma necessaria, una riforma delle procedure di bilancio per dare centralità agli organi parlamentari e al Parlamento stesso. Questa finanziaria, comunque, così come rappresentata, segna una forte discontinuità rispetto a quelle del Governo precedente e alle sue politiche economiche che hanno provocato profonde lacerazioni nel tessuto sociale, alterando ulteriormente uno squilibrio tra le diverse aree sociali e geografiche del paese, acuendo la sfiducia in vasti settori della società civile verso le istituzioni, accentuando il senso di precarietà della condizione di vita umana, materiale e morale degli italiani.
A questa pesante eredità lasciataci dal Governo delle destre e alla cui impostazione già una forza politica dell'allora maggioranza si è sottratta, il centrosinistra ha posto come linea guida dell'azione economica il risanamento dei conti pubblici, l'equità e lo sviluppo. La manovra segna un'importante mutamento di priorità e di referenti sociali. Ad una concezione etica ed autoritaria dello Stato si oppone una concezione della politica come riconoscimento dei soggetti sociali e delle condizioni materiali di vita, ritenendo che non possa esservi crescita senza riduzione delle diseguaglianze sociali.
Le stesse manifestazioni di lotta alle quali Rifondazione Comunista ha partecipato danno la rappresentazione di una democrazia partecipativa che non siPag. 12esprime nel confine del solo voto elettorale: la politica non può essere perimetrata in una dimensione esclusivamente istituzionale e il conflitto sociale rappresenta il sale della democrazia e dello sviluppo.
Proprio la democrazia partecipata, con le sue istanze di libertà e di eguaglianza, è il più efficace antidoto a qualsiasi tentativo di autoritarismo percepito in questi ultimi anni.
Le modifiche sostanziali alla manovra introdotta al Senato, grazie anche alle manifestazioni di lotta di questi mesi, rendono ancora più evidente e forte il tema della redistribuzione del reddito, accompagnato dal risanamento, dal riequilibrio dei conti pubblici e da una politica di sviluppo.
In queste settimane, alle polemiche e ad una comunicazione distorta e superficiale di organi mediatici, si è aggiunta la chiara e non tanto velata costituzione di una nuova forza politica (per dirla col ministro dell'economia, Padoa Schioppa), cioè, la Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo, che scende in campo nel tentativo di ricoprire quel vuoto politico del centro moderato e del centrodestra, nonostante l'attuale Governo e questa finanziaria premino fortemente le imprese, nella speranza - vana, aggiungo io - che le risorse loro attribuite dallo Stato contribuiscano allo sviluppo.
Il Governo ha ereditato una situazione di grave squilibrio dei conti pubblici, certificati dall'avanzo primario, passato dal 6,6 del PIL del 1997, allo 0,4 del 2005, dall'indebitamento netto, salito nel 2005, al 4,1 del PIL e dal debito pubblico, che è tornato ad aumentare, nel 2005, al 106 per cento del PIL.
L'insieme degli interventi contenuti nella legge finanziaria sul versante delle entrate ribadisce che la lotta all'evasione e all'elusione previdenziale costituisce una priorità dell'azione di Governo.
Le stime più recenti dell'economia indicano circa 200 miliardi di euro di evasione. Il contrasto all'evasione comporta la messa in atto di una strategia generale di controlli, e accertamenti, delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi ed è stata incentrata su strumenti indiretti di definizione delle basi imponibili, quali possono essere gli studi di settore.
Il Governo, con il maxiemendamento approvato dal Senato, ha opportunamente statuito che le maggiori entrate che dovessero realizzarsi nel 2007 rispetto alle previsioni saranno prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni.
In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale finalizzata al conseguimento degli obiettivi di sviluppo e di equità sociale, dando priorità a misure di sostegno al reddito dei soggetti incapienti o appartenenti alle fasce di reddito basse.
Le riduzioni di spesa necessarie a procurare risorse per finanziare il risanamento del bilancio e gli investimenti destinati allo sviluppo sono sempre molto complesse e controverse perché la spesa corrente del nostro paese è già ai livelli tra i più bassi dei principali partner europei. In tale situazione risulta oltremodo complesso reperire le risorse incidendo ulteriormente sulla spesa per cui, a meno di non immaginare una drastica politica deflattiva, risulta necessario agire, ai fini di una manovra bilanciata, anche sul versante delle entrate. Ciò non significa abbassare la guardia nella lotta contro gli sprechi della spesa pubblica, ma solo contrastare la semplicità dei vuoti proclami degli strenui assertori della riduzione della spesa pubblica senza alcuna altra qualificazione.
Gli interventi relativi al fondo per la competitività e per lo sviluppo, al fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica, al fondo per i trasferimenti correnti alle imprese pubbliche, all'autotrasporto ed alle Ferrovie dello Stato, insieme ai finanziamenti previsti dall'intera tabella D della legge finanziaria, per un totale complessivo di 5 miliardi di euro, sono finanziati a valere sulle risorse delPag. 13fondo trattamento fine rapporto gestito dall'INPS e nei limiti delle risorse affluite al fondo medesimo.
In tale difficile contesto si è cercato di adottare misure di redistribuzione del reddito nella consapevolezza che l'obiettivo dell'equità non può essere perseguito solo con la lotta all'evasione. Infatti, l'intervento sull'Irpef e sugli assegni familiari corregge il cosiddetto secondo modulo di riforma varato dal centrodestra.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 10,15)
SALVATORE IACOMINO. Cambiano le aliquote di imposta e gli scaglioni di reddito, crescono i risparmi di imposta mediante detrazioni sia per la produzione del reddito sia per i carichi di famiglia ed aumentano anche gli assegni familiari. Il risultato di queste tre operazioni messe insieme (scaglioni, riduzioni di imposta ed assegni) fa crescere il denaro disponibile per i redditi medi e bassi, recuperando risorse per sostenere i bilanci delle famiglie, specie di quelle con figli a carico. Vengono in particolare sostenuti i redditi dei lavoratori dipendenti e autonomi e quelli dei pensionati e, di conseguenza, anche la capacità di spesa della maggior parte delle famiglie italiane. In questo modo, si ottengono più equità, una maggiore capacità di spesa e di consumo, a cominciare dai consumi primari, e, dunque, una spinta espansiva per l'economia.
Nel complesso, la riforma ridistribuisce le risorse impegnate dal centrodestra con il secondo modulo e riduce il peso complessivo dell'IRPEF sulle famiglie di altri 600 milioni di euro. Le deduzioni da lavoro e pensione sono state trasformate in detrazioni d'imposta e sono state elevate. Il reddito su cui non si opera il prelievo sale, per i pensionati, da 7 mila a 7.500 euro.
Il ridisegno di aliquote e scaglioni riduce l'imposta dovuta per oltre il 90 per cento dei contribuenti che vivono con meno di 40 mila euro di reddito annuo.
Nel campo dei provvedimenti sulla redistribuzione del reddito e sull'equità sociale, un dovuto richiamo meritano gli interventi a sostegno della famiglia attuati mediante gli stanziamenti al fondo delle politiche per la famiglia, al piano degli asili nido ed al fondo per la non autosufficienza, cui si accompagnano detrazioni fiscali per il canone di locazione per gli studenti universitari fuori sede e detrazioni d'imposta per l'iscrizione dei minori nelle palestre.
Sono previste, inoltre, misure per la tutela della maternità e per l'assunzione delle donne al sud, per il reinserimento lavorativo, per la stabilizzazione dei lavoratori precari e per l'inclusione degli immigrati.
Le scelte sono state compiute, infatti, nella consapevolezza di operare una redistribuzione del reddito nell'ottica dell'equità, ritenendo non giusto imporre ulteriori limitazioni, oltre quelle già accettate quotidianamente, a chi stenta a fine mese né ai 7 milioni 475 mila 636 cittadini con una pensione fino a 500 euro mensili o ai 5 milioni 869 mila 735 cittadini con una pensione fino a mille euro mensili. Piaccia o non piaccia, questa è la realtà dell'universo delle pensioni italiane: il 73,8 per cento delle indennità erogate non supera i mille euro mensili e solo il 26,2 per cento supera i mille euro mensili. Tre pensioni su quattro sono a livello di semplice sussistenza per cui quando si discute di pensioni non si dovrebbe discettare solo dell'innalzamento dell'età pensionabile, ma anche del livello miserevole delle indennità erogate.
Accanto all'obiettivo dell'equità, lo sviluppo e la crescita dell'economia sono al centro delle politiche che il Governo propone con la manovra.
Il primo grande segnale che viene lanciato consiste in una riduzione di cinque punti percentuali del cosiddetto cuneo fiscale e contributivo. Dal punto di vista delle imprese, l'intervento è costituito da una deduzione...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
Pag. 14
SALVATORE IACOMINO. ...di parte del costo del lavoro dalla base imponibile IRAP.
Vorrei rilevare che, in particolare, vengono dedotti tutti gli oneri sociali corrispondenti ai soli lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Per ciascuno di tali lavoratori, inoltre, è dedotta anche una somma fissa, su base annua, di 5 mila euro per le imprese del centronord e di 10 mila euro per quelle del Sud, con ulteriori deduzioni per gli incrementi occupazionali relativi a lavoratrici donne assunte nel Mezzogiorno.
In materia di lavoro, sono previsti interventi volti a stabilizzare i rapporti lavorativi per favorire la piena trasformazione da co.co.co. e co.co.pro. in lavoro subordinato.
Il Mezzogiorno, inoltre, è al centro di una nuova iniziativa di rilancio...
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere!
SALVATORE IACOMINO. ...degli investimenti...
Presidente, ho ancora due minuti di tempo a disposizione...!
PRESIDENTE. A me non risulta...!
SALVATORE IACOMINO. Va bene, signor Presidente: allora, mi avvio a concludere il mio intervento.
PRESIDENTE. Grazie!
SALVATORE IACOMINO. Credo, in conclusione, che il disegno di legge finanziaria in esame risponda alle esigenze reali del paese.
Sussiste, comunque, la necessità di attivare un monitoraggio della sua attuazione, evitando che gli obiettivi prefissati vengano vanificati da fattori congiunturali, nonché da volontà politiche e tecnico-burocratiche portatrici di interessi settoriali rispetto a quelli più generali del paese (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo si sia ormai giunti all'ultimo atto di una vicenda che ha del paradossale. Si tratta, infatti, di uno dei pochi casi in cui abbiamo assistito alla presentazione non di una manovra finanziaria cui sono state apportate alcune correzioni, ma di veri e propri differenti disegni di legge finanziaria, che hanno assunto toni e contenuti diversi a seconda del momento o della fase in cui venivano affrontate.
Vorrei ricordare che si è partiti dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati e che, successivamente, si è assistito, proprio in questa Assemblea, ad uno scontro, anche in termini politici, all'interno della maggioranza di Governo su diversi temi, il quale ha dimostrato come la maggioranza stessa sia in difficoltà nell'affrontare questioni rilevanti per l'immediato futuro del nostro paese.
Ciò la dice lunga rispetto al momento in cui, così come annunciato, si tratterà di far fronte a questioni che richiedono sicuramente l'assunzione di decisioni politiche importanti e che metteranno a dura prova la tenuta del Governo. Non è un caso, infatti, che, proprio in esito all'esame del disegno di legge finanziaria ed al dibattito svoltosi nelle aule del Parlamento, vi siano, in queste ore, giornali che dedicano ampio spazio alle difficoltà - sarebbe meglio dire «all'affanno» - in cui versano l'intero Governo e la maggioranza che lo sostiene!
Passiamo adesso ad affrontare alcune questioni rilevanti in ordine alla manovra finanziaria, la quale, come sappiamo, è stata anticipata dall'adozione di un provvedimento d'urgenza e che vedrà in questi giorni, oramai, la sua definitiva approvazione.
Ricordo che è stato affermato, da più parti, come l'eredità contabile lasciata dal Governo di centrodestra abbia indotto il centrosinistra a correggere i conti pubblici, al fine di riportare il rapporto tra deficitPag. 15e prodotto interno lordo al di sotto del 3 per cento, come previsto dai trattati europei in materia.
Ebbene, vorrei osservare che si tratta di una grande bugia! Ciò non soltanto perché, come ha dovuto ammettere l'ineffabile viceministro Visco, le maggiori entrate tributarie dello Stato hanno superato, sulla base dei dati ormai disponibili, i 33 miliardi di euro, ma soprattutto perché tale «artificio contabile» - che, se mi è consentito di esprimermi in questo modo, ha il sapore di una «truffa politica»! - deriva, in particolare, da due operazioni poste in essere per aumentare il deficit relativo all'esercizio finanziario 2006.
La prima operazione compiuta dall'ineffabile Visco è stata quella di «scaricare» sui conti pubblici concernenti l'anno in corso gli effetti di una sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee relativa alla famosa vicenda della indetraibilità dell'imposta sul valore aggiunto sulle autovetture.
Come sappiamo, gli effetti di tale sentenza sono stati quantificati dalla maggioranza (e, quindi, dal Governo che ha presentato la manovra finanziaria) in oltre un punto percentuale di prodotto interno lordo: si tratta, se ben ricordo, esattamente dell'1,2 per cento del PIL.
La seconda operazione che l'ineffabile Visco ha messo in campo per tentare di giustificare l'esigenza di varare una manovra finanziaria di queste proporzioni è stata quella di «portare a debito» l'importo relativo agli investimenti dell'alta velocità. Con tale operazione, quindi, egli ha fatto lievitare il deficit relativo all'esercizio finanziario 2006!
Un'altra operazione che, grosso modo, è valutabile in una cifra pari ad un altro punto percentuale del prodotto interno lordo.
Ora, io mi chiedo come farà il viceministro Visco, e come farà prima ancora il ministro dell'economia, a sostenere pubblicamente questa bugia quando, in sede di trimestrale di cassa, noi saremo in grado di dimostrare che, togliendo questa operazioni dal rapporto deficit-PIL, gli obiettivi di finanza pubblica che erano stati delineati dal Governo di centrodestra, non soltanto risulteranno perfettamente centrati, ma addirittura al di sotto di quanto avevamo stabilito.
Non è difficile dimenticare, del resto, che l'operazione di rientro al di sotto del 3 per cento del prodotto interno lordo venne negoziata esattamente dal Governo di centrodestra che, in sede europea, ottenne di poter rientrare (a fronte anche di rapporti che avevano interessato Francia e Germania) entro il 2007, con una manovra che prevedeva, è vero, lo sfondamento del 3 per cento, ma per il solo 2006.
Si tratta di aspetti che la politica del Governo di destra aveva preparato e servito, se mi consentite, su un piatto d'argento, e che voi, non trovando argomenti migliori, siete costretti a nascondere attraverso queste menzogne di carattere contabile a cui ho fatto riferimento.
La seconda questione che oggi viene ripresa (perché probabilmente la bugia del deficit al 3 per cento che viene invece dichiarato essere al 5 o al 6 per cento mostra la corda), è una questione che va affrontata in termini politici: è vero che l'avanzo primario è stato ridotto, ma se andate a vedere quando comincia questa riduzione, troverete che l'inizio di questo fenomeno parte esattamente con l'esercizio finanziario del 2001, anno in cui inizia la vera e propria riduzione tramite la finanziaria che il centrosinistra adottò nell'ultimo anno di governo, e che diede la stura effettivamente alla riduzione dell'avanzo primario.
Quella riduzione però è stata utilizzata dal centrodestra con uno scopo politico ben preciso: non stringere le maglie dei conti pubblici in un momento in cui l'economia sostanzialmente non cresceva e, anche attraverso l'utilizzo dell'avanzo primario (purtroppo), non aumentare la pressione fiscale.
Voltiamo allora pagina e vediamo in che cosa si contraddistingue la manovra finanziaria che ha avviato l'ineffabile Visco: si contraddistingue non - altra bugia - per la lotta all'evasione (perché di lotta all'evasione non troverete sostanzialmente nulla in termini, appunto, normativi), maPag. 16per un aumento generalizzato della pressione fiscale nei confronti di quelle categorie che politicamente sono considerate nemiche o avverse alla politica e alle scelte del centrosinistra.
Ecco, allora, che la lotta all'evasione in realtà si traduce nell'aumento generalizzato degli studi di settore, con una sorta di ricatto tributario (altro che statuto del contribuente, di cui con questa finanziaria possiamo tranquillamente celebrare il funerale!), in forza del quale lo Stato dice a numerose categorie: badate che se voi non rientrate nei parametri che noi stabiliamo, sarete sostanzialmente oggetto di accertamento. Non credo di dover spendere molte parole sul grado di civiltà che impronta questo nuovo rapporto di carattere tributario tra i cittadini e il Governo, e quindi l'amministrazione finanziaria.
Ma c'è di più: questi passaggi della legge finanziaria hanno denotato altri aspetti che sono estremamente preoccupanti per chi, come il centrodestra, guarda con preoccupazione al futuro del paese: questi aspetti sono l'improvvisazione, sono purtroppo l'aumento anche delle incombenze a carico delle imprese, sono sostanzialmente, oltre all'aumento della pressione fiscale, anche l'aumento del tasso di burocrazia che viene realizzato attraverso innumerevoli disposizioni della legge finanziaria. Ci chiediamo e vi chiediamo: siete veramente convinti che questa medicina, come qualcuno l'ha chiamata, questa ricetta amara, consenta al paese di agganciare la ripresa economica, che pure è in atto secondo gli indicatori che vengono confermati?
Ecco, questa è la domanda in termini politici che voi non potrete eludere perché, come ho già anticipato, si tratta di attendere soltanto pochi mesi, si tratta di attendere la fine del 2007, quando voi sarete costretti a registrare, questa volta sì in termini contabili senza bugie, il fallimento della vostra politica economica e finanziaria, perché dovrete registrare un tasso di crescita confermato in misura inferiore rispetto alla media europea, ma di gran lunga inferiore rispetto a quello raggiunto nel corso dell'anno 2006; il che questa volta non vi consentirà più di chiamare a responsabile il Governo di centrodestra, non vi permetterà più di utilizzare queste giustificazioni, che in realtà sono bugie.
Vi obbligherà a fare i conti con questa improvvisazione e con gli errori fondamentali che hanno improntato la vostra manovra di finanza pubblica. Del resto sull'improvvisazione posso citare a testimonianza le vicende che abbiamo vissuto in diretta in quest'aula, ma soprattutto quelle che hanno improntato il passaggio della legge finanziaria al Senato dove avete aumentato sostanzialmente la spesa pubblica, dove siete andati esattamente in senso e in direzione opposta rispetto alle questioni sulla pubblica amministrazione che dovevate affrontate e che non avete potuto affrontare, anche in virtù dell'accordo politico con alcune parti massimaliste della maggioranza, ma dove avete superato voi stessi.
Avete accusato il Governo di centrodestra di aver fatto i condoni tributari: è un'accusa che in termini politici ci sta. Ho già avuto modo di dire che però avete dimenticato anche di ricordare che quei condoni si riferiscono, in grandissima misura, agli anni e agli esercizi finanziari in cui regnava un certo ministro Visco, con le politiche fiscali adottate che sono esattamente la fotocopia di quelle che sta ora riproponendo (e qui cui faremo i conti sulla crescita economica). Contemporaneamente - guarda caso - è apparsa una disposizione normativa che ha sostanzialmente cancellato la responsabilità contabile nei confronti dei pubblici amministratori. Al di là di questa vicenda, che la dice lunga sul moralismo e sull'etica che professate per gli altri ma non per voi stessi, quello che ha rappresentato questa scena è divertente: non siamo nemmeno in grado di sapere chi abbia presentato effettivamente l'emendamento e chi lo abbia avallato. Ancora una volta la fuga della responsabilità, che farete pagare all'intero paese, all'intera nazione, contraddistingue il vostro operato, ma comunque non sfuggirete al giudizio perché si tratta - comePag. 17ho detto - di aspettare; riguardo ai fatti, il tempo è galantuomo e dimostrerà che i fatti daranno ragione a noi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mariella Bocciardo. Ne ha facoltà.
MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, la legge finanziaria, dopo il maxiemendamento del Governo approvato al Senato, ritorna alla Camera ancora più debole e pasticciata per quanto riguarda le politiche sociali, ed in particolare per quanto riguarda gli interventi per la famiglia e per l'infanzia. Il Fondo per le politiche della famiglia è ancora diminuito; infatti, il maxiemendamento decurta la dotazione del fondo di 30 milioni di euro - 60 miliardi di vecchie lire - a partire dal 2008: non più 210 milioni di euro, ma 180 milioni.
Nel passaggio al Senato ci aspettavamo un rafforzamento delle norme riguardanti la famiglia e credo che lo stesso ministro Bindi ne fosse convinta; invece, c'è stato un ripensamento sulla spesa a favore della famiglia, un ripensamento in chiave negativa che dimostra quanta poca sia la sensibilità di questo Governo per i temi riguardanti la famiglia.
La delusione si fa ancora di più forte quando si legge l'elenco delle cose che il Ministero dovrebbe fare, utilizzando il fondo: per ognuno dei compiti che questa finanziaria assegna al Ministero della famiglia vi sono alla fin fine soltanto pochi spiccioli. Ciò è dimostrato dal fatto che al fondo per la famiglia si può attingere in parte anche per finanziare i cento milioni di euro stanziati per il piano straordinario, riguardante lo sviluppo dei servizi socio-educativi. Questo fondo - scusate il gioco di parole - si rivela il fondo dei sogni, del «vorrei ma non posso».
Questa legge finanziaria è deludente anche per quanto riguarda l'infanzia; infatti, scopriamo che il Governo non vuole più impegnarsi nel quantificare la dotazione del fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Il comma 1262 rimanda, infatti, al 2007 lo stanziamento e demanda alle finanziarie future le somme da impegnare. Questo vuol dire che non c'è più certezza sulla dotazione del fondo che varierà a secondo delle disponibilità accertate anno per anno; non sarà, quindi, possibile pianificare gli interventi.
Ci si preoccupa inoltre del cash flow, ovvero della capacità di pagare dello Stato; il comma 1258 si conclude, infatti, con un dettato di salvaguardia che dice in sostanza: se impegniamo una spesa, ma a fine anno questa non è stata pagata, per le 15 grandi città indicate dalla legge n. 285 del 1997 questa spesa continua ad essere conservata nel budget di previsione. Ecco la sorpresa: il budget non è quello del Ministero della famiglia, ma quello del Ministero della solidarietà e sociale; quindi, un vero e proprio pasticcio contabile e concettuale che dimostra un conflitto esistente tra Ministeri, dimostra incapacità di programmazione.
Concludo il mio intervento con due osservazioni: una riguarda il ritrovato 5 per mille, l'altra i contributi spariti per il fondo globale contro l'AIDS.
Per quanto concerne il 5 per mille, si può dire: ci avete provato, ma vi è andata male! Siete stati costretti a fare una clamorosa retromarcia, siete stati travolti dallo tsunami dello sdegno sociale. Con il comma 1238 ritorna la possibilità di destinare il 5 per mille dell'IRPEF alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, agli enti della ricerca scientifica e dell'università. Ma durante questa retromarcia avete fatto una gran confusione. Avete, infatti, previsto l'assegnazione del 5 per mille soltanto per l'anno finanziario 2007, e non avete avuto il coraggio di normarlo per il triennio. In questo modo, impedite soprattutto agli enti di ricerca di sviluppare progetti triennali, lasciandoli - quasi fosse un ricatto - alla mercé delle vostre decisioni per il 2008 e il 2009.
Infine, la vostra vocazione dirigista vi spinge addirittura a stabilire che il 5 per cento del totale accumulato dal 5 per mille è destinato, obbligatoriamente, all'agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale e alle organizzazioni nazionaliPag. 18degli enti riconosciuti come parti sociali. Possibile che vi dobbiate intromettere in tutto e per tutto?
L'ultima delusione è sul fronte della lotta all'AIDS. Avete contestato tanto il Governo Berlusconi, che pure è riuscito a stanziare milioni di euro, nonostante la gravissima crisi economica internazionale. Ebbene, oggi troviamo soltanto uno stanziamento miserevole di 500 mila euro a favore della consulta per la lotta all'AIDS. Se ne è accorto un vostro grande sostenitore, l'europarlamentare Vittorio Agnoletto, che ha definito questa mancanza di fondi, cito testualmente, «una situazione che riteniamo inammissibile, un senso di responsabilità gravissimo, soprattutto per un Governo che intenda dare un segnale forte anche rispetto a una mutata politica di solidarietà».
Berlusconi, nel 2005, ha dato al fondo globale per la lotta contro l'AIDS 110 milioni di euro; oggi, Prodi ha stanziato 500 mila euro. In questa abissale differenza sta il giudizio che si può dare sul vostro Governo in tema di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo dell'intervento del deputato Pegolo, iscritto a parlare, che ne ha fatto richiesta.
È iscritto a parlare l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, credo che noi tutti, della maggioranza e dell'opposizione, abbiamo percepito un forte senso di disagio per le modalità con cui si è giunti all'approvazione del disegno di legge finanziaria presso la Camera dei deputati. Nel corso dell'esame in prima lettura, infatti, era emersa una comune preoccupazione, ossia quella di vedere la Camera dei deputati espropriata dal compito di conoscere, esaminare, modificare i contenuti del disegno di legge finanziaria.
Devo dire che la realtà è stata di gran lunga peggiore delle più fosche previsioni. Ricordiamo bene quanto avvenuto meno di un mese fa: il Governo ha presentato il suo testo di legge finanziaria al Parlamento e, incredibilmente, nei giorni immediatamente successivi, sono comparse, già negli organi di stampa, dichiarazioni di esponenti del Governo che sostenevano di volerlo radicalmente modificare.
Su queste basi, il lavoro in Commissione bilancio si è svolto in un clima che oserei definire surreale, di ostruzionismo della maggioranza, caratterizzato da un'attività emendativa alluvionale che proveniva non già dall'opposizione, come sarebbe stato normale, bensì dalla maggioranza, dal relatore e dal Governo stesso.
Ma il copione era già scritto: in piena contraddizione con gli impegni solennemente assunti e in più occasioni ribaditi, il Governo non ha manifestato alcuna reale disponibilità a sottoporsi ad un corretto confronto parlamentare.
Onorevole Ventura, è vero che abbiamo impiegato 80 giorni di discussione ed abbiamo tenuto incontri e riunioni, ma francamente non abbiamo svolto approfondimenti e discussioni a sufficienza.
Vorrei essere molto chiaro sul tema della questione di fiducia. Sono consapevole che la prassi di presentazione del maxiemendamento e la conseguente posizione della questione di fiducia non costituiscono un'anomalia assoluta. Anzi, francamente, la cosa non mi scandalizza: trovo legittima e oserei dire in certe circostanze anche opportuna la posizione della questione di fiducia, soprattutto sulla legge finanziaria. Ma, in realtà, quanto si è verificato in questa occasione è un fenomeno patologico del tutto diverso e, a mio modo di vedere, di una gravità senza precedenti.
Infatti, nel caso di specie, la questione di fiducia ha costituito solo lo strumento procedurale con cui troncare il dibattito che in quest'aula si stava, pur faticosamente, iniziando a svolgere e ciò al solo scopo di rinviare la decisione delle questioni più controverse al Senato.Pag. 19
In realtà, anche nell'altro ramo del Parlamento, si è poi assistito alla triste replica dei comportamenti e di vicende del tutto analoghe a quelle registrate nella Camera da parte della maggioranza e del Governo che hanno, nei fatti, determinato l'assoluta impossibilità di un corretto svolgimento del processo decisionale. Credo che, al di là di ogni legittima divisione politica, vi debba essere una condivisa pretesa sui metodi legislativi che presentano fenomeni patologici così evidenti.
Credo che questo sia proprio il termometro della confusione in cui versa l'Esecutivo, con le profonde divisioni delle forze politiche che sostengono il Governo. Tutto ciò, colleghi, si traduce inevitabilmente in un danno irreversibile per tutti, sia per la maggioranza sia per l'opposizione, dal momento che entrambe le coalizioni non hanno avuto - questa è la cosa grave - la possibilità di manifestare e far conoscere al paese, all'opinione pubblica le proprie idee alternative. Se ciò è avvenuto, è facilmente intuibile il danno inferto al rapporto tra politica e cittadini che già vive un momento di profonda crisi.
Non voglio poi parlare del prodotto legislativo dal punto di vista della tecnica legislativa che è stato partorito da questo Governo. A mio modo di vedere, ci troviamo di fronte ad un mostro giuridico, ad un articolo composto da 1.364 commi, 497 pagine di stampato.
Rivolgo formalmente alla Presidenza una domanda: siamo convinti che si tratta di un modo di legiferare compatibile con quanto previsto dall'articolo 72 della Costituzione che, ricordo, impone per ogni disegno di legge che esso sia esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa che l'approva articolo per articolo, con votazione finale?
Il tempo non mi consente di entrare più di tanto nelle questioni di merito che mi limiterò soltanto a sfiorare.
Chiedo ai membri del Governo, in particolare, al sottosegretario Sartor che ha seguito la finanziaria: qualcuno si è accorto che il comma 438 ripete integralmente il comma 436?
Qualcuno si è accorto che il comma 1.245 contiene una sorta di delega legislativa, sia pure mascherata? Qualcuno si è accorto che il comma 752 fa salvi gli effetti di un decreto-legge ancora in vigore, senza disporne l'abrogazione? Qualcuno si è accorto che nel comma 1.044 si legge testualmente: il ministro dei trasporti, con proprio decreto, definisce gli interventi immediatamente cantierabili tendenti ad eliminare i «colli di bottiglia» del sistema logistico nazionale?
L'onorevole Ventura prima diceva che le modifiche intervenute al Senato hanno migliorato il disegno di legge, ma io credo lo abbiano peggiorato ulteriormente.
Vorrei brevemente ricordare tre punti. Il primo riguarda il problema di Infrastrutture Spa, in particolare l'assunzione da parte dello Stato del debito contratto da Infrastrutture, debito che non viene iscritto nell'ambito della manovra del 2007, come sarebbe logico e normale, trattandosi di una decisione presa nell'ambito della legge finanziaria. Onorevole Ventura, altro che finanza creativa! Potrei parlare di illusione contabile, perché, con questo gioco di illusione contabile, il debito viene scaricato nei conti del 2006!
Colleghi, non è un fatto irrilevante, perché stiamo parlando di 13 miliardi di euro, un punto di PIL, con il risultato inevitabile che si porterà l'indebitamento per quest'anno al 6 per cento, ma anche di questo ovviamente darete colpa al precedente Governo Berlusconi!
Inoltre, che dire dell'utilizzo, a fini di spesa corrente, dei risparmi di spesa per titolo di Stato? Viene ridotto il capitale sociale della SACE, con contestuale versamento al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato, fondo che, come noto, ha la finalità di ridurre la spesa per interessi e, conseguentemente, la spesa pubblica, ma l'idea alquanto originale è che il risparmio di spesa per interesse viene utilizzato per nuova spesa corrente, rimpinguando così la tabella A.
A mio modo di vedere, vi è un capolavoro nelle vostre modifiche: onorevole Ventura, non sono affatto d'accordo, come risulta nella sua relazione, sul fatto chePag. 20avete risolto il problema del precariato. Io mi limito a valutare i fatti e non le parole e credo che le misure previste per i precari siano proprio un segnale definitivo, oltre che di cinismo, di affinamento dell'arte di vendere promesse elettorali senza di fatto mantenerle!
Infatti, la famosa e sbandierata stabilizzazione dei precari si è ridotta ad un fondo dotato di 5 milioni di euro, cui dovranno aggiungersi ulteriori somme che però in questo momento non esistono e che personalmente ritengo molto improbabili. Insomma, con cinque milioni di euro voi stabilizzerete, in base a quanto scritto nella legge finanziaria, 200 persone. Questo è il processo di stabilizzazione previsto per i precari, che illude centinaia e centinaia di migliaia di persone (Applausi del deputato Armani).
PRESIDENTE. Onorevole Verro, la prego di concludere.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, mi accingo a concludere. Quindi, formulo l'auspicio che, indipendentemente dalle rispettive posizioni politiche, vi sia uno sforzo comune affinché dalla prossima occasione si determinino le condizioni che consentano al Parlamento di svolgere il proprio ruolo costituzionale ed a ciascun membro di svolgere realmente il mandato conferitogli.
Per questi motivi, che mi sono sforzato di illustrare sinteticamente, dal mio punto di vista personale e da quello del gruppo di Forza Italia annuncio il voto convintamente contrario su questa manovra finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Verro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, la manovra economica complessiva per il 2007, che stiamo per approvare definitivamente, è fuor di dubbio importante e pesante. Essa corrisponde ad oltre 35 miliardi di euro, di cui 15, 2 destinati alla correzione al 2,8 per cento del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, e 20,2 miliardi di euro al finanziamento di interventi per lo sviluppo e l'equità sociale. Si tratta di una manovra con una grande e dichiarata pretesa: tenere insieme risanamento, equità, solidarietà sociale e nuovo impulso alla crescita.
Essa produce una consistente redistribuzione delle risorse complessive e del carico fiscale, come forse mai era avvenuto in precedenza. Si privilegiano le categorie sociali più deboli ed esposte, ossia i percettori di redditi medio-bassi e bassi che nei precedenti cinque anni di governo il centrodestra aveva sacrificato.
Ricordiamo che il precedente Governo ha lasciato in eredità una spesa pubblica in forte espansione, con aumento della spesa strutturale del 2,6 per cento del PIL nel periodo 2001-2005, un avanzo primario pressoché azzerato ed un rapporto debito-PIL nuovamente in crescita. A rendere più impegnativa l'opera di risanamento ha certamente contribuito, tra gli altri, la fine degli effetti artificialmente positivi delle misure una tantum, fin troppo utilizzate dal ministro Tremonti, tanto da rappresentare nel citato periodo 2001-2005 ben il 5,2 per cento del PIL. La situazione delle ferrovie e delle autostrade è stata praticamente lasciata al collasso, senza più risorse finanziarie. Infine, va ricordata la sentenza della Corte di giustizia europea sulla detraibilità dell'IVA relativa all'acquisto di autoveicoli aziendali, che ha comportato maggiori oneri stimati in 13,4 miliardi di euro per il pagamento degli arretrati relativi agli anni dal 2003 al 2005.
Veniamo da cinque anni di stagnazione che hanno visto un incremento del prodotto interno lordo prossimo allo zero, specchio di un'economia in grande difficoltà e soprattutto di una strategia di politica economica sbagliata, condotta nell'illusionePag. 21che bastassero interventi mirati alla riduzione delle imposte per determinate categorie per risolvere il problema della crescita.
La grande sfida - e questa manovra economica rappresenta il primo parziale passo - è quella di invertire la tendenza negativa dell'economia italiana, un'economia caratterizzata da bassissima crescita, calo della produttività e riduzione verticale della nostra capacità competitiva. Il nostro paese è forse quello che in cinque anni di Governo del centrodestra ha visto la performance peggiore in Europa.
Valutiamo con favore, quindi, la revisione delle aliquote IRPEF che consente di reintrodurre quei criteri di progressività sanciti della nostra Carta costituzionale e, di fatto, cancellati dalla precedente riforma fiscale berlusconiana che, al contrario, aveva avuto un effetto redistributivo gravemente regressivo. Quasi il 90 per cento dei contribuenti - circa 38 milioni di cittadini - pagherà meno tasse; gli altri subiranno aggravi di poche centinaia di euro all'anno. Questo anche grazie al previsto aumento delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ed alla rivalutazione degli assegni per il nucleo familiare. Nell'insieme, quindi, tali misure operano un consistente trasferimento alle famiglie numerose, alle famiglie con figli, valutabile attorno ai 3 miliardi di euro, con una redistribuzione, sia pure non come avremmo voluto, a favore delle famiglie meno abbienti.
Appoggiamo con convinzione la volontà dimostrata dal Governo con questa manovra economica di mettere in atto, finalmente, una seria ed efficace lotta all'evasione ed all'elusione fiscale per una vera politica di equità e di civiltà fiscale, oltre che premessa per una futura e già annunciata riduzione del carico fiscale complessivo. Siamo passati dai continui e vergognosi condoni, concordati e sanatorie fiscali, per la gioia degli evasori e dei soliti furbi, all'avvio di una seria ed efficace politica di lotta all'evasione fiscale: non è differenza da poco.
Detto questo, ad essere sincera, non tutto ci convince in questa finanziaria. Non poche sono le ombre, anche se il testo che stiamo per approvare definitivamente è sensibilmente migliorato rispetto a quello inizialmente presentato al Parlamento. È una manovra, forse, troppo severa nei confronti degli enti locali: seppure almeno in parte ridimensionato, il taglio dei trasferimenti nei confronti di comuni, province e regioni rimane sicuramente consistente.
Per quanto concerne le risorse per l'università, sicuramente si poteva e si doveva fare di più e le proteste di questi giorni da parte del mondo accademico devono farci riflettere. Infatti, va detto che le risorse per l'università e la ricerca trovate ed assegnate all'ultimo minuto dal Governo non sono assolutamente adeguate. Per la scuola è importante la stabilizzazione dei 150 mila precari, così come il mantenimento delle graduatorie per i medesimi, ma per il miglioramento strutturale della scuola si prevede ancora troppo poco.
Immediata soluzione dovrà, inoltre, avere - e va dato atto al Governo dell'intenzione di adottare un apposito decreto-legge correttivo - la gravissima norma introdotta nel maxiemendamento al Senato sui reati di responsabilità contabile che si traduce, di fatto, in un'amnistia per tutti i reati amministrativi e contabili. Allo stesso modo, va immediatamente corretto l'errore di scrittura nel testo sul tema del CIP 6, dove al posto della parola «realizzati» è stato scritto «autorizzati»: anche in questo caso vi è un preciso impegno del Governo. Voglio ricordare che il CIP 6 è una vera e propria truffa legalizzata grazie alla quale si continuano a regalare miliardi di euro pagati dai cittadini attraverso le bollette a gruppi di industriali, petrolieri ed alle lobby degli inceneritori.
Ci trova perfettamente d'accordo - noi stessi l'avevamo proposta - la previsione dell'obbligo, ai fini del rilascio delle concessioni edilizie, di installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, per gli edifici di nuova costruzione, in modo da garantire una produzione energetica non inferiore a 0,2 kilowatt per ogni unità abitativa. AlloPag. 22stesso modo, è da apprezzare lo stanziamento di 400 milioni di euro, in quattro anni, da destinare alla riduzione delle bollette a favore dei cittadini di aree disagiate e a provvedimenti di efficienza energetica.
Trova sicuramente il nostro consenso anche l'esclusione dal patto di stabilità per i parchi e le aree protette, che ci consente di superare il limite del 2 per cento per le spese rispetto alle corrispondenti previsioni aggiornate del precedente anno.
Nella manovra economica al nostro esame ci sono alcune zone d'ombra. Vorrei individuarne almeno una, quella che riguarda le spese militari, ma al riguardo mi limiterò a rinviare al pregevole intervento del senatore Silvestri, del quale non riprenderò i contenuti.
Tuttavia, sono sicuramente in maggioranza - altrimenti non ci troveremmo a valutare così positivamente la stessa manovra - le misure che danno l'indicazione di una assoluta soluzione di continuità con la politica economica e finanziaria precedente. Ne ho già citate alcune e ne citerò altre: gli stanziamenti aggiuntivi, per 30 milioni di euro nel triennio, per la difesa del mare e l'attuazione - finalmente - della convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo; i rimborsi delle spese sostenute per interventi di disinquinamento dell'ecosistema marino; le risorse, per 9 milioni di euro nel triennio, per l'attuazione di un programma straordinario di contrasto dell'abusivismo edilizio, devastante pratica la cui diffusione è stata incrementata dai due condoni decisi, in meno di dieci anni, dal Governo Berlusconi, con incalcolabili conseguenze anche in termini di consumo irrazionale del territorio; l'istituzione del fondo rotativo per il finanziamento delle misure di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, per un importo - per carità, non grandissimo, ma utile ad iniziare - di 600 milioni di euro nel triennio; il fondo per lo sviluppo sostenibile; il potenziamento dell'organico dei Carabinieri per la tutela del lavoro e per la lotta alle ecomafie. Accanto a queste misure, troviamo un incremento di risorse per un tema a noi caro, quello delle aree protette, a cui sono destinati 20 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente, un incremento del fondo unico destinato agli interventi di bonifica, un sensibile aumento dei fondi per la difesa del suolo, che ammontano, per il 2007, a 200 milioni di euro, con un incremento, rispetto allo scorso anno, di ben 80 milioni di euro, quasi un raddoppiamento. Per quanto concerne la mobilità sostenibile, evidenziamo l'istituzione di un fondo per il miglioramento della mobilità dei pendolari, di importo pari a 300 milioni di euro nel triennio, la attribuzione di nuove risorse per la sicurezza dei trasporti, sia stradali, sia ferroviari, per complessivi 210 milioni di euro e l'istituzione di un fondo per finanziare la mobilità sostenibile nelle aree urbane, per 270 milioni di euro nei tre anni.
Ho citato alcune delle note che indicano una nuova modalità nella gestione dell'interesse pubblico e nel disegnare una manovra finanziaria. Dopo tanti anni di tagli di risorse, inoltre, questa manovra finanziaria - bisogna dare atto all'attuale maggioranza - segna un'importante inversione di tendenza rispetto al passato, allocando 650 milioni di euro all'anno per la cooperazione allo sviluppo, tema tanto sbandierato e rispetto al quale, invece, ben poco è stato fatto nel passato più recente. È ancora poco ma, certamente, è un segnale di impegno per giungere allo stanziamento pari allo 0,33 per cento del PIL che l'Europa ci chiede.
Di estrema importanza riteniamo, inoltre, l'istituzione del fondo di solidarietà, finalizzato a promuovere il finanziamento di progetti ed interventi in ambito nazionale ed internazionale, per garantire il maggiore accesso possibile alle risorse idriche, secondo il principio della garanzia dell'accesso all'acqua a livello universale. Il fondo sarà finanziato attraverso un contributo, pari a 0,1 centesimo di euro per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduto al pubblico. Ciò anche per disincentivare l'utilizzo di materiale plastico.
Sempre in tema di solidarietà e cooperazione, intendo sottolineare come lePag. 23norme introdotte, le risorse necessarie per sostenere le politiche di accoglienza, di inserimento, di inclusione, di integrazione ed interazione tra emigrati, i loro figli e la società ospitante sono molte di più, molte di più rispetto a qualunque altra legge finanziaria. Ciò, appunto, nel segno dell'equità e della solidarietà oltre che del risanamento e della spinta verso una nuova crescita (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, siamo alle battute finali di questa finanziaria iniqua e dannosa per il futuro del nostro paese. Grazie ad essa l'Italia si segnala come l'unico paese OCSE che decide in modo autolesionista di aumentare il prelievo fiscale e di aumentarlo a livelli record, nonostante da almeno 15 anni si sa che cresce solo chi le tasse sa abbassarle.
Approvata al Senato, con il voto decisivo di cinque senatori a vita, ritorna alla Camera per «incassare» un via libera definitivo in tempi strettissimi, così da consentire al Governo di porre rimedio all'emendamento della vergogna, mimetizzato tra oltre 1.300 commi per salvare gli amministratori pubblici, che hanno ben servito i partiti di riferimento. Alla faccia dei condoni e delle questioni morali!
Con questa finanziaria avete riportato indietro le lancette del progresso e quei tanti piccoli provvedimenti, spacciati per aiuti, sostegni, attenzioni, sensibilità verso i bisogni dei cittadini, hanno un solo scopo: ristatalizzare la vita degli italiani. È lo Stato che invade ogni ambito della vita sociale e civile.
D'altronde, si tratta per la maggior parte dei casi di fondi irrisori, incapaci di assicurare servizi adeguati, utili, invece, a pagare i tanti osservatori, le tante consulte, le tante commissioni che, a loro volta, potranno ingaggiare i tanti esperti che produrranno tanti preziosi studi, tanti pareri, tante indagini.
A questo appare votato anche il destino del fondo per le politiche per la famiglia, che torna dal Senato alleggerito di 60 milioni per gli anni 2008-2009, per il quale, tra un osservatorio e l'altro, si delibera che una parte di questi soldi verrà utilizzata per sperimentare iniziative di abbattimento dei costi dei servizi per le famiglie con un numero di figli pari o superiore a quattro. Parliamo di 185 mila nuclei familiari, una tipologia di famiglia in via di estinzione, nonostante l'articolo 31 della Costituzione. Voi dite: «sperimentare». Cosa c'è da sperimentare? Le associazioni familiari ci inondano di studi e tabelle che dimostrano, dati alla mano, come siano costantemente penalizzate a partire dalle tariffe dell'acqua, passando per l'ICI e finendo alla tassa rifiuti, che ora viene conteggiata anche sul numero di persone residenti nell'abitazione. Già chi ha moglie ed un figlio a carico avrà una tassazione maggiore rispetto ad un singolo.
I criteri sono sempre gli stessi, i criteri di Stato, che oggi decide di premiare chi iscrive i figli in palestra o acquista un frigorifero, invece di lasciare i soldi nella disponibilità delle famiglie che, di solito, sono più informate degli apparati su ciò che a loro serve. Invece, sulle famiglie caleranno, come una mannaia, più tasse, più tasse sulla casa, più tasse sui risparmi, più tasse comunali, più tasse regionali, più tasse di successione, la tassa sulle bottiglie di plastica dell'acqua minerale, caleranno i ticket per il pronto soccorso, la diminuzione degli stanziamenti per gli screening oncologici e così via.
Il fondo per la non autosufficienza è la dimostrazione di quanto poco vi abbiano interessato i deboli ed i bisognosi. Questa è la vostra sanità, il vostro sociale e mi dispiace che il ministro Turco si sia tanto occupata della quantità opportuna di spinelli. Anche questo è un bell'aiuto alle famiglie!
Ma, tra le innumerevoli scatole vuote che questa legge finanziaria propone, ve ne è una piena, talmente piena che fa pensare ad un vero e proprio regalo di Natale. Per il contenuto di questo «pacco premio» è legittimo sollevare il sospetto di conflitto di interessi, tema tanto caro ai partiti dell'attuale maggioranza, che, inPag. 24questo caso, dimentica la tanto sbandierata liberalizzazione del mercato e delle professioni. Mi riferisco ai tre emendamenti, firmati dai senatori dei DS, Ignazio Marino e Giovanni Legnini, che di fatto restituiscono il monopolio della trasformazione della lavorazione del plasma ad un'unica società, la Kedrion, controllata dalla famiglia Marcucci. Paolo Marcucci è l'attuale presidente ed amministratore delegato; ha preso il posto del fratello Andrea, oggi sottosegretario per i beni e le attività culturali per la Margherita.
La sorella dei due, Mariolina, già vicepresidente della regione Toscana, ai tempi di Vannino Chiti, è presidente del consiglio di amministrazione della Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., cui si deve la pubblicazione del quotidiano L'Unità. Il Governo, in questo settore, protegge il monopolio di fatto e cancella, con un colpo di mano, ignorato dalla stampa e dagli organi di informazione del servizio pubblico, la riforma della Cdl, cui si erano opposti, nella scorsa legislatura, gli onorevoli rappresentanti dei DS e della Margherita, e per la quale, invece, si era avuto il parere favorevole dell'AVIS. Ma le novità di questa finanziaria, che sarà ricordata come la peggiore, arrivano da colpi di mano, come quello che, sotto il titolo «fondi per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità», introduce un fondo nazionale contro la violenza sessuale di genere, senza spiegare il significato attribuito al termine «genere». Per innalzare un ulteriore osservatorio nazionale contro la violenza sessuale di genere, il conseguente piano d'azione nazionale contro la violenza sessuale di genere, veri e propri colpi bassi nei confronti del ruolo del Parlamento e della sensibilità del paese.
Concludo dicendo che questa finanziaria è la più cinica e immorale spartizione di denaro pubblico secondo interessi non propriamente collettivi. Una sola cosa è certa: dopo questa finanziaria, gli italiani, tutti, saranno meno sicuri e più poveri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Intervengo, in questo ulteriore passaggio della finanziaria alla Camera, per segnalare quanto ci sia effettivamente bisogno di una riforma per snellire ed accelerare le procedure di approvazione di una legge, che si fa sempre più complessa e difficoltosa. Un unico treno che passa una volta l'anno e sul quale tutti vogliono salire, forse anche coloro che, magari, non hanno posto. Si potrebbe, quindi, rivedere questa impostazione, magari pensando ad un modo diverso di svolgere la discussione. Nel passato, siamo stati abituati a conoscere le notizie più importanti, che la finanziaria proponeva, prima che dalle aule, magari, dai giornali. Questo è un ulteriore elemento che va corretto. Comunque, ci siamo sforzati di proporre ai cittadini un testo con il quale abbiamo affrontato anche la difficoltà di una soluzione lunga e difficile. Non siamo voluti cadere nella tentazione di presentare un testo per la discussione, che si potrebbe definire, come tanti altri testi, che abbiamo visto negli anni passati, senza infamia e senza lode, perché tanto, poi, alla fine, sarebbe arrivato un maxiemendamento che avrebbe detto tutto e il contrario di tutto, rispetto a ciò che era stato sottoposto preventivamente all'esame. Abbiamo, invece, cercato di tener fede a quel testo, l'abbiamo seguito, ci siamo confrontati ed abbiamo discusso. Ma l'eredità che dovevamo affrontare e i problemi che dovremo risolvere erano tanti e difficoltosi. «L'Italia scivola sotto la ricchezza dell'Unione europea», titolava un articolo de Il Sole 24 Ore di ieri. I dati sono inconfutabili: quando si analizza che, fatto cento il PIL pro capite, a parità di potere d'acquisto, negli ultimi tre anni (2003-2004-2005), siamo andati sotto questa soglia, si dimostra l'assoluto deperimento della situazione dei conti delle famiglie italiane.
Ma cosa abbiamo voluto proporre agli italiani, al di là degli slogan, dell'illusionismo politico e della facile demagogia? Abbiamo voluto proporre delle misurePag. 25concrete che possano favorire quello sviluppo, quel risanamento e quell'equità di cui noi ci siamo fatti garanti. Non abbiamo voluto ascoltare, a ragione, tutte le critiche che sono venute, dato che questa opposizione che, in sei mesi, ha svolto un master, un corso di aggiornamento eccezionale, ha capito tutto e ha dispensato consigli a destra e a manca. Ha capito che bisognava aiutare determinate categorie che, però, durante i cinque anni del precedente Governo, non aveva aiutato.
Ha capito che bisognava, con i soldi che magari non c'erano, favorire moltissime di quelle iniziative, che le migliaia di proposte emendative presentate dall'opposizione richiedevano. Ha capito in pratica tutto ciò che nei cinque anni precedenti non aveva capito, nemmeno quando, a ricordare queste distrazioni, erano gli elettori, che ad ogni appuntamento elettorale censuravano e penalizzavano la condotta di quel Governo sciagurato, che ha fatto tanti danni al nostro paese e che ha lasciato quell'eredità che ci siamo trovati davanti.
Allora, noi ci siamo posti questo problema ed abbiamo cominciato a dare respiro a quelle categorie che non ne avevano più: agli incapienti. A loro, con i proventi derivanti dalla lotta all'evasione, abbiamo ridotto le tasse ed al tempo stesso abbiamo riconosciuto degli incentivi: assegni familiari fino a 21 anni, aumento delle detrazioni per i precari, il TFR nei fondi pensione, misure più soft per gli studi di settore, campagne di informazione contro il vizio del gioco.
Quanto alle auto aziendali, nessuna stretta per i dipendenti che le usano come fringe benefit. Controlli più stringenti e multe più salate sui videopoker, nel mirino di questo Governo. Sulla tassa di successione e donazione, per coniuge e figli abbiamo introdotto l'aliquota agevolata al 4 per cento, con franchigia di 1 milione di euro; per i fratelli, franchigia di 100 mila euro, oltre la quale l'aliquota sarà del 6 per cento; per tutti gli altri, conviventi compresi, l'aliquota è dell'8 per cento; previste agevolazioni per figli portatori di handicap (la franchigia qui è di 1 milione e mezzo di euro); nei passaggi di impresa tra padre e figlio la tassa di successione non si pagherà, a patto che il figlio non venda l'impresa per cinque anni. L'imposta di registro passa dall'11 all'1 per cento in tema di tassazione dei trasferimenti immobiliari a favore di persone fisiche; abolizione dell'imposta sostitutiva per i terreni fabbricabili suscettibili di utilizzazione edificatoria; esonero dai contributi per i giovani artisti; rottamazione di auto e moto, con bonus ed esonero dal pagamento del bollo; tassa di scopo, perché in alcuni comuni si possa prevedere la realizzazione di specifiche opere. «No» all'addizionale IRPEF sui redditi bassi; sanzioni più leggere per gli errori formali dei CAF; tracciabilità dei pagamenti, con una lista di esenti. Niente ticket sul pronto soccorso con il codice verde; 80 milioni di euro alla sicurezza; 7 miliardi di euro alle giovani toghe: arrivano 1,3 miliardi di euro per il 2007 e 5,6 miliardi a decorrere dal 2008, per l'assunzione di magistrati e contabili, avvocati e procuratori dello Stato. Incentivi per l'agricoltura biologica; taglio della bolletta dell'acqua alle famiglie più povere; fondo per i precari della pubblica amministrazioni con le risorse derivanti dai conti correnti «dormienti»; libri in prestito nelle scuole; un contributo di solidarietà del 3 per cento sulle cosiddette pensioni d'oro; norme per la sicurezza stradale. Precari nella scuola: prevista la regolarizzazione progressiva dei precari nella scuola, portando ad esaurimento le graduatorie. Più fondi contro la violenza sessuale; equiparazione dei contributi per colf con quelli per i rapporti di lavoro tra ONLUS e lavoratori dipendenti.
Ho fatto un rapido elenco, anche faticoso, per dire quali sono poi gli elementi concreti, di cui dobbiamo discutere in questa finanziaria; quali sono gli obiettivi che ci siamo posti, per ridare fiducia ad un popolo che non ne poteva più; per ridare una speranza e per far ripartire un'economia, che è ferma. Intanto tutto quello che ci circonda vede questa azione seria e responsabile, non più rinviabile, come un'attività che non produrrà gli effetti, che invece noi ci auguriamo. Si continua a definire il nostro Premier, ilPag. 26Presidente del Consiglio, come persona incapace di portare a casa il risultato di queste riforme e di tutte le altre riforme ancora più importanti e decisive, che ci accingeremo a varare ad inizio anno.
Su questo tema dell'incapacità vorrei dire che dovremmo tutti quanti darci una regolata, tornare al rispetto delle cariche istituzionali, anche perché, se volessimo far passare per incapace una persona che invece sta lavorando seriamente, non faremmo altro che sminuire la presunta capacità di chi contro questo Presidente del Consiglio è stato in grado di perdere per ben due volte; e per cercare di non perdere la seconda volta si è inventato anche una legge elettorale che ha avvelenato i pozzi!
Adesso, cari colleghi dell'opposizione, dovete bere anche voi con noi l'amaro calice dell'opposizione, anche perché vedo che fa bene, perché vi apre la mente, vi fa capire tutto ciò che - lo ripeto - in cinque anni non avete capito.
Questo Governo, nonostante le critiche e le manifestazioni di piazza, esce rafforzato da questo percorso, perché il recupero di consensi del 6 per cento, finite le sceneggiate e le manifestazioni di piazza, vi dimostra che sono le elezioni e il popolo che determinano le vittorie e le sconfitte; quindi quello stesso popolo che - lo ripeto - nei cinque anni precedenti vi ha attribuito una sconfitta dietro l'altra fino a consegnarci la guida del paese, ci restituisce la fiducia che questo Governo serio e responsabile, che propone cose concrete, merita.
L'Unione europea giudica positiva - e questo è un altro articolo che non vi sarà sfuggito - la legge finanziaria in discussione perché la prima impressione è che i conti sono tenuti sotto controllo; lo sviluppo e il risanamento sono problemi che il Governo si è posto e che devono essere seguiti con la massima attenzione ma che possono dare i primi frutti e una speranza affinché la crescita torni a dare a milioni di italiani quella fiducia che ormai avevano perso (e anche tanto).
Noi dei Popolari-Udeur vogliamo con il nostro contributo dare il sostegno convinto, come abbiamo sempre fatto in Commissione e nelle varie fasi del suo iter, a questa legge finanziaria, ed anche all'azione che il Governo, con un atteggiamento serio e responsabile di fronte agli impegni che ci attendono - questa è solo la prima fase che ritenevamo indispensabile e necessaria per rimettere le cose a posto -, intraprenderà nella seconda fase della sua azione a partire dall'anno nuovo. Noi Popolari-Udeur saremo al fianco di quelle forze dell'attuale maggioranza che vogliono continuare a far crescere il paese, a far sperare i nostri figli in un futuro migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Misto, Popolari-Udeur e L'Ulivo)
PRESIDENTE. E iscritto a parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Presidente, prima di iniziare il mio intervento, vorrei rivolgere un ringraziamento sincero e fuori da ogni retorica al presidente della Commissione bilancio, onorevole Duilio, al relatore onorevole Ventura e agli altri membri della Commissione che, nonostante tutte le difficoltà, hanno comunque tentato di districare la matassa.
Veniamo ora al merito della questione. Una ulteriore premessa è necessaria a causa della polemica che si è accesa sul comma inserito dal Governo, quello che prevede la prescrizione del diritto al risarcimento per il danno contabile. Dato che si è aperta una polemica, la questione va almeno inquadrata e spiegata, perché i poveri cittadini che non sono nel Palazzo non comprendono cosa stiamo dicendo.
Innanzitutto, cerchiamo di spiegare cosa sia successo. Vi è semplicemente una proposta che non viene dal primo che passa per la strada, ma che ha alcuni firmatari, tra cui Zanda, che - lo ripeto - non è l'ultimo degli arrivati; è dunque una proposta formale che è stata recepita e inserita nel documento in esame. Cosa dice questa proposta? Lo dirò in «soldoni» sempre per farmi capire da chi non è addetto ai lavori: i termini per i reati contro la pubblica amministrazione vengono abbreviati in maniera incredibile; suPag. 27quei termini di prescrizione vi è di fatto un colpo di spugna. Questo è niente ed è l'unica cosa che i giornali dicono.
Questo comma prevede inoltre che la responsabilità per tali atti contro la pubblica amministrazione sussisterà solo nel caso di dolo o colpa grave, escludendo in tal modo la colpa lieve. Infine, stabilisce che tale responsabilità non si estende ai titolari di organi politici che, in buona fede, abbiano approvato atti di competenza di uffici tecnici o amministrativi. Ciò vuol dire che gli atti compiuti dai politici senza colpa grave - non essendosi messi d'accordo con i funzionari - verranno sanati. Questo è il punto più grave, in quanto chiunque potrà affermare che, in buona fede, ha semplicemente omesso un controllo approfondito.
La Lega Nord - visto, tra l'altro, che l'onorevole Rutelli ha minacciato di querelare il sottoscritto e i colleghi Fugatti e Filippi (evidentemente la cosa dà fastidio) - intende presentare un ordine del giorno che impegni il Governo a provvedere all'annullamento di tutti questi effetti: non mi riferisco solo alla prescrizione, ma anche agli altri due aspetti che ho evidenziato. Infatti, la storia della buona fede dei politici è abbastanza ambigua! Pertanto, o si torna indietro su tutto oppure - cari amici dell'Italia dei Valori, mi rivolgo a voi in particolare - ci stanno prendendo per i fondelli!
Fatta questa necessaria premessa, passiamo al merito della finanziaria. Incredibilmente, caro ministro, c'è una buona notizia: nella marea unanime di bocciature, vi è qualcuno che approva questa finanziaria. Ad esempio, Almunia e l'Europa affermano che questa finanziaria va bene perché rispetterà i parametri; ci mancherebbe altro! Lo stesso ministro Padoa Schioppa aveva affermato che sarebbero basati 15 miliardi, mentre ce ne avete propinati 35, 20 in più del necessario: ci mancava solo che non si riuscisse a rispettare i parametri!
Per il resto, la finanziaria ha registrato bocciature su tutti i fronti, prevedendo investimenti non per lo sviluppo, ma per il pubblico impiego e per la pubblica amministrazione. Durante l'esame alla Camera, siamo partiti con 200 mila persone in più nella pubblica amministrazione e adesso siamo arrivati a quasi mezzo milione di persone; fuori di testa non è il popolo, ma qualcuno che queste cose le ha scritte e le vuole realizzare! Inoltre, le risorse vengono reperite non attraverso tagli alla spesa, ma aumentando le tasse; in questo modo tutti sono capaci di predisporre una finanziaria!
In ogni caso, la manovra finanziaria è stata bocciata unanimemente: dalla Banca d'Italia, dalla Corte dei conti, dall'OCSE, dalla Confartigianato, dalla CNA, dalla Confesercenti, dalla Confcommercio, dalla Confai, dagli operai di Mirafiori, dai professionisti, dagli avvocati, dai commercialisti, dalla polizia, dai carabinieri, dai vigili del fuoco, dai rettori delle università e, infine, anche dalla Confindustria. Dunque, sicuramente dagli addetti ai lavori, nonché dalla gente normale, che vi fischia!
La vostra manovra, come affermato dal Governatore della Banca d'Italia, Draghi, viene bocciata perché vi è un incremento della spesa pubblica fuori controllo e si prevedono maggiori entrate con pochi tagli alla spesa. Inoltre, l'operazione del TFR, oltre ad arrecare un danno alle aziende, è anche dannosa per lo Stato, perché il tasso di rivalutazione del TFR è più caro dell'emissione dei BOT. Quindi, anche dal punto di vista meramente economico si tratta di un'operazione stupida; non l'ho detto io, ma il governatore Draghi! L'OCSE ha addirittura messo in dubbio il fatto che si rispetti il parametro del 3 per cento per il 2007 (onestamente, speriamo che almeno questo non si verifichi). La Confartigianato, la CNA, gli artigiani, perché si sono arrabbiati? Semplicemente perché avete aumentato i contributi, quindi, quanto si deve versare per la pensione senza, però, aumentare le pensioni: capite che qualcuno ha il dovere e il diritto di arrabbiarsi se si fa una cosa simile? Soprattutto, avete inserito - cosa che non c'era, non c'è mai stata ed è fuori da ogni logica - la contribuzione per gli apprendisti. Anche in questo caso: parole al vento. In tanti si sono stracciatiPag. 28le vesti - non ultimo, il sottosegretario Cento - affermando che una tale misura sarebbe stata stralciata, eliminata; invece, c'è ancora.
Ci sono poi i commercianti, Confesercenti e Confcommercio: che cosa non andava ai commercianti della vostra manovra? Semplice: un aspetto già ricordato, che è un po' il settimo comandamento. Infatti, laddove c'è qualcuno che ciurla nel manico, bisogna colpire. Se non si emettono tre scontrini, scatta la chiusura per sei mesi: ma siamo veramente fuori di testa? I cittadini contribuenti vanno trattati bene: se li trattate così, è normale che poi si arrabbiano!
Per quanto riguarda la Confai e le piccole e medie imprese, avete manifestato un'attenzione esagerata verso le grandi imprese mentre le piccole e medie imprese sono state penalizzate. Alle piccole e medie imprese - lo ha detto il presidente della Confapi nel corso della sua audizione - del cuneo fiscale non gliene frega niente, perché le piccole imprese non hanno il beneficio del cuneo fiscale!
Alle piccole imprese serviva una cosa molto semplice: se si voleva investire per lo sviluppo, bastava detassare gli utili reinvestiti (Applausi del deputato Armani), una misura talmente semplice - così semplice - che, però, avrebbe avuto un effetto devastante sul PIL, ovviamente in senso positivo: era probabilmente troppo semplice!
Il risultato, invece, è stato che per le piccole imprese, quelle sotto i dieci dipendenti, alla faccia dello sviluppo, il costo del lavoro aumenta, fino quasi all'1 per cento. Solo sopra i 50 dipendenti il costo del lavoro diminuisce. Mi domando: dov'è lo sviluppo? Dove il pilastro dello sviluppo?
Anche gli operai di Mirafiori si sono lamentati e ciò ci stupisce. Abbiamo un Governo che, nella marea dei suoi rappresentanti, vanta parecchi sindacalisti e ci stupiamo che a nessun sindacalista sia venuta in mente una cosa elementare: prima di togliere il TFR, cioè, le liquidazioni, che sono dei lavoratori, bisognava chiederglielo! Magari, poi, avrebbero anche detto di sì ma, nelle relazioni sindacali il metodo è spesso più fondamentale della sostanza: voi non glielo avete nemmeno chiesto! Logicamente, si arrabbiano!
Infine, arriviamo all'ultima delle bocciature, la più inaspettata: quella di Confindustria. Abbiamo visto reazioni stizzite e anche un po' permalose da parte del ministro Padoa Schioppa e anche dello stesso Presidente Prodi. Da un lato ciò è comprensibile; tuttavia, anche Confindustria - Montezemolo in particolare - non sono stati molto corretti: prima hanno incassato e poi si sono lamentati. Infatti, prima hanno incassato il testo definitivo, dove era descritto chiaramente il cuneo fiscale - e ciò andava bene - ma era anche descritta chiaramente la rottamazione, insieme con la previsione del prepensionamento per seimila persone, quasi tutte della FIAT: prima incassano e adesso si lamentano!
Quindi, capisco che c'è un certo nervosismo. Oltretutto, non solo si lamentano, ma Montezemolo va poi a Domenica in e, alla domanda se farà il premier, risponde anche: perché no?
Come si direbbe in ambito militare, ha ragione Prodi a dormire preoccupato. Ma non c'è solo questo. Infatti, casualmente, lo stesso giorno, Monti si reca in trasmissione - dall'Annunziata - e ci dice la sua ricetta, di puro buon senso ma all'esatto opposto di ciò che ha fatto il Governo (o meglio, di ciò che era scritto nel DPEF, ma che poi si è perso, realizzando un disastro in finanziaria).
Anche Il Sole-24 Ore e il Corriere, organi dei poteri forti - quelli che comandano veramente in Italia - si sono svegliati e hanno iniziato a criticare la finanziaria. Bontà loro: dopo avere incassato, si possono lamentare. Capiamo, quindi, l'imbarazzo di Padoa Schioppa e di Prodi...
Fin qui, queste sono le reazioni e i commenti degli addetti ai lavori ma la gente normale, che lavora, la gente del nord che cosa dice e pensa di questa finanziaria? È semplicissimo. È scesa in piazza a Roma in maniera incredibile, con una manifestazione cui hanno aderito anchePag. 29migliaia e migliaia di persone venute dal nord, non senza con sacrificio: persone non abituate a manifestare n piazza, che hanno pagato il biglietto del viaggio, e non, per così dire, in gita premio con i sindacati.
Soprattutto, poi, cosa fa questa gente? Fischia! Non appena ne ha l'occasione, fischia Prodi. Fischi, dunque, da Mirafiori, e ne abbiamo spiegato il motivo; fischi dalla CNA, ovvero dagli artigiani, anche quelli amici. E ne abbiamo spiegato altrettanto bene i motivi. Certo, se si aumentano i contributi, anche quelli sugli apprendisti e si fa salire il costo del lavoro, è logico che poi siano contrariati. Fischi anche a Bologna, a «casa sua».
Tutto ciò però - attenzione! - rappresenta solo la punta dell'iceberg; non illudetevi che si tratti di pochi fischi organizzati da qualche squadretta. I veri fischi giungeranno quando la gente normale saprà cosa contengono i circa 1.500 commi della finanziaria. Non pensiate che tutti siano addetti ai lavori; la gente normale capirà aspetti più semplici, i mille balzelli, il bollo sulle auto vecchie. Il mio papà possiede una Panda 30; ebbene, il mio papà pagherà il 15 per cento in più: ha 74 anni e fa mille chilometri all'anno: perché deve cambiare la macchina? Ma siamo fuori di testa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)?
Il bollo sul motorino, il gasolio per autotrazione, i pedaggi autostradali, il canone RAI, il ticket per il pronto soccorso, le tariffe ENEL e poi soprattutto la seconda finanziaria, quella vera, quella dei comuni. Infatti, voi, ai comuni, avete tagliato le risorse ed essi, se non vogliono tirare giù la cler, se non vogliono «chiudere», dovranno aumentare l'ICI e l'addizionale. Tradotto in «soldoni» - alla fine, infatti, la gente lavora con i quattrini, con i danè, e non con le chiacchiere - si tratterà di un aggravio di 500 o mille euro in più per famiglia, che compensa ampiamente i pochi soldi in più che i redditi più bassi avranno in busta paga.
Ebbene, voi, cosa fate dinanzi ad una reazione della gente che pian piano scopre, pian piano si adira, e pian piano fischia? Dichiarate che vi è un difetto di comunicazione, che bisogna comunicare meglio. Beh, se volete un consiglio, è meglio lasciare perdere.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)
MASSIMO GARAVAGLIA. Vi faccio un esempio. La Repubblica, che non è un giornale a noi amico, evidentemente - dovrebbe, se mai, essere amico vostro -, nell'edizione di ieri, fa un bel paginone sulla manovra. E spiega un po' di cose. Se la comunicazione è questa, non so dove andremo a finire! La prima pagina è fantastica: redditi bassi, le esenzioni dagli aumenti. Quindi, abbiamo aumentato; poi però esentiamo qualcuno. Addizionali comunali IRPEF: i comuni possono esentare i redditi più bassi. Tante grazie, era un nostro emendamento! L'imposta di scopo - che avete messo voi - non toccherà i redditi fino a 24 mila euro. Grazie ancora; è un nostro emendamento! Il ticket per il pronto soccorso si pagherà solo sui codici bianchi, prima era previsto anche sui codici verdi. Quindi, prima volevate fare pagare il ticket anche a chi si rompeva un braccio mentre adesso avete capito che bisogna farlo pagare solo a chi ha un danno poco grave. Peccato che prima il ticket non c'era e quindi l'avete introdotto voi; bisognerebbe anche spiegarlo alla gente in maniera normale. Però la gente capisce ugualmente. La tassa di successione che non si applica fino ad un milione di euro, ma anche quella prima non c'era. Le tasse sull'auto: questa è «bellissima»: per le famiglie con almeno sei componenti vi è l'esenzione dal bollo per anni tre. Fantastico: sappiamo che in Italia, di famiglie con sei componenti, ve ne sono una marea. Ma anche il beneficio è di una grandissima entità; invece di due anni di esenzione, un anno in più!
Onestamente e sinceramente, se questa è tutta l'azione di comunicazione che riuscite a mettere in campo, è meglio che lasciate perdere. Anche perché - e concludo -Pag. 30molto semplicemente la gente normale, la gente che lavora, la gente del nord, gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori ed i lavoratori dipendenti non hanno le «fette di salame» sugli occhi, come qualcuno di voi si ostina a credere ed a pensare. Infatti, questa finanziaria, non ve la perdoneranno facilmente.
I sondaggi, si sa, lasciano il tempo che trovano; però, attestano che i Democratici di sinistra sono sotto il 20 per cento, la Margherita è sotto il 10 per cento. Le amministrative si avvicinano: altro che fase 2; in questo caso, l'unica cosa seria da fare, caro Prodi, caro Padoa Schioppa, è lasciar perdere, andarsene e lasciare il paese in mano a qualcuno che sappia fare il suo dovere (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, non è senza imbarazzo che mi accingo ad intervenire nella discussione odierna. Tale imbarazzo discende dal fatto che siamo chiamati a votare un disegno di legge finanziaria che presenta, in termini esasperati, tutti i difetti che l'attuale maggioranza ha imputato, con notevole clamore, alle leggi finanziarie approvate nella scorsa legislatura.
Il primo dato che, con tutta evidenza, balza agli occhi è costituito dal numero incredibilmente elevato dei commi che compongono il suo unico articolo. Ricordo ancora, infatti, gli interventi di tanti colleghi che, in polemica con il ministro Tremonti e con la maggioranza di centrodestra, si domandavano come il Presidente della Repubblica avrebbe potuto accettare una vistosa violazione del dettato costituzionale quale, a loro giudizio, si consumava con la presentazione di maxiemendamenti che, confrontati con quello approvato venerdì scorso dal Senato, erano ben poca cosa!
Signor ministro, lei ha affermato, nei giorni scorsi, che l'esame parlamentare ha migliorato la manovra finanziaria. In parte, ciò può trovarci d'accordo: il difetto infatti, signor ministro, è tutto nella decisione iniziale del Governo di presentare un testo che era già incredibilmente «lungo» e che recava, al suo interno, una serie di disposizioni di carattere localistico e microsettoriale, in palese violazione con le vigenti regole contabili.
Un disegno di legge finanziaria così «lungo» è il risultato di un difetto strutturale dell'Esecutivo, vale a dire la moltiplicazione dei ministeri, con la conseguente pretesa di ciascun ministro di trovare, nell'ambito dello stesso disegno di legge finanziaria, disposizioni di proprio interesse, se non addirittura le dotazioni necessarie per assicurare una struttura ministeriale anche ai ministri senza portafoglio.
Il difetto strutturale di questo Governo, vale a dire la sua eccessiva ampiezza, ha inoltre impedito di realizzare una manovra finanziaria coerente sia nelle impostazioni, sia nei contenuti.
L'affermazione del ministro per cui le modifiche intervenute nel corso dell'esame parlamentare non avrebbero intaccato le mura portanti della manovra appare - mi permetta, signor ministro - ridicola. È davvero difficile, infatti, riconoscere un indirizzo chiaro o una logica unificante nella molteplicità delle «disposizioni sparse» che sono state inserite nel testo in esame!
L'unico elemento che può essere chiaramente identificato, come è stato da più parti rilevato, è costituito dall'assoluta prevalenza, nell'ambito degli interventi correttivi, delle misure di carattere tributario.
Credo, infatti, che questo Governo e diversi ministri di spesa dovrebbero riconoscere al viceministro Visco il merito di avere reperito le risorse finanziarie necessarie non soltanto per assicurare il contenimento dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione entro il limite del 3 per cento del prodotto interno lordo, ma anche per garantire la possibilità di porre in essere i numerosissimi interventi onerosi che il disegno di legge finanziaria reca.Pag. 31
Vi è tuttavia, caro ministro, un rovescio della medaglia, che è stato implacabilmente denunciato dai rappresentanti del mondo imprenditoriale. È evidente, infatti, che un così intenso ricorso alla leva fiscale non può che infiacchire le prospettive di ripresa del sistema economico italiano proprio mentre, finalmente, apparivano all'orizzonte i primi segnali di un'inversione del ciclo.
Non risulta essere meno grave il fatto che la manovra finanziaria rechi un vero e proprio catalogo di interventi di «finanza creativa», a confronto dei quali - mi permetta, signor ministro! - le iniziative a suo tempo adottate dal ministro Tremonti sono ben poca cosa! Mi limiterò a ricordare solamente due aspetti.
Infatti, oltre alla creazione presso l'INPS del fondo nel quale dovrà confluire il TFR cosiddetto inoptato, vi è la novità, introdotta al Senato all'ultimo minuto, del trasferimento in capo allo Stato del debito contratto da Infrastrutture Spa per il finanziamento del progetto alta velocità: in questo caso, il ministro dell'economia e delle finanze ha toccato vette irraggiungibili di cinismo contabile!
In sostanza, colleghi, cosa è successo? Si è deciso di attribuire interamente all'esercizio finanziario in corso l'onere del debito, elevando così, in misura spropositata, l'entità dell'indebitamento netto, al fine di enfatizzare ulteriormente la virtuosità del rientro entro il tetto del 3 per cento del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo già nel 2007!
Al di là di queste iniziative fantasiose e opportunistiche, è mancata completamente una linea di indirizzo da parte del ministro dell'economia.
Non credo infatti che i colleghi della maggioranza possano credere nella serietà delle misure per il contenimento delle spese che la finanziaria prevede.
Da ultimo, due brevi considerazioni: una sul merito ed una sul metodo.
Quanto al merito, rilevo che nonostante gli impegni assunti in quest'aula, personalmente, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, il Governo non soltanto non ha rimediato alla gaffe di cui si era reso responsabile addebitando al fondo delle aree sottoutilizzate numerose misure di spesa, ma addirittura ha ulteriormente ridotto la disponibilità del fondo. In realtà si è trattato di una sorta di rimodulazione delle risorse, che vengono spostate negli anni avanti.
Nel testo licenziato - ricordo ai colleghi - dalla Camera dei deputati, il definanziamento del FAS era pari rispettivamente a 626 milioni di euro nel 2007, 221 milioni nel 2008 e a 15 milioni nel 2009. Il testo uscito dal Senato fissa questo definanziamento, rispettivamente, in 638 milioni, 291 milioni, e 100 milioni.
A tutto ciò vanno aggiunti, come ricorderete, gli effetti del comma 507 (quote di bilancio accantonate rese non disponibili), che per quanto riguarda il FAS sono pari a 409 milioni per il 2007, 405 per il 2008 e ben 668 milioni per il 2009.
Tutto ciò dimostra che l'utilizzo del FAS come mezzo di copertura non era stato un incidente di percorso, ma l'effetto della totale assenza di una politica per il Mezzogiorno di cui, signor ministro (capisco che lei non voglia seguire questo tipo di ragionamento), abbiamo avuto una dimostrazione in Parlamento anche in questi giorni, perché ancora oggi attendiamo che il Governo informi il Parlamento sulla proposta presentata alle autorità comunitarie per l'utilizzo dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013. Abbiamo appreso tutto ciò dai giornali, il Parlamento ancora è all'oscuro.
Quanto al metodo, non posso non rimarcare l'arroganza che ha contraddistinto il comportamento tenuto dal Governo, che non si è limitato ad inserire nel maxiemendamento disposizioni che erano state dichiarate inammissibili dalla Camera, ma ha addirittura ripristinato norme che erano state stralciate dalla Presidenza di questo ramo del Parlamento!
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, non posso che concordare con il professor Monti, quando afferma che questa finanziaria rappresenta un'occasione sprecata, perché non si connota realmente nel senso del rigore e, allo stesso tempo, non reca quelle misure chePag. 32sarebbero necessarie per sostenere veramente la ripresa della nostra economia. Queste, e tante altre motivazioni, nascoste nei 1.400 commi, che non posso certo richiamare, considerata la brevità dell'intervento, ci inducono in maniera forte e decisa a dire «no» a questa finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Misiani. Ne ha facoltà.
ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, colleghi, sta finalmente volgendo al termine un dibattito fin troppo lungo, faticoso, spesso aspro, che ha dominato e condizionato la vita politica e istituzionale del paese da parecchi mesi a questa parte. Dalla natura di questo dibattito emerge un primo tema: quello della revisione delle regole della sessione di bilancio.
Certo, l'Italia non è il Regno Unito, con il suo budget inemendabile, che occupa pochi giorni della vita politica; noi siamo un Parlamento che anche quest'anno ha dimostrato di saper svolgere il suo ruolo, se messo in condizioni di farlo.
Un Parlamento capace di recepire le istanze del paese e di migliorare i contenuti di una manovra, che quindi uscirà migliore dal dibattito parlamentare rispetto ai pur condivisibili contenuti iniziali. Non è tuttavia possibile, in un paese che pure non è il Regno Unito, che noi dobbiamo vivere il paradosso di lunghi mesi di dibattito, che tuttavia ha visto ad esempio le Commissioni parlamentari di Camera e Senato non messe, per l'evolversi degli eventi, in piena condizione di poter svolgere il loro lavoro.
Un paradosso che dobbiamo superare, ponendo questo tema nell'agenda delle riforme istituzionali con la dovuta centralità, in un paese che invece troppo spesso si appassiona al dibattito sulla legge elettorale o sulla devolution e poco si interessa di temi come questo, che invece sono cruciali per migliorare il funzionamento delle istituzioni e il nostro lavoro.
La manovra del 2007 - con i suoi 35 miliardi di euro - è la più pesante, dopo quella del 1993, l'anno del rischio di bancarotta con la manovra da 46,9 miliardi, ed è paragonabile per dimensioni a quella del 1997 che contribuì a portare l'Italia nell'Unione monetaria europea. Questa dimensione non è il frutto del mero arbitrio del Governo perché l'Italia del 2006 è un paese che ha a che fare non con problemi ordinari, ma con problemi straordinari. È un paese che ha vissuto la stagnazione negli ultimi cinque anni, in una fase in cui l'economia mondiale correva come non mai: più 0,6 per cento l'Italia, più 4,5 per cento ogni anno l'economia mondiale. È un paese che ha di fronte iniquità sociali tra le più ampie in Europa: noi abbiamo la peggiore distribuzione del reddito e della ricchezza; la più alta evasione ed elusione fiscale; il mercato del lavoro che più rapidamente si va precarizzando rispetto ad altri paesi europei. Noi abbiamo infine - ma non è certo l'ultimo dei nostri problemi - un quadro dei conti pubblici in deterioramento rispetto agli anni del risanamento: saldo primario azzerato, spesa pubblica superiore di 3 punti di PIL in pochi anni; debito che pericolosamente ha ripreso a crescere in rapporto al PIL dal 2005 in avanti. Aggiungo, però, che noi siamo un paese che anche nel dibattito di questi mesi, ha dimostrato una consapevolezza della gravità di questi problemi non all'altezza della situazione reale che abbiamo di fronte. Un paese che per anni ha visto allentarsi ulteriormente un'attenzione unitaria, un senso civico, il senso di una missione nazionale che, invece, era ed è necessaria in particolare in questa fase.
Questi problemi non ordinari meritano risposte straordinarie e strutturali destinate a durare nel tempo e, necessariamente, su una pluralità di versanti. Questa manovra finanziaria mette in campo interventi su più versanti: uno sforzo di risanamento straordinario dei conti pubblici del nostro paese che, già dal 2007, permetterà di riportare i nostri parametri all'interno di un sentiero virtuoso di gestione della finanza pubblica, coerentemente con gli impegni assunti dal precedente Governo con l'Unione monetariaPag. 33europea - questo va ricordato a qualche collega che spesso se ne dimentica -, sfruttando opportunamente una congiuntura economica oggi più favorevole rispetto al passato. Questi sono interventi che valgono 15 miliardi di euro sui 35 complessivi di questa manovra che però mette in campo - e sono la maggioranza di questi 35 miliardi di euro - investimenti massicci per conseguire l'obiettivo di una maggiore crescita dell'economia e per migliorare la condizione di equità sociale del nostro paese; quindi, non una manovra di «lacrime e sangue», ma una manovra che punta insieme al risanamento dei conti pubblici e alla crescita dell'equità sociale di questo paese, rimettendo in campo dopo tanti anni una politica industriale vera, riducendo in modo sensibile il costo del lavoro per le imprese, investendo massicciamente in infrastrutture con il 40 per cento in più rispetto all'anno passato, come riconosce l'Associazione nazionale dei costruttori edili - aderente alla Confindustria - e non i dati di questo Governo. Questa è una finanziaria che mette in campo interventi importanti sia sul versante dell'equità sociale sia nel sistema fiscale con una redistribuzione importante attraverso la modifica delle aliquote, il passaggio da deduzioni a detrazioni e, soprattutto, con interventi coraggiosi atti a contrastare l'evasione e l'elusione fiscale, quindi, una finanziaria che inizia a rispondere ai bisogni sociali emergenti.
Certo c'è tanto da fare, ma finalmente si affronta il problema della non autosufficienza, della condizione giovanile di questo paese, del tema delle famiglie che hanno figli e fanno fatica ad arrivare a fine mese; quindi, una finanziaria che affronta con una pluralità di interventi la questione del lavoro precario di milioni di giovani lavoratori che, oggi, in questo paese non hanno prospettive certe, non riescono a crearsi una famiglia, a comprarsi una casa, ad accendere un mutuo, cioè a fare quello che i loro padri erano in condizione di fare trent'anni fa in un paese assai diverso da quello attuale.
Ci è stato detto che è una manovra troppo pesante rispetto a ciò di cui ha bisogno il paese. Ma ritengo che quest'ultimo non abbia solo bisogno di rimettere a posto i propri conti: questo paese ha bisogno di crescita e di equità. E siccome nessun pasto è gratis, per rimettere in moto la crescita, per realizzare le infrastrutture, per permettere alle imprese di competere e di crescere servono soldi. In questo paese, per attuare la giustizia sociale, per aiutare le famiglie, gli anziani e i più deboli servono risorse. Da tali obiettivi deriva la dimensione di questa manovra finanziaria.
È stato detto, altresì, che è una manovra finanziaria con tante, troppe tasse. Se leggiamo bene i dati e iniziamo a sottrarre dall'entità delle maggiori entrate 6 miliardi di TFR, che non sono certo imposte aggiuntive sui lavoratori, se iniziamo a togliere 9 miliardi di evasione, elusione, valorizzazione del patrimonio, che non sono maggiori imposte sui contribuenti onesti, e se teniamo conto di 5,5 miliardi di euro che ritornano a cittadini e imprese sotto forma degli sgravi previsti per il cuneo fiscale, la realtà è ben diversa da quanto affermato dalla propaganda. Infatti, la pressione fiscale aggiuntiva reale sui contribuenti onesti vale lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo.
Peraltro, Il Sole 24 Ore, l'organo di Confindustria che - come è stato ricordato - non è certo stata tenera con questo Governo, certifica che la famiglia media italiana da questa manovra finanziaria guadagna 120 euro nell'ipotesi peggiore, ossia nell'ipotesi in cui aumentino l'addizionale IRPEF regionale e l'addizionale IRPEF comunale ed i comuni pongano la tassa di scopo. Tutte ipotesi possibili, ma per nulla scontate, che dipenderanno dalle autonome scelte degli enti locali.
Quindi, altro che massacro, altro che stangata! Questa manovra tutela le istanze e le esigenze della famiglia media di questo paese, come dimostrato da chi i numeri se li è andati a cercare e li ha calcolati nel modo più corretto possibile.
Il dibattito è stato durissimo e aspro, come ho ricordato all'inizio del mio intervento.Pag. 34I sentimenti di tanta parte del paese che è scesa in piazza - non mi riferisco solo alla manifestazione del 2 dicembre, ma a tante altre che hanno costellato il dibattito di questa legge finanziaria - non vanno affatto sottovalutati. Infatti, il Governo e questa maggioranza hanno il dovere di ascoltare i sentimenti profondi dell'intero paese.
Ma quando il polverone cesserà, la polvere si depositerà e, tra qualche mese, i cittadini e le imprese verificheranno gli effetti di queste scelte di politica economica e finanziaria con i dati concreti alla mano, molti giudizi e pregiudizi negativi cederanno il passo al riconoscimento del coraggio e della responsabilità, che credo siano la cifra vera di questa manovra di politica economica e finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, mi rivolgerò al ministro dell'economia e delle finanze, professor Padoa Schioppa, per porgli alcune domande, confermando, innanzitutto, la stima per lo studioso, per il docente universitario, per l'economista, che certamente illustra la disciplina a lui cara con interventi puntuali e precisi. Tuttavia, ciò, signor ministro, mi suscita qualche dubbio, perché ho la sensazione - che vorrei lei avesse occasione di chiarire o, quantomeno, di smentire - che non sempre le sue idee, la sua impostazione di politica economica, i suoi principi (sui quali ha, peraltro, prodotto un'enorme quantità di lavori apprezzati) siano stati tenuti presenti in questo difficile lavoro che ha portato alla preparazione, con mille difficoltà, del disegno di legge finanziaria in esame e del precedente decreto fiscale, collegato alla manovra.
Le dico questo, signor ministro, perché vi sono davvero tali e tante incongruenze in questa manovra che, certamente - vorrei che ci fornisse una risposta in ordine a tale aspetto -, se lei avesse potuto lavorare di suo, seguendo i suoi principi, la sua impostazione di politica economica, se non fosse stato condizionato da una serie infinita di richieste, di pressioni, di suggerimenti, talvolta al limite della pressione psicologica (non voglio usare un'espressione più pesante), probabilmente avrebbe svolto un lavoro diverso; un lavoro che certamente sarebbe stato più coerente rispetto ai suoi principi, all'impostazione di politica economica della quale ha dato prova in tanti anni, facendole guadagnare una stima non secondaria, ma importante, non soltanto in Italia, ma anche fuori dal nostro paese.
Pertanto, le vorrei porre alcune domande, ma in assenza di una risposta convincente, lo abbiamo già detto e lo riconfermo, non potremo che esprimere un giudizio pesantemente negativo su questa manovra.
La prima domanda è la seguente: in che modo si è potuto tenere conto, ammesso che se ne sia tenuto conto, dell'aumento delle entrate già previste per il 2006 e di quelle non previste (o meglio non previste, forse, da questo Governo, ma certamente previste da noi), grazie all'impostazione di politica economica che avevamo dato con il Governo Berlusconi, del quale mi onoro di aver fatto parte per ben cinque anni? È una somma in più che parrebbe essere, lei certamente avrà i dati puntuali alla mano, di oltre 33 miliardi di euro. Si è tenuto conto di ciò ed in che modo? Sembrerebbe in parte di sì, visto che nella nota di variazione al DPEF non avete potuto fare a meno di tenerne conto, ma, allo stesso tempo, non sembra che se ne sia tenuto conto nell'elaborazione complessiva del rapporto tra entrate e spese e con riferimento, quindi, per un verso, alla prosecuzione dell'azione di risanamento della spesa pubblica e, per altro verso, all'impulso indispensabile all'economia.
La seconda domanda è la seguente: si è detto che, attraverso una manovra di riscrittura della curva dell'IRPEF, si intendeva predisporre un intervento a favore delle categorie meno fortunate del nostro paese, ma come si concilia questo, signor ministro, con il rapporto indispensabile, che certamente non può esserle sfuggito, tra, certo, una parziale riduzione del carico fiscale per alcune categorie, unitamentePag. 35all'aggravamento della pressione fiscale nei confronti di una enorme quantità di cittadini (praticamente la totalità, quindi anche delle categorie meno abbienti), e le addizionali comunali e regionali, in particolare, l'ICI, ma non solo? Mi riferisco anche alla sanità, al trasporto pubblico locale, all'erogazione dei servizi essenziali operati dai comuni nel nostro paese.
Come si giustifica - terza domanda - questa sorta di compensazione, che certo - me ne rendo conto - deve essere stata frutto di una lunghissima, complessa trattativa tra la riduzione del cuneo fiscale ed, invece, il trasferimento del TFR? È un argomento sul quale mi limito solo a porre la domanda; vorrei poter svolgere un'argomentazione più completa, ma i minuti a mia disposizione non me lo consentono.
Inoltre, signor ministro, come si giustifica l'insufficiente attenzione nei confronti delle grandi opere infrastrutturali del nostro paese, spina dorsale dello sviluppo della nostra economia, come, peraltro, affermato in precedenti documenti dei diversi Governatori della Banca d'Italia che si sono succeduti negli ultimi tempi, quanto meno gli ultimi due?
Inoltre, come si giustifica il blocco di alcune grandi opere se non per una scelta di carattere meramente ideologico, che nulla ha a che fare con lo sviluppo del nostro paese? Mi riferisco al ponte sullo stretto di Messina, ma anche alla realizzazione della TAV e ad altre opere estremamente importanti.
Vorrei porre un'ulteriore domanda: la correzione dell'andamento della finanza pubblica indicata è quella effettiva o no? Non sarebbe forse bastata una manovra corrispondente a meno della metà, ponendo la giusta attenzione alla parte che riguarda gli incentivi allo sviluppo della nostra economia?
In breve, vorrei sollevare altre due questioni. A me è sembrato di cogliere il seguente problema in una dichiarazione resa tre settimane fa proprio da lei, ministro Padoa Schioppa. Probabilmente essa non è stata riportata correttamente dal giornale sul quale l'ho letta, tuttavia da questa sua dichiarazione sembrava che anche lei ammettesse un effetto recessivo sulla nostra economia dovuto agli interventi operati con la legge finanziaria. Vorrei una conferma sul fatto che si tratti effettivamente della sua opinione. Allora, vi era davvero bisogno di una manovra recessiva in questo particolare momento della storia economica del nostro paese o non era invece il caso di puntare ad ulteriori incentivi per la crescita e lo sviluppo della nostra economia? Non citerò in proposito le ultime dichiarazioni rese da esponenti qualificati della Confindustria; tuttavia, esse che si saranno pur fondate su qualche dato effettivo!
Infine, come è stato possibile immaginare di porre non solo una, ma due modifiche al maxiemendamento del Senato su qualcosa che davvero indigna?
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, la prego di concludere.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, mi accingo a farlo.
Stavo riferendomi alla prescrizione breve riguardante i reati contabili. Come è stato possibile che una persona del suo livello, della sua caratura politica ed economica, che sicuramente merita rispetto, abbia potuto consentire che questo potesse accadere? È una vergogna per il nostro paese e per il nostro Parlamento. Vi inviterei a rivedere le norme in questione, anche a costo di tornare al Senato, fosse solo per modificarle.
Per queste ragioni ed in assenza di risposte convincenti e complete a queste domande semplici, che tuttavia si pongono tutti gli italiani, il nostro voto non potrà che essere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, non dobbiamo mai dimenticare da dove siamo partiti. Si tratta di qualcosa che noi, appartenenti al centrosinistra, dobbiamo sempre e comunque sottolineare. SiamoPag. 36partiti da una situazione, quella lasciata dal centrodestra e dai Governi Berlusconi, disastrosa per la finanza pubblica. Non sto qui a ricordare l'avanzo primario azzerato né la differenza tra il debito pubblico all'inizio e poi alla fine dei Governi Berlusconi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Per favore, colleghi!
LUCIANO D'ULIZIA. Si tratta di 320 miliardi di euro di accrescimento del debito pubblico.
Non sto a ricordare il fatto che l'economia era a crescita zero. Quindi, signor Presidente e onorevoli colleghi, non dobbiamo mai dimenticare da dove siamo partiti, ovvero da un disastro.
Per parlare di questo disastro, informo l'Assemblea sugli effetti da me definiti di trascinamento e di traslazione. Ho ascoltato in questa sede che vi è stata una crescita delle entrate tributarie corrispondente a circa 30 miliardi. Si tratta di una cifra ancora non definita, perché c'è chi parla di 34 miliardi, mentre altre voci ne riportano 37. Relativamente all'anno in corso, i conti definitivi devono ancora essere fatti.
Comunque, si registra una crescita: su questo non c'è dubbio. Attenzione, però, signor ministro, all'effetto di trascinamento e di traslazione, cioè al fatto che i provvedimenti adottati dal passato Governo e dalla passata maggioranza hanno creato un ulteriore indebitamento. Basta fare i conti: dall'aprile 2006 ad oggi siamo passati da 1.547 miliardi a 1.600 miliardi di indebitamento, con un effetto di trascinamento di 53 miliardi, che è quasi due volte la legge finanziaria in esame. Dunque, l'eredità positiva di cui si parla diventa, con una semplice somma algebrica, un'eredità altamente negativa anche in termini di saldi contabili della finanza pubblica.
La legge finanziaria in esame cerca di riparare ai disastri passati attraverso il risanamento ed attraverso lo sviluppo: questi sono i due momenti fondamentali che caratterizzano tale manovra.
Il risanamento è necessario per avere un disavanzo sotto il 3 per cento: raggiungeremo il risultato - non è difficile prevederlo - dato che tutti gli istituti stimano che grazie ai 15 miliardi di euro di diminuzione della spesa riusciremo a raggiungere un 2,8-2,9 per cento di disavanzo nel 2007. Occorre, però, frenare la massa debitoria perché è quella che incide profondamente sui conti pubblici: si tratta di 70 miliardi di oneri finanziari che ci impediscono di realizzare politiche più virtuose di sviluppo. Quindi, porrei attenzione al disavanzo, ma porrei altrettanta attenzione alla crescita della massa debitoria che, per quell'effetto di trascinamento di cui parlavo prima, ha portato il debito pubblico italiano tra i primi in tutto il mondo ed a circa 1.600 miliardi di euro (ricordo ai colleghi che 1.600 miliardi di euro sono più di 3 milioni di miliardi di vecchie lire).
Il secondo corno del problema è lo sviluppo. I contenuti della finanziaria, signor ministro, sono stati sottovalutati. Diciamo la verità, forse non siamo stati capaci di mandare messaggi chiari, esaurienti e comprensibili, ma i vari fondi per lo sviluppo o lo stesso cuneo fiscale non sono stati sufficientemente valutati ed analizzati.
Debbo sottolineare che, a mio avviso, i provvedimenti sulla cooperazione, sulle imprese cooperative, non sono stati sufficientemente valutati e recepiti. Faccio notare al ministro Padoa Schioppa che oggi l'insieme delle imprese cooperative costituisce l'8 per cento del PIL: in economia l'8 per cento del PIL conta, fa la differenza. Non è stata osservata ed approfondita la funzione anticiclica delle imprese cooperative: quando il paese era fermo (crescita zero nel 2005) abbiamo registrato, invece, una forte crescita dell'economia cooperativa. Occorre capire non solo la funzione economica dell'economia cooperativa, ma anche la diversa funzione sistemica. L'impresa cooperativa non è una società diversa dalle altre solo perché l'elemento lavoro prevale sull'elemento capitale, ma ha una cultura ed un progetto completamente diversi e riesce, grazie alPag. 37suo DNA, a dare una risposta e ad assolvere una funzione completamente diversa. Lo abbiamo visto negli anni passati, quando l'impresa cooperativa è riuscita a recuperare, a differenza dell'impresa capitalistica.
In conclusione, ritengo che questo Governo abbia operato bene. Devo ringraziare anche il sottosegretario Sartor per la sua dedizione e per la pazienza dimostrata nell'ascoltare i nostri interventi e nel cercare di comprendere i problemi che abbiamo esposto. Pur con i limiti cui ho accennato, quindi, credo che l'indicazione che il gruppo dell'Italia dei Valori può dare sia quella di osservare non soltanto il disavanzo percentuale. Infatti, è assolutamente necessario ridurre la massa debitoria, dalla quale deriva un aggravio per il bilancio dello Stato: mi riferisco ai famosi 70 miliardi di euro di oneri finanziari che paghiamo sul debito pubblico.
È vero che c'è qualche dubbio sulla crescita, parliamoci chiaro! Come possiamo recuperare? La cooperazione esercita la sua funzione anticiclica ed è per questo, signor Presidente, signor ministro, signor sottosegretario, che noi chiediamo che siano attuati gli ordini del giorno che sono stati accettati dal Governo e votati dal Parlamento e che riconoscono la funzione anticiclica, virtuosa e attiva delle imprese cooperative italiane. Sono promesse che il Governo ha fatto e noi chiediamo che siano rispettate nel concreto.
Nel preannunciare, quindi, un voto favorevole sul disegno di legge finanziaria da parte del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori, raccomando al Governo soprattutto di tenere conto della capacità delle imprese cooperative di aiutare quella crescita che parrebbe, che sembra sarà un po' stentata, almeno nel 2007 (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, signor ministro, abbiamo discusso molto, in questa Assemblea, del disegno di legge finanziaria e credo sia stato detto un po' di tutto. Per quanto mi riguarda, è necessario entrare nello specifico, essendo io un membro della Camera dei deputati eletto nella regione Sardegna ed essendo molto legato alla mia terra. Questa regione beneficerà delle entrate che dovrebbero derivare dal maggiore gettito IRPEF e questa previsione dovrebbe portare al risanamento, che dovrebbe essere realizzato nel 2010.
Voglio ricordare qualcosa che forse non è molto attinente alla discussione che si sta svolgendo ma che, comunque, è importante. Il Presidente del Consiglio Prodi si ispira al modello instaurato in Sardegna dal governatore Soru e ha affermato la sua intenzione di creare amministrazioni regionali di centrosinistra simili al modello di gestione attuato dal governatore della Sardegna. Al convegno dell'ANCI, svoltosi pochissimi giorni fa, Prodi ha ricordato lo sforzo di questo Governo per poter andare incontro alla Sardegna entro il 2010. All'indomani di questa grande vittoria annunciata, tuttavia, l'assessore al bilancio si è dimesso. Tale assessore era stato scelto da Soru per governare i conti. Quindi, la grande vittoria è finita con le dimissioni dell'assessore Pigliaru, seguite dalle dimissioni dell'assessore alla pubblica istruzione; chissà dove arriveremo.
Questo è il metodo al quale si ispira il Presidente Prodi, che tenta forse in tutti i modi di attuare il sistema a livello nazionale, ma senza successo perché, in questo caso, nessuno se ne va e tutti rimangono.
Avete creato un enorme «buco» di bilancio nella sanità e la Sardegna non riuscirà a pagare la spesa sanitaria. Ancora più grave è il fatto che, mentre in questi giorni si discute un piano sanitario che non è ancora pronto, già affermate che non trasferirete neppure un euro per tale piano, in attesa di un trasferimento che avverrà nel 2010.
Avete eliminato completamente i trasferimenti per il trasporto pubblico locale - questo è gravissimo - e anche per le Ferrovie meridionali sarde, lasciando l'isola in sofferenza.Pag. 38
Inoltre, come se non bastasse, parlate anche della continuità territoriale che sarà assegnata alla Sardegna, un concetto che fa acqua da tutte le parti. Non avete dato seguito alla continuità territoriale, mentre con il Governo Berlusconi eravamo riusciti, per quanto riguardava non solo i passeggeri ma anche le merci, a finanziarla per cinque anni. Siete riusciti a cancellarla completamente, senza colmare quel gap così da consentire alle regioni insulari di essere concorrenziali con le altre aziende. Avete cancellato completamente l'interesse per il sud. Il vostro Presidente del Consiglio dichiara costantemente che 20 miliardi di euro sono dedicati alla ripresa economica, soprattutto nel sud, compensando i soldi per le aree sottoutilizzate. Dovete riflettere seriamente, perché torneremo in questa aula a ricordarvi, con i deputati sardi, giorno per giorno, ciò che avete fatto.
Per quanto riguarda il capoluogo della regione Sardegna, che era inserito con Gioia Tauro in un comma per partecipare alle «famose» autostrade del mare, di cui il ministro era venuto a parlare in Sardegna, avete cancellato Cagliari e lasciato i soldi solo per Gioia Tauro. Abbiamo presentato emendamenti per aiutarvi a capire che in Italia le regioni sono diverse, che il sud è diverso dal nord, che vi è un'Italia a due marce. Volevamo aiutare il Governo sia in Commissione sia in Assemblea: siete stati sordi.
Non avete la concezione di come sia fatto il paese e vivete troppo nel palazzo. Avete bisogno di capire meglio come funzioni il meccanismo economico, di cosa soffra oggi il sud, quali siano le difficoltà che, adesso, iniziano anche al nord. In un'Italia - ripeto - a due marce, le cose vanno peggio per tutti.
Avete affrontato un argomento pesantissimo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIOVANNI MARRAS. Concludo, signor Presidente; le chiedo solo di poter fare un accenno importante alle prefetture. Avete soppresso le prefetture nelle città sotto i 200 mila abitanti. Avete soppresso Nuoro ed Oristano e per Nuoro sarà un problema molto serio...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIOVANNI MARRAS. O sarà presentato un ordine del giorno per porvi rimedio (e in quel caso vi invito ad accettarlo), oppure si dimostrerà che non avete capito il ruolo che dovete svolgere nel paese. Invito il Governo a dare le dimissioni o a seguire le indicazioni che vengono dai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, sono stato sorpreso dall'avvio dell'azione governativa nell'ambito economico. Mi ha sorpreso, più di ogni altra cosa, l'atteggiamento del ministro in carica, cui mi rivolgo con estremo rispetto per la sua figura istituzionale. Mi ha lasciato sufficientemente sconcertato per l'approccio: in più di un'occasione (ribadita anche in questi giorni nei dibattiti televisivi) ha affermato la sua apoliticità, la sua natura tecnica di ministro. Ciò mi ha lasciato sorpreso, se non sconcertato, perché non possiamo credere che il signor ministro non capisca quanto sia politico il suo ministero, quanto sia estremamente importante e determinante nella vita di tutti gli italiani un intervento in tema economico.
Non si può essere soltanto dei tecnici; bisogna anche scegliere se essere tecnici o politici. Quando si introduce un ticket per il pronto soccorso, quando si opera un taglio nel settore della sicurezza, quando si fermano i grandi cantieri per le grandi opere, per i grandi tracciati autostradali, per le grandi ferrovie, non solo dell'alta velocità (chiamiamola anche alta capacità), si compiono interventi politici.
Signor ministro, mi lasci dire che è disorientante questo stile, che mi sembra aggravi ancora di più il momento di sfiducia fra i cittadini, le istituzioni ed ilPag. 39Governo. Non posso scordare quei lunghi mesi di silenzio in cui, dopo avere vinto le elezioni, questo Ministero dell'economia non faceva ancora alcuna anticipazione su quelle che potevano essere le manovre economiche. Non dimenticherò mai le audizioni del signor ministro, per le quali erano stati convocati un centinaio di parlamentari, in cui il signor ministro leggeva delle «tabelline» sull'organigramma del ministero, perché non si sentiva di fare delle anticipazioni o, forse, perché queste non gli venivano consentite. La realtà, probabilmente, è che questo non essere politico lo ha indotto a ritenere che qualcuno non pensasse, invece, a fare politica, anche nell'ambito dell'economia, senza di lui. I decreti Visco e Bersani, infatti, sono la prova lampante che i provvedimenti economici venivano redatti dal viceministro dell'economia e dal ministro dello sviluppo economico e non dal ministro competente; ricordo il decreto Visco e Bersani sulle «finte» liberalizzazioni - chiamiamole così - e il decreto Visco con l'introduzione di tantissimi provvedimenti di natura tributaria e fiscale, che hanno portato in piazza intere categorie di italiani, interi ceti produttivi. Tutta Italia è scesa in piazza, non solo il 2 dicembre, ma anche prima. Si parlava di grandi liberalizzazioni, è stato detto: colpiamo i poteri forti. I tassisti, i panificatori: ecco, questi erano i poteri forti che voleva colpire il Governo. Però, qui a Roma si dice, signor ministro, che o lei ci fa o lei ci è.
Al di là dell'analisi tecnica di questa finanziaria, di cui si è già parlato, che vorrei tralasciare in quanto verrà affrontata da altri colleghi dell'opposizione, mi sorge, legittima e sincera, una domanda che vorrei rivolgere al signor ministro, che capisco sia occupato in altre conversazioni (per carità, è tutto lecito, signor ministro, ci mancherebbe altro). Signor ministro, si pensava che con il Governo Berlusconi a causa dei tanti condoni, alla fine gli italiani non avrebbero pagato più le tasse, le famose tasse, chiamiamole anche con il loro nome, ovvero le imposte. Allora, nei primi quattro mesi del 2006, quando ancora non si sapeva se avrebbe vinto il centrosinistra o il centrodestra, si registrava già un incremento di gettito delle imposte ordinarie di quasi 13 miliardi di euro. Un trend che ha indicato come, invece, gli italiani, in presenza di tanti condoni, avessero aumentato la loro responsabilità fiscale. Questo trend positivo ha portato ad un incremento, con gli acconti al 30 novembre - lo dico perché rimanga agli atti -, di circa 33 miliardi di euro.
Vi fornisco anche un altro dato: sappiamo che questa famosa finanziaria, che è stata riscritta tre volte, nei passaggi alle Camere, è di circa 20 miliardi superiore al fabbisogno, che è di 14-15 miliardi. Vi sono, quindi, 20 miliardi in più. Ecco, signor ministro: 33 miliardi di gettito ordinario più 20 miliardi di gettito derivante dalla manovra finanziaria sono circa 53 miliardi di euro. Se prendiamo il vecchio quoziente della famosa divisione euro (1936,27), si tratta di circa 102 mila miliardi di vecchie lire!
La mia domanda dunque è la seguente, signor ministro: visto che abbiamo introdotto i ticket sul pronto soccorso, abbiamo tagliato gli arruolamenti di carabinieri, polizia di Stato e vigili del fuoco, visto che non abbiamo diminuito realmente le tasse ai cittadini e alle famiglie, allora questi 102 mila miliardi di vecchie lire dove li avete messi? Se avete prodotto ancora tagli di ogni genere, se avete rinunciato ad ogni tipo di riconoscimento alle famiglie e ai cittadini, se avete chiuso i cantieri delle grandi opere - «no TAV», «no ponte», e chissà quante altre cose! -, allora dove avete messo 102 mila miliardi di vecchie lire?
Signor ministro, non devo quindi aggiungere che noi bocciamo completamente la manovra finanziaria! Le chiedo tuttavia, anche per una questione di sua personale dignità e reputazione, che sappiamo essere derivante da grandi incarichi in sede di Unione europea, se non ritenga che forse la competitività sarebbe potuta derivare dai grandi investimenti che stavamo facendo con il Governo Berlusconi, per non parlare dell'interruzione dell'alta velocità (o alta capacità), o del fatto di direPag. 40«no» al ponte, volto a rompere finalmente l'isolamento, che non è solo geografico ma anche culturale, della Sicilia rispetto al resto dell'Italia. Come pensare di non ridurre significativamente le tasse alle famiglie e ai cittadini, creando così anche un grande polmone in termini di aumento dei consumi e quindi di riflesso benefico sul PIL? Come mai, signor ministro, la competitività è rimasta immobile, non è stata toccata, non si parla di competitività, né si parla di infrastrutture? Ho ricevuto proprio in queste ore la lettera del presidente della SAGAT, la società aeroportuale di Torino Caselle, che è stata penalizzata. Quindi stiamo veramente portando al dissesto tutto il sistema infrastrutturale italiano!
Le domando allora: lei, signor ministro, l'ha letta questa manovra finanziaria? La condivide pienamente? Visto il suo percorso anche di grande funzionario, di grande dirigente nell'Unione europea, forse una maggiore attenzione a questo aspetto avrebbe dovuto prestarla. Non è che forse lei si è lasciato scappare di mano questo ministero e magari Visco e Bersani la stanno facendo da padroni nel Governo? Forse non è che doveva in qualche maniera prendere una posizione più forte?
Ecco, signor ministro, non voglio dire che mi vergogno io per lei, però cerchiamo di dare dignità anche a questo Ministero dell'economia e delle finanze. Lei è il ministro più importante di questo Governo; non è il ministro che parla per ultimo, che deve semplicemente fare dichiarazioni di maniera. Mi colpiscono peraltro anche le sue dichiarazioni. Come fa a limitarsi a dire, in maniera molto superficiale e molto leggera, mi scusi, che questa finanziaria è positiva, che questa finanziaria rilancia lo sviluppo, rilancia l'economia? Ma cosa vogliamo dire?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO SALERNO. In queste ore la Confindustria, che non ha partito e che è stata anche molto «non tenera» nei confronti del centrodestra, ha bocciato completamente la sua manovra, se è sua, signor ministro. Anzi, ha detto (ed io ci credo) che questa manovra diminuirà - non aumenterà - il PIL dello 0,3 per cento.
PRESIDENTE. Deve proprio concludere.
ROBERTO SALERNO. Allora, signor ministro, credo che forse lei debba prendere qualche drastica decisione sulla continuazione di questo ministero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, prendo anch'io la parola su questa finanziaria, dopo aver sentito tanti colleghi di maggioranza e di opposizione; quelli di maggioranza ovviamente li abbiamo sentiti elencare e decantare la finanziaria, noi dell'opposizione invece abbiano sostenuto che tutto ciò che voi avete fatto in questi mesi, dopo gli annunci della finanziaria - sono passati quattro mesi e peraltro vorrei ricordare a me stesso che un dato proveniente anche da una certa stampa specializzata annuncia che avete cambiato 348 volte idea sulla finanziaria, vale a dire che ogni cinque ore c'è stato un cambiamento! -, ha fatto sì che gli italiani, ma anche i rappresentanti del popolo, noi parlamentari, non hanno e non abbiamo più capito cosa volevate portare avanti con questa finanziaria.
Ministro Chiti (mi fa piacere vederla presente in aula), qualche mese fa era imbarazzato allorquando avevamo in discussione il decreto-legge n. 251, che, come lei ricorderà, il Parlamento non ha convertito. Lei con un certo imbarazzo non ha preso la parola, ma indubbiamente abbiamo fatto scadere i termini per la mancata conversione. Adesso ci accorgiamo che, a distanza di qualche mese, al Senato vengono inserite in questo disegno di legge finanziaria alcune norme contenute in quel decreto-legge e che voi avete introdotto con l'inserimento di alcuniPag. 41commi. Questo mi porta ad esprimere alcune considerazioni, signor ministro.
Una prima osservazione riguarda la delegittimazione del Parlamento, visto che voi, mentre il Parlamento aveva bocciato, non convertendolo, il decreto-legge, avete inserito le stesse norme nella finanziaria; e mi riferisco, in modo particolare, a quelle che modificano o che attuano il decreto n. 357 riguardante le zone speciali di conservazione (le famose ZSC) o le zone di protezione speciale (ZPS), e su cui vi è un elemento politico.
Ministro Chiti, io la apprezzo per il lavoro che lei svolge per tenere insieme questa maggioranza, che è vittima di una certa sinistra radicale; ancora una volta avete dimostrato di essere vittima di Pecoraro Scanio, perché è il ministro dell'ambiente che vi ha imposto di inserire quelle norme respinte dal Parlamento.
Signor ministro, ci dobbiamo mettere d'accordo: noi siamo venuti in Parlamento a rappresentare il popolo. I colleghi della maggioranza, che stasera o domani approveranno con il voto di fiducia questa finanziaria, saranno costretti nell'anno nuovo a presentare delle proposte di legge per modificare ciò che voi avete imposto. Le chiedo: i ministri interessati sono a conoscenza di queste variazioni introdotte al Senato? Mi consenta, signor ministro: essi non ne sono a conoscenza, come non lo sono i parlamentari!
Ministro Chiti - mi rivolgo a lei sempre per quel suo buon senso -, ci dobbiamo mettere d'accordo. Voi dite che il Parlamento ha una sua autonomia; le leggi delega, quello che avete imposto: cosa faremo il prossimo anno, se avete sprecato e non vi è più una lira per poter legiferare? Non vi sono neppure i soldi per far fronte ad eventuali calamità che dovessero accadere nel nostro paese.
Signor ministro, la maggioranza è in difficoltà, la maggioranza intesa come Governo, ma anche come parlamentari. Anch'io sono stato al Governo, quando vi era Berlusconi, però era possibile dialogare e confrontarci: voi invece avete fatto una mossa veramente arrogante portando avanti 1.365 commi, in cui i ministri interessati non sanno neppure cosa vi sia scritto. È la burocrazia che vince! Sono gli alti dirigenti dei ministeri che vi hanno imposto questi 1.365 commi! Ovviamente, vi è stato anche l'assalto alla diligenza, laddove non siete stati capaci neppure di dare risposte ad alcune categorie.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FILIPPO MISURACA. Concludo dicendo: caro ministro, il paese è allo sbando. Anche i parlamentari hanno bisogno di vedere qualcosa su cui potersi confrontare.
Allora, si aspetti il 2007 come l'anno della rivolta, e io mi auguro che i parlamentari della maggioranza, insieme a noi, sapranno migliorare questa legge finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor ministro, colleghe e colleghi, ci si potrebbe chiedere perché un italiano all'estero dovrebbe esprimere un voto favorevole su questa finanziaria. Confesso che, come italiano all'estero, non ero del tutto entusiasta del maxiemendamento votato dalla Camera in prima lettura, ma adesso sono stati apportati cambiamenti decisivi nel testo che mi inducono ad esprimere un voto favorevole con maggiore lena.
In primo luogo, è stato stabilito il piano di razionalizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato ubicato all'estero. Diventa quindi importante che gli edifici all'estero di proprietà dello Stato italiano, finora mal utilizzati o addirittura mai utilizzati, possano essere in grado di rendere per tutta la comunità italiana residente all'estero.
In secondo luogo, a partire dal 1o giugno 2007, non bisognerà più partire da Caracas o da Mosca per andare a Canicattì o a Cosenza per farsi rilasciare la carta di identità; infatti, da tale data, i consolati rilasceranno direttamente la carta d'identità in loco all'estero. Non si può quindi non gioire e gridare: hip, hip, urrà, finalmente ce l'abbiamo fatta!Pag. 42
Infine, l'attuale testo della finanziaria prevede che i residenti italiani all'estero non siano più discriminati, essendo prevista anche per loro la detrazione per i figli a carico. Avremmo voluto molto di più, ma finalmente qualcosa comincia a muoversi; speriamo che la finanziaria del prossimo anno sia ancora più generosa con gli italiani all'estero!
Detto ciò - anche se per me è la prima legge finanziaria -, non si può continuare ad approvare la finanziaria in questo modo! Non è possibile che qui alla Camera si lavori per due mesi per far recepire l'emendamento riguardante la detrazione per i figli a carico e questo poi ci venga negato dal Governo alla fine di novembre per poi, dieci giorno dopo, veder recepito lo stesso emendamento all'interno del maxiemendamento approvato dal Senato. Smettiamola di giocare al dottor Jekyll e mister Hyde! Se una misura è valida deve essere accolta immediatamente, punto e basta!
Inoltre, occorrerebbe preparare meglio il testo prima di presentarlo in aula. Non si può sostenere che l'omissione del 5 per mille a favore delle ONLUS è stato solo uno sbaglio tecnico, impedendo a noi deputati della maggioranza di presentare emendamenti in merito, per poi essere costretti ad accettare lo stesso emendamento quando lo stesso viene proposto dall'opposizione.
Infine, è assolutamente inaccettabile che un articolo volto ad abbreviare i termini di prescrizione per i reati amministrativi si ritrovi - quasi per miracolo divino - nel testo finale. È vero che ormai siamo nell'era dei computer, ma è anche vero che i computer non sanno scrivere da soli! Quindi, se un articolo del genere si ritrova nel testo è perché lo ha scritto la mano, magari nascosta, di un essere umano. A partire dall'anno prossimo, non possiamo più ripetere queste defaillances!
Urge una riforma sulla procedura per approvare la legge finanziaria. La meritiamo noi deputati, perché non possiamo continuare a perdere tempo con giochetti tattici che servono soltanto al bene limitato di qualche partito o di qualche individuo, e la merita il popolo italiano, che ha bisogno di politici che lavorino seriamente e nella maniera più proficua per il bene di tutto il paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, signor ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questa manovra - lo ha affermato il Presidente Prodi - scontenta tutti e, una volta tanto, il Presidente del Consiglio ha detto la verità. Poi, con un sillogismo che solo lui poteva costruire, ha affermato che proprio per questo è una buona finanziaria.
Che si tratti di una finanziaria che scontenta tutti è fuori discussione, signor ministro, ma a lei interessa poco che le famiglie, le categorie, gli ordini professionali, gli anziani, le Forze dell'ordine, i vigili del fuoco e gli studenti protestino e scendano in piazza. È stato detto che i ricchi dovranno piangere ma, in questo modo, si fanno piangere tutti gli italiani.
Lei, signor ministro, che ripete spesso di essere un tecnico e quindi di non avere una sensibilità politica o sociale che le consenta di ascoltare la gran parte del popolo italiano, dovrebbe tuttavia essere sensibile alle critiche e ai suggerimenti di istituzioni e degli ambienti dei quali ha fatto parte o ai quali è contiguo.
Mi riferisco - le farò un discorso da tecnico - alla Corte dei conti, che ha rilevato come i due terzi della manovra del 2007 siano affidati a maggiori entrate: 20-22 miliardi su oltre 34. I risparmi di spesa svolgono un ruolo secondario, e se gli enti territoriali - dice la Corte dei conti - dovessero ricorrere, a loro volta, alla leva fiscale (e vi ricorreranno sicuramente) il rapporto delle misure di aggravio fiscale sul totale della manovra lorda salirebbe - ha ammonito Francesco Staderini, presidente della Corte dei conti - all'80 per cento.
La pressione fiscale, cioè, aumenterà ancora di oltre un punto. Due, allora, sono le implicazioni negative: un effetto depressivo sulla crescita e una dinamica dellaPag. 43spesa pubblica che difficilmente registrerà l'anno prossimo un calo rispetto al PIL. La Corte, poi, avanza dei dubbi sulla realizzabilità dei risparmi e sulla sostenibilità delle misure.
Tuttavia, anche una persona - presumo - a lei cara, cioè il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha manifestato, dal suo canto, molte perplessità sulla composizione della manovra correttiva, una manovra che in termini netti «è affidata interamente ad aumento delle entrate». Ancora, nelle parole del Governatore «occorre evitare che l'ampio ricorso a misure di prelievo influisca negativamente sugli incentivi e sulle aspettative degli operatori economici». Draghi non ha nascosto neppure le sue preoccupazioni sul trasferimento all'INPS del flusso del trattamento di fine rapporto, che non deve essere di ostacolo allo sviluppo della previdenza complementare perché sicuramente determinerà problemi di liquidità (così conclude il Governatore).
La realizzazione della manovra comporterà, quindi - secondo la Banca d'Italia - un aumento del peso delle entrate sul PIL di un più 0,8 per cento nel 2006 e di un altro mezzo punto l'anno prossimo. In tal modo, la pressione fiscale si porterebbe in prossimità dei livelli più elevati registrati in passato dal nostro paese. Inoltre, frequenti cambiamenti della struttura del sistema tributario accrescono l'incertezza, con effetti negativi sull'attività economica. Nel complesso «la prevista riduzione di 14,3 miliardi del disavanzo è realizzata mediante aumenti netti delle entrate per 16,7 miliardi a fronte di aumenti netti delle spese per 2,4 miliardi». La manovra 2007 lascia sostanzialmente invariate nel 2007 le spese correnti rispetto agli andamenti tendenziali.
Arriva poi, proprio nei giorni scorsi, lo studio di Confindustria secondo cui - non sono le affermazioni del suo presidente in un'intervista televisiva o giornalistica, bensì lo studio di Confindustria - l'effetto restrittivo della manovra comporterà una riduzione della crescita del PIL nel 2007 di circa 3 decimi di punto e, quindi, abbasserà la previsione di crescita da 1,4 a 1,1 per cento. Insomma, la finanziaria da 34,8 miliardi di euro del Governo Prodi rischia di incidere negativamente sul PIL dell'anno prossimo vanificando la ripresa in atto.
Pininfarina, dal canto suo, l'ha definita più volte un'occasione persa e Montezemolo ha detto che non siamo né alla fase uno, né alla fase due, bensì alla fase zero: la fase delle cose ancora da fare.
Non siamo riusciti - prosegue Confindustria - a convincere il premier Romano Prodi a fare della produttività la missione del Governo. Viviamo - è detto nel documento di Confindustria - in un paese autoreferenziale che ha l'esigenza di rivedere la governance istituzionale: a sei mesi dalle elezioni Confindustria già chiede di rivedere la governance istituzionale! Vi è un localismo che ci uccide - prosegue Confindustria -, slogan sindacali che si richiamano al Medioevo ed una persistente inefficienza della pubblica amministrazione.
Le note economiche del centro studi degli imprenditori trasmettono un'immagine grigia della legge finanziaria, comunque certamente in controtendenza rispetto all'ottimismo di Romano Prodi e del ministro dell'economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa. Secondo la Confindustria, di qui ad un anno la situazione peggiorerà se non si partirà dalla fase zero, quella relativa alle misure da adottare. Quindi, il paese attende ancora che questo Governo dichiari cosa si deve fare per il rilancio dell'economia.
I numeri - ha recentemente scritto il mio amico Franco Debenedetti su un giornale molto diffuso - sono capaci di sintesi brutali. I sondaggi che danno i Democratici di Sinistra al 19,4 per cento e la Margherita al 9,4 per cento sovrastano le analisi di quanti si affannano a distinguere tra i fischi di Mirafiori e le proteste di Bologna, e c'è da scandalizzarsi per la protesta dei rettori delle università, che non vogliono più avere a che fare con questo Governo.
Tutto ciò sta a significare che l'azione di questo Governo sta consumando il consenso di chi aveva votato centrosinistra. LePag. 44finanziarie - lo sappiamo tutti, per essere stati anche al Governo - producono sempre scontento, ma è difficile ricordare una finanziaria che abbia prodotto un dissenso così generalizzato. Non ne produsse tanto nemmeno la finanziaria storica varata dal ministro Amato, che era giunta a «rapinare» persino i conti correnti. Allora, peraltro, vi era la consapevolezza della drammaticità del momento; invece il Governo Prodi ha voluto drammatizzare la situazione benché non ve ne fosse assolutamente bisogno.
E così è parso al paese che questo Governo abbia voluto far pagare agli italiani il conto della sua polemica con il Governo precedente, rincarando anzi la dose quanto più l'entità di un gettito tributario non previsto dava sostanza alle critiche ad una finanziaria così dilatata. Inoltre, non sappiamo ancora se il gettito sia stato di 34 miliardi; io ritengo che molto probabilmente nelle pieghe del bilancio vi sia ancora qualche miliardo da conteggiare, a costo per questo Governo di autoflagellarsi, come rilevava venerdì scorso Il Riformista.
La verità, signor ministro, sottosegretario e colleghi, è che una crescente maggioranza di italiani non solo mostra di non credere che questa finanziaria sia di risanamento e di sviluppo, ma addirittura non ne percepisce la logica. Non è possibile tenere insieme chi vuole le riforme e chi vi si oppone; chi vuole risanare l'Alitalia e chi invece vuole garantire le sigle sindacali che l'hanno ridotta nello stato attuale; chi vuole premiare il merito e chi vuole assumere i precari; chi vuole licenziare i dipendenti pubblici almeno per furto o pedofilia e chi li vuole garantire a prescindere.
Ma non abbiamo neppure cominciato, signor ministro. Nel documento di programmazione economico-finanziaria si affrontavano i temi delle pensioni, della scuola e della sanità; in questa finanziaria non se ne parla e si rimanda invece al futuro la risoluzione di tali questioni.
Signor ministro, onorevoli colleghi, la richiesta, su questa legge finanziaria, della fiducia da parte del Governo alla Camera, poi al Senato e quindi di nuovo alla Camera ha fatto emergere ancora una volta il tema della divisione, della contrapposizione, dei dissidi all'interno della maggioranza; una maggioranza di sinistra-centro, anziché di centrosinistra. Ma ha anche posto la questione...
PRESIDENTE. Deve concludere...
RICCARDO PEDRIZZI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Ebbene, ha anche posto la questione dell'inadeguatezza delle leggi sulla procedura di bilancio rispetto alle esigenze di una moderna democrazia. Alleanza nazionale intende aprire un ampio dibattito sulla revisione di tali normative; intendiamo, quindi, svolgere il ruolo di un'opposizione intelligente, anche se dura ed intransigente, avanzando delle proposte e operando da protagonisti per rivedere la legge di bilancio, che ormai è completamente inadeguata alle esigenze di una moderna democrazia e di un paese in pieno sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, vorrei segnalare che né in Commissione, né in Assemblea siamo stati chiamati a discutere la più importante tra le leggi in campo economico: non viene sollecitato il nostro parere su questa o su quell'altra disposizione e non ci è consentito di interloquire, di suggerire o di proporre. La procedura prescelta dall'Esecutivo, infatti, sbarra, per definizione, ogni residuo contraddittorio parlamentare.
Ad una parte dell'Assemblea - perché di parte si tratta, e non di maggioranza! - viene chiesto di accettare, fideisticamente, il testo preparato dalle segreterie delle varie «minoranze di blocco» di cui si compone la coalizione di Governo. All'altra parte dell'Assemblea (quella che in questo momento rappresento) si pone - anzi, si impone, visti i tempi ed i modi - una scelta opposta e parimenti obbligata.Pag. 45
In tale contesto, è del tutto evidente come non vi sia spazio per svolgere una riflessione seria e responsabile. Ciò anche perché mettere in discussione un provvedimento composto di un unico articolo con oltre 1.300 commi - alcuni dei quali scandalosamente inseriti apposta, all'ultimo minuto, da mani tanto esperte quanto sconosciute; alcuni di essi, poi, sono di natura ordinamentale, e quindi chiaramente estranei al contenuto proprio del disegno di legge, ma sono stati comunque mantenuti - significa pretendere da questo Parlamento, in sede di votazione, un fastidioso «rituale», che rallenta un atto già segnato nel suo destino!
Tuttavia, alcune riflessioni sono d'obbligo. Credo che la sintesi di questa manovra finanziaria sia stata compiuta dal Corriere della Sera, una testata non esattamente schierata dalla parte dell'opposizione, il quale ha scritto che «I ricchi piangono ed i lavoratori fischiano»!
Vorrei osservare che si tratta di un disegno di legge finanziaria interamente sbilanciato sul fronte delle tasse - non siamo solo noi ad affermarlo, ma lo dicono anche Standard & Poor's e l'Unione europea - e che non attua le riforme strutturali.
È una manovra che pretende di ripristinare l'equità, ma poi vessa tutti i cittadini indistintamente, ricchi e poveri, con imposte di natura indiretta, salvo introdurre, successivamente, agevolazioni di natura fiscale per le società immobiliari quotate: essa, quindi, fa pensare più ad una sinistra «dei salotti» che ad una sinistra dell'equità!
Ci pare abbastanza fantasioso, inoltre, sostenere che quest'anno si andrà a vessare i cittadini con le imposte, ma poi, già a decorrere da metà anno, si abbasserà la pressione fiscale. A parte il fatto che introdurre questo principio medioevale del solve et repete - intanto il cittadino paga, poi io Stato deciderò quanto e se restituire! - ci sembra fantasioso, perché, visto che si è detto che l'abbattimento della pressione fiscale avverrà mediante le eventuali entrate derivanti dalla lotta all'evasione, sappiamo tutti che, qualora dette entrate fossero effettivamente acquisite, esse sarebbero iscritte in bilancio per competenza, e non per cassa. Quindi, tali introiti non forniranno sicuramente la liquidità atta allo scopo, e comunque dovrebbero essere utilizzati per ripianare il debito pubblico.
Vorrei rilevare che se questo Governo avesse voluto davvero abbattere la pressione fiscale, che ha ingiustificatamente innalzato, avrebbe dovuto fare ben altro! Esso avrebbe dovuto, ad esempio, prendere atto da subito, senza celarlo, che sono state riscosse maggiori entrate, stimate tra i 34 ed i 38 miliardi di euro. Ciò grazie alla politica condotta dal Governo Berlusconi, alla manovra finanziaria predisposta dal ministro Tremonti ed anche alla crescita del PIL.
Forse l'Esecutivo avrebbe dovuto riflettere sul fatto - e siamo certi che sia possibile svolgere tale riflessione - che, di questi 34 miliardi di euro, 9 o 13 miliardi rappresentano forse entrate di natura corrente, ma 25 miliardi sono presumibilmente introiti «strutturali». Possiamo immaginare che si tratti di cittadini, o di nuove imprese che operano da ora sul mercato, che pagano le imposte e continueranno a farlo.
Il punto, allora, non è tanto come questo Governo andrà a spendere tali 25 miliardi di euro, perché sappiamo tutti che non può farlo, dal momento che sono destinati all'abbattimento del debito pubblico. La questione, infatti, è un'altra: a fronte di queste indicazioni, perché l'Esecutivo in carica non ha rivisto la propria manovra economico-finanziaria, in modo da determinare l'innalzamento del prodotto interno lordo e non la regressione dello stesso - come avverrà e come avete già ammesso -, per poter garantire veramente la crescita strutturale del gettito tributario? In tal modo, allora, sarà veramente possibile abbattere la pressione fiscale!
Ma non sarà che ciò non è stato fatto perché, più che ridurre la pressione tributaria, magari si vuole evitare di tagliarePag. 46quelle poche riduzioni di spesa pubblica, pari a 4,7 miliardi di euro, che vi siete concessi?
Su un altro fronte, vorrei rilevare che mi è parso curioso ergersi a «moralizzatori» ed a fautori di tassazioni «virtuose» quando, ad esempio, non mi sembra che vi sia esattamente riuscita la moralizzazione dei manager di Stato. Si era parlato di un tetto degli stipendi annuali di 500 mila euro, poi si è visto un innalzamento a 750 mila euro, salvo introdurre deroghe per casi specifici.
Io non discuto le competenze, discuto il metodo. Non è che magari anche qui ci si sia più preoccupati, da parte di taluni ministri, di ottenere le prime pagine dei giornali, di fare un po' di populismo, di apparire sul telegiornale, piuttosto che di realizzare i programmi?
Mi pare poi curioso riconfermare in questo maxiemendamento quanto abbiamo già visto nel maxiemendamento che ci era stato presentato in prima lettura alla Camera, e cioè l'istituzione di 45 nuovi fondi per i ministri, per i ministeri, con una delega sostanzialmente in bianco. Il dubbio è: in sede di consuntivo, non è che ci si dimenticherà di come questi soldi sono stati utilizzati, di come sono state realizzate le finalità? Non è che si lascerà alla Ragioneria generale dello Stato la possibilità di manovrare gli eventuali residui?
Con questa legge finanziaria il Governo si assume quindi una responsabilità, a mio avviso, a nostro avviso, enorme, di fronte al paese. Procederà, ne siamo certi, di fronte ai nostri rilievi, in modo insensibile, e lo farà perché ormai glielo impone la paura di perdere la faccia e perché, come spesso accade, un Governo debole deve dare una prova di forza, deve giocare il tutto per tutto per dimostrare a se stesso di esistere.
Il Presidente del Consiglio, qualche mese fa, disse che così piace a lui, che questa spaccatura del Parlamento è «sexy». Allora, invito il Presidente del Consiglio a scendere tra le persone e a verificare se in questo momento la gente, i cittadini, sono stimolati più da rabbia e frustrazione che da voluttà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).