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Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1746-bis-B) (ore 13,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati al seguitoPag. 59dell'esame è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 19 dicembre 2006.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ricevibile l'emendamento Leone 1.167, in quanto incide parzialmente sulla parte del testo modificata dal Senato.
Avverto, altresì, che la Presidenza si riserva di comunicare ulteriori inammissibilità nel prosieguo dell'esame.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1746-bis-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis-B sezione 1).
(Posizione della questione di fiducia - A.C. 1746-bis-B)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente (Applausi ironici - Vivi Commenti), colleghi, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1746-bis-B, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle 16 nella Biblioteca del Presidente per definire l'organizzazione del seguito del dibattito.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, poiché intendo rivolgermi a lei, gradirei che si potesse trattenere per qualche istante, tanto sarò breve.
Per quanto annunciata, la fiducia preventiva, ormai, del ministro Chiti contiene però qualche elemento di seria riflessione. Mi permetto di citarne due (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Il primo investe anche i rapporti fra Camera e Senato, oltre che fra le Camere e il Governo (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Comunisti Italiani, Verdi - Applausi ironici).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 13,35)
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciate parlare l'onorevole Vito!
ELIO VITO. Guardate che possiamo anche aspettare fino a Natale (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Comunisti Italiani, Verdi - Applausi ironici)!
PIETRO MARCENARO. Bravo!
PRESIDENTE. Per favore, colleghi!
ELIO VITO. Signor Presidente, quando la legge finanziaria fu trasmessa, tre mesi fa, lei dichiarò estranee per materia alcune parti della stessa. Si è trattato di una decisione insindacabile che noi, così come il Governo, rispettammo. Mi è parso molto poco corretto da parte del Governo l'avere inserito tre di queste norme, dichiarate da lei inammissibili, integralmente al Senato, con tre nuovi commi, testualmente identiche alla parte che lei aveva dichiarato inammissibile. È vero che il regolamento del Senato è diverso da quello della Camera, però, Presidente, credo che vada richiamato l'atteggiamento del Governo, che è stato gravemente scorretto, in quanto ha aggirato una sua decisione e ha fatto rientrare, nello stesso testo della legge finanziaria, delle norme espunte alla Camera.Pag. 60
Inoltre, signor Presidente, riguardo alla nota questione relativa all'emendamento inserito al Senato ad personam per l'amnistia dei reati contabili, ricordo che noi abbiamo chiesto che in Commissione bilancio si votasse un solo emendamento, quello, ed è stato respinto. Avevamo dato la nostra disponibilità in aula a far votare un solo emendamento, quello, purché fosse approvato e la finanziaria tornasse al Senato. La risposta è stata questa, quella del Governo, ovvero la richiesta del voto di fiducia sullo stesso testo del Senato.
Ebbene, signor Presidente, viviamo nello stesso paese e oggi siamo nel 2006 e non nel 1994. Ma il collega La Loggia, esperto di diritto costituzionale, che è stato ministro nel Governo Berlusconi e che all'epoca era presidente del gruppo di Forza Italia al Senato, mi ha ricordato che nella prima finanziaria del primo Governo Berlusconi, nel 1994, ci fu un analogo errore, diciamo, materiale. A quel Governo non fu concesso di correggere l'errore cosiddetto materiale con un decreto-legge, ma fu imposta la modifica alla Camera e la terza lettura al Senato, che si svolse il 29 dicembre. Ricordo che il Presidente del Consiglio era Berlusconi e il Presidente della Repubblica - ahivoi! - Scalfaro, oggi uno dei senatori a vita che ha votato quella finanziaria.
Pertanto, Presidente, mi auguro, affinché la storia della Repubblica sia sempre quella, e visto che il Governo non ha voluto accogliere la nostra proposta di modificare qui quella norma, che sia dichiarato inammissibile e inconcepibile un decreto-legge che modifica in itinere una disposizione della legge finanziaria prima ancora che questa entri in vigore e che la Presidenza della Repubblica, che deve avere una sua continuità istituzionale, oggi si richiami a quel precedente e respinga l'ipotesi del decreto-legge, alla quale si sta lavorando. Così, quell'infausta norma che voi avete votato entrerà in vigore, ve ne assumerete tutta la responsabilità e ne pagherete tutte le conseguenze, ministro Padoa Schioppa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, dato che, quando il ministro Chiti è intervenuto, alcuni colleghi, in maniera un po' goliardica, hanno impedito di ascoltare le sue parole, sinceramente vorremmo chiederle se il ministro può ripetere il suo intervento, perché non ne abbiamo preso atto e non sappiamo che cosa abbia detto. Sappiamo che «Chiti», di solito, vuol dire «fiducia».
Dal punto di vista formale, Presidente, non può esserci da parte nostra una presa d'atto. Il Presidente forse doveva sospendere la seduta, visto che eravamo impossibilitati ad ascoltare il ministro Chiti! Quindi chiedo se per cortesia può far ripetere l'intervento al ministro (Dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo si grida: «Buffone!»).
CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Intervengo solo per sottolineare come questi due aspetti della finanziaria siano davvero inediti. L'uno, lo ha ricordato il collega Elio Vito, riguarda un grande problema di principio, relativamente a questa Camera. Se la norma è stata dichiarata inammissibile in prima lettura qui alla Camera, il fatto che essa ritorni nello stesso testo, dopo essere stata approvata dal Senato, e il fatto che su questa norma venga posta la questione di fiducia, comporta un'umiliazione della Camera, lo scavalcamento della stessa e l'impossibilità di avere discusso in questo ramo del Parlamento quelle proposte emendative, ad essa riferite, dichiarate inammissibili, e quindi comporta un'espropriazione vera e propria delle competenze di questa Camera.
Ma ancora peggiore, Presidente, è il problema dei reati contabili. Tutti i giornali italiani oggi riportano la questione di chi ha previsto quella norma in finanziaria.Pag. 61Non è stato un errore tecnico. È stata una norma concordata, di cui il Governo era a conoscenza, che è stata inserita nel maxiemendamento alla finanziaria al Senato e il Governo, quando ha preso atto delle reazioni che in alcuni settori della maggioranza nascevano su quella norma di sanatoria, avrebbe potuto benissimo espungerla. Infatti, com'è noto, è prassi del Senato - il ministro Chiti dovrebbe saperlo - che, una volta posta la questione di fiducia su un testo, la Commissione bilancio del Senato, d'intesa con il Governo, può eliminare quelle disposizioni che per errore materiale o per mancanza di copertura o per altri motivi non si intendono sottoporre poi al voto del Senato.
Allora perché quella norma non è stata tolta? Perché qualche senatore ha minacciato di non votare la fiducia, se non fosse rimasta quella disposizione! Diversamente, non saremmo qui a parlare di un successivo decreto-legge correttivo, per il semplice motivo che Governo, maggioranza e Commissione bilancio quella norma potevano già abolirla al Senato. Quindi, non solo su di essa è stata posta la fiducia, ma qui alla Camera - il collega Elio Vito al riguardo ha perfettamente ragione -, contrastando un precedente (del 1994), quella norma non viene espunta, bensì su di essa viene chiesto il voto di fiducia; salvo poi avviarsi su un terreno molto scivoloso, che è quello della presentazione di un decreto-legge diretto a cancellare una norma che diventa legge prima ancora che produca i suoi effetti con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale! Anzi, viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ma poiché gli effetti decorrono dal 1o gennaio, si inventa questa specie di limbo per risolvere la situazione.
Credo sia giusto che resti agli atti dei nostri lavori la testimonianza che l'opposizione si è accorta di queste forzature. Ne prende atto, le subisce, ma che non si venga a raccontare che si è trattato di un errore materiale! Si è trattato di un maldestro tentativo di favorire amici degli amici, con una sanatoria e con una cancellazione di procedure in corso: di questo si tratta. Come sono andate le cose, è la dimostrazione più palese che questa era l'intenzione del Governo e della maggioranza.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Desidero solo far notare, Presidente, che stiamo per votare - o meglio, stanno per votare -, con la fiducia, un articolo che il Governo ha dichiarato di voler abrogare successivamente con un decreto-legge.
A parte tutti gli aspetti legati alla palese e grave incostituzionalità di una condotta di questo tipo, chiedo oggi ufficialmente al ministro Chiti di confermare di fronte al Parlamento tale intendimento, poiché mi sembra che abbia comunque una rilevanza politica, e cioè chiedo che il ministro Chiti dica a noi oggi quello che il Governo intende fare, e cioè se ufficialmente intende, il giorno della entrata in vigore, bloccare una parte della legge finanziaria con un decreto-legge. Inoltre deve spiegare anche perché questo Governo non è in grado di ritornare al Senato e di ottenere un nuovo voto.
Ci spieghi perché un provvedimento così importante come la legge finanziaria e anche il decoro delle istituzioni debbano essere piegati ad esigenze di incapacità di questa maggioranza.
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Presidente, ho chiesto la parola perché resti agli atti dell'attività del Parlamento la valutazione sconcertata che noi facciamo, come altri colleghi hanno già fatto, sui contenuti di questa legge finanziaria, in presenza del ministro per i rapporti con il Parlamento, che ha posto la questione di fiducia a nome del Governo su un testo che contiene il comma 1343, che è un pactum sceleris. L'emendamento Fuda, Jovine ePag. 62Zanda non è un errore tecnico: è stato un patto tra il Governo Prodi e i suoi esponenti, Prodi, Chiti, Padoa Schioppa e Pietro Fuda, il quale, già assessore della giunta Loiero, è stato promotore di un emendamento «salvaladri» che in questo momento fa parte a tutti gli effetti del testo su cui è posta la fiducia. Poi vi saranno, vedremo quando e come, i decreti, ma oggi Chiti ha posto la fiducia in favore dei corrotti.
Vi è stato un patto: Fuda, sapendo che al Senato ogni voto è prezioso, ha condizionato il suo voto sulla finanziaria all'inserimento nel maxiemendamento della norma «salvaladri» nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Come sa persino Chiti, i maxiemendamenti non spuntano come funghi nei corridoi del Parlamento; vengono redatti negli uffici del Ministero del tesoro. Chi parla sa che, avendo avuto esperienza di Governo, persino gli stessi ministri hanno difficoltà talvolta ad accedere al testo finale che viene «distillato» dal ministro dell'economia e dai suoi collaboratori. Quindi, la norma del comma 1343 non è entrata per caso nel testo.
Quando il Presidente Napolitano chiede chiarimenti - così leggiamo sulla stampa - glieli deve dare il Governo, ma glieli diamo anche noi umilmente. Gli autori di quel comma sono stati parlamentari, senatori firmatari dell'emendamento, tra i quali ricordiamo Pietro Fuda, già «ribaltonista» di professione, uomo che cambia più frequentemente schieramento politico di quanto non cambi le logore camicie, che passa da uno schieramento all'altro - è attualmente nel centrosinistra, mi auguro che non torni più in altri schieramenti - e che ha condizionato questo voto a quel fatto. In Calabria vi sono molti indagati: lo so che ve ne sono in tutti i partiti - per carità! - ma oggi c'è chi governa quella regione, che è il centrosinistra, che vede indagati il presidente, il vicepresidente, i principali assessori, gli esponenti della Margherita, dei DS, dei partiti nascituri, gli amici di Rutelli o gli amici di Marini o quelli di Fassino e in più il «partito ricatto», di cui fa parte Fuda, di cui fa parte Loiero per poter ricattare in qualche modo Governo e maggioranza. Questo è quello che è accaduto!
Zanda ha firmato, non ne so il motivo: probabilmente l'avrà fatto per solidarietà verso qualcun altro. Il sottosegretario, Naccarato ha fatto parte della giunta Loiero nella inconsueta veste di sottosegretario alla regione. Loiero ha dovuto inventare, finite le poltrone di assessore, quelle di sottosegretario, che non esistono nelle regioni. Poi, Naccarato ha avuto sponsor eccelsi che gli hanno consentito - anche da lì forse viene qualche voto a favore della finanziaria - di far parte addirittura del Governo della Repubblica senza essere mai eletto né alla Camera né alla regione (non ho notizie del condominio: lì potrebbe essere che abbia avuto maggiori consensi!).
Credo che questa vicenda debba rimanere agli atti del Parlamento: so di non dover convincere nessuno qui dentro. So che anche chi voterà la fiducia, su questa questione morale la pensa peggio di noi. Il partito di Di Pietro urla, ma poi, quando finisce di urlare, in cambio di una poltrona accetta tutto; e Di Pietro con la morale ha, anche lui, un rapporto a fasi alterne: un giorno con le scatole di scarpe con contenuti relativi, un altro giorno con gli avvisi di garanzia. Per Di Pietro la morale è una variabile indipendente, come è noto... Anche la Mercedes mi suggeriscono: non ricordo l'episodio, ma andrò nei miei archivi giornalistici e qualche Mercedes di troppo temo che si troverà!
Forse, per questo, adesso, è ministro delle infrastrutture, così naviga e viaggia più rapidamente!
Ritengo che tutto ciò debba restare agli atti del Parlamento. Siamo di fronte al Governo più pletorico e numeroso della storia repubblicana e le poltrone Prodi le ha assegnate per un voto di scambio; si tratta di materia penalmente rilevante! Che poi Padoa Schioppa venga messo a fare da pennacchio e da copertura è un'ulteriore umiliazione per il suo curriculum così altolocato.Pag. 63
Insomma, siamo di fronte ad una vicenda veramente deprecabile, si tratta di una schifezza!
GABRIELE FRIGATO. Parolaio, basta!
MAURIZIO GASPARRI. Votatevi la fiducia e annegateci e se Prodi dice che viene fischiato, ciò evidentemente accade perché se lo merita! Spero che sia sempre più spontaneo e organizzato il dissenso nei confronti di chi salva i ladri e di chi fa il voto di scambio nella composizione del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, prendo la parola perché ritengo sia importante lasciare agli atti considerazioni riguardanti il dibattito appena svolto e anche per far sì che agli atti non vi siano solo le fesserie che abbiamo appena ascoltato. D'altra parte, fanno parte della cultura dell'onorevole Gasparri, che non ci risparmia mai questo tipo di interventi!
CARLO CICCIOLI. Vergognati!
ROBERTO GIACHETTI. Diciamo che ne prendiamo atto, visto che ci siamo abituati.
Detto ciò, signor Presidente, ritengo sia utile riportare alcuni elementi di verità, con particolare riferimento alle fesserie che abbiamo appena ascoltato (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Giachetti, si rivolga alla Presidenza e prosegua il suo intervento.
ROBERTO GIACHETTI. A me dispiace che i colleghi di Alleanza Nazionale siano così caldi, ma credo che la parola «fesseria» possa ancora far parte del linguaggio utilizzabile in aula (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
RICCARDO PEDRIZZI. Le tue fesserie!
ROBERTO GIACHETTI. Questo è il concetto di democrazia dei deputati di Alleanza Nazionale! In questo modo, con questi sghignazzi, date dimostrazione anche a chi ci ascolta del vostro senso di democrazia!
Detto ciò, signor Presidente, credo che, in ordine all'errore contenuto nella finanziaria, l'intervento del Governo e gli impegni assunti dallo stesso pongano al riparo da qualsiasi interpretazione data in quest'aula dai colleghi dell'opposizione. Sicuramente, troveremo la formula giusta per porre al riparo a questo errore materiale.
Vorrei dire al collega Vito, che è maestro in termini di diritto costituzionale e parlamentare, che non vi è alcuna possibilità per impedire la conversione di decreti-legge se non quella spettante alla sovranità del Parlamento. Quest'ultimo, infatti, è l'organo che stabilisce se ricorrano o meno i requisiti di urgenza e di straordinarietà e sarà dunque il Parlamento a decidere se un decreto-legge potrà porre rimedio a questo errore materiale.
D'altra parte, non è certo dai banchi dell'attuale opposizione che possono essere levate voci a difesa del diritto costituzionale e della legalità delle procedure, in quanto ritengo che negli ultimi cinque anni ne abbiamo viste di tutti i colori.
Vorrei inoltre dire al collega Gasparri che, mentre le illazioni sull'errore in oggetto sono riferite all'aspetto di un provvedimento, non l'ho mai visto alzarsi in aula - a parte le questioni riguardanti soggetti indagati, che non mi interessano sia che riguardino il centrodestra sia il centrosinistra - per criticare il marchio di fabbrica proprio del Governo Berlusconi fatto di condoni e di premi a coloro che hanno violato la legge nel corso degli anni. Quindi, il collega Gasparri non è certo nella posizione di poterci dare lezioni di moralità.
Detto questo - ho concluso, signor Presidente -, vorrei raccogliere un elemento, che credo, almeno dal punto di vista della procedura, ci debba far riflettere in qualche modo. Ciò non per creare contrapposizioni tra la Camera e il Senato,Pag. 64ma perché ritengo che, anche in un dialogo con il Senato, sia necessario definire le potenzialità di ciascuna Camera e la possibilità materiale di esaminare i provvedimenti con la dovuta disponibilità di tempo e con i dovuti percorsi parlamentari. Non di rado infatti, in questa legislatura, purtroppo è accaduto che, per esigenze legate anche ai tempi parlamentari, la Camera è stata sacrificata nella sua possibilità di apportare modifiche ed esaminare i provvedimenti, in relazione ai tempi dell'altro ramo del Parlamento.
Penso che, nel rapporto, in particolare, tra le due Presidenze, sia possibile ovviare a questo problema. È un elemento della sollecitazione che proviene dall'opposizione che dobbiamo raccogliere, perché credo si tratti di una questione importante, sulla quale bisogna fare un passo in avanti. Spero che riusciremo a farlo nel prosieguo dei nostri lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Onorevole Costa, sempre sulla stessa questione?
ENRICO COSTA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, vorrei iniziare dalle «fesserie» che sono state evidenziate dall'onorevole Giachetti, che io non ritengo assolutamente tali. Infatti, si è perpetrata una grave lesione istituzionale: vi è una norma che non è condivisa da nessuno, perché non ha più né padre né madre, sulla prescrizione dei reati contabili. È una norma che si intende modificare e che non si condivide, ma, ciononostante, sarà approvata attraverso la posizione della questione di fiducia. Però, c'è già stato un annuncio da parte del Governo - l'onorevole Giachetti ce ne ha dato conferma oggi - circa il fatto che si arriverà all'adozione di un decreto-legge che consentirà di non rendere efficace quella norma.
Ebbene, il problema, dal punto di vista istituzionale e costituzionale, è il seguente: un decreto-legge, che dovrebbe avere i requisiti di necessità e di urgenza, oggi viene annunciato per riparare a un danno che ancora non si è concretizzato. Questo è il problema. Non c'è ancora il danno, non c'è ancora la norma, perché non è ancora stata approvata, ma abbiamo già ascoltato l'annuncio di un decreto-legge, che sarà approvato domani. Sappiamo già oggi che domani il decreto-legge sarà «coperto» dai requisiti di necessità e di urgenza e, addirittura, il Capo dello Stato pare averlo consigliato al Presidente del Consiglio.
Basta leggere, nei resoconti della scorsa legislatura, cosa evidenziava in quest'aula l'opposizione di allora a proposito dell'uso «smisurato» della decretazione d'urgenza, senza i presupposti di necessità e di urgenza, per capire che oggi, probabilmente, i ruoli si sono invertiti e quella che ieri era opposizione e invocava la sussistenza di questi presupposti oggi agisce allo stesso modo, senza quei presupposti.
Ho una sola spiegazione per il fatto che si utilizzi un mezzo che sarà incostituzionale: questa maggioranza, probabilmente, dice di non condividere la norma, ma, attraverso la sua mancanza di efficacia per l'utilizzo di un decreto-legge incostituzionale, vuole che questa norma produca qualche effetto. Non sappiamo quali e quanti effetti, ma riteniamo che, se si vuole bloccare questa norma con un decreto-legge carente dei presupposti, si arriverà ad una pronuncia di incostituzionalità che porterà ad una produzione di effetti, che sono lesivi come quelli che oggi vogliamo evitare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola agli altri deputati che hanno chiesto di parlare su altre questioni, vorrei rispondere su questa.
Il collega Vito e altri colleghi hanno posto il problema che nel testo del maxiemendamento sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia vi sarebbero norme giudicate inammissibili durante l'esame svolto precedentemente in questo ramo del Parlamento.Pag. 65
Come i colleghi sanno, la fiducia è stata chiesta su un testo trasmesso dal Senato e quindi, come è ovvio, stante il principio del bicameralismo e dell'autonomia di ciascuna delle due Camere, non è previsto un ulteriore vaglio di ammissibilità da parte della Camera.
Per quanto riguarda l'annuncio di un decreto-legge a correzione di una parte del testo trasmesso dal Senato sul quale è stata posta la fiducia, naturalmente, al di là delle notizie giornalistiche, la Presidenza si attiene agli aspetti istituzionali. Ebbene, la Presidenza della Camera, ad oggi, non ha la disponibilità di tale strumento, ma devo chiarire, relativamente a tutti gli interventi svolti dai colleghi circa i requisiti necessari di ogni atto di decretazione d'urgenza del Governo, che la verifica della ricorrenza di detti requisiti richiede un vaglio del Governo, un vaglio del Quirinale e un vaglio delle stesse Camere. Un vaglio, quest'ultimo, non solo di merito ma anche sui requisiti di necessità ed urgenza.
Infine, ritengo che in linea generale sia da accogliere la sollecitazione venuta dal deputato Giachetti circa la necessità di un sempre più efficace concerto tra Camera e Senato; concerto attraverso il quale si possono trovare le soluzioni alle questioni che il collega Giachetti ha posto oggi e che nei giorni scorsi diversi deputati, sia di maggioranza sia di opposizione, hanno sollecitato.