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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1746-bis-B E 1747-B
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Onorevoli colleghi! Noi tutti - e credo in questo senso di interpretare anche i sentimenti dei deputati di maggioranza - abbiamo percepito un forte senso di disagio per le modalità con cui si era giunti all'approvazione della legge finanziaria presso la Camera dei deputati. In quella fase era infatti emersa una comune preoccupazione, quella di vedere la Camera dei deputati espropriata del compito di conoscere, esaminare, modificare i contenuti della legge finanziaria.
Si potrebbe dire che la realtà è stata peggiore delle più fosche previsioni.
Ricordiamo bene quanto è avvenuto meno di un mese fa: il Governo ha presentato un testo di legge al Parlamento e, incredibilmente, nei giorni immediatamente successivi, sono comparse negli organi di stampa dichiarazioni di esponenti del Governo che dichiaravano di volerloPag. 71radicalmente modificare. Su queste basi il lavoro in Commissione Bilancio si è svolto in un clima surreale di «ostruzionismo di maggioranza», caratterizzato da un'attività emendativa alluvionale che proveniva non dall'opposizione, come sarebbe stato ovvio e naturale, bensì dalla stessa maggioranza, dal relatore e dal Governo.
Ma il copione era già scritto in piena contraddizione con gli impegni solennemente assunti e in più occasioni ribaditi: il Governo non ha manifestato alcuna reale disponibilità a sottoporsi ad un corretto confronto parlamentare, spaventato dalla propria debolezza e dalle divisioni che ogni giorno - nella maggioranza parlamentare ed anche al suo interno - si acuivano e si manifestavano in modo sempre più marcato, accompagnandosi alle proteste dell'intero paese.
Su questo punto voglio essere chiaro: sono consapevole che la prassi della presentazione del maxiemendamento e la conseguente posizione della questione di fiducia su di esso non costituiscono una anomalia assoluta. È avvenuto in passato e, sotto alcuni profili, ritengo sia anche legittimo e opportuno cristallizzare contenuti nomativi su cui converge il consenso della maggioranza di Governo, sottoponendoli eventualmente a votazione fiduciaria.
Ma quanto si è verificato in questa occasione è un fenomeno patologico del tutto diverso, di assoluta gravità e senza precedenti.
Infatti, nel caso di specie la questione di fiducia ha costituito solo 1o strumento procedurale con cui troncare il dibattito che in questa aula si stava pur faticosamente svolgendo. Ciò al solo scopo di rinviare la decisione delle questioni più controverse al Senato.
È un fatto di assoluta gravità, che si sta ormai sistematicamente verificando in troppe occasioni in questa legislatura: il Governo riserva il confronto parlamentare alla sola fase di esame presso il Senato dove i provvedimenti vengono approvati - magari in forza di voti di fiducia come in questo caso - e su di essi la Camera dei deputati è chiamata ad un mero compito di ratifica. Questo meccanismo, che non può certamente essere giustificato solo in virtù dell'equilibrio politico verificatosi al Senato, è lesivo della dignità e delle prerogative di questo ramo del Parlamento, ne pregiudica la posizione costituzionale e, in ultima analisi, incide negativamente sulle possibilità di ciascun deputato di svolgere la funzione che i cittadini gli hanno affidato.
Già in diverse occasioni tale aspetto è stato sottoposto all'attenzione - in primo luogo - della Presidenza della Camera affinché tuteli nel miglior modo le prerogative politiche di questo consesso, reagendo con la massima fermezza di fronte a siffatte pratiche, radicalmente contrarie ai nostri principi costituzionali.
Aggiungo che anche nell'altro ramo del Parlamento si è poi assistito alla triste replica di comportamenti e di vicende del tutto analoghe a quelle viste alla Camera da parte della maggioranza e del Governo, che hanno nei fatti determinato l'assoluta impossibilità di un corretto svolgimento del processo decisionale.
Al di là di ogni legittima divisione politica, credo che vi debba essere una condivisa protesta su metodi legislativi che presentano fenomeni patologici così evidenti. Desidero attirare l'attenzione dei colleghi su questo pericoloso effetto politico istituzionale: la confusione in cui versa l'Esecutivo e le profonde divisioni delle forze politiche che lo sostengono hanno impedito un serio confronto politico sulle scelte fondamentali di politica economica. Ciò si traduce inevitabilmente in un danno per tutti, sia per le forze di maggioranza che per l'opposizione parlamentare, dal momento che entrambe le coalizioni non hanno avuto la possibilità di manifestare e di far conoscere all'opinione pubblica le proprie idee alternative. E se ciò è avvenuto, è facilmente intuibile quale sia il danno inferto ad un rapporto tra politica e cittadini, che già vive un momento di profonda crisi democratica. Ma, cosa forse ancora più grave, divisioni e confusione dei partiti di Governo hanno anche impedito un reale confronto sui contenuti concreti delle singole disposizioni. Hanno precluso ogni possibilità diPag. 72fornire in sede parlamentare quegli elementi di conoscenza e di istruttoria che risultano essenziali per giungere ad un prodotto legislativo buono o quanto meno accettabile.
Ci troviamo, invece, di fronte ad un mostro giuridico di un articolo composto da 1364 commi, per 497 pagine di stampato. Mi chiedo, retoricamente, se siamo assolutamente convinti che questo modo di legiferare sia compatibile con l'articolo 72 della Costituzione che impone, per ogni disegno di legge, che esso sia «esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale».
La questione non è solo teorica. Non credo che vi siano colleghi che abbiano avuto la possibilità di conoscerne i contenuti ed ho sufficiente stima personale per i membri del Governo per ritenere che neanche loro abbiano avuto la possibilità di leggere ed intervenire sui contenuti della legge perché - se ne avessero avuto la possibilità - sicuramente avrebbero evitato che il testo giunto a noi fosse così pieno di errori, di ripetizioni, di formule normative incomprensibili e inapplicabili, di una sostanziale illogicità complessiva.
Non entro nel merito delle questioni: qualcuno si è accorto che il comma 438 ripete integralmente il comma 436? Che il comma 1245 contiene una sorta di delega legislativa, sia pure mascherata? Che il comma 752 fa salvi gli effetti di un decreto-legge ancora in vigore senza disporne l'abrogazione? Che nel comma 1044 si legge: «Il Ministro dei trasporti con proprio decreto definisce gli interventi immediatamente cantierabili, tendenti ad eliminare i "colli di bottiglia" del sistema logistico nazionale (...)»? Vi sembra corretto inserire nel disegno di legge finanziaria i contenuti di due decreti-legge ancora in vigore, uno dei quali avente ad oggetto l'Ordine Mauriziano, materia non direttamente inerente la legge finanziaria?
Credo che il Parlamento, e quindi il lavoro di ciascuno di noi, sia valutato dall'opinione pubblica anche in relazione alla qualità del prodotto che realizza a beneficio della collettività.
Nella mia esperienza di membro del Comitato per la legislazione ho avuto occasione di approfondire tali questioni, maturando un importante convincimento: operazioni come questa, caratterizzate da un alto tasso di confusione normativa, di sovrapposizione di strumenti giuridici e, in ultima analisi, di incoerenza del legislatore non possono essere considerate «a costo zero».
Al contrario, esse incidono negativamente sulla capacità degli apparati serventi dello Stato di interpretare le leggi in modo univoco, di applicarle in tempi brevi, di farle rispettare in modo equo e generalizzato. Gli effetti negativi sul funzionamento della pubblica amministrazione e della giustizia, nonché sul sistema delle imprese e dei soggetti produttivi sono economicamente significativi e preoccupanti. Ma ancor più preoccupante, a mio avviso, è il pregiudizio che in questa occasione si viene a determinare in relazione ad un valore democratico assoluto: quello della conoscibilità e comprensibilità delle disposizioni legislative cui si connette direttamente la fiducia del cittadino nel potere legislativo e nelle istituzioni rappresentative.
Nel corso dell'esame sono stati introdotti interventi che peggiorano ulteriormente i profili finanziari della manovra. Si possono citare: l'assunzione da parte dello Stato del debito contratto da Infrastrutture Spa (ISPA) per il finanziamento dell'alta velocità, debito che non viene iscritto nell'ambito della manovra 2007 - come sarebbe logico, trattandosi di una decisione presa nell'ambito della legge finanziaria - ma che, con un gioco di illusione contabile, viene «scaricato» sui conti 2006, altro che finanza creativa. Si tratta di quasi 13 miliardi di euro, più o meno un punto di PIL, che porteranno il risultato di indebitamento per tale anno intorno al 6 per cento. Darete anche in questo caso la colpa al Governo Berlusconi
Ricordo inoltre l'utilizzo a fini di spesa corrente dei risparmi di spesa per titoli di Stato. Viene ridotto il capitale sociale della SACE, con contestuale versamento al Fondo per l'ammortamento dei titoli diPag. 73Stato. Fondo che ha la finalità di ridurre la spesa per interessi e, conseguenzialmente, la spesa pubblica. Ma con una idea alquanto originale, il risparmio della spesa per interessi viene utilizzato per nuova spesa corrente (rimpinguando la Tabella A).
Formalmente si attua una riduzione del debito: ma tale riduzione costituisce uno dei vincoli dell'Unione europea perché serve a ridurre la spesa dello Stato (altrimenti, se il servizio del debito, per assurdo, non costasse, perché ridurlo?). Se si sterilizza tale risparmio, si vanifica la virtuosità della riduzione dello stock del debito. Eppure nel corso del quinquennio precedente dai banchi dell'attuale maggioranza si erano levate molte voci che accusavano il precedente Governo di utilizzare il risparmio sugli interessi per finanziare la spesa corrente! (comma 1334 e seguenti).
Oltre a questo tipo di interventi, segnalo un affinamento dell'arte di vendere promesse elettorali senza di fatto mantenerle.
La famosa e sbandierata stabilizzazione dei precari si è infatti ridotta ad un Fondo per la stabilizzazione dotato di 5 milioni di euro, cui dovranno aggiungersi somme ulteriori che appaiono quantomeno incerte ed improbabili. Insomma, si stabilizzeranno circa 200 persone, niente male! (comma 417 e seguenti). Includete così, cinicamente, centinaia di migliaia di lavoratori.
Vorrei inoltre segnalare uno dei tanti utilizzi impropri dello strumento della legge finanziaria, che viene usata a scopi di carattere ideologico.
Forse pochi si sono accorti delle modifiche alla disciplina sulla sicurezza del lavoro contenute nei commi 910 e 911, i quali prevedono: la responsabilità del committente, in solido con l'appaltatore, dei danni per i quali i lavoratori non vengano indennizzati dall'INAIL; analoga responsabilità, per almeno 2 anni, se ai lavoratori non vengono erogati i trattamenti retributivi e previdenziali dovuti. Insomma, già le attuali regole rendono difficile la vita dei datori di lavoro, ora diventerà difficile anche quella dei committenti di appalti, tanto per facilitare l'economia.
Concludo con l'auspicio che indipendentemente dalle rispettive posizioni politiche, vi sia uno sforzo comune affinché dalla prossima occasione si determinino le condizioni che consentano al Parlamento di svolgere il proprio ruolo costituzionale ed a ciascun suo membro di svolgere realmente il mandato conferito dagli elettori.