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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C.1042-B)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, nel dichiarare che il gruppo della Rosa nel Pugno voterà a favore di questo provvedimento, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto, a nome del gruppo.
PRESIDENTE. Onorevole Mancini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Nel dichiarare la nostra astensione sul disegno di legge comunitaria, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Il gruppo dei Verdi, voterà a favore del disegno di legge in esame.
Signor Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Cassola, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Vorrei evidenziare in questa sede alcuni concetti che abbiamo discusso durante la fase di dibattito, in prima lettura, del disegno di legge comunitaria, ricordando come tale strumento sia snello ed efficace e ci consentirà di recuperare il ritardo del nostro paese nelle procedure di recepimento delle direttive comunitarie. Purtroppo l'Italia, uno dei paesi fondatori dell'Unione europea, dovrebbe essere un virtuoso esempio per i nuovi Stati membri, in conformità con lo sforzo effettuato negli ultimi anni per il recepimento delle direttive comunitarie. Siamo fortemente preoccupati - tale preoccupazione è stata espressa anche durante i lavori della Commissione - del lungo elenco di violazioni nei confronti del nostro paese, che, se non risolte in breve tempo, potrebbero trasformarsi in sanzioni pecuniarie. Purtuttavia, vogliamo evidenziare il lavoro, svolto al Senato, sia in Commissione che in aula, con l'introduzione di alcuni miglioramenti, primo tra tutti la direttiva che riguarda i servizi finanziari, che consente un miglior coordinamento con la nuova disciplina del risparmio.
Per quel che riguarda la materia relativa all'articolo 12 appena discusso e approvato, ci appelliamo a quell'ordine del giorno, presentato al Senato, che dovrebbe in qualche modo creare un certo equilibrio. Questa legge comunitaria descrive una modalità di attuazione, in sede di fase ascendente - fase importantissima per il futuro del nostro paese - con riferimento alle sanzioni europee, che permetterà al Parlamento italiano di poter esprimere la sua opinione, al fine di evitare, come invece accadeva in passato, di recepire direttive il cui contenuto era deciso dagli altri paesi, mentre il nostro spesso si presentava impreparato.
Tuttavia, signor Presidente, oggi non faremmo un buon lavoro se non ci sottoponessimo a qualche interrogativo. Dobbiamo chiederci cosa stia accadendo oggi in Europa, perché stiamo attraversando una fase di delusione sia da parte dell'opinione pubblica che del Parlamento europeo. Perché in Europa i referendum di ratifica del trattato costituzionale sono in una fase di stallo? In due paesi che appartengono all'Unione europea quel referendum è stato bocciato. Cosa sta accadendo nei paesi europei e in Italia? Siamo fortemente convinti che tale problematica sia legata alla costruzione di una Europa essenzialmente di natura economica e monetaria, mentre nulla si è fatto per la creazione di una Europa politica.
Infatti, tendenzialmente, il mercato interno europeo risente fortemente dello schema sociale dell'Europa e non riveste le caratteristiche di un vero e proprio mercato libero e globalizzato, nel quale la competizione tra i vari paesi - soprattutto tra quelli europei e il resto del mondo - avviene ad armi pari.
Purtroppo, il complesso meccanismo derivante dalla normativa europea fa sì che non sempre i paesi europei riescano a competere alla pari, come appare evidente con la globalizzazione. In un certo senso, ci stiamo facendo male da soli, perché il suddetto meccanismo è determinato da direttive eccessivamente numerose e troppo dettagliate.
Pertanto, da un'Europa economica occorre passare ad un'Europa politica. Dobbiamo cercare di perseguire fortemente tale obiettivo, che è l'unico che può garantire coesione a 400 milioni di cittadini europei, per far sì che l'Europa possa tornare ad essere un faro dal punto di vista sia culturale, fortemente elevato, sia del modello di civiltà.Pag. 38
Ricordo che durante il Governo Berlusconi vi è stato l'allargamento dell'Unione europea a 12 paesi, nonché l'adesione di molti paesi alla NATO. Tuttavia, nonostante questo duplice intervento, l'Europa, dal punto di vista della politica estera e della politica di difesa, non è ancora riuscita a trovare una strada comune; ciò soprattutto rispetto a gravi temi come la famosa guerra terroristica scoppiata a livello mondiale che, purtroppo, vede la stessa Europa impreparata rispetto all'adozione dei provvedimenti da attuare.
Oggi l'Occidente, per vivere una convivenza sociale pacifica, deve porre attenzione a tale problematica. Se l'Europa non troverà una forte unità su questi temi, non sarà in grado di garantire la sua sicurezza e vedrà ridotta anche la prospettiva di fornire il proprio contributo nei prossimi decenni per un ordinato miglioramento delle condizioni economiche dei popoli del Medio Oriente e dell'Africa, tenendo conto anche della forte influenza della lontanissima Cina.
Per acquisire maggiore respiro e peso in Europa sono necessarie istituzioni valide, come previsto dal Trattato costituzionale, alla cui elaborazione l'allora vicepresidente del Consiglio del Governo Berlusconi, Gianfranco Fini, diede un apporto fondamentale.
Pertanto, riteniamo sia necessario un forte impegno da parte del ministro competente e dell'intero Governo, che deve prendere atto di due dati importanti.
In primo luogo, vi sono l'esigenza di evidenziare con forza i ritardi in cui incorre il nostro paese nel recepimento delle direttive comunitarie e quella, conseguente, di procedere ad una verifica periodica (ci eravamo ripromessi di effettuarla con cadenza semestrale). In secondo luogo, dobbiamo cercare di dare concretezza all'idea secondo la quale l'Italia deve essere molto partecipe.
Purtroppo, dobbiamo riscontrare che, molto spesso, i leader dei nostri partiti, eletti al Parlamento, non riescono a portare avanti l'incarico a causa del doppio mandato (e si tratta di una pecca che ha caratterizzato tanto la destra quanto la sinistra). Ciò ha indubbiamente creato, nel corso degli anni, problemi che oggi andrebbero risolti. Infatti, bisogna tenere conto dell'importanza del ruolo dell'Europa e, soprattutto, di quello che compete al nostro paese, in quanto appartenente al novero dei fondatori della Comunità europea.
Per quanto riguarda il voto sul disegno di legge comunitaria, esso sarà di astensione: essendo molto responsabili, ci rendiamo conto che si tratta di uno strumento di cui il paese ha bisogno, in particolare per rispondere all'esigenza di farci guardare in modo diverso dagli altri paesi dell'Unione europea.
Riteniamo che molto vada ancora fatto. Nel corso di tutto il dibattito, abbiamo affermato e ribadito che vogliamo capire quale idea il centrosinistra abbia dell'Europa, quali iniziative voglia intraprendere - ancora non ci sono chiare - e in quale modo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPINA CASTIELLO. ...si voglia attuare una politica estera che deve vedere l'Italia ai primi posti tra i paesi che cooperano e non tra gli ultimi nel recepimento delle direttive comunitarie. Grazie (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, nel ribadire che i deputati del gruppo Popolari-Udeur esprimeranno un voto favorevole sul disegno di legge in esame, recante disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (ovvero, legge comunitaria 2006), chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 39
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esame del provvedimento si svolge in un momento particolarmente significativo per la storia dell'Unione europea, vale a dire nel cinquantenario della firma del Trattato di Roma, istitutivo della Comunità economica europea, che avviò un processo di integrazione economica, con l'obiettivo di giungere ad un'integrazione politica e culturale dei popoli europei.
All'inizio di quest'anno abbiamo registrato un ulteriore allargamento alla Bulgaria ed alla Romania e, più in generale, negli ultimi anni, una fortissima e significativa estensione verso est. D'altra parte, abbiamo dovuto constatare la mancata entrata in vigore del trattato costituzionale, a causa della mancata ratifica da parte di due paesi. Rispetto alla determinazione dei popoli europei di portare a compimento il processo di integrazione, ciò ha determinato allarme e preoccupazione. A mio giudizio, si tratta di un segnale che non deve essere valutato con toni eccessivamente drammatici o con eccessiva preoccupazione. Ritengo, infatti, che il processo in parola sia irreversibile e, in quanto tale, destinato a proseguire. Tuttavia, quanto è accaduto deve indurre i Governi, i paesi dell'Unione, a valutare eventuali errori e carenze, al fine di impegnarsi con rinnovata determinazione per coinvolgere i popoli nel processo costituzionale.
Per quel che riguarda il provvedimento in esame, credo che un convinto spirito europeista debba indurci a sottolineare con incisività alcuni elementi critici che hanno caratterizzato l'esame del predetto disegno di legge.
Emerge, infatti, il rischio di tornare indietro di dieci anni e di ripetere errori che, nel 1998, portarono il Parlamento italiano ad approvare la legge comunitaria triennale - dal 1995 al 1997 - per recuperare i ritardi che si erano accumulati, avviando contestualmente una revisione delle norme sulla partecipazione italiana all'Unione europea.
Tale revisione è stata coronata dall'approvazione della legge n. 11 del 2005, portata avanti dal ministro delle politiche comunitarie di allora, Rocco Buttiglione. Si tratta di una legge del Parlamento in cui ci riconosciamo pienamente, che ha posto, dopo diversi anni di dibattito, con il concorso di tutte le forze politiche, le basi procedurali non solo per assicurare una tempestiva attuazione del diritto comunitario, ma anche per favorire un dialogo istituzionale, a livello statale e regionale, ribadendo la centralità del Parlamento nella fase sia ascendente sia discendente di consolidamento del diritto comunitario.
Le modalità che hanno caratterizzato l'esame della legge comunitaria 2006, oggi al nostro esame, ci sembrano in controtendenza rispetto a questo processo, che venne avviato per semplificare e razionalizzare le norme sul processo di recepimento, da parte dell'Italia, del diritto comunitario.
Ci sembra in controtendenza il comportamento che questa maggioranza ha evidenziato nel corso di questo esame, in quanto sono state introdotte misure rilevanti sul piano politico che, per motivi di opportunità e in coerenza con le finalità della legge comunitaria annuale, avrebbero dovuto restare al di fuori di un disegno di legge omnibus, qual'è la legge comunitaria, nella quale gli ambiti di apprezzamento lasciati dal legislatore comunitario e nazionale risultano ristretti, tanto che che non può essere destinata a trattare questioni particolarmente delicate per loro rilevanza nella politica nazionale.
Così, per quanto concerne il complesso e sensibile tema dell'immigrazione e del diritto d'asilo, connesso con l'attuazione di direttive comunitarie sulle procedure di riconoscimento dello status di rifugiato e per l'ammissione di cittadini di paesi terzi ai fini della ricerca scientifica, non è accettabile il tentativo di utilizzare questo peculiare strumento per mettere in discussione Pag. 40una riforma di carattere generale, come è stata la cosiddetta legge Bossi-Fini del 2002.
Noi, rispetto a queste tematiche, viviamo un momento particolarmente delicato di vaste migrazioni di massa, di continui tentativi di sbarco clandestino, di quotidiano tentativo, da parte di tante fasce di popolazione dei paesi del terzo mondo, di cercare rifugio, ospitalità, assistenza, occasioni di lavoro nel nostro paese.
È un processo che si svolge in forme drammatiche, in una situazione in cui le strutture del nostro paese, dello Stato, non sono mai sufficientemente attrezzate a far fronte a migrazioni di queste dimensioni e necessariamente producono un impatto sul fronte della sicurezza, della coesione sociale, della coabitazione sul territorio nazionale di estrema rilevanza.
Sono questioni che richiedono mirati ed organici interventi di riforma della normativa esistente da parte del legislatore, perché su una tematica di questo tipo ritengo che, anche dopo pochi anni, una legislazione diventi vecchia ed inadeguata e richieda interventi correttivi.
Per quanto riguarda il diritto d'asilo e lo status di rifugiato, ritengo che, nelle mutate condizioni, occorrerebbe una normativa ad hoc, specifica, distinta da quella che riguarda l'immigrazione, ma che tenga conto delle normative che la regolano.
C'è la possibilità, in questa fase, ma non è compito di questo dibattito, approfondire una tematica così delicata, ma ritengo che, comunque, le sue implicazioni non possano essere affrontate in tema di legge comunitaria, se non per quanto riguarda il recepimento delle disposizioni esplicite, in quelli che sono i suoi limiti, circoscritti, delle direttive europee. Credo che siano temi che debbano essere affrontati con strumenti normativi specifici, nell'ambito di una riflessione parlamentare che, lungi dalla strumentalizzazione del diritto dell'Unione europea per fini politici o dalla polemica interna tra gli schieramenti, su una materia che notoriamente divide anche all'interno degli schieramenti stessi, valuti responsabilmente l'impatto della norma di recepimento nell'ordinamento italiano e ne definisca una portata sostenibile nell'ambito di una politica complessiva dell'immigrazione, di cui, come sappiamo, Parlamento e Governo, nei reciproci ruoli, assumono la responsabilità.
Appare inaccettabile, a nostro giudizio, forzare l'attuazione della legge comunitaria, utilizzando la delega legislativa, che non solo non consente il recepimento, demandato al decreto delegato del Governo, ma trasferisce proprio al Governo la funzione di legiferare. Non resta, quindi, che prendere atto della circostanza che la maggioranza si è dimostrata miope nel non cogliere l'importanza di dimostrare, ancora una volta, la credibilità dell'Italia a livello comunitario, attraverso una scelta parlamentare che si rivelasse compatta e che coinvolgesse tutti, così com'era nell'impostazione iniziale e così come è stato nel dibattito svolto nelle Commissioni. Non si è scelta la strada che avrebbe potuto consentire l'approvazione unanime da parte del Parlamento nazionale ed evidenziare la compattezza degli schieramenti nel recepimento del diritto comunitario.
È per tale ragione che, pur condividendo molti degli interventi previsti nel disegno di legge, proprio a causa di questo tentativo di forzatura su tali tematiche e della proposta di adottare, addirittura, la delega legislativa, non possiamo che dichiarare un voto non positivo, bensì di astensione del gruppo dell'UDC rispetto al provvedimento in esame...
PRESIDENTE. Deputato Forlani, deve concludere.
ALESSANDRO FORLANI. ...ricordando come lo stesso ministro Bonino, in diversi passaggi dell'iter parlamentare, abbia segnalato il rischio dell'introduzione di queste norme. Anche, quindi, da parte dello stesso Governo, si evidenziano interventi che non sottoscrivono questo metodo, che noi non condividiamo e che ci spingono al voto di astensione.
Pag. 41PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea al disegno di legge comunitaria 2006. Si tratta di un disegno di legge che consente di ridurre drasticamente il livello di inadempienza del nostro paese nel recepimento della legislazione europea e che sviluppa ulteriormente il ruolo del Parlamento nazionale nella fase di predisposizione degli atti europei.
La discussione che si è svolta nel corso dell'esame del provvedimento, anche in prima lettura, dimostra quanto sia diventata grande e crescente l'influenza della legislazione europea sulla vita quotidiana dei cittadini europei e credo che, proprio per tale ragione, il ruolo dei Parlamenti nazionali debba crescere di altrettanta misura, forza ed attenzione, e risulta un fatto importante che, nel disegno di legge che stiamo per varare, siano ulteriormente sviluppate queste funzioni.
Mi sembra, inoltre, che l'accoglimento da parte del Governo degli ordini del giorno relativi agli articoli 12 e 28 sia una risposta chiara anche alle perplessità, che in ordine a questi articoli modificati dal Senato della Repubblica abbiamo sollevato nel dibattito generale ed in fase di illustrazione degli emendamenti, nonché nel corso dell'esame da parte delle Commissioni competenti.
Questo, ovviamente, ci consente di potere esprimere il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Presidente, noi voteremo a favore della legge comunitaria, come è giusto che avvenga, trattandosi di un atto largamente dovuto, di un adempimento del Parlamento rispetto alla legislazione europea, pur con le riserve su alcuni degli articoli di cui ha parlato ad esempio l'onorevole Forlani. Tuttavia, il giudizio complessivo è che si tratta di un adempimento per il quale vi sarà il nostro voto favorevole. Notiamo però che, come sempre, l'esame di questo disegno di legge ha richiesto circa un anno, perché fu presentato il 31 gennaio del 2006 e che praticamente tra una settimana il Governo dovrebbe presentare al Parlamento il nuovo disegno di legge comunitaria.
Vorrei dire all'onorevole Falomi che l'approvazione del disegno di legge comunitaria non riduce il grado di inadempimento rispetto alle direttive comunitarie, perché la legge è soltanto l'inizio del procedimento di adempimento in quanto conferisce al Governo e all'amministrazione la possibilità di preparare il recepimento di queste direttive.
Pongo ancora una volta al Parlamento la questione che ho già posto all'inizio di questa discussione, che pregherei la XIV Commissione di affrontare, se non sia possibile predisporre una diversa procedura di esame di questa materia. Noi dovremmo potere introdurre nell'ordinamento italiano le direttive che provengono dall'Europa in modo più rapido, perché, essendo obbligati dalla supremazia del diritto comunitario rispetto al diritto italiano ad introdurre queste normative, non ha molto senso che il procedimento richieda due anni e mezzo o tre, come storicamente ha sempre richiesto. Vedremo tra una settimana, dalla relazione annuale del ministro, quale sia il grado di inadempimento cui siamo arrivati. Lo scorso anno lo avevamo ridotto e speriamo che si sia ulteriormente ridotto nel corso di questo anno, ma è il procedimento che è troppo lungo, cari colleghi. Mi auguro che la XIV Commissione voglia assumere questa come una priorità del suo lavoro nei prossimi mesi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Intervengo per annunciare, nostro malgrado - visto che si Pag. 42tratta di una legge che dovrebbe fare in modo che vi sia un obbligo di recepimento di direttive comunitarie e quindi di adeguamento all'ordinamento comunitario da parte del nostro - il voto contrario sul disegno di legge comunitaria. Votiamo contro perché siamo principalmente contrari al tentativo, a nostro avviso assolutamente inopportuno, che una legge comunitaria debba in qualche modo travalicare il suo primo obiettivo, quello dell'adeguamento dell'ordinamento italiano a quello comunitario, e che di fatto sia trasformata in uno strumento di modifica, altrettanto inopportuna, soprattutto per il tipo di dibattito che viene sviluppato, di leggi importantissime dello Stato, come quelle sull'immigrazione e sulla sicurezza. Questo, di fatto, è il nocciolo vero, la questione politica, all'interno di questa legge comunitaria.
Come ho già avuto modo di dire ieri, voi avete preso un disegno di legge comunitaria, presentato dal precedente Governo in maniera neutra, tranquilla, tecnica e priva di qualsiasi tipo di riferimento di carattere ideologico e lo avete stravolto per questioni di vostre beghe all'interno della maggioranza. Non possiamo accettare questo, quindi il nostro voto è contrario e va contro la vostra ipocrisia di sfruttare una legge, che dovrebbe essere condivisa da tutti, per appianare equilibri interni, che tendono sempre più, purtroppo, verso l'estrema sinistra.
Votiamo contro il vostro tentativo di fatto di scardinare la società introducendo dei principi, che sono anche contro lo stesso ordinamento italiano attualmente in vigore, ovvero la legge Bossi-Fini.
Votiamo contro il vostro falso europeismo, che non ha portato a nostro modo di vedere alcun tipo di frutti, soprattutto da quando voi siete al Governo, tant'è che proprio nei giorni scorsi lo stesso ministro Bonino ha dovuto ammettere mestamente che l'Italia in Europa conta sempre di meno.
Ne è controprova la «figuraccia» che avete fatto nell'attribuzione degli alti funzionari all'interno della Commissione europea.
Dunque, è inutile che voi, anche in politica internazionale, cerchiate di vendere questo vostro europeismo, quasi in contrapposizione ad un logico contatto con l'altra parte dell'Atlantico, mentre poi, di fatto, dalla situazione politica europea non riuscite assolutamente ad ottenere alcuna utilità per i cittadini e per il paese. Certo, quest'anno effettivamente l'Unione compie cinquant'anni, ma si tratta di cinquant'anni che, a nostro modo di vedere, non hanno portato grossi frutti; hanno comportato, anzi, pesanti limitazioni per quanto riguarda lo sviluppo, soprattutto nei nostri territori, soprattutto in Padania. Mi riferisco ai cavilli ed alle spese che noi continuiamo a sostenere contribuendo di fatto, in questo momento, solo ed esclusivamente ad un allargamento di cui nessuno sentiva il bisogno.
I fondi strutturali se ne stanno andando ad est, i nostri territori vengono completamente dimenticati e non esistono più risorse per sostenere lo sviluppo. Quindi, il nostro voto è contrario anche per la vostra incapacità di approfittare di quelle poche risorse, che potrebbero essere attinte dall'Europa e portate sul nostro territorio per sostenere la competitività delle nostre imprese. Penso ad esempio alla competizione con paesi emergenti come Cina ed India, che stanno letteralmente massacrando la spina dorsale del paese costituita dalle piccole e medie imprese, dai piccoli professionisti, dai piccoli artigiani.
Quindi, il nostro voto è contrario alla vostra ideologia di stravolgere il principio di adeguamento dell'ordinamento italiano a quello comunitario solo ed esclusivamente per scardinare la nostra società. Non possiamo neppure pensare di astenerci dal voto, considerato il tentativo così subdolo di utilizzare impropriamente uno strumento che fino all'anno scorso era di natura tecnica e che ora è stato trasformato in una clava politica, che peserà fortemente sulla nostra gente e sui nostri territori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per esprimere a nome del gruppo di Forza Italia la dichiarazione di voto finale. Anche rispetto alle considerazioni fatte poc'anzi da diversi colleghi, vorrei chiarire subito che il nostro voto di astensione è indotto solo ed esclusivamente da un senso di responsabilità, venuto meno nella coalizione di maggioranza e nel Governo, che ha tentato di introdurre, in una legge di valenza internazionale e comunitaria, disposizioni che riguardano la semplice e mera contesa politica su temi del tutto estranei al contenuto della legge comunitaria.
Vorrei ricordare a questa Assemblea che la legge sulla partecipazione dell'Italia all'Unione nasce con due fondamentali obiettivi. Il primo - così il legislatore lo ha indicato - attiene alla costruzione della «posizione italiana» rispetto alla formazione del diritto comunitario, ovvero al ruolo della nostra nazione nella realizzazione di tale ordinamento anche attraverso la valorizzazione di una funzione di proposta del Parlamento italiano. La seconda parte della legge - e non è un caso che sia appunto 'seconda' - concerne il recepimento degli obblighi posti dall'ordinamento comunitario.
Noi votiamo astenendoci, ma il nostro è comunque un voto di «sonora bocciatura» del Governo rispetto alla funzione richiamata dalla legge come primo adempimento, ovvero quella della proposta. Non è contenuto, in questa legge comunitaria, nemmeno un solo passaggio in cui il Parlamento italiano manifesti verso l'Unione europea un ruolo politico e di proposta in fase ascendente. Abbiamo scelto di relegare il nostro paese ad un ruolo di semplice e mero esecutore di tutti gli obblighi, che da una parte e dall'altra l'Unione europea fa calare. Aggiungo: se questa bocciatura riguarda l'impianto della legge, soltanto per un senso di responsabilità nei confronti di un testo così rilevante, che implica una esposizione internazionale del nostro paese, il nostro sarà un voto di astensione, ma - ribadisco - va interpretato come una sonora bocciatura di alcuni elementi che la contesa politica della vostra coalizione ha introdotto in questo provvedimento.
Ne cito semplicemente due. Mi riferisco innanzitutto al tentativo di introdurre - lo avete fatto al Senato ed avallato qui alla Camera - la possibilità per le persone fisiche di introdurre nel mercato finanziario il termine «consulenziale», dando così allo stesso ulteriore incertezza rispetto ai soggetti che vi possono operare. Inoltre, avete dimenticato di dare regole certe e dichiarate, che possano essere verificabili e misurabili rispetto al prodotto finanziario che viene introdotto sul mercato.
Così, avete messo a repentaglio l'Italia dal punto di vista del processo di unificazione del mercato finanziario europeo. Tuttavia, tale processo di unificazione deve avvenire tenendo conto delle peculiarità di ciascuno stato membro. In Italia i crack della Cirio e della Parmalat, bruciano ancora nelle tasche di tanti piccoli risparmiatori del nostro paese.
Ebbene, l'alta guardia che abbiamo invocato è stata disattesa ed abbassata, nell'intenzione poco nobile di creare ulteriore confusione in un mercato così delicato come quello finanziario. Ma vi è poi l'aspetto più delicato della contesa politica che vi ha riguardato. Se ve ne fosse ancora bisogno, ci avete messo di fronte al fatto compiuto di una maggioranza che non esiste sul piano politico. Essa ha ancora ragione di esistere solo sul piano numerico per la contesa e per il mero potere, ma di fronte a temi come quello della sicurezza del paese - elemento fondamentale rispetto alla politica dell'immigrazione, in questo caso, clandestina -, vi trovate non solo divisi, ma davvero protesi a cedere le armi all'estrema sinistra. Quest'ultima, ancora una volta, vi ha condizionato sulle scelte.
Avete deciso di aprire corridoi di flussi migratori nel nostro paese senza regole e, per giunta, introducendo il termine dell'asilo politico come elemento fondamentale per dare risposta a quel mercato Pag. 44clandestino, criminale e criminoso, che si contraddistingue proprio per il traffico dell'immigrazione nel nostro paese e nel Mediterraneo tutto. È evidente che la posizione geografica del nostro paese ci metteva - e ci mette - in condizioni diverse rispetto ai paesi del nord Europa. Il confine, che segna il Mediterraneo rispetto ai paesi del nord Africa, ci pone nelle condizioni di avere regole più chiare e certe e ci induce a rivendicare certezza del diritto nell'applicazione dell'asilo politico.
La modifica che sta per essere approvata è avallata a gran voce e rivendicata dall'estrema sinistra per l'ulteriore ampliamento delle possibilità di introduzione di flussi migratori nel nostro paese attraverso l'asilo politico; è la dimostrazione che non vi stanno a cuore l'interesse del nostro paese e quello della sicurezza dei nostri cittadini, ma solo l'esigenza ideologica di caratterizzare un atto internazionale come quello della legge comunitaria con passaggi meramente strumentali e strumentalizzabili dalla parte politica che ve li ha imposti.
Allora, colleghi, il nostro voto di astensione significa ribadire in quest'aula il nostro senso di responsabilità, richiamando quell'adempimento disposto dalla norma che istituisce la legge comunitaria, ma anche proporre di più e mettere al di sopra della contesa politica una legge internazionale e comunitaria come questa, nonché salvaguardare quegli elementi cardine che garantiscono la sicurezza del nostro paese.
Il fatto che con questa legge comunitaria voi avete messo in discussione la certezza del diritto ci consente di esprimere solamente un voto di astensione. Avremmo voluto - e credo che le parole dell'onorevole La Malfa lo abbiano richiamato - esprimere un voto favorevole, ma il peso delle modifiche introdotte e l'assenza di una proposta ci hanno indotto ad un voto contrario.
Il nostro senso di responsabilità ci porta ad un voto di astensione, ma con l'auspicio che nel futuro questo Parlamento stia più attento a valutare la legge comunitaria come norma valida per l'intero paese e non per una sola parte politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gozi. Ne ha facoltà.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, il disegno di legge recante disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - legge comunitaria 2006 -, che ci apprestiamo ad approvare, introduce delle innovazioni molto importanti nel nostro ordinamento nel campo, ad esempio, della tutela dei consumatori, dei trasporti, degli strumenti dei mercati finanziari e del diritto di asilo.
Non entrerò nel dibattito di fondo che ha caratterizzato l'iter di questo provvedimento se non per confermare - mi rivolgo ai colleghi del gruppo di Rifondazione - quanto ho affermato in Commissione e quanto risulta dall'ordine del giorno accettato dal Governo: la modifica apportata dal Senato certamente integra e non restringe la tutela del richiedente l'asilo.
Vorrei anche dire, con riferimento ad alcune affermazioni espresse dai colleghi dell'opposizione, che non è strano, con riferimento alla legge comunitaria in materia di direttive, che il Parlamento eserciti le proprie prerogative: la direttiva consente al Parlamento, laddove il testo ne preveda l'opzione, di indicare degli orientamenti all'Esecutivo. Ciò è stato previsto, in particolare, nell'articolo 12. Abbiamo indicato un orientamento politico, una preferenza, laddove il testo comunitario ci consentiva di farlo. Non vi è snaturamento né della legge comunitaria né dell'atto comunitario!
Vi sono poi altri aspetti procedurali su cui credo dovremmo riflettere. Esprimo un certo apprezzamento per la scelta del Governo, perché, ai fini di un più rapido adeguamento all'ordinamento comunitario, il Governo è tornato al termine di 12 mesi per l'esercizio della delega per l'attuazione Pag. 45di direttive comunitarie, piuttosto che a quello di 18 mesi, previsto dalle due leggi comunitarie precedenti.
Credo però sia anche opportuno iniziare la preparazione dei decreti legislativi, anticipando il lavoro fin dal momento dell'inoltro del disegno di legge comunitaria alle Camere, senza aspettare, come avviene di regola e come è avvenuto anche nel recente passato, l'approvazione definitiva della legge.
In realtà, sarebbe molto opportuno che l'amministrazione italiana cominciasse a preparare l'attuazione delle direttive subito dopo l'adozione formale a livello comunitario da parte del Consiglio dei ministri e del Parlamento europeo.
Credo, inoltre, che questa legge comunitaria abbia compiuto notevoli passi in avanti per quanto riguarda l'attuazione delle direttive in via amministrativa; vi è, inoltre, una maggiore efficienza della nostra amministrazione, evitando e chiudendo le procedure di infrazione, dalle quali, oltre che da altri aspetti, dipende la credibilità di un paese a livello comunitario.
Credo, comunque, che la considerazione più significativa debba concernere l'opportunità di avviare una riflessione approfondita sulla natura e sui contenuti della legge comunitaria. Certamente, i tempi di questo disegno di legge non sono stati particolarmente lunghi, tenuto conto che, per effetto dello scioglimento delle Camere, il disegno di legge è stato ripresentato dal Governo Prodi il 9 giugno 2007.
Credo che sette mesi in totale per l'approvazione non sia un tempo lunghissimo, anche perché, se l'esame di tale provvedimento non si fosse incrociato in Senato in seconda lettura con la legge finanziaria, i tempi sarebbero stati ancora più rapidi.
È evidente che l'adeguamento del nostro ordinamento a quello europeo avrebbe bisogno di tempi più certi e più rapidi e ciò verrebbe assicurato se venisse introdotta nei nostri lavori una vera e propria sessione comunitaria che potrebbe garantire tempi programmati e certi di approvazione della legge comunitaria.
A tal fine, credo anche che si dovrebbe riflettere sul ruolo della XIV Commissione sia in fase ascendente sia in fase discendente che è palesemente troppo debole anche rispetto a modelli di altri paesi.
La sessione comunitaria, cari colleghi, permetterebbe anche a questo Parlamento di avere ciò che non mi sembra oggi abbia, cioè un vero dibattito ampio, di fondo, sulle grandi questioni legate alla vicenda comunitaria sia che si tratti di fase ascendente, cioè del momento in cui vengono elaborate le politiche, sia che si tratti della fase discendente; parlo di una sessione comunitaria, cioè di un dibattito europeo che, in questo periodo, da qui al 2009, in cui certamente ritornerà al centro del dibattito in vari paesi la questione costituzionale, ritengo sarebbe ancora più giustificato. Infatti, il nostro ruolo, in questo processo, che si apre dal 25 marzo 2007 sino al 2009, è centrale. La democrazia europea nasce, innanzitutto, a livello nazionale, nella società e nelle aule parlamentari. È qui, in quest'aula, che avviene il primo raccordo tra cittadini ed Europa.
In conclusione, signor Presidente, ritengo che questa legge comunitaria rappresenti certamente un primo significativo passo avanti per una partecipazione più efficace ed influente del nostro paese alla politica europea e per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Ulivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo pochi minuti soltanto per sottolineare un dato. Io mi sono astenuto nella votazione dell'articolo 12 e non ho fatto una particolare dichiarazione di voto in quella occasione, perché già mi riconoscevo in ciò che era stato detto dall'onorevole Boato e dall'onorevole Franco Russo.
Vorrei ora intervenire brevemente su una materia che non mi appartiene, ossia Pag. 46sul significato dell'aggettivo «pleonastico», che è stato adottato dal Senato per sopprimere, all'articolo 12, comma 1, la lettera a), che, sostanzialmente, recepiva nel nostro ordinamento un principio contenuto nella direttiva comunitaria relativa ai rifugiati.
Mi dispiace che alcuni colleghi, che ho sentito con attenzione, si siano lamentati del fatto che la legge comunitaria recepisca nell'ordinamento interno alcuni principi dell'ordinamento comunitario. Ho sentito parlare tutti voi dell'importanza del ruolo del Parlamento, soprattutto nella fase discendente, volto a stabilire criteri direttivi affinché il Governo non debba, da solo, senza criteri o con criteri molto generici, adottare i decreti legislativi di attuazione.
Ebbene, quel concetto affermava principi, contenuti nella direttiva: il principio della giurisdizionalizzazione (è un diritto, quindi, si va davanti al giudice per avere la garanzia della sua effettività) e il carattere sospensivo dei ricorsi, in base al quale un asilante che venga ritenuto non meritevole dell'asilo, nelle more del ricorso, oggi può anche essere allontanato e riportato nel paese dove è perseguitato. Noi chiedevamo di prevedere il carattere sospensivo, come richiesto dalla direttiva.
Questo principio, che la Camera aveva introdotto, è stato ritenuto pleonastico e, quindi, soppresso dal Senato. Siccome sono esperto in diritto, ma non certo nella materia linguistica, questa mattina ho letto su un dizionario qual è il significato dell'aggettivo «pleonastico», che io, in parte, già conoscevo. Il De Mauro così lo descrive: «non necessario», inutile o superfluo. Quindi, possiamo scegliere tra una di queste accezioni.
Il Senato non ha fatto un torto alla Camera dei deputati e alla sua maggioranza ritenendo pleonastica quella disposizione, ma, siccome, soprattutto da parte della opposizione, è stato svolto un dibattito durato una giornata intera (si trattava dell'articolo 8, oggi articolo 12), e da parte vostra è stata fatta un'opposizione molto dura e giustificatissima, perché si può non condividere un principio; sinceramente, non ritengo giustificato considerare pleonastico, quindi non necessario, inutile o superfluo, un principio sul quale la Camera discute per una giornata intera, confrontandosi e anche scontrandosi.
Questa è la ragione, signor Presidente, per la quale mi sono astenuto nella votazione sull'articolo 12.
Devo dire che sono parzialmente tranquillizzato dal fatto che, in occasione della prima lettura, il Governo abbia accettato un ordine del giorno da noi sottoscritto. Ricordo che, con tale documento di indirizzo, si chiede che il decreto legislativo in materia di diritto di asilo venga adottato con priorità assoluta, vale a dire sei mesi dopo l'entrata in vigore della legge comunitaria, e non entro i termini previsti dalla stessa.
Pertanto, aspettiamo con ansia che il Governo mantenga l'impegno che ha assunto su questo punto e che, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge comunitaria 2006, presenti al Parlamento tale provvedimento, sul quale le competenti Commissioni potranno esprimere il proprio parere.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ROBERTO ZACCARIA. Allora, se io ormai non userò più l'aggettivo «pleonastico» (perché mi terrorizza un po' farvi ricorso), immagino che continuerà ad impiegarlo il Governo, ritenendo che «pleonastico» voglia dire che un principio è implicito nel testo che approveremo. Mi esprimo in tal senso perché preannunzio che voterò a favore del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
FRANCA BIMBI, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per ringraziare i colleghi Pag. 47sia dell'opposizione sia della maggioranza per il lavoro corretto e costruttivo che è stato svolto, pur nell'ambito del doveroso scontro politico che ha avuto luogo durante questo percorso.
Ritengo che tutti si siano mostrati profondamente consapevoli della necessità per cui, nel corso dell'intera attività parlamentare, si debba prestare una maggiore attenzione alle tematiche europee, nonché della rilevanza che queste possiedono rispetto a tutte le questioni di merito di cui si occupa lo stesso Parlamento.
Pertanto, nel riprendere la proposta avanzata dal deputato Gozi circa la necessità di prevedere un'apposita sessione comunitaria, annuncio che prospetterò alla XIV Commissione di proporre al Presidente Bertinotti di far svolgere, prima della celebrazione del cinquantesimo anniversario dei Trattati istitutivi della Comunità europea, una sessione della Camera dedicata al nostro rapporto con l'Europa, poiché credo che ciò sia assolutamente necessario (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).