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Informativa urgente del Governo sul rinvenimento in Sardegna di ordigni esplosivi nei pressi delle abitazioni di due sottosegretari di Stato.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente Pag. 107del Governo sul rinvenimento in Sardegna di ordigni esplosivi nei pressi delle abitazioni di due sottosegretari di Stato.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente secondo la rispettiva consistenza numerica, per 5 minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro dell'interno, Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, come è noto, nella giornata di ieri sono stati rinvenuti due ordigni esplosivi davanti alle abitazioni dell'onorevole Emidio Casula, sottosegretario presso il Ministero della difesa, e dell'onorevole Antonangelo Casula, sottosegretario presso il Ministero dell'economia e delle finanze.
Il primo ordigno è stato rinvenuto dal personale della scorta nella prima mattinata, in una busta di plastica collocata presso il portoncino di ingresso dell'abitazione dell'onorevole Emidio Casula in Cagliari. Il manufatto era composto da un cilindro con un diametro di circa venti centimetri, dodici centimetri di lunghezza, e conteneva circa 800 grammi di sostanza gelatinosa. Lo stesso era chiuso con due piastre di forma quadrata collegate tra loro con quattro perni e l'innesco consisteva in un detonatore elettrico collegato ad una sveglia predisposta per esplodere alle ore 4 del mattino. Alle ore 11,30 veniva rinvenuto un analogo ordigno dalla sorella dell'onorevole Antonangelo Casula, ex sindaco di Carbonia, all'interno di una busta di plastica lasciata davanti all'ingresso della sua abitazione in quel comune.
In entrambi i casi, sui luoghi dei ritrovamenti sono intervenuti gli organi investigativi e gli artificieri del comando provinciale del comando di Cagliari, che hanno eseguito i rilievi tecnici e hanno messo in sicurezza gli ordigni pressoché simili e confezionati in maniera artigianale. Entrambi gli ordigni, sebbene fossero presenti tutti gli elementi atti alla deflagrazione, sono però risultati volutamente difettosi nell'innesco e quindi non concretamente atti ad offendere.
Gli episodi, al momento non rivendicati, possono presumibilmente essere ricondotti agli ambienti antagonisti e anarco-indipendentisti locali, che, con tale duplice azione contro obiettivi di valenza non circoscritta soltanto al solo contesto sardo, intenderebbero evidenziare la loro perdurante capacità operativa, nonché a gruppi di aree marxiste-leniniste in fase di riorganizzazione.
Ricordo che l'ultimo attentato riconducibile ad una sigla eversiva, Nuclei proletari per il comunismo (Npc) e Resistenza rivoluzionaria sarda (Rrs), peraltro di scarso rilievo, consumato prima di quelli attuali, risale a quindici mesi fa ed è stato commesso a Palau ai danni del Naval Security Service. Sul citato sodalizio la polizia di Stato ha condotto un'indagine protrattasi per oltre tre anni e riguardante una ventina di attentati con uso di esplosivo compiuti dal 2002 al 2005 contro diversi obiettivi, tra cui quello, il 26 settembre 2002, alla prefettura e alla associazione industriale di Nuoro, quello del 15 maggio 2003 alla CISL di Cagliari, quello del 23 dicembre 2003 ad Oristano contro l'onorevole Mario Diana ed il senatore Ignazio Manunza e quello di Olbia ad una sede di Forza Italia del 7 dicembre 2004.
Al riguardo, l'11 luglio 2006, all'esito delle indagini svolte, è stata eseguita, da personale della Digos della Sardegna e della direzione centrale della polizia di prevenzione, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall'autorità giudiziaria di Cagliari nei confronti di dieci persone accusate a vario titolo di militare nelle formazioni eversive Organizzazione indipendentista rivoluzionaria e Nuclei proletari per il comunismo. Di particolare interesse va considerata, inoltre, l'inchiesta sul Comitato liberazione della Sardegna, con l'acronimo Cls, che ha portato nel marzo 2006 all'esecuzione di un'ordinanza Pag. 108di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone ritenute responsabili del fallito attentato alla sede elettorale di Nuoro dell'onorevole Bruno Murgia, realizzato il 22 marzo 2006 e rivendicato dal gruppo stesso.
In assenza di rivendicazioni, colgo l'occasione in questa sede per precisare che le presunte lettere di rivendicazione, di cui hanno parlato stamani alcuni organi di informazione, non hanno nulla a che vedere con gli atti intimidatori in questione; può essere presa in considerazione un'altra ipotesi investigativa, che potrebbe anche far considerare gli attentati come gesto di ritorsione nei confronti dei citati provvedimenti restrittivi che hanno colpito alcuni militanti di tale area.
Altre ipotesi investigative che non possono essere escluse sono quelle legate all'uso delle servitù militari nell'isola; è in corso infatti da tempo un confronto tra Governo e regione Sardegna sulla revisione del sistema delle servitù militari in quella regione e l'onorevole Emidio Casula, sottosegretario di Stato per la difesa, segue specificamente il tema delle servitù militari nell'isola. Sono in corso in tutta la Sardegna ulteriori indagini sui citati gruppi eversivi.
A seguito degli attentati, sono state sensibilizzate le autorità di pubblica sicurezza della regione perché siano potenziate le attività investigative volte ad individuare gli autori e siano poste in essere misure idonee di prevenzione e di vigilanza rispetto a tutti gli obiettivi sensibili.
Allo scopo di imprimere massimo e sinergico impulso alle investigazioni, si sono tenute riunioni tecniche da parte degli organismi deputati alle indagini, sia della Polizia di Stato sia dell'Arma dei carabinieri, nonché delle autorità giudiziarie, al fine di meglio evidenziare i profili tecnico-operativi che dovranno connotare le conseguenti attività di indagine.
Infine, il prefetto di Cagliari ha indetto una riunione di coordinamento delle Forze di polizia tenuta subito, nel pomeriggio di ieri, per un approfondito esame dei fatti e per la valutazione dell'esposizione al rischio delle due personalità politiche. Nel corso di tale riunione, è stata decisa l'adozione di incisive misure di vigilanza individuale nei confronti dei due sottosegretari, misure immediatamente applicate. La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei, viceministro Minniti, per l'informativa resa.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, noi vogliamo esprimere apprezzamento per la puntualità con la quale il Governo ha voluto riferire all'Assemblea su tale episodio e per l'impegno manifestato; a tale ultimo riguardo, vogliamo esprimere un sentimento di fiducia e anche di speranza affinchè possa essere concludersi positivamente l'iniziativa delle Forze dell'ordine e delle autorità preposte contro un fenomeno che evidentemente, come ha testé ricordato il viceministro Minniti, non è recentissimo.
Vogliamo però, proprio per tale ragione, rinnovare la nostra preoccupazione per gli episodi che hanno interessato i nostri due colleghi e soprattutto per la reiterazione di un fenomeno che segnala la permanenza della presenza in Sardegna, non definitivamente contrastata, di scorie indigerite di una vecchia esperienza politica - chiamiamola così; ma, la dignità della politica, non l'ha mai avuta! - che tenta di riprodurre forme e linguaggi di un vecchio terrorismo sconfitto dalla storia.
È stato richiamato in questa sede, anche stasera dall'onorevole Minniti, un qualche nesso possibile, evocato anche da alcuni documenti del passato di questi movimenti, con la questione delle servitù militari Sardegna.
Vi faccio un breve cenno, per ricordare che i sardi vivono una stagione di straordinario impegno da parte della regione sarda e del Governo (nel quale l'onorevole Emilio Casula, in prima persona, è impegnato, ma, insieme a lui, tutto il Governo) Pag. 109per ridurre il carico di servitù militari, per restituire ampi spazi di territorio della nostra regione al governo autonomistico e per redistribuire, secondo maggiore equità, l'onere della partecipazione italiana alla difesa della pace, prima di tutto, del nostro territorio e del nostro continente.
Tuttavia, vorrei dire ai colleghi che questo processo matura in un clima di grande comprensione, di partecipazione e di responsabilità da parte della comunità regionale sarda, senza distinzioni, in uno sforzo di operoso esercizio delle diverse funzioni, con l'obiettivo comune di una consistente diminuzione delle servitù militari, per restituire al territorio della Sardegna un uso economico da parte dei sardi, secondo le loro scelte.
Sappiamo che, in questo processo, nessuno spazio può esistere - lo abbiamo affermato in altre occasioni e vorremmo ribadirlo oggi - per quanti pretendono di usare questa giusta e sentita rivendicazione popolare per dare corpo e rivitalizzare una forma di ribellismo tanto improbabile quanto estraneo alla cultura civile e democratica della Sardegna.
Il Governo e le autorità responsabili della sicurezza si sono impegnate per un supplemento di lavoro, di indagine e di repressione. Vorremmo chiedere al qui presente responsabile del Ministero dell'interno di esercitare ogni sforzo, con maggiore convinzione, affinché si ponga la parola fine a questa presenza anacronistica, improbabile, non ragionevole ed estranea alla cultura della Sardegna, di questi ridicoli fenomeni e tentativi di proporsi come terroristi, che ridicoli non sono per i danni che hanno causato in passato e per quelli immateriali che, ancora oggi, sono stati causati con quest'ultimo episodio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONELLO SORO. Sappiamo che la comunità sarda, senza distinzioni, farà terra bruciata attorno a questi tentativi, e vogliamo dire che i nostri colleghi, ai quali va la nostra solidarietà, non rinunceranno, per queste intimidazioni, ad esercitare, con responsabilità e passione, il loro impegno civile (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, personalmente e a nome del gruppo Forza Italia, preliminarmente, esprimo piena solidarietà ai due rappresentanti del Governo rispetto ad atti che hanno trasmesso un messaggio che cerca di minare, ancora una volta, la legittimazione delle istituzioni sarde.
Il viceministro Minniti ha evocato, dal 2000 al 2006, i fatti gravi e importanti verificatisi, che sono stati diversificati, in quanto hanno colpito le organizzazioni sindacali e, quindi, il mondo del lavoro, continuamente impegnato in Sardegna per realizzare condizioni di dialogo e per definire progetti e programmi che vanno nella direzione del risanamento economico, finanziario ed occupazionale.
Egli ha ricordato un fatto che considero ricollegabile a quelli di oggi, perché, anche in quel caso, due soggetti politici appartenenti alle istituzioni sono stati colpiti nella stessa data: mi riferisco al presidente della provincia Mario Diana, di AN, e il senatore Manunza, dell'UDS-Forza Italia.
È chiaro che non possiamo assistere senza reagire, non possiamo declinare il ripetersi di questi episodi senza esercitare una riflessione che, da una parte, deve fornire la massima fiducia alle Forze dell'ordine (che, in Sardegna, hanno sempre operato in maniera straordinaria) e, allo stesso tempo, deve richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo sulle coincidenze temporali.
Il collega Soro ha richiamato il tema che la Sardegna ha vissuto e vive. Per cinque anni, mi sono occupato in maniera precisa e specifica delle servitù militari, ma non ho ricevuto una pallottola, neanche dentro una busta. Credo vi sia qualcos'altro. I tempi di operatività dei due sottosegretari non indurrebbero a ritenere Pag. 110abbinabile, anche per la serenità, l'equilibrio e la capacità con cui stanno realizzando tale processo, un atto così grave e minaccioso.
Credo che sia necessario riflettere sulla coincidenza temporale (lo dico, colleghi, come spunto di riflessione) con i fatti di Vicenza, fatti che stanno contrapponendo, con una spinta ideologica, una spinta di odio, una spinta di non accettazione del dialogo e del confronto all'interno delle istituzioni. Vicenza ha un'amministrazione comunale che, pur con una differenza minima, ha ritenuto di condividere l'impostazione prima del Governo Berlusconi e, non dimentichiamolo, l'impostazione, come linea di continuità, che segue il Governo Prodi.
Sono fatti che si inseriscono su vicende che vedono coinvolta, allo stesso modo, la regione Sardegna in cui manca la serenità, in cui manca l'equilibrio, in cui le aspettative che vengono sollevate dalle troppe enunciazioni portano inevitabilmente al richiamo della violenza, che tutti noi dobbiamo contrastare, realizzando risposte per evitare che ciò possa avvenire.
Per simili episodi terroristici non possiamo limitarci ad una semplice forma di condanna, ma dobbiamo anche dire basta alle bandiere bruciate, basta alle «crociate» che ci espongono ad una situazione che deve, invece, essere portata avanti con capacità di guardare agli obiettivi. In questo momento, in Sardegna esiste una grave frustrazione sociale, l'aumento della disoccupazione, il mancato sviluppo economico. La politica regionale e nazionale deve, conscia del proprio ruolo e con consapevolezza e serietà, fornire risposte ai sardi, affinché si possano emarginare e debellare simili atti di violenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Murgia. Ne ha facoltà.
BRUNO MURGIA. Signor Presidente, colleghi, signor viceministro, innanzitutto manifesto solidarietà da parte del gruppo di Alleanza Nazionale ai due esponenti del Governo, Emidio Casula e Antonangelo Casula, per l'intimidazione subita.
Con un piccolo sorriso vorrei dire ai miei due colleghi sardi che, forse, a loro è andata meglio che a me. Io stesso sono stato vittima di un paio di attentati da quella che viene considerata la galassia anarco-insurrezionalista. Nel 2004, infatti (mancava nel report del viceministro Minniti), una bomba ha letteralmente distrutto il mio ufficio elettorale. È stata rivendicata dagli Npc, i nuclei proletari per il comunismo, sigla divenuta più nota, come si evince dai giornali di questi giorni. Nel 2006, poi, durante la campagna per le elezioni politiche, un ordigno è stato ritrovato inesploso (la dinamica sembrerebbe quasi la stessa) nella sede elettorale del mio partito. La sigla che lo rivendica è il Cls, comitato di liberazione della Sardegna.
Per quest'ultimo attentato le forze dell'ordine hanno arrestato tre persone e siamo in attesa del processo; di conseguenza, signor Presidente, colleghi, conosco bene il sentimento di rivendicazione di queste persone e il cosiddetto «arcipelago» terroristico sardo. Tra l'altro, ho letto i loro documenti con una certa curiosità, volendo comprendere i motivi per cui se l'erano presa con il sottoscritto. L'unica cosa che ho capito è che ci troviamo di fronte ad una pochezza culturale disarmante; le loro iniziative, infatti, sembrano spinte da uno spirito infantile, come infantili sono alcune delle loro presunte rivendicazioni contro lo Stato.
Signor viceministro Minniti, la pochezza culturale non li può scagionare; queste idee vanno combattute e stroncate duramente, anche perché vi è uno strano humus che si muove attorno ad una vecchia eversione - forse mai sopita in Sardegna - e nuove leve che, invece, ambiscono a legarsi ad essa.
Molti di questi giovani - alcuni sono stati anche arrestati - si muovono nei limiti della legalità e solo l'importante azione svolta in questi anni dalle forze dell'ordine, coordinate dall'ottimo ministro Pag. 111Pisanu, ha fatto luce su alcuni intrecci sotterranei e sugli obbiettivi di questa che noi definiamo una nuova eversione sarda. Però ho notato che una certa politica (ogni tanto, non sempre), la cosiddetta sinistra radicale - non tutta ovviamente: tra l'altro, i parlamentari sardi incontrano il mio rispetto -, flirta o difende alcuni giovani di queste frange: si tratta di un errore che non può essere compiuto. Chi viene arrestato sulla base di precise accuse e dati inconfutabili appare quasi come un perseguitato politico: in questo modo si agita un can can mediatico che non può essere accettato.
Un'altra considerazione va fatta sul destino delle basi americane in Sardegna. Il governatore Soru non ha mai fatto mistero di voler mandare via gli americani dall'isola: questo sta avvenendo a La Maddalena e ciò crea, com'è ovvio, anche delle particolari condizioni e problemi economici per le popolazioni locali. Tra l'altro, non è dato sapere - meglio di me lo avete fatto osservare voi - se il sottosegretario Emidio Casula, che ha la delega per trattare questi importanti temi (in particolare, quello delle dismissioni e, comunque, quello più ampio delle servitù militari in Sardegna), possa rappresentare un obbiettivo proprio perché, forse, ha una posizione diversa da quella del governatore e del Governo di cui egli fa parte.
Signor viceministro Minniti, la ringrazio anche per la celerità con la quale ella è venuto in aula a riferire di questi avvenimenti, ma le faccio osservare che il suo Governo è caratterizzato da un tratto di ambiguità. Come ha fatto osservare in precedenza il collega Cicu, emerge oggi una posizione - i fatti di Vicenza lo testimoniano - di antiamericanismo che possiamo definire rozza e desueta e che in Sardegna fa molta presa, ha un appeal addirittura mediatico.
Quindi, è facile che questi sentimenti di finta ribellione si trasformino in rivendicazioni sterili e pericolose, ed anche in bombe. Ecco perché il tema non può essere sottovalutato, e credo vada anche sostenuta l'azione delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cogodi. Ne ha facoltà.
LUIGI COGODI. Signor Presidente, colleghi, esprimo anch'io apprezzamento per la puntualità con la quale il Governo riferisce alla Camera e condivido altresì la ferma condanna, senza attenuante alcuna, che deve essere espressa di fronte ad atti di violenza che, seppur tentati, hanno tuttavia una loro idoneità ad esprimere elementi di turbativa nella vita democratica, nella dialettica politica e, comunque, producono degli effetti nefasti.
La condanna è senza appello perché nessuna giustificazione può essere addotta, neppure in ragione di esistenti, profonde e diffuse condizioni di malessere sociale in Sardegna, così come in altre parti del territorio nazionale.
Il disagio sociale ed anche il malessere, però, si esprimono democraticamente, a viso aperto e scoperto, nella lotta politica, nelle assemblee, nelle manifestazioni, così come accade diffusamente anche nella nostra regione; quindi penso che, oltre alla condanna ferma, non condizionata da alcuna riflessione giustificazionista, oltre alla solidarietà e alla amicizia che ancora esprimiamo ai nostri amici, colleghi e compagni Emidio Casula ed Antonangelo Casula, debba essere ancora compiuto uno sforzo di analisi ed anche di iniziativa politica. Lo dico in tutta sincerità: non condivido la ripetizione di una vecchia analisi, di una indicazione ormai consuetudinaria che individua nel teorema che ogni e qualsiasi forma di violenza politica in questo nostro paese, sia di carattere residuale sia di carattere nuovo, debba essere - non so perché - per forza individuata, attribuita a quelle configurazioni che si usa ancora definire - anche il Governo usa queste espressioni - «galassia» «arcipelago» e, guarda caso, sempre anarchico-insurrezionalista, indipendentista, non so se anche con venature islamiste-integraliste e quant'altro.Pag. 112
Chi è colpevole di fatti così gravi deve essere individuato, deve essere perseguito in quanto colpevole; infatti, non possiamo, non dovremmo più sentire in un'aula del Parlamento espressioni del tipo che esistono, e non si dice il perché, giovani - saranno dieci, inizialmente erano dieci adesso sono sei o sette, detenuti da circa otto mesi - nei confronti dei quali non è stata neppure ancora precisata l'accusa e che sono detenuti nelle carceri - spesso in isolamento e in carceri sparse per l'Italia - perché appartenenti o - come dice il Governo - responsabili di militare nelle associazioni eversive. Cosa vuol dire militare nelle associazioni eversive? Vuol dire che sono responsabili di atti, di fatti? Questo non è un modo...! Oppure vuol dire pensare a ipotesi investigative che riconducano a ritorsioni che ipotizzino reazioni a forme di contestazione politica...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole.
LUIGI COGODI. Sicuramente ciò non aiuta l'accertamento della verità; infatti, per sconfiggere la violenza, oltre alla trasparenza, oltre alla decisione con la quale la violenza politica deve essere contrastata, serve anche la responsabilità e il senso della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, anche il gruppo UDC esprime solidarietà umana e politica ai sottosegretari Emidio Casula e Antonangelo Casula per l'attentato subito, che turba l'intera società sarda e nazionale.
Sono questi due episodi gravissimi che ci lasciano sconcertati perché lontani dalla nostra cultura di sardi e per i quali va espressa la nostra più ferma e convinta condanna. Dobbiamo respingere con forza questi tentativi terroristici che vorrebbero condizionare la vita sociale e democratica della collettività sarda; quindi, occorre che lo Stato mantenga alta la tensione verso il terrorismo, che deve essere isolato e sconfitto.
I problemi della Sardegna sono così tanti e gravi che vi è la necessità dell'impegno continuo e costante delle istituzioni e degli uomini che le rappresentano, senza che essi abbiano alcun condizionamento di natura violenta.
Chi sposta il luogo ed il modo del confronto delle proprie opinioni dalla dialettica politica e democratica allo scontro armato è sicuramente un criminale e come tale va perseguito e consegnato alla giustizia. Sono sicuro che gli autori degli attentati criminali rappresentano una parte minoritaria del popolo sardo, che nasconde la propria incapacità di pensiero e di azione politica con la violenza.
Tuttavia, a queste parole che ho pronunciato a nome del mio gruppo, vorrei aggiungerne altre, da sardo. Intendo farlo in questa sede perché, anche se non dobbiamo differenziarci in quanto sardi, qualcuno si aspetta una risposta «da sardi». Pertanto, non ritengo che sia sbagliato esprimere la mia solidarietà personale, unitamente al collega Oppi che siede al mio fianco, perché ritengo molto importante dare una risposta in Parlamento, in quanto sardo, ai sardi (almeno così ritengo) che hanno compiuto questo attentato. È importante che noi tutti facciamo capire loro che da qualunque parte politica ci troviamo, siamo comunque convinti che quella non è la strada che porta alla soluzione dei problemi della Sardegna.
Certamente dobbiamo dare una risposta oltre l'amicizia che ci lega. Non me ne voglia Emidio Casula, ma Antonangelo Casula appartiene anche alla mia città, è stato il mio sindaco e con lui sono stato consigliere comunale. Quindi, è come se mi avessero toccato nelle mie stesse tasche. Ritengo allora che una risposta di questo tipo sia proprio quella vincente, anche se poi dobbiamo affrontare politicamente il problema nei rapporti tra partiti. Dobbiamo interessarci anche a questo aspetto perché è chiaro che occorre evitare qualsiasi appiglio alle forme terroristiche. Non possiamo giustificare in alcun modo e Pag. 113per nessun motivo questo tipo di azioni. Una politica, anche se sbagliata, non può portare a risposte di tipo terroristico. Pertanto, mi rifiuto in questo momento di affrontare un problema così importante, che tocca personalmente non solo alcuni colleghi ma anche degli amici. Tra l'altro, si tratta anche di due galantuomini visto che insieme, sia pure da posizioni diverse, abbiamo fatto politica con la lealtà che contraddistingue le persone che nella politica credono. Quindi, bisogna dare una risposta e dire agli autori che stanno sbagliando. Siamo adirati anche noi e questo è il posto giusto per dirlo. In seguito potremo constatare che anche in Sardegna qualcosa va rivisto e che è ora di capire che chi svolge azione politica non può essere un avversario terribile, ma semplicemente qualcuno che la pensa in maniera diversa. Tutti insieme dobbiamo rivalutare la nostra azione affinché sia di esempio a chi ci vede ed ascolta.
Senza voler togliere nulla a chi sardo non è, credo che in questo momento occorra dare il segno di una presenza importante. Voglio evidenziare questo affinché tutti sappiano che la Sardegna risponde unita a chiunque vuole rompere la tranquillità di un popolo che ha l'ambizione di raggiungere un progresso. In questo momento, questo popolo ha problemi, come quello del lavoro. Questo, sì, che è un problema da affrontare tutti insieme per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a nome del gruppo della Lega Nord Padania, voglio esprimere solidarietà ai due sottosegretari, a quello alla difesa, Emidio Casula, e a quello all'economia, Antonangelo Casula, per i fatti occorsi e su cui stiamo discutendo. Siamo anche certi che da parte delle forze dell'ordine, come già è avvenuto, vi sarà un pronto intervento e sicuramente la capacità professionale e le competenze permetteranno di rintracciare nel più breve tempo possibile i responsabili di questo fatto.
Il rappresentante del Governo Minniti ha affermato che, con probabilità, i responsabili vanno cercati all'interno degli ambienti antagonisti, anarco-indipendentisti, dell'area marxista-leninista, dei nuclei proletari per il comunismo. È un film già visto, un libro già scritto: in quest'aula abbiamo ascoltato tante parole piene di ipocrisia, sono state dette cose già sentite. Ma tali parole poco servono o non servono a niente, se non c'è la volontà di una parte di questa sinistra di recidere il collegamento esistente, sotterraneo o quasi nascosto, con certi ambienti. È inutile nasconderlo: numerosi membri di questa Assemblea negli anni passati hanno fatto parte di questi ambienti antagonisti e anarco-indipendentisti, dell'area marxista-leninista, come la definiamo in questo momento. Sono membri di questa Assemblea, e sappiamo chi sono. Non sto attribuendo responsabilità: sto parlando del passato. È difficile, oggi, pensare che in quest'aula si possano affrontare, con serenità e senza ipocrisia (purtroppo, vi è stata molta ipocrisia), discorsi di questo tipo.
L'onorevole Soro ha parlato di preoccupazione. Sempre l'onorevole Soro ha affermato che nessuno spazio può esistere per questi ambienti e che questi ultimi in passato hanno creato dei danni. È ben vero, ma sappiamo anche che - lo ripeto - diversi esponenti, che appartenevano a certe aree, oggi si trovano a sedere nei banchi del Parlamento. Quindi, dobbiamo mettere da parte questa ipocrisia celata. Tali esponenti sono gli stessi che, molto spesso, si nascondono dietro certi cortei del centrosinistra. Vi è commistione ed una vicinanza; è difficile operare una separazione, poiché i confini sono sempre molto labili. Chi è padron del proprio male deve anche piangere se stesso!
Vorrei concludere con le parole dell'onorevole Soro, che ha affermato che la comunità sarda farà terra bruciata attorno a questi elementi. Siamo convinti anche noi che la comunità sarda farà terra bruciata attorno a questi elementi: quella terra bruciata che il centrosinistra, ad oggi, non è riuscita a fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, desidero, innanzitutto, esprimere un ringraziamento e un apprezzamento nei confronti del viceministro Minniti per la completa e puntuale esposizione. Vorrei esprimere, ancora, la piena ed affettuosa solidarietà, mia personale e dell'Italia dei Valori, ai due sottosegretari, per me cari amici, Emidio Casula ed Antonangelo Casula ed alle loro famiglie. Desidero anche rivolgere loro un ringraziamento per la forza morale che essi hanno dimostrato in questa circostanza, pur nel turbamento dei loro familiari, venendo a Roma e rimanendoci per adempiere alle loro funzioni. Ciò proprio per dimostrare che, comunque, questi atti eversivi non pagano e non producono risultati.
Vorrei esprimere anche solidarietà ai loro partiti e all'intero Governo, perché in fondo questo è un atto rivolto contro l'istituzione, da chiunque rappresentata. Perciò essa deve tenere un atteggiamento totale, deciso e senza distinzioni, né di maggioranza né di opposizione, come fortunatamente oggi è avvenuto.
In Sardegna sono attive alcune cellule eversive di varia radice, compresa quella insurrezionalista, che sperano di coinvolgere la popolazione nelle loro farneticazioni. Finora, non ci sono riuscite e siamo convinti che non ci riusciranno. Ma sarebbe un errore sottovalutare la gravità della situazione. Sembra trattarsi di un gesto dimostrativo che comunque, pur essendo tale, assume la sua gravità in un continuum di episodi analoghi che rappresentano un'escalation.
Credo che sarebbe anche un grave errore mantenere una atteggiamento giustificazionista, ossia di saldatura e di correlazione tra disagio sociale - pure esistente oggi in Sardegna - e legittimazione dell'attività eversiva. Ogni pur legittima protesta non può che svolgersi all'interno del binario tracciato dalla Costituzione e dalle leggi che da essa derivano e ad essa si ispirano: diritto di espressione del pensiero, ma rifiuto della violenza. Chi è violento deve pagare. Il conflitto politico, che è legittimo ed è anche il sale della democrazia, fa crescere; l'uso della violenza è aberrante e va inesorabilmente punito.
Non credo che sia necessario sollecitare un'azione incisiva ed invitare a non sottovalutare la gravità sostanziale e simbolica di questi atti criminali, che sono estremamente preoccupanti. In Sardegna, infatti, abbiamo fior di inquirenti di elevatissima professionalità, nella Procura della Repubblica e nelle forze dell'ordine, che già stanno profondendo un grande impegno per stroncare ciò che speriamo si dimostri un aborto di insurrezionalismo d'accatto. Se qualcosa possiamo suggerire, tuttavia, verosimilmente è che occorre potenziare i servizi di intelligence e di sicurezza, anche se ci rendiamo conto che si tratta di segmenti molto compartimentati e chiusi e che rendono più difficile penetrare nelle compagini eversive e conoscere piani e componenti. Abbiamo fiducia nel fatto che gli inquirenti sapranno presto assicurare alla giustizia i criminali autori dei vili gesti di cui oggi parliamo. Ciò contribuirà a dimostrare che - ce lo auguriamo, anzi, ne siamo certi - che si tratta di azioni di gruppuscoli isolati e senza collegamenti con il resto della società sarda. Tra quest'ultima e l'eversione c'è un abisso che reati come questi contribuiscono a scavare ulteriormente e a rendere incolmabile. Perciò, mentre contiamo sull'azione investigativa, siamo convinti che anche lo spirito democratico, profondamente radicato in Sardegna, contribuirà in misura uguale a sconfiggere ogni velleità o delirio di eversione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, ai sottosegretari Emidio Casula e Antonangelo Casula, colpiti da questo attentato, va anche la solidarietà incondizionata del gruppo dei Comunisti Italiani e, per quello che sommessamente può valere, la mia personale.Pag. 115
Credo che nessuno più di me e del collega Cogodi, che è intervenuto in precedenza e che appartiene ad un gruppo e ad un partito che ancora si definisce «comunista», può soffrire nel vedere l'applicazione di sigle e nomi e l'abuso di slogan che appartengono alla storia di un partito glorioso e democratico, che ho l'onore di continuare a rappresentare in questa Assemblea. Quindi, la nostra solidarietà è incondizionata, come è incondizionata la condanna di chi compie questi atti e di chi abusa di quella storia, di quel nome e di quei simboli. Voglio anche dire, in tutta serenità, che non sono affatto persuaso della ricostruzione che, di questa vicenda come di altre, ormai ritualmente e pedissequamente è fornita in alcuni ambienti inquirenti. Sono abituato a domandarmi, rispetto ad ogni azione, a chi giovi l'azione medesima. Allora, mi domando a chi giovi colpire due sottosegretari, in particolare il sottosegretario Emidio Casula, in un momento in cui la regione Sardegna vive una stagione importante di liberazione dall'oppressione delle servitù militari, attraverso le parole, molto significative, pronunciate anche dal presidente della regione nei confronti dei nostri alleati storici, gli Stati Uniti d'America. Infatti, egli ha affermato che, così come sono venuti da amici, da amici se ne devono andare. Che senso ha colpire l'istituzione, nel momento in cui, come mai in precedenza, c'è un rapporto tra l'istituzione nazionale e quella regionale, per liberare la Sardegna dalla schiavitù delle servitù militari? A chi giova tutto questo? Del resto, mi chiedo anche a chi giovi richiamare e collegare a questi episodi - l'ho appreso da un articolo di stampa, prima ancora della informativa del viceministro Minniti - alcuni arresti che sono stati effettuati. Mi riferisco esclusivamente a quelli del luglio dello scorso anno, perché di altri, per ragioni di opportunità, non intendo parlare. Mi domando, cioè, a chi giovi collegare questi episodi a quegli arresti, sostenendo che la lotta contro lo Stato potrebbe essere passata dalle parole ai fatti. Si paventa la possibilità che esista un movimento politico violento o si sollecita all'opinione pubblica questo tipo di interpretazione. In questo tipo di azioni non c'è coraggio, non c'è capacità di coinvolgimento della popolazione e, per usare un termine caro ai sardi - mi rivolgo ai due sottosegretari -, non c'è nemmeno «valentia». In altri termini, non c'è il coraggio di mostrare la contrapposizione con metodo civile e con metodo fermo.
Questo non è il metodo dei minatori della Sardegna; questo non è il metodo dei disoccupati della Sardegna; questo non è il metodo dei pacifisti e degli ambientalisti della Sardegna, e questo non è neanche il metodo dei comunisti della Sardegna. Allora, io credo che dobbiamo mantenere, saper mantenere distinti i due profili.
C'è un profilo che comporta una responsabilità penale; la responsabilità penale va accertata e, una volta accertata, vanno fatti processi e applicate le sanzioni. Ma questo non ci autorizza a strumentalizzare la Sardegna (come già in passato qualcuno ha fatto) come laboratorio di chissà quali operazioni eversive, pericolose addirittura per l'assetto democratico del nostro paese.
Continuo a ritenere, assumendomi la responsabilità dell'interpretazione che do, che siano state effettuate a carico di movimenti politici (dei quali, sia detto chiaramente, politicamente non condivido nulla) operazioni anche di polizia giudiziaria molto discutibili.
Credo che questi attentati nulla abbiano a che vedere né con quelle operazioni, né con chi, anche indirettamente, ne è rimasto coinvolto. Credo che sia un pessimo servizio quello di voler mischiare pessime azioni giudiziarie e deportazioni di carcerati con attentati che, ripeto, non hanno niente a che vedere neanche con la storia di più dura opposizione della mia terra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crema, al quale chiedo scusa, perché ho sbagliato nella lettura dell'ordine degli interventi. Ha facoltà di parlare, deputato Crema.
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GIOVANNI CREMA. La ringrazio, Presidente. Non posso che rinnovare questa sera, sia a titolo personale che a nome di tutti i colleghi parlamentari della Rosa nel Pugno, la più fraterna e affettuosa solidarietà ai nostri colleghi, i sottosegretari Emidio Casula e Antonangelo Casula. Mi rivolgo in modo particolare al mio compagno di partito, che conosco, stimo, apprezzo. Ritengo pertanto che possa essere ricordato anche in quest'aula il suo integerrimo comportamento di uomo pubblico.
Ritengo che questi siano e rimangano atti gravissimi, inqualificabili e criminali. Credo che non abbiano nulla a che vedere con i civilissimi cittadini della Sardegna. Essi non vanno sottovalutati, indipendentemente dal fatto che non abbiano per fortuna prodotto, o non abbiano voluto in questa occasione produrre, danni irreparabili.
Non c'è e non deve esserci alcuna giustificazione. Non dobbiamo rimanere indifferenti. Sono convinto invece che il protrarsi di questi gesti criminali susciti ulteriore preoccupazione proprio perché il loro ripetersi a maggior ragione non deve lasciare nessuno di noi indifferente.
Ritengo che sia giusto «leggere» questo atto criminale come un segnale alla politica, al Governo, al Parlamento. L'obiettivo è lo Stato: lo Stato è stato assunto come nemico, e quindi abbiamo a che fare e ci misuriamo con dei criminali, con dei delinquenti, anche se essi assumono un atteggiamento barbaro, primitivo nel loro linguaggio che, tra l'altro, la storia anche recente del nostro paese ha isolato e sconfitto.
Rimangono comunque dei fatti gravissimi. Essi sono di matrice terroristica e quindi, a mio avviso, ripropongono la necessità della massima allerta.
Ripeto: non dobbiamo strumentalizzarli l'uno contro l'altro, ed è sbagliato che anche una legittima difesa politica di chi ritiene in maniera ingiusta di essere sfiorato da accuse, possa in qualche maniera, per giustificare legittimamente e politicamente se stesso, dare qualche forma, appunto, di giustificazione a questi atti, che rimangono e sono degli atti inqualificabili e criminali. Anzi, proprio perché essi hanno come obiettivo lo Stato, le libere istituzioni democratiche e i loro rappresentanti, i loro servitori, la politica deve essere più unita, le istituzioni debbono dare una risposta più forte, più salda e non è questa l'occasione per dividerci.
Ho apprezzato molto l'intervento dei colleghi, in particolare quello del rappresentante dell'UDC, in quanto ritengo che questo sia lo spirito giusto in occasioni come queste, per unire il Parlamento e l'intero popolo al fine di isolare una teppaglia che non ha alcuna giustificazione.
Quindi, oltre alla solidarietà politica ed umana, intendo ringraziare anche il viceministro Minniti per la sua puntualità nell'informare il Parlamento. In ogni caso, invito il Governo a procedere senza incertezza e senza alcuna tolleranza nell'opera di indagine, che deve essere seguita da una democratica repressione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor viceministro, ho apprezzato la sua ricostruzione seria e corretta, diretta a fornire la giusta luce a quanto avvenuto e alla gravità dei fatti che non vengono disattesi e, nello stesso tempo, a guardare con fiducia ad uno Stato democratico che è forte e che non dovrà mai cedere al ricatto di delinquenti.
La solidarietà del gruppo dei Popolari-Udeur agli amici sottosegretari, Emidio e Antonangelo Casula, è forte e condivisa. A loro mi legano tra l'altro rapporti di profonda amicizia, avendo collaborato con Emidio Casula in giunta regionale in Sardegna e con l'amico Antonangelo nell'ANCI. Si tratta di due persone impegnate in prima linea.
Ho apprezzato molto le loro dichiarazioni rese subito dopo il fatto, nel senso di voler continuare a lavorare nell'interesse della democrazia e della libertà nel nostro paese. Credo che questa sia la più grande e la più forte risposta a tali atti delinquenziali.Pag. 117
Certo, onorevole Minniti, la situazione è pesante e non va sottovalutata. La verità è che in Sardegna questo malessere esiste, come dimostrato dal continuo ripetersi di attentati nei confronti di pubblici amministratori. Il problema della sicurezza esiste e va affrontato e lei, signor viceministro, stasera ci ha rassicurato sul fatto che il Governo sarà puntualmente impegnato su questa linea.
Credo che tutto il Parlamento, unito in questo momento di solidarietà verso i nostri colleghi nonché nella difesa della democrazia e della legalità, a questo punto possa davvero lavorare nel migliore dei modi affinché la popolazione sarda e quella italiana possano nuovamente avere fiducia nelle istituzioni.
Concludo, dicendo agli amici sottosegretari: tra chent'annos un'athera comente a custa cun pari fortuna!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, ho deciso di prendere la parola, pur non essendo sardo e non avendo quindi capito la battuta del collega Satta, perché credo che questo sia un problema che non riguarda solo la Sardegna e conseguentemente i soli parlamentari sardi.
Ritengo che sia un fatto nazionale e che come tale debba essere trattato anche dal Governo e, in particolare, dal Ministero dell'interno.
È vero che è sbagliato parlare di «galassie» e di «arcipelaghi», ma qui trattiamo di cose molto concrete, cioè di una situazione pericolosa per il nostro paese e di un intreccio possibile tra un terrorismo esterno di matrice islamica, e questo non è probabilmente il caso, e un estremismo interno di vocazione antioccidentale e antiamericana.
Penso che sia sempre sbagliato considerare le parole e i fatti come se fossero la stessa cosa, però io provengo da una esperienza (probabilmente anche Minniti, come me) negli anni Settanta in cui le parole e i fatti avevano qualche rapporto e, in qualche caso, si è passati proprio dalle parole, dalle indicazioni politiche, dalle strategie estremiste alle azioni eversive.
Penso che debba esservi da parte del Governo, proprio per questo, un livello di vigilanza molto alto. Leggevo proprio stamattina sul giornale che un uomo di fede, un prete di Vicenza, che sta guidando in questo momento la protesta contro il potenziamento della base americana, che è oggetto di discussione e di divisione all'interno del Governo, ha parlato testualmente di «insurrezione pacifista». Ritengo che la Chiesa, che è così attenta - a mio giudizio fin troppo - ai temi della difesa dei diritti dell'embrione o della famiglia, che è così presente sui temi delle coppie di fatto e degli omosessuali, dovrebbe essere attenta anche a far sì che i suoi rappresentanti a livello locale non compiano l'errore, che può essere davvero tragico, di fornire pretesti e indicazioni a coloro che poi - come dicevo prima - possono passare dalle parole ai fatti.
Desidero esprimere, infine, a nome del gruppo del Nuovo PSI e della Democrazia Cristiana, apprezzamento per la ricostruzione meticolosa fornita dall'onorevole Minniti, viceministro degli interni, e un'affettuosa solidarietà ai due sottosegretari colpiti. Non conosco Antonangelo, ma conosco molto bene Emidio, e a lui in particolare rinnovo l'amicizia storica (siamo stati in quest'aula insieme - lo ricordava l'onorevole Crema che però allora non c'era - nell'XI legislatura). Mi onoro della sua amicizia nel gruppo del partito socialista.
Ho avuto occasione oggi di vederlo proprio nei corridoi della Camera e gli ho detto: stai sereno e continua la tua attività come se questo non fosse avvenuto. Credo che sia questo il miglior modo di rispondere a simili attentati o atti dimostrativi, come prima ci ha ricordato il viceministro Minniti (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.Pag. 118
Ringrazio il viceministro Minniti e i deputati che hanno partecipato alla discussione. Naturalmente, la Presidenza della Camera si unisce alle espressioni di solidarietà, pronunciate da tutti i colleghi che sono intervenuti, nei confronti dei due sottosegretari che sono stati fatti oggetto dei gravi atti di intimidazione.