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Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 10,05).
(Ripresa della discussione)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, signor ministro, questa è la prima stazione, chiamiamola così, che lei compie nel corso del suo incarico, adempiendo ad un obbligo di legge. Gode, dunque, favorevolmente della circostanza che non abbiamo i termini di paragone fra il detto, il programmato ed il fatto.
Meno bene andò un anno fa al suo predecessore Castelli, ma erano del tutto evidenti gli esiti di cinque anni di Governo del centrodestra sul complessivo sistema della giustizia. Esiti che lasciano a lei e a noi una pesante eredità, nettamente peggiorativa rispetto ad una difficoltà che, non lo nascondiamo, ha un carattere comunque storico, per cui il collega Capotosti con un po' di ironia diceva di soffrire di amnesia; a fronte di questa eredità del centrodestra, spero che gli italiani, invece, non ne soffrano.
Lei ha esposto un programma ambizioso che, se realizzato nell'arco di questa legislatura, farebbe gridare al miracolo. Quindi, lavoreremo con lei nel rispetto delle reciproche differenze perché questo miracolo si compia.
È perciò con piacere che abbiamo ascoltato il programma di riforma che ci ha proposto in questa sede, così come abbiamo letto gli intendimenti da lei recentemente espressi a Caserta.
Una giustizia più rapida in sede penale e, soprattutto, civile è obiettivo che ovviamente condividiamo. A questo affianchiamo però la percezione chiara della qualità attuale del nostro sistema penale e penitenziario, rispetto al quale rileviamo di fatto una diversità di trattamento dei cittadini sulla base della loro disponibilità economica.
Il rafforzamento del gratuito patrocinio, la riforma dei codici orientata verso la riduzione del carico penale sulla società rimangono, dunque, per noi i tratti di un cammino necessario.
Il mio gruppo ha sostenuto il provvedimento di indulto che molte polemiche e opposizioni ha suscitato nel paese più che nel Parlamento e contro cui abbiamo sentito ancora oggi in quest'aula gli strali di una parte del centrodestra! Tale provvedimento, che dobbiamo continuare a monitorare con attenzione, mantiene comunque la caratteristica di essere stato il prerequisito di ogni possibile, ulteriore riforma. A tale riguardo, continuiamo a sollecitare anche il rafforzamento delle misure alternative, le misure postcarcerarie, che rappresenta la condizione necessaria affinché quel provvedimento, anziché alimentare una percezione negativa, sia in grado di dispiegare i suoi effetti positivi.
Non ci sfugge, tuttavia, il fatto che il disastro vaticinato da molti non si è realizzato e che invece, come abbiamo sostenuto, Pag. 33l'indulto ha avuto un positivo effetto generale di prevenzione, non incidendo negativamente sulla sicurezza dei cittadini. Se il miracolo che lei, ministro, ha annunciato si compirà, lo dovremo anche grazie a questo straordinario e difficile inizio.
Recentemente - sabato scorso, nell'ambito di un'iniziativa delle Camere penali - abbiamo ascoltato volentieri un magistrato del tribunale di Milano marcare il punto secondo cui non risponde necessariamente al vero che «le carriere» sono «di destra» e «le funzioni» sono «di sinistra», o viceversa. Dunque, nell'ambito della riforma dell'ordinamento giudiziario che abbiamo promesso (e, in parte antica, sospeso), la discussione che dovremo svolgere è ancora ampia.
In ultimo - un po' «fuori sacco», se vogliamo! -, leggiamo dell'intenzione da lei sostenuta, signor ministro, di introdurre nell'ordinamento un reato per sanzionare chi nega l'Olocausto. Ebbene, in questi banchi troverà per storia, identità ed idea di futuro i nemici più acerrimi di quella cultura orrida, tragica e deteriore che nega cercando di giustificare; e tuttavia ritengo sia questo un problema che investe non il codice, ma la cultura, la scuola e la società.
Io - questo è il mio modesto consiglio - mi spenderei maggiormente per far sì che norme esistenti, di carattere costituzionale (ad esempio, il divieto di ricostituzione del partito fascista) od ordinarie (come la punibilità dell'istigazione all'odio razziale), vengano rigorosamente applicate laddove risulta evidente che spesso non lo sono; così, l'inconcepibile diventa nella società prassi tollerata, nonché attività di organizzazione politica e di programma.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor ministro, il presidente della Commissione giustizia, onorevole Pisicchio, ha già assicurato la piena collaborazione del Parlamento alla vasta azione riformatrice che ella ha preannunciato nell'ampia informativa che ha testè reso per guarire una giustizia ad elevato grado di malattia.
In questa sede, confermo la collaborazione del gruppo Italia dei Valori, il quale, proprio con questo spirito, ha già presentato due proposte di legge in tema di razionalizzazione della giustizia penale quale anticipazione di riforme «a costo zero».
Nella nostra intenzione, la proposta di legge n. 1392 è vanamente vista come alternativa all'indulto (che abbiamo osteggiato). Tale provvedimento è fondato sulla definizione del processo senza condanna nei casi di tenuità del fatto e, come anche ella ha ricordato, sulla riparazione e sull'esito positivo della prova in seguito alla sospensione del processo. La proposta di legge prevede, inoltre, l'abrogazione delle modifiche normative introdotte dalla cosiddetta legge ex Cirielli in materia di recidiva, nonché dalle cosiddette leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi in materia di immigrazione e di droga.
Più recentemente, abbiamo presentato una seconda proposta di legge in materia di notificazioni, sospensione delle prescrizioni per i contumaci, semplificazione della redazione delle sentenze e delle inammissibilità in caso di impugnazione, ripristino dei termini di prescrizione (riferiti a quelli preesistenti alla cosiddetta legge ex Cirielli e all'impugnabilità delle sentenze di assoluzione da parte del pubblico ministero) nonché previsione combinata della cosiddetta sezione-stralcio e dell'ampliamento del patteggiamento in ogni stato e grado del giudizio, al fine di fronteggiare la pesante zavorra dei processi per reati coperti da indulto.
Offriamo tale contributo al Parlamento, al Governo e a lei, signor ministro, poiché riteniamo che la democrazia passi anche attraverso l'efficienza della giustizia.
A tale proposito, le domandiamo se, in tema di riforme globali dei codici sostanziali e processuali, non sia più opportuno agire mediante legge delega, chiedendo alle Commissioni parlamentari competenti di lavorare prioritariamente, in questa fase, sui principi e sui criteri, data la vastità del Pag. 34lavoro da compiere. Le chiediamo inoltre, signor ministro, se non sia opportuno che ella presenti le grandi riforme prima alla Camera dei deputati, in quanto essa sarebbe in condizioni di fronteggiare un terzo esame.
Per quanto riguarda i minori, abbiamo apprezzato la sua contrarietà all'abbassamento della soglia di imputabilità. Io ebbi l'onore di presentare, nel 1990, la proposta di risoluzione n. 45115, poi approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite: proprio in materia di uso strumentale dei minori da parte della criminalità organizzata, essa prevedeva che pagassero doppio gli adulti, invece che i minori.
Per quanto riguarda, infine, la separazione delle carriere, noi abbiamo apprezzato ed apprezziamo il suo netto «no»: il tema non è nel programma dell'Unione e del Governo. Dal disegno di revisione costituzionale presentato dall'Unione delle camere penali a Milano (è stato ricordato poc'anzi) emerge il vero obiettivo: il radicale depotenziamento della magistratura, ridotta da potere ad ordine, come gli ingegneri, i medici, gli avvocati, e l'introduzione della maggioranza dei componenti non togati all'interno del Consiglio superiore della magistratura, che, comportando la perdita del governo autonomo e l'aumento della politicizzazione della magistratura, rappresenterebbe il presupposto per il suo controllo da parte del potere politico, nonché la perdita della sua indipendenza. Questo è il vero grande rischio, onorevole ministro!
Italia dei Valori confida che gli alleati di Governo non si spingano su questo terreno, che è estraneo alla cultura ed al programma dell'Unione. Comunque, essa chiede a lei, signor ministro, ed al Governo, di esercitare una ferrea vigilanza affinché sia respinto questo tentativo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FEDERICO PALOMBA. ...di scardinamento dell'impianto costituzionale - concludo, signor Presidente - e siano preservate l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, che non sono un privilegio corporativo, ma una garanzia per i cittadini: una magistratura libera, anche con qualche inefficienza, è infinitamente migliore di una magistratura governata dai politici di turno!
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del ministro della giustizia.