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Si riprende la discussione (ore 13,05).
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega.
LORENZO BODEGA. Presidente, la fase dell'illustrazione degli emendamenti è per me un'occasione per svolgere alcune riflessioni. Come ho già avuto modo di dire in altri momenti e come ho sentito più volte ripetere in quest'aula, credo che su tutti i provvedimenti e sul lavoro complessivo della Camera ci sia, sempre e comunque, un equivoco di fondo. Mi spiego meglio. A parole tutti si dichiarano riformisti. A parole tutti si dichiarano federalisti. Ma, nei fatti - e questo provvedimento è uno dei tanti -, quelle riforme non si sono ancora viste sul piatto. Non si è ancora vista la volontà di cambiare rotta, di modificare una struttura complessa, che sicuramente non agevola il lavoro. E le riforme possono sicuramente migliorare una situazione in cui, tutte le volte, bisogna rincorrere le questioni con provvedimenti d'urgenza, con provvedimenti di proroga, per far sì che le norme non decadano o per garantire un obbligo che, comunque, lo Stato ha nei confronti di tante persone e di tante categorie. Sappiamo bene che amministrare lo Stato, così come amministrare le province, le regioni e i comuni, non è semplice con l'attuale sistema. È un sistema complesso, che tende a svalutare le autonomie locali e i principi di sussidiarietà e di autogoverno, dei quali ci si riempie sempre tutti la bocca per poi deviare verso una deriva centralista. Ciò non fa certo onore ad un paese che non può stare unito solo per gli appelli del Presidente della Repubblica. Il paese deve rimanere legato insieme, valorizzando le differenze - penso io - e non dimenticando le identità locali.
La premessa generale è questa. E la necessità di intervenire con proroghe di termini per urgenza non giustifica l'introduzione nel provvedimento stesso, con le proposte emendative, di norme che con la proroga di termini non hanno niente in comune. Si tratta di un'opinione già evidenziata da alcuni colleghi che mi hanno preceduto. La nostra opposizione, dall'inizio di questa legislatura, è stata molto dura già sui primi provvedimenti, soprattutto su quelli emanati sotto forma di decreti-legge, perché riteniamo che ricorrere alle questioni di fiducia, ricorrere a questi sistemi nei due rami del Parlamento abbia finito per espropriare il le Camere delle loro funzioni. Stiamo perdendo il senso della legge ordinaria. Ormai, ci siamo ridotti ad esaminare il disegno di legge finanziaria, una serie di decreti-legge da convertire e poco altro. Inoltre, la questione degli emendamenti è molto delicata. Come già detto, con le proposte emendative si vogliono introdurre, all'interno del decreto-legge di proroga di termini, materie e disposizioni ad esso estranee.
I decreti-legge contenenti proroghe di termini sono stati in passato oggetto di dubbi di costituzionalità, che appaiono tuttavia ormai superati dall'esistenza di Pag. 41molteplici precedenti. Si tratta di una perplessità che riguarda alcuni articoli del provvedimento in esame.
Sul provvedimento in esame è stato espresso un giudizio particolarmente severo dal Comitato per la legislazione, che ha rilevato, fra l'altro, (e leggo testualmente) che «esso reca un contenuto eterogeneo in quanto le disposizioni in esso presenti incidono su distinti settori dell'ordinamento risultando unificate dalla sola finalità di prorogare o di differire i termini legislativamente previsti. A tale finalità non sono comunque riconducibili le disposizioni contenute nel comma 3 dell'articolo 3 e nel comma 4 dell'articolo 6, rispettivamente concernenti le procedure espropriative e l'ambito di applicazione del programma di protezione sociale per gli stranieri».
Il provvedimento in esame ha avuto un iter particolarmente veloce in Commissione, al punto che l'ammissibilità di alcuni emendamenti è stata espressa dopo la votazione dei medesimi; si è perciò deciso a posteriori, in sede di votazione del mandato al relatore, di espungere alcune parti risultanti dall'approvazione di emendamenti inammissibili. Oggi, pertanto, ci si trova davanti ad una situazione, come dicevo nelle premesse del mio intervento, nei confronti della quale sono auspicabili cambiamenti di rotta da realizzarsi con riforme che eviterebbero tutte le volte il rischio della paralisi totale, che non agevola per nulla l'espletamento del mandato a cui, noi parlamentari, siamo stati chiamati.
Il regolamento della Camera dei deputati, a differenza di quello del Senato, impone un severo controllo di ammissibilità degli emendamenti presentati ai disegni di legge di conversione dei decreti-legge, in relazione alla necessaria omogeneità di contenuto che deve caratterizzare gli stessi.
Noi, come gruppo della Lega Nord Padania, abbiamo presentato un emendamento che proroga al 31 luglio 2007 la possibilità, per i soggetti colpiti dall'alluvione del novembre del 1994, di definire in via automatica la propria posizione tributaria, per gli anni 1995, 1996 e 1997, versando il 10 per cento delle somme ancora dovute, analogamente a quanto era già previsto, dalle scorse leggi finanziarie, per gli abitanti nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa, colpite dal sisma del 13 dicembre 1990. Tale possibilità fu introdotta, grazie all'impegno della Lega Nord Padania a favore dei cittadini e delle imprese del Piemonte colpiti dall'alluvione straordinaria del 1994, dalla legge finanziaria per il 2004. Tale agevolazione tributaria, insieme al decreto ministeriale che permette la rideterminazione dei contributi sui mutui richiesti dalle imprese alluvionate, secondo i danni effettivamente subiti, ha dato nuove possibilità alle imprese, tuttora provate finanziariamente a causa degli alti mutui che sono state costrette a contrarre per salvare le proprie attività economiche. Quella di cui si parla è una disposizione contenuta nell'articolo 3-bis del testo licenziato dalla I Commissione.
Un altro emendamento, da noi presentato in Commissione ma non accolto, era quello volto a sopprimere la disposizione del comma 4 dell'articolo 2 relativo alla proroga della scadenza e all'ampliamento dei compiti del commissario straordinario del Governo per la BSE. Con altri emendamenti, poi, si proponeva un allungamento al 31 dicembre 2007 del termine di cui all'articolo 3, comma 4, per il completamento degli investimenti riguardo agli adempimenti relativi alla messa a norma delle strutture ricettive.
Un ultimo importante emendamento mira ad introdurre modifiche al Testo unico di pubblica sicurezza, volto a valorizzare la formazione e i compiti delle guardie particolari giurate, riconoscendo loro il ruolo di incaricati di pubblico servizio.
Orbene, queste modifiche, che la Lega Nord ha chiesto attraverso la Commissione competente, sono volte ad ottenere un miglioramento, sotto alcuni aspetti, del decreto-legge di proroga di termini. La Lega Nord non ha atteggiamenti preconcetti, ma si impegna a far sentire la propria voce, in modo particolare, la voce Pag. 42del nord, pur sapendo che, magari, non troverà ascolto perché l'idea madre del Governo, dimostrata fino ad oggi con tutti i relativi provvedimenti, è quella di rafforzare, comunque, sempre il centro.
Al contrario, signor Presidente, noi intendiamo valorizzare la periferia e, soprattutto, quel nord d'Italia ai cui destini è legato il futuro dell'intero paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pini, che aveva chiesto di parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, mi trovo in difficoltà ad intervenire in questa discussione, anche se le difficoltà sono state fortemente attenuate dal puntuale ed apprezzabile intervento del Presidente Bertinotti.
La mia intenzione, in questa così come in ogni altra occasione di confronto in aula, è ovviamente quella di manifestare con chiarezza la posizione politica - mia e del mio gruppo parlamentare - su ogni questione oggetto di dibattito parlamentare, di confrontarla con le posizioni della maggioranza e del Governo, di apportare un fattivo contributo alla discussione e, in ultima analisi, di apportare e contribuire - ove possibile - al miglioramento dei testi legislativi sottoposti al nostro esame.
Ritengo che questo sia il compito doveroso di ogni parlamentare e dello stesso Parlamento, soprattutto ove quest'ultimo sia chiamato ad esaminare i provvedimenti di urgenza adottati dall'esecutivo. Tuttavia credo che, nelle attuali condizioni, tutto ciò sia assolutamente impossibile, perché è impossibile afferrare e definire su quale materia e su quale settore d'intervento il legislatore stia operando. Come possiamo manifestare un orientamento su un provvedimento che, al suo interno, contiene norme varie, prive di alcun legame logico, giuridico o almeno politico? Vi sono parlamentari molto preparati in questo consesso, ma sfido chiunque ad intervenire nel merito e con la dovuta competenza su un complesso di disposizioni che riguardano l'agricoltura, l'università, l'edilizia, la tutela dei diritti dei cittadini europei, il patto di stabilità interno, l'alluvione del Piemonte del 1994. Peraltro, questi sono solo una parte degli argomenti trattati nel provvedimento al nostro esame.
Su questo aspetto vorrei essere chiaro: l'eterogeneità dei decreti-legge non è solo un esempio - peraltro, recentemente più frequente - di cattiva legislazione, non è soltanto una tecnica di produzione legislativa in contrasto con i principi della legge n. 400, che pure impone al Governo di adottare decreti-legge che contengano norme omogenee, non determina solo una potenziale lesione nell'ordinato sviluppo delle discipline dei singoli ambiti giuridici, su cui noi siamo chiamati ad esprimerci; la prassi del Governo di mettere il Parlamento di fronte a decreti-legge omnibus costituisce un grave vulnus alle prerogative parlamentari. Essa, infatti, impedisce che le norme incidenti su specifici settori dell'ordinamento vengano concretamente esaminate ed elaborate nelle Commissioni competenti per materia; ciò non permette ai deputati di poter esaminare in maniera compiuta e nella sede propria le disposizioni che incidono su ambiti nei quali sono particolarmente esperti. In sintesi, questa prassi non consente agli organismi parlamentari di esercitare le proprie attribuzioni né ai deputati di mettere a disposizione le proprie specifiche competenze.
Mi permetto di evidenziare come una simile pratica determini il sostanziale svuotamento del precetto costituzionale secondo cui ogni disegno di legge, prima di approdare in aula, deve essere previamente esaminato dalle Commissioni parlamentari.
Avevo iniziato il mio intervento evidenziando la mia difficoltà a sviluppare un ragionamento politico. Mi sento però di dire che analoga difficoltà probabilmente è rinvenibile tra i banchi della maggioranza, come ho avvertito in Commissione. Anche per i colleghi dello schieramento che sostiene il Governo a mio avviso non deve essere assolutamente facile esplicare alcuna Pag. 43reale azione politica. Cosa pensano ad esempio i colleghi della Commissione giustizia o della Commissione agricoltura, le cui attribuzioni sono state espropriate dagli emendamenti approvati in I Commissione, e poi parzialmente ed opportunamente stralciati? E cosa pensano degli emendamenti presentati in Assemblea dal Governo, che avevano avuto (in Commissione) il parere contrario del Governo stesso?
Aggiungo che una sensazione di difficoltà o quanto meno di imbarazzo probabilmente in questo momento è condivisa - lo abbiamo visto - anche dal Presidente della Camera. Forse lo sarà meno nei prossimi giorni da parte del Presidente del Senato. Il Presidente Bertinotti in questo scorcio di legislatura ci ha confortati sulla sua capacità di essere fedele interprete della norma regolamentare, che vuole l'inammissibilità degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi che non siano strettamente attinenti alla materia del decreto-legge. Anche questa mattina la Presidenza ha esercitato con equilibrio e rigore il vaglio di ammissibilità delle proposte emendative. Ma ciascuno di noi deve prendere atto che nessun vero controllo può essere efficace, se viene meno il parametro a cui il regolamento connette la verifica di ammissibilità. Se non c'è una vera materia del decreto-legge, come si possono isolare le proposte di modifica non strettamente attinenti?
Verrebbe da dire che un simile modo di legiferare è per certi versi - non vorrei usare questo termine - truffaldino, anche nei confronti delle funzioni e delle prerogative dei Presidenti di Assemblea, del tutto impossibilitati a porre un freno ai desiderata del Governo e, occorre dirlo, alle pressioni, di cui tutti noi parlamentari siamo nello stesso tempo vittime e portavoci. Anche nel convegno organizzato, veramente molto bene, dalla Presidenza della Camera e dal presidente del Comitato per la legislazione, Franco Russo, lo scorso lunedì in occasione della presentazione del rapporto sullo stato della legislazione, annualmente redatto su impulso del Comitato per la legislazione, autorevoli esponenti, anche della maggioranza, hanno messo in guardia le Assemblee parlamentari dai rischi connessi a strumenti legislativi, quali i cosiddetti decreti mille proroghe. In essi infatti finiscono per confluire le norme minori, che per ragioni varie non hanno trovato ingresso nella legge finanziaria e che in una sorta di riedizione della sessione di bilancio, in tono minore, finiscono con l'essere prodotte in «normette», commi e quant'altro, senza nemmeno quelle minime garanzie di contenuto, che pure presiedono gli strumenti di bilancio.
Se la memoria di tutti i colleghi di quanto di terribile è accaduto durante la sessione di bilancio non fosse così viva e recente, mi verrebbe quasi da dire che qui ci troviamo in una situazione peggiore, perché si usa e si abusa del potere costituzionale di decretazione d'urgenza, perché si interviene in modo assolutamente confuso ed estemporaneo su questioni spesso molto delicate, perché il Governo sembra privo della sufficiente autorevolezza per tenere a freno i nobili - e spesso meno nobili - appetiti della sua maggioranza. Quindi, tocca a noi dell'opposizione l'ingrato compito di provare comunque a migliorare questo provvedimento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che la logica che ha ispirato i sei, sette emendamenti da me sottoscritti è molto semplice. Si tratta di emendamenti soppressivi di punti che non hanno nulla a che vedere con l'oggetto del provvedimento d'urgenza al nostro esame. Mi permetto allora di avanzare una proposta.
Il titolo del decreto-legge ci dice che l'obiettivo è quello di prorogare termini previsti da disposizioni legislative. Eufemisticamente si può dire che esso è quanto meno indefinito. Ricordo che l'articolo 15 della legge n. 400 impegna il Governo a presentare decreti, il cui contenuto sia corrispondente al titolo.
Signor Presidente, avviandomi a concludere il mio intervento, vorrei anche dire che ho ascoltato alcuni interventi, sia in Commissione sia oggi in aula, di alcuni componenti di questa assise, come quelli Pag. 44dell'onorevole Marinello, dell'onorevole Napoli, così come tanti altri interventi, che hanno trattato argomenti importanti riguardanti gli emendamenti cassati. Vorrei chiarire a questi colleghi che qui si sta ponendo una questione di metodo e non di merito. Credo infatti che alcune materie, affrontate da questi emendamenti, possano trovare corretta collocazione all'interno di proposte di legge di iniziativa parlamentare, che potrebbero trovare anche, ove condivise, la strada di una sollecita approvazione.
E allora oggi, in quest'aula, si sta affrontando non un problema di merito, bensì di metodo. Alcune materie, contenute in emendamenti dichiarati inammissibili, devono trovare la giusta collocazione in percorsi alternativi, quali progetti di legge di iniziativa parlamentare, i quali rappresentano uno strumento ormai dimenticato e non utilizzato.
Forse questa è l'occasione per aprire un forte dibattito nelle Commissioni di merito al fine di affrontare questioni rilevanti attraverso l'esame di progetti di legge, anziché con lo strumento della decretazione d'urgenza da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Allasia e Bruno, che avevano chiesto di parlare; si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente.
Viene evidentemente usato un decreto, il «mille proroghe», non solo per aspetti di natura tecnica e legislativa, in parte inevitabili (come tra l'altro aveva fatto anche il Governo Berlusconi), ma anche per cercare di colmare lacune, o di correggere errori, incomprensioni, o per - lo dico tra virgolette - regolare dei conti all'interno della coalizione di centrosinistra rispetto alla manovra finanziaria.
Con questo decreto-legge procedete a correggere e rettificare, o anche semplicemente a prorogare numerosi passaggi della manovra. In sostanza, è stata varata una manovra finanziaria che «fa schifo», e con questo decreto cercate di apportare mille correzioni.
Vorrei sottolineare un aspetto del «mille proroghe», e cioè che viene prorogata al 31 dicembre 2007 l'assunzione dei vigili del fuoco. Si tratta di persone che, tra l'altro, hanno fatto i concorsi nel 1998 e nel 2001. Non so se conoscete la situazione in cui si trovano ad operare sul territorio i vigili del fuoco. Io avevo presentato anche un ordine del giorno, per quanto riguarda la mia città, Monza, dove i vigili del fuoco non hanno la scala per spegnere il fuoco in palazzi superiori ai 15 metri, quindi, in caso di incendi nella terza città della Lombardia, devono chiedere la scala a Milano! Questa è la situazione della sicurezza per quanto concerne la categoria dei vigili del fuoco e con questo decreto si proroga ulteriormente l'assunzione di chi è chiamato a garantire la sicurezza nelle nostre città.
Quello che tuttavia mi sta più a cuore è ciò che in questo caso non è contenuto nel decreto «mille proroghe»: la maggioranza aveva previsto, nella legge finanziaria, la soppressione delle nuove province, ovvero della provincia di Monza e delle province di Fermo e Barletta. Noi, come Lega Nord Padania, abbiamo presentato un «pacchetto» di emendamenti, raccogliendo le istanze del territorio, che abbiamo chiamato «pacchetto salva - Brianza». Il primo di questi emendamenti chiedeva la soppressione dell'articolo della finanziaria che avrebbe bloccato l'istituita, ma non ancora costituita, provincia di Monza e Brianza. Il nostro emendamento è stato approvato in Commissione bilancio, con il sostegno di tutta la Casa delle libertà, e la provincia di Monza e Brianza è stata salvata. Vorrei ricordare che tale provincia, per grandezza, sarebbe all'incirca la ventesima del Paese e la terza per dinamicità economica. Il suo capoluogo sarebbe la terza città della Lombardia, la sua popolazione sarebbe di 800 mila abitanti, con un'impresa ogni 9 abitanti.
L'iter seguito nella legge finanziaria evidenzia il tentativo del Governo, poco Pag. 45rispettoso della volontà popolare e interistituzionale volta alla istituzione della nuova provincia. Vorrei ricordare che il percorso per tale istituzione è iniziato negli anni Novanta, con una proposta di legge a firma Umberto Bossi. A seguito di ciò sono nati alcuni comitati e sono state presentate delle petizioni. I consigli comunali dei comuni compresi nella nuova provincia si sono espressi favorevolmente, il più delle volte all'unanimità; in proposito si è espresso il consiglio regionale della Lombardia, così come Camera e Senato nel corso della passata legislatura. Invece, d'amblais, nella legge finanziaria avete bloccato l'istituzione di questa provincia e il relativo iter istituzionale, dimostrando di non avere alcun rispetto per la volontà popolare né per le istanze provenienti dal territorio.
Tuttavia, ciò che più mi fa arrabbiare è il fatto che, dopo l'approvazione dell'emendamento della Lega Nord in Commissione bilancio, la Margherita (ovvero il suo partito, signor Presidente), abbia riempito di manifesti gialli (che davano anche pesantemente nell'occhio) Monza e l'intera Brianza in cui c'era scritto: «La provincia di Monza e Brianza è salva. Grazie Margherita».
I monzesi stanno ancora adesso ridendo. Capisco che il suo partito sia abituato a falsificare le tessere in vista dei congressi, ma che ora falsifichi anche i manifesti per cambiare la realtà è abbastanza paradossale. Avete affisso questi manifesti a Monza e nell'intera Brianza, come se foste stati voi a salvare la provincia, quando la verità è che avete cercato di bloccare la sua istituzione, salvata soltanto grazie ad un nostro emendamento. Per l'amor del cielo, do atto che avete rivisto i vostri errori facendo marcia indietro, ma adesso è un po' esagerato che vi prendiate i meriti per l'istituzione della provincia di Monza e Brianza!
Il bello consiste nel fatto che la provincia di Monza e Brianza si è salvata nella legge finanziaria per poi arrivare al cosiddetto decreto mille proroghe, dove si sarebbero dovuti prorogare i finanziamenti per gli anni 2004 e 2005 relativi alla nuova provincia, sui quali non è stata data alcuna indicazione in merito al loro utilizzo. Nel caso di Monza - ma continuo a ricordare che il problema riguarda anche le province di Fermo e Barletta - l'importo di questi finanziamenti per gli anni 2004 e 2005 è di 19.220.000 euro.
L'importo è cospicuo, ma ricordo costantemente che la sola città di Monza (non l'intera Brianza) paga ogni anno allo Stato centrale, tra imposte dirette ed indirette, duemila miliardi delle vecchie lire. La mancata proroga del finanziamento per i due anni in corso blocca di fatto la nuova provincia con una scelta politica di cui vi assumete la responsabilità. In sede di Commissione bilancio i rappresentanti della Lega Nord hanno sostenuto la richiesta avanzata dalla I Commissione. La maggioranza in modo compatto ha invece voluto bloccare i finanziamenti per le nuove province, Monza e Brianza in testa e poi a seguire Fermo e Barletta.
La prima osservazione che vi si può fare è quella di mettervi d'accordo perché non è possibile che la I Commissione faccia inserire la proroga dei finanziamenti per Monza e Brianza mentre in Commissione bilancio il Governo chieda di bloccarli. Avete poche idee ma confuse. Non solo continuate a litigare tra partiti, ma anche tra i diversi organi del Parlamento, come prova quanto accaduto all'interno delle Commissioni.
Visto poi che sono previste le elezioni amministrative, voglio ascoltare innanzitutto le barzellette che racconteranno i vostri esponenti locali, a cominciare dal sindaco Faglia, vista la recidività del Governo nell'ostacolare la nuova provincia di 800 mila abitanti. Inoltre, voglio vedere la coerenza politica. Infatti, mi sono tenuto qualche manifesto affisso dalla Margherita. Nei prossimi giorni andremo in ogni paese di Monza e Brianza con il manifesto della Margherita - dove vi prendete, mentendo, meriti che non avete guadagnato - per far vedere quanto non avete fatto con il decreto «mille proroghe» per questi territori, nella consapevolezza che la prossima primavera sarà proprio il vostro sindaco a restare a casa, signor Presidente! Pag. 46Non si fanno promesse che poi non si mantengono, non si raccontano falsità nei manifesti gialli; in proposito faccio anche notare il poco gusto nel colore, perché questi manifesti sono un pugno in un occhio!
La provincia di Monza e Brianza è stata fortemente voluta dalla Lega e tutta la maggioranza del precedente Governo è riuscita ad ottenere l'istituzione di questa provincia, che è stata salvata in finanziaria: che voi ora vi prendiate i meriti per aver contribuito ad ostacolare la provincia è sinceramente paradossale!
Rispetto al «mille proroghe», spero che farete marcia indietro, garantendo quei 19 milioni di euro che vengono a mancare per questa provincia e che possibilmente, se farete marcia indietro - cosa che io auspico -, anche per la vostra sopravvivenza politico-amministrativa sul territorio di Monte Brianza, da qui a qualche settimana evitiate quantomeno di affiggere manifesti «farlocchi» dove vi prenderete, o farete finta di prendervi, meriti che non avete.
Se per una volta volete esser sinceri, dite la verità: «Abbiamo cercato di ostacolare la provincia di Monza e Brianza; in passato abbiamo falsificato le tessere e i manifesti, in futuro cercheremo di non rifare questo errore: brianzoli e monzesi scusateci!» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Santelli e Alessandri, che avevano chiesto di parlare; si intende che vi abbiano rinunziato.
Rinvio il seguito del dibattito al prosieguo della seduta.
Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.