Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Chiusura dello stabilimento Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme (Padova) - n. 2-00319)
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maroni n. 2-00319 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmataria.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, voglio anzitutto fare una premessa. Le segnalo Pag. 54che avevo presentato questo atto di sindacato ispettivo come interrogazione ben quattro mesi fa.
Purtroppo, i tempi di attesa sono stati così lunghi che mi hanno costretta a presentare la presente interpellanza urgente, poiché urgente è il problema che riguarda, come lei ha detto, lo stabilimento di Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme, una fabbrica che ha cento anni e che opera nella provincia di Padova, in modo particolare nella bassa padovana, nel sud della città, che è specializzata nella produzione di interruttori di alta tensione (apparecchiature indispensabili alla trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica) e che tratta materiale, che potrebbe anche essere abbandonato in quanto non importante, come qualcuno vuol far pensare.
Tale stabilimento rischia di essere dismesso, lasciando senza lavoro 350 dipendenti (e le relative famiglie), molti dei quali risultano essere monoreddito. Purtroppo, la crisi di redditività, iniziata nel lontano 1984, ha determinato la vendita dell'azienda a tre diverse società non italiane (la prima di nazionalità francese, la seconda austriaca e la terza tedesca, la Siemens per l'appunto), le quali, dovendo privilegiare nell'assegnazione dei mercati e dei prodotti la società del paese d'origine della proprietà, non hanno mai favorito investimenti adeguati nel ramo aziendale d'origine italiana, considerandolo quasi morto e tale da poter benissimo essere tagliato.
Purtroppo la predetta dismissione, che nel testo dell'interpellanza è definita come «non ancora ufficializzata», perché era stata presentata quattro mesi fa, ora è una certezza, perché è stata decisa dalla società tedesca Siemens, che, avendo acquistato un anno fa la Vatech, società austriaca, proprietaria di Nuova Magrini Galileo, ha proceduto ad un riassetto dei relativi rami aziendali, decidendo di attuare la dismissione di due siti della Nuova Magrini Galileo, in particolare Stezzano (nel bergamasco) e Cairo Montenotte (in provincia di Savona).
Veniamo ora alla società di cui stiamo parlando, la Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme, la cui dismissione purtroppo è confermata non soltanto dalle parole, ma dai fatti, ossia dalla mancanza di un piano industriale, tanto da obbligare la predetta società ad iniziare l'anno 2007 con il portafoglio ordini come unico riferimento di lavoro.
L'acquisto della società in parola da parte della Siemens avrebbe determinato la sostituzione dei membri del consiglio di amministrazione e dato conferma (prima era solo in via ufficiosa, ora purtroppo è ufficiale) della chiusura del sito di Battaglia Terme, che si trova in una situazione di equilibrio nel rapporto produttività-redditività, come è dimostrato dal fatturato. Su questo punto devo effettuare una correzione materiale al testo dell'interpellanza: già questa mattina mi sono premurata di fare presente all'ufficio competente che il fatturato ammonta non ad «un milione di euro all'anno», come scritto nel testo, ma a ben 45 milioni di euro: non si tratta quindi di un ramo secco, bensì di un'azienda che opera in modo estremamente positivo.
Ancora, la Nuova Magrini Galileo rappresenta uno dei maggiori fornitori di riferimento dell'Enel ed ha una valenza industriale strategica.
La nostra interpellanza mira a sentire l'impegno e l'interesse del Governo, vista l'importanza di salvaguardare l'occupazione di 350 lavoratori, che sono concentrati nello stabilimento di Battaglia Terme, e a chiarire se non ritenga opportuno sollecitare un tavolo di concertazione con tutte le parti interessate.
Dovrà però trattarsi di un tavolo che dia risposte chiare e precise, perché purtroppo durante tutta l'estate abbiamo assistito ai tentativi, da parte dei sindacati e dei lavoratori della Magrini, di instaurare un rapporto con il Ministero del lavoro, che è sempre stato negato dai funzionari, adducendo motivi vari (il ministro era assente, non era reperibile, eccetera).
So anche che, dopo vari tentativi, un incontro con i sindacati si è svolto qui a Pag. 55Roma, ma le risposte sono state evasive e, comunque, non abbiamo ancora ricevuto una risposta reale e concreta.
Devo purtroppo rilevare che anche nel mitico Nord-est esistono plaghe di difficoltà economica, in modo particolare, come dicevo prima, proprio nella zona a sud di Padova, che viene chiamata «Bassa padovana»: l'aggettivo indica proprio la difficoltà economica nella quale essa versa.
Non vorremmo lasciare questa zona come sede di discariche, perché ne esistono addirittura due, ma vogliamo che i nostri lavoratori abbiano realmente la possibilità di un futuro davanti a loro.
D'altra parte, capiamo che è molto più facile per la Siemens affidare le commesse di lavoro non tanto alla nuova Magrini Galileo, bensì, magari, alla Cina, perché costituisce una soluzione molto più positiva, visto il basso costo del lavoro e la concorrenza sleale, che purtroppo ci troviamo da tanto tempo a denunciare.
Vorremmo sapere dal Governo, pertanto, quali siano le sue proposte e le sue intenzioni e a che punto siano i contatti con i dirigenti e i sindacati di quest'azienda.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti Maroni e Goisis, che ha testè illustrato il testo dell'interpellanza, ci domandano, in sostanza, se, in considerazione dell'importanza dell'occupazione di 350 lavoratori di Battaglia Terme, il Governo non ritenga opportuno intervenire.
A questo riguardo, vorrei fare alcune precisazioni ed esporre in dettaglio il punto della situazione, sempre che vi sia la necessaria pazienza di ascoltare.
La prima considerazione che debbo fare è che, per fortuna - anche se è una magra consolazione -, il numero dei lavoratori in pericolo è inferiore a quello dichiarato nell'interpellanza: non sono 350, ma, considerando anche i contratti a termine in essere, sono poco più di 200 i lavoratori occupati nel sito di Battaglia Terme. L'altro sito industriale, ossia quello di Cairo Montenotte, non è messo attualmente in discussione.
La strategia della Siemens tedesca, com'è stata più volte esplicitata, è esattamente quella di puntare e di concentrare il loro interesse e il loro impegno in Italia a Cairo Montenotte, mentre considerano non positivo - si tratta di una loro valutazione, non nostra -, dal punto di vista della produttività, lo stabilimento di Battaglia Terme, e intendono, quindi, portare le loro produzioni di interruttori ad alta tensione a Berlino.
La Cina, in questa vicenda, non c'entra proprio nulla: è un problema di carattere squisitamente europeo, almeno per ora.
Ciò non di meno, la preoccupazione del Governo, sia per quanto riguarda la continuità della produzione nello stabilimento patavino, sia per quanto riguarda la salvaguardia del «saper fare» in esso incorporato da oltre 100 anni di attività, e sia, soprattutto - se mi è permesso -, per quanto riguarda la salvaguardia dell'occupazione esistente e, possibilmente, del suo eventuale incremento, è massima.
Quindi, possiamo dare una risposta positiva agli onorevoli interpellanti, ma ricordando che non vi è mai stata alcuna sordità da parte del Governo rispetto alla richiesta dell'unione, che la sede propria, ovviamente, non è mai stata, almeno fino ad ora (poi spiegherò perché), il Ministero del lavoro, ma, per fortuna, siamo ancora in una situazione precedente all'intervento di ammortizzatori sociali; quindi, la sede propria è quella del Ministero dello sviluppo economico.
Appena è giunta la richiesta di convocazione da parte delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali, il Ministero nel quale opero si è fatto carico di convocare (sono ormai diversi mesi) un tavolo, che ho definito permanente, presieduto da chi le parla e dall'onorevole Giaretta, con una presenza politica diretta del Ministero, confortato dall'esperienza dei funzionari che si occupano dell'unità di crisi, Pag. 56con l'attiva presenza dei due commissari liquidatori di Siemens, con la presenza, ovviamente più sporadica, del responsabile di Siemens Italia e dei dirigenti della Siemens tedesca, di cui parlerò tra poco, delle organizzazioni sindacali nazionali, locali e aziendali, nonché con l'attiva partecipazione della signora sindaco di Battaglia Terme, attraverso la quale abbiamo una partecipazione diretta anche delle istituzioni locali del territorio.
L'obiettivo che ci siamo proposti - e che, onorevole Goisis, è ancora l'obiettivo principale che, in queste ore, ci proponiamo - è quello di realizzare le condizioni affinché possa avvenire una vendita dello stabilimento di Battaglia Terme, acquisito il fatto che la società tedesca Siemens si vuole ritirare nella roccaforte berlinese, a favore di chi possa continuare quella produzione, mantenendo quel livello occupazionale.
Riconosco, visto che attorno a questo obiettivo ci lavoro da diverse settimane, che è l'obiettivo massimo, e certamente non è facile. Tuttavia (desidero che questo rimanga a verbale perché la questione coinvolge anche responsabilità oltre frontiera), la possibilità di raggiungere questo obiettivo si fonda su un elemento essenziale.
Nel corso di una delle prime riunioni, nel tardo autunno nell'anno appena passato, ho posto alla signora Knapp, rappresentante della Siemens tedesca, una precisa domanda, ossia se la Siemens tedesca fosse disponibile a vendere l'azienda (mi riferisco alla Nuova Magrini Galileo, marchio ovviamente incluso di macchinari e stabilimento) a competitor della stessa Siemens tedesca presenti sul mercato internazionale, tenendo conto che, come forse lei sa, il numero di questi competitor presenti sul mercato internazionale non è infinito ed è facilmente riscontrabile la loro disponibilità all'acquisto.
La risposta della signora Knapp fu positiva, con la condizione, ovvia dal suo punto di vista, che la vendita dello stabilimento avvenisse in modo non oneroso e, dunque, vantaggioso per la stessa Siemens.
A tutt'oggi - e ci tengo a sottolineare la data odierna - il Governo italiano non ha avuto, da parte della proprietà tedesca, risposta diversa da quella che gli è stata data nel corso di quella riunione. Pertanto, il nostro Governo ha il dovere di perseguire quella strada e quell'obiettivo principale.
Naturalmente ci rendiamo conto che i comportamenti concreti della proprietà tedesca, la Siemens, non paiono essere perfettamente in linea con la risposta che abbiamo ricevuto e che finora non è stata formalmente contraddetta. Infatti, abbiamo favorito - perché evidentemente non possiamo costringere - l'incontro tra diversi operatori internazionali in questo settore e la Siemens. Abbiamo discusso con una grande società francese, di proprietà pubblica, ed anche interessato una grande ed emergente società indiana, presente su questo mercato; abbiamo favorito cioè uno scambio riservato (anche per il Governo italiano, come è ovvio) di informazioni che permettessero la valutazione delle possibilità di acquisto. Finora questi tentativi non hanno avuto successo.
Tuttavia, stiamo insistendo e valutando in questi ultimi giorni, di intesa con i soggetti presenti al tavolo e già nominati, anche ipotesi diverse, subordinate all'obiettivo principale, che possano eventualmente vedere impegnati nell'area attualmente occupata dal sito produttivo di Battaglia Terme anche una pluralità di soggetti italiani, sia nell'ipotesi di una continuità, se pur con volume minore, delle stesse produzioni (interruttori per l'alta tensione), sia con diverse ipotesi dal punto di vista produttivo. Una verifica in tal senso è tuttora in corso; si sta effettuando in queste ore e a me stesso non è dato di sapere né di conoscerne l'esito.
Nel frattempo è in corso una mobilitazione da parte delle istituzioni venete: della regione Veneto, presso la quale si è tenuta recentemente una riunione, della provincia di Padova, oltre che naturalmente dell'attivissimo comune di Battaglia Terme. Il Governo naturalmente valuta - e lo abbiamo esplicitamente detto nel corso delle riunioni e delle assemblee cui ho personalmente partecipato in fabbrica - molto positivamente l'impegno delle istituzioni Pag. 57e degli enti locali, che consideriamo decisivo per raggiungere un obiettivo assolutamente comune.
Intanto il nostro Ministero è intervenuto - ed ecco la ragione per cui il tavolo si tiene presso il Ministero dello sviluppo economico e non quello del lavoro - a più riprese nei confronti dei commissari liquidatori - e l'ha fatto finora con successo - per evitare l'apertura formale di procedure di mobilità o addirittura di messa in cassa integrazione per cessazione dell'attività dell'azienda. Non solo, ma il Governo si è attivato con uno scambio di lettere - che naturalmente sono a disposizione - per chiedere all'ENEL di confermare le commesse presso lo stabilimento di Battaglia Terme, evitando quindi di dare ascolto a pressioni provenienti dalla proprietà tedesca per spostare le stesse commesse negli stabilimenti in Germania e ricevendo dall'ENEL una risposta positiva di cui ho dato notizia immediatamente alla rappresentanze sindacali ed alle istituzioni locali.
Siamo in una fase delicata e decisiva.
Il 14 febbraio è previsto un incontro in Germania, se non erro a Norimberga, che vedrà direttamente coinvolta la proprietà tedesca, rappresentanti delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali.
Il Governo naturalmente attende l'esito di quell'incontro, sapendo che, fino a quella data, in ogni caso, non è possibile intervenire con l'apertura di processi di mobilità o di procedure che portino al licenziamento.
Il Governo sta, inoltre, valutando tutte le possibilità sul terreno economico e su quello politico per raggiungere la migliore soluzione, certo, in una situazione ed in una vicenda tutt'altro che eccellente, al fine di mantenere vivo il saper fare, la continuità della produzione, la stabilità e l'occupazione che è sempre motivo sacrosanto di preoccupazione da parte delle popolazioni locali.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, saranno i lavoratori di Battaglia Terme a doversi dichiarare soddisfatti o meno della risposta del Governo, perché mi pare di capire che siamo ancora nel campo delle buone intenzioni, di cui comunque devo dare atto.
Tuttavia, vorrei precisare una cosa: il sottosegretario ha affermato che non corrisponde a verità il fatto che le varie richieste non sono state accettate, ma i sindacati mi hanno sollecitato ad intervenire. Per questo motivo ho presentato anche a settembre un'interrogazione; proprio perché non riuscivano a mettersi in contatto né con il Ministero del lavoro né con altri ministeri, tra cui quello dello sviluppo economico. Veniva sempre negata la presenza degli interessati. Questa è una realtà!
Che poi vi sia stata un'insistenza legittima dei sindacati e dei lavoratori e che, quindi, il Governo abbia recepito l'importanza della situazione e si sia dato da fare è qualcosa di cui dobbiamo prendere atto.
Per quando riguarda poi la questione del numero dei dipendenti, volutamente abbiamo inserito il numero di 350 dipendenti, perché dobbiamo considerare non solo quelli dello stabilimento Nuova Magrini Galileo, ma tutto l'indotto che lavora attorno a tale stabilimento. Pertanto, non si tratta solo di cento o duecento persone, ma di quasi il doppio, con relative famiglie. Se consideriamo che le famiglie sono ancora composte da quattro persone minimo, capite quanto il problema sia grave e pesante!
Inoltre, so bene che alla società francese era stato chiesto se fosse interessata, ma mi risulta che abbia fornito una risposta negativa, per cui, come ripeto, siamo ancora nel campo della ricerca. Purtroppo, i lavoratori non possono accontentarsi della ricerca; vogliono risposte chiare e sicure, perché è in gioco il loro futuro, quello delle famiglie e dei loro figli!
Il 27 dicembre, appena siamo tornati da Roma, già era in atto una manifestazione sotto la nebbia e al freddo proprio per sensibilizzare le istituzioni, in particolare quelle locali, che da tempo si sono mosse; mi riferisco al comune di Battaglia, ma anche alla prefettura, alla regione, alla Pag. 58provincia. Tuttavia, questo impegno non deve essere sufficiente, se è vero, come ha ricordato anche il sottosegretario, che il sindaco di Battaglia ha organizzato questo incontro in Germania, a Norimberga, ma, addirittura, a breve deve presentare la situazione a Bruxelles.
Questo ci fa capire quanto drammatica sia la situazione, per cui tutte le osservazioni e le attestazioni di fiducia del sottosegretario non possono lasciarmi soddisfatta, così come non lasceranno assolutamente soddisfatti i dipendenti e le loro famiglie.
Noi viviamo in una situazione veramente tragica!
Ricordo che, quando abbiamo partecipato alle riunioni, noi della Lega Nord abbiamo insistito sul fatto importante che, una volta constatato il problema, non volevamo venisse risolto con la mobilità e la cassa integrazione.
Infatti, per i nostri cittadini chiediamo che venga rispettata la dignità di essere tali. Noi non siamo abituati all'assistenzialismo. Al nord si lavora e si vuole lavorare. Sarebbe troppo facile accettare la cassa integrazione, starsene a casa come fanno tanti e magari, nello stesso tempo, svolgere un lavoro nero. Questa non è la risposta che vogliamo. Non posso tornare domani a Battaglia Terme e dire che questa è la risposta.
Mi pare che il sottosegretario abbia detto un «no» alla cassa integrazione e alla mobilità, ma vogliamo che queste siano certezze. Infatti, la nostra gente ne ha bisogno e ce le chiede in modo chiaro ed assoluto.
Purtroppo, sarò costretta ad uscire da qui soltanto con risposte che mi parlano di intenzioni. Non vedo, a questo punto della situazione, con tutti i chiarimenti che il sottosegretario ha dato, un futuro roseo per i nostri cittadini, per la Nuova Magrini Galileo e per tutta la Bassa padovana.