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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Protesta attuata dagli avvocati di Piacenza - n. 2-00229)
PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00229 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, vorrei soltanto svolgere brevemente alcune considerazioni di ordine generale. Com'è noto, la legge Bersani, che molti continuano ad ostinarsi a chiamare decreto, ma è legge a tutti gli effetti ormai da alcuni mesi, ha provocato la reazione - a mio avviso perfettamente comprensibile - di numerosi appartenenti al mondo delle libere professioni e ha suscitato le proteste, in particolare, degli avvocati. Queste ultime mi pare che siano oltre modo fondate, in ragione soprattutto di alcune norme introdotte in quella legge che ledono i diritti della libera professione, ma anche alcune caratteristiche precipue della professione forense.
Quando è stato adottato questo decreto-legge, convertito con un voto di fiducia da parte del Parlamento, era prevedibile che vi sarebbero state reazioni. Tuttavia, il ministro Bersani non aveva messo in conto alcuni aspetti. Egli effettivamente ha poca affinità con il mondo delle libere professioni, essendo noto come funzionario di partito o come politico giustamente stipendiato, ma non ha mai avuto un'attività libero-professionale e conosce poco questo mondo. I suoi limiti il ministro li ha dimostrati nel momento in cui, volendo colpire in modo inopinato la categoria e l'ordine forense, forse non s'è accorto che gran parte del rapporto avvocati-giudici è talmente buono da spingere gli avvocati a svolgere delle mansioni che non sono loro proprie e che comunque non rientrano nei loro compiti istituzionali. Ciò ha portato ad avere dei rapporti buoni sotto profilo del funzionamento della giustizia. Ma è bastato che, per pochi giorni, nella città di Piacenza come in altre città, venissero attuate delle forme di protesta per andare, ad esempio, ad un rinvio delle udienze e, quindi, ad una situazione di denegata giustizia da parte di chi la chiedeva. Tali proteste null'altro erano se non una richiesta di rispetto delle regole del gioco, vale a dire che gli avvocati si limitassero a fare gli avvocati e a non fornire invece una Pag. 59serie di servizi supplementari, come la verbalizzazione delle udienze o la disponibilità ad estrarre di persona la copia di atti di documenti del fascicolo della causa. Addirittura, è stato sufficiente che gli avvocati smettessero di fornire al tribunale di Piacenza l'occorrente per il funzionamento delle fotocopiatrice, come carta, toner e quant'altro, per provocare il rinvio delle udienze.
In ragione di ciò, l'interpellanza, ovviamente partendo da un caso particolare, poneva il problema più generale di trovare una forma di collaborazione seria, e non imposta per legge o per decreto-legge, con gli ordini professionali, volta ad evitare situazioni che, alla fine, anziché favorire, come è stato dichiarato in modo inopinato, il cittadino consumatore, realizzano condizioni nelle quali addirittura quest'ultimo non ha neppure la possibilità di vedere riconosciuti i propri diritti.
Questo era il senso dell'interpellanza presentata; mi appresto ora ad ascoltare la risposta del rappresentante del Governo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Scotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie Presidente; grazie anche all'interpellante, che però, se dichiara che l'interpellanza è puramente strumentale ai fini, per così dire, di esprimere una valutazione negativa sulla cosiddetta legge Bersani, allora mi induce a rispondere che avrei ben poco da dire, se non chiarire il perché della cosiddetta legge Bersani, ben noto a tutti, ben noto anche a me. Mi è conosciuta, peraltro, la situazione della giustizia, essendo io un ex magistrato.
Per quanto riguarda la situazione del tribunale di Piacenza, compreso nel distretto di Bologna, ho letto e poc'anzi sentito la denunzia degli interpellanti circa le gravi carenze di organico di tale ufficio. Si lamenta che il servizio non può essere garantito all'utenza non solo per scarsità di personale, ma anche per deficienza di strutture e dei relativi fondi.
A quanto dichiarato l'altro ieri dal ministro Mastella devo aggiungere che purtroppo tutti gli uffici giudiziari hanno una carenza di organico, soprattutto nel settore degli «amministrativi» (su 47 mila 366, ne mancano 41 mila 874); carenza conseguente al blocco dei concorsi realizzatosi nella precedente legislatura (durante, quindi, una determinata gestione della macchina giudiziaria).
Analogamente, per ciò che attiene alle risorse finanziarie, come già è stato evidenziato in varie occasioni, dal ministro e da me medesimo - in Commissione giustizia come in Commissione bilancio -, negli ultimi sei anni il decremento delle spese cosiddette fisse, vale a dire quelle per la gestione ordinaria degli uffici giudiziari, è stato del 52 per cento, il che ha colpito soprattutto i servizi di cancelleria, l'informatica, le spese ordinarie di manutenzione, anche quelle di cui l'interpellante si lamenta.
In questo quadro la situazione del tribunale di Piacenza non è una delle peggiori.
L'organico del tribunale è il seguente. Su 58 funzionari amministrativi, ne sono presenti 57; quindi, per così dire, il deficit di personale ammonta a meno uno: se consideriamo che quelli di Milano e Roma si attestano, rispettivamente, a meno 14 e a meno 12, allora ci si rende conto che poi questo tribunale non funziona così male.
Con il decreto ministeriale 6 aprile 2001, si è provveduto ad una revisione delle piante organiche degli uffici per quanto riguarda l'amministrazione giudiziaria; il tribunale di Piacenza non è stato uno dei maltrattati. Tra l'altro, vi operano 8 unità di personale con contratto a tempo determinato - che suppliscono ad eventuali carenze di organico stabile - per le quali si prevede un graduale assorbimento (l'ultima finanziaria consente un assorbimento fino al 40 per cento di coloro i quali andranno in pensione).
Il posto attualmente vacante di cancelliere C1, come è specificamente riportato nell'interpellanza, è stato inserito tra quelli da assegnare agli idonei del concorso per ufficiale giudiziario bandito nel Pag. 602002, in conformità ad alcune disposizioni legislative recate dalla legge n. 311 del 2004; tuttavia, nessuno degli idonei convocati per la scelta degli uffici giudiziari del distretto di Bologna ha optato per la sede di Piacenza. Un invio d'ufficio, che pur potrebbe effettuarsi, probabilmente «scatenerebbe» la presentazione di ricorsi al TAR; del resto, ci troveremmo comunque in presenza di un impiegato o di un funzionario non certo ben disponibile, essendo stato trasferito d'ufficio da altra sede.
D'altra parte non è possibile procedere diversamente alla copertura delle vacanze se non nei modi che ho esplicitato. L'unico strumento al quale si può fare ricorso per una rapida distribuzione delle risorse umane è l'istituto dell'applicazione in via provvisoria da parte del presidente della corte d'appello.
Ora, l'applicazione non soltanto presenta quegli inconvenienti del trasferimento d'ufficio, se è fatta senza il consenso dell'interessato (e consensi in questo caso non se ne sono verificati), ma, in secondo luogo, il presidente della corte d'appello di Bologna, facendo una comparazione tra i deficit di organico dei vari uffici del suo distretto e quello di Piacenza, si è accorto che proprio quello di Piacenza è il deficit minore rispetto alle esigenze degli altri uffici, e perciò ha ritenuto comunque di non ricorrere all'istituto dell'applicazione.
Inoltre, il dicastero ha evaso ogni richiesta degli uffici giudiziari di Piacenza in relazione alla fornitura di fotocopiatrici ed apparecchiature fax, nonché all'assistenza e alla fornitura di materiale di consumo, accreditando alla corte d'appello di Bologna ben 167.616 euro per l'intero distretto.
Una buona parte di questa somma, circa il 10 per cento, precisamente 20.700 euro (quindi più del 10 per cento), è andata proprio al tribunale di Piacenza, in modo da risolvere i problemi finanziari in corso, e cioè pagare gli impegni assunti per le varie forniture.
Infine, per la gestione del servizio di trascrizione degli atti dibattimentali sono stati emessi ordini di accreditamento per il saldo di tutte le fatture relative all'anno 2005 e per il pagamento di quelle relative al quarto trimestre dell'anno 2006.
Attualmente è stato impegnato l'importo di 138.371 euro, che verrà accreditato in tempi brevi. Se paragoniamo questa situazione a quella degli altri uffici giudiziari, per la verità dovrei dire che Piacenza è un'oasi felice.
Se poi auspichiamo una intesa generale fra tutti i protagonisti della giustizia, allora è chiaro che ciascuno di questi protagonisti (magistrati, funzionari, avvocati) deve compiere tutti gli sforzi possibili, perché non è strumentalizzando certe situazioni che si possono ottenere determinati risultati; in questo modo, non si fa che il danno del cittadino-utente, il quale attende inutilmente una risposta giudiziaria.
PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di replicare.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, diventa difficile dichiararsi soddisfatti, quando non si ha risposta all'interpellanza, perché probabilmente essa o è stata mal letta, o è stata mal scritta, o è stata mal capita.
È evidente che l'obiettivo dell'interpellanza era un nuovo rapporto, o un rapporto da intraprendere a livello nazionale con il mondo forense, dopo l'entrata in vigore, signor rappresentante del Governo, di quella legge Bersani che voi non state applicando, in quanto, come lei ha detto prima - so che è un ex magistrato e quindi dovrebbe conoscere meglio di me la situazione - nessun ordine ha adeguato le norme deontologiche alle previsioni della legge Bersani e non vi è stata pertanto alcuna sostituzione delle stesse, così come previsto dalla medesima legge.
Ma ciò che è più sconcertante, lo dico per il rappresentante del Governo, è che mi venga a raccontare la situazione del tribunale di Piacenza, facendo riferimento al quinquennio 2001-2006, quando l'impegno dei parlamentari del centrodestra ha consentito di colmare alcune di quelle carenze di organico che oggi addirittura Pag. 61vengono quasi disconosciute per il passato, quasi che, signor rappresentante del Governo, i rinvii delle udienze a Piacenza non ci fossero.
Mi dispiace che ella abbia smesso l'attività di giudice; penso però che avrà modo, come sottosegretario, di chiedere quali sono i periodi di rinvio di una udienza nel tribunale di Piacenza.
E mi sconvolge ancora di più sentire che il rappresentante del Governo ha attribuito all'interpellante affermazioni che, invece, provengono dalla cancelleria del tribunale di Piacenza, vale a dire da un organo che, mentre è estraneo all'interpellante, è indubbiamente inserito nell'articolazione organizzativa del Ministero della giustizia.
Non io, signor sottosegretario, ma la cancelleria del tribunale ha comunicato al locale consiglio dell'ordine che non può essere garantita, data la scarsità di personale di idonea qualifica, l'assistenza a tutte le udienze civili; non l'interpellante, ma ancora la cancelleria del predetto tribunale ha comunicato al locale consiglio dell'ordine che, ai fini del rilascio di copie, la dotazione dell'intero tribunale ammonta soltanto a quattro risme di fogli di carta; signor rappresentante del Governo, non l'interpellante, ma sempre la cancelleria del tribunale di Piacenza ha comunicato al locale consiglio dell'ordine che, per l'anno 2006, non è possibile prevedere ulteriori dotazioni per carenza assoluta di fondi, sussistendo già uno scoperto di circa 1.500 euro. Allora, se neppure le affermazioni dei responsabili dei locali uffici giudiziari riescono a far ragionare questo Governo, la cosa preoccupa ancora di più!
Signor rappresentante del Governo, non so se la percentuale del 52 per cento di tagli, da lei riferita, sia esatta (ma non ho dubbi in proposito); faccio presente, però, che il cosiddetto decreto Bersani (o, meglio, la cosiddetta legge Bersani) ha introdotto tagli - per il 2006, per il 2007 e per il 2008 - sul consolidato e che, di conseguenza, la percentuale è destinata a lievitare.
Ritengo che il problema della giustizia - che è un problema di questo paese, forse uno dei più importanti - richiederebbe una meditazione più attenta. Con l'interpellanza in trattazione si voleva affrontare a chiare lettere una questione di metodo. Mi pare che, in questi giorni, si stia parlando di nuove «lenzuolate» di liberalizzazioni. Ebbene, penso che liberalizzare le tariffe non sia servito minimamente agli utenti. Analogamente, per quanto riguarda la giustizia, penso che tutte le norme contenute nella cosiddetta legge Bersani potrebbero legittimamente essere espunte dall'ordinamento, poiché altro non hanno fatto che causare danni.
Signor rappresentante del Governo, premesso che, a mio avviso, non dovremmo parlare in rappresentanza delle categorie, presentandoci come ex magistrati ovvero come mancati avvocati, dovremmo considerare, invece, che il rapporto tra classe forense, magistrati ed ordinamento giudiziario in generale va tenuto in equilibrio. Nel momento in cui si tenta di rompere tale equilibrio con atto di imperio, è legittimo protestare. D'altra parte, anche i magistrati hanno deciso, spesso e volentieri, di attenersi strettamente alle loro funzioni. Orbene, quando gli avvocati hanno smesso di verbalizzare in udienza, si è visto cosa succede! È meglio, allora, cercare un rapporto collaborativo, come si riteneva di suggerire nell'interpellanza, oppure è meglio, signor sottosegretario, seguire la via burocratica e dare una risposta che sicuramente non onora l'impegno a risolvere i problemi della giustizia?
In conclusione, mi auguro che il Governo voglia riprendere un dialogo proficuo con la classe forense (non l'ha fatto, invece, il rappresentante del Governo, in modo, a mio avviso, inopinato). Ritengo, infatti, che il funzionamento ottimale della giustizia passi attraverso un rapporto di collaborazione. Quando si pensa di intervenire «a gamba tesa» - a proposito, consiglierei al rappresentante del Governo di vedere cosa si sostiene a proposito della legge Bersani nella proposta di legge presentata dal collega Mantini e da altri deputati della Margherita -, si rischia di realizzare autogol. La protesta degli avvocati Pag. 62di Piacenza ha dimostrato che il Governo ha fatto autogol, appunto, quando la giustizia si è bloccata, in una città di 250 mila abitanti (provincia compresa), soltanto perché gli avvocati non hanno più permesso agli uffici del locale tribunale di utilizzare le fotocopiatrici del consiglio dell'ordine e non si sono più prestati a svolgere l'attività di verbalizzazione delle udienze.
Possiamo pensare che un paese come il nostro, che vuole e ambisce legittimamente ad essere un paese che si confronta con le grandi democrazie europee, possa fermarsi e fermare la giustizia perché mancano i fogli alla fotocopiatrice? Signor rappresentante del Governo, penso che questa risposta non la debba dare io, ma la dia, di per sé, la denuncia del fatto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).