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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Attività giudiziaria e di polizia relativa al presunto coinvolgimento di Thomas Kram nella strage di Bologna - n. 2-00324)
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare l'interpellanza La Russa n. 2-00324 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8), di cui è cofirmatario.
ENZO RAISI. Signor Presidente, mi aspettavo la partecipazione del ministro ma, saputo che il sottosegretario è un ex magistrato, la sua presenza mi fa molto piacere, anche perché mi dà la possibilità di poter dimostrare - a volte la politica giudica quanto meno poco trasparente l'operato di alcuni suoi colleghi o almeno ex colleghi - che ci sono le condizioni per un confronto diretto anche nelle sedi parlamentari.
La nostra interpellanza era di ben altro tipo, ma è stata cassata in sette o otto delle domande in essa contenute; quindi, in qualche modo, dovrò accontentarmi di quelle ritenute ammissibili. Tuttavia, vorrei inquadrare il problema molto brevemente, anche perché sono molto curioso ed attendo risposte chiare almeno rispetto alle poche domande che mi sono state lasciate proporre in questa sede.
Per sua informazione, signor sottosegretario, Thomas Kram è l'unico terrorista riconosciuto presente il 2 agosto 1980 a Bologna, quando c'è stata la famosa strage alla stazione. Thomas Kram, dal 2 agosto 1980, quando scoppiò la bomba, entra in clandestinità; nel 1986 diventa latitante perché poi ricercato dalle autorità tedesche - attenzione, non da quelle italiane - e si fa ventisette anni di latitanza (per darle un'idea della situazione, Totò Riina ha fatto tanti anni di latitanza in Italia). Finalmente, nel dicembre scorso si è consegnato alle autorità tedesche, probabilmente perché il paese che lo ospitava ha pensato bene di dirgli che era meglio che si consegnasse.
Quando le autorità italiane seppero della presenza di Kram in Italia il 2 agosto 1980, ci fu un breve scambio di informazioni - che durò dieci giorni - fra la questura e i servizi segreti italiani di allora; poi la cosa sparì e non si seppe nulla. Inquietanti sono alcuni passaggi. Addirittura fino al 1994 nella banca dati della polizia italiana Kram risultava estremista di destra, ma, per sua informazione - già allora si sapeva -, frequentava le cellule rivoluzionare tedesche, era legato a Carlos e al terrorismo internazionale dell'estrema sinistra.
Nel 2001 la polizia tedesca segnalò alla polizia italiana che Kram era ancora in libertà e lo collegò alla strage di Bologna, inviando una nota alla polizia italiana. Il responsabile capo della polizia italiana, dottor De Gennaro - quindi, non gli onorevoli Raisi o La Russa -, nel 2001 segnalò questo fatto alla questura e, quindi alla procura di Bologna, e chiaramente lo collegò alla strage di Bologna (c'è una sua nota, ma non vorrei fare tutto l'excursus).
Tali atti sono presenti anche all'interno della tanto vituperata Commissione Mitrokhin, che, in realtà, aldilà degli Scaramella di turno, possiede i documenti fornitici dai magistrati tedeschi, francesi e dei paesi dell'est che hanno fatto molta chiarezza sul terrorismo internazionale degli anni Settanta e Ottanta. In quella nota faceva esplicitamente il collegamento tra la presenza di Kram e l'attentato della strage di Pag. 63Bologna. La soluzione migliore per la procura di Bologna fu quella di aprire un piccolo fascicolo giudiziario, in cui inserì il nome di Kram insieme ad una millantatrice, che, nel frattempo, aveva scritto in Germania dicendo che sapeva di essere accusata per la strage: si archiviò il tutto e sparì anche in quella occasione.
Nulla si sarebbe saputo di tutta questa faccenda se la Commissione Mitrokhin, nell'ambito del lavoro che stava svolgendo, non avesse acquisito le carte riuscendo finalmente, dopo venticinque anni, a far capire a tutti chi fosse questo Kram.
Anche in accordo con recenti dichiarazioni, al momento della consegna alle autorità tedesche il soggetto in questione è stato fatto passare per un semplice falsificatore di documenti; in realtà si trattava di uno dei più stretti collaboratori di Carlos, che faceva parte del gruppo Separat.
Stiamo parlando - lo ripeto - di un uomo potentissimo poiché, mentre il suo capo Weinrich era in galera, essendo stato condannato all'ergastolo, egli si fece ventisette anni di latitanza. Anch'ella, signor sottosegretario, visto che ha ricoperto la carica di magistrato, può immaginare come non si tratti di un personaggio di poco rilievo, nonostante i procuratori di Bologna continuino a sostenere che trattasi di un semplice falsificatore; fra l'altro, grazie ai documenti acquisiti, il Kram è risultato essere anche un esperto di esplosivi.
Abbiamo anche dimostrato che un mese dopo la strage di Bologna il soggetto si è incontrato a Budapest - una delle sedi di Carlos - con la Fróhlich, la signora chiamata in codice Heidi, cioè colei che fu vista da un testimone a Bologna il giorno della strage e che fu arrestata a Fiumicino nel 1982 in possesso di un esplosivo compatibile a quello usato per l'attentato.
La procura di Bologna, pressata dalla Commissione Mitrokhin, è stata, obtorto collo, costretta ad aprire un fascicolo che ha definito il Kram persona informata sui fatti. Lo ripeto, De Gennaro - non il sottoscritto - già indicava un collegamento tra i fatti di Bologna e Kram, quindi l'imputazione avrebbe perlomeno dovuto essere riconosciuta nel momento in cui venne aperto un fascicolo; di contro, si è avuta la bellissima idea di aprire un fascicolo che indicava il Kram persona informata sui fatti.
Il Kram, il 14 dicembre, si è consegnato alle autorità tedesche, ma in questo paese non si sa mai nulla, non si è venuti a conoscenza del fatto che un personaggio così importante si era consegnato dopo ventisette anni di latitanza. Ai primi di gennaio è uscita un'agenzia ANSA in cui si informa che Kram, consegnatosi alle autorità tedesche, è stato posto in libertà condizionale, frutto di una trattativa tra il soggetto e le stesse autorità. La procura di Bologna, che nulla aveva detto e facendo finta di essere a conoscenza della cosa, non ha trovato di meglio da fare che annunciare una rogatoria per poter ascoltare Kram in Germania come persona informata sui fatti.
Lei capisce, signor sottosegretario, che in questo modo il Kram probabilmente si rifiuterà di parlare, contribuendo così a far chiudere definitivamente il fascicolo che lo riguarda; quindi, si continua a non voler capire che la presenza di Kram a Bologna non è stata casuale.
Capisce meglio di me, signor sottosegretario, che se un terrorista internazionale si è trovato a Bologna proprio in quei giorni, il fatto non può dirsi casuale. Tra l'altro, alla luce di quanto è emerso dai lavori della Commissione Mitrokhin, l'anno scorso Carlos ha ammesso in una intervista a Il Corriere della Sera che a Bologna era presente un suo uomo che usciva dalla stazione, anche se ha imputato l'attentato agli israeliani. Per carità, stiamo parlando di un gioco delle parti, in ogni caso finalmente si è stabilito che quell'uomo non si trovava casualmente a Bologna.
Noi vogliamo che la procura di Bologna indaghi veramente poiché non si può pensare, ancora una volta, di nascondere questa vicenda. Noi non accusiamo nessuno, ma sosteniamo - poiché a Bologna Pag. 64era presente Kram, probabilmente in compagnia della Fróhlich - la non casualità di questi fatti.
Quindi, chiediamo la massima attenzione nei confronti di questa importantissima rogatoria; vogliamo capire come verrà portata avanti e se, effettivamente, la procura di Bologna non era realmente a conoscenza della consegna di Kram dopo ventisette anni di latitanza.
L'interpellanza era molto più ampia ma è stata in parte cassata: ne prendo atto anche se in sede di replica tratterò di altre questioni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Scotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Raisi, l'interpellanza urgente ripercorre una vicenda che vede al centro dell'attenzione Thomas Kram, cittadino tedesco più volte segnalato agli organi di polizia di vari paesi come appartenente a cellule terroristiche e recentemente arrestato in Germania.
A suscitare giustamente attenzione è la probabile presenza del Kram in Italia, anzi nella città di Bologna, il giorno prima della terribile strage.
Ciò ha indotto gli interpellanti a chiedere se la procura di Bologna, a cui furono trasmessi rapporti e informazioni da varie forze di polizia, abbia svolto un'azione indagatrice idonea a considerare anche l'eventuale condotta partecipativa di tale personaggio nella drammatica strage della stazione di Bologna.
Che il Kram fosse in rapporto con vari elementi del terrorismo internazionale è riferito in diversi atti di polizia, compresa quella italiana; altrettanto che egli li mantenesse con tale Heidi, forse identificabile con Christa-Margot Fróhlich, elemento di spicco del ben noto gruppo eversivo Carlos; ancora, che il Kram fosse sospettato di aver preso parte ad episodi terroristici risulta da accertamenti di organi di polizia tedeschi ed austriaci. Infatti, la polizia tedesca accertò - o, almeno, la polizia tedesca riferisce di aver accertato - che il Kram avrebbe partecipato, in concorso con altri - tra cui, il suo collaboratore Schindler Rudolf -, all'attentato compiuto il 28 ottobre 1986 al dirigente dell'ufficio stranieri di Berlino, Harald Hollenberg, ferendolo alle gambe. La polizia tedesca riferì, inoltre, che il Kram, alla fine degli anni Settanta, aveva diretto in Germania la pubblicazione di un giornale di estrema sinistra. Per altro verso, la presenza in Italia di tale individuo è stata evidenziata in vari rapporti, nei quali si sottolineava che dai primi di settembre del 1979 egli risultava iscritto all'Università per stranieri di Perugia, per frequentare un corso di lingua italiana che sarebbe terminato il 21 dicembre successivo.
In una nota trasmessa dalla polizia di frontiera di Chiasso, si segnala che Kram, partito da Karlsruhe alle 10,30 del 1o agosto 1980, con il treno n. 201, risulta essere entrato in Italia alle 12,08, diretto a Milano, dal valico di frontiera di Chiasso. Dalla Digos di Bologna risulta che Kram, dopo la mezzanotte del 1o agosto 1980, giunse all'albergo Centrale di Bologna, sito in via della Zecca n. 2, dove fu identificato e registrato. È altrettanto vero che nella segnalazione datata 8 marzo 2001, il capo della polizia riferì che il Kram poteva aver preso alloggio in un albergo di Bologna il 1o agosto 1980, giorno antecedente a quello della strage, tanto da invitare - il medesimo capo della polizia - la questura di Bologna ad effettuare verifiche in tal senso, il cui esito la questura comunicò alla procura di Bologna con rapporto del 18 aprile 2001, di cui parlerò a breve.
Ho riferito tali fatti per essere estremamente obiettivo, per poter dire: è vero, esisteva tutto ciò; ma, allo stesso tempo, per poter analizzare secondo le note della procura della Repubblica di Bologna, se tali fatti consentissero una vera e propria indagine a carico di un indagato, in senso letterale, oppure se tali elementi, come sostiene la procura di Bologna, non esistessero. Sulla base di tali informazioni, gli interpellanti si chiedono perché la procura di Bologna ritenne di iscrivere il Kram a «modello 45», come persona informata Pag. 65dei fatti e non, piuttosto, a «modello 21», quale indiziato del reato. La spiegazione data dalla procura di Bologna, a seguito della precedente interpellanza - e che ha confermato, a seguito di nostra richiesta, per adempiere al dovere del Governo di rispondere a questa interpellanza - è, in buona sostanza, la seguente, articolata nei punti che esporrò.
In primo luogo, nonostante la caratterizzazione terroristica della sua personalità e nonostante l'accertata presenza in Italia, non erano emersi elementi indiziari di una qualche concretezza specificamente collegabili alla strage di Bologna, ossia tali da iscriverlo a «modello 21». Nonostante il fatto che fosse un terrorista, che frequentasse quegli ambienti, che fosse stato segnalato più volte come terrorista da varie polizie, che fosse presente in Italia nell'imminenza della strage di Bologna, non vi era alcun elemento per poterlo indiziare quale autore della stessa strage di Bologna.
Una successiva nota della procura di Bologna, ribadendo il contenuto della precedente, precisa che nella segnalazione dell'8 marzo 2001 il capo della polizia, a proposito dell'avere il Kram preso alloggio a Bologna la notte del 1o agosto 1980, vi dà rilevanza in rapporto alla strage - ma precisando «con tutte le cautele e riserve del caso» - semplicemente perché il terrorista Carlos in un suo contributo partecipativo alla giustizia, riportato successivamente dal quotidiano Il Tempo del 31 marzo 2000, aveva descritto la silhouette, cioè l'immagine, da lui intravista sul luogo della strage, di un compagno alla stazione, figura però praticamente sparita dalla sua memoria quando riferì i fatti collaborando con la magistratura.
Dunque, il collegamento che il capo della polizia fa tra il Kram e la strage di Bologna è interamente fondato su questo fatto.
In secondo luogo, i coniugi Di Costanzo e Amato, i quali secondo i rapporti della polizia avrebbero preso alloggio nell'albergo di Bologna insieme al Kram, sentiti a sommarie informazioni come testimoni dalla procura di Bologna, dissero di non conoscerlo e tanto meno di non aver mai pernottato con lui a Bologna.
In terzo luogo, nel corso delle perquisizioni per motivi doganali effettuate il 1o agosto 1980 (il Kram, infatti, avendo preso il treno da Karlsuhe a Milano, fu perquisito per motivi doganali), gli furono trovate indosso due lettere che la procura della Repubblica dichiara prive di rilevanza: una alla sua amica, sia pure indiziata di terrorismo, che parlava di ben altre cose; un'altra riguardava ragioni di studio relative all'iscrizione ad una università italiana per l'apprendimento della lingua italiana.
Dunque, neppure da queste perquisizioni, che pure erano indicate dalla polizia come un fatto abbastanza rilevante, si traggono elementi indiziari (non prove), ossia quel fumus di una minima concretezza, che consente di iscrivere un soggetto a «modello 21».
Infine, dagli accertamenti eseguiti dalla questura di Bologna, richiesti dal capo della polizia, era risultata confermata la presenza del Kram a Bologna il 1o agosto, ma nient'altro che potesse collegare in qualche modo tale presenza alla strage. Da notare che il capo della polizia chiedeva alla questura non soltanto accertamenti circa la presenza del Kram a Bologna (presenza che risultava anche dalla sua identificazione e dalla registrazione presso un albergo di Bologna), ma anche accertamenti circa lo specifico collegamento, almeno indiziario, tra la presenza di questa persona e la strage di Bologna.
Altrettanto fece la procura della Repubblica di Bologna nell'invitare la questura - la Digos, in particolare - a svolgere questi accertamenti.
Informazioni date con rapporto successivo non dettero alcun esito su questo punto, se non confermando la presenza del Kram presso un albergo di Bologna.
Dopo gli accertamenti svolti, come innanzi descritti, il fascicolo fu inviato all'archivio dalla procura in quanto atti non costituenti notizia di reato, senza alcuna richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari, prevista soltanto quando si voglia iniziare un'azione penale Pag. 66e ci sia un'indagine a carico di un determinato soggetto, il quale abbia quanto meno acquistato la qualità di indiziato con iscrizione a «modello 21».
Debbo dire, in base a questi elementi e alle informazioni fornite anche dal Ministero dell'interno, che la valutazione degli elementi per l'iscrizione in un modello o nell'altro - «modello 21» o «modello 45» -, iscrizione pur sempre provvisoria in rapporto alle eventuali emergenze di fatti nuovi, appartiene all'autonoma valutazione del magistrato dell'indagine, salvo - ben s'intende - una palese abnormità per iniziale inettitudine valutativa o per successiva inerzia di indagini. Sono queste le valutazioni che, a sua volta, il Ministero può fare per espletare indagini ispettive nei confronti di un ufficio giudiziario.
Nel caso concreto, per quanto esposto, la suddetta inettitudine iniziale non era delineabile né si configurava una successiva inerzia perché le indagini allo stato ritenute sufficienti anche in collaborazione attiva e passiva con autorità straniere, furono pur sempre eseguite nel modo che ho descritto. Non si trattava soltanto di un fascicoletto nel quale furono inserite le sole comunicazioni della polizia straniera.
Si trattò di indagini vere e proprie, con esami di testimoni, con richieste presso tutti gli organi che avevano avuto a che fare con il Kram, in rapporto alla strage di Bologna, per le eventuali connessioni e anche per l'acquisizione del materiale probatorio a seguito della perquisizione occasionalmente ricevuta dal Kram.
Fu per questa ragione che gli uffici del ministero non dettero corso all'accertamento ispettivo, a cui, nella risposta del 20 gennaio del 2006, fece riferimento l'allora sottosegretario Valentino.
Anzi, in quella sede, il sottosegretario disse che il ministro si riservava di delegare l'ispettorato generale, ma probabilmente non ritenne di sciogliere la riserva proprio per mancanza di specifici elementi su cui formulare lo specifico incarico per un'ispezione mirata o addirittura una inchiesta. La cosa non nasce ora, è nata con il precedente Governo.
La situazione potrebbe avere successivi sviluppi, sia a seguito della documentazione inviata dalla Commissione Mitrokhin, sia a seguito dell'arresto in Germania di Thomas Kram, avvenuto 15 giorni fa. Sulla documentazione della Mitrokhin la procura attende i risultati delle indagini demandate ai competenti organi di polizia, quanto all'arresto, la procura ne è venuta a conoscenza l'8 gennaio scorso ed avvierà al più presto gli opportuni contatti con le autorità tedesche per quanto necessario, anche per sentire il Kram.
Per ottenere un risultato in un interrogatorio, non basta iscriverlo al «modello 21», anzi, a maggior ragione, se l'indiziato di reato - deve trattarsi di un personaggio notevole - per tanti anni è riuscito ad essere latitante, nonostante gli atti compiuti presso varie polizie, si può immaginare che probabilmente il Kram tenti di nascondere le sue responsabilità, e non perché sia iscritto nel «modello 45» piuttosto che nel modello «21».
Eventuali fatti nuovi possono ovviamente determinare svolte con eventuali riprese di indagini secondo l'autonoma valutazione della procura competente e anche con una diversa iscrizione nel registro degli indagati, purché emergano oggi - perché non sono emersi ieri - eventuali indizi tali da poter consentire una iscrizione a «modello 21».
Perciò, il ministero si riserva di dare al Parlamento una pronta informazione, effettuando anche attraverso gli organi competenti quella vigilanza che la delicatezza del caso certamente impone.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.
ENZO RAISI. Signor Presidente, più che insoddisfatto mi dichiaro stupito. Non me ne voglia il segretario, che ringrazio per la sua correttezza e per il suo intervento. Lui non fa altro che leggere le carte che provengono dalla procura di Bologna.
Sulla prima parte non entro neanche nel merito, perché questo dibattito si è già svolto nella scorsa legislatura, in Commissione Mitrokhin. Abbiamo perdonato Pag. 67quello che è successo nel 2001 (dico così perché non voglio far polemiche in questa sede). Però, potrei dirle che mi sembra strano che nel modello 45 vengano messi insieme un terrorista internazionale e una mitomane che scrive alla Germania, e che si proceda ad un'indagine su due elementi che sono totalmente diversi. Lei ha fatto il magistrato, io no, ma può capire che è strano mettere sullo stesso livello Curcio e la signora Pina, che manda una lettera alla procura, con la quale sostiene di credere che qualcuno l'abbia accusata di aver partecipato ad attività terroristiche delle brigate rosse. È un po' strana la vicenda. Passi anche questo, ma nella Commissione Mitrokhin si svolse una seduta durante la quale si chiarì questo fatto e il procuratore capo - ci sono i verbali che parlano - disse che non sapeva quello che avevamo appena scoperto. Lo stesso dottor Mancuso, che all'epoca fu PM nel processo per la strage di Bologna, quando era consulente della commissione Mitrokhin, disse che non si era mai accertato il collegamento tra Kram e Carlos, però noi gli abbiamo esibito i documenti acquisiti dalla magistratura ungherese, che dimostravano che Carlos, Kram e la Fróhlich - collegamento mai dimostrato fino a quel momento - si erano riuniti un mese dopo la strage a Budapest.
Quindi, è caduto l'elemento di «ignoranza» riguardo a tali eventi. Questi potevano giustificare quanto accaduto nel 2001, ma non possono giustificare il fatto che sia stata riaperta un'indagine, in cui egli è ancora definito come «persona informata sui fatti»!
Ciò è avvenuto perché la «caratura» di Kram, se non poteva essere conosciuta nel 2001, non poteva essere ignorata nel 2004, quando i signori sono venuti ed hanno ricevuto dal sottoscritto la relazione della Commissione Mitrokhin che parlava di questi fatti. Infatti, vi sono 150 pagine, con documenti allegati, su chi è Kram e sul suo ruolo.
Ricordo che il senatore Andreotti si è alzato in Commissione Mitrokhin ed ha affermato che, dell'attività di tale Commissione, l'unico elemento di grande novità erano, effettivamente, i passaggi sulla strage di Bologna, ma che era meglio non votarli, perché, altrimenti, si sarebbe creato un forte attrito istituzionale tra Parlamento e magistratura. Infatti, ovviamente, si notano alcuni comportamenti quantomeno non trasparenti da parte della magistratura. Abbiamo quindi cercato di evitare di creare l'ennesimo conflitto con essa. Lo si può fare, però, se poi vi è un comportamento normale.
Infatti, non si possono fare certe affermazioni, alla luce di tutto quello che abbiamo consegnato. Loro citano la dichiarazione rilasciata da Carlos al Tempo nel 2000; ma Carlos nel 2005, in un'intervista al Corriere della Sera, ha finalmente ammesso che un suo uomo era uscito dalla stazione di Bologna quel giorno, e che tale uomo era Kram.
Quindi, qualcuno mi deve spiegare come sia possibile che, in questo paese, una procura non indaghi su un terrorista internazionale che è latitante da 27 anni e che il giorno della strage di Bologna era uscito dalla stazione, affermando che non vi sono indizi per farlo! Ma in questo paese si è indagato per molto meno!
Ricordo a tutti che sono state condannate, per la strage di Bologna, tre persone con un processo indiziario: nessuno ha mai dimostrato che, quel giorno, quei tre fossero lì! Poi, attraverso indizi e sulla base delle dichiarazioni di un testimone che si chiamava Sparti, sono arrivati ad emettere una condanna (che io non contesto, per carità! si tratta di una condanna definitiva: volete che mi metta a contestarla?). Mi domando, tuttavia, perché non si indaghi su un fatto evidente e che è sotto gli occhi di tutti!
Allora, la procura di Bologna viene a sapere, l'8 gennaio (praticamente, un mese dopo l'accaduto), che questo signore si è consegnato dopo 27 anni di latitanza perché ha letto un'agenzia ANSA - poiché l'8 gennaio è la data in cui è stata diffusa tale notizia -, ma mi dice che non hanno ancora fatto nulla!
Ho consegnato alla magistratura di Bologna la relazione della Commissione Mitrokhin su questi fatti, con tanto di documenti, Pag. 68ma io non sono stato ancora ascoltato da quella procura! Ripeto: non sono stato ancora ascoltato, e sono già passati sette mesi! Allora, questo è uno scandalo! Signor sottosegretario, faccio veramente appello al suo passato di magistrato: guardate bene in questa vicenda!
Vede, io credo molto nelle coincidenze. Recentemente, mi sono comprato un libro, intitolato Breviario laico. Si tratta di un libro, scritto da un sacerdote, che è un vero e proprio «breviario», e riporta ogni giorno una frase di un filosofo, di uno scrittore o di un sacerdote (in modo «laico», perché ci sono i detti di tutti).
Il giorno in cui ho presentato questa ultima interpellanza - che, ripeto, in parte è stata cassata - ho letto una frase di un teologo boemo, un sacerdote finito sul rogo il 6 luglio del 1415 su ordine del Concilio di Costanza. Quel giorno ho trovato, in una paginetta dedicata proprio a questo tema, la seguente frase di Jan Hus: «Cerca la verità, ascolta la verità, impara la verità, ama la verità, difendi la verità fino alla morte». Ripeto: l'ho letta proprio il giorno in cui ho presentato l'ennesimo atto di sindacato ispettivo sulla strage di Bologna.
Mi rivolgo a lei perché forse ci rivedremo altre volte, ma io non mollerò di un millimetro su questa vicenda, perché questo è uno degli scandali del nostro paese: mi riferisco alla volontà di non indagare e di non cercare la verità fino in fondo!
Vede, quel giorno, il 2 agosto 1980, non sono saltato per aria per pochi minuti. Infatti, mi stavo dirigendo alla stazione di Bologna, perché dovevo partire per svolgere il servizio militare nei Carabinieri, ed ho mancato la strage per 10 minuti! Non mi accontento del processo di Bologna: io voglio che si ricerchi, fino in fondo, chi c'era e cosa è successo quel giorno, perché su un fatto siamo tutti d'accordo. Infatti, c'è chi sostiene che il processo ha emesso una sentenza giusta e c'è chi sostiene il contrario, ma comunque mancano i mandanti e le motivazioni: lo ha affermato anche il pubblico ministero nella requisitoria finale.
Allora, vi dico che abbiamo un elemento di novità straordinario. Abbiamo accertato, innanzitutto, chi era finalmente questo Kram, che non è un appartenente alle Cellule rivoluzionarie (come qualcuno insiste a dire). È anche un membro di queste, ma fa parte del gruppo Separat di Carlos, della Stasi, dei «palestinesi». Se vuole, signor sottosegretario, le invio tutta la relazione, così si capisce anche di cosa stiamo parlando. In altri termini, c'è tutto il collegamento!
Questa persona è stata ben focalizzata, e non si può dire che quel giorno fossero lì per caso lui e la Fróhlich (che si chiamava Heidi). Certo, la procura mi dice che gli hanno trovato in tasca delle lettere indirizzate ad Heidi, ma questo era un nome di battaglia! Come è possibile leggere, esistevano due livelli: vi era il livello di quelli che lavoravano «alla luce del sole», come Kram, ed utilizzavano i documenti normali (ecco perché, quel giorno, aveva usato i propri) e vi erano quelli del livello «militare», che usavano invece i soprannomi. Ma volete che nelle tasche egli portasse documenti che dicessero ad Heidi: andiamo a trasportare gli esplosivi? Mi sembra anche banale la risposta che leggo lì, però è sotto gli occhi di tutti che non può essere casuale la presenza di Kram a Bologna quel giorno, della Fróhlich, che un testimone dice essere presente quel giorno a Bologna, di Carlos che dice che effettivamente quel giorno dalla stazione di Bologna era uscito uno dei suoi uomini di corsa perché avevano cercato di tendergli una trappola, o che altro! Ma vogliamo accertare la verità fino in fondo? Si può pensare di dire che questa persona probabilmente è a conoscenza dei fatti? Ma cosa ci faceva quel giorno quell'uomo a Bologna? Per molto meno abbiamo avviato processi di ben altro livello, se vogliamo citare il caso del senatore Andreotti: è bastato molto meno per aprire filoni giudiziari di quel tipo!
Ricordando quella frase che ho prima citato, perché le coincidenze per me significano qualcosa, dico che qui siamo solamente agli inizi - lo dico perché mi leggeranno «in coppia», la procura di Pag. 69Bologna e i servizi segreti, come anche le istituzioni che lei rappresenta - e io non mollerò mai su questa vicenda! E ogni volta se voi mi ritornerete a raccontare la stessa storia di sempre, io ricomincerò daccapo e aggiungerò quegli elementi di novità che vi saranno, perché questa storia deve essere portata in un normale tribunale e deve essere verificato fino in fondo cosa sia successo quel giorno a Bologna, incominciando da chi quel giorno effettivamente c'era.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.