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Allegato B
Seduta n. 100 del 30/1/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'undici e dodici gennaio si è tenuto a Caserta un Consiglio dei Ministri allargato, un seminario di Governo, che avrebbe dovuto essere nelle intenzioni l'appuntamento per rilanciare l'azione del Governo e fare il punto sulle necessità principali sostenute dalle diverse forze che sostengono l'attuale esecutivo;
quello di Caserta dovrebbe essere il primo di una serie di appuntamenti del genere finalizzati nelle intenzioni a dimostrare la vicinanza del Governo al territorio del paese;
al di là del fine sicuramente apprezzabile la sede del Governo resta Roma, la più appropriata per prendere le decisioni politiche che si ritengono necessarie, anche per evitare di costituire il precedente di un Governo itinerante;
dalla riunione di Caserta sono emersi diversi spunti di riflessione e la volontà di procedere ad una concreta politica di modernizzazione del Paese;
il punto più caratterizzante è stato senza dubbio l'impegno preso dal Governo verso il Sud e le aree svantaggiate del Paese, con l'impegno e la consapevolezza che sostenerne lo sviluppo coincide con l'obiettivo di rilanciare l'intero sistema Italia, rendendolo più coerente e competitivo;
per il rilancio del Meridione è stata annunciata una cifra senza dubbio importante ben 100 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 equivalenti a circa 200 mila miliardi di vecchie lire, che tradotti per ogni singolo anno significa una media di 14 miliardi all'anno;
un impegno enorme che evidenzia la volontà di affrontare definitivamente la questione meridionale e responsabilizza i suoi destinatari, soprattutto perché dei 123 miliardi di lire ben 100 la quasi totalità dunque è come detto destinata al sud, si tratta evidentemente di un'occasione storica;
il rilancio del sud al di là della cifra che può sostenerlo è però inevitabilmente legato ad una visione industriale e strutturale di tale rilancio;
l'industria, soprattutto la grande industria, può produrre quell'indotto di impresa e di iniziativa di cui il sud è oggi carente e di cui da anni ha invece bisogno, al contrario si assiste oramai da tempo alla mancanza di un piano industriale coerente e concreto per il sud che, invece, è stato caratterizzato specie negli ultimi 10 anni da dismissioni continue e costanti, che hanno gravemente depauperato non solo il sistema industriale del mezzogiorno, ma inevitabilmente, anche quello finanziario e bancario, basti pensare alla scomparsa del Banco di Napoli uno dei più importanti istituti di credito della storia italiana impoverendo in particolare il comprensorio del napoletano;
il sostegno alla affermazione di un piano industriale concreto che possa fungere da volano anche al sud per l'affermazione di una mentalità d'impresa adeguata ai tempi, capace di promuovere anche un sano sviluppo sociale, è un impegno che va sostenuto precisato e focalizzato;
attraverso l'affermazione di una rete industriale coerente e del suo indotto di piccole e medie imprese si può ottenere anche il rilancio di un sistema di credito produttivo sicuro autonomo ed efficiente;
appare dunque necessario rispetto ad uno stanziamento di tale entità evitare accuratamente qualsiasi rischio di spreco o cattiva gestione, che non sarebbe economicamente e socialmente sopportabile;
è fondamentale precisare al più presto i settori d'intervento di questo finanziamento ed i metodi per la sua corretta gestione, con l'individuazione di responsabilità certe, se esisterà ad esempio davvero, come annunciato, un unico centro di spesa, o cabina di regia che dir si voglia;
sarà necessario che la spesa sia erogata in maniera altamente selettiva, a partire da infrastrutture e servizi primari; senza dimenticare la necessità che ricevano adeguata considerazione settori nevralgici come quello dell'industria manifatturiera;
la città di Napoli ed il suo comprensorio, rappresentano un agglomerato urbano di più di 4 milioni di persone, una realtà complessa, estremamente difficile da governare, specie di fronte alla drammatica debolezza delle sue strutture industriali e finanziarie, una realtà le cui dimensioni amplificano inevitabilmente le carenze del sistema produttivo meridionale che qui si manifesta in tutta la sua crudezza, ma Napoli la Campania rappresentano però non solo un grande patrimonio storico e culturale da tutelare ma anche una risorsa enorme su cui investire;
è altresì fondamentale chiarire quale è l'esatta area geografica di intervento prevista per questi stanziamenti se ad esempio l'area di intervento comprende anche la Sardegna e zone laziali e di qualche altra regione, così come era previsto dall'allora Cassa per il Mezzogiorno;
risulta infine inevitabile ed auspicabile fare chiarezza sulla reale entità di tali finanziamenti nonché sulla loro provenienza, se cioè parte di questi fondi erano stati già previsti dalla legge finanziaria appena approvata o, se anche in parte, risalgono anche a decisioni del vecchio esecutivo, infine non meno importante appare chiarire quanti di questi finanziamenti hanno origine europea e quanti, invece, attribuibili alle casse dello Stato -:
quali siano le intenzioni del Governo rispetto alla necessità di precisare, alla luce di quanto esposto in premessa, l'entità effettiva dello stanziamento, la sua provenienza, l'area di intervento su cui questo agirà, le modalità di selezione per l'accesso a tali ingenti somme, nonché i criteri organizzativi che sovrintenderanno al loro utilizzo e quelli che saranno utilizzati per l'individuazione delle priorità di spesa ed, infine, quante di queste risorse verranno impiegate nello specifico per sostenere il rilancio del comprensorio industriale di Napoli e della sua provincia.
(2-00334) «Ossorio, Donadi».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 7 dicembre 2006 sono stati rapiti dal Mend (Movement for the Emancipation of the Nigerian Delta) Francesco Arena, Roberto Dieghi, Cosma Russo e il libanese Imad Saliba, tecnici Eni che si occupano dell'estrazione di petrolio nell'area del delta del fiume Niger;
Roberto Dieghi, è stato liberato dai ribelli del Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger (Mend) qualche giorno fa come «atto di buona volontà in attesa che il governo contraccambi»;
a poche ore dalla liberazione del tecnico italiano il gruppo ribelle precisa comunque che la loro «campagna» proseguirà anche con atti di sabotaggio contro gli impianti delle compagnie petrolifere accusate di non restituire alle popolazioni che vivono sul delta, principalmente i poverissimi di etnia Ijaw (14 milioni di abitanti), parte dei profitti ricavati dall'estrazione degli idrocarburi;
le richieste che il Mend sottopone all'Eni e al Governo italiano come condizione per la liberazione degli ostaggi sono principalmente: il risarcimento del debito ecologico, l'investimento in infrastrutture che consentano di migliorare la situazione sociale delle popolazioni locali, (nei villaggi non c'è acqua nè energia elettrica), maggiore partecipazione alle risorse estratte e il rilascio di alcuni detenuti nelle prigioni nigeriane;
nei primi anni '90 Saro Wiwa e gli ogoni si mobilitarono organizzando nel gennaio 1993 un raduno all'interno del quale circa 300 mila ogoni intervennero per protestare contro la Shell, dichiarando che «La marcia è contro la devastazione dell'ambiente, contro il mancato pagamento delle royalties. È contro la Shell. È contro il Governo Federale perché sta cercando di distruggere il popolo degli ogoni». Nel 1995 Ken Saro Wiwa e altri otto suoi connazionali furono impiccati sulla base di un falso processo condannato dall'allora premier britannico John Major;
dal sito internet dell'Eni apprendiamo che «Eni è presente nel settore dell'esplorazione e produzione degli idrocarburi in Nigeria dal 1962. Attualmente l'Eni opera in Nigeria attraverso la Nigerian Agip Oil Company (NAOC), l'Agip Energy and Natural Resources (AENR) e la Nigerian Agip Exploration Ltd (NAE), società interamente controllate. L'Eni partecipa inoltre, con una quota del 5 per cento, nella NASE, che è la principale joint-venture petrolifera del Paese (dispone di 36 blocchi nell'onshore). Nel 2005, la produzione di petrolio e gas naturale in quota Eni in Nigeria è stata di circa 152 mila barili di olio equivalente al giorno (boe/giorno). Nel settembre 2005 Eni ha acquisito due nuove partecipazioni nell'offshore nigeriano, situate a circa 200 chilometri dalla costa, nelle concessioni di sviluppo denominate «120» e «121»;
nel settore della liquefazione del gas naturale l'Eni partecipa in due joint-ventures: la Nigerian LNG (NLNG) e la Brass LNG (BLNG). La Nigerian LNG (NLNG) Ltd, società nella quale l'Eni detiene una quota del 10,4 per cento, ha realizzato e gestisce l'impianto di liquefazione del gas naturale di Bonny Island. Questo impianto attualmente comprende tre linee che producono complessivamente circa 8,7 milioni di tonnellate/anno di LNG. La capacità dell'impianto è destinata ad aumentare fino a circa 22 milioni di tonnellate/anno di LNG, al completamento della quarta, quinta e sesta linea di liquefazione. In tal modo la Nigeria si collocherà tra i maggiori produttori al mondo di LNG. (sito ENI);
dal Delta del fiume Niger si estraggono circa 2,5 milioni di barili di petrolio al giorno. La foresta, con i suoi preziosi boschi di mangrovie, è invasa dalle fiamme dei pozzi e dalle esplosioni causate dal devastante fenomeno del gas flaring. Il petrolio e il gas non hanno portato benefici alla gente della zona del Delta. Solo una ristretta élite al governo si è arricchita a scapito della maggioranza della popolazione che è stata invece perseguitata, impoverita e inquinata. Qui, in un ecosistema fluviale fragilissimo, tra mangrovie ed antiche etnie, le popolazioni vivevano di agricoltura e di pesca;
con scarsissima capacità profetica la community finanziaria InvestireOggi il 31 luglio 2006 titolava «Eni: Nigeria, situazione tornata alla normalità», salvo poi, essere nettamente smentita a distanza di poche settimane;
in Italia si vogliono costruire rigasificatori per importare il gas nigeriano e «per diversificare le fonti». Si tenta di diminuire la dipendenza dall'Algeria e dalla Russia quando la Nigeria è «in fiamme» e gli impianti vengono presidiati dall'esercito e da mercenari armati al soldo delle multinazionali;
come diceva Enrico Mattei, le politiche internazionali si intrecciano con quelle energetiche e lì dove servirebbe cooperazione e reciprocità ora c'è liberismo e militarizzazione, colpendo oltre alle popolazioni locali le centinaia di lavoratori italiani impegnati nelle nostre compagnie di bandiera;
come ha più recentemente scritto l'ambasciatore Roberto Toscano, gli interventi di sviluppo nei paesi meno sviluppati dovrebbero seguire il principio di «non fare danni» e come esempio contrario cita proprio il caso del delta del Niger dove «la lotta disperata di comunità in miseria per ottenere le briciole del sontuoso banchetto che il boom petrolifero ha prodotto in questo angolo di mondo, ricco di petrolio ma con una terribile povertà». È molto significativo che la stessa società responsabile dello sviluppo delle risorse petrolifere della regione, la Shell, abbia, in un rapporto interno dai toni autocritici, ammesso che la propria azione, anche se involontariamente, «produce, alimenta o esaspera i conflitti» -:
se il Governo sia impegnato - e in quali modi - per la liberazione dei lavoratori ancora oggi ostaggi del Mend e se intenda, alla luce di questi gravissimi accadimenti, ridefinire le proprie politiche energetiche con una evidente ripercussione nelle attinenze internazionali, a partire dall'instaurazione di nuove relazioni con le popolazioni locali;
se intenda chiedere conto all'Eni se utilizza in Nigeria gli stessi standard di sicurezza e di tutela dell'ambiente applicati in base ai protocolli della tanto pubblicizzata «responsabilità sociale d'impresa» «in tutti i Paesi dove opera», se la nostra compagnia rispetti i diritti umani nella zona del Delta e quali sistemi vengano adottati per proteggere il personale operativo in loco.
(2-00337) «Cacciari, Mantovani, Migliore».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
ci si interroga sulle ragioni del modo che gli interpellanti giudicano anomalo,
non trasparente e semiclandestino con cui il Governo italiano, senza previa delibera del Consiglio dei ministri e senza previa comunicazione al parlamento - secondo notizie pubblicate in un articolo di Orazio Carabini nel Sole 24 Ore e in un editoriale del Corriere della Sera del professor Francesco Giavazzi il 27 gennaio - intenderebbe procedere alla privatizzazione senza gara della quota statale del 36,13 per cento della società Terna, la società di gestione della rete elettrica nazionale italiana, dotata di ingente valore patrimoniale e strategico, mediante la sua confluenza nel fondo chiuso immobiliare, denominato Fondo Italiano per le InfrastruttureF2i, costituito a Milano il 23 gennaio 2007, con la partecipazione del Ministro dell'economia Padoa Schioppa, del presidente della Cassa depositi e prestiti Alfonso Jozzo, del presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti -:
se il Ministro Padoa Schioppa avesse un mandato del Presidente del Consiglio per la partecipazione a tale iniziativa e con quale ruolo;
quali siano le ragioni per cui nella SGR (Società di gestione del risparmio), che gestirebbe tale fondo, la Cassa Depositi e Prestiti avrebbe una quota di 150 milioni pari al 10-15 per cento, mentre le banche SanIntesa e Unicredit avrebbero quote di 150 milioni ciascuna, pari al 20-30 per cento complessivamte, e le Fondazioni bancarie Cariplo, Monte dei Paschi, Carisbo e Crt e altre minori avrebbero complessivamente una quota di 300 milioni, così da determinare una maggioranza di controllo per 40-60 per cento di un gruppo di banche e fondazioni bancarie, mentre la presenza della Cassa depositi e prestiti nel fondo le garantirebbe, presso i risparmiatori;
quali siano le modalità con cui si pensa di effettuare la valutazione del valore patrimoniale del conferimento a F2i della partecipazione in Terna del Ministero dell'economia e delle finanze (pari al 6,14 per cento) e di quella della Cassa pepositi e Prestiti (29,99 per cento), controllata dallo stesso Ministero, che insieme ne comportano il controllo, salvo Opa;
perché, data questa formula «IRI», nuova per un fondo di investimento, il Ministero dell'economia e delle finanze non partecipi all'F2i con una quota comparabile a quella delle banche e se la decisione per cui nella SGR l'ex gruppo Intesa avrebbe una posizione privilegiata, superiore a quella della Cassa depositi e prestiti grazie alla duplice, presenza - secondo gli interroganti anomala - tramite la fondazione Cariplo e SanIntesa discenda da scelte del Presidente del Consiglio o del Ministro dell'economia o di entrambi o anche di altri Ministri, con competenza nelle Infrastrutture;
se il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia ritengano corretto che fra i gestori di un fondo in cui confluiscono importanti infrastrutture nazionali abbia una posizione rilevante un gruppo di fondazioni bancarie, mentre queste non dovrebbero avere attività imprenditoriali finanziarie o industriali, ma sostanzialmente meri compiti di investimento dei propri cespiti patrimoniali;
se il progetto finanziario e industriale del Fondo F2i che, secondo le dichiarazioni rese note nella riunione del 23 gennaio da Alfonso Jozzo, dovrebbe occuparsi anche di autostrade, porti, ferrovie, trasporti locali e di cui è stato nominato Amministratore delegato, Vito Gamberale, ex Amministratore delegato di Autostrade, abbia una consonanza con il progetto di Fondo per le infrastrutture che questi lanciò in un convegno indetto da il Riformista il 23 marzo 2006 cui presero parte Chicco Testa, presidente di Roma Metropolitana, Vincenzo Pozzi, allora presidente dell'Anas, Pietro Ciucci, già Direttore Generale dell'IRI attuale Presidente dell'Anas, Alfredo Macchiati, responsabile affari regolatori delle Ferrovie dello Stato, in precedenza con lo stesso incarico nell'Enel;
se vi sia un collegamento fra l'opposizione del Ministro delle infrastrutture Di
Pietro alla fusione Abertis Autostrade, che ha trovato supporto in apposito articolo della legge finanziaria per il 2007, e questo Fondo;
se risponda al vero che il Presidente del Consiglio e i Ministri competenti ritengono di dover fare affluire in questo Fondo la Società della rete del gas SRG (SNAM Rete GAS) del gruppo Eni e quale collegamento vi sia tra tale proposta e la costituzione della borsa del gas, di cui al recente decreto sulle liberalizzazioni;
se,dateledichiarazionidel Presidente di Cassa depositi e prestiti, risponda al vero che anche Rete ferroviaria italiana o il progettoTAV dovrebbero confluire nel Fondo e se il Ministro dei trasporti Bianchi sia al corrente di tale progetto;
se data la straordinaria somiglianza fra il «piano Rovati» di rete delle reti di cui il Presidente del Consiglio dichiarò, a suo tempo, di non essere a conoscenza e il nuovo fondo infrastrutture F2i e la campagna mediatica in corso contro Marco Tronchetti Provera, maggiore azionista di Telecom Italia, tramite Olimpia - risponda al vero che il governo intenda farsi promotore del trasferimento ad F2i della rete telefonica di Telecom Italia a suo tempo previsto dal «piano Rovati», che trovò l'opposizione di Tronchetti Provera, allora Presidente di tale Società.
(2-00338)
«Bondi, Elio Vito, Leone, Armosino, Brancher, Fratta Pasini, La Loggia, Moroni, Romani, Gianfranco Conte, Baldelli, Biancofiore, Cesaro, Craxi, Della Vedova, Jannone, Lainati, Marinello, Marras, Milanato, Osvaldo Napoli, Paroli, Mario Pepe, Picchi, Santelli».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 2006 (Finanziaria 2007) proroga dal 31 dicembre 2006 al 31 dicembre 2007 il termine di scadenza del regime transitorio della normativa sulle discariche introdotta dal decreto legislativo n. 36 del 2003 e attuata dal decreto ministeriale 3 agosto 2005;
tale proroga comporta che fino al 31 dicembre 2007 nelle discariche già esistenti alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 36 del 2003 (e con piano di adeguamento approvato), sarà possibile continuare a conferire i rifiuti per i quali queste erano state autorizzate in base alla precedente disciplina contenuta nella Deliberazione del Comitato interministeriale 27 luglio 1984 (articolo 17, comma 1, decreto legislativo n. 36 del 2003); nelle discariche autorizzate successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 36 del 2003 sarà possibile continuare a smaltire determinate tipologie di rifiuti secondo le condizioni e i limiti di accettabilità previsti dalla Deliberazione del Comitato interministeriale 27 luglio 1984 (articolo 17, commi 2 e 6, lettera a), decreto legislativo n. 36 del 2003) e in particolare: nelle discariche per rifiuti inerti, i rifiuti precedentemente avviati in discariche di II categoria, tipo A (ad esempio, sfridi di materiali da costruzione, materiali provenienti da demolizioni, costruzioni e scavi, materiali ceramici cotti, vetri di tutti i tipi, rocce e materiali litoidi da costruzione); nelle discariche per rifiuti non pericolosi, i rifiuti precedentemente avviati in discariche di I categoria (ad esempio, rifiuti solidi urbani e rifiuti a questi assimilati) e II categoria, tipo B; nelle discariche per rifiuti pericolosi, i rifiuti precedentemente avviati in discariche di II categoria, tipo C e III categoria, (ad esempio, rifiuti tossici e nocivi);
questo significa che solo dal 1o gennaio 2008 troveranno applicazione in via obbligatoria i valori limite e le condizioni di ammissibilità dei rifiuti in discarica previste dal decreto ministeriale 3 agosto
2005, fra cui anche l'obbligo di caratterizzazione del rifiuto a carico del produttore prima del conferimento;
dalla proroga del regime transitorio sono espressamente escluse, limitatamente al conferimento dei materiali di matrice cementizia contenenti amianto, le discariche di II categoria, tipo A, ex «2A» e le discariche per rifiuti inerti. Pertanto questi rifiuti dovranno essere smaltiti secondo le disposizioni dell'Allegato 2 del decreto ministeriale 3 agosto 2005 e, cioè, nelle discariche per rifiuti pericolosi o in quelle per rifiuti non pericolosi, dedicate o dotate di cella monodedicata (secondo la classificazione del decreto legislativo n. 36 del 2003) ovvero in discariche classificate almeno nella II categoria, tipo B (secondo la precedente classificazione);
il 18 maggio 2006 presso la Prefettura di Lecce viene sottoscritto un protocollo relativo all'incontro tra il Commissario Delegato per l'Emergenza ambientale in Puglia-Presidente della Regione Puglia, il Presidente della Provincia di Lecce, i Presidenti delle A.T.O. per la gestione dei rifiuti urbani nei bacini Le/1, Le/2, Le/3, i Sindaci dei comuni di Nardò, Cavallino, Ugento, Campi Salentina, Poggiardo, Melpignano, Corigliano d'Otranto, rappresentanti di ARPA Lecce ed ARPA Bari, ASL Le/1 ed ASL Le/2, con il quale si creava un nuovo ciclo di rifiuti: cessazione entro il mese di luglio 2006 delle attività di smaltimento del rifiuto tal quale a Nardó; possibilità di conferire presso la discarica di Nardò la sola frazione secca dei rifiuti «al fine di procedere al rimodellamento del profilo di chiusura finale della discarica di Castellino»; conferimento della frazione umida, previa biostabilizzazione prima dello smaltimento in discarica, presso la discarica di Ugento; ricognizione delle disponibilità impiantistiche dei privati da effettuare in collaborazione con la Provincia di Lecce e le ATO interessate;
il 26 maggio 2006 con la deliberazione n. 4, l'assemblea dell'A.T.O. Le/2 delibera di non accogliere l'accordo sottoscritto in Prefettura il 18 maggio 2006 per i seguenti motivi: 1) necessaria e preliminare verifica della presenza sul territorio di discariche pubbliche idonee all'uso; 2) indeterminatezza della proposta commissariale in relazione ai costi di smaltimento presso gli impianti privati, se presenti; 3) il rifiuto, espresso dal Comune di Ugento nel consiglio comunale del 24 maggio 2006, di accogliere la frazione umida presso la propria discarica, che di fatto rende non attuabile l'accordo del 18 maggio, sottoscritto con riserva che stabiliva, tra l'altro, che la frazione secca dovesse essere smaltita presso la discarica di Nardò; tale deliberazione è stata comunicata al Presidente Vendola presso la Struttura Commissariale il 31 maggio;
nonostante il parere contrario dell'A.T.O. Le/2 si è proceduto alla pubblicazione dell'Avviso del Commissario Delegato per l'emergenza ambientale del 31 maggio 2006, con il quale vengono invitati i soggetti gestori di impianti di trattamento di rifiuti, a manifestare il proprio interesse «a definire specifiche intese a tempo determinato, finalizzate al trattamento di biostabilizzazione e selezione dei rifiuti urbani prodotti in comuni della Provincia di Lecce ed al successivo conferimento delle frazioni selezionate nelle discariche locali per rifiuti urbani». L'avviso pubblicato il 31 maggio dava 10 giorni di tempo (entro il 10 giugno) alle ditte interessate a presentare il proprio interesse;
nel frattempo, sul fronte dei ricorsi dinanzi alla giustizia amministrativa, avveniva quanto segue: l'azienda Monteco (Gruppo Montivaca), premettendo di essere concessionaria del servizio di smaltimento RSU per il bacino Le/3 (Ugento) e Lecce/2 (Corigliano e Poggiardo) impugnava innanzi al Tar Bari con ricorso n. 833/04 n. 832/04 e con gli avvocati Federico Massa e Francesco Cantobelli i decreti commissariali nn. 312 e 311 del 13 dicembre 2003 con il quale veniva indetta gara pubblica per l'affidamento della gestione dell'impianto complesso a servizio del bacino Le/3 (costituito da centro di selezione e linea di stabilizzazione del Comune di Ugento) e Le/2 (costituito da
centro di selezione e linea di stabilizzazione del Comune di Melpignano);
in entrambi i ricorsi si costituiva la Regione Puglia con l'avvocato Pietro Nicolardi;
il Tar Bari, con sentenze n. 1157/05 e 1165/05 rigettava i ricorsi, non riconoscendo una legittimazione del concessionario di una discarica ad impugnare gli atti di altra procedura complessa;
tale sentenza veniva impugnata al Consiglio di Stato dalla Monteco con gli avvocati Gianluigi Pellegrino e Federico Massa;
il 1o luglio 2006 presso la Prefettura di Lecce, si tiene un incontro tra il Commissario Delegato per l'Emergenza ambientale in Puglia-Presidente della Regione Puglia, il Presidente della Provincia di Lecce, i Presidenti delle A.T.O. per la gestione dei rifiuti urbani nei bacini Le/1, Le/2, Le/3, i Sindaci dei comuni di Nardò, Cavallino, Ugento, Campi Salentina, Poggiardo, Melpignano, Corigliano d'Otranto, rappresentanti di ARPA Lecce ed ARPA Bari, ASL Le/1 ed ASL Le/2, con il quale, «si concordava di definire entro 10 giorni modalità e tempi di attivazione delle operazioni di trattamento preliminare mediante selezione delle frazioni secca ed umida, presso gli impianti di Poggiardo e Melpignano con avvio di quella umida agli impianti privati da individuarsi tra quelli che hanno manifestato la propria disponibilità e che siano nel brevissimo periodo utilizzabili. La verifica dei maggiori costi rivenienti dal trattamento preliminare dei rifiuti indifferenziati sarebbe stata condotta in maniera congiunta tra la struttura commissariale ed i rappresentanti del bacino Le/2. Per quanto concerne la frazione secca restavano individuate due opzioni: 1) in via prioritaria la possibilità di utilizzarla per il rimodellamento in volumi disponibili di altre eventuali discariche presenti sul territorio provinciale a valle della verifica di cui sopra; 2) in subordine, ove la verifica di cui sopra avesse dato esito negativo, l'utilizzo per il modellamento e la chiusura della discarica di Nardò»; fatta salva la concertazione tra Commissario, ATO Le/2 ed amministrazioni locali per la verifica tecnica ed economica delle soluzioni prospettate, il Commissario delegato si impegnava a verificare, presso il Dipartimento Nazionale della protezione civile, la possibilità di sostenere gli aumenti dei costi di trattamento durante la fase della sperimentazione;
il presidente della Provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino, che con il suo studio legale aveva presentato i ricorsi per conto di Monteco, abbandonava polemicamente il tavolo della Prefettura dichiarando di aver proposto, in qualità di avvocato, una soluzione transattiva tra Monteco e Cogeam, soluzione rifiutata da Cogeam; in quell'occasione Pellegrino (come risulta dai verbali della riunione) definiva «demenziale» la scelta dei Commissario Vendola di procedere con l'affidamento a Cogeam;
intanto sul fronte giudiziario, Monteco (sempre difesa dallo studio Pellegrino) impugnava al Consiglio di Stato le sentenze n. 1157/05 e 1165/05;
la Regione Puglia non si costituiva in giudizio e il Consiglio di Stato, con sentenza n. 2253/06 e n. 2254/06 accoglieva l'appello riconoscendo la illegittimità della procedura per non aver il Commissario comunicato l'avviso dell'avvio del procedimento, ex articolo 7 legge n. 241 del 1990. Unico ricorso in cui la Regione Puglia non costituita, ha perso;
ancora più recentemente, Monteco, sempre difesa dagli avvocati Pellegrino e Massa, ha chiesto la esecuzione del giudicato del Consiglio di Stato, sostanzialmente domandando l'annullamento dei contratti sottoscritti da Vendola, dopo aver dato l'avviso ex articolo 7 legge n. 241 del 1990;
il 26 luglio 2006 nel nuovo incontro presso la Prefettura di Lecce, tra il Commissario Delegato per l'Emergenza ambientale in Puglia-Presidente della Regione Puglia, il Presidente della Provincia di
Lecce, i Presidenti delle A.T.O. per la gestione dei rifiuti urbani nei bacini Le/1, Le/2, Le/3, i Sindaci dei comuni di Nardò, Cavallino, Ugento, Campi Salentina, Poggiardo, Melpignano, Corigliano d'Otranto, rappresentanti di ARPA Lecce ed ARPA Bari, ASL Le/1 ed ASL Le/2, ritorna l'armonia tra il Presidente della Provincia di Lecce Pellegrino e il Commissario Vendola; nel corso dell'incontro viene sintetizzata una proposta operativa per la gestione della fase di emergenza nella gestione dei rifiuti per il Bacino Le/2: 1) la fase di chiusura della discarica di Nardò è avviata a partire dal 15 novembre 2006 per essere completata entro e non oltre il 30 gennaio 2007; 2) entro tali termini il Commissario si impegna ad indicare il conferimento della frazione secca e di quella umida per i Comuni del Bacino Le/2. Il suddetto decreto sarà definito, relativamente alle diverse opzioni, di concerto con l'ATO Le/2; 3) il Commissario delegato si impegna a coprire in quota parte per i Comuni dell'ATO Le/2 eventuali maggiori oneri finanziari rivenienti dai trattamenti preliminari dei rifiuti indifferenziati. Tale contributo sarà calcolato fissando l'obiettivo minimo di raccolta differenziata del 30 per cento a carico dei Comuni;
il Commissario Delegato in data 31 luglio 2006 convoca un incontro, tra l'altro, con la Ditta Sud Gas srl (Gruppo Monticava), proprietaria dell'impianto di trattamento rifiuti speciali in Poggiardo, per definire modalità tempi e costi del seguente programma: sviluppare entro il 15 novembre 2006 una fase di sperimentazione della biostabilizzazione della frazione umida dei rifiuti urbani, per verificare la possibile utilizzazione della stessa attività di recupero e di ripristino ambientale; attivare a partire dal 16 novembre le operazioni di biostabilizzazione e selezione dei rifiuti prodotti nel bacino Le/2;
l'impianto di Poggiardo, così come progettato e realizzato, non è conforme alle disposizioni del decreto commissariale n. 296 del 2002 (Integrazione piano Fitto) che prevede che il rifiuto deve essere prima stabilizzato e poi selezionato mentre l'impianto di Poggiardo prevede prima la selezione e poi la biostabilizzazione;
la differenza fra i due schemi è rilevante sotto il profilo dell'impatto ambientale a vantaggio di quello che prevede prima la biostabilizzazione;
l'impianto dovrebbe produrre frazione secca da destinare a CDR e frazione umida da destinare a ripristino Ambientale;
con Determina n. 468 del Settore Ecologia della Regione Puglia su proposta del Commissario Delegato per l'emergenza ambientale in Puglia, si stabilisce: «di ritenere il progetto concernente l'adeguamento dell'impianto trattamento rifiuti in località Pastorizze, nel Comune di Poggiardo (Lecce), proposto dalla Sud Gas Srl - Via F.lli Rosselli, 21 - Campi Salentina (Lecce), ai sensi dell'articolo 23, comma 4, lettere b) e c) e dell'articolo 32 del decreto legislativo n. 152 del 2006, escluso dalle procedure di V.I.A. per tutte le motivazioni che qui si intendono integralmente riportate e con la prescrizione che gli enti pubblici interessati definiscano e realizzino adeguate misure per la mitigazione degli impatti causati dall'aumento del traffico veicolare, con particolare riferimento alla manutenzione della viabilità di accesso all'impianto»;
tale determinazione viene assunta dal settore sulla base, tra l'altro, di una nota con cui il 9 ottobre 2006 il Commissario Delegato per l'emergenza in materia di rifiuti in Puglia comunicava al Settore Ecologia che era necessario utilizzare l'impianto della Sud Gas per un intervento urgente, di carattere temporaneo, promosso dallo stesso Commissario Delegato e finalizzato, a scopo di protezione civile, a fronteggiare una situazione di crisi nella gestione dei rifiuti urbani nell'ambito territoriale ottimale LE 2;
l'adeguamento dell'impianto Sud Gas di Poggiardo segue quindi una procedura d'urgenza e vengono bruciati i tempi; lo stesso non accade per gli altri impianti
oggetto dei bandi di gara per i quali la VIA è stata richiesta tra febbraio e marzo 2005 e, a quanto pare, è stata rilasciata tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007;
l'urgenza, adottata a motivazione nel bacino Lecce 2, non à condivisibile perché la stessa cosa sarebbe dovuta succedere anche negli altri bacini in Puglia (es. Le/3 continua con il tal quale);
l'incremento dei costi è tale che genera nel bacino un incremento della spesa di 11.000.000 di euro, passando da 5 a 16 milioni di euro l'anno e pertanto anche il contributo della protezione civile di 4 milioni risulta insufficiente;
solo dopo, ossia in data 3 novembre 2006 vengono sottoscritti due Protocolli d'intesa tra il Commissario Delegato per l'Emergenza rifiuti in Puglia, la società Sud Gas s.r.l, che gestisce l'impianto di selezione e biostabilizzazione a Poggiardo e l'Autorità per la gestione dei rifiuti urbani Le/2 e la Provincia di Lecce, riferiti rispettivamente all'attivazione della fase di sperimentazione per la biostabilizzazione dei rifiuti urbani del bacino Le/2 ed alla realizzazione delle integrazioni impiantistiche dell'impianto di Poggiardo della Sud Gas srl;
in assenza di dati sulla sperimentazione, avviata solo con protocollo del 3 novembre, il Commissario Delegato con ordinanza n. 51/Cd del 21 dicembre 2006 autorizza, a far data dal 28 dicembre 2006, il funzionamento dell'impianto di Poggiardo della Sud Gas srl per il trattamento di biostabilizzazione e selezione esclusivamente dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti dai Comuni del bacino Le/2 fino al 31 dicembre 2007;
il Commissario Delegato con ordinanza n. 53/CD del 2 gennaio 2007 stabilisce ed ordina che i rifiuti urbani prodotti nel bacino Le/2 e trattati nell'impianto di Poggiardo della società Sud Gas srl siano conferiti negli impianti autorizzati di discarica di rifiuti speciali non pericolosi delle società Vergine ed Ecolevante a Taranto;
solo in data 25 gennaio 2007, nel corso di una seduta del Comitato di monitoraggio presso la Provincia di Lecce, arrivano i primi risultati della sperimentazione condotta presso l'impianto Sud Gas di Poggiardo da Università di Bari e Lecce e Arpa Puglia;
pare che da questi risultati emerga che il rifiuto trattato presso la Sud Gas, per il sopravaglio secco, non è idoneo ad essere classificato come CDR e per il sottovaglio umido ad essere utilizzato per ripristino ambientale in quanto l'IRD (Indice Respirometrico Dinamico) è di molto superiore a 400 milligrammi di ossigeno;
questo significa che il materiale secco rinveniente dal trattamento presso il suddetto impianto non può essere utilizzato per la combustione salvo ulteriori trattamenti necessari per la qualificazione a CDR e che il materiale umido non è sufficientemente maturo, quindi non è sufficientemente biostabilizzato, quindi i rifiuti che fuoriescono dall'impianto Sud Gas di Poggiardo necessiterebbero di un ulteriore trattamento prima di essere smaltiti presso discariche per rifiuti urbani e possono, invece, essere smaltiti solo presso discariche per rifiuti speciali in quanto rifiuti già trattati, tant'è che la discarica di Nardò, per poter ricevere i rifiuti che attualmente provengono dall'impianto di Poggiardo, ha dovuto chiedere l'integrazione dei codici CER;
sembrerebbe, quindi, dai primi risultati della sperimentazione, che l'impianto della Sud Gas non sia idoneo a consentire il raggiungimento degli obiettivi previsti dal decreto legislativo n. 36 del 2003 né è stata rispettata l'idea progettuale di partenza che era finalizzata a ridurre notevolmente la quantità di rifiuti da conferire in discarica;
a questo punto viene meno la necessità dell'utilizzo dell'impianto di Poggiardo atteso che non sussiste l'obbligo di legge del pretrattamento e, comunque, i rifiuti attualmente in uscita devono comunque essere avviati ad ulteriori impianti di trattamento o conferiti in discarica;
a quanto detto si tenga conto che la stessa Sud Gas è stata autorizzata al trasporto dei rifiuti alla discarica di Nardò (entro il perimetro provinciale) con ulteriore costo di trasporto di 15 euro a tonnellata;
tra le coincidenze di questa vicenda c'è quella che l'attuale consigliere regionale pugliese della Margherita, Dario Stefano, risulterebbe essere (o essere stato) componente del Consiglio d'Amministrazione del Consorzio Monticava Group;
al suddetto Consorzio Monticava aderiscono: Monteco srl, Sud Gas srl, Sogea srl;
alla Monteco srl fanno capo: le discariche di Ugento e Cavallino (quest'ultima in quota parte);
ennesima coincidenza: in una intervista pubblicata il 13 agosto 2005 sul Nuovo Quotidiano di Puglia, lo stesso consigliere Stefano è stato profetico, in quanto auspicava di: «coinvolgere il sistema impiantistico già esistente in Puglia, con l'uso di una decina di impianti sottoutilizzati che, se entrassero a regime, ritarderebbero le conseguenze che dovremmo gestire dal prossimo anno (2006, ndr). L'impiego della decina di strutture oggi esistenti ci consentirebbe di arrivare al 2008 senza affanni»;
sulla base di quanto fin qui esposto, risulta chiaramente che il programma per lo smaltimento dei rifiuti nel Bacino Le/2 previsto dalla precedente gestione commissariale e, di fatto, non modificato dal Piano Rifiuti dell'attuale gestione commissariale, è stato disatteso così come sono stati disattesi gli accordi sottoscritti nei vari incontri e nei vari protocolli d'intesa sottoscritti in Prefettura a Lecce tra i soggetti interessati -:
se, sulla base del quadro fin qui esposto, non ritengano di dover chiedere al Commissario Vendola l'immediata revoca delle ordinanze 51/CD del 21 dicembre 2006 e 53/CD del 2 gennaio 2007 in riferimento all'utilizzo dell'impianto Sud Gas di Poggiardo;
se non ritengano di dover revocare i finanziamenti stanziati dalla Protezione Civile per finanziare l'aggravio di costi derivante dal passaggio di biostabilizzazione presso la Sud Gas di Poggiardo, posto che il passaggio non è obbligatorio fino al 31 dicembre 2007 e posto che dai primi ufficiosi risultati di una sperimentazione ancora incompleta, l'impianto non risulta idoneo ai requisiti previsti dal decreto legislativo n. 36 del 2003;
se non ritengano singolare che per l'impianto della Sud Gas siano state utilizzate le procedure d'urgenza di cui alla Determina del Settore Ecologia e all'ordinanza commissariale N. 51/CD, autorizzandone il funzionamento a partire dalla data della suddetta ordinanza, ossia dal 21 dicembre 2006 in assenza di dati su una sperimentazione dell'impianto stesso e che stanno arrivando solo in questi giorni rivelando peraltro l'inadeguatezza del suddetto impianto; velocizzando in modo incredibile le procedure sul rilascio della VIA, mentre per gli impianti oggetto dei bandi di gara la Via, richiesta addirittura prima dell'insediamento dei Commissario Vendola, è stata concessa solo da pochi giorni o debba ancora essere concessa;
se non ritengano singolare la coincidenza che un consigliere regionale pugliese della Margherita risulterebbe essere (o essere stato) anche consigliere d'Amministrazione del Gruppo Monticava e che lo stesso consigliere regionale in una intervista del 2005 auspicava un maggiore utilizzo di impianti già esistenti per il trattamento dei rifiuti;
se non ritengano di dover intervenire per sanare l'evidente conflitto d'interessi che si verrebbe a creare dal 1o febbraio 2007 qualora le competenze sui rifiuti passassero alle Province e, quindi, anche al Presidente della Provincia di Lecce che con il suo studio legale rappresenta il gruppo imprenditoriale cui fanno capo le discariche e lo stesso impianto Sud Gas di Poggiardo;
se non ritengano di dover avocare a sé quanto prima i poteri di gestione commissariale
dell'emergenza rifiuti per approfondire eventuali responsabilità della situazione denunciata in premessa.
(2-00341)
«Leone, Fitto, Bruno, Carlucci, Di Cagno Abbrescia, Franzoso, Lazzari, Licastro Scardino, Mazzaracchio, Sanza, Vitali, Gioacchino Alfano, Aprea, Baldelli, Casero, Ceroni, Cesaro, Cicu, Colucci, Costa, Di Virgilio, Fasolino, Giuseppe Fini, Laurini, Lenna, Lupi, Milanato, Osvaldo Napoli, Paroli, Pizzolante, Ponzo, Zorzato».
Interrogazione a risposta scritta:
DIOGUARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
la commissione per le adozioni internazionali con provvedimento n. 10/2006/AE/SG, deliberato il 20 dicembre 2006 dal Presidente della Commissione medesima, ha revocato tutte le autorizzazioni concesse all'Associazione «Chiara onlus», con sede a Roma in Via A. Giuffrè, 187), per lo svolgimento delle attività previste dalla legge n. 184 del 1983, come modificata dalla legge n. 476 del 1998;
al momento della revoca l'Associazione in oggetto aveva una lista di 558 coppie, su tutto il territorio nazionale, iscritte per espletare le varie procedure per l'adozione di bambini;
in data 11 gennaio 2007, il Ministro per le politiche per la famiglia, ricevendo i rappresentanti dell'Associazione «Chiara onlus», avrebbe espresso l'intenzione di seguire con attenzione le vicende delle famiglie che hanno fatto richiesta di adozione -:
come si intenda agire al fine di garantire il regolare espletamento delle pratiche di adozioni da parte delle 558 coppie che erano iscritte all'Associazione «Chiara onlus» che, attualmente, stanno vivendo, non a causa loro, un profondo clima di incertezza e preoccupazione;
quante siano le coppie prese in carico dalla Commissione per le quali, alla data dell'avvenuta comunicazione del suddetto provvedimento, risulta essere definitivo l'abbinamento con uno o più minori stranieri o che hanno ricevuto l'invito, da parte delle competenti autorità straniere, a presentarsi per la proposta di abbinamento.
(4-02367)