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Allegato B
Seduta n. 100 del 30/1/2007
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INTERNO
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
a partire dall'11 dicembre 2006, a seguito di un accordo stipulato tra ministero dell'interno e Poste italiane il 30 giugno 2006, gli stranieri non comunitari, per rinnovare il loro titolo di soggiorno in Italia, devono recarsi presso gli uffici postali;
come riportato da molti organi di informazione, già dopo pochi giorni, il kit per il rinnovo dei permessi e delle carte di soggiorno risultava però irreperibile presso gli uffici postali mentre gli stessi organi di informazione danno notizia di un fiorente «mercato nero» in cui ogni kit verrebbe abusivamente venduto a 500 euro -:
se il Ministro intenda agire per verificare la veridicità della notizia ed eventualmente come intenda attivarsi per porre fine a tali criminosi atti nonché se intenda agire presso Poste spa per porre rimedio a queste gravi inefficienze che vanno a colpire gli immigrati nel momento in cui agiscono per rinnovare il titolo del loro legale soggiorno in Italia.
(2-00335)
«Amici, Sereni, Bressa, Quartiani, Giachetti».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
a partire dall'11 dicembre, a seguito di un accordo stipulato tra ministero dell'interno e Poste italiane, i cittadini stranieri non comunitari, per rinnovare il loro titolo di soggiorno, dovranno recarsi presso gli Uffici Postali e non più, come accadeva finora, alle questure;
il nuovo sistema, pensato originariamente per ridurre drasticamente i tempi di rilascio e di rinnovo, appare tuttavia rigido,
vincolato a passaggi che suscitano più di una perplessità: le pratiche verrebbero esaminate da lettori ottici in dotazione al CPA di Poste (rivelatisi inefficaci già nello scorso «decreto flussi»); la stampa dei permessi di soggiorno elettronici verrebbe effettuata in esclusiva dall'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, che appare impreparato a fronteggiare un simile compito (gli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia sono ormai tre milioni); il rilascio del permesso di soggiorno verrebbe consentito solo previo riconoscimento fotodattiloscopico dell'avente diritto, quando è stato dimostrato che il sistema delle impronte è fortemente lacunoso;
il nuovo sistema prevede che i kit inoltrati tramite Poste alle questure siano integrati da documentazione rigidamente e univocamente definita in sede ministeriale; se è vero che ciò consente maggiore uniformità al trattamento delle pratiche, è anche vero che impedisce al richiedente la produzione di documenti, memorie e atti utili alla valutazione della propria posizione; in pratica, si rischia di violare la normativa in materia di partecipazione al procedimento amministrativo, impedendo ogni forma di comunicazione autonoma con i responsabili delle questure;
la procedura informatica appare caratterizzata da campi obbligatori di compilazione: qualora le relative caselle non venissero riempite si bloccherebbe l'imputazione della pratica nel sistema. È evidente il rischio che, soprattutto nelle prime fasi di implementazione, il sistema si blocchi, magari per la mancata compilazione di dati non necessari all'ottenimento del documento richiesto;
il nuovo sistema è stato introdotto in tutto il territorio nazionale dopo essere stato sperimentato per un tempo molto breve in alcune città. Risulta agli interpellanti che, nel corso della sperimentazione, sarebbero state inoltrate appena 2.000 pratiche, e solo 800 di queste risulterebbero effettivamente reinviate alle Questure dal CPA di Poste: da questi dati si evince che la sperimentazione avrebbe dovuto essere come minimo più lunga;
secondo fonti stampa, i kit distribuiti alle Poste (un milione e 700 mila) sarebbero andati esauriti nel giro di pochi giorni, lasciando senza possibilità di disbrigo delle pratiche centinaia di migliaia di cittadini stranieri;
l'accordo stipulato con Poste Italiane prevede che per ogni pratica di soggiorno lo straniero debba sostenere un onere complessivo di oltre 72 euro. Si tratta di una cifra che appare sproporzionata rispetto agli oneri della pratica, e che incide pesantemente sul bilancio familiare, soprattutto quando ogni nucleo si trovi a rinnovare più di un permesso di soggiorno;
la normativa vigente (Testo Unico delle Leggi sull'Immigrazione e Norme sulla Condizione dello Straniero, decreto legislativo n. 286 del 1998, articolo 5 comma 2), dispone che il permesso di soggiorno debba essere richiesto dallo straniero alla Questura competente, «secondo le modalità previste dal Regolamento di Attuazione»; d'altra parte, il Regolamento di Attuazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, articolo 9) prevede genericamente l'inoltro al Questore della domanda di soggiorno; secondo norme generali del procedimento amministrativo, ciò significa che la domanda deve poter essere presentata sia personalmente, presso l'Ufficio della Questura, sia attraverso inoltro postale;
il ministero dell'interno ha tuttavia inviato ai questori un telegramma urgentissimo (n. 400/C/2006/401948/P/14.201, Roma 7 dicembre 2006), nel quale si afferma che le istanze di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno dovranno «in via esclusiva» essere presentate presso gli sportelli degli Uffici Postali. A seguito del citato telegramma, risulta agli interpellanti che le questure non accettano più la presentazione personale delle istanze, rinviando i cittadini stranieri agli uffici postali;
in questo modo, attraverso un accordo privato con Poste Italiane, sì è di fatto riscritta la normativa vigente, senza il necessario passaggio parlamentare. La procedura delineata con l'accordo, e con le circolari applicative, rappresenta infatti una modifica sostanziale tanto alle norme in materia di immigrazione quanto alle disposizioni generali in materia di procedimenti amministrativi;
l'accordo con Poste Italiane - stipulato dal precedente Governo - appare in aperto contrasto con gli indirizzi dell'attuale Governo in materia di trasferimento delle competenze sui permessi di soggiorno ai Comuni -:
se, e in che tempi, il Ministro intenda sospendere l'accordo con Poste Italiane e procedere alla decentralizzazione presso gli enti locali delle pratiche di soggiorno;
se, nel frattempo, abbia assunto urgenti provvedimenti per abolire gli oneri impropri a carico di ogni singola pratica;
se abbia intenzione di comunicare alle Questure l'obbligo di mantenere comunque la possibilità di utilizzo diretto degli uffici di polizia per l'inoltro delle pratiche di soggiorno, come previsto dalla vigente normativa;
se abbia dato urgenti disposizioni per rifornire gli uffici postali dei kit richiesti.
(2-00336)
«Migliore, Frias, Mascia, Franco Russo, Dioguardi, Smeriglio, Mario Ricci, Olivieri, Locatelli, Caruso, Daniele Farina, Cogodi, Falomi, Cardano, Khalil, Siniscalchi, Duranti, De Simone, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Burgio, Rocchi, De Cristofaro, Zipponi, Ferrara, Provera, Sperandio, Lombardi, Acerbo, Perugia, Deiana, Andrea Ricci, Iacomino, Mungo».
Interrogazione a risposta orale:
INTRIERI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 14 dicembre 2006 presso l'ospedale di Siderno è scoppiata una bomba ed è stato fatto ritrovare un volantino di rivendicazione con minacce all'onorevole Maria Grazia Laganà ed al dottor Domenico Fortugno, vedova e fratello del vice-presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Franco Fortugno, ucciso dalla 'ndrangheta il 16 ottobre 2005;
il 20 dicembre 2006 altro esplosivo è stato ritrovato all'interno dell'ospedale di Locri, nei pressi dell'ufficio precedentemente utilizzato dall'onorevole Maria Grazia Laganà;
dalle indagini appare emergere, per come riferito da alcuni quotidiani, che a posizionare l'esplosivo sarebbe stato tale Francesco Chiefari, ex poliziotto, attualmente detenuto;
sempre da notizie di stampa si apprende che il Chiefari risultava in contatto con un carabiniere identificato solo con le iniziale F.D.V., arrestato a maggio nell'ambito di una delle inchieste del pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock perché sospettato di far parte di una banda dedita ad organizzare truffe ed altri reati -:
se e quali misure e iniziative siano state assunte per verificare la veridicità di quanto pubblicato;
se altre persone all'interno dell'Arma dei Carabinieri fossero a conoscenza dei rapporti tra Chiefari e F.D.V;
quali provvedimenti siano stati eventualmente presi.
(3-00570)
Interrogazioni a risposta scritta:
LONGHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ho ricevuto per conoscenza una lettera inviata ai Ministri interrogati dal signor Lorenzo Guadagnucci che condivido, faccio mia e trascrivo:
«Signori Ministri Amato e Mastella,
sono un cittadino che ha vissuto nell'estate del 2001 una vicenda spaventosa. La notte del 21 luglio ero all'interno della scuola Diaz, a Genova: sono entrato verso le 22 per dormire e ne sono uscito intorno alle 2 su una barella, con ossa rotte, varie ferite e anche in stato d'arresto, con accuse del tutto fantasiose: associazione a delinquere finalizzata a devastazione e saccheggio, detenzione abusiva di armi, addirittura resistenza a pubblico ufficiale.
In realtà, com'è ormai noto, io e gli altri 92 che hanno condiviso la mia sorte siamo stati vittima di un brutale pestaggio compiuto dalla Polizia di Stato, e di un arresto infondato e illegittimo. È in corso il processo contro 28 agenti e funzionari di Polizia. Ieri dal tribunale è arrivata la notizia che non si trovano più le due bottiglie incendiarie, portate lì dalla polizia e usate come "prova" per il nostro arresto. Questa notizia mi riempie di tristezza. Spero ancora, come tutti, che le molotov saltino fuori subito, che la questura si scusi e che il processo possa proseguire regolarmente, ma questa "scomparsa" si aggiunge alle altre "anomalie" notate durante l'inchiesta e il processo. Tutte insieme compongono un quadro che mi rattrista, e un po' mi angoscia, come cittadino prima ancora che come parte civile del processo.
Come saprete, e come testimoniato in aula dal funzionario che condusse l'indagine interna dopo la "notte della Diaz", la polizia di Stato ha in vario modo ostacolato il lavoro dei magistrati. Ha fornito liste incomplete degli agenti impegnati nella "perquisizione" della scuola e foto vecchie degli agenti, inservibili ai fini dei riconoscimenti personali.
Ha sostenuto, contro ogni evidenza, che la "perquisizione", fu condotta senza che vi fosse una catena di comando, nonostante la presenza fisica, nel cortile della scuola, di altissimi dirigenti nazionali.
Ha sostenuto di non poter identificare, come se nessuno li conoscesse, alcuni specifici agenti individuati tramite foto e immagini: ad esempio il poliziotto con la coda di cavallo (quanti potevano avere una simile capigliatura?) ripreso mentre trascina una ragazza in un corridoio, o l'agente con la camicia bianca che io stesso - forse - avrei potuto riconoscere in un confronto faccia a faccia.
Ora si aggiunge l'incredibile vicenda delle molotov. Se queste fossero davvero scomparse, sarebbe un intollerabile attentato all'amministrazione della giustizia, e quindi alla nostra Costituzione. Sono sicuro che vorrete intervenire con forza di fronte ad un simile affronto, e che anzi abbiate già chiesto chiarimenti alla questura di Genova e ai vertici della Polizia di Stato.
C'è stato anche un altro modo, signori ministri, con il quale l'amministrazione di polizia ha influito sul processo in corso e quindi sul tentativo dei magistrati di accertare i fatti e di fare giustizia. È qualcosa che vi riguarda direttamente: sto parlando delle promozioni, del tutto inopportune, con le quali in questi anni sono stati premiati i principali imputati del processo Diaz. Credo che - concorderete con me - e con Amnesty International e con tutti gli osservatori internazionali indipendenti, inclusi alcuni governi di paesi europei, quelli che protestarono nel 2001 per il trattamento ricevuto da loro cittadini (alla Diaz eravamo solo in 15 italiani su 93) - quando dico che con la "perquisizione" alla Diaz è stata scritta una delle pagine più nere nella storia della polizia del dopo guerra.
Il blitz si è risolto in un pestaggio sistematico, con un arresto collettivo motivato con prove false e spiegato all'opinione pubblica con argomenti del tutto
inventati (ci hanno fatto passare per violenti teppisti e hanno anche sostenuto che le nostre ferite erano "pregresse").
In queste condizioni, e a processo aperto, in qualsiasi paese i dirigenti in questione sarebbero stati sospesi dai loro incarichi dirigenziali e le loro carriere ne avrebbero inevitabilmente risentito, a prescindere dai meriti eventualmente acquisiti in precedenza.
In Italia no. Da noi cinque o sei dirigenti sotto processo sono stati addirittura promossi, e intanto si ostacolava il lavoro dei magistrati. In questo modo, signori ministri, si condizionava il lavoro dei giudici e non si tutela il buon nome della polizia, né si preserva il diritto degli agenti - di tutti gli agenti in servizio - ad appartenere ad un corpo dello Stato guidato da dirigenti probi e al di sopra di ogni sospetto. Tutti i cittadini hanno diritto di avere una polizia efficiente, credibile, leale. Ho pensato in questi anni che il silenzio della politica e dello Stato di fronte a questi fatti, quindi l'avallo assicurato agli ostruzionismi e alle promozioni inopportune, fossero una scelta politica - che io giudico pericolosa per la nostra democrazia - compiuta dal precedente Governo. Mi pare invece che anche voi - Ministro degli interni, competente sulla polizia di Stato, e Ministro della giustizia, garante del pieno esercizio della funzione giudiziaria - di fronte a questa vicenda abbiate scelto la strada del silenzio e, quindi dell'avallo.
Non me l'aspettavo. Ora devo prenderne atto: la fiducia che nutrivo, all'indomani del 21 luglio 2001, nelle istituzioni dello Stato e nella loro capacità di cancellare quell'abisso di illegalità che ho vissuto sulla mia stessa pelle, era mal riposta. Vivo le notizie di questi giorni come una sconfitta, che mi riempie di tristezza e mi fa temere per il futuro della nostra democrazia. Credevo di poter contare su di voi nella battaglia per la legalità e i diritti costituzionali che ho intrapreso, con molti altri, dopo il luglio del 2001. Mi sbagliavo.
Saluti da un cittadino deluso, Lorenzo Guadagnucci»;
secondo l'interrogante, le direttive impartite dal Governo Berlusconi hanno di fatto portato ai tragici fatti accaduti durante i tristi giorni del G8 -:
se l'attuale Governo intenda promuovere un'indagine interna atta, almeno, ad appurare chi ha ostacolato la ricerca della verità con reticenze e con la distruzione delle prove;
se non intenda retrocedere i dirigenti di polizia coinvolti nei tragici fatti di Genova e promossi dal Governo Berlusconi;
se non concederà promozioni ad altri dirigenti di polizia coinvolti.
(4-02370)
FABRIS. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi 3 mesi sono state recapitate ben 15 mila multe per passaggio con semaforo rosso a seguito di rilevazioni effettuate mediante apparecchi automatici «Trafficphot III» installati a partire dal mese di maggio 2006 sui semafori di Altavilla Vicentina lungo la SR (strada regionale) 11;
detti rilevatori automatici sono stati installati su specifica autorizzazione della giunta comunale, sulla base della relazione del comandante della Polizia locale che segnalava la forte mole di traffico che la SR 11 è costretta a sopportare e le numerose infrazioni semaforiche da parte degli utenti, nonché la difficoltà per il corpo di Polizia locale di far fronte a tale situazione per l'insufficienza del relativo organico;
i soggetti multati hanno costituito un comitato spontaneo per la mobilità al fine di ottenere chiarimenti circa l'effettiva utilità e legittimità di tali apparecchiature, nutrendo il sospetto che il tratto di strada interessato non sia annoverabile tra quelli ad alto rischio di incidentalità stradale, e che l'unico scopo del Comune di Altavilla Vicentina sia quello di approntare un sistema che consenta di infliggere il maggior
numero possibile di sanzioni al solo fine di rimpinguare le casse comunali;
a norma dell'articolo 201 del Nuovo codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, così come modificato dal decreto-legge 27 giugno 2003, n. 151, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 214, la contestazione immediata della violazione e la presenza degli organi di polizia non sono necessarie, tra l'altro, in caso di «attraversamento di un incrocio con il semaforo indicante la luce rossa», qualora l'accertamento avvenga mediante rilievo con apposite apparecchiature debitamente omologate;
tuttavia, ai sensi dell'articolo 4, comma 1 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2002, n. 168, così come modificato dal decreto-legge n. 151/2003, della presenza di dispositivi o mezzi tecnici di controllo del traffico finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni deve essere data adeguata informazione agli automobilisti;
in proposito, è stato segnalato che l'installazione delle telecamere è avvenuta senza campagna pubblicitaria di informazione pubblica e che solo a ben otto mesi di distanza l'Amministrazione di Altavilla Vicentina ha deciso di installare dei pannelli luminosi per avvisare della presenza dei rilevatori di infrazioni semaforiche, in luogo di quelli esistenti e da sempre ritenuti poco visibili e confusi tra le altre inserzioni pubblicitarie;
ne consegue a giudizio dell'interrogante che anche il comportamento dell'amministrazione comunale avvalora il sospetto avanzato dal comitato per la mobilità, in quanto l'insufficiente segnalazione delle telecamere non risponde all'esigenza di incentivare il rispetto del codice della strada, ma appare al contrario funzionale ad incrementare il numero delle infrazioni e, quindi, delle multe;
infatti, se è vero che la sicurezza stradale costituisce oggi uno dei principali obiettivi che una pubblica amministrazione deve perseguire per tutelare gli interessi della collettività e che, quindi, le violazioni delle relative norme devono essere debitamente sanzionate, è però altrettanto vero che tali norme hanno una finalità deterrente, prima ancora che punitiva;
ne consegue che l'interesse primario di una pubblica amministrazione dovrebbe essere l'educazione al rispetto delle regole piuttosto che la repressione delle infrazioni, e a tal fine un'adeguata pubblicizzazione degli strumenti di rilevazione automatica avrebbe di certo sortito effetti positivi sul traffico della SR 11, incoraggiando gli automobilisti a mantenere una condotta di guida conforme al codice della strada -:
se il Governo, per quanto di sua competenza, sia a conoscenza dei motivi per i quali l'Amministrazione di Altavilla Vicentina abbia deciso di installare dei pannelli luminosi per avvisare della presenza di rilevatori di infrazioni semaforiche solo a ben otto mesi di distanza dall'installazione delle telecamere;
quali iniziative il Governo, e segnatamente il Ministro dei trasporti, intenda assumere al fine di imporre che la presenza di rilevatori automatici sia sempre segnalata in modo adeguato e tempestivo, a tal fine prevedendo una specifica segnaletica come unica modalità di informazione all'utenza;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, per rispondere alle richieste provenienti dalle migliaia di automobilisti multati;
se il Ministro dell'interno non ritenga di doversi attivare al fine dell'annullamento di tutte le multe finora pervenute agli automobilisti, al fine di estinguere le migliaia di ricorsi pendenti ed evitarne di nuovi, con risparmio sia del cittadino che dell'amministrazione.
(4-02373)