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Allegato B
Seduta n. 104 del 6/2/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
RANIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli Ambasciatori accreditati a Roma di sei Stati presenti con un proprio contingente in Afghanistan (Australia, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Romania, Stati Uniti) hanno diffuso a mezzo stampa, nei giorni scorsi, un appello pubblico a firma congiunta in cui si indica la necessità che l'Italia continui a contribuire all'impegno militare internazionale in quel Paese;
l'iniziativa appare irrituale sotto il profilo diplomatico e impropria sotto il profilo politico, considerata in particolare la concomitanza dell'avvio presso la Camera dei deputati dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante la proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali;
la situazione afghana impone che, ferma restando la conferma della presenza militare, l'intervento della comunità internazionale sia prioritariamente diretto sul piano civile per il consolidamento dello Stato di diritto, la lotta al narcotraffico e lo sviluppo economico e sociale -:
quale sia al riguardo la valutazione del Governo.
(5-00666)
MANTOVANI, SINISCALCHI, KHALIL, VENIER e DE ZULUETA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la «lettera aperta» di sei ambasciatori, presso il nostro paese, di governi di paesi membri della Nato, costituisce sia una indebita pressione sia una gravissima ingerenza negli affari di politica interna dell'Italia -:
quali iniziative concrete intenda assumere per difendere la sovranità e la dignità del nostro paese.
(5-00667)
PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 24 gennaio 2007 il decreto legge di rifinanziamento delle missioni italiane all'estero è stato approvato dal Consiglio dei ministri senza l'appoggio dei tre ministri Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Ferrero e Alessandro Bianchi esponenti rispettivamente dei Partito dei Verdi e di Rifondazione Comunista;
in considerazione del margine assolutamente limitato su cui, l'attuale Governo, può contare al Senato, la posizione di tali componenti politiche rispetto alla politica estera dell'esecutivo, risulta decisiva ai fini dell'approvazione di un decreto di conversione del decreto legge di rifinanziamento delle missioni;
in data 1o febbraio 2007 i Gruppi dei Verdi e della Rifondazione comunista al Senato della Repubblica hanno ritirato le proprie firme all'ordine del giorno depositato dalla maggioranza sull'allargamento della base Usa di Vicenza firmato da tutti i capigruppo dell'Unione che impegnava il Governo «a riferire in Parlamento nei tempi più rapidi possibili su come si intenda tener conto delle esigenze poste dalla comunità vicentina» denotando evidenti incrinature in tema di politica estera;
in data 1o febbraio 2007 il Senato ha approvato li documento presentato dai Gruppi della Casa della Libertà sull'ampliamento della base USA di Vicenza -:
quale posizione il Governo intenda assumere in relazione alla lettera aperta degli Ambasciatori di Australia, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Romania e Stati Uniti, anche al fine di smentire i suesposti segnali di discontinuità in materia di politica estera che indeboliscono la collocazione del nostro Paese all'interno del sistema di alleanza nordatlantica.
(5-00668)
BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere se costituisca posizione ufficiale del Governo nella sua collegialità il giudizio negativo espresso con linguaggio reattivo e poco diplomatico dal Ministro degli esteri in ordine alla lettera con la quale sei ambasciatori di Paesi impegnati insieme al nostro nella missione in Afghanistan chiedono all'Italia di rispettare l'impegno unitario preso per garantire condizioni di sicurezza a Kabul e se non ritenga che detta iniziativa di «public diplomacy», avallata dall'amministrazione statunitense, sia pienamente giustificata e condivisibile alla luce delle preoccupazioni dettate dalla linea di condotta assunta da alcuni partiti di governo di fronte a scelte importanti di politica estera, dall'ampliamento della base di Vicenza al rifinanziamento della missione afghana, che - secondo l'interrogante - minano in modo grave la credibilità dell'esecutivo sul piano del rispetto delle alleanze internazionali e della solidarietà atlantica.
(5-00669)
D'ELIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli ambasciatori di sei Paesi Nato - Usa, Gran Bretagna, Australia, Romania, Canada e Paesi Bassi - hanno inviato una «lettera agli italiani» in cui si chiede all'Italia di proseguire nel proprio impegno militare in Afghanistan;
tale iniziativa è stata definita «irrituale» da molti esponenti politici e di
governo italiani, mentre è stata giudicata «lodevole» dal Dipartimento di Stato americano -:
come intenda affrontare le questioni di metodo e di merito poste dalla suddetta lettera.
(5-00670)
FORLANI e COMPAGNON. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in una intervista al settimanale Estovest della Rai, trasmessa anticipatamente nell'edizione del Tgr del Friuli Venezia Giulia il 25 gennaio 2007, il Presidente della Repubblica di Croazia, Stipe Mesic, ha rilasciato gravi dichiarazioni sulla vicenda delle foibe;
si tratta di affermazioni che hanno messo a repentaglio lo sforzo di riconciliazione e di integrazione tra il popolo italiano e quello croato compiuto finora, anche in considerazione di una Europa allargata;
desta preoccupazione quella che gli interroganti giudicano una mancanza di rispetto dimostrata dal Presidente croato nei confronti delle vittime delle foibe, dei loro parenti e di tutti coloro che in tutto il mondo si sentono ancora legati a quelle terre -:
quali iniziative intenda adottare a fronte delle sconcertanti dichiarazioni di Mesic, anche in vista della imminente commemorazione delle vittime delle foibe.
(5-00671)
Interrogazione a risposta scritta:
DELLA VEDOVA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 12 dicembre, la contestazione del Presidente Ahmadinejad da parte di un gruppo di studenti presso il Politecnico Amir Kabir di Teheran ha fatto emergere, in modo inaspettato, una rottura nel «sistema del consenso» che il regime iraniano continua ad accreditare sul piano internazionale e ha comportato un obiettivo indebolimento della leadership del Presidente Ahmadinejad;
il regime iraniano continua a reprimere ogni forma di dissenso all'interno delle università del paese: gli arresti e le condanne a dure pene detentive, le sospensioni dall'attività didattica, la chiusura delle pubblicazioni studentesche, i divieti di riunione per attività politiche e extrapolitiche e il licenziamento dei docenti «filo-occidentali» sono le forme con cui il regime, assecondato dalle istituzioni universitarie, tenta di arginare e circoscrivere il dissenso;
la manifestazione dello scorso 12 dicembre, per le forme pubbliche e quindi estremamente rischiose che essa ha assunto, lascia presumere un sostegno in ampi settori della società iraniana e all'interno dello stesso sistema politico e costituisce un appello diretto alla comunità degli stati liberi affinché si mobilitino a sostegno della causa della democratizzazione dell'Iran;
il ruolo della Repubblica Islamica dell'Iran nella destabilizzazione del quadro medio-orientale è oggettivamente ostacolato dall'esistenza e dal rafforzamento del dissenso interno;
è quantomai significativo che la manifestazione pubblica degli studenti a Teheran si sia svolta in concomitanza con l'apertura della cosiddetta Conferenza sull'Olocausto, con cui il regime iraniano ha inteso dare voce e dignità «scientifica» al programma di distruzione dello Stato di Israele;
non esistono notizie certe e verificabili sulla sorte degli organizzatori della manifestazione del 12 dicembre e in genere degli studenti che, sospettati di dar voce al dissenso, sono esposti alla repressione del regime iraniano;
la manifestazione tenutasi in Italia, dinanzi all'Ambasciata dell'Iran, lo scorso 21 dicembre, promossa dal quotidiano il Foglio insieme alle organizzazioni giovanili di quasi tutti i partiti politici italiani, ha
posto in maniera ineludibile la questione «dell'adozione» dei dissidenti iraniani da parte dei politici italiani, sia a salvaguardia della loro incolumità fisica, sia a tutela della loro libertà di espressione -:
se in questi mesi il governo italiano, sul piano politico-diplomatico, abbia voluto acquisire informazioni sulla sorte degli studenti dissidenti, e, nel caso, quali informazioni abbia raccolto;
se non ritenga, ed eventualmente in che forma, di condizionare le relazioni con il regime iraniano, nel quadro più generale degli impegni del nostro paese nell'area medio-orientale, all'obiettivo di salvaguardare l'incolumità fisica e la libertà di iniziativa delle organizzazioni del dissenso iraniano.
(4-02478)