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Allegato A
Seduta n. 107 del 12/2/2007
MOZIONI LUSSANA ED ALTRI N. 1-00025, BERTOLINI ED ALTRI N. 1-00093, MURA ED ALTRI N. 1-00095, SERENI ED ALTRI N. 1-00096, MAZZONI ED ALTRI N. 1-00097, BALDUCCI ED ALTRI N. 1-00098 SULLE INIZIATIVE PER CONTRASTARE LE VIOLAZIONI DELLE LIBERTÀ INDIVIDUALI DELLA DONNA IN NOME DI PRECETTI RELIGIOSI
(Sezione 1 - Mozioni)
La Camera,
premesso che:
i recenti fatti di sangue, che hanno visto tre donne straniere residenti in Italia vittime di una violenza armata dalla sottomissione irragionevole a dettami fanatico-religiosi, meritano giustizia e attenzione;
i noti fatti di cronaca nera di Hina, uccisa selvaggiamente dalla sua famiglia perché colpevole di essersi troppo «occidentalizzata», Maha, tunisina, picchiata a sangue perché osava uscire senza il consenso della famiglia, e Khaur, costretta al suicidio come unica via di fuga da un matrimonio combinato impostole dalla sua famiglia, sono soltanto gli ultimi tristi episodi di una diffusa e allarmante ferocia nei confronti di donne che osano ribellarsi al teodispotismo coranico;
è umanamente inspiegabile dover constatare come molte donne, ad esempio nel caso specifico la madre di Hina, siano a tal punto schiave dei loro preconcetti dogmatici e integralisti fino a giustificare il barbaro omicidio della propria figlia come una punizione proporzionata al suo non essere una buona musulmana;
è assordante e colpevole il silenzio delle comunità musulmane presenti in Italia dinnanzi a tanto orrore;
a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, è inaccettabile che la Consulta per l'islam italiano, istituita con decreto del Ministro dell'interno, che tanta influenza dovrebbe avere sulle comunità musulmane presenti nel nostro Paese nella ricerca della mediazione e del dialogo, non abbia ancora stigmatizzato l'accaduto e preso ufficialmente una posizione netta di condanna nei confronti di episodi di tale gravità;
la violenza sulle donne è purtroppo ad oggi ancora una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa ed occulta nel mondo;
siamo chiamati a rispondere a tutto ciò con la forza generata dalla nostra identità e dai valori di eguaglianza che nascono da tutta la nostra tradizione storica, con la consapevolezza che dignità e diritti sono elementi su cui non è possibile scendere a patti;
i diritti delle donne costituiscono parte integrante ed inalienabile di quel
patrimonio di diritti universali in cui si riconoscono le moderne società democratiche;
la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979, ratificata dall'Italia nel 1985, rappresenta uno degli strumenti di diritto internazionale più importanti in materia di tutela dei diritti umani delle donne. La Convenzione impegna gli Stati che l'hanno sottoscritta ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, indicando una serie di misure cui gli Stati devono attenersi per il raggiungimento di una piena e sostanziale uguaglianza fra donne e uomini,
impegna il Governo:
ad inserire nel prossimo ordine del giorno dedicato agli incontri con la Consulta islamica la discussione di questa importante problematica e, di conseguenza, a sollecitare la redazione di un documento ufficiale che condanni in modo inequivocabile tutte le violazioni della libertà individuale della donna in nome di precetti dogmatici religiosi;
a promuovere un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole;
a lanciare iniziative pubbliche di sensibilizzazione e ad istituire una rete di centri d'ascolto per le donne che vivono tali realtà di sopraffazione e violenza.
(1-00025) «Lussana, Gibelli, Maroni».
(22 settembre 2006)
La Camera,
premesso che:
i dati raccolti da associazioni di rappresentanza del mondo femminile islamico segnalano che l'86 per cento delle donne islamiche presenti in Italia sono analfabete e non conoscono il sistema alfanumerico; l'80 per cento non esce di casa se non accompagnata da figure maschili della famiglia di appartenenza; solo il 10 per cento delle 400.000 donne islamiche presenti in Italia conduce una vita, che, secondo gli standard socio-statistici, potrebbe definirsi normale;
la cronaca quotidiana informa, con crescente drammaticità, di violenze consumate sul territorio italiano all'interno di nuclei familiari o di comunità di origine extracomunitaria;
tali atti si indirizzano, soprattutto, nei confronti delle donne e dei soggetti, che, in questi contesti, vivono in una condizione di debolezza e di minorità;
sul nostro territorio si moltiplicano le denunce di donne extracomunitarie di religione islamica vittime di matrimoni poligamici, celebrati in centri di preghiera autorizzati dallo Stato a svolgere una libera attività associativa, ma senza alcuna autorità giuridica che ponga in essere un'unione che possa essere considerata valida dallo Stato. Secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, questi matrimoni sostanziano non solo una grave violazione dell'ordinamento penale italiano, ma anche una grave lesione della dignità umana delle donne musulmane presenti in Italia, poiché spesso esse ignorano la «non validità» dell'unione ufficializzata in moschea, subendone comunque le conseguenze in caso di ripudio;
l'articolo 556, primo comma, del codice penale recita: «Chiunque essendo legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pur avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Alla stessa pena soggiace chi, non essendo coniugato, contrae matrimonio con persona legata da matrimonio avente effetti civili»;
presso il ministero dell'interno è istituito, con funzioni meramente consultive, un organo composto da alcuni soggetti individuati dal ministero stesso tra i tanti in Italia che professano il credo islamico - in modi per natura diversi,
poiché non esiste un organo normativo nell'islam, ma la pratica religiosa si basa soltanto sull'interpretazione del corano - denominato Consulta islamica,
impegna il Governo:
a promuovere iniziative, anche legislative, volte a tutelare ed a garantire sul territorio nazionale il rispetto dei diritti umani e civili delle donne extracomunitarie presenti in Italia;
a promuovere un miglioramento delle condizioni di vita delle donne extracomunitarie, attraverso specifici corsi di alfabetizzazione in italiano, programmi di inserimento nel mondo lavorativo ed imprenditoriale, oltre a specifiche campagne di sensibilizzazione che permettano alle donne interessate di conoscere i propri diritti e i possibili strumenti di autotutela;
ad istituire un telefono multilingue che renda più agevole alle donne extracomunitarie denunciare la propria condizione di disagio sociale, fisico, psichico;
ad escludere dalla Consulta islamica tutte quelle associazioni di rappresentanza che pongano in essere comportamenti contrari ai principi dell'ordinamento giuridico italiano, in generale, e della condizione della donna extracomunitaria, in particolare.
(1-00093)
«Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Misuraca, Aprea, Bocciardo, Carlucci, Palmieri, Adornato, Santelli, Baiamonte, Grimaldi, Ceccacci Rubino, Giuseppe Fini, Giro, Romagnoli, Franzoso, Galli, Martino, Martusciello, Carfagna, Pizzolante, Sanza, Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Garagnani, Cossiga, Rosso, Fedele, Zanetta, Craxi, Fratta Pasini, Luciano Rossi, Biancofiore, Lainati, Azzolini, Picchi, Della Vedova».
(8 febbraio 2007)
La Camera,
premesso che:
le cronache degli ultimi mesi del 2006 hanno registrato una crescita impressionante di reati gravissimi e violenze nei confronti delle donne che hanno fortemente impressionato e scioccato l'opinione pubblica, poiché la società italiana è stata sorpresa da una serie così lunga di reati estremamente efferati;
i dati del rapporto Eures-Ansa relativi al 2005 ci dicono che nel 70 per cento degli omicidi, che si verificano all'interno delle mura domestiche, la vittima è una donna e che in otto casi su dieci l'omicida è un uomo. Questo genere di delitti, con 174 omicidi nel 2005, supera il numero di vittime per reati di mafia, che hanno fatto registrare 146 omicidi. Nei delitti che avvengono in famiglia ed hanno come vittime le donne, nel 38,5 per cento dei casi l'omicida è il coniuge o il convivente, mentre nel 10,7 per cento dei casi è l'ex coniuge o ex partner;
occorre evidenziare che anche le comunità di immigrati presenti in Italia hanno conosciuto al loro interno fenomeni altrettanto gravi di violenza, seppur con motivazioni e approcci culturali di diversa matrice;
occorre citare, a tal proposito, il caso di Hina, uccisa dalla sua famiglia perché colpevole di vivere come una ragazza occidentale e di essere fidanzata con un italiano, e quello di Maha, ragazza tunisina, costretta a subire percosse perché usciva di casa senza il consenso dei familiari;
la violenza sulle donne, quindi, è un fenomeno trasversale che attraversa tutte le culture, senza risparmiare la nostra comunità nazionale;
la violenza sulle donne è ancora una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa nel mondo;
i diritti delle donne costituiscono parte integrante ed inalienabile di quel
patrimonio di diritti universali in cui si riconoscono le moderne società democratiche;
la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979, ratificata dall'Italia nel 1985, rappresenta uno degli strumenti di diritto internazionale più importanti in materia di tutela dei diritti umani delle donne. La Convenzione impegna gli Stati che l'hanno sottoscritta ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, indicando una serie di misure cui gli Stati devono attenersi per il raggiungimento di una piena e sostanziale uguaglianza fra donne e uomini,
impegna il Governo:
a porre in essere provvedimenti e politiche volti all'effettiva eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, raggiungendo una piena e sostanziale uguaglianza fra donne e uomini, provvedendo a promuovere iniziative in tal senso anche da parte degli organi di rappresentanza dei cittadini immigrati nel nostro Paese;
a promuovere un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole;
a lanciare iniziative pubbliche di sensibilizzazione e ad istituire una rete di centri d'ascolto per le donne che vivono in realtà di sopraffazione e violenza.
(1-00095) «Mura, Donadi, Evangelisti».
(12 febbraio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente sullo stesso argomento)
La Camera,
premesso che:
il 2007 è l'anno europeo dedicato alle pari opportunità;
gli obiettivi che l'Unione europea si propone sono volti a garantire il diritto alla parità e alla non discriminazione indipendentemente dal sesso, dalla razza o dalle origini etniche, dalla religione o dalle convinzioni personali, da eventuali handicap, dall'età o dalle tendenze sessuali;
nel nostro Paese, come dimostrano i più recenti dati statistici, continuano a permanere ancora elementi di discriminazione legati all'appartenenza di genere, che si registrano nel mondo del lavoro, tanto nel settore pubblico che nel settore dell'impresa privata, ma anche in termini di rappresentanza nelle istituzioni pubbliche, così come nella vita politica e nei partiti;
ancora più allarmanti sono i dati relativi all'incremento del fenomeno della violenza sulle donne, che rappresenta una vera e propria emergenza sociale e che costituisce un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza, di sviluppo e di pace, nonché al godimento dei diritti fondamentali alla vita e all'integrità fisica e morale, alla sicurezza, alla non discriminazione, così come riconosciuti e tutelati dalla Costituzione;
inoltre, come testimoniato dai numerosi fatti di cronaca, non possono essere in alcun modo trascurate né le discriminazioni, né la violenza, che, sempre con maggiore frequenza, si trovano a subire le donne immigrate, categoria, questa, la tra le più vulnerabili, in quanto spesso oggetto di una doppia discriminazione, basata sia sull'origine etnica che sul sesso; questo tipo di sopraffazione si manifesta, spesso, sotto forma di matrimonio forzato, poligamia, delitti cosiddetti d'onore, mutilazioni genitali o altre manifestazioni di costrizione psicologica o fisica,
impegna il Governo:
nell'ambito dell'anno europeo delle pari opportunità, a porre in essere misure che abbiano come finalità il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e di partecipazione alla vita sociale delle donne, ivi incluse quelle immigrate;
a promuovere iniziative di sensibilizzazione e opportune campagne informative per il raggiungimento di una piena integrazione delle donne immigrate in Italia, al fine di garantire il superamento di ogni forma di discriminazione nel pieno esercizio dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali;
ad avviare un tavolo che veda coinvolti, oltre alla Consulta islamica e le associazioni di rappresentanza delle principali comunità presenti sul territorio nazionale, anche le associazioni femminili che ad esse si riferiscono.
(1-00096)
«Sereni, Bressa, Giachetti, Quartiani, Violante, Zaccaria, Allam, Amici, D'Antona, Dato, De Mita, Ferrari, Giovanelli, Gozi, Incostante, La Forgia, Marone, Naccarato, Nicchi».
(12 febbraio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente sullo stesso argomento)
La Camera,
premesso che:
secondo un sondaggio condotto da Al Maghrebiya, unico organo di informa zione in lingua araba diffuso in tutto il territorio nazionale, l'85 per cento delle donne di fede musulmana, che vive in Italia, ritiene la situazione dei diritti e delle libertà individuali del tutto insoddisfacente, anche a causa di interpretazioni forzate dei precetti islamici, e che il velo sia uno strumento di sottomissione e di controllo da parte della comunità maschile, che viene indossato esclusivamente «per timore»;
nelle famiglie di immigrati di fede islamica emerge una profonda disparità di diritti tra uomo e donna e nell'educazione dei figli, nonché la mancanza di un'istruzione adeguata; sono sempre più diffuse le denunce da parte di donne di fede islamica che lamentano una scarsa attenzione del nostro Paese ad episodi di maltrattamenti conseguenti ad unioni poligamiche;
è ancora vivo il ricordo delle vicende di Hina, la ragazza pakistana uccisa dal genitore che non accettava il modello di vita occidentale adottato dalla figlia, non conforme ai propri precetti religiosi, e quella di Khaur, che sì è tolta la vita pur di rifiutare un matrimonio combinato;
il maschilismo e la misoginia, mascherati da precetti religiosi, sono la causa di queste tragedie femminili legate a matrimoni combinati, a matrimoni poligamici e all'assoluto divieto della loro integrazione in seno alla società italiana;
sempre più nelle moschee d'Italia si celebrano matrimoni combinati e poligamici, relegando le donne, in genere molto giovani, a oggetto esclusivo per la riproduzione e merce di scambio al servizio di interessi familiari e di clan,
impegna il Governo:
ad adottare ogni utile iniziativa volta ad eliminare ogni ostacolo all'integrazione delle donne immigrate nella società italiana, a tutelarne i diritti umani e civili e a favorirne l'emancipazione;
ad adottare i necessari provvedimenti atti a tutelare le donne immigrate musulmane da ogni forma di violenza e discriminazione, sia in seno alla famiglia, sia all'interno delle loro comunità;
a monitorare l'attività delle associazioni di rappresentanza islamiche che pongano in essere comportamenti contrari ai principi dell'ordinamento giuridico italiano, in generale, e della condizione della donna extracomunitaria, in particolare.
(1-00097)
«Mazzoni, Volontè, Formisano, Capitanio Santolini, D'Agrò, Ronconi, Drago, Compagnon, Peretti, Lucchese, Mereu».
(12 febbraio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente sullo stesso argomento)
La Camera,
premesso che:
gli episodi di cronaca nera e di violenza che hanno coinvolto diverse donne immigrate nel nostro Paese non possono non provocare un moto di indignazione e, quindi, non ci si può non associare alla condanna ed insieme alla richiesta di misure che adeguatamente puniscano forme criminali di soppressione dell'autonomia individuale così aberranti;
occorre stare attenti a rappresentare la comunità islamica associandola naturaliter a tali episodi di intolleranza, poiché si rischia di precipitare lungo una china pericolosa;
il dialogo e la comprensione sono e rimangono strumenti essenziali per la costruzione di una società aperta, plurale, capace di convivenza civile;
tali valori appartengono, con sfumature diverse, alla cultura laica, alla cultura di derivazione cristiana ed islamica, all'ebraismo;
il confronto con le comunità musulmane deve essere ispirato all'attenzione, al rispetto, alla comprensione, chiedendo ovviamente piena reciprocità;
molte ed assai significative sono state le voci di singole personalità e di associazioni e movimenti della comunità islamica che hanno dato prova di maturità;
dobbiamo sforzarci perché si creino le condizioni per una società effettivamente multiculturale, in cui i diritti di tutte e di tutti diventino bene intangibile;
occorre rimarcare la necessità di adottare ed assumere finalmente, anche nel nostro Paese, il principio di laicità quale caposaldo dell'attività statuale e legislativa, in particolare. Il principio di laicità consente, infatti, di tutelare tutte le espressioni di libertà, a cominciare da quella religiosa, ma impone, al contempo, il rispetto dinanzi all'ordinamento di fondamentali diritti e libertà individuali;
bisogna ricordare all'Assemblea che in queste settimane si discute se e come applicare in Italia una normativa che tuteli e riconosca posizioni che la quasi totalità dei Paesi dell'Unione europea identifica quali diritti umani insopprimibili (così definiti ripetutamente in atti legislativi del Parlamento europeo e della Commissione europea). Ci si riferisce chiaramente alla normativa in tema di unioni civili e diritti dei conviventi, o meglio del diritto di cittadine e cittadini che consapevolmente decidono di costruire un proprio modello convivenziale;
l'applicazione del principio di laicità consentirebbe, anche con riferimento al tema sottoposto alla nostra attenzione dalle mozioni in esame, di costruire un modello incentrato sul rispetto invalicabile di diritti e libertà individuali, a cominciare da quelli legati alla condizione femminile, ed insieme di tutelare la scelta religiosa che liberamente viene assunta,
impegna il Governo:
ad adottare tutte le necessarie iniziative per assicurare il pieno rispetto della libertà religiosa di tutte le confessioni presenti sul territorio italiano;
a promuovere e ad elevare, attraverso apposite politiche informative e concrete politiche di sostegno, la condizione delle donne immigrate in Italia, in modo da garantire loro una effettiva integrazione nel tessuto economico e sociale del Paese;
ad avviare urgentemente un tavolo di consultazione che veda il coinvolgimento della Consulta islamica e delle associazioni rappresentative delle più importanti comunità presenti in Italia, affinché si possano promuovere iniziative finalizzate all'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e volte a soddisfare il pieno esercizio dei diritti civili, politici, socio-culturali ed economici.
(1-00098)
«Balducci, Bonelli, Boato, De Zulueta, Francescato, Zanella, Cassola, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione».
(12 febbraio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente sullo stesso argomento)