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Allegato B
Seduta n. 107 del 12/2/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
CECCACCI RUBINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la risoluzione 8-00080 approvata all'unanimità dalla Commissione esteri della Camera dei deputati il 22 aprile 2004 impegnava il Governo «a promuovere
in tutte le sedi internazionali e comunitarie iniziative normative dirette a vietare [...] l'utilizzo di foche o parti di foca, per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria, detenzione o commercializzazione, introduzione nel territorio nazionale;
anche in base a tale impegno il precedente Ministro delle attività produttive con il sostegno del viceministro delegato al commercio con l'estero ha emanato il decreto ministeriale 2 marzo 2006 di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze «Modalita di applicazione del divieto di importazione in Italia di pelli di foca, per fini commerciali» che ha dettato un primo parziale stop al coinvolgimento italiano a questa cruenta pratica;
si sta avvicinando il periodo di più intensa minaccia di questi animali, ovvero la stagione di caccia che si concentra dall'inizio di marzo fino a maggio in territorio canadese con la previsione dello sterminio di circa un milione di foche, il 97 per cento delle quali sono cuccioli di età compresa fra i 12 giorni e i 3 mesi, in tre anni;
i cittadini italiani sono assolutamente contrari a questo tipo di commercio, anche in virtù della meritoria opera delle associazioni animaliste che hanno mostrato al mondo intero le raccapriccianti immagini di questo sterminio -:
quali azioni intenda intraprendere per vietare, come già avvenuto negli Stati Uniti e in Belgio, l'importazione, la detenzione, la trasformazione, la vendita e l'esportazione di pelli, parti o derivati di foca destinati alla produzione o al confezionamento di pellicce, capi di abbigliamento, articoli di pelletteria o altri prodotti.
(4-02541)
BELLOTTI e GERMONTANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel comune di San Felice sul Panaro (Modena) in località Rivara è in via di completamento un sito di stoccaggio di gas nel sottosuolo con un volume pari a 3,2 miliardi di metri cubi ed un'estensione di 120 chilometri quadrati, coinvolgendo, per questo, anche il territorio di diversi comuni dell'Area Nord modenese;
gli abitanti dell'area interessata corrisponderebbero al numero di circa 50.000;
il progetto, da quanto si evince dal documento redatto dal Comitato ambiente e salute, sarebbe di natura sperimentale date le sue dimensioni e la sua tipologia «in acquifero»;
tale carattere sperimentale del sito desterebbe nei cittadini e negli esperti serie preoccupazioni riguardo alla sicurezza dell'opera;
sul piano geologico, infatti, non potrebbe essere data alcuna rassicurazione circa la destabilizzazione del suolo, considerando la natura sismica della zona, la presenza di preesistenti fratture del terreno e la pressione ulteriore che si verrebbe a creare su questo per la presenza di una falda acquifera nella cavità in cui andrebbe immesso il gas;
sul piano dell'impatto ambientale in superficie lo stesso impianto risulterebbe causa di inquinamento acustico oltre che atmosferico per l'utilizzo di turbine e per l'emissione di gas inquinanti;
oltre al rischio geologico, dunque, si andrebbe a sommare l'immissione di agenti inquinanti in atmosfera in un'area dove, secondo l'annuario statistico dell'ordine dei medici, è già presente la più alta percentuale di tumori sul territorio italiano;
il riscaldamento prodotto dalle turbine per l'immissione di gas nel sottosuolo provocherebbe, inoltre, un innalzamento della temperatura superficiale tale da mutare il microclima della zona con evidenti danni all'ecosistema;
l'ossido di azoto sprigionato, infatti, nei processi di stoccaggio è considerato un inquinante primario e il maggiore responsabile dell'inquinamento antropico, visto che è lo stesso agente tossico prodotto dal traffico autoveicolare;
per di più gli ossidi di azoto, in alta concentrazione, oltre ad essere soggetti ad una notevole reattività fotochimica, assorbendo l'energia della radiazione solare, possono trasformarsi in presenza di umidità atmosferica in acido nitrico e, di conseguenza, in nitrati che ricadono poi al suolo con le piogge e portano alla produzione di una grande quantità di radicali liberi con danni agli uomini e alle colture;
il fenomeno della subsidenza, ossia dell'abbassamento del suolo, ha già dimostrato tutta la sua pericolosità nella pianura Padana nel passato, a seguito dell'estrazione di gas metano e pone inquietanti interrogativi circa le conseguenze che la manipolazione dei depositi del sottosuolo potrebbe provocare non solo nella provincia di Modena, ma anche in quelle circostanti, come quelle di Ferrara e Rovigo, più vicine al mare;
più specificamente in quest'ultima provincia, ossia quella di Rovigo, vista la presenza di ampi territori soggetti a depressione, l'intervento sulle falde del sottosuolo potrebbe risultare estremamente dannoso considerando anche il recente rapporto ONU sul riscaldamento climatico e l'innalzamento del livello dei mari;
l'attuale Governo, dello stesso colore politico della maggior parte delle amministrazioni del territorio dell'Emilia Romagna, ha da sempre dichiarato di voler fare della concertazione una sua bandiera, ma sul tema del sito di stoccaggio di gas naturale a Rivara le popolazioni locali sono state tenute all'oscuro delle operazioni in atto fino allo scorso dicembre;
l'interrogante già nel mese di dicembre 2006 fece formale richiesta di un monitoraggio della situazione del sito di Rivara al Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, sollevando con questa la questione del pericolo ambientale, su cui il Governo pubblicamente non si è ancora pronunciato -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure concrete di propria competenza intenda adottare affinché vengano scongiurati danni a persone o cose per la realizzazione del sito di stoccaggio di gas naturale presso il comune di San Felice sul Panaro;
se sia intenzione del Governo intervenire per garantire che tutti gli studi necessari a permettere la sicurezza del suddetto sito e a verificare il reale impatto ambientale dello stesso vengano compiuti senza limiti di tempo, che apparirebbero peraltro illegittimi vista la necessità di garantire il diritto alla vita e alla salute dei cittadini, costituzionalmente garantiti;
se sia volontà del Governo dare all'opinione pubblica, per il futuro, più esaurienti ragguagli circa la pericolosità di opere che esso avalla e se intenda procedere nelle sue attività secondo il più volte citato criterio della concertazione, contrariamente a quanto accaduto per l'impianto di stoccaggio di Rivara.
(4-02547)
BELLOTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle (Polesine Camerini) con quattro gruppi generatori e una potenza di 2.600 megawatt, è una delle più grandi d'Europa (quattro sezioni da 660 megawatt cadauna per complessivi 2640 megawatt) e concorrerebbe per circa l'8 per cento alla produzione nazionale;
sarebbe stata avanzata una prima proposta di conversione della centrale ad Orimulsion, nuovo bitume di origine venezuelana che costituiva una soluzione alternativa alla cosiddetta ambientalizzazione dei quattro gruppi di produzione;
nonostante l'assenso già ottenuto dalla Commissione nazionale e/o regionale per la riconversione ad Orimulsion, l'Enel cambia di nuovo i piani nell'agosto del 2004, rinunciando all'Orimulsion e predisponendo un progetto per la riconversione della centrale a carbone, di cui un 5 per cento a biomasse;
il progetto presentato nel giugno 2005, ancora sotto esame della Commissione Nazionale (nel frattempo rimasta senza fondi e quindi costretta rimandare la decisione di parecchi mesi), prevederebbe la realizzazione di quattro nuove caldaie da 660 Mw alimentate con polveri di carbone;
su due della quattro caldaie previste sarebbe possibile l'impiego delle biomasse in co-combustione con il carbone in percentuale del 5 per cento;
come si evince dall'articolo pubblicato sul Gazzettino di Rovigo del 21 gennaio 2007 intitolato «La centrale Enel come un maxi inceneritore», il 2 per cento del 5 per cento di biomassa bruciato come potenzialità termica, sarebbe costituito da combustibile da rifiuti (CDR) che dovrà provenire dalla provincia;
come risulta dal suddetto articolo il CDR sarebbe considerato dalla legge un rifiuto speciale e potrebbe essere utilizzato come combustibile in tutta Italia senza restrizione alcuna;
come emerge dall'articolo succitato, sarebbe falsa ed illegittima la prescrizione per la quale il CDR dovrebbe provenire da «impianti di stoccaggio e trasformazione dei rifiuti esistenti in provincia di Rovigo», per fare ciò bisognerebbe modificare la legislazione nazionale esistente -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure concrete di propria competenza intenda adottare affinché si faccia luce su questa importante questione energetica che riguarda la salute e la qualità della vita di migliaia di cittadini, visto il totale silenzio dell'amministrazione provinciale.
(4-02551)
BONELLI, FRANCESCATO, CAMILLO PIAZZA e PELLEGRINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre scorso, il Commissario Straordinario per la Emergenza Rifiuti in Campania, Guido Bertolaso, in un incontro informale col sindaco di Serre ha manifestato il proposito di realizzare nel territorio del comune di Serre una discarica di rifiuti solidi urbani;
il sito individuato è l'area denominata «Valle della Masseria», ricadente nell'area dichiarata di notevole interesse pubblico a seguito di un decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali del 29 novembre 1993;
detto sito si trova:
a circa 3 km dalla ex discarica «Macchia Soprana», inserita nel Piano Regionale di Bonifica dei Siti Inquinati della Regione Campania approvato con DGR n. 711 del 13 giugno 2005, con indice di rischio pari al 56,40;
a circa 2 km dalla ex discarica di «Basso dell'Olmo-Serralonga» sita nel vicino Comune di Campagna, della quale alcuni studi hanno ipotizzato l'assenza di idoneità idrogeologica ed ambientale;
a circa 100 metri dall'Oasi Naturale del WWF di Persano, istituita con decreto del Presidente della Giunta Regionale il 18 novembre del 1976 e compresa nella zona oggetto di «Dichiarazione di notevole interesse pubblico» da parte del «Ministero per i beni culturali ed ambientali», inclusa nella Riserva Naturale Regionale Foce Sele Tanagro; l'estensione dell'Oasi è di 3400 ettari, la Riserva Naturale comprende anche gli affluenti Calore e Tanagro, la zona di Protezione denominata «Medio Corso del Fiume Sele/Persano si estende su 1515 ettari e comprende anche l'Oasi del WWF; inoltre giova sottolineare che l'area di cui si tratta è stata riconosciuta «Zona Umida di Importanza Internazionale», rientrante quindi in quelle elencate nella Convenzione di Ramsar;
a circa 400 metri dal Fiume Sele, cui è riconosciuta elevata naturalità ed integrità; tale fiume nasce dal Monte Paflagone, dotato di un bacino idrografico ricchissimo di sorgenti ed affluenti, con un'area di 3.235 kmq ed una portata media di 69,30 mc al secondo; le sue acque riforniscono tutti i comuni del bacino idrografico del Fiume Sele; all'interno della piana del Sele sono presenti circa 12.000 Aziende Agricole che basano l'intera sopravvivenza economica sull'apporto vitale dell'acqua del citato fiume;
a circa 800 metri da una zona pari a 123 ettari di terreno messi a disposizione dal Comune di Serre per la realizzazione di due campi da Golf da 18 buche a seguito di un accordo siglato tra la Regione Campania ed il «Consorzio Persano Royal Golf»;
a circa 700 metri dalla Contrada Alimenta, luogo all'interno del quale risulta finanziato dalla Regione Campania un progetto per il recupero e la valorizzazione dell'economia agricola;
a circa 200 metri da un comparto di Aziende Casearie e Allevamento Bufalino. La produzione di mozzarella di bufala rappresenta un notevole prestigio per l'intera Regione Campania e a seguito di notevoli sforzi ed impiego di risorse umane selezionate il prodotto ha raggiunto il riconoscimento del marchio D.O.P. da parte dell'organo competente -:
se il Ministro interrogato non ritenga che la realizzazione della discarica nel sito sopra citato sia incompatibile sia con le caratteristiche ambientali della zona, meritevole di tutela e valorizzazione, sia con la vocazione agricola e zootecnica, la cui produzione di qualità verrebbe gravemente compromessa dalla realizzazione della discarica;
se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per individuare scelte alternative per far fronte alla difficile gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
(4-02555)
BONELLI, BALDUCCI e FRANCESCATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del Comune di Modugno, nella zona industriale di Bari/Modugno, è in corso di costruzione una Centrale Turbogas da 760 Mgw del Gruppo Energia/Sorgenia S.p.A.;
detta costruzione è ubicata a 1 chilometro dal centro cittadino di Modugno; a 800 metri dall'Ospedale S. Paolo (Quartiere San Paolo di Bari); a 750 metri dal cono di volo dell'aeroporto Bari/Palese; a 1,5 chilometri in linea d'aria dai centri cittadini di Bitonto, Palo del Colle e Bitetto;
i lavori di realizzazione della Centrale continuano nonostante non vi sia stata la valutazione di impatto ambientale da parte della Provincia e dell'Arpa, come richiesto dallo stesso Ministero dell'ambiente, e nonostante la netta contrarietà sia dei cittadini che delle amministrazioni comunali di Modugno, Bitetto e Palo del Colle;
peraltro, non sono mai state concesse le autorizzazioni al piano di viabilità da parte del Comune di Bari e di Modugno, e per quanto riguarda la caratterizzazione dei suoli eseguiti dalla Società Energia S.p.A. risulta siano stati eseguiti solo 16 campionamenti di analisi invece dei 96 previsti dalla disciplina;
in questi mesi si sono succedute una serie di iniziative di protesta da parte dei comitati e dei cittadini di Modugno: il 22 ottobre 2006 con un corteo di 4.000 cittadini, il 23 novembre 2006 con il blocco della ferrovia e la partecipazione di circa 2.000 cittadini, il 12 dicembre 2006 con un sit-in, in concomitanza della conferenza di servizi; il 17 gennaio 2007 è sorto spontaneamente il presidio permanente nella zona di costruzione (Via dei Gladioli - Zona Industriale di Bari/Modugno); il 31 gennaio, 5.000 persone hanno sfilato, insieme al Sindaco Pino Rana tra le vie di
Modugno per ribadire no alla realizzazione della suddetta centrale a Turbogas;
va ricordato che un recente studio degli scienziati Gatti e Montanari, commissionato dall'Unione europea, ha evidenziato in particolare l'estrema pericolosità del particolato PM 0,1, nanoparticelle con diametro inferiore al decimillesimo di millimetro, che la normativa europea finora non aveva considerato rilevanti ai fini della valutazione dell'impatto ambientale degli impianti di emissione (turbogas e inceneritori innanzitutto). Con l'ausilio di un microscopio a scansione ambientale i due scienziati hanno invece dimostrato che non esiste filtro in grado di abbattere il PM 0,1. Tale particolato transita anche negli alimenti e non è smaltibile dal corpo umano, entrando nella cellula fino ad intaccare il filamento del Dna; una centrale a «turbogas» - quale quella in via di realizzazione - significa enorme inquinamento chimico e termico di tutto l'ambiente circostante, che viene irrorato di particelle quali il famoso benzopirene, assolutamente cancerogeno;
detta centrale, per il suo funzionamento, necessiterà, per il raffreddamento, di 7 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, cioè 230 litri al secondo; il 50 per cento lo preleverà dalla fogna e l'altro 50 per cento dalla falda acquifera compromettendo in poco tempo la già precaria agricoltura di dette zone già di loro carenti di acqua;
tra l'altro, in tema del raffreddamento della centrale, le ingenti quantità di acqua che la centrale assorbirà come un'idrovora, per il suo raffreddamento, sarà prelevata dal depuratore Bari-Ovest, sotto sequestro giudiziario, e, se questa non dovesse bastare, dai pozzi artesiani esistenti nell'area industriale;
questa centrale emetterà nei prossimi trent'anni: a) 290 tonnellate all'anno di particolato PM 10 e PM 2,5; b) 40 tonnellate di formaldeide CH2O; c) 47 tonnellate all'anno di altri idrocarburi (benzene); d) 126 tonnellate all'anno di monossido di carbonio;
ricordiamo peraltro che Modugno è il secondo paese nella provincia di Bari ad avere un macabro record di malati e decessi per tumori alle vie respiratorie, e che l'abitato di Modugno subisce da decenni il carico ambientale di una vasta area industriale e di un territorio nel quale non sono stati mai adottati severi criteri di salvaguardia per la salute dei suoi residenti, e dei lavoratori -:
se non si ritenga opportuno sospendere la costruzione della suddetta Centrale, alla luce di quanto esposto in premessa e in assenza della prevista valutazione di impatto ambientale nell'autorizzazione della detta costruzione;
se non si intenda comunque attendere l'approvazione del PEAR (piano energetico ambientale regionale), e la predisposizione di una valutazione ambientale strategica complessiva che la Regione Puglia ha già previsto sulla zona industriale Bari-Modugno-Bitonto.
(4-02563)