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Allegato B
Seduta n. 108 del 13/2/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la crisi occupazionale che interessa la Provincia dell'Aquila e parte di Chieti, ha raggiunto ormai livelli non più tollerabili, dovuti, secondo gli interpellanti, all'inerzia delle giunte provinciali e Regionali e allo scarso rilievo che questo Governo pone per la risoluzione del problema;
nel territorio marsicano la Oliit, appartenente al gruppo Luppi, ha acquisito nel febbraio 2004, nel territorio di Avezzano (Aquila), Ixfin, ed opera anche nel territorio di Chieti con un proprio stabilimento;
la Oliit nel rilevare la proprietà della Ixfin, ha garantito il supporto finanziario di una società americana per una somma consistente tale da coprire le spese necessarie di gestione e di esercizio di tutti gli stabilimenti del gruppo ma dallo stesso febbraio 2004 la società in questione, nonostante dichiarazioni di copertura economica, è sempre stata in una situazione di crisi, tanto da non poter sostenere dalla stessa data la corresponsione degli stipendi ai 296 dipendenti del sito di Avezzano ed ai 179 addetti del sito produttivo di Chieti;
già nel luglio scorso vi è stato un intervento, da parte del primo firmatario, volto a interessare Governo e soprattutto enti locali, quali Regione, Provincia dell'Aquila e Provincia di Chieti, ad un tavolo serio per una risoluzione concertata e rapida della crisi e soprattutto per verificare ed eventualmente accogliere le richieste di eventuali investitori esteri;
sulla proposta di acquisizione del sito industriale marsicano da parte del Consorzio per lo sviluppo del nucleo industriale di Avezzano, sembra essere stato raggiunto un accordo tra il Ministero dello sviluppo economico e Regione Abruzzo, gli interpellanti chiedono dunque al Governo di vigilare su tale operazione e soprattutto che l'acquisto venga vincolato all'uso industriale e non ceduto per semplici fini speculativi e che altresì il consorzio per lo sviluppo del nucleo industriale di Avezzano, in qualità di acquirente, assuma altresì l'impegno di concretizzare in breve tempo l'interesse di altri imprenditori ad un'ulteriore acquisizione che garantisca una continuità industriale ed il contestuale reinserimento del personale;
nell'area peligna la situazione è a dir poco allarmante: diversi stabilimenti hanno annunciato la chiusura o il forte ridimensionamento, ci citano i siti industriali Finmek, Lastra, Crodo che coinvolgono almeno 400 famiglie dell'area di Sulmona;
esistono delle iniziative regionali, ma non vi è una chiara logica su quali sono gli interventi infrastrutturali e su quali basi si fonda la politica industriale e la politica del lavoro sui territori descritti;
il problema risulta essere estremamente preoccupante, per l'intera area industriale di appartenenza e per la società circostante, si ribadisce quindi la necessità di un tavolo istituzionale con le parti sociali e le amministrazioni locali, Regione Abruzzo, Provincia dell'Aquila e Provincia di Chieti, dove progettare degli interventi strutturali di sostegno che incidano non solo sul caso Oliit, ma interessino i poli elettronico dell'Aquila e quello di Sulmona ed il distretto industriale di Chieti -:
se il Governo intenda, innanzitutto, adoperarsi, e con quale tempistica per il completo sostegno dell'economia e dell'industria marsicana della valle Peligna e dell'area teatina al fine di prevenire situazioni simili a quelle della Oliit, reinserendo i territori in questione nel quadro degli aiuti comunitari previsti dall'articolo 87, comma 3, lettera c), del Trattato che istituisce la Comunità europea, come per altro affermato sia dalla Giunta regionale sia dalla Giunta provinciale, e come il primo firmatario ha più volte sottolineato in altre interpellanze, e inoltre al fine di poter accelerare l'iter per la firma del documento di proroga degli ammortizzatori sociali per evitare altri epiloghi estremamente penalizzanti per i lavoratori degli stabilimenti coinvolti, di Avezzano, di Sulmona e quello di Chieti.
(2-00367) «De Laurentiis, Volontè».
Interrogazioni a risposta immediata:
NARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è imminente la riorganizzazione delle strutture amministrative del ministero per i beni e le attività culturali coordinate da un segretario generale -:
in che modo si intenda valorizzare le competenze amministrative in materia di diritto d'autore e, più in generale, visto che la legge n. 248 del 2000 e la legge n. 109 del 2005 già attribuiscono alla Presidenza del Consiglio dei ministri il coordinamento delle politiche in materia di proprietà intellettuale, specie in materia di contrasto della pirateria, ovvero se il Presidente del Consiglio ministri ed il Ministro per i beni e le attività culturali non ritengano che una più efficace politica governativa in materia di diritto d'autore non sia meglio assicurata dalla ricollocazione dell'ufficio per il diritto d'autore presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
(3-00621)
ZELLER, BRUGGER, WIDMANN, BEZZI e NICCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la Convenzione per la protezione delle Alpi gli otto Stati firmatari si sono impegnati per la salvaguardia a lungo termine dell'ecosistema naturale delle Alpi ed il loro sviluppo sostenibile, nonché la
tutela degli interessi economici delle popolazioni residenti, stabilendo i principi cui dovrà ispirarsi la cooperazione transfrontaliera tra i Paesi dell'arco alpino. Per il raggiungimento di tali obiettivi le parti contraenti dovranno prendere adeguate misure in diversi campi d'azione, per i quali, attualmente, sono stati pattuiti nove protocolli attuativi;
la ratifica del protocollo dei trasporti è non da oggi considerata essenziale per le scelte strategiche relative alle politiche di mobilità nelle Alpi. L'aumento del traffico va contenuto con una serie di misure adeguate e non estemporanee e la firma del protocollo in questione è per l'Alto Adige e l'intera area alpina di importanza fondamentale;
nella XIV legislatura la Camera dei deputati ha approvato, in sede di prima e di terza lettura, il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica di tutti e nove protocolli attuativi, nonostante il fatto che alcune forze dell'allora maggioranza volevano escludere dall'autorizzazione proprio il protocollo dei trasporti. I Paesi dell'Unione europea limitrofi all'Italia, quale Francia, Austria, Slovenia, ma anche la Germania e il Liechtenstein, hanno già da tempo concluso l'iter per la ratifica parlamentare;
il Ministro dei trasporti, in data 14 giugno 2006, ha risposto all'interrogazione dell'onorevole Brugger, confermando l'intenzione dello Stato italiano di adempiere ai suoi impegni assunti in ambito internazionale ed assicurando la sua collaborazione in sede europea;
in data 12 ottobre 2006, il Consiglio dei ministri dei trasporti dell'Unione europea ha adottato una decisione che approva la firma, a nome dell'Unione europea, del protocollo dei trasporti;
il Governo italiano, a sua volta, invece non ha ancora presentato un disegno di legge di ratifica; la ratifica dei protocolli attuativi, e del protocollo dei trasporti in particolare, è espressamente prevista dal programma di governo di centrosinistra, il quale a suo tempo aveva apposto la firma alla convenzione quadro ed ai protocolli attuativi;
infine, anche per quanto riguarda la ratifica ed esecuzione del protocollo aggiuntivo alla convenzione-quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività o autorità territoriali, sottoscritto a Strasburgo il 9 novembre 1995 e firmato dall'Italia nell'ormai lontano anno 2000, il Governo non ha ancora presentato un disegno di legge volto alla ratifica -:
se il Governo, alla luce di quanto esposto, non ritenga necessario presentare i disegni di legge di ratifica per adempiere agli impegni assunti, da un lato con la sottoscrizione dei nove protocolli attuativi e dall'altro con la firma del protocollo aggiuntivo alla convenzione-quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera.
(3-00622)
BOATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 11 febbraio 2007, il Governo egiziano ha ordinato la liberazione di Abu Omar, l'ex imam sequestrato a Milano nel febbraio 2003 da alcuni agenti della Cia, con la presunta collaborazione dei servizi segreti italiani, e condotto illegalmente in carcere in Egitto;
a seguito del rapimento, è stata avviata un'inchiesta, da parte della procura della Repubblica di Milano, a carico di 26 agenti della Cia, dell'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, dell'ex capo del controspionaggio Marco Mancini, di altri funzionari del servizio segreto militare ed anche del maresciallo del Ros Luciano Pironi, accusati di sequestro di persona;
tutti gli agenti della Cia sono latitanti e nei loro confronti la magistratura milanese ha avanzato formale richiesta di estradizione al ministero della giustizia, che dovrà decidere se inoltrare o meno la stessa agli Stati Uniti;
l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari ha sempre sostenuto di essere estraneo
all'extraordinary rendition, dichiarando di non potersi difendere dinanzi ai giudici a meno di non violare documenti coperti dal segreto di Stato;
il Governo Prodi, confermando il segreto di Stato, in continuità con la linea adottata dal precedente Governo Berlusconi, ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale e, così come dichiarato sia dal Presidente del Consiglio dei ministri che dal Ministro della giustizia Mastella, si avvierebbe ad una negazione della richiesta di estradizione degli agenti Cia accusati di sequestro di persona;
per il giudice dell'udienza preliminare di Milano Caterina Interlandi, secondo quanto riportato da un'agenzia di stampa del 6 febbraio 2007, «la questione di legittimità costituzionale è non rilevante e manifestamente infondata»; ad avviso del giudice, si legge nell'agenzia, è chiaro che, con la legislazione attuale, «sarebbe inesigibile e incompatibile con il sistema di valori della nostra Carta costituzionale un'interpretazione» delle norme sul segreto che «comportasse l'imposizione del silenzio all'imputato che non possa altrimenti difendersi, in nome della ragione di Stato»;
sempre secondo quanto riportato da agenzie di stampa del 6 febbraio 2007, l'ordinanza del giudice dell'udienza preliminare milanese afferma che sul sequestro di Abu Omar il segreto di Stato non può essere opposto, in quanto l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi ha sempre dichiarato l'estraneità del Governo e del Sismi al sequestro e non ha mai fatto alcun riferimento a segreti di Stato relativi alla vicenda, così come l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, nello scorso mese di luglio 2006, spiegò per iscritto che erano state «assunte iniziative» per «rendere perfettamente chiaro» ai funzionari del Sismi, i quali successivamente sarebbero stati interrogati dal pubblico ministero, che sul sequestro non c'era il segreto di Stato, per decisione «ripetutamente asseverata - scriveva Pollari -dall'autorità di Governo»;
la liberazione di Abu Omar porterà, inevitabilmente, nuovi elementi su quanto accaduto -:
quali siano le valutazioni del Governo in ordine agli indirizzi adottati nel caso Abu Omar, che presentano elementi di grave contraddizione, e quali iniziative intenda assumere in sede internazionale nei rapporti tra Italia e Stati Uniti dinanzi ad eventuali ulteriori sviluppi inerenti tale questione.
(3-00623)
PISACANE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i comuni della provincia di Napoli devono procedere alla valutazione ed all'eventuale rilascio dei titoli in sanatoria relativi a decine di migliaia di pratiche di condono presentate per effetto delle leggi n. 47 del 1985, n. 724 del 1994 e n. 326 del 2003; nei territori vincolati il rilascio dei predetti titoli è subordinato, ex articolo 32 della legge n. 47 del 1985, all'ottenimento del parere favorevole dell'amministrazione preposta alla tutela del vincolo;
il protocollo di intesa tra regione Campania e sovrintendenza ai beni ambientali ed architettonici di Napoli e provincia, approvato con decreto del Presidente della giunta regionale della Campania n. 2707 del 31 dicembre 2001, ha disciplinato modalità procedimentali e contemplato forme di cooperazione tra amministrazioni in materia di sanatoria degli interventi edilizi abusivi realizzati in aree soggette a vincolo paesistico-ambientale;
con la più recente delibera n. 1382 del 4 aprile 2003, la giunta della regione Campania ha determinato l'istituzione di tavoli tecnico-amministrativi per la definizione degli indirizzi e dei criteri tecnico-amministrativi, anche a mezzo dell'elaborazione di intese e accordi istituzionali finalizzati alla definizione dei procedimenti di sanatoria ex articolo 32 della legge n. 47 del 1985, e successive modifiche, e legge n. 724 del 1994, e successive
modifiche; in virtù del predetto protocollo può essere avviata la formazione di un piano di dettaglio (piano di valutazione della compatibilità paesistica degli immobili da condonare), condiviso e sottoscritto dal comune interessato e dalla soprintendenza ai beni architettonici, al paesaggio e al patrimonio storico, artistico e etno-antropologico di Napoli e provincia; l'articolo 9 della legge regionale n. 10 del 18 novembre 2004 ha fissato il termine del 31 dicembre 2006, entro il quale i procedimenti relativi alle istanze di condono ex legge n. 47 del 1985 e n. 724 del 1994 devono essere definiti;
per quanto attiene al rilascio dei pareri ex articolo 32, si registra una capacità di risposta da parte della soprintendenza ai beni architettonici, al paesaggio e al patrimonio storico, artistico e etno-antropologico tarata su circa 100 nulla osta per anno e, conseguenzialmente, solo per l'incidenza di tali procedure; un comune impiegherebbe oltre 100 anni soltanto per definire procedimenti relativi a 10.000 pratiche di condono edilizio;
mentre è in corso la valutazione conclusiva delle richiamate pratiche, l'intervenuto articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, introducendo un nuovo documento nei procedimenti ex articolo 32, la relazione paesaggistica, a corredo dell'istanza di autorizzazione paesaggistica, ai sensi degli articoli 159, comma 1, e 146, comma 2, del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ha determinato, di fatto, un ulteriore appesantimento delle procedure de qua;
peraltro, l'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri citato, previo accordo con la direzione regionale del ministero per i beni e le attività culturali territorialmente competente, prevede la possibilità di introdurre semplificazioni ai criteri di redazione e ai contenuti della relazione paesaggistica per le diverse tipologie di intervento;
in generale, emerge una diffusa necessità di monitorare tutti i percorsi amministrativi finalizzati all'accelerazione dei rilasci delle pratiche di condono, in particolare di quelle di cui alle leggi nn. 47 del 1985 e 724 del 1994, e di non vanificare l'istanza di celerità proposta dal legislatore regionale e fortemente condivisa dall'ente locale e dalla comunità che esso rappresenta, senza tuttavia trascurare la necessaria tutela del territorio;
pertanto, si ritiene necessario fare ricorso a quanto oggi l'ordinamento consente in termini di formule cooperative istituzionali, per meglio definire i procedimenti da seguire per ottenere i risultati di celerità che la legge regionale prescrive;
al fine di conseguire quanto sopra precisato, si può ipotizzare l'opportunità che i comuni interessati procedano alla formazione dì un piano di dettaglio (piano di valutazione della compatibilità paesistica degli immobili da condonare), condiviso e sottoscritto dal comune medesimo e dalla soprintendenza ai beni architettonici, al paesaggio e al patrimonio storico, artistico e etno-antropologico di Napoli e provincia;
tale piano sarebbe finalizzato a delineare il medesimo quale strumento di valutazione puntuale sulla fattibilità di recupero degli immobili da condonare, a contenere tempistiche certe per i procedimenti ex articolo 32 citato ed a pervenire, così, ad un'accelerazione dei conseguenziali provvedimenti;
il medesimo piano, in generale, dovrà valorizzare sia la norma di tutela per il recupero delle opere da condonare che la complessiva tempistica delle procedure occorrenti per evadere le pratiche di condono, ricondotta ad un arco temporale condiviso nell'ambito di forme cooperative istituzionali da ente locale-regione-istituzione preposta alla tutela del vincolo;
alla luce di quanto sopra, il piano dovrà essere formato per determinare specifiche previsioni normative di dettaglio, che, definendo uno snellimento nell'azione di competenza della sovrintendenza e cadenze
temporali di processo, consentano quei risultati di auspicata rapida definizione delle procedure;
conseguita l'adozione del piano con le modalità sopra esposte, si potrà procedere all'espletamento delle attività istruttorie ed endoprocedimentali nella certezza di un protocollo ben definito con l'amministrazione preposta alla tutela del vincolo e di un'attività garantita nei tempi e nei risultati -:
quali iniziative il Presidente del Consiglio dei ministri intenda assumere affinché sia definito, tramite ulteriore protocollo tra regione Campania e direzione regionale dell'amministrazione dei beni culturali, artistici e architettonici, l'accordo con l'amministrazione preposta alla tutela del vincolo, affinché i comuni interessati, per il conseguimento di quanto in premessa, possano procedere a concludere - in tempi brevissimi - intese istituzionali finalizzate alla conclusiva definizione delle modalità e dei tempi di rilascio dei pareri ex articolo 32 della legge n. 47 del 1985, anche mediante la formazione ed approvazione di piani di dettaglio (piano di valutazione della compatibilità paesaggistica degli immobili da condonare), con le modalità e gli obiettivi di cui in premessa.
(3-00624)
ZIPPONI e MIGLIORE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni si avvierà il confronto tra il Governo e le organizzazioni sindacali sulle pensioni e sul welfare;
nel programma dell'Unione è esplicitamente prevista l'eliminazione del cosiddetto «scalone» e della riduzione delle finestre decisa dal Governo Berlusconi, cioè l'innalzamento da 57 a 60 anni dell'età per poter percepire la pensione di anzianità, una decisione grave, a parere degli interroganti, attuata contro milioni di lavoratori e lavoratrici;
sempre nel programma è previsto un aumento delle pensioni minime, la rivalutazione di quelle più basse e il ruolo dell'Inps nella gestione del trattamento di fine rapporto verso la previdenza integrativa;
è urgente che i lavoratori avvertano con chiarezza la discontinuità del Governo di centrosinistra dal Governo precedente, attraverso intervenenti volti a riformare e non a tagliare l'età o i coefficienti di rendita, come invece chiede la Confindustria;
la riforma deve rivolgersi in primo luogo a quei milioni di lavoratori precari, che stanno pagando e pagheranno prezzi altissimi se non si interverrà in tempo -:
se il Governo intenda mantenere gli impegni presi con il mondo del lavoro e procedere urgentemente a ripristinare quel sistema flessibile per l'accesso alla pensione che parte da 57 anni di età con 35 anni di contributi, tenendo conto, in particolare, degli operai, dei lavoratori turnisti e di quelli sottoposti a stress, sia pubblici che privati.
(3-00625)
DELBONO, BELLANOVA, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, MOTTA, CORDONI, VIOLA, FARINONE, CINZIA MARIA FONTANA, SCHIRRU, DI SALVO, MERLONI, LARATTA, BUFFO, CODURELLI, LENZI, MIGLIOLI e D'AMBROSIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
come noto, la condizione reddituale della stragrande maggioranza dei percettori di trattamento pensionistico si attesta su livelli prossimi, o comunque non lontani, dalla soglia di povertà, tanto che dai dati Istat-Inps si desume che oltre nove milioni di pensionati percepisce un assegno inferiore ai mille euro mensili e tale condizione sarà al centro del prossimo confronto con le parti sociali, in vista della rivisitazione del sistema previdenziale;
attraverso la recente revisione della curva dell'imposta sul reddito delle persone
fisiche, prodottasi con la legge finanziaria per il 2007, si è operata una prima inversione di tendenza, con misure ed effetti volti a migliorare la condizione economica dei percettori dei redditi più bassi;
per di più, sempre in forza delle disposizioni della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si prevede che «le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale sono destinate, qualora permanenti, a riduzioni della pressione fiscale finalizzata al conseguimento degli obiettivi dì sviluppo ed equità sociale, dando priorità a misure di sostegno del reddito di soggetti incapienti ovvero appartenenti alle fasce di reddito più basse» -:
quali siano i primi dati disponibili circa gli effetti economici prodottisi per i pensionati italiani a seguito dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni fiscali previste dalla legge finanziaria per ilo 2007, anche in vista degli ulteriori interventi in essa delineati.
(3-00626)
CASINI, CESA, VOLONTÈ, CAPITANIO SANTOLINI, ADOLFO, CIRO ALFANO, BARBIERI, BOSI, CIOCCHETTI, COMPAGNON, D'AGRÒ, D'ALIA, DE LAURENTIIS, DELFINO, DIONISI, DRAGO, FORLANI, FORMISANO, GALATI, GALLETTI, GIOVANARDI, GRECO, LUCCHESE, MARCAZZAN, MARTINELLO, MAZZONI, MELE, MEREU, OPPI, PERETTI, ROMANO, RONCONI, RUVOLO, TABACCI, TASSONE, TUCCI, VIETTI e ZINZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per sapere - premesso che:
il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri dell'8 febbraio 2006 sui diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi prevede una dichiarazione alla pubblica autorità, con la quale le parti interessate decidono di formalizzare, con tutti i conseguenti effetti giuridici, la relazione tra di esse intercorrente;
questa dichiarazione, resa congiuntamente o separatamente, esprime necessariamente la volontà di dare rilievo giuridico al rapporto di convivenza, creando uno status, cui conseguono una serie di effetti particolarmente significativi, tra cui il rilascio di un permesso di soggiorno per il cittadino straniero extracomunitario o apolide, l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica, agevolazioni e tutele in materia di lavoro, la previsione di trattamenti previdenziali e pensionistici, sia pure futuri, che nemmeno in Francia la legge assicura a seguito della conclusione di un pacs;
secondo le dichiarazioni ufficiali dei Ministri delle politiche per la famiglia e per i diritti e le pari opportunità, la prevista normativa, comunemente chiamata «Dico», non avrebbe nulla a che vedere con il cosiddetto «pacs», anzi rappresenterebbe una brillante soluzione escogitata al fine di superare le resistenze manifestatesi all'interno della stessa compagine governativa, a fronte dell'ipotesi della introduzione di un istituto simile al pacs;
tuttavia, secondo la disciplina in vigore in Francia, anche il pacs nasce a seguito di una dichiarazione di volontà dei conviventi, che acquista effetti giuridici attraverso la formalizzazione presso una pubblica autorità (registrazione presso il tribunale) e produce conseguenze assai simili a quelle sopra accennate, ad esempio il diritto al rilascio di un permesso di soggiorno per il cittadino straniero extracomunitario o apolide o agevolazioni e tutele di vario tipo in materia di lavoro;
non è giustificata la motivazione secondo la quale il disegno di legge avrebbe l'intento di superare discriminazioni fondate sulle scelte sessuali delle persone, dal momento che tali discriminazioni già da tempo non esistono nell'ordinamento italiano -:
quali siano gli elementi che, al di là delle etichette terminologiche, consentono di distinguere, sotto il profilo sostanziale, il modello cui fa riferimento il disegno di legge sui cosiddetti «Dico» da quello oggetto della legge francese sui cosiddetti «Pacs» e delle altre consimili legislazioni
che danno rilievo pubblico a forme di convivenza diverse dalla famiglia fondata sul matrimonio.
(3-00627)
PAGLIARINI, DILIBERTO, SGOBIO e CRAPOLICCHIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Carrozzerie Bertone spa è una prestigiosa azienda italiana, il cui marchio è famoso in tutto il mondo;
l'azienda è nata nel 1912 ed ha realizzato moltissime automobili divenute celebri. Ha collaborato con le principali case automobilistiche italiane (Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Ferrari, Lamborghini, Innocenti) e straniere (Mg, Bristol, Aston Martin, Simca, Bmw, Citroen, Audi, Volvo, Opel), disegnando e realizzando, sin dagli anni venti, vetture quali la Fiat Ardita 2500, la Lancia Aprilia Cabriolet e la Fiat 1500 Torpedo. Tra le realizzazioni degli anni cinquanta, si possono citare l'Alfa Romeo Giulietta Sprint, la Fiat 850 Spider, la Lamborghini Miura, l'Aston Martin DB2/4 e la Maserat I 3500 GT, mentre negli anni sessanta la Carrozzerie Bertone spa realizza modelli quali l'Alfa Romeo 2600 Sprint, la Ferrari 250 GT e la Maserati 5000 GT. Tra gli anni settanta e novanta meritano di essere ricordate, tra le altre, la Lancia Stratos, la Lamborghini Countach, la Dino Ferrari 308 GT4, l'Audi 50, la Innocenti Mini 90, la Fiat 131 Abarth Rally, la Ritmo Cabrio, la Citroen BX e la Volvo 780. Da ultimo, la Carrozzerie Bertone spa ha realizzato modelli quali la Opel Astra Coupé e Cabrio ed il Bmw C1;
la storia della Carrozzerie Bertone spa testimonia il valore dell'azienda, che rappresenta, per qualità tecnica, alta tecnologia, elevata progettualità e professionalità delle maestranze, un patrimonio di eccellenza per l'industria italiana e per l'immagine del made in Italy nel mondo;
si tratta di un'azienda sana sotto il profilo economico, senza alcuna esposizione finanziaria, ed i suoi impianti, che si sviluppano su un'area di 310.000 metri quadri, consentono una potenzialità di 70.000 veicoli all'anno;
ciononostante, presso la Carrozzerie Bertone spa la produzione è attualmente ferma ed i 1.500 dipendenti dell'azienda sono collocati in cassa integrazione a zero ore;
questa situazione non è determinata da problemi di ordine produttivo, ma è riconducibile esclusivamente ad una crisi di carattere commerciale, derivante dall'assenza di commesse;
le stesse organizzazioni sindacali dei lavoratori non auspicano il prolungamento della cassa integrazione, ma chiedono di poter tornare a lavorare e rivendicano la necessità dì un piano industriale che coinvolga tutti i dipendenti;
il consiglio comunale di Grugliasco (Torino), dove ha sede l'azienda, in relazione alla grave situazione industriale e le pesanti conseguenze occupazionali, ha votato all'unanimità un ordine del giorno, a seguito del quale si è cercato di coinvolgere nella ricerca di una soluzione la regione Piemonte, la provincia e il comune di Torino;
la Fiat Auto, tradizionale partner della Carrozzerie Bertone spa, ha da ultimo registrato un significativo recupero produttivo e ha preannunciato la possibilità della nascita di una newcompany con la Carrozzerie Bertone spa per la produzione dal 2008 del nuovo modello Lancia Cabrio coupé; si tratta di un progetto fondamentale per assicurare la sopravvivenza dell'azienda, ma non sufficiente per garantirne i livelli occupazionali, poiché consentirebbe di impiegare solo la metà dei 1500 dipendenti -:
quali iniziative intenda adottare il Governo, nell'ambito delle politiche commerciali volte alla tutela del made in Italy ed alla promozione all'estero delle aziende italiane di eccellenza, con riferimento alla realizzazione di una newcompany tra Fiat Auto e Carrozzerie Bertone spa, anche per favorire la ripresa delle attività produttive
dell'azienda in premessa ed il reintegro di tutti i 1.500 lavoratori attualmente in cassa integrazione.
(3-00628)
EVANGELISTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni in tutti i principali Paesi europei si è assistito ad una revisione, più o meno marcata, a seconda dei casi, delle tradizionali politiche sulla famiglia: alla scelta di sostenerne lo sviluppo attraverso l'attivazione di nuovi ammortizzatori sociali si è affiancata la decisione di estendere una serie di sostegni a forme di convivenza differenti da quelle tradizionalmente riconosciute;
un sistema democratico non può non sforzarsi di rimanere il più possibile inclusivo, evitando qualsiasi forma di discriminazione;
le scelte legislative di uno Stato sovrano non possono essere vincolate, oggi meno che mai, in virtù di un processo di integrazione europea tanto avanzato quanto complesso, ad impostazioni di carattere religioso, il cui campo d'azione bisogna continuare a rispettare, evitando, però, sovrapposizioni che creerebbero inevitabilmente contrasti difficili da risolvere;
il Governo italiano ha il diritto e il dovere di compiere scelte politiche quanto più possibili chiare, il Parlamento ha il potere di legiferare: in entrambi i casi non possono essere accettati condizionamenti esterni a tali processi;
nelle ultime settimane si è evidenziata la volontà da parte delle più alte gerarchie ecclesiastiche di intervenire sul processo decisionale proprio ed esclusivo dello Stato italiano;
deve essere sempre salvaguardato il principio della assoluta libertà d'opinione, che va riconosciuto e tutelato per qualsiasi soggetto singolo, o organizzazione associativa, tanto più per la Chiesa cattolica ed i suoi esponenti, come per qualsiasi altro esponente di altra confessione religiosa;
alcune dichiarazioni del presidente della conferenza episcopale italiana appaiono potenzialmente lesive dell'autonomia legislativa e ancor più dell'autonomia dei singoli parlamentari, mirando a vincolare la loro coscienza a precetti religiosi;
importanti giuristi e costituzionalisti hanno sottolineato che tali dichiarazioni possono mettere in discussione il concordato tra Stato e Chiesa, perché - secondo tali giuristi - le autorità ecclesiastiche avrebbero giudicato «sovversivo» un legittimo atto del Governo -:
se non ritenga opportuno intervenire nelle sedi proprie per chiarire l'equivoco creatosi e ribadire la piena, completa ed indiscutibile sovranità ed indipendenza del Governo e del Parlamento italiani.
(3-00629)
TURCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il professor Pietro Ichino è risultato essere tra gli obiettivi del nucleo terroristico arrestato in questi giorni dalle forze di polizia, coordinate dalla procura di Milano;
la sua vicenda evoca altri episodi più drammatici e spesso tragici relativi a giuslavoristi ed economisti del lavoro impegnati sul fronte delle riforme del lavoro: da Ezio Tarantelli a Massimo D'Antona, a Marco Biagi, che hanno perso la vita, e a Gino Giugni, che fu ferito gravemente;
un meccanismo quasi automatico ha portato ad essere questi riformatori simboli da colpire da parte del terrorismo, proprio mentre erano al centro di aspre polemiche, spesso pregiudiziali, e si trovavano relativamente isolati politicamente -:
se, oltre alla positiva prevenzione delle azioni terroristiche e alla protezione delle persone a rischio, il Governo non intenda rispondere con una più incisiva politica di riforme, considerando tra queste anche la recente proposta elaborata dal professor Ichino, che è stata al centro della polemica sui nullafacenti nella pubblica
amministrazione, presentando una specifica iniziativa legislativa che si affianchi a quella già presentata alla Camera dei deputati da 46 parlamentari di diversi schieramenti, con la quale, tra l'altro, si vuole costituire un'authority per la valutazione dell'efficienza e del rendimento delle strutture e dei dipendenti pubblici.
(3-00630)
LA RUSSA, MENIA, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la brillante operazione messa a punto dalle nostre forze d'intelligence, che ha portato all'arresto di ben quindici terroristi accusati di aver organizzato «un'associazione terroristica costituitasi in banda armata» sotto il nome di partito comunista politico-militare, merita il plauso e la riconoscenza del mondo politico e della società civile;
la relativa inchiesta, avviata nel 2004, ha impedito, per usare le parole del pubblico ministero Ilda Boccassini, «che persone pericolose, che si sentivano in guerra contro lo Stato, compissero azioni violente anche contro obiettivi umani» e ha rivelato la ripresa di antichi rapporti tra brigatisti di vecchia data e giovani ventenni;
tra questi brigatisti, in guerra con lo Stato e pronti a uccidere, si contano, secondo i principali organi di stampa, ben otto sindacalisti della Cgil, tra i quali cinque delegati della Fiom; gli altri tre aderenti alla Filcem, alla Filt e alla Slc e tra i circa sessanta indagati anche molti altri tesserati Cgil;
nonostante le manifestazioni di sconcerto espresse dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, nell'intervista al Corriere della Sera del 13 febbraio 2007, è inconfutabile che Pietro Ichino, uno dei principali bersagli dei brigatisti, era stato oggetto di duri attacchi da parte del sindacato, ufficializzati attraverso circolari interne, per la sua attività di studioso volta a riformare il diritto sindacale e il diritto del lavoro;
dall'inchiesta in corso è emerso che disoccupati dei centri sociali, studenti universitari fortemente ideologizzati, fanatici della protesta di piazza, esperti nell'uso delle armi e pronti a organizzare rapine per autofinanziarsi, facevano proselitismo e propaganda nelle università, nei medesimi centri sociali e in occasione delle manifestazioni di piazza;
la continua esaltazione di figure ambigue, quali ex leader di potere operaio, spesso ospiti ed interlocutori privilegiati di eventi politico-sociali, trasforma tali figure in modelli da emulare per le nuove generazioni;
emerge un quadro grave e preoccupante, nei cui confronti permane un'ambigua posizione da parte di alcune forze politiche della sinistra italiana, restie a prendere le distanze da forme di extraparlamentarismo di evidente eversione;
le dichiarazioni apparse sulla stampa di esponenti della sinistra radicale vicini ai centri sociali sanno di assoluzioni preventive, che denotano atteggiamenti di rischiosa ambiguità con le frange estremiste;
il fondatore del Partito comunista dei lavoratori, Marco Ferrando, ex Pc, si è preoccupato subito di escludere «nel modo più assoluto» che i militanti del centro occupato Gramigna possano avere a che fare con le Brigate rosse, definendo gli arresti come «un'operazione ingiustificata di repressione statale, che può introdurre tensione nella manifestazione di Vicenza»;
proprio la citata manifestazione di Vicenza, organizzata per protestare contro l'ampliamento della base Usa, accresce gli imbarazzi del Governo, che vedrà sfilare, accanto ai Cobas e ai centri sociali, alcuni suoi esponenti, nonché altri di spicco della maggioranza parlamentare che lo sostiene -:
se il Governo intenda ancora tollerare la permanenza di strutture sociali che, sotto varie forme, in realtà incentivano la violenza eversiva e costituiscono un luogo di aggregazione e un brodo di coltura di fenomeni terroristici e come intenda risolvere, all'interno della propria maggioranza, le imbarazzanti contraddizioni comportamentali di alcuni suoi autorevoli esponenti, che non si possono in alcun modo giustificare in uno Stato di diritto.
(3-00631)
LEONE - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la recrudescenza dell'attività del terrorismo brigatista, testimoniata dall'arresto di 15 brigatisti di «seconda posizione», che avevano tra i loro obiettivi giornali, televisioni, l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi, il giuslavorista Pietro Ichino, l'Eni ed altri, dimostra ancora una volta la persistente pericolosità dell'eversione di sinistra, che è evidentemente collegata al movimentismo di estrema sinistra e, purtroppo, anche a singoli esponenti locali della Cgil;
da quanto emerso è evidente che c'è stata una chiara sottovalutazione dei collegamenti tra extraparlamentarismo di sinistra e l'eversione, il che rende particolarmente deprecabile lo spazio che nelle istituzioni è stato dato ad ex terroristi e a leader di centri sociali e di movimenti extraparlamentari violenti;
troppe volte abbiamo assistito alla tragica farsa di tanti ex brigatisti o terroristi chiamati a discettare in pubblico come fossero maestri di pensiero e non invece cattivi maestri, mentre non è stato dato mai adeguato spazio alle vittime del terrorismo ed ai loro parenti;
troppe volte è stato consentito a personaggi che indulgono alla violenza di utilizzare come megafono la tv di Stato, come è avvenuto domenica 11 febbraio 2007, nella trasmissione di Lucia Annunziata su Rai tre, dove è stato consentito a Luca Casarini di propagandare la manifestazione contro l'ampliamento della base americana di Vicenza, con toni intimidatori -:
come si intenda operare per prevenire con maggiore efficacia il ricrearsi di condizioni favorevoli per la ripresa del terrorismo brigatista, a tal fine anche accendendo i riflettori su quell'area indistinta dell'extraparlamentarismo collegato ai centri sociali e al movimento no global, che non ha mai preso sufficientemente le distanze dall'eversione violenta e che, come dimostrano gli ultimi arresti, ne rappresenta un'area di reclutamento assieme, purtroppo, anche a frange del sindacato.
(3-00632)
MARONI, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, COTA, DOZZO, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 12 febbraio 2007, il ministero dell'interno ha comunicato l'avvenuto arresto di quindici sospetti terroristi appartenenti
alle cosiddette «nuove Brigate rosse», alcuni dei quali risultano essere quadri sindacali;
in uno dei siti interessati dal blitz delle forze dell'ordine sono stati, altresì, rinvenuti schedari relativi a uomini politici, imprenditori, economisti e personaggi di primo piano della società del nostro Paese, contenenti informazioni compatibili con l'ipotesi della preparazione di un attentato;
l'indagine, condotta dai presidi della Digos di Milano, Torino, Padova e Trieste, sotto la direzione dell'Ucigos, e sfociata nei predetti arresti, risulta essere scaturita da una vasta operazione compiuta dal 2004 in Nord Italia, con la collaborazione del Sisde;
gli accertamenti che hanno portato agli arresti sono stati svolti ricorrendo a perquisizioni che hanno interessato anche organizzazioni antagoniste, come il cosiddetto centro popolare occupato Gramigna, i comitati proletari per il comunismo, il centro proletario Ilic ed il centro «La Fucina» a Sesto San Giovanni -:
quale sia l'opinione del Governo in merito alle connessioni esistenti tra il nuovo terrorismo e le organizzazioni antagoniste ed altresì sull'opportunità di intensificare la pressione e le indagini sulle attività promosse dai centri nei quali sono stati acquisiti elementi utili alla realizzazione degli arresti compiuti il 12 febbraio 2007.
(3-00633)