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Allegato B
Seduta n. 109 del 14/2/2007
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta orale:
CAPARINI e BRICOLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi in tutte le Procure d'Italia sono state celebrate le giornate per l'apertura dell'anno giudiziario durante le quali sono stati dati i numeri reali sui crimini commessi durante l'anno appena trascorso;
da una analisi degli stessi, comparata con i dati forniti dal Ministero della giustizia e dal Dipartimento anticrimine emerge che in Italia c'è stato un aumento esponenziale di atti di violenza nei confronti delle donne e che si sono registrati ben il 30 per cento dei casi di abuso sessuale sui bambini in più rispetto agli anni precedenti;
si è mantenuta drammaticamente bassa l'età media delle vittime di abuso, che va così dagli zero ai cinque anni. Le regioni più colpite da questo esecrabile crimine sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio e la Campania;
nel 2006 sono state aperte circa 3.000 pratiche legate a minori scomparsi. Statisticamente il 20 per cento dei bambini scomparsi non viene più ritrovato, i sospetti degli inquirenti sono rivolti alle reti pedopornografiche. Solo nel primo semestre
dell'anno scorso siti, collettivi o individuali, propedofilia hanno avuto un incremento del 300 per cento;
i dati sono agghiaccianti: su un campione scelto di ben 443 pedofili accertati, il 67 per cento (pari a 299) è rimasto in stato di libertà con l'aggravante di continuare a rimanere, nella maggior parte dei casi, a contatto diretto con i bambini;
in aumento sono anche i crimini legati alla pedofilia in internet, dove un sito pedopornografico produce un introito giornaliero di almeno 90mila euro, secondo una cifra fornita durante un recente convegno tenutosi a Cuneo presso l'ordine dei medici, dal dottor Tommaso Pastore, dirigente responsabile della squadra mobile di Cuneo. Il costo medio di una foto pedopornografica spazia invece tra i 30 e i 100 euro;
«Oggi i pedofili cercano fotografie sempre più raccapriccianti, chiedendo ai produttori di tale materiale un aumento delle violenze ed un abbassamento delle età delle vittime. Per questo non è più raro che si trovino anche dei neonati, tra le giovani vittime» è il commento del dottor Massimiliano Frassi presidente dell'Associazione Prometeo a difesa delle vittime della pedofilia www.associazioneprometeo.org;
statisticamente sette bambini su dieci navigano da soli senza alcun controllo da parte di adulti ed il 70 per cento degli «agganci» da parte di pedofili avviene nelle chat. Oggi i bambini iniziano a navigare in internet fin dall'età di 7 anni. Spesso dopo i primi messaggi segue anche un contatto diretto da parte del pedofilo che riesce a risalire all'abitazione del giovane, ad ottenere un incontro ed a far scattare l'abuso;
nel mondo, secondo un report dell'Onu, ogni anno si stima che siano violentate 150 milioni di bambine. Il segretario generale Kofi Annan ha suggerito ad ogni paese di adottare «drastiche misure di contrasto a tale turpe fenomeno» anche in relazione al fatto che in molti paesi l'abuso «sia socialmente accetto o persino legale». A tal riguardo l'Italia rimane uno dei paesi a «massima esportazione» di turisti sessuali. Al fianco delle mete oramai consolidate in tal senso, in primis Romania e Thailandia, oggi si presentano nuovi territori dove andare a «caccia di bambini». Tra questi l'Ungheria, che nel 2006 ha visto triplicati i reati di abusi a danno di minori o il Kenya, dove esistono circa 15mila bimbi di strada vittima di violenza e per i quali è sceso in campo il presidente dell'Unicef Italia Antonio Sclavi che ha denunciato i crimini disgustosi consumati impunemente sulla pelle di questi bimbi «da parte di un numero sempre maggiore di italiani»;
nell'Europa orientale ancora oggi ci sono 1.500.000 bambini che vivono fuori dalla famiglia, 900mila dei quali sono rinchiusi in istituti, spesso in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Solamente lo scorso anno in Romania sono stati abbandonati in strada circa 9.000 bambini. Molti sono stati poi arrestati dalla polizia e rinchiusi in manicomi, facendo loro condividere gli spazi insieme a malati di mente adulti. Quando il reato non è consumato all'estero, dall'estero vengono portate le vittime. Solo a Milano sono almeno 500 i baby prostituti della Romania;
sono oramai ridotti ad una percentuale bassissima i casi di cosiddetti «falsi abusi», che oggi si avvicinano intorno allo 0,5 per cento. Percentuale riferita specialmente a quei casi in cui adolescenti, o preadolescenti affermano di aver subito attenzione da parte di adulti, salvo poi in sede di colloquio venire smentite dai fatti. Lo stesso non avviene per casi di bimbi piccoli, la cui credibilità è confermata dal fatto che si trovano a raccontare, con vissuti drammatici e per loro sempre dolorosi, attenzioni o violenze sconosciute alla loro giovanissima età;
secondo dati nazionali, il 50 per cento degli adulti che hanno problemi di disturbi alimentari, soprattutto di anoressia, hanno subito abusi sessuali durante l'infanzia senza ricevere il necessario
aiuto. Lo stesso dicasi per i casi di suicidi tra i giovani, dei quali raramente si ha notizia, ma che spesso hanno una comune matrice legata all'abuso, laddove la morte diventa una drastica via di fuga da una situazione non più gestibile dalla vittima;
tra gli elementi di novità, se così si può dire, l'aumento di casi legati a scuole materne dove interi gruppi di bimbi sono stati sottoposti ad abusi rituali, casi per i quali, dopo aver analizzato le carte processuali e seguito alcune vittime da vicino, l'Associazione Prometeo ha parlato dell'esistenza di una rete che agisce nel nostro paese;
vi è un aumento di sette pseudo religiose o di tipo satanico, che rivolgono sempre di più la propria attenzione ai giovani. Giovani come partecipanti delle stesse, o giovanissimi come vittime per i propri rituali. Un'indagine svolta dall'Asl di Varese, insieme alla provincia, su un campione di 561 studenti ha rilevato che il 12,5 per cento degli stessi aveva subito abusi sessuali durante l'infanzia, facendo così parlare di «epidemia silenziosa»: tali dati potrebbero essere in difetto dato che il 3 per cento dei ragazzi intervistati tramite questionari anonimi, a tale domanda ha siglato la risposta «preferisco non rispondere». «Solo lo scorso anno sono state raccolte al nostro sportello di ascolto 46 nuove storie di giovani e di adulti che da bambini hanno subito abusi da parte di genitori, insegnanti e sacerdoti, nessuno dei quali è stato creduto da chi stava vicino e oggi, oltre a dover far fronte al peso dell'abuso, devono fare i conti con disturbi alimentari e di dipendenza da sostanze» ha dichiarato ai sottoscritti interroganti Marco Marchese, psicologo e presidente dell'AMS di Palermo, aggiungendo «purtroppo sono ancora molti i pedofili che riescono a vincere i processi a causa della vecchia formula dell'insufficienza di prove, formula che va ricordato non equivale al fatto che non sia accaduto nulla ma che le prove, appunto, non siano state sufficienti». Anche davanti a questo la prevenzione, quindi, risulta essere oggi più che mai necessaria;
i dati forniti fanno emergere l'imprescindibile necessità di un intervento sempre più coordinato tra le varie forze in campo, col fine di tutelare, di più e meglio, i bambini, in una società che pare aver oramai abdicato a tale ruolo -:
quali misure intenda adottare il ministro per prevenire, contrastare e reprimere tale abominevole crimine.
(3-00636)
FORMISANO e PICANO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella relazione annuale il Sostituto Procuratore Antimafia De Ficchy ha chiaramente lanciato un allarme mafia nel Cassinate indicato ormai come teatro di operazioni finanziarie «spregiudicate ma silenziose» da parte di clan come i Casalesi e i Bardellino;
sempre seconda la relazione, l'attività di questi ultimi nel basso Lazio è arrivata sino a saccheggiare la Formia immobiliare e messo le radici nel sottobosco dei crediti bancari;
tuttavia quella di De Ficchy giunge come la conferma di segnali inquietanti che proprio in questa zona del Cassinate erano stati già colti, in particolare nel quinquennio 1999-2004, quando nei fascicoli della magistratura ordinaria erano arrivate storie che parlavano dell'avvicinamento della camorra aversana verso un territorio ricco di possibilità creditizie, dove il volume di affari è alto, dove il piccolo credito offre il fianco all'usura -:
quali urgenti provvedimenti intenda adottare al fine di migliorare ed aumentare il monitoraggio delle attività sensibili a fenomeni di infiltrazione mafiosa nell'area del Cassinate in particolare e della provincia di Frosinone in generale.
(3-00637)
CAMPA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale di Portogruaro, sezione distaccata del Tribunale di Venezia, ormai da qualche anno, nonostante i reiterati appelli alle competenti autorità istituzionali, è impegnato ad affrontare una situazione molto grave per le sorti dell'Ufficio: lo svuotamento del personale;
una situazione che potrebbe portare inevitabilmente alla sua chiusura, se si considera che il personale attualmente in servizio è inferiore del 50 per cento rispetto alla pianta organica (in particolare, mancano i cancellieri ed il commesso) e, quindi, incapace di far fronte alle effettive ed urgenti esigenze dell'Ufficio e dei suoi fruitori;
come se non bastasse, la attuale sede del Tribunale appare ormai vetusta e inadeguata;
si evidenzia, poi, che il Tribunale di Portogruaro assorbe nella sua competenza territoriale ben 11 Comuni, con una popolazione di circa 100.000 abitanti, cui si aggiunge un ricco tessuto economico che abbraccia diverse migliaia di imprese, che di fatto aumentano il carico di lavoro delle cancellerie e dei giudici;
si considera, quindi, la gravità della situazione in cui attualmente versa il Tribunale di Portogruaro, svuotato di servizi e di competenze, che ne impediscono il regolare funzionamento oltre che la minaccia di una paralisi -:
quali iniziative intenda adottare per sopperire all'evidente carenza di personale all'interno del Tribunale di Portogruaro e per il mantenimento di un servizio primario come la giustizia in un territorio riccamente popolato.
(3-00645)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
INCOSTANTE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta da numerose indagini giudiziarie delle direzioni distrettuali antimafia e della procura nazionale antimafia che i fenomeni della criminalità organizzata nel nostro paese risultano sempre più intrecciati e connessi all'operato delle «mafie straniere»; con esse si svolgono operazioni criminali a livello internazionale in vari campi: traffico di droga, armi, rifiuti e tratta degli esseri umani;
la cooperazione per l'assistenza giudiziaria a livello internazionale è uno strumento necessario e indispensabile per far sì che le indagini possano avere la loro efficacia nel campo delle connessioni tra le «mafie» operanti nei vari paesi europei;
allo stato l'Italia è fuori dai meccanismi della cooperazione in tale campo, il che preclude anche la possibilità di utilizzo delle squadre investigative comuni;
presupposto per tale cooperazione è la ratifica della convenzione europea nonché dei protocolli di aggiornamento dell'ottobre 2001 e del novembre 2001;
venti paesi della UE su venticinque hanno provveduto a tale ratifica -:
quali siano i tempi previsti per la ratifica della convenzione europea relativa alla cooperazione per l'assistenza giudiziaria adottata il 29 maggio 2000 nonché dei successivi protocolli di aggiornamento del 1o ottobre 2001 e del novembre 2001 e se non reputi urgente tale ratifica.
(5-00720)
BOCCI, STRAMACCIONI e TENAGLIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la situazione che riguarda l'eccessiva durata inerente alle cause di lavoro e previdenziali presso il Tribunale di Perugia è insostenibile. Infatti la durata di una controversia di lavoro o previdenziale può arrivare anche a 4 o 5 anni in primo grado e di altrettanti nel caso di appello con gravi conseguenze per la tutela dei diritti dei lavoratori e dei pensionati;
in pratica un lavoratore che avesse bisogno di affrontare due gradi di giudizio, potrebbe avere una decisione solo dopo
8-10 anni. È evidente che ciò crea grave disagio e fa venire meno la tutela effettiva dei diritti fondamentali e costituzionalmente garantiti quali il lavoro, la salute e l'assistenza in caso di malattia ed infortunio;
tale situazione risulta sia soprattutto la conseguenza del ridotto numero di magistrati addetti al settore previdenziale e lavoro. Questa situazione si protrae da molto tempo e nonostante sia stata denunciata agli organi competenti sia dal sindacato che dall'ordine degli avvocati di Perugia, finora non si sono verificate soluzioni positive-:
quali iniziativeintenda assumere per ricondurre i tempi di durata delle cause di lavoro presso il Tribunale e la Corte di appello di Perugia alla media imposta dalle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo e delle Corti di appello adite in sede di ricorsi di cui della legge cosiddetta «Pinto», in particolare se intenda procedere con urgenza all'aumento dell'organico dei magistrati addetti alle controversie di lavoro presso il Tribunale e la Corte di appello di Perugia.
(5-00722)
CAPARINI e LUSSANA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Brescia aspetta da oltre vent'anni di avere una nuova struttura per ospitare gli uffici giudiziari oggi sparsi in tutta la città;
il comune di Brescia ai sensi della legge n. 392 del 1941 è tenuto a fornire i locali da adibire a sede degli uffici giudiziari. Per consentire all'amministrazione di onorare tale impegno lo Stato ha finanziato il nuovo palazzo di Giustizia per l'importo complessivo di quasi 74 milioni di euro, denaro disponibile sin dal 1989;
nel 2004 il Ministero di giustizia ha stanziato i 10 milioni di euro necessari al completamento del nuovo Palazzo di giustizia di Brescia;
il 15 luglio 2003, il Presidente della Corte d'appello di Brescia ha posto il problema degli arredi. Il 10 settembre 2003 il Ministero della giustizia ha informato gli Uffici giudiziari di Brescia sulle corrette procedure per l'acquisto dei mobili. Il 25 novembre 2004 il Presidente della Corte d'appello di Brescia ha trasmesso al Ministero il progetto esecutivo per la fornitura delle attrezzature compattate e delle scaffalature, destinate ai locali d'archivio, comunicando altresì, senza peraltro specificare le esigenze, la necessità di provvedere agli arredi per le aule di udienza e per gli uffici. Nella medesima missiva è stata chiesta l'autorizzazione alla pubblicazione del bando di gara, relativo alle sole scaffalature ed impianti;
il 17 dicembre 2004, il Ministero ha autorizzato l'espletamento della gara europea ed ha assicurato la copertura finanziaria, per gli impianti di archivio, per il complessivo importo di 2.163.295,20 euro;
tra il 2004 e il 2005 il Ministero di giustizia ha concesso l'intero finanziamento per la realizzazione del nuovo Palazzo di giustizia di Brescia assicurando 2.437.740 euro per l'acquisto di arredi e attrezzature destinati agli uffici giudiziari e un ulteriore finanziamento di 2.514.181,45 euro per attrezzare le aule destinate alle udienze giudiziarie. Con le ultime somme impegnate per l'acquisto di arredi, quanto di competenza di questo Dicastero è stato assicurato per consentire al nuovo Palazzo di Giustizia di Brescia, quanto prima, di essere operativo. La legge 5 marzo 1973, n. 28, dispone che gli arredi degli uffici giudiziari devono essere finanziati dal Ministero della giustizia. Non era quindi possibile che si attivasse il Comune a meno che quest'ultimo non intendesse provvedere al pagamento, senza alcuna possibilità di essere rimborsato;
l'amministrazione comunale potrà erogare i fondi per il trasloco in base alla legge n. 813 del 1941, che individua negli enti locali titolari del servizio della giustizia, che devono recuperare i locali, sostenere le spese e quindi anche il trasloco;
al trasloco è tenuto a provvedere il Comune di Brescia che potrà inserire la relativa spesa nel rendiconto dell'anno di riferimento, ai fini del contributo;
con decreto ministeriale del 7 aprile 2005, il Ministro della Giustizia ha disposto l'aumento del ruolo organico del personale della magistratura. In particolare per il distretto di Brescia è stata decisa l'assegnazione di dodici nuovi magistrati. Gli adempimenti per la copertura effettiva dei posti assegnati sono di competenza del Consiglio Superiore della Magistratura -:
se e quando sarà operante e pienamente usufruibile al pubblico il nuovo Palazzo di Giustizia di Brescia.
(5-00726)
Interrogazione a risposta scritta:
FRANCESCATO, CASSOLA, CAMILLO PIAZZA, TREPICCIONE e ZANELLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
grazie alla collaborazione delle forze dell'ordine con le associazioni animaliste numerosi sono i sequestri di animali a causa di maltrattamenti (ex articoli 544-ter e seguenti del codice penale) in applicazione dell'attuale normativa a tutela degli animali (legge n. 189 del 2004), in particolare di cuccioli di cane che a pochi giorni di età sono importati da trafficanti stranieri in Italia per essere destinati al commercio illegale (quelli che sopravvivono al viaggio);
la legge n. 189 del 2004, che ha inserito l'articolo 19-quater alle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice penale, prevede che gli animali sequestrati a seguito di reato di maltrattamento debbano essere affidati agli enti animalisti che ne facciano richiesta;
l'affido degli animali, sequestrati a seguito di maltrattamento, ad enti animalisti che ne facciano richiesta, come previsto dall'articolo 19-quater citato, è il necessario iter logico per l'applicazione sostanziale alla disciplina a tutela degli animali, che vuole reprimere ogni possibile nocumento a danno degli animali;
spesso, come nel caso dei 25 cuccioli sequestrati nel dicembre scorso in provincia di Udine, sono sorti contrasti tra la richiesta di affido di animali maltrattati da parte di enti animalisti ed una preventiva, subitanea disposizione di asta giudiziaria degli animali sequestrati da parte del Pm di Tolmezzo, con il rigetto insistente da parte del Pm e del Gip della richiesta di affido degli animali, perché definita tardiva rispetto alla disposizione di asta giudiziaria;
l'asta giudiziaria di animali maltrattati non può essere prevalente rispetto all'affido ad enti animalisti che ne facciano richiesta, in quanto il pagamento di un prezzo per ottenere degli animali in nessun modo può garantire il loro benessere, ma al massimo la possibilità di un eventuale sfruttamento (vedasi cuccioli di cane di razze pregiate messi all'asta a 100 euro l'uno);
la richiesta di affido non haun limite temporale definito, entro cui deve essere effettuata;
in base al decreto del 12 novembre 2006, del Ministero della salute, la terza sezione penale della Cassazione nella sentenza 34095/06, depositata il 12 ottobre scorso ha stabilito che le associazioni con titoli devono essere interpellate in via preventiva in questi casi, prima di procedere con altre possibili soluzioni che però potrebbero non garantire il benessere degli animali coinvolti -:
se non si ritenga necessario chiarire la prevalenza sostanziale della richiesta di affido di animali posti sotto sequestro a seguito di maltrattamento, seppur effettuata successivamente alla disposizione di un asta giudiziaria potenzialmente revocabile, in ottemperanza al perseguimento degli obiettivi sostanziali della attuale normativa che vuole tutelare in maniera rigorosa il benessere degli animali, in particolare quando dopo pochi giorni dal
sequestro il Pm dispone immediatamente l'asta, impedendo di fatto l'affido degli animali da parte di enti animalisti che ne facciano richiesta;
se non si ritenga necessario chiarire che non sussiste il concetto di richiesta di affido tardiva rispetto ad un provvedimento di asta giudiziaria che ben può essere annullata, in quanto l'affido degli animali deve poter essere considerato sempre prevalente rispetto a strumenti (asta giudiziaria) utilizzati per oggetti che mal si adattano alla natura animale.
(4-02595)