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Allegato B
Seduta n. 110 del 15/2/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
in Italia si assiste, sempre più frequentemente, ad episodi di violenza perpetrati nei confronti di donne islamiche o che entrano a far parte delle comunità islamiche presenti nel nostro Paese e tale situazione non può essere tollerata in nessuno Stato democratico e civile;
sono tristemente noti alcuni casi eclatanti di violenza, che hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica situazioni di oppressione e violazione dei diritti umani nei confronti di giovani donne, quali: il caso di Hina - una ragazza pakistana che fu uccisa dalla sua famiglia solo per il fatto di essersi «occidentalizzata» -; il caso di Kahur - una ragazza costretta al suicidio per evitare di convolare ad un matrimonio imposto -; e, infine, il caso di Maha - una ragazza che fu picchiata a sangue in quanto rea di uscire di casa senza il consenso dei genitori, nonostante fosse maggiorenne;
la Consulta per l'islam italiano e molte altre comunità mussulmane presenti in Italia non hanno assunto una posizione netta di condanna di questi come di altri episodi lesivi del rispetto dei diritti umani e della dignità delle donne;
tale silenzio è da considerarsi assolutamente inaccettabile e come contrario alla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato nel 1979 e che l'Italia ha ratificato nel 1985;
tale convenzione rappresenta, in materia di tutela dei diritti umani e delle donne, una conquista importante e tutti gli Stati che l'hanno sottoscritta si sono impegnati ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne ed a lavorare per il raggiungimento di una sostanziale uguaglianza fra i sessi;
nell'ambito di una reciproca tolleranza non si possono dimenticare le dichiarazioni fatte dall'iman Ghoneim, in data 26 agosto 2005, che, parlando nella moschea di Verona, ha sottolineato la possibilità di picchiare le donne, in quanto ritenute esseri inferiori;
in Italia esistono ancora donne islamiche che vivono in una situazione di non pieno godimento dei diritti umani, mentre aumentano, purtroppo, le denunce di quelle che vivono in una situazione di disagio e sono costrette ad accettare matrimoni poligamici;
in questo particolare momento storico, si ritiene quanto mai necessario dare concreta attuazione al principio dell'articolo 13, paragrafo 1, del trattato che istituisce la Comunità europea, che recita: «Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell'ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali»;
è necessario non ignorare e condannare ogni atto di violenza perpetrato ai danni e nei confronti delle donne islamiche presenti in Italia, fermo restando che la strada da seguire per combattere i soprusi e le violenze è anche, e soprattutto, il dialogo interculturale ed interreligioso;
impegna il Governo:
ad attivarsi al fine di garantire il pieno rispetto della nostra legislazione in materia di scuola dell'obbligo, onde consentire il pieno godimento del diritto all'istruzione
e, conseguentemente, l'inserimento culturale anche delle donne islamiche;
a sostenere la promozione di iniziative per rimuovere le difficoltà di inserimento dovute alla scarsa conoscenza della lingua italiana ed a favorire lo sviluppo della cultura informatica anche per le donne islamiche;
a sostenere progetti al fine di favorire l'accesso al mondo del lavoro, anche con forme di microcredito per l'attività di impresa;
a promuovere specifiche iniziative per rafforzare una sempre più proficua collaborazione con le associazioni moderate islamiche;
a promuovere specifiche iniziative basate sul dialogo interculturale rivolte ai docenti, in maniera che abbiano gli strumenti necessari per poter gestire la complessità delle attività e delle relazioni umane legate a fattori multietnici e multiculturali;
a garantire, nell'ambito degli uffici per le relazioni con il pubblico, la predisposizione di materiale informativo anche in lingua araba;
ad attivarsi con ogni mezzo per divulgare la conoscenza ed il rispetto della normativa vigente, nonché per realizzare le pari opportunità fra le donne e gli uomini in tutti i settori.
(1-00102) «Cioffi, Rossi Gasparrini, Fabris, Satta, Adenti, Affronti, D'Elpidio, Giuditta, Li Causi, Picano».
La Camera,
premesso che:
la violenza di genere è un problema planetario e che, come ha affermato l'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, «essa non conosce confini, né geografia, né cultura o ricchezza; rappresenta la violazione dei diritti umani più vergognosa e fintanto che continuerà non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace»;
persiste nel dibattito politico una visione culturale che tende a nascondere il carattere trasversale della violenza di genere, attribuendo a specifiche identità religiose o culturali la responsabilità medesima;
l'Unione europea ha riconosciuto recentemente la necessità di un cambio di rotta urgente in tema di violenza contro le donne, modificando la precedente impostazione, ancora presente nella Raccomandazione del Comitato dei Ministri del 2002 sulla protezione delle donne contro la violenza, che tendeva a connettere in primo luogo le forme di violenza con determinate dinamiche antropologiche, religiose e sociali di arretratezza, e quindi a legarle più frequentemente con la presenza «culturalmente diversa» della popolazione immigrata. Lo studio «Combattere la violenza contro le donne», pubblicato nel 2006 a cura del Consiglio d'Europa, ha infatti mostrato un panorama ben diverso: in Europa la violenza subìta rappresenta la prima causa di morte delle donne tra i 16 ed i 50 anni e il 45 per cento delle donne europee è o è stata vittima di violenza fisica e/a psicologica, e gli autori per la maggior parte sono uomini legati alla sfera familiare della vittima. Secondo il rapporto dell'EU.R.E.S del 2004, in Italia il movente passionale si conferma come movente principale degli omicidi in famiglia (con 55 vittime pari al 27,4 per cento); seguono il raptus (35, pari al 17,4 per cento del totale), le liti (28, pari al 13,9 per cento) e i disturbi psichici dell'autore (23 pari all'11,4 per cento);
i numerosi fatti di cronaca che rivelano la «normalità» quotidiana della violenza contro le mogli, le fidanzate, le amiche, le vicine di casa, così come i recenti casi di abusi compiuti da ragazzi minorenni che stuprano coetanee o bambine (filmando l'episodio e diffondendolo via internet), ci impongono con urgenza
una riflessione sul tema della crescente disposizione alla violenza presente nelle giovani generazioni e sulla diffusa permanenza di nuove forme patriarcali dentro la crisi di identità e di certezze dei maschi adulti, ed impongono un salto di qualità per la maturazione di una nuova e più ampia consapevolezza della dimensione non soltanto politica, ma anche e soprattutto culturale e sociale del problema;
l'Italia ha aderito alla Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (meglio conosciuta come CEDAW), approvata dall'Assemblea Generale dell'ONU il 18 novembre 1979, ratificata dall'Italia il 18 luglio 1980 e si è quindi impegnata a modificare gli schemi di comportamento ed i modelli culturali in materia di differenza tra i sessi, a diffondere principi di uguaglianza e non discriminazione nella vita sia pubblica che privata;
i meccanismi di limitazione della libertà e dei diritti individuali delle donne, colpiscono le stesse nelle diverse sfere: scarso spazio nelle istanze decisionali, difficoltà di accedere nei vertici aziendali ed istituzionali, eccetera;
il riconoscimento delle donne immigrate, in particolare quelle di religione e cultura diversa, esclusivamente in quanto vittime, da una parte impedisce l'emergere della realtà che riguarda milioni di donne, e dall'altra sorvola l'elemento di vera subalternità, che è la condizione di migrante, immigrata, dunque della situazione di precarietà e vulnerabilità strutturale data dalle attuali normative e dalle condizioni lavorative che implicano una quasi totale deprivazione in tutti i campi,
impegna il Governo:
ad aderire con convinzione, con strumenti ed interventi concreti, alla Campagna europea contro la violenza sulle donne del 2007 o a realizzare compiutamente quanto previsto dalla Raccomandazione europea del 2002;
a sviluppare e pubblicare un «Piano Nazionale d'Intervento» di lungo periodo che sia strutturato secondo un «approccio olistico», coinvolgendo le realtà o le strutture che da anni si occupano di queste tematiche e ad istituite un organo che ne coordini l'esecuzione;
a realizzare una campagna capillare di informazione sulle tematiche di genere, riconoscendo la violenza contro le donne come violenza di genere e promuovendo nelle scuole una campagna tesa e valorizzare le differenze e promuovere la parità di trattamento;
a favorire la costituzione di un Codice di Condotta e Regolamentazione dei media in materia di violenza, sessismo o razzismo;
a rendere accessibili i dati europei sulla violenza contro le donne, nonché tradotte e rendere disponibili i principali atti europei in materia, le risoluzioni, le raccomandazioni agli Stati;
a creare le condizioni necessarie affinché possano essere eliminate le carenze ed inadempienze evidenziate dal Comitato CEDAW in questi anni;
a porre in essere le necessarie misure atte ad eliminare la discriminazione nei confronti delle donne migranti.
(1-00103) «Frias, Migliore, Mascia, Falomi, Acerbo, Burgio, Cacciari, Cannavò, Cardano, Caruso, Cogodi, De Cristofaro, Deiana, De Simone, Dioguardi, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Folena, Forgione, Giordano, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Iacomino, Khalil, Locatelli, Lombardi, Mantovani, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Andrea Ricci, Mario Ricci, Rocchi, Franco Russo, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi».
Risoluzioni in Commissione:
La IX Commissione,
premesso che:
il tema della sicurezza del trasporto aereo deve essere al centro delle politiche relative all'aviazione civile;
il livello della sicurezza è legato al buon funzionamento dell'insieme degli elementi del sistema: aeromobili, infrastrutture aeroportuali, tecnologie, fattore umano;
la crescita del sistema del trasporto aereo in termini quantitativi comporta statisticamente un aumento del livello di rischio di inconvenienti ed incidenti;
per mantenere livelli di sicurezza adeguati sono necessari investimenti e normative avanzate entro un quadro di riferimento europeo;
a partire dal 1997 il sistema del trasporto aereo è stato innovato ed il Paese ha recuperato il terreno perduto negli anni precedenti nei confronti dei Paesi più avanzati dal punto di vista aeronautico. Le principali tappe normative sono state il decreto legislativo n. 250 del 1997 che ha istituito l'Enac; il decreto legislativo 66/99 che ha istituito l'Agenzia nazionale sicurezza volo; la legge n. 265 del 2004 che ha attribuito all'Enac le competenze in materia di regolazione e certificazione nel settore assistenza al volo; la riforma del codice della navigazione del 2006 che ha definito l'Enac Autorità unica di regolazione tecnica, certificazione e controllo; il decreto legislativo n. 213 del 2006 che ha recepito la direttiva comunitaria sulla gestione dei riporti da parte del personale aeronautico di informazioni, volontarie e obbligatorie, relative alla sicurezza del volo;
questo nuovo contesto giuridico-normativo ha dato un impulso positivo al settore della sicurezza del trasporto aereo;
i progressi fatti in questi anni sono stati riconosciuti dall'Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile (Icao) che ha effettuato un approfondito audit nel nostro Paese;
nel contempo l'Icao ha evidenziato la presenza di aree di criticità che devono essere risolte, in particolare l'Icao rileva gravi carenze di risorse umane sia presso l'Enac che presso l'Ansv; carenze nei processi formativi del personale; problematiche nell'indipendenza della investigazione tecnica da quella penale; indeterminazione nella individuazione delle responsabilità nel soccorso in caso di incidente aereo;
le carenze di risorse altamente specializzate pregiudicano la presenza italiana presso le istituzioni internazionali che definiscono le regole per la sicurezza del volo;
la finanziaria 2007 ha dato una prima risposta rendendo possibile da parte di Enac e da Ansv l'assunzione di specialisti ai fini del potenziamento dei controlli e della prevenzione degli incidenti; visto il regolamento CE n. 2320 del 2000 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002 e successive modificazioni che istituisce una Commissione per la Sicurezza dell'Aviazione Civile e disciplina tra l'altro l'addestramento del personale;
impegna il Governo:
a promuovere la costituzione di una scuola superiore per l'aviazione civile con la finalità, in analogia con quanto viene fatto negli altri Paesi europei, di formare le professionalità necessarie per il trasporto aereo: esperti di sicurezza del volo, ingegneri e tecnici della manutenzione, quality manager, eccetera;
a presentare un disegno di legge per garantire l'indipendenza dell'investigazione tecnica degli incidenti che ha la prevenzione come scopo, dall'indagine penale che ha come scopo l'individuazione dei responsabili, e nello stesso modo garantire l'immunità dei soggetti che riportano ad Enac ed Ansv informazioni utili ai fini della prevenzione, così come previsto dalle normative internazionali;
a promuovere il recepimento dell'annesso 12 della convenzione di Chicago relativa ai ruoli e alle responsabilità nella ricerca e soccorso sul territorio nazionale in caso di incidente aeronautico;
a sviluppare le intese necessarie per l'emanazione dei decreti interministeriali previsti dalla legge n. 265 del 2004 per il trasferimento di personale esperto in materia di assistenza al volo da Aeronautica Militare ed Enav, all'Enac;
a sostenere e rafforzare la presenza italiana negli organi internazionali decisionali in materia di sicurezza del volo: Icao, Commissione europea, Easa, Eurocontrol, nonché a predisporre la legge di ratifica della convenzione internazionale di modifica all'Organizzazione Europea per la Sicurezza della Navigazione Aerea (Eurocontrol);
ad istituire un organismo cordinato dall'Enac con operatività H24, in grado di sintetizzare le informazioni e le competenze di Enac, Enav, Ami, Ministero dell'interno, allo scopo di garantire interventi efficaci in caso di atti terroristici nell'ambito del trasporto aereo;
ad elaborare con Enac linee guida per lo sviluppo di programmi di ricerca da parte di tutti i soggetti impegnati nella produzione di tecnologie finalizzati alla realizzazione di nuovi apparati e soluzioni tecnico-operative nel campo del trasporto aereo;
ad individuare nell'Enac il soggetto responsabile nel settore della medicina aeronautica per l'Aviazione civile;
a stabilire meccanismi di sanzione economica nei confronti di vettori, gestori aeroportuali, operatori aeroportuali che violino le norme di sicurezza;
ad individuare l'Autorità che rappresenta lo Stato italiano nel contesto internazionale e che collabora con le singole autorità nazionali che concorrono alla sicurezza contrastando gli atti illeciti nei confronti dell'aviazione civile;
ad istituire una scuola superiore per la sicurezza (Security) dedicata alla formazione e all'aggiornamento delle varie professionalità del settore;
a favorire lo sviluppo e la qualificazione del settore delle manutenzioni verificando la struttura organizzativa e le capacità operative delle società di gestione dei vettori e dell'Enav, in questo rilevante segmento del sistema della sicurezza.
(7-00126) «Attili, Barbi, Mario Ricci, Beltrandi, Testoni, Velo, Boffa, Rotondo, Lovelli, Zunino, Pedrini».
La XIII Commissione,
premesso che:
esistono gravi problemi di approvvigionamento di grano duro e tenero per l'industria molitoria, cerniera strategica per il rifornimento di buona parte dell'industria agroalimentare nazionale e in definitiva per tutto il settore cerealicolo;
il calo dei raccolti 2006, compromessi dalla siccità e dal caldo torrido di luglio, si sta traducendo in un forte ridimensionamento delle scorte a livello mondiale;
in molte aree del mondo si sta manifestando un'oggettiva carenza di materia prima cerealicola rispetto ai fabbisogni industriali e foraggeri: in Europa tale problema ha assunto connotazioni ancora più allarmanti dopo la conferma, a settembre, di un forte calo della produzione di mais, specialmente in Francia e Italia, i due principali produttori dell'area;
l'International grains council, nel suo ultimo rapporto previsionale, a fine settembre, ha limato di ben 5 milioni di tonnellate la stima sui raccolti mondiali di frumento nella campagna 2006/07, portando il nuovo dato a quota 588 milioni, rispetto ai 593 milioni indicati a fine agosto;
gli analisti britannici dell'International grains council hanno inoltre delineato
un quadro particolarmente sconfortante circa le previsioni di raccolti cerealicoli nell'Emisfero sud del Pianeta, in un'annata segnata dalla più grave ondata di siccità dell'ultimo secolo in Australia;
a conferma del momento difficile l'Ucraina ha sospeso la concessione delle licenze all'export di cereali dopo la conferma del forte calo dei raccolti 2006;
anche la FAO prevede un netto calo delle riserve mondiali di cereali, dovuto ad una leggera flessione della produzione cerealicola mondiale e ad una notevole crescita del suo utilizzo;
secondo il Dipartimento dell'Agricoltura USA - USDA -, come riportato dal Financial Times, le riserve mondiali di grano sono al minimo storico, tanto che da più di 25 anni non si registrava una produzione così bassa e ciò a causa della siccità che ha colpito più parti del Mondo tra cui, come detto, l'Australia, l'Ucraina, la Cina, il Brasile e non ultima la stessa Unione europea;
a tale riduzione delle produzioni, si aggiunge un altro motivo di preoccupazione dato dalla concorrenza delle colture a fine energetico che tolgono superfici a quelle a finalità alimentare: addirittura sembra che in Messico l'utilizzo di granturco per produrre biodiesel stia cominciando a fare concorrenza all'alimentazione umana;
la stessa Commissione europea, nelle ultime proiezioni diffuse a fine gennaio 2007, sulle prospettive dei mercati agricoli nel periodo 2007-2013, conferma per i cereali un accentuato interesse per l'utilizzo come biocarburanti e una crescente riduzione delle scorte pubbliche che peraltro saranno concentrate nei Paesi dell'Europa dell'Est con conseguenti alti costi per il trasporto nei Paesi maggiormente utilizzatori, come appunto l'Italia;
da dati Italmopa si apprende che l'Italia, primo paese importatore di grano, davanti alla Cina, acquista all'estero circa il 60 per cento del suo fabbisogno di grano tenero e il 30-35 per cento del suo fabbisogno di grano duro (con stime che prevedono il ricorso all'import fino al 50 per cento nei prossimi anni) e che si potrebbe trovare in una situazione di grave crisi nel prossimo futuro;
la recente riforma della PAC ha ulteriormente accentuato il deficit a causa del disaccoppiamento, che certamente non incentiva le produzioni;
è necessario garantire ai cittadini la sicurezza degli approvvigionamenti di tali materie prime essenziali per la sopravvivenza e elemento fondamentale della dieta mediterranea;
alle difficoltà nazionali di approvvigionamento di cereali si aggiungono carenze di ordine logistico (quali la carenza di centri di stoccaggio adeguati nei porti, o la poca profondità dei fondali) che penalizzano il necessario ricorso all'acquisto di materia prima da paesi comunitari e da paesi terzi e che si traducono in maggiori oneri che non possono che incidere negativamente sui costi di produzione di prodotti derivati destinati sia al mercato interno che internazionale;
è necessario un approfondimento relativo alla legislazione sugli aiuti di stato previsti dalle normative comunitarie al fine di costituire all'interno degli Stati membri scorte strategiche di cereali e pertanto andrebbe sollecitato presso i competenti organi comunitari l'apertura di un apposito dossier in materia;
impegna il Governo:
a farsi portavoce del problema delle scorte strategiche nelle competenti sedi comunitarie, allo scopo di avviare un dibattito costruttivo per evitare di trovarsi nel prossimo futuro di fronte al problema del calo dell'offerta di cereali sul mercato che influirebbe immancabilmente sull'alimentazione di base delle fasce più deboli dei cittadini;
a sollecitare la Commissione europea, nell'ambito dell'OCM cerealicola, a valutare la possibilità di consentire agli Stati
membri di costituire al loro interno scorte strategiche di cereali, utilizzando appositi centri di stoccaggio, diffusi su tutto il territorio nazionale.
(7-00125) «Misuraca, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo».