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Allegato B
Seduta n. 113 del 21/2/2007
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INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
NESPOLI e CASTIELLO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese le norme in materia di «Vigilanza Privata» risalgono al 1931 ed ai successivi regi decreti n. 1952 del 1935 e n. 2144 del 1936;
sono trascorsi oltre settant'anni dall'emanazione di quelle ultime ed uniche disposizioni e, nel tempo, è parsa del tutto evidente la carenza di un'efficace azione regolamentare di creazione o di aggiornamento, oramai improcrastinabile, di tutte quelle disposizioni tese a disciplinare in maniera moderna i molteplici servizi prestati ed a fornire le necessarie garanzie per i dipendenti degli Istituti di «Vigilanza Privata» i quali, quotidianamente, svolgono, tra enormi problemi organizzativi e massacranti turni di lavoro, un pregevole ruolo nel controllo della legalità;
conseguenzialmente all'inadeguatezza delle ormai datate norme vigenti, son diventati sempre meno attendibili anche i necessari controlli sugli Istituti di Vigilanza privata e sulle loro società di aggiornamento professionale;
la sovrintendenza ed il controllo dell'intero settore, seppur competenza delle Questure, ha visto una dannosa e maggiormente burocratizzata ripartizione di funzioni con le Prefetture;
a riprova del fatto che il settore meriterebbe maggiore attenzione da parte degli Organi di controllo, si rileva che diverse sono state, nel tempo, le revoche
delle licenze precedentemente concesse ad Istituti rivelatisi, poi, contigui ad elementi della criminalità comune e perfino organizzata;
la gran parte degli Istituti di Vigilanza privata ed alcuni sindacati rappresentativi dei loro operatori, da tempo, rivendicano - inascoltati - maggiori verifiche e controlli tesi a restituire certezze e garanzie a quanti, in questo delicato settore, operano con competenza, serietà e nel pieno rispetto delle regole -:
quali iniziative il Governo e, per esso, i Ministeri competenti, vorranno adottare o proporre al fine di aggiornare le norme relative ai controlli sugli Istituti di Vigilanza privata, magari inasprendo le già previste, ma attualmente irrisorie, sanzioni contemplate all'articolo 17 del T.U.L.P.S. a carico di coloro che violano gli obblighi discendenti dalla licenza loro concessa;
se non si ritenga utile intervenire pure su tutte quelle norme in materia di lavoro e dei livelli minimi relativi alla sicurezza antinfortunistica nel settore, anche, della vigilanza privata potendo ritenere la gran parte degli incidenti mortali avvenuti durante lo svolgimento del servizio, per la gran parte, effetto delle violazioni imprenditoriali oggi soggette a sanzioni pecuniarie talmente basse da non avere alcuna efficacia dissuasiva nei confronti delle troppe imprese assolutamente disattente agli standard minimi di sicurezza sul posto di lavoro;
se, come nel deplorevole caso dell'Aeroporto «Valerio Catullo» di Verona già segnalato anche dagli ispettori dell'ENAC, non sia ragionevole proporre, magari di concerto con tutte le altre Amministrazioni dello Stato per legge competenti in materia, il totale monitoraggio permanente ed efficace anche sulle condizioni dei posti di lavoro e sui turni che molti operatori sono costretti a svolgere, senza peraltro tenere alcun conto del lasso di tempo minimo di riposo di 11 ore previsto tra un servizio ed il successivo, in totale dispregio della legge e del contratto di lavoro vigente, il tutto a detrimento della qualità del servizio reso e, di conseguenza, della sicurezza dei cittadini e dei luoghi sottoposti a controllo.
(3-00670)
Interrogazioni a risposta scritta:
PIRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio dell'anno 2007 nella città di Licata, importante centro della provincia di Agrigento, si sono registrati una ventina di attentati incendiari, con una media di un attentato ogni due giorni;
la recrudescenza del fenomeno d'inizio anno peggiora una situazione già grave e che vede la città di Licata interessata da molti mesi dall'azione intimidatoria e violenta di gruppi di criminalità organizzata, particolarmente indirizzata nei confronti di esercizi commerciali ed attività economiche, e che ha fatto segnare già una settantina di attentati nel corso del 2006;
più volte nel corso dell'anno passato la situazione di Licata ha formato oggetto di apposite riunioni del Comitato Provinciale per l'ordine pubblico presieduto dal Prefetto di Agrigento che ha, tra l'altro, proposto il potenziamento delle forze di pubblica sicurezza impegnate sul territorio;
la città ha tentato di reagire, organizzando partecipate manifestazioni, si è costituito anche un comitato antiracket presieduto da un sacerdote; tuttavia l'offensiva criminale non si interrompe, anzi si manifesta con rinnovata virulenza e pericolosità -:
quale valutazione dia sullo stato dell'ordine pubblico a Licata, quali iniziative e quali decisioni siano state già intraprese;
se non ritenga di dover assumere iniziative ulteriori e urgenti per contrastare in modo efficace i gruppi criminali molto attivi sul territorio, allo scopo di
assicurare normali condizioni di vita e di libera attività nella città.
(4-02670)
CASSOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Piero Di Blasio, Odontoiatra di Guardia Sanframondi, ha, in data 2 gennaio 2007, presentato circostanziata denuncia al Commissariato della Polizia di Stato di Telese Terme e, in data 6 gennaio, inviato lettera rivolta al Presidente della Repubblica, al Ministro interrogato e a quello della Giustizia, per denunciare il grave e incivile episodio occorsogli la notte di Natale 2006;
tale episodio ha coinvolto sia la sua persona che un amico suo ospite quella sera, il signor Costantino Costanzo, laddove, a seguito di vicende descritte dettagliatamente sia nella denuncia che nella lettera sopra citate, sono stati percossi e aggrediti da un Carabiniere in servizio quella notte; in realtà, erano in due ma solo uno risulta essere fisicamente «intervenuto» a difesa della quiete pubblica; l'ospite di cui sopra ha riportato la frattura base I falange prossimale quinto dito piede sinistro, documentata dal referto rilasciato dal presidio ospedaliero «Maria delle Grazie» di Cerreto Sannita;
risulta al citato Di Blasio che siano già avvenuti nelle zone circostanti altri numerosi, presunti episodi simili e che sia in corso un procedimento giudiziario a carico di quattro carabinieri, anch'essi afferenti al Comando di carabinieri di Cerreto Sannita, pare accusati di aver pestato un inerme adolescente -:
se sia a conoscenza dello spiacevole episodio citato in premessa, e ampiamente dettagliato in una missiva indirizzata, come detto, anche al Ministro interrogato e di quali notizie disponga, senza volere per questo avanzare delegittimazioni dell'operato delle forze dell'ordine, in merito ad altri episodi analoghi e di eventuali responsabilità a carico di quanti hanno abusato della propria posizione.
(4-02683)
BURGIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Cherif Foued Ben Fitouri è nato a Tunisi il 31 maggio 1970, vive e lavora in Italia (a Dazio, in provincia di Sondrio) da oltre 10 anni, è sposato con una cittadina italiana e ha tre figlie di 10, 5 e 2 anni;
Cherif Foued, oltre a possedere una impresa edile, si occupa a Milano di tematiche legate all'integrazione e al rispetto dei diritti dei cittadini stranieri, sia partecipando alle attività di formazione del Centro delle Culture di Milano, sia collaborando alla redazione della rivista interculturale Alien;
la mattina del 4 gennaio 2007 la Digos di Milano ha prelevato Cherif Foued dal suo posto di lavoro, lo ha condotto in Questura e gli ha notificato un decreto di espulsione;
il decreto di espulsione sarebbe motivato con il presunto fiancheggiamento, da parte di Cherif Foued, di organizzazioni terroristiche;
la notte del 4 gennaio Cherif Foued è stato imbarcato su di un volo aereo per la Tunisia, senza che egli abbia avuto la possibilità di contattare un avvocato, senza che egli fosse messo al corrente, con esattezza e precisione, dei capi di imputazione e, soprattutto, subendo la grave violenza morale di venire strappato ai suoi affetti;
Foued è rimasto rinchiuso dal 5 al 15 gennaio nel carcere di isolamento del dipartimento del Ministero degli interni tunisino;
il 16 gennaio è stato condotto in un carcere civile sotto la giurisdizione militare;
soltanto due giorni più tardi - quattordici giorni dopo il suo sequestro - la famiglia ha avuto notizie circa il luogo di detenzione di Cherif Foued;
Foued Cherif sarebbe stato identificato, durante una perquisizione, nell'appartamento di alcuni suoi connazionali indagati e processati per attività terroristiche, ma - secondo quanto riferisce il Centro delle culture di Milano, che ha diffuso la notizia della sua espulsione - assolti dalla Corte di Assise di Milano;
la moglie di Foued è stata avvisata con una telefonata della scomparsa del marito, dal 4 gennaio 2007, da quando Foued, in lacrime, l'ha richiamata dicendogli di «essere spaventato e di temere per la sua sorte», prima di venire spedito in un carcere tunisino, non lo ha più sentito; Foued è l'unica fonte di sostentamento per la famiglia;
la giurisdizione internazionale, ed in particolare la Convenzione dei diritti dell'uomo, ratificata anche dall'Italia, vieta l'espulsione e il trasferimento di persone verso Paesi che negano i diritti umani;
la Tunisia, come mette in evidenza l'ultimo rapporto di Amnesty International, è uno dei Paesi che sistematicamente viola tali diritti -:
perchè Foued Cherif - mai indagato in Italia o all'estero per attività connesse ad attività terroristiche - sia stato prelevato e trasferito dall'Italia alla Tunisia, applicando l'istituto giuridico della pericolosità sociale presunta e contraddicendo il principio costituzionale della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva;
quali iniziative i Ministri interrogati intendono adottare al fine di garantire l'incolumità di Foued Cherif, detenuto in un Paese ad alto rischio di violazione dei diritti umani;
se sia intenzione dei Ministri interrogati avviare un confronto con il governo tunisino che conduca al rimpatrio ed al ritorno tra gli affetti familiari di Foued Cherif Ben Fitouri.
(4-02687)