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Allegato B
Seduta n. 113 del 21/2/2007
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta orale:
D'AGRÒ. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Comitato nazionale italiano per il collegamento tra il Governo italiano e le Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, istituito cinquantanove anni fa, dovrebbe svolgere funzioni di rappresentanza presso la Fao e vagliare tutti i provvedimenti governativi che riguardano l'agricoltura o l'alimentazione;
il contributo ordinario annuale da parte dello Stato è stato negli ultimi anni di 284.000 euro, sebbene di fatto l'attività svolta dall'ente sia stata pressoché inesistente;
da circa sedici anni la Corte dei conti è intervenuta più volte per ribadire l'opportunità della soppressione del comitato;
l'ultima volta è intervenuta il 3 gennaio scorso, quando la magistratura contabile ha depositato la sua relazione riguardante l'attività e il bilancio dell'ente negli anni dal 2002 al 2005;
nel quadriennio preso in considerazione dalla Corte dei conti il comitato si è riunito solo tre volte e nel 2004 i suoi membri non si sono incontrati neppure per l'approvazione del bilancio, che infatti è stato consegnato oltre i limiti previsti dalla legge;
fino al 2 febbraio 2002 l'ente aveva tre dipendenti, che sono stati poi assorbiti nel Ministero delle politiche agricole;
nell'ottobre del 2001, in risposta ad un interrogazione parlamentare che chiedeva la soppressione dell'ente, l'allora ministro Alemanno rispondeva che era «allo studio dell'amministrazione una soluzione legislativa volta ad inglobare, entro il 31 dicembre 2001, le attuali funzioni del comitato nella struttura del Ministero»;
nonostante siano trascorsi alcuni anni l'ente ancora esiste e, per far fronte alle scarse esigenze, è stata utilizzata la collaborazione sporadica di dipendenti dell'ufficio relazioni internazionali del Ministero;
il 1o febbraio 2006, in occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della Fao, sono stati assunti tre collaboratori, di cui due avrebbero ricevuto un compenso di 58.000 euro per i nove mesi di attività e il terzo 21.000 euro;
nel marzo dello scorso anno il contributo annuale al comitato è stato aumentato da 284.000 euro a 750.000 euro;
la Corte dei conti ha definito eccessivi i costi della struttura rispetto alla poca attività svolta e ai modesti risultati ottenuti -:
quali iniziative intenda adottare per sopprimere un ente di comprovata scarsa utilità ed efficienza.
(3-00669)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XIII Commissione:
CATANOSO e BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il «blue box» è un dispositivo di rilevazione satellitare installata a bordo dei motopescherecci che consente l'identificazione dell'unità da pesca, l'individuazione della sua esatta posizione geografica, la data e l'ora di rilevamento, la velocità e la rotta;
i dati vengono memorizzati ad intervalli regolari di due ore e successivamente trasmessi alle Capitanerie di Porto;
lo strumento - introdotto per la salvaguardia delle risorse ittiche e per la sicurezza dei naviganti - sta creando serie difficoltà ai pescatori siciliani sempre più costretti, a causa della rarefazione delle risorse, a pescare più lontano, con aggravio di costi e di rischi cui si aggiungono le sanzioni per sconfinamento;
la normativa vigente autorizza le imbarcazioni ad esercitare la pesca entro scaglioni di distanza molto precisi e rigorosi;
si rende necessario non solo semplificare le procedure, rivelatesi alquanto complesse e costose, ma anche ridiscutere i limiti di queste fasce in funzione della sicurezza e della reale posizione delle attuali aree di pesca;
alcune Capitanerie, riscontrando l'interruzione dei segnali ed applicando i regolamenti vigenti, hanno multato e bloccato in porto le imbarcazioni, con conseguenti danni economici e sociali alle imprese di pesca;
ulteriori timori riguardano la possibilità che la «blue box» possa essere utilizzata anche per questioni di polizia marittima, mettendo a repentaglio la libertà degli individui per le indiscutibili questioni legate alla privacy;
con decreto del Ministero 1o luglio 2006 è stato disposto il trasferimento degli oneri relativi al traffico satellitare e alla manutenzione delle «blue box», con la conseguente intestazione a loro nome dei relativi contratti;
i pescatori ancora oggi si trovano costretti a subire pesanti sanzioni e a sostenere elevatissimi costi per le utenze -:
in che modo intenda risolvere le numerose problematiche esposte in premessa e, in particolare, se non ritenga opportuno procedere con urgenza ad una revisione della complessa normativa vigente in materia di strumenti di rilevamento «blue box», valutando la possibilità di estendere il limite di operatività delle unità da pesca che operano attualmente tra le 40 e le 60 miglia dalla costa a seconda del tipo di pesca.
(5-00761)
MARTINELLO e DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la direttiva comunitaria 91/676/CEE ha dettato i principi fondamentali a cui si è uniformata la successiva normativa nazionale, con il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, e il decreto ministeriale 7 aprile 2006 (cosiddetta direttiva nitrati);
la direttiva comunitaria ha previsto: una designazione di «Zone vulnerabili da nitrati» di origine agricola (ZVN); la regolamentazione dell'utilizzazione agronomica dei reflui con definizione dei «Programmi d'Azione», che stabiliscono le modalità con cui possono essere effettuati tali spandimenti;
la designazione delle ZVN del Veneto è stata effettuata con delibera del Consiglio regionale n. 62 del 17 maggio 2006. È circa il 60 per cento del territorio regionale individuato, di fatto, come area vulnerabile o in bacino scolante con conseguente riduzione delle quantità di azoto
organico spandibile per ettaro che passa da 340 chilogrammi a 170 chilogrammi di azoto per ettaro, per anno;
il decreto ministeriale 7 aprile 2006, inoltre, ha definito i criteri generali e le norme tecniche sulla base dei quali le Regioni elaborano i «Programmi d'Azione» per le Zone vulnerabili ai nitrati;
la Giunta regionale del Veneto, con la D.G.R.V. del 7 agosto 2006, n. 2495 «Programma d'azione per le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricole del Veneto», ha regolamentato le attività di spandimento dei reflui sia per le vulnerabili che per le rimanenti aree agricole del Veneto;
la provincia di Padova rappresenta una realtà importante per il settore zootecnico. Infatti la sua produzione si attesta intorno a circa 190.000 capi bovini, circa 115.000 capi suini, circa 73.640 di tacchini, circa 453.870 di faraone;
i vincoli imposti dalla Comunità europea e la conseguente attuazione potrebbero provocare un abbandono produttivo con gravi ripercussioni per tutto il sistema agroalimentare dell'area;
è indispensabile salvaguardare i livelli produttivi delle aziende zootecniche della pianura padana e dell'intera filiera agro-alimentare che, con i vincoli sopra citati, si troverebbe nell'impossibilità di rispettare i parametri se non riducendo il numero degli animali negli allevamenti;
in diversi comuni dell'alta Padovana (Trebaseleghe, Piombino Dese, Massanzago, Loreggia, San Pietro in Gù e Carmignano di Brenta), ammesso che i titolari di fondi agricoli siano disponibili a concedere agli allevatori terreni per lo spargimento delle deiezioni animali, non vi è superficie agricola sufficiente per lo smaltimento;
la direttiva comunitaria risale al 1991, nel frattempo comunque si sono autorizzati e finanziati interventi per aumentare le dimensioni degli allevamenti, senza tenere in considerazione i vincoli imposti da tale normativa;
recenti studi hanno confermato che i terreni sono in grado di sopportare un carico maggiore di azoto zootecnico senza pericoli per le falde acquifere e per i corsi d'acqua;
la parificazione del letame al liquame, così come previsto dalla normativa, provocherà ulteriori difficoltà agli allevatori e agli imprenditori agricoli in quanto, dal punto di vista agronomico, diverso è il loro utilizzo e di conseguenza il rilascio dell'azoto nelle culture;
altre difficoltà deriveranno dal divieto dello smaltimento del letame e del liquame, nel periodo invernale (dal 15 novembre al 15 febbraio). Tale pratica agronomica è molto diffusa nelle colture foraggere della pianura padana che d'inverno, quando il terreno è gelato, permette lo spargimento del letame che rilascia gradualmente l'azoto;
nell'ambito dell'Unione europea paesi come l'Irlanda hanno già ottenuto una deroga al limite massimo di azoto per ettaro che è stato elevato da 170 a 250 chilogrammi -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di rivedere i vincoli imposti dalla direttiva anche sulla base dei dati tecnico-scientifici che dimostrano che i nostri terreni possono sopportare carichi di nitrati superiori ai 170 chilogrammi per ettaro all'anno e come intenda favorire e sostenere progetti che consentano la realizzazione di impianti per lo smaltimento della deiezione e dei liquami zootecnici e la riconversione e/o adeguamento delle aziende interessate dalla direttiva.
(5-00762)
FRANCI e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi su alcuni giornali nazionali è apparsa la ricostruzione «alquanto tormentata» del lavoro svolto negli ultimi quattro anni dal «Comitato Nazionale
Italiano per il collegamento tra il Governo Italiano e le Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura»;
l'Ente dispone per lo svolgimento delle proprie attività per l'anno in corso la somma di euro 750.000;
nel corso degli ultimi anni il comitato si è riunito 3 volte;
di fatto l'attività svolta è pressoché inesistente;
la Corte dei Conti ripetutamente è intervenuta per ribadire l'opportunità della soppressione di tale ente;
non risultando giurate smentite in merito a tale ricostruzione dell'attività dell'ente, questo stato di cose genera preoccupazioni ed accentua la diffidenza dei cittadini nei confronti del funzionamento dell'istituzione -:
se tali ricostruzioni risultino fondate, e quali iniziative intenda assumere nei confronti di un ente che risulterebbe di scarsa efficienza e di dubbia utilità.
(5-00763)
MELLANO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
alle interrogazioni a risposta immediata in Commissione n. 5-00488 e n. 5-00735 e all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00387, in materia di «tonno rosso» il Ministero ha sempre risposto in maniera insoddisfacente alle precise domande dell'interrogante;
la questione della pesca al tonno rosso è oggetto di vertici europei e mondiali volti a stabilire le quote pescabili per ogni singolo Paese;
dalle risposte alle interrogazioni sopraccitate si afferma che il Ministero non è al corrente né di quanti sono gli allevamenti presenti nel nostro Paese, né di quanti tonni siano stabulati presso gli allevamenti;
i tonni presenti negli allevamenti sono pescati dal mare aperto per cui rientrano nelle quote di pesca -:
di quali dati si avvalga il Ministero in sede internazionale quando contratta di quote di pesca al tonno rosso e se non ritenga opportuno, per il proprio lavoro, attivare, in collaborazione con le regioni, apposite procedure e strumenti conoscitivi sugli allevamenti di tonno rosso al fine di entrare in possesso anch'esso del numero di allevamenti e di tonni presenti in Italia.
(5-00764)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARINELLO, MISURACA, ROMELE, GIUSEPPE FINI, GRIMALDI, IANNARILLI, LICASTRO SCARDINO, MINARDO e PAOLO RUSSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo pubblicato da Il Giornale di Sicilia in data odierna, ripropone nuovamente l'aggravarsi dell'emergenza legata all'agricoltura per il nostro Paese ed in particolare per le regioni del Mezzogiorno e le isole, dove secondo i dati Istat, sono andati perduti 1,61 milioni di ettari di superficie agraria utilizzabile (-23 per cento dal 1990 al 2003);
il nuovo allarme del degrado e dello stato di abbandono dei campi è stato lanciato dall'Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali, che ha fornito le cifre secondo cui in un decennio, le superfici agricole sono diminuite drasticamente, con una riduzione pari al 20 per cento e con 3 milioni di ettari non più coltivabili;
tali negative conseguenze che stanno provocando un inevitabile abbandono dei campi, pongono una serie di interrogativi per il futuro della filiera agricola nazionale, che non riguardano le questioni inerenti soltanto al patrimonio agroalimentare, ma anche di biodiversità, del dissesto idrogeologico, di gestione del suolo, di regimazione delle acque;
secondo il predetto articolo, non vi è nessuna regione italiana che non sia stata colpita negativamente dal fenomeno dell'abbandono dei terreni agricoli, che scoraggia conseguentemente gli imprenditori nel proseguire l'attività lavorativa nell'intera filiera agricola, come dimostra un'indagine Istat, secondo la quale in Italia l'agricoltura sia già un'attività part time;
i dottori agronomi e forestali denunciano che le misure di sostegno al reddito degli agricoltori sono essenzialmente disposizioni di tutela ambientale, legate alla sostenibilità e alla condizionalità, mentre mancano di politiche di reale aiuto alla produzione;
occorrono pertanto, provvedimenti che rilancino la vera natura dell'agricoltura, come quella fruttifera, votata alla produzione di generi di consumo, al fine di arginare la fuga dalle campagne, con le relative ripercussioni sociali e ambientali -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere, al fine di sostenere il comparto interessato, attraverso una seria politica di rigenerazione e di sostegno dell'agricoltura, quale settore indispensabile per l'intera economia nazionale;
se non intenda promuovere attraverso la Conferenza Stato-Regioni, una serie di iniziative ad hoc volte a monitorare il persistente fenomeno dell'abbandono delle superfici agrarie, per il raggiungimento di obiettivi che salvaguardino sia il settore agricolo, che ambientale.
(4-02680)
FERDINANDO BENITO PIGNATARO e CESINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legge regionale della Calabria n. 11 del 23 luglio 2003 detta disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale e sull'ordinamento dei Consorzi di Bonifica;
in seguito alla riperimetrazione dei Consorzi di Bonifica della provincia di Cosenza, si è reso necessario proporre una riqualificazione del personale del Consorzio Ferro e Sparviero sito in Trebisacce (Cosenza), al fine di evitare discriminazione di trattamento col personale del Consorzio di Sibari Crati (Cosenza) con stesse mansioni e inquadramenti differenti;
un'altra vertenza tra sindacato e Consorzio di Bonifica del Ferro e dello Sparviero riguardava l'avvio della stabilizzazione graduale dei lavoratori stagionali, evidenziando l'esigenza del sindacato che la stessa gradualità fosse impostata sulla anzianità, affinché non permanessero le situazioni che avrebbero potuto, a fronte di nuovo personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato proveniente da altro ente, determinare la scongiurata situazione di avere nello stesso ente lavoratori di serie A e serie B;
in data 23 ottobre 2006, presso la sede del Consorzio di Bonifica, le parti concordavano sulla necessità di un passaggio attraverso il Consiglio dei Delegati, che si sarebbe espresso sulla premialità del personale stabilendo i termini di trattativa col sindacato e per il problema della riqualificazione del personale si impegnavano a procedere alla necessaria contrattazione aziendale per la modifica dell'organizzazione dell'Ente in linea con le norme introdotte con il nuovo statuto;
la deliberazione della deputazione amministrativa n. 236 del 7 novembre 2006 del Consorzio di Bonifica del Ferro e dello Sparviero, decideva di approvare l'accordo sottoscritto con i rappresentanti dei sindacati in data 23 ottobre 2006, limitatamente al problema complessivo della riqualificazione del personale e di sottoporre al Consiglio la stessa perché ne prendesse atto al fine di autorizzare la Deputazione, in presenza di eterogeneità di trattamenti economici nel personale in organico conseguente alla riperimetrazione comprensoriale, per gli adempimenti finalizzati alla perequazione economica;
la deliberazione del Consiglio dei Delegati n. 5 dell'8 novembre 2006, confermava
la volontà e l'impegno espressi nella seduta del 30 novembre 2004 in ordine alla stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale stagionale in forza e approvava i contenuti della contrattazione sindacale di cui al verbale del 4 ottobre 2006, preso atto che parte di questi lavoratori a causa delle variabili condizioni climatiche venivano assunti già dal mese di gennaio;
la deliberazione del Consiglio dei Delegati n. 6 dell'8 novembre 2006, decideva di concordare sulla necessità di procedere alle conseguenti qualificazioni derivanti dall'attuazione della riorganizzazione degli uffici e delle attività in aderenza al dettato del nuovo statuto;
nonostante le deliberazioni del Consiglio dei Delegati dell'8 novembre 2006 avessero demandato alla Deputazione consortile l'adozione delle iniziative e dei provvedimenti necessari alla risoluzione definitiva della succitata vertenza, allo stato attuale nessun conseguente atto formale è stato adottato riguardante la totalità del personale, a fronte di una dichiarata condivisione da parte dell'ente circa gli obiettivi del sindacato, per come riferito in premessa -:
quali iniziative, con urgenza, intenda intraprendere per convocare un tavolo di concertazione al fine di definire modalità, tempi e contenuti certi per la riqualificazione del personale del Consorzio Ferro e Sparviero sito in Trebisacce (Cosenza) in seguito alla riperimetrazione dei Consorzi di Bonifica della provincia di Cosenza;
quali iniziative intenda mettere in atto al fine di stabilizzare i 25 lavoratori a tempo determinato (cosiddetti acquaioli) che da più di un ventennio vivono in una situazione di precarietà occupazionale, considerato che la loro attività non può definirsi stagionale perché a causa delle variabili condizioni climatiche vengono assunti in parte già dal mese di gennaio;
quali iniziative intenda assumere il Ministro per la riassunzione di 15 operai del Consorzio di Bonifica Ferro Sparviero addetti al mantenimento dell'efficienza delle opere di bonifica come ad esempio le fosse di scolo, considerato che l'attuale emergenza climatica richiede oramai una continua manutenzione, al fine di evitare pericolosi dissesti idrogeologici.
(4-02681)