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Allegato B
Seduta n. 113 del 21/2/2007
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ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la British American Tobacco, Italia SpA, è la Società che nell'ambito della privatizzazione dell'ETI, ha acquisito il patrimonio commerciale e produttivo delle manifatture del tabacco in Italia. La BAT, nell'ambito dell'acquisizione, ha assunto impegni contenuti nel piano industriale, sui livelli occupazionali e sul mantenimento della capacità produttiva, presenti in uno specifico contratto autonomo di garanzia;
oggi la Manifattura di Rovereto dà lavoro a circa 140 persone (più altre 45 circa in termini di indotto) e quella di Chiaravalle a circa 120 persone (più 11 esterni);
in questo periodo, dai siti produttivi di Rovereto, in provincia di Trento e a Chiaravalle, in provincia di Ancona, pervengono forti preoccupazioni da parte dei lavoratori, su un preannunciato piano industriale di assetto della BAT, in Europa, che dovrebbe prevedere la chiusura dei sopra citati siti produttivi;
la multinazionale BAT, non è nuova a fatti del genere. Continuamente determina processi di riorganizzazione, con conseguente chiusura dei siti produttivi, basti osservare quanto successo a Scafati, in provincia di Salerno e sul sito di Bologna;
secondo gli interpellanti tali azioni, si scostano e non sono rispettose degli impegni assunti nel contratto di acquisizione, ed evidenziano invece una strategia nella
quale la multinazionale ha assorbito l'intero mercato delle sigarette italiane e la rinuncia a produrre in Italia -:
quali interventi intenda adottare per conoscere le vere intenzioni della BAT e sostenere l'occupazione nei siti di Rovereto e Chiaravalle, che si presentano quali realtà produttive competitive e certamente capaci di stare sul mercato.
(2-00380)
«Quartiani, Froner, Maderloni, Gozi, Boato, Musi, Di Salvo, Bordo, Brandolini, Cinzia Maria Fontana, Ghizzoni, Cuperlo, Fogliardi, Rampi, Codurelli, Benvenuto, Franci, Betta, Barbi, Galeazzi, Vannucci, Nicchi, Allam, Baratella, Motta, Mariani, Incostante, Trupia, Vichi, Fluvi, Ottone, Leddi Maiola, Scotto, Rotondo, Lomaglio, Velo, Longhi, Ventura, Zunino».
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
le persone colpite dal mesotelioma della pleura, tipica malattia causata dall'esposizione all'amianto, sono ogni anno in aumento, al punto che nel 2006, secondo i dati del Registro Nazionale dei mesoteliomi, i lavoratori affetti da questa patologia erano 1200, con un incremento rispetto all'anno precedente del 20 per cento;
la proposta di legge n. 23 presentata il 28 aprile 2006 relativa all'istituzione di un fondo speciale per le vittime dell'amianto non sembra trovare, ad oggi, l'iter adeguato per una sua rapida approvazione, nonostante che, nei mesi scorsi, siano state presentate 28.000 firme di cittadini e lavoratori;
tra il 2002 e il 2004 migliaia di lavoratori della provincia di Livorno (impiegati in aziende non rientranti negli atti di indirizzo emanati dal Ministero del Lavoro nel biennio 2000-2001 al fine di localizzare gli impianti produttivi potenzialmente interessati alle normative di legge in favore degli esposti all'amianto) hanno presentato all'Inps e all'Inail la richiesta di concessione della maggiorazione contributiva prevista dall'articolo 13 della legge n. 257 del 1992 e successive modificazioni;
l'Inail ha dato, con i propri organi tecnici Contarp, parere negativo per tutti i profili professionali e per tutte le aziende della Provincia interessate dalla domanda (Agip, Solvay, Off. San Marco Impiantistica, Dalmine);
il Tribunale di Livorno, sulla base della perizia dei medici della Medicina del Lavoro e di quelli della Medicina Legale (atta a stabilire se ciascun lavoratore era stato o meno esposto all'amianto nei limiti previsti ed individuati dagli articoli 24 e 31 del decreto legislativo n. 277 del 1991 e nel limite temporale superiore ai dieci anni), ha emanato sentenze favorevoli ai lavoratori in reazione alle quali l'Inps non ha mai ricorso in appello fino ai primi mesi del 2005;
a partire da tale data l'Inps ha provveduto a fare ricorsi in appello su tutte le sentenze positive per i lavoratori prima con ricorsi generici, richiamando cioè sentenze di Cassazione che reputavano indimostrabile il superamento dei limiti della soglia di esposizione o, anche, l'effettiva esposizione per un periodo di tempo superiore ai dieci anni e, successivamente, ritenendo non fondata la decisione dei giudici assunta sulla base delle risultanze dei CC.TT.UU. di Livorno;
fino ad oggi la Corte di Appello di Firenze ha sempre confermato il giudizio di primo grado; la prima udienza per gli appelli di secondo grado è stata fissata a febbraio 2008;
la direzione Inps di Livorno ha riferito che la decisione di appellare tutte le
sentenze di primo grado viene presa dall'Avvocatura Provinciale in totale autonomia rispetto alla Direzione dell'Inps;
l'attività legale sul riconoscimento dei benefici è a tal punto massiccia (il solo Patronato Inca di Livorno gestisce attualmente un contenzioso legale di 650 cause) da impegnare ingenti risorse economiche e da impedire, per il moltiplicarsi e il sovrapporsi delle cause pendenti, a tutt'oggi la fruizione, da parte dei lavoratori, di diritti loro riservati per legge;
all'interno di tale contesto è significativa la vicenda di un gruppo di lavoratori, pensionati e lavoratori in mobilità del polo di raffinazione ENI di Livorno che, nel 2001, formò un comitato per ottenere i benefici previdenziali previsti dalla legge ex esposti all'amianto;
a conclusione della causa legale intentata contro l'Inps di Livorno, il giudice delegato ha dato sentenza nella quale, suffragando una perizia dei CC.TT.UU. durata 500 giorni, ha accolto o respinto le varie singole posizioni dei lavoratori in causa;
anche in questa fattispecie, per tutte le posizioni accolte positivamente l'Inps ha opposto appello alla sentenza citata presso il tribunale di Firenze;
l'atteggiamento dell'Inps contro questo gruppo di lavoratori risulta particolarmente deprecabile in quanto nella raffineria ENI di Livorno, a causa della forte esposizione a fibre d'amianto dagli anni 1950 fino al 1992, si sono verificati numerosi casi di decesso;
presso l'Usl di Livorno risultano smaltiti dalla Raffineria di Livorno per il solo periodo successivo al 1992 500 tonnellate di amianto;
nel mese di gennaio 2007 sei dipendenti dell'Apsa di Alghero (azienda di produzione di vernici) che, dal 1975 al 1992, hanno lavorato a contatto con l'amianto, si sono visti riconoscere, con due sentenze (una del giudice del lavoro, l'altra della Corte di Appello di Sassari), il diritto ad andare in pensione in anticipo di 7 anni;
pur non avendo riportato conseguenze fisiche, i sei lavoratori si sono visti riconosciuto il diritto di accedere al beneficio previdenziale, ossia l'anticipo rispetto alla scadenza normale della loro attività lavorativa, previsto dalla legge 257 del 1992;
come ha specificato il giudice della corte d'Appello, «il soggetto obbligato ad attribuire il beneficio previdenziale è l'ente detentore della posizione contributiva e pensionistica del lavoratore che agisce in giudizio» -:
quali siano le valutazioni dei Ministri interpellati sulla vicenda in parola;
quali iniziative urgenti i Ministri interpellati, nell'ambito delle proprie competenze, intendano adottare al fine di scongiurare il sistematico ricorso in appello degli Enti previdenziali in reazione a sentenze eque, che assegnano ai lavoratori ciò che la legge garantisce e prescrive.
(2-00384)
«Burgio, Rocchi, De Cristofaro».
Interrogazioni a risposta orale:
TASSONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le condizioni applicate dagli Istituti di credito nel sud d'Italia vanno ben oltre i limiti imposti dalla legge anti-usura e ciò è confermato dal rinvio a giudizio dei vertici di alcuni tra i maggiori istituti di credito nazionali;
da quanto emerso ed ammesso dalla Banca d'Italia nella sua perizia depositata, il costo del denaro applicato dagli istituti di credito al sud raggiunge punte che vanno dal 25 al 35 per cento, motivati da un rischio più alto;
queste condizioni vengono riservate a tutte le imprese del territorio, vale a dire,
aziende che nella maggior parte dei casi hanno usufruito dei fondi pubblici con l'intervento delle banche alle quali ne è demandata la gestione; detti fondi hanno generato interessi che hanno eroso l'importo del contributo concesso, finendo nelle casse degli istituti bancari invece che essere destinate allo sviluppo dell'economia e delle società locali;
tale gestione delle politiche creditizie ha impedito la crescita dell'economia distruggendo le speranze e mandando in fumo denaro pubblico destinato allo sviluppo ed alla creazione di posti di lavoro, facendo fallire ogni attività imprenditoriale, cosa ancora più grave al Sud che nel resto del paese, dal momento che il lavoro onesto e l'impresa sono un baluardo fondamentale contro la criminalità ed occasione di riscatto sociale -:
quali iniziative intenda adottare considerato che l'atteggiamento poco collaborativo degli istituti bancari del sud, ha arrecato un gravissimo danno al territorio ed allo sviluppo dello stesso, impoverendo la già debole economia e contribuendo alla creazione di sofferenze e di disoccupazione.
(3-00668)
NESPOLI e CASTIELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel diritto tributario viene conferito agli Enti Locali il potere di imporre un ulteriore prelievo sulla ricchezza già oggetto di tassazione a livello nazionale;
alle Regioni ed agli Enti Locali, con la legge Finanziaria per l'anno 2007 (legge n. 296 del 2006), è stata concessa la possibilità di applicare un'aliquota aggiuntiva sul reddito imponibile mediante una «sovrimposta» precedentemente bloccata sin dall'anno 2002;
secondo i dati diffusi dal Ministero dell'Economia, i Comuni che hanno trasmesso le aliquote per l'addizionale IRPEF entro il 15 febbraio, in linea con quanto sancito dal comma 142 dell'articolo 1 della legge Finanziaria per l'anno 2007, sono stati 1.096 di cui 687 (il 62 per cento) hanno scelto di aumentare l'aliquota locale, 406 la terranno invariata e solamente in 3 casi ne hanno previsto una diminuzione;
per effetto di questi dati si prefigura un incremento dell'aliquota media per il 2007 del 87,5 per cento collocandosi allo 0,45 per cento contro lo 0,24 per cento degli anni passati;
a parte la confusione generata a danno di imprese, lavoratori e datori di lavoro circa le modalità di calcolo del nuovo acconto riferito a marzo prossimo a causa della maggiorazione a favore dei Comuni, una delle contraddizioni di questa disposizione legislativa è la creazione di una evidente disuguaglianza tra contribuenti e famiglie atteso che sulle addizionali viene applicato lo stesso sistema di prelievo in presenza di condizioni economiche assolutamente differenziate;
tale procedura, secondo una consolidata giurisprudenza da parte della Corte costituzionale, presenta potenziali profili di illegittimità a causa della violazione del principio di eguaglianza, poiché a situazioni oggettivamente differenti viene di fatto applicato lo stesso trattamento;
da più parti, comprese dalle organizzazioni sindacali, si è sollevata la richiesta di porre rimedio alle fin troppo evidenti contraddizioni frutto delle norme apportate dalla legge Finanziaria in materia di addizionali sui tributi locali le quali penalizzano soprattutto i lavoratori dipendenti e le loro famiglie -:
quali iniziative il Governo intenda adottare ancor prima della discussione del prossimo «Documento di Programmazione Economica e Finanziaria» al fine di rimuovere ogni dubbio di legittimità contenuto nelle norme della legge Finanziaria per il 2007 e specificatamente riferite alle addizionali locali IRPEF e quali provvedimenti varare a sostegno delle famiglie ed a tutela di un più equo carico fiscale loro imposto dai nuovi sistemi di calcolo.
(3-00673)
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
V Commissione:
MARCHI e MOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Azienda Casa Emilia-Romagna (ACER) di Parma, ente pubblico economico dotato di autonomia finanziaria, patrimoniale e contabile, è titolare, presso la Tesoreria Provinciale dello Stato di Parma, di una contabilità speciale denominata IACP Parma-Fondi CER all'interno della quale sono confluiti i contributi in conto capitale dell'edilizia residenziale pubblica accreditati dallo Stato per effetto della legge n. 457 del 1978, della legge n. 179 del 1992 e dell'articolo 25 della legge n. 513 del 1977;
le risorse sono state utilizzate, dapprima con autorizzazione ministeriale e poi con autorizzazioni regionali, per il finanziamento di interventi costruttivi, di recupero edilizio, di manutenzione di edilizia residenziale pubblica e l'ACER di Parma ha realizzato consistenti economie da utilizzare per ulteriori interventi;
nel 2001, in osservanza dell'articolo 63 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sono stati sottoscritti fra Ministero dei lavori pubblici e Regione Emilia Romagna accordi di programma aventi per oggetto il trasferimento alla Regione delle competenze e del complesso dei finanziamenti per l'edilizia residenziale pubblica;
con nota n. 16818 del 5 settembre 2005, la Regione Emilia Romagna ha autorizzato l'ACER di Parma all'utilizzo delle economie di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata per un importo di 3.011.026,66 euro e all'attivazione delle procedure di gara per l'apertura di 12 cantieri per lavori di manutenzione straordinaria;
la legge n. 266 del 2005 (finanziaria), all'articolo 1 commi 38-39-40, ha disposto il prelievo forzoso, a favore del bilancio dello Stato, di una quota pari al 60 per cento delle somme giacenti sulle contabilità speciali non movimentate da oltre un anno;
in conseguenza di ciò la Tesoreria Provinciale dello Stato di Parma in data 17 marzo 2006, ha proceduto al prelievo dal fondo ACER di Parma di un importo di 2.148.297,10 euro;
a nulla sono valse le richieste dell'ACER di Parma di non procedere al prelievo poiché trattasi di somme già trasferite e di titolarità primaria regionale, non giacenti per inerzia ma in attesa del completamento dell'iter amministrativo necessario per il loro utilizzo;
a tutt'oggi il Ministero dell'economia e finanze non ha ancora fornito alcuna risposta in merito alle richieste del 21 marzo 2006, e del 2 agosto 2006, di ACER di Parma di riassegnazione delle somme prelevate;
in tale situazione l'ACER di Parma si trova nell'impossibilità di realizzare lavori, già programmati e autorizzati dalla Regione Emilia Romagna, ritenuti imprescindibili per l'adeguamento normativo di fabbricati esistenti -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione sopradescritta e se non ritenga necessario intervenire al fine di dare corso alla richiesta di ACER Parma.
(5-00768)
Interrogazioni a risposta scritta:
BUCCHINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha stipulato una serie di Convenzioni bilaterali per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale;
le convenzioni bilaterali per evitare le doppie imposizioni sono accordi internazionali che individuano quale dei due Stati contraenti debba esercitare la propria potestà impositiva nei confronti di soggetti giuridici residenti in uno di essi che abbiano maturato redditi nell'altro;
oltre allo scopo di eliminare le doppie imposizioni, le Convenzioni mirano anche a prevenire l'evasione e l'elusione fiscali eliminando le doppie esenzioni;
oggetto delle convenzioni sono le imposte sul reddito e, in alcuni casi, taluni elementi del patrimonio. Esse disciplinano, altresì, la cooperazione tra le amministrazioni fiscali degli Stati contraenti;
la vigente Convenzione con il Canada contro le doppie imposizioni fiscali è in vigore dal 24 dicembre 1980 (G.U. n.18 del 20 gennaio 1981);
una nuova convenzione è stata firmata ad Ottawa il 3 giugno del 2002;
tale nuova Convenzione, secondo le autorità competenti, avrebbe portato positivi benefici ai cittadini italiani e canadesi e avrebbe rappresentato anche un importante stimolo per lo sviluppo di scambi commerciali e di investimenti tra i due Paesi;
il Parlamento canadese ha ratificato tale nuova Convenzione il 12 dicembre 2002;
il Parlamento italiano a quasi cinque anni dalla firma non ha ancora ratificato la nuova Convenzione;
in base agli atti di ufficio del Ministero degli Affari Esteri risulta che l'iter di ratifica della Convenzione è stato sospeso dall'Ufficio Legislativo Tesoro del Ministero dell'Economia e delle Finanze che segnalava una possibile perdita di gettito erariale con l'applicazione di tale Convenzione;
le Convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali sono il risultato di negoziati volti a perseguire obiettivi di ponderazione di interessi contrapposti, ossia la ripartizione fra gli Stati contraenti dei rispettivi ambiti di imponibilità e la reciprocità di vantaggi e svantaggi produce effetti complessivi di compensazione finanziaria, rendendo sostanzialmente neutro il riflesso del provvedimento rispetto al gettito fiscale;
nel predisporre la nuova Convenzione le parti contraenti hanno senza meno ponderato vantaggi e svantaggi della stessa decidendo di firmarla -:
quali sono i motivi dei ritardi della ratifica della nuova Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra l'Italia ed il Canada firmata ad Ottawa il 3 giugno 2002;
se e comei Ministeri interrogati abbiano risposto alle numerose sollecitazioni delle autorità competenti canadesi che chiedevano una rapida approvazione delle Convenzione;
quali urgenti misure ed iniziative si intende adottare per onorare gli impegni assunti con le collettività italiane in Canada e canadesi in Italia, e con il Governo canadese, e trovare le risorse eventualmente necessarie all'entrata in vigore di tale Convenzione.
(4-02677)
LENNA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la riforma del sistema della riscossione, effettuata dal Governo Berlusconi, dal 1o ottobre 2006 le ex Concessionarie della riscossione sono state acquisite dall'Agenzia delle Entrate per il tramite della società «Riscossione S.p.A.» controllata al 51 per cento dalla stessa Agenzia delle Entrate e per il 49 per cento dall'Inps;
su la Repubblica del 9 febbraio 2007 si legge che la società Riscossione S.p.A. cambierà la propria denominazione in «Equitalia»;
non si comprende la necessità di cambiare il nome alla predetta società considerato che la denominazione è stata prevista per legge -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di rendere noto il motivo per cui sia stata effettuata tale scelta;
se tale variazione comporterà qualche cambiamento nell'assetto societario e se le eventuali modifiche possano comportare maggiori oneri per le casse dello Stato.
(4-02678)