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Allegato B
Seduta n. 115 del 26/2/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
CASSOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni nella Val di Noto alcuni petrolieri texani della Panther Oil inizieranno con le trivellazioni proprio nelle vicinanze del gioiello barocco di Noto, patrimonio dell'Unesco, e vicino anche alla Riserva Naturale e Faunistica di Vendicari;
tutto questo sarà possibile grazie a un provvedimento emesso dall'assessore all'industria della regione Sicilia, Marina Noè, che ha autorizzato alcune grandi compagnie del petrolio a effettuare ricerche di idrocarburi in loco;
esiste una forte opposizione locale alle trivellazioni i cui partecipanti si stanno fortemente adoperando per bloccare questa iniziativa;
giovedì 22 febbraio è stato urgentemente convocato a Noto un consiglio comunale aperto per decidere cosa fare al riguardo e sabato 24 febbraio vi si terrà un sit-in di protesta -:
di quali notizie disponga in merito a quanto citato e fortemente osteggiato dalla popolazione locale e agli eventuali rischi ambientali che una decisione del genere può comportare, anche e soprattutto per salvaguardare questo patrimonio unico dell'Unesco.
(4-02717)
PELLEGRINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è ormai una questione annosa quella relativa al progetto di iniziativa privata per la realizzazione di un porto turistico contiguo a quello esistente a San Felice Circeo e per il completamento di quello già esistente, ai sensi del cosiddetto decreto Burlando (decreto del Presidente della Repubblica 509/97);
il porto di San Felice Circeo è stato concepito come porto per imbarcazioni da pesca e realizzato, con fondi pubblici a partire dal 1959. Dopo diverse revisioni progettuali e varianti in corso d'opera, si determinò un profondo mutamento delle correnti nell'area a levante dell'opera, con
conseguente interruzione del trasporto dei sedimenti che alimentavano la duna costiera tra San Felice e Terracina e la scomparsa della spiaggia urbana del comune costiero, poi ricostruita con costosi e continui interventi tuttora in corso;
per la realizzazione del porto si sono succedute sin dall'inizio diverse varianti in corso d'opera, che hanno dapprima ampliato ed esteso l'opera iniziale (variante del 1961, la cui realizzazione ha scatenato i violentissimi effetti erosivi sulla costa fino a Terracina) conclusasi, nel 1988, con la bocciatura del progetto di ulteriore ampliamento verso levante, poi trasformatosi, circa dieci anni più tardi, in proposta di realizzazione di un porto turistico di iniziativa privata;
la società che ha proposto il progetto nel 1999 è la Penta s.r.l.;
va preliminarmente evidenziato che questo primo progetto, risalente al 1999, di intervento sul porto turistico venne annullato con sentenza dal TAR, la quale successivamente, in seguito ad appello, fu confermata dal Consiglio di Stato (sentenza 4163/2004);
successivamente, il Comune di San Felice al Circeo, sollecitato dal Ministero infrastrutture e trasporti, riconvocava la conferenza di servizi limitatamente alla raccolta dei pareri e visti mancanti nella procedura originaria;
l'amministrazione comunale si è dimostrata favorevole al progetto presentato dalla società Penta, nonostante molti cittadini e associazioni abbiano manifestato la loro contrarietà all'ampliamento della struttura, memori dei danni ambientali causati dall'attuale struttura negli anni successivi alla sua realizzazione;
vi sono state anche diverse assemblee pubbliche organizzate anche da partiti politici volte a ribadire la loro netta contrarietà al raddoppio del Porto per gli effetti devastanti che la sua realizzazione avrebbe su un ecosistema già gravemente compromesso;
non da ultimo, va ricordato che è stata presentata dall'onorevole Angelo Bonelli altra interrogazione parlamentare sulla vicenda de qua, con la quale vengono espresse perplessità sia sull'assetto societario della società «Penta» che sull'impatto ambientale che il raddoppio del porto avrebbe sulla fascia costiera;
le associazioni e i cittadini hanno sempre ritenuto utile una proposta limitata esclusivamente ad una riorganizzazione e riassetto dell'esistente scalo portuale, tale da ricondurre i previsti interventi in effettive opere di ristrutturazione, tenendo in debita considerazione l'esistente attività cantieristica della attuale struttura, che non è stata mai completata né autorizzata sin dalla data di inizio dei lavori risalenti al 1959;
il delicato contesto ambientale e il sovraffollamento del bacino esistente ha da sempre fornito l'alibi tecnico ai fautori dell'ampliamento: non sembra logico ritenere che il raddoppio del porto servirebbe a mettere in sicurezza il porto esistente;
sembrerebbe evidente l'incongruenza dei dati progettuali con lo scopo dichiarato, volta secondo l'interrogante a realizzare una speculazione immobiliare travestita da imprenditorialità nautica in una delle aree più pregiate del Lazio;
laddove il progetto venisse approvato, vi è perplessità di questo interrogante sui tempi di realizzazione dello stesso progetto, che richiederebbe diversi anni, arrecando grave pregiudizio per le attività commerciali e ciò a causa dello strumentale spezzettamento dell'opera tra strutture portuali ed inevitabili opere di infrastrutturazione a monte, necessarie per l'effettiva fruibilità e funzionalità dell'opera marittima;
il nodo centrale della questione relativa alla ipotetica realizzabilità del raddoppio del porto del Circeo e stato puntualmente riassunto in uno dei passaggi della sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la procedura di approvazione del progetto: «Se il progetto è stato approvato
con la prescrizione di realizzare i parcheggi, è evidente che l'ampliamento del porto non poteva essere attuato se non a condizione di eseguire anche i parcheggi, che sono, pertanto, una opera a terra che nell'ambito di una progettazione unitaria aveva carattere inevitabile»;
è stato accertato che il progetto «Penta» riguarda esclusivamente opere a mare e come tale resta subordinato al parere vincolante dell'Ente Parco;
in effetti, un intervento di raddoppio dell'area portuale comporterebbe la necessità di supportare, al tempo stesso, strutture e servizi a terra;
una nuova conferenza di servizi era stata convocata dal Comune di San Felice Circeo per il 12 dicembre 2006, ed aveva ad oggetto, dunque, il riesame del progetto per il raddoppio del porto di San Felice Circeo;
tale conferenza di servizi è stata più volte rinviata in quanto sembrava necessario un maggior approfondimento in merito alla valutazione dell'impatto ambientale e urbanistico che la realizzazione delle opere comporterebbe;
in particolare, il nuovo progetto della «Penta srl» dovrebbe essere corredato dalla Valutazione di Impatto Ambientale che mancava nel progetto originario, annullato dal Tar e dal Consiglio di Stato;
vi è da sottolineare che il direttore della Direzione per la Conservazione della Natura presso il Ministero dell'Ambiente il 3 ottobre 2002 con nota n. 17559 rilevava che le posizioni espresse a suo tempo (1979) dal Ministero Agricoltura e Foreste (gestore del Parco fino all'istituzione dell'Ente Parco avvenuta 2004), sull'argomento dello sviluppo nautico del Circeo, potrebbero non essere più consone ai mutati interessi di tutela delle aree protette;
tale ultimo intervento si rese necessario, in quanto l'Ente Parco risulta essere commissariato e privo di tutti gli strumenti previsti dalla legge sulle aree protette per indirizzare lo sviluppo economico dei territori in esso ricompresi;
a tal proposito occorre precisare che la legge 6 dicembre 1991, n. 394, «legge quadro sulle aree protette», ha dettato i principi per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese;
nel nostro Paese i parchi nazionali, regionali, le aree naturali protette e quelle marine tutelano e valorizzano un ricco e variegato patrimonio naturale e paesaggistico, con il compito primario di conservare la biodiversità ed allo stesso tempo di promuovere lo sviluppo sostenibile in funzione del miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini, in primo luogo delle popolazioni residenti;
il progetto attualmente sottoposto all'attenzione della Conferenza è lo stesso che già nel 2000 ricevette numerose critiche e la ricettività complessiva di circa 600 imbarcazioni appare eccessiva anche alla luce delle difficoltà ambientali e delle aree a terra insufficienti;
a giudizio dell'interrogante il progetto in questione non può considerarsi del tutto conforme alle previsioni del Piano di coordinamento dei porti della Regione Lazio approvato con deliberazione del Consiglio regionale 22 dicembre 1998 n. 491, trattandosi di opere comportanti il raddoppio o quasi degli attuali posti barca, snaturando ovviamente il concetto stesso di «ristrutturazione del porto esistente», con probabili effetti negativi che tale incremento potrebbe comportare sul tessuto urbano circostante;
è necessario che un qualsiasi progetto sia idoneo a soddisfare in via combinata gli interessi pubblici alla valorizzazione turistica ed economica della regione, alla tutela del paesaggio e dell'ambiente e alla sicurezza della navigazione;
da recenti notizie pubblicate dalla stampa locale, l'intento di realizzare parcheggi
e infrastrutture a servizio del porto in aree protette è stato palesato sia dall'amministrazione comunale (che ha, con propria delibera consiliare, individuato all'interno del parco di Villa Aguet un'area destinata alla realizzazione di 110 parcheggi a raso), sia da uno dei soci della società Penta (che ha illustrato, a mezzo stampa, il progetto di ubicare alcune infrastrutture di servizio al raddoppio del porto nei terreni del Parco);
la realizzazione ed il successivo funzionamento ed utilizzo delle nuove strutture portuali provocherà impatti ambientali incidenti in ogni caso sulle valenze naturali protette dal parco;
appare pertanto necessario ed urgente verificare lo stato delle cose per porre rimedio ai guasti, ovvero per ripristinare la verità, e comunque per restituire dignità a quelle istituzioni e a quei cittadini preoccupati per le ripercussioni di carattere ambientale che il raddoppio potrebbe avere sul litorale;
non si può peraltro tralasciare che nella maggioranza consiliare del Comune di San Felice esistono chiari e conclamati conflitti di interesse, come già denunciato da più parti (l'attuale presidente di consiglio comunale è socio nonché sindaco della cooperativa «Circeo Primo», che attualmente gestisce parte dello specchio acqueo del porto esistente; il sindaco del Comune, Giuseppe Schiboni, due assessori e il capogruppo di Forza Italia si sono sempre dichiarati incompatibili sulle questioni portuali) -:
se si intenda dare un chiaro segnale di tutela delle aree protette, avviando, coerentemente con quanto previsto nel programma dell'Unione, un'efficace azione volta a consentire in tempi rapidi di uscire dalla situazione emergenziale e mettere fine ai commissariamenti;
se si intendano adottare interventi efficaci per attuare una «ristrutturazione del porto esistente» all'interno dell'area protetta, e, in particolare, realizzare nell'area già individuata dal Piano regolatore generale nel 1979 quei necessari servizi, che risultano necessari per le popolazioni di quelle terre;
se al Ministro dell'interno risulti se i soci e gli organi amministrativi della società «Penta», della società «Morgen Rote» (la quale sembrerebbe essere in collegamento con la «Penta» ed è proprietaria del parco di Villa Aguet sovrastante il porto, area interessata all'infrastrutturazione dell'area portuale) succedutisi nel corso dei quasi otto anni dall'avvio del procedimento siano in possesso dei requisiti previsti dalla legge per le contrattazioni con la Pubblica Amministrazione, indispensabili per prevenire i tentativi di infiltrazione mafiosa;
in particolare, se intenda il Ministro dell'interno acquisire, la più ampia informazione circa l'esistenza di notizie ed elementi sintomatici di tentativi di infiltrazioni mafiose rispetto a situazioni quali quelle indicate in premessa;
se il Ministro dell'interno non ritenga di verificare se sussistano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale in rapporto al pericolo di infiltrazioni malavitose.
(4-02726)