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Allegato B
Seduta n. 120 del 6/3/2007
TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni riunite VIII e XIII,
premesso che:
l'acqua è un bene primario e comune e, per tale motivo, tutte le autorità competenti sono chiamate ad operare per garantire la salvaguardia e la corretta gestione delle risorse idriche;
l'attuale situazione di carenza idrica, già rilevata in tutta Italia dalla Protezione Civile, dalle principali Autorità di bacino e da diverse Regioni, non rappresenta ormai più una eccezione;
la forte riduzione dei fenomeni piovosi e delle precipitazioni nevose - particolarmente significativa nel corso del periodo 2006-07 - pone, con estrema severità, il problema della disponibilità di acqua per i diversi usi;
in particolare gli ultimi dati a disposizione circa l'entità delle risorse idriche del bacino padano rilevano che, a fronte di una portata del Po, già inferiore a quella registrata l'anno scorso in pari periodo, il manto nevoso disponibile ricopre meno di un terzo del territorio coperto nel febbraio 2006 e con altezze altrettanto ridotte, tanto che sull'arco alpino sono presenti mediamente 10/60 cm contro i 25/150 del 2006. La situazione quindi potrà risultare estremamente critica se, entro la fine di aprile 2007, non saranno sopraggiunte significative precipitazioni, cosa che sulla base delle previsioni stagionali oggi disponibili non appare probabile; in questo caso, l'emergenza idrica diverrà insostenibile nel periodo di maggiore fabbisogno;
siamo di fronte ad andamenti climatici la cui preoccupante evoluzione richiede l'adozione di due tipi di politiche: una globale, di lungo periodo, che interviene sulle cause del fenomeno e che deve essere sviluppata a partire dall'implementazione degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto alle misure previste dall'Unione europea, puntando inoltre a coinvolgere gli USA, i grandi paesi emergenti e quelli in via di sviluppo nella riduzione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra. Una seconda politica più immediata che preveda misure di adattamento alle tendenze in atto e punti da subito a misure di tutela e di buona gestione delle risorse idriche;
allo stesso tempo bisogna intervenire sulle cause della crisi idrica tra cui l'elevato numero di derivazioni montane e la notevole portata da queste accumulata, necessariamente da regolare nei momenti di crisi anche a seguito del cambiamento del mercato dell'energia che condiziona il periodo di produzione dell'energia idroelettrica dei bacini montani, i quali non sempre rilasciano sufficienti volumi d'acqua nei periodi di «magra»;
occorre, per quanto concerne le produzioni agricole, dare subito l'avvio ad una azione sui sistemi irrigui che può condurre a forti risparmi con interventi mirati, soprattutto in presenza di colture fortemente impattanti dal punto di vista dei consumi di risorsa idrica e per i suoli non particolarmente vocati a tali produzioni; serve inoltre una programmazione agricola che tenga conto, per il futuro, della risorsa acqua, ricordando che nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell'uso agricolo;
un contributo decisivo può provenire dall'ammodernamento della rete
idrica, in particolare quella destinata agli usi agricoli, dal «consolidamento» dei bacini anche collinari, nonché dal mantenere elevato il livello di guardia sui prelievi abusivi, diffusi oltre che nel bacino del Po in numerose aree del paese; sono altresì utili stringenti misure di risparmio idrico nell'uso industriale e negli usi civili;
è necessario intervenire con sufficiente anticipo, anche con provvedimenti di emergenza, nella consapevolezza che il problema complessivo dello squilibrio tra fabbisogni e disponibilità idriche deve essere affrontato con politiche strutturali sulle quali il Parlamento può dare un decisivo contributo, e nell'immediato, per evitare il ripetersi delle emergenze manifestatesi negli scorsi anni causando gravi problemi economici e alle popolazioni, nonché gravi impatti ambientali prossimi alla irreversibilità quali la risalita del cuneo salino nel delta per oltre 20 km dalla foce del Po,
impegnano il Governo:
a dichiarare sin d'ora lo stato di emergenza per il bacino del fiume Po e per i bacini limitrofi che presentano simili condizioni critiche in modo da attivare per tempo tutti gli strumenti istituzionali necessari a governare e gestire tale crisi, in particolare «cabine di regia» che vedano il concorso della Protezione Civile nazionale, in accordo con l'Autorità di bacino del Po, le Regioni e i Dicasteri interessati;
a indire, relativamente alla generale situazione in cui versa il Paese, una Conferenza Nazionale sull'Acqua nella quale adottare, nel pieno rispetto del principio di solidale e leale collaborazione, un approccio integrato di tutte le politiche e a porre in essere tutte le possibili iniziative di programmazione e di coordinamento, coinvolgendo - con la massima tempestività - il Parlamento, tutti i Ministeri interessati, le istituzioni regionali e locali, le autorità di settore, le forze economiche e sociali, gli organismi specializzati, tecnici e scientifici.
(7-00137)«Realacci, Lion, Capezzone, Bocci, Francescato, Camillo Piazza, Chianale, Lomaglio, Mellano, Cinzia Maria Fontana».
La VIII Commissione,
premesso che:
il decreto legislativo n. 300 del 2006, approvato in via definitiva alla Camera del Deputati il 26 febbraio, dispone la proroga del termine relativo ad una serie di adempimenti previsti dall'articolo 20, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2005, in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);
si tratta della seconda proroga il termine originario previsto dalla legge era il 13 agosto 2006, successivamente prorogato al 31 dicembre 2006 ed ora al 30 giugno 2007;
la proroga si è resa necessaria in quanto gli articoli 13, comma 8, e 15, comma 1, del decreto legislativo n. 151 del 2005 prevedono la definizione, con decreti del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, delle modalità di funzionamento del Registro nazionale dei soggetti obbligati al trattamento dei RAEE, nonché l'istituzione del Comitato di Vigilanza e di controllo sulla gestione dei RAEE; emanazione che sarebbe dovuta avvenire entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto, e cioè entro il 13 febbraio 2006, e che non è ancora avvenuta;
lo schema dei decreti è stato già predisposto dal Ministero dell'Ambiente; si è però in attesa dei relativi pareri degli altri Ministeri competenti e della Conferenza Stato Regioni;
il tema è di grande rilievo sotto il profilo ambientale la crescita esponenziale dei consumi di apparecchiature elettriche ed elettroniche e la sempre più rapida obsolescenza dei prodotti rende pressante l'esigenza di limitare la dispersione nell'ambiente delle sostanze pericolose (mercurio, piombo, cadmio) contenute in tali rifiuti, oggi destinati principalmente all'incenerimento o in discarica;
le aziende che producono in Italia apparecchiature elettriche o elettroniche sono 11.000, per un fatturato di 32 miliardi di euro; 212.000 sono gli addetti (è il secondo settore dopo l'auto in Italia); sono attualmente circa 40 gli impianti di riciclo in Italia, per un giro di affari di circa 20 milioni di euro;
la mancanza di una normativa attuativa nazionale, peraltro, rischia di produrre un allargamento delle maglie circa la possibilità di esportare materiale pericoloso, senza le necessarie cautele e verifiche ambientali;
nel corso dell'audizione del 20 febbraio presso la VIII Commissione, svoltasi nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'industria del riciclo, Confindustria ha sottolineato l'urgenza di superare il regime di proroga,
impegna il Governo
a svolgere ogni azione di propria competenza per pervenire in tempi rapidi, possibilmente entro la fine di marzo, alla emanazione dei decreti attuativi di cui agli articoli 13, comma 8, e 15, comma 1, del decreto legislativo n. 151 del 2005, in modo da scongiurare ulteriori proroghe, considerato, tra l'altro, che l'Italia è l'unico dei grandi paesi UE a non aver avviato le attività di raccolta dei RAEE.
(7-00136) «Margiotta, De Angelis, Pedulli».