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Allegato B
Seduta n. 121 del 7/3/2007
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
DELFINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella relazione sulle linee programmatiche del Ministero della Giustizia si intravedeva l'intenzione di un piano di revisione della geografia giudiziaria e dell'adozione di una strategia consistente in una riorganizzazione della rete dei tribunali prevedendo in ognuno di essi una sezione penale, una civile, ed un ufficio GIP-GUP, determinando la soglia di organico minimo per ogni tribunale nella misura di n. 14 magistrati, con la conseguente soppressione dei tribunali che non raggiungono tale numero di magistrati di organico;
in tale revisione è evidente il non aver considerato la figura del Presidente del Tribunale, nonché la distinzione tra magistratura requirente e giudicante, considerando solo quest'ultima nel computo dell'organico;
sempre nella determinazione del numero dell'organico minimo, non sono state prese in considerazione le figure istituzionali dei GOT (Giudici Onorari dei Tribunali) e dei GOA (Giudici Onorari Aggiunti), che svolgono un compito rilevantissimo nella concreta azione giudicante;
risulta poco preciso il numero dei tribunali che sarebbero oggetto di soppressione, indicandone 38 quali destinatari di tale provvedimento, a fronte di un numero molto più elevato, (64) che non soddisfano il criterio della soglia di organico;
tra i Tribunali, oggetto di soppressione vi sarebbe il Tribunale di Mondovì, i cui locali sono stati recentemente restaurati con notevole dispendio di fondi;
risulta a tutt'oggi indimostrato, a partire da tutte le rilevazioni statistiche commissionate a livello nazionale ed europeo, il nesso che legherebbe una più efficace amministrazione della giustizia alla concentrazione e riduzione dei luoghi deputati a tale amministrazione;
le stesse rilevazioni statistiche testimoniano il fatto che sono i Tribunali di piccole dimensioni a conseguire un migliore rapporto tra domande e risposte di giustizia in ordine ai tempi di chiusura di un procedimento giudiziario, se solo le piante organiche fossero adeguatamente mantenute;
sarebbe più ragionevole, tanto sotto il profilo sociale, quanto sotto l'aspetto economico, percorrere la strada opposta dell'aumento del numero di Magistrati e della conservazione a livelli accettabili delle presenze in organico di dipendenti -:
quali interventi effettivamente intenda adottare per trovare una soluzione al problema in generale e in particolare per il Tribunale di Mondovì, e soprattutto se vi siano delle strategie alternative a quelle esposte nelle sue linee programmatiche, che per il momento hanno solo suscitato profonde reazioni e malcontenti a livello locale;
in che modo intenda conciliare l'esigenza di celerità della giustizia con l'esigenza, comunque, nel rispetto del principio di sussidiarietà, di mantenere i servizi, le istituzioni, quindi anche la giurisdizione più vicini al cittadino.
(4-02818)
PELLEGRINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alla proclamata inviolabilità del diritto di difesa la nostra Carta Costituzionale fa coerentemente seguire l'affermazione dell'impegno dello Stato ad assicurare ai non abbienti «i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione» (articolo 24 comma 3o Cost.). Nella realtà dei tribunali, sia in sede penale che (da pochi anni) in ambito civile, si assiste ad un largo uso dell'istituto del patrocinio a spese dei non abbienti. Ciò è dovuto a problemi congiunturali di natura economica, specie nelle regioni del meridione
d'Italia, e nello specifico di aree, come la provincia di Napoli, dove la massiccia presenza di soggetti che ricorrono all'uso dell'istituto del gratuito patrocinio è ormai costante;
tuttavia, l'istituto si è diffuso anche nei tribunali del nord Italia, quindi il problema nasce nel meridione ma si espande su tutto il territorio nazionale, a tutela di una fascia di soggetti deboli e privi delle possibilità economiche per far fronte alle ingenti spese di un processo penale. Sotto altro profilo, il patrocinio per i non abbienti (decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002) e la difesa d'ufficio «retribuita dallo Stato» (legge n. 60 del 2001) rappresentano (o avrebbero dovuto rappresentare) l'occasione per gli avvocati giovani di iniziare il lungo e difficile percorso professionale facendo esperienza concreta nei processi ed ottenendo anche i primi guadagni mediante la liquidazione degli onorari da parte dello Stato;
per ciò che attiene proprio al settore penale, ed in particolare soffermandosi sul Tribunale di Napoli, ove, a giudizio dell'interrogante la situazione è piuttosto acuita, fino a pochi mesi fa le liquidazioni delle spettanze dei difensori d'ufficio e di quelli i cui clienti erano stati ammessi al patrocinio, si ottenevano dopo un eccessivo lasso di tempo, dal momento della presentazione dell'istanza di liquidazione al giudice fino all'effettiva liquidazione delle somme riconosciute (da 8 mesi ad un anno e mezzo la media). A partire dall'estate del 2006 si è avuta una prima paralisi dei pagamenti. Ciò è avvenuto in corrispondenza del periodo estivo quando si sospese sine die il pagamento delle liquidazioni in corrispondenza dell'entrata in vigore del cosiddetto decreto Bersani, in cui vi erano disposizioni che riducevano progressivamente i fondi dello Stato destinati al patrocinio dei non abbienti ed alla difesa d'ufficio;
tra le norme collegate, vi era anche la sospensione della convenzione tra lo Stato e l'ente Poste Italiane, da sempre il soggetto cui era materialmente devoluto il pagamento delle liquidazioni mediante mandati di pagamento o accrediti postali. Dopo una serie di incertezze, il nuovo soggetto delegato al pagamento delle liquidazioni diviene la Banca d'Italia. Tuttavia, i pagamenti erano sostanzialmente sospesi fino alla fine dell'anno 2006 poiché il servizio doveva essere attivato. Inoltre, dovevano essere riassegnate le deleghe agli uffici preposti dal Ministero della Giustizia per i pagamenti derivanti dal patrocinio a spese dello Stato e dalla difesa d'ufficio;
nel mese di gennaio 2007, il meccanismo sembrava essersi riattivato, in quanto sembrava giunta una risoluzione della questione. Tuttavia, nel mese di febbraio si sarebbe appreso, in via del tutto ufficiosa, che i pagamenti dell'ufficio modello 12 del Tribunale di Napoli erano stati sospesi in attesa «della nomina dei funzionari delegati presso i Tribunali ordinari e le Procure della Repubblica» all'accreditamento delle spese da liquidare, tra gli altri, anche agli avvocati per le ragioni suesposte. Si sarebbe, inoltre, saputo della esistenza di un provvedimento del Ministero della Giustizia, Dipartimento per gli affari di Giustizia - Direzione generale della Giustizia civile - con il quale si indicavano i dirigenti di taluni tribunali come funzionari delegati a disporre i pagamenti delle spese di giustizia (P.D.G. 17 novembre 2006, pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia del 15 gennaio 2007);
in sostanza, la situazione sembra essersi bloccata in un primo momento (estate 2006) per la mancanza dei fondi statali e per la interruzione definitiva della convenzione tra Stato e Poste Italiane delegate al pagamento; in un secondo momento, e cioè allo stato attuale, i pagamenti sono stati interrotti per problemi burocratici suindicati;
tali situazioni hanno interrotto il meccanismo che consentiva rapidamente il pagamento delle liquidazioni agli avvocati che svolgono un ruolo fondamentale all'interno dell'ordinamento giuridico dello
Stato, così comprimendo e pregiudicando il diritto di difesa dei cittadini e delle persone deboli e non abbienti;
questa situazione preoccupa molti giovani avvocati, che si sono presi l'onere e la responsabilità di difendere persone che, altrimenti, resterebbero senza una adeguata difesa nel processo penale;
anche la Giunta della Camera Penale di Napoli ha deciso di denunciare la vicenda al fine di sollecitare il Ministero a voler riprendere i pagamenti sbloccando così la situazione, convocando un Direttivo per la discussione -:
se il Ministro intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario alla risoluzione;
in particolare, se intenda il Ministro adottare le opportune iniziative al fine di consentire, in tempi necessariamente rapidi, il pagamento delle liquidazioni agli avvocati, in maniera stabile e sicura.
(4-02820)
MARTINELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la sezione lavoro del tribunale di Padova da un paio d'anni dispone di quattro magistrati che compongono la dotazione organica;
nonostante la notevole produttività dei magistrati impegnati, le liti pendenti attualmente sono più di 5.000;
nonostante l'impegno del Presidente del Tribunale e dei suoi collaboratori, sembra difficile che i tempi di trattazione delle controversie si possano svolgere in tempi almeno accettabili;
il carico medio, infatti, per ogni magistrato è di circa 1.250 cause, molto distante cioè dai carichi raccomandati dal Consiglio Superiore della Magistratura;
in tale situazione il tempo medio stimato per la decisione di una causa ordinaria non è inferiore ai 4/5 anni, addirittura sono frequenti i casi di liti risolte dopo, sei, otto, persino dieci anni;
il parametro adottato dalla Corte Europea individua la durata massima di un processo ordinario in tre anni, auspicando che detto termine orientativo si riduca in presenza di controversie di lavoro vista la natura e la consistenza degli interessi;
gli effetti della situazione del Tribunale di Padova - Sezione Lavoro sono veramente allarmanti: gli accertamenti istruttori condotti a molti anni di distanza dai fatti sono incompatibili con una compiuta ricostruzione degli eventi; i testi a distanza di tempo dai fatti non riescono a ricostruire, in modo compiuto gli accadimenti, per non parlare della prematura scomparsa dei testimoni stessi; la stessa tutela, riconosciuta al soggetto in base ad una positiva sentenza assume spesso aspetti paradossali: le indennità di accompagnamento sono liquidate sempre più spesso dopo la morte dell'avente diritto; le stesse sentenze di reintegra al posto di lavoro intervengono, non di rado, quando il datore di lavoro ha già cessato l'attività e dunque non è più concretamente perseguibile; stessa situazione vale per i recuperi salariali ed il TFR; le stesse aziende pagano un tributo notevole alla lunghezza dei processi, come il pesante aumento per i risarcimenti o l'impossibilità di operare delle scelte organizzative in attesa di conoscere l'esito della controversia legale -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato ha intenzione di adottare al fine di rendere efficiente ed efficace il lavoro che, il Tribunale di Padova - Sezione lavoro, deve svolgere e se ritenga di poter disporre l'aumento dell'organico di almeno due unità.
(4-02822)
DI GIOIA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come noto, Vincenzo Russo e Giuseppe Gatti, rispettivamente procuratore
capo e sostituto procuratore di Foggia, hanno ricevuto negli scorsi giorni messaggi intimidatori e minacce;
i due magistrati in questione sono impegnati nelle inchieste sulla pubblica amministrazione e, in particolare nelle indagini relative alle minacce rivolte agli amministratori municipali, tra le quali spiccano le intimidazioni dirette al sindaco di Foggia, Cilimberti, e agli ex vicesindaci, Mundi e Colangelo;
venerdì scorso, 2 febbraio 2007, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha disposto la tutela per gli esponenti della giustizia foggiana, il dottor Russo e il Dott. Gatti. La misura in considerazione non prevede alcuna scorta permanente eccetto la presenza, sull'auto della procura che accompagna i magistrati, di un poliziotto o di un carabiniere accanto all'autista;
in questi giorni vari esponenti di organizzazioni e istituzioni pubbliche (tra cui: la Cisl, Confindustria, la Camera Penale, nonché l'onorevole Michele Bordo e la senatrice Colomba Mongiello) hanno inviato messaggi di solidarietà ai magistrati di Foggia -:
quali misure con carattere urgente intendano adottare per contrastare i gravi fatti verificatisi nella procura di Foggia, che hanno interessato il procuratore capo e il suo sostituto.
(4-02828)
PEDICA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Scuola Superiore della Magistratura è un prestigiosissimo ente istituito con decreto legislativo no 26 del 30 gennaio 2006 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale no 28 del 3 febbraio 2006) che dal 2008, con sole tre sedi nazionali, si renderà operativa con corsi di alto livello che saranno erogati in merito all'organizzazione ed alla gestione del tirocinio e della formazione degli uditori giudiziari, all'organizzazione dell'aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, alla promozione di iniziative e scambi culturali e ricerca, all'offerta di formazione di magistrati stranieri nel quadro di accordi internazionali di cooperazione tecnica in materia giudiziaria. Un'istituzione, dunque, dalla forte valenza culturale e dall'indubitabile positivo impatto sociale ed economico che avrà sul territorio in cui sarà presente;
il decreto interministeriale del 27 aprile 2006 firmato da Tremonti e Castelli, all'epoca rispettivamente ministri dell'economia e della giustizia, individuava nel Paese tre sedi della Scuola: Bergamo per il Nord Italia, Latina per il Centro Italia e Catanzaro per il Sud Italia, nel cui distretto sono comprese le regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia;
la scelta operata per l'individuazione delle tre sedi seguiva un deciso criterio di ordine geografico e, nel caso di Catanzaro, felicemente ubicata nel cuore del Mediterraneo e perciò facilmente accessibile dalle regioni di riferimento tramite le infrastrutture stradali ed aeroportuali con cui è servita - teneva altresì conto della rilevante tradizione di studi giuridici del capoluogo calabrese, dell'antica Corte d'Appello ivi presente, della presenza universitaria;
il 30 novembre 2006, con decreto n. 26, il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, cancella la sede catanzarese dirottando la Scuola a Benevento, peraltro sua città d'origine. Fra l'altro, è strano che tale decreto più volte menzionato dallo stesso Ministro non sia inserito nel sito internet del Ministero, quasi per una sorta di pudore o per evitare amplificazioni negative all'immagine del Ministro;
la motivazione ufficiale con cui il Ministro Mastella giustifica tale decisione si ritrova nella risposta data all'onorevole Pedrizzi che lo interroga nel Question Time del 13 dicembre 2006: «Tale scelta è stata compiuta, come indicato nel decreto del 30 novembre 2006, in primo luogo perché le filiali dell'agenzia del demanio hanno segnalato che in nessuna delle suindicate province esistono immobili demaniali
idonei allo scopo previsto. In secondo luogo, si è tenuto conto della circostanza, anch'essa menzionata nel decreto del 30 novembre 2006, che le sedi di Latina e Catanzaro risultano decentrate. Il fatto che tali sedi non siano attualmente raggiungibili comporta, inevitabilmente, maggiori costi a carico dell'erario per viaggi e permanenza. Infine, si sono considerate le esigenze complessive della distribuzione di occasioni e risorse materiali e culturali, nell'ambito di un disegno di più ampio respiro riguardante l'intero territorio nazionale. Mi riferisco, tra l'altro, anche alle scelte riguardanti l'ubicazione delle strutture penitenziarie di nuova costruzione o delle quali è progettato l'ampliamento. In definitiva, ho ritenuto che occorresse procedere, quanto meno, alla sostituzione delle sedi di Latina e Catanzaro, optando, rispettivamente, per le città di Firenze e Benevento.».
non è vero che Benevento sia più centrale e raggiungibile di Catanzaro per le 5 regioni del distretto meridionale, anzi per quanto riguarda le vie di comunicazione Catanzaro è collegata in modo efficace e funzionale con l'intero territorio nazionale attraverso un aeroporto , importanti scali ferroviari e strade di grande comunicazione;
la scelta di Benevento comporterà sicuramente maggiori costi a carico dello Stato e maggiori disagi per gli utenti;
inoltre non risponde a verità neanche l'affermazione che a Catanzaro non vi siano immobili disponibili mentre a Benevento la cosa sia già risolta: infatti il sindaco della città sannita, Fausto Pepe, in una conferenza stampa da lui tenuta il 29 dicembre 2006 afferma che ancora «si stà lavorando all'individuazione dell'edificio in collaborazione con la Provincia»;
agli enti locali è demandato il compito di reperire un immobile adeguato e si deve evidenziare che Comune di Catanzaro, Provincia di Catanzaro e Regione Calabria non sono mai stati contattati dal Demanio per verificare la disponibilità dei suddetti Enti;
inoltre il Comune di Catanzaro ha in essere una convenzione proprio col Ministero della Giustizia: qualche anno fa doveva essere ubicata nel capoluogo calabro la Scuola di Polizia Penitenziaria (poi insediata a Catania) e a motivo di quell'eventuale necessità il Comune trovò degli immobili e li offri al Ministero e a tutt'oggi quegli immobili sono disponibili;
oltre al question time sopra menzionato sono state presentate diverse altre interrogazioni parlamentari sia alla Camera che al Senato;
inoltre il Comune di Catanzaro, la Provincia di Catanzaro hanno, ognuno separatamente ed in modo autonomo, agito per le vie legali ricorrendo al TAR del Lazio;
l'udienza per tutti e 3 i ricorsi al Tar del Lazio si è tenuta il 21 febbraio 2007;
il Comune di Catanzaro ha chiesto al Presidente la fissazione dell'udienza per l'esame del merito al fine di ottenere una sollecita definizione della causa, riservandosi di depositare motivazioni aggiuntive avverso il provvedimento che revoca la istituenda sede stabile della prestigiosa Scuola per il distretto meridionale da Catanzaro a Benevento;
una settimana dopo l'udienza del 21 febbraio il ministero ha stipulato una convenzione con Comune e Provincia di Benevento e con la Regione Campania al fine di reperire un immobile e destinarlo alla Scuola e cosi facendo cerca di determinare un «fatto acquisito»;
nella città di Catanzaro ed in tutta la Calabria si sono registrati malumori così forti da aver indotto la popolazione a scendere in piazza in una manifestazione di protesta conclusa in Prefettura dove, una delegazione guidata dal sindaco della città Rosario Olivo, ha incontrato il Prefetto Montanaro che, secondo quanto risulta agli interroganti, ha condiviso le ragioni e ha garantito la sua «intercessione» presso il premier Prodi;
molti sindaci di comuni calabresi hanno partecipato a quella manifestazione e tutti hanno espresso forte indignazione per un atto percepito in termini estremamente negativi;
chi ci rimette in tutto questo sono evidentemente le finanze pubbliche, in quanto decentrando la Struttura da Catanzaro a Benevento lo Stato dovrà sopportare una spesa di gran lunga superiore per poter gestire i corsi di formazione per Magistrati;
la vicenda continua a non esplodere a livello nazionale mentre sui media locali (tv e giornali calabresi) se ne parla ma la stampa e le tv nazionali non conoscono il caso e non ne fanno menzione;
non va trascurato il fatto che la presenza della «Scuola» nel capoluogo calabrese, sarebbe anche un forte segnale della presenza dello Stato e sicuramente costituirebbe un incoraggiamento alla lotta alla criminalità che, notoriamente, affligge questa Regione -:
se non ritenga urgente revocare il decreto n. 26 del 30 novembre 2006 in modo da ripristinare la decisione del precedente decreto interministeriale del 27 aprile 2006 permettendo, in tal modo, che la Scuola Superiore per la Magistratura venga istituita a Catanzaro, Capoluogo della Calabria.
(4-02848)