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Allegato B
Seduta n. 125 del 13/3/2007
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INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
RONCONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone - secondo quanto risulta da notizie di stampa - avrebbe dichiarato nella giornata del 5 febbraio 2007: «se domani ci fosse una insurrezione io probabilmente sarei pronto a sparare dietro una barricata» -:
se risultino avviate indagini in merito alla vicenda segnalata in premessa.
(3-00729)
FASOLINO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
vari organi di stampa hanno recentemente richiamato la vicenda di un esponente tristemente noto dei cosiddetti anni di piombo, Oreste Scalzone, tornato in Italia dopo 25 anni di latitanza in virtù della prescrizione dei reati a suo tempo commessi;
la storia dello Scalzone è conosciuta: il 1o marzo del 1968 partecipa agli scontri di Valle Giulia, nel 1969 fonda con Franco Piperno e Toni Negri il gruppo di potere operaio;
successivamente aderisce ad Autonomia operaia. Arrestato nel 1977 viene
condannato nel 1978. Fuggito in Francia nel 1981 vi è rimasto fino al febbraio 2007 ritornando, al termine della latitanza, in Italia;
il 17 gennaio 2007 i giudici della I Corte d'Assise di Milano hanno deliberato che nei confronti di Oreste Scalzone non si possa più procedere per intervenuta prescrizione in relazione ai reati di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapina;
rientrato in Italia non era certo lecito attendersi da Oreste Scalzone un ravvedimento circa le proprie posizioni politiche né, tantomeno, ideologiche;
anche se le regole democratiche e liberali che vigono nel nostro sistema dovrebbero istillare per lo meno il dubbio, in chi si proclama tuttora fautore della lotta armata, che tale tipo di scelta potrebbe, al limite, essere giustificato in un regime dittatoriale e mai e poi mai in uno Stato che consente a chiunque il libero esercizio delle proprie opinioni e di lottare, con metodi appropriati e rispettosi delle altrui idee, per il trionfo dei propri convincimenti;
non era dunque lecito attendersi un ravvedimento ma, perlomeno, si poteva sperare in un dignitoso silenzio nei confronti dei parenti delle vittime del terrorismo che, invece, sono stati resi bersaglio di esecrabile ironia in virtù di un loro attuale impegno parlamentare;
su Il Giornale del 5 giugno 2006 alla pagina 15, in un'intervista lo Scalzone afferma «non è il massimo della dignità no? Come parenti o peggio ancora, come ex terroristi ravveduti o dissociati pensare di non poter vivere senza andare nel teatro della politica istituzionale, con relativi emolumenti». A Giano dell'Umbria lo Scalzone parrebbe coinvolto nell'attività di una non meglio identificata ma certamente fantasiosa «Repubblica di Frigolandia» alla quale sarebbe stata affidata la struttura dell'ex colonia di Giano con annessa pineta, di proprietà comunale;
l'aspetto comunque, che ha maggiormente colpito l'interrogante è il comportamento attuale dello Scalzone, ancora irridente verso l'ordinamento democratico, specie se confrontato con le immagini e le sofferenze dello stesso durante il periodo della detenzione in Italia;
lo Scalzone fu colpito allora da una grave forma depressiva con rilevanti fenomeni anoressici determinati dal regime carcerario;
molti studiosi e politici inoltrarono petizioni e messaggi per l'immediata scarcerazione e l'interrogante stesso ne rimase profondamente turbato dal suo personale osservatorio di cittadino e di medico;
le immagini dello Scalzone pubblicate sui giornali di allora evidenziavano la figura di un uomo devastato dalla sofferenza e tutti compresero, facendolo proprio, il dramma di un personaggio dimostratosi fragile e vulnerabile alla prova decisiva della carcerazione;
poi, tra confusi sviluppi, cui non fu estraneo il clima di generale pietas nei confronti di un caso divenuto umano e medico, nonostante i trascorsi di banda armata, associazione sovversiva e rapina, lo Scalzone riuscì a riparare in Francia evitando quel carcere che l'aveva sì duramente provato;
stupiscono pertanto l'atteggiamento attuale, la rinnovata sicumera, lo spregio per le vittime e i loro parenti che onorano le istituzioni con impegno diretto;
specie dopo la recente scoperta di una nuova banda armata legata alle BR in cui ben otto esponenti sui quindici arrestati fanno parte del più grande sindacato della sinistra, appare assolutamente necessario che, ad avviso dell'interrogante, la CGIL si esprima nettamente contro chiunque proclami ancora l'adesione alla lotta armata -:
se risultino avviate indagini in merito alla vicenda segnalata in premessa.
(3-00730)
LUCIANO ROSSI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le pagine dei quotidiani nazionali vedono in questi giorni protagonista un tristemente noto testimone degli anni di piombo Oreste Scalzone, ternano, già esponente di Potere Operaio e successivamente di Autonomia Operaia, che fino a poco tempo fa ha soggiornato nella suggestiva capitale francese, ora tornato in Italia dopo venticinque anni di latitanza, grazie alla prescrizione;
sono, purtroppo, assai noti i trascorsi dello Scalzone: nel 1968 conosce Franco Piperno, ed il 1 marzo partecipa agli scontri di Valle Giulia, che segneranno una svolta nella contestazione italiana del sessantotto. Nel 1969 fonda con Franco Piperno e Toni Negri il gruppo di Potere Operaio. Successivamente aderì a Autonomia Operaia. Nel 1977 venne arrestato, il 7 aprile assieme a Antonio Negri e Emilio Vesce e nel 1978 fu condannato. Nel 1981 fuggì in Francia, dove è rimasto fino al febbraio 2007;
in seguito alla prescrizione dei reati è potuto «tranquillamente» tornare in Italia, senza scontare condanne. Il 17 gennaio 2007, infatti, i giudici della prima Corte d'Assise di Milano hanno deliberato che nei confronti di Oreste Scalzone non si possa più procedere per «intervenuta prescrizione in relazione ai reati di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapine»;
Ora, rientrato in Patria, esterna liberamente nei confronti dei parenti delle vittime del terrorismo, di Sottosegretari di Stato, sogna un tavolo comune di politici ed ex-terroristi per suggellare gli anni di piombo con una bella amnistia, afferma di non essere un Deputato come finiscono molti parenti delle vittime, fino ad equiparare gli stessi parenti delle vittime ai dissociati ed ai pentiti del terrorismo, dileggia le Forze dell'Ordine, forse riecheggiando gli antichi fasti di terrore e di eversione armata. Si leggono, infatti, interviste in tal senso sui maggiori quotidiani nazionali. In particolare, sul Il Giornale del 5 giugno 2006 alla pagina 15, in un'intervista lo Scalzone dichiara: «non è il massimo della dignità, no? Come parenti o, peggio ancora, come ex terroristi ravveduti o dissociati pensare di non poter vivere senza andare nel teatro della politica istituzionale, con relativi emolumenti.» Ed ancora: «si può vivere benissimo senza essere deputati ed eventualmente in parlamento, senza essere vicepresidente di una commissione come quella della Giustizia... Si può coltivare il proprio dolore non necessariamente alla ribalta di un teatro o nel teatro della politica»;
durante il suo rientro in Patria, sta organizzando incontri con ex B.R. in varie Regioni. Ma in Umbria v'è di più. A Giano dell'Umbria, lo Scalzone parrebbe coinvolto nell'attività di una non meglio identificata, ma certamente fantasiosa, «Repubblica di Frigolandia» alla quale sarebbe stata affidata la struttura dell'ex Colonia di Giano, con annessa pineta, di proprietà comunale;
per tutto quanto detto sopra, le esternazioni di Oreste Scalzone, oltre ad infangare la memoria dei martiri dei tragici fatti terroristici e ad offendere gravemente i loro parenti, sono, ad avviso dell'interrogante, ingiuriose e diffamatorie e oltraggiano gravemente le cariche istituzionali della Repubblica, creano sconcerto in tutti coloro che credono nel rispetto dell'ordinamento e delle istituzioni, nonché della Costituzione italiana;
oltre a quanto esposto sopra vanno segnalate le minacce attualmente perpetrate a danno della collettività dallo Scalzone che - secondo quanto risulta da notizie di stampa (vedi La Nazione Umbria del 6 febbraio 2007) - ha affermato: «Chissà, in un'insurrezione potrei tornare a sparare...» -:
se risultino avviate indagini in merito alla vicenda segnalata in premessa.
(3-00731)
Interrogazioni a risposta scritta:
LEONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte sul 12 marzo 2007 la serranda di un esercizio commerciale su Viale Somalia, nel quartiere Africano a Roma, è stata divelta da una forte esplosione causata da un ordigno collocato e fatto detonare da ignoti criminali;
l'esplosione non solo ha cagionato danni al negozio Navigator System, che vende attrezzature informatiche e sistemi di allarme, ma ha mandato in frantumi i vetri delle case del palazzo prospiciente e ha danneggiato un'autovettura lì parcheggiata e una cabina ACEA;
solo casualmente non sono state coinvolte persone, le quali avrebbero certamente riportato serissime conseguenze se ve ne fossero state di passaggio;
l'episodio ha destato nel quartiere la massima impressione e preoccupazione, dato che appare come il risultato di un'azione intimidatrice del tutto inedita per tale zona di Roma, che in passato ha conosciuto fenomeni di violenza di tutt'altra matrice, ma che sembrava sino a oggi estranea a fatti diffusi e pericolosi di malavita organizzata e di taglieggiamento del commercio al dettaglio;
è indispensabile che tutte le autorità preposte al controllo del territorio collaborino nella maniera più efficace per predisporre attorno alla città di Roma e ai suoi quartieri una rete di conoscenze, di attività preventive e di operazioni di repressione volta a impedire l'ingresso della criminalità organizzata nella capitale -:
di quali notizie disponga con riguardo ai fatti citati in premessa;
se la questura di Roma abbia già individuato i possibili moventi e ambienti di scaturigine dell'attentato esplosivo;
se le forze dell'ordine presenti nel quartiere Africano e nel II Municipio siano ritenute sufficienti a contrastare il fenomeno.
(4-02890)
OLIVERIO e AMENDOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra l'11 e il 12 marzo 2007 ignoti hanno appiccato un incendio nell'aula consiliare del comune di Chiaravalle Centrale nel catanzarese;
i vandali dopo aver divelto la grata metallica di una finestra si sono introdotti all'interno dello stabile e, dopo avere cosparso di liquido infiammabile gli arredi, hanno dato fuoco al locale, distruggendone completamente anche l'ufficio tecnico;
a causa del perdurare del rogo, che ha condizionato la stabilità della struttura, i vigili del fuoco hanno dichiarato l'inagibilità dell'immobile;
il gravissimo gesto è stato compiuto a chiaro scopo intimidatorio, lasciando sgomenti non solo le istituzioni locali e regionali, ma soprattutto i cittadini di Chiaravalle e dei comuni del comprensorio;
l'attentato rappresenta l'ennesima intimidazione a danno di un'amministrazione locale, nonché il ripetuto tentativo di condizionare le istituzioni pubbliche con la sopraffazione e, comunque, di piegare tutto il territorio alla volontà criminale;
negli ultimi tempi proprio in Calabria - fra gli altri gravi avvenimenti - si sono infatti registrati numerosi attentati ed intimidazioni a danno di diversi amministratori degli enti locali;
lo stesso Procuratore Nazionale Antimafia dottor Grasso ha rilevato, nella sua ultima relazione sulla sicurezza, come solo nell'ultimo anno nel territorio calabrese ci sarebbero stati oltre 12.000 atti intimidatori, non solo riconducibili all'azione della criminalità organizzata, quanto anche a una mentalità e a comportamenti diffusi, basati sulla violenza e sulla sopraffazione, che devono essere anch'essi combattuti con vigore;
è evidente, per la portata dei fatti criminosi, che siamo davanti ad un fenomeno non più tollerabile, né sottovalutabile,
che richiede impegni forti ed incisivi per impedire che altri simili episodi si ripetano -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda adottare per il ripristino della legalità e della sicurezza, in un territorio in grave stato di disagio, e sempre più presidiato dalle organizzazioni mafiose che finiscono per minacciare il vivere civile, istituzionale ed imprenditoriale dell'intera regione.
(4-02898)
GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Pioltello, in provincia di Milano, la Cascina Chioso e la Cascina Bareggiate, entrambe inserite nel Parco locale di interesse sovracomunale denominato Parco delle Cascine, sono state occupate abusivamente dai rom, che hanno anche realizzato baracche e ripari nelle strutture abbandonate;
in particolare, la situazione della Cascina Bareggiate è divenuta insostenibile, dal momento che il numero degli occupanti, in alcuni periodi dell'anno, ha superato le cento unità;
la grave situazione si ripercuote sulla città di Pioltello che ha visto crescere i fenomeni di microcriminalità, come i borseggi e i furti negli appartamenti e nel vicino centro commerciale;
il Parco delle Cascine, che doveva essere un luogo ideale per trascorrere il fine settimana, versa attualmente in stato di totale degrado e ciò anche a seguito del verificarsi di aggressioni ai residenti percorrenti i sentieri del parco e di minacce ai pensionati che coltivano piccoli orti nei terreni del parco medesimo, da parte dei rom;
tale degrado crea anche problemi ambientali, poiché gli occupanti gettano rifiuti di ogni tipo ovunque, come capi d'abbigliamento scartati tra quelli donati da parte delle organizzazioni di carità parrocchiali, rifiuti ingombranti e classificati come pericolosi, gomma di cavi elettrici da cui viene sfilato il rame, carrelli di supermercato e bombole di gas che, oltre a creare inquinamento, rischiano di ostruire il corso della roggia, destinata all'irrigazione dei terreni agricoli a valle;
le due azioni di sgombero attivate dall'amministrazione comunale sono risultate fallimentari in quanto gli occupanti sono rientrati nelle cascine pochi giorni dopo;
il comune di Pioltello non è in grado di risolvere autonomamente le notevoli tensioni sociali create dall'elevato numero degli extracomunitari presenti sul territorio comunale, facendosi magari carico della costruzione di centri d'accoglienza che regolarizzerebbero la presenza dei rom;
il territorio del Parco è destinato ad uso agricolo, tuttavia sul territorio adiacente di Segrate, a ridosso del Parco, è in corso di realizzazione un notevole insediamento di edilizia residenziale, su terreni di privati che estendono la propria proprietà anche su Pioltello, nell'ambito del parco -:
quali iniziative il Governo intenda adottare - in particolare tramite la Prefettura - per individuare aree reputate idonee per la sosta dei nomadi, così ovviando definitivamente al problema delle occupazioni abusive della Cascina Chioso e della Cascina Bareggiate del Parco delle Cascine e se, inoltre, si sia considerata l'opportunità di disporre l'impiego della forza pubblica per ripristinare la legalità e garantire la fruibilità al pubblico del Parco delle Cascine.
(4-02901)