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Allegato B
Seduta n. 125 del 13/3/2007
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PUBBLICA ISTRUZIONE
Interrogazioni a risposta immediata:
MARONI, GOISIS, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, COTA, DOZZO, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno del bullismo ha avuto, di recente, un'espansione notevole e preoccupante, fino a riempire quotidianamente le pagine dei giornali;
da un'ampia indagine condotta nel 2001 sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, in varie parti d'Italia, emerge che il bullismo a scuola costituisce un fenomeno diffuso, con indici che vanno dal 41 per cento nella scuola primaria al 26 per cento nella scuola media, per quanto riguarda il numero degli alunni vittime di comportamenti di prevaricazione da parte di compagni di scuola;
dai predetti dati, noti all'Osservatorio nazionale per l'infanzia (Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per gli affari sociali), emerge, in concreto, che le vittime dei «bulli» sono almeno tre per classe;
i dati della citata ricerca, messi a confronto con quelli di altri Paesi, risultano più elevati, se non addirittura raddoppiati, come nel raffronto con il Regno Unito;
il divario tra i dati italiani e quelli internazionali è probabilmente determinato da atteggiamenti tolleranti da parte di taluni docenti, che spesso sperimentano modelli pedagogici inadeguati;
il fenomeno in parola costituisce una manifestazione dell'aggressività tra le più distruttive e deleterie, che si estrinseca attraverso un comportamento illecito o illegittimo nei confronti di un altro soggetto, tendenzialmente debole per condizione fisica, psicologica, sociale o economica;
da ricerche condotte da esperti analisti del settore, sarebbero state smentite le ipotesi spesso avanzate dagli insegnanti, che ricondurrebbero detto fenomeno all'alto numero di studenti per classe. Neppure avrebbero incidenza lo scarso rendimento scolastico e lo svantaggio socioeconomico del «bullo»;
le ricerche in proposito avrebbero evidenziato come «non si possa sempre correlare il fenomeno del "bullismo" a deficit di natura sociocognitiva, vale a dire l'espressione di un comportamento di natura impulsiva, che si caratterizza per la compromissione della funzione cognitiva, spesso in concomitanza ad un'alterazione delle funzioni eccitatorie»;
dette ricerche ascriverebbero piuttosto ai «bulli» «un'elevata capacità di pianificazione dell'azione aggressiva, di manipolazione delle situazioni per ricavare un vantaggio personale, come pure l'abilità di tenere conto degli stati mentali dell'altro», mentre l'ipotesi del deficit sociocognitivo si applicherebbe con maggior successo alle vittime, che risultano incapaci di opporsi al comportamento vessatorio del bullo;
gli studi relativi al rapporto relazionale con la famiglia avrebbero evidenziato l'incidenza negativa di uno stile di vita permissivo o coercitivo, nonché i valori trasmessi dai genitori ai figli. In particolare, nelle famiglie con alto potere gerarchico, i figli tenderebbero ad assumere il ruolo del bullo;
i comportamenti prevaricatori del bullo producono conseguenze nei confronti di chi li subisce e sarebbe opportuno considerare e valutare gli stessi comportamenti sotto il profilo del diritto, perché l'atto di bullismo viola, il più delle volte, la legge penale e quella civile;
la responsabilità penale è personale, ma nel caso di minori che non abbiano compiuto 14 anni le manifestazioni di bullismo nella scuola pongono problemi di responsabilità in ordine alla culpa in educando dei genitori, estensibile, per taluni profili, anche al personale docente, nonché alla culpa in vigilando degli insegnanti, che, in base all'articolo 2048, comma 2o, del codice civile devono assicurare detta vigilanza all'interno e fuori della struttura scolastica;
nel bullismo scolastico è altresì responsabile, per una sorta di «culpa organizzativa», la direzione scolastica, nella misura in cui non consenta un monitoraggio continuo sui comportamenti degli studenti;
per il danno causato all'ipotetica vittima ne risponde tanto l'insegnante quanto
lo Stato (articolo 28 della Costituzione), se l'istituto scolastico è statale;
gli insegnanti si sentono impotenti di fronte ai problemi di convivenza che nascono da nuovi scenari e si trovano in una situazione di solitudine nell'affrontare i nuovi problemi posti alla scuola; la preparazione che hanno ricevuto non è sempre adeguata all'impostazione di corrette relazioni all'interno del gruppo classe e alla gestione del conflitto;
sarebbe necessario aumentare i controlli sull'uso e abuso di sostanze stupefacenti, che, spesso, rafforzano i comportamenti aggressivi del bullo -:
quali iniziative intenda intraprendere, al di là dello studio delle dimensioni del fenomeno del bullismo, e, in particolare, se non ritenga che sarebbe più opportuno dare indicazioni operative, predisponendo strutture ad hoc, con equipe interistituzionali, sia per rafforzare la cultura della legalità e della responsabilità individuale e collettiva, sia per mettere in atto strategie preventive al fine di costruire un percorso, basato sull'accoglienza, sulla sicurezza, sulla crescita dell'autostima e del benessere dello studente, sulle relazioni interne, sulla capacità di lettura delle dinamiche relazionali ed emotive, sulla consapevolezza e la condivisione dei problemi, sul rapporto col territorio, sull'attenzione al processo di insegnamento/apprendimento e alla sua personalizzazione, sulle metodologie didattiche, sulla definizione del sistema valoriale e, infine, sull'attenzione a costruire abilità sociali.
(3-00723)
BONELLI e POLETTI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
in Italia sono circa 15 milioni i telefonini venduti e il nostro Paese vanta il primato comunitario di possessori di telefonia mobile;
la legge vieta ai minorenni di essere intestatari di un'utenza telefonica, ma, paradossalmente, i cellulari pullulano sempre di più negli zaini dei bambini;
circa il 90 per cento dei ragazzi italiani tra 14 e 19 anni possiede un cellulare, e il 50 per cento dei giovani tra gli 8 e i 13 anni. L'entità del fenomeno e l'elevata percentuale di minori in possesso di un apparecchio mobile richiede, quindi, una particolare attenzione, in quanto da semplice mezzo per comunicare il cellulare è diventato un vero e proprio strumento multimediale: oltre ai messaggi, le ultime generazioni di telefoni cellulari permettono l'invio e la ricezione anche di foto e filmati «fatti in casa», i cui contenuti non sempre sono legali o adatti ai minori;
in questo senso sono, purtroppo, sempre più frequenti i casi di bullismo - anche in ambito scolastico - con l'invio, tra bambini, di messaggi e foto offensivi o violenti;
sono ormai quasi quotidiane le cronache di atti di violenza da parte di studenti all'interno delle scuole: insegnanti o compagni di scuola aggrediti e offesi, ripresi e divulgati con i telefonini cellulari, come un inquietante «trofeo» del quale vantarsi;
l'uso e l'abuso dei telefonini durante le ore di scuola è, peraltro, fortemente diseducativo e incide in maniera negativa sulla concentrazione, l'attenzione e l'apprendimento degli studenti;
accanto a questo, non dobbiamo sottovalutare gli aspetti sanitari conseguenti all'abuso dei telefoni mobili, soprattutto tra i più giovani;
il dibattito scientifico sul rischio-salute legato all'uso dei cellulari è, infatti, ancora aperto e, se da una parte non sono ancora provati del tutto gli effetti negativi per la salute umana legati all'utilizzo dei telefoni cellulari, dall'altro la prolungata esposizione alle onde elettromagnetiche emanate dai telefonini richiede perlomeno l'applicazione del principio di precauzione e alcune regole di comportamento per un
uso corretto e limitato del cellulare stesso, soprattutto per i più giovani che sono i più vulnerabili;
attualmente sono depositate in Parlamento delle proposte di legge che mirano a regolamentare e limitare l'uso dei telefoni cellulari in ambito scolastico -:
se non si intenda, anche in attesa dell'eventuale approvazione da parte del Parlamento di una normativa specifica, emanare una circolare al fine di vietare l'uso dei telefoni mobili nelle scuole di ogni ordine e grado, durante le attività didattiche, valutando contestualmente l'opportunità di promuovere una campagna di sensibilizzazione nelle scuole sull'uso corretto dei telefoni mobili e sui rischi connessi all'uso eccessivo degli apparecchi stessi.
(3-00724)
TRANFAGLIA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la gravissima situazione dei conti pubblici ha costretto il Governo ad operare, all'interno della legge finanziaria per il 2007, tagli pesantissimi alla scuola;
detti tagli, per aspetti sostanziali, si rivelavano di una gravità senza precedenti se riferiti, per esempio, all'incremento medio di 0,4 alunni per classe da realizzarsi in un anno, a fronte di un incremento medio complessivo dello 0,5 nell'ultimo quinquennio e dello 0,9 negli ultimi nove anni;
le conseguenze dei predetti tagli sulla scuola pubblica italiana si stanno rivelando molto serie e preoccupanti per quanto concerne, ad esempio:
a) la realizzazione del tempo pieno;
b) l'organico degli insegnanti di sostegno;
c) la sopravvivenza di sedi scolastiche qualificate in località disagiate;
d) un numero eccessivamente elevato di alunni per classe, tale da compromettere la qualità dell'insegnamento;
e) fondi inadeguati a disposizione delle singole istituzioni scolastiche necessari per il loro normale funzionamento;
la situazione sopra descritta sta producendo malcontento e proteste in larghi settori del mondo della scuola, dagli insegnanti, ai genitori, agli studenti;
i tagli della legge finanziaria per il 2007 fanno seguito ad un lungo periodo di forte penalizzazione, in termini di risorse, della scuola pubblica, al punto che, secondo recenti ricerche, le spese per l'istruzione negli ultimi sedici anni sarebbero aumentate in misura nettamente inferiore (+ 73 per cento), rispetto alla spesa pubblica totale (+ 84 per cento) ed a tutti gli altri settori di spesa del bilancio pubblico (sanità + 121 per cento; difesa + 110 per cento; protezione sociale + 127 per cento; ordine pubblico-sicurezza + 101 per cento);
non ponendo urgente rimedio con adeguati finanziamenti a detta situazione, la scuola pubblica italiana rischierebbe di vedere compromessa, insieme alla sua qualità, il proprio ruolo e la propria fondamentale finalità di assicurare un'istruzione qualificata a tutti i giovani cittadini italiani;
a fronte di una persistente carenza di risorse, la scuola pubblica italiana rischia un'inaccettabile deriva privatistica, con finanziamenti di famiglie e privati in contrasto con i caratteri di laicità, pluralismo e democrazia ad essa attribuiti dalla Costituzione;
la situazione prefigurata rappresenta l'esatto contrario di quanto unanimemente perseguito dal Governo dell'Unione, essendo la scuola pubblica indicata fra le priorità del programma dell'Unione e collocata al secondo posto fra i dodici punti programmatici indicati dal Governo Prodi;
gli indicatori economici, grazie all'incisiva azione del Governo di centro-sinistra,
rappresentano come cessata l'emergenza del ripianamento del debito pubblico, soprattutto in presenza di significativi sintomi di ripresa economica;
il Governo, inoltre, ha annunciato entrate fiscali aggiuntive corrispondenti alla cifra di 8,7 milioni di euro, risultato di un'efficace politica volta a colpire l'evasione fiscale;
sono in atto scelte a livello di Governo sulle modalità di utilizzo della somma sopra citata -:
se non intenda il Governo utilizzare parte delle risorse sopra indicate a favore dell'istruzione, più specificamente, al fine di ridurre l'aumento medio previsto degli alunni per classe da 0,4 a 0,2, di assicurare il soddisfacimento di tutte le richieste di tempo pieno e prolungato, di mantenere il numero degli insegnanti di sostegno e di garantire risorse adeguate alle istituzioni scolastiche, anche per il rinnovo del contratto dei docenti e per l'immissione in ruolo dei precari.
(3-00725)