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Allegato B
Seduta n. 128 del 16/3/2007
TESTO AGGIORNATO AL 19 MARZO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
l'Unione europea, dalla firma dei trattati di Roma, avvenuta il 25 marzo 1957, ad oggi, ha promosso pace e stabilità nel continente, sviluppando politiche di progressiva integrazione economica - dal mercato unico all'euro - e di allargamento-riunificazione verso Paesi che avevano, fino alla caduta del muro di Berlino, sofferto il dramma della dittatura sovietica;
occorre oggi, a distanza di 50 anni da quello storico evento, guardare al futuro, ad un nuovo sogno per i cittadini europei e ad una missione per l'Europa;
quattro grandi obiettivi «politici» devono essere perseguiti per il futuro. Politici perché un'Europa soltanto economica e mercantile non basta più a fronteggiare le nuove sfide e a cogliere le opportunità del mondo globalizzato. Tali obiettivi prioritari sono: solidarietà, prosperità, sicurezza ed un ruolo propulsivo dell'Unione europea sulla scena internazionale. L'obiettivo della solidarietà implica la costruzione di modelli sociali sostenibili, attenti ai più deboli, ma coraggiosi nel processo di riforme, guardando anzitutto alle giovani generazioni e non all'assistenzialismo costoso e burocratico. L'obiettivo prosperità vuol dire sviluppo. Liberare i sistemi economici dai lacci della burocrazia, promuovere ricerca e innovazione, coniugare un mercato interno europeo dell'energia con la protezione strutturale dell'ambiente, difendere la competizione contro i protezionismi nazionali. L'obiettivo sicurezza vuol dire anzitutto difesa, per i cittadini, del primo tra i diritti fondamentali dell'uomo, il diritto alla vita e all'incolumità fisica contro le minacce crescenti del terrorismo internazionale. Lavorando per rafforzare uno spazio comune, dall'Atlantico al Mediterraneo al Baltico, in cui sicurezza e libertà fondamentali siano insieme rafforzate. Sicurezza vuol dire «protezione» dei cittadini, dalla salute alle politiche alimentari, dalla sicurezza energetica alla prevenzione delle catastrofi naturali. Un'Europa, anche in questo, «valore aggiunto» rispetto ai limiti delle politiche nazionali. L'obiettivo Europa sulla scena internazionale significa promuovere la pace, la stabilità, la sicurezza, nelle regioni vicine dai Balcani al Mediterraneo - a quelle più lontane - Africa ed Asia in primo luogo. Un ruolo da attore protagonista per l'Europa, che sia capace di esprimersi con una sola voce nelle sedi internazionali e che promuova i diritti fondamentali dell'individuo, che sono un pilastro della sua costruzione presente e futura;
occorre tutelare e garantire la dignità di ogni donna e ogni uomo, contro violenza e discriminazioni, il valore assoluto della vita umana, al di là delle differenti tradizioni e culture: è quest'ultima la sfida politica forse più difficile ed insieme emozionante;
è indispensabile essere uniti, in Europa, nella diversità, ma anche - sopra ogni diversità - in alcuni valori-cardine per le presenti e future generazioni,
impegna il Governo:
a riaffermare il ruolo trainante sin qui svolto dall'Italia nel processo di costruzione europea e ad adoprarsi affinché la dichiarazione politica sul futuro dell'Europa, che sarà adottata dai Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell'Unione europea in occasione delle celebrazioni che si svolgeranno a Berlino per i cinquanta anni della firma dei trattati di Roma, apra speranze e prospettive concrete per i cittadini europei;
a far sì che il cinquantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma non sia solo l'occasione per celebrare il passato, sia pure solennemente, ma soprattutto un'opportunità per comprendere meglio il presente, prepararci al futuro e
per rilanciare con forza e determinazione il vero processo di costruzione europea, riaffermando il valore delle nostre radici cristiane.
(1-00120)
«Elio Vito, Leone, Armosino, Bertolini, Brancher, Fratta Pasini, La Loggia, Moroni, Romani, Boniver, Martino, Azzolini, Paoletti Tangheroni, Picchi, Rivolta, Valentini».
La Camera,
premesso che:
dagli ultimi dati Istat (2005) risulta che nella fascia oraria che va dalle ore 22.00 alle ore 6.00 del mattino si sono verificati 35.098 incidenti stradali, pari al 15,6 per cento del totale, che hanno causato il decesso di 1.529 persone, pari al 28,1 per cento del totale, e il ferimento di 54.873 persone, pari al 17,5 per cento del numero complessivo di quanti sono dovuti ricorrere al pronto soccorso;
gli incidenti della notte non sono in percentuale numerosissimi, ma sono estremamente pericolosi, visto che, mentre l'indice medio nazionale di mortalità (cioè il numero dei morti ogni 100 incidenti rilevati dalle forze di polizia) è pari a 2,4 per cento, per i sinistri che accadono di notte schizza al 4,4 per cento, quasi il doppio. Il valore massimo si tocca poi proprio nella notte del venerdì, con una punta del 4,7 per cento;
sempre secondo i dati Istat gli incidenti che avvengono nella notte del venerdì e del sabato rappresentano il 44,3 per cento del totale dei sinistri delle notti di tutta la settimana, esattamente 6.942 il venerdì notte, pari al 19,8 per cento, e 8.613 il sabato notte, pari al 24,5 per cento;
i feriti delle notti di venerdì e sabato rappresentano il 47,1 per cento, 25.870 in totale. Sono stati 10.831 il venerdì notte, 19,7 per cento del totale, e ben 15.039 la notte del sabato, 27,4 per cento del numero complessivo. I morti nelle due tragiche notti rappresentano il 45 per cento dei decessi complessivi delle notti della settimana, 688 in totale. 280 i decessi nella notte del venerdì, pari al 18,3 per cento, e addirittura 408 nella notte del sabato, cioè il 26,7 per cento del totale;
gli incidenti che avvengono nelle aree urbane sono più del doppio rispetto a quelli che avvengono nelle strade extraurbane. Quelli che avvengono nelle strade extraurbane hanno, però, un indice di mortalità quasi quadruplo, pari all'8,9 per cento, contro un tasso del 2,5 per cento dei sinistri dell'area urbana;
i controlli che le pattuglie della polizia stradale operano con l'etilometro ammontano a circa 200.000 l'anno: nel 2002/2004 solo il 3 per cento dei patentati italiani è stato controllato con l'etilometro, rispetto al 16 per cento della media europea e al 38 per cento dei Paesi più severi. In Francia si effettuano 7-8 milioni di controlli l'anno, in Spagna 3-4 milioni, in Italia 200.000. Su 35 milioni di patentati significa una probabilità di controllo ogni 175 anni;
il modello di divertimento seguito dalla maggior parte dei ragazzi italiani nel fine settimana prevede molti spostamenti tra più locali, aumentando le possibilità di incorrere, purtroppo, in un incidente stradale;
il fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti da parte degli adolescenti è in continuo aumento, con un impatto distruttivo sulla vita e sulla salute dei giovani, foriero di comportamenti irresponsabili e, a volte, violenti;
nella società contemporanea si è affermato un approccio al divertimento assolutamente diseducativo, basato sulla cultura dello sballo, della trasgressione, dell'eccesso, a causa della quale i giovani sono spinti ad un consumo eccessivo di alcol e di droga;
il messaggio che spesso viene diffuso sui mezzi di comunicazione delle pubblicità delle automobili è quello dell'alta velocità,
impegna il Governo:
a favorire l'acquisto da parte dei locali notturni di strumenti per la rilevazione dei tassi eccessivi di alcol o di droga nel sangue da mettere a disposizione dei clienti, allo scopo di renderli preventivamente consapevoli del loro stato e, dunque, di evitare eventuali rischi;
ad intensificare la diffusione, a mezzo dei principali organi di informazione nazionali, giornali, radio e televisioni, di specifiche campagne di sensibilizzazione, nelle quali si affrontino i gravi rischi derivanti da un utilizzo imprudente delle automobili durante il fine settimana;
ad incrementare il numero di autovelox e meccanismi fissi di rilevazione della velocità, soprattutto nelle vicinanze di locali notturni;
a predisporre incentivi per i comuni, affinché utilizzino, nella notte tra il sabato e la domenica, volontari o personale ausiliario del traffico, in affiancamento alla polizia stradale, per monitorare con maggiore attenzione il traffico in prossimità dei locali notturni;
a valutare la possibilità di stabilire, per la fascia oraria che va dalle ore 22,00 del sabato alle ore 6.00 della domenica mattina, limiti di velocità specifici inferiori a quelli stabiliti dall'attuale normativa per le diverse tipologie di strade.
(1-00121)
«Leone, Bertolini, Baldelli, Sanza, Di Virgilio, Carlucci, Cossiga, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Santelli».
La Camera,
premesso che:
l'affermazione, nel costume sociale giovanile, delle discoteche e dei locali notturni, come sede preferenziale di divertimento, ha determinato la diffusione di alcuni fenomeni degenerativi estremamente preoccupanti, tra cui l'uso di droghe e alcol, provocando il fenomeno delle cosiddette «stragi del sabato sera»;
per la maggior parte dei giovani, eccedere nell'alcol non è solo un fatto occasionale, ma un'abitudine: più di un ragazzo su tre abusa delle sostanze alcoliche almeno una o due volte al mese; quattro su dieci consumano alcol in modo pesante da una a tre volte la settimana; il 2,1 per cento supera le tre volte ogni sette giorni;
gli ultimi dati statistici evidenziano che nel nostro Paese ogni anno si verificano circa 225 mila incidenti stradali, con 5.426 decessi ed oltre 300 mila feriti. Sono numeri drammatici, soprattutto in considerazione del fatto che circa il 30 per cento delle vittime ha un'età compresa tra i 15 e i 29 anni;
l'obiettivo indicato dal terzo programma di azione della Commissione europea, «Dimezzare il numero delle vittime della strada nell'Unione europea entro il 2010: una responsabilità condivisa» - Bruxelles, 14 maggio 2003 - impone all'Italia, quale Stato dell'Unione europea, di attuare una drastica politica di riduzione del numero dei morti e feriti per incidenti stradali; nel 2005 il costo sociale causato dagli incidenti è stato pari a 35 miliardi di euro;
nel corso degli ultimi 30 anni il tasso di mortalità per incidenti stradali è diminuito del 45 per cento, passando da 24 a 13 morti all'anno ogni 100.000 residenti, ma tale diminuzione non è uniforme in tutte le età, visto che il tasso di mortalità della fascia di età tra i 15 e i 29 anni non presenta grandi variazioni nel tempo e, anzi, sembra destinato a diventare quello più elevato;
l'uso di sostanze alcoliche è una tra le principali cause dei sinistri, con 3.300 incidenti l'anno per guida in stato di ebbrezza; secondo stime condotte in altri Paesi europei, almeno il 30-35 per cento degli incidenti stradali è correlato all'uso di alcol;
tali dati sembrerebbero dimostrare l'inefficacia sia dei controlli sulle strade,
che delle azioni di prevenzione e sensibilizzazione contro l'uso di alcol e stupefacenti nelle discoteche fino ad oggi predisposte;
uno strumento efficace ad arginare il fenomeno dell'abuso di bevande alcoliche potrebbe riguardare la previsione dell'obbligo di effettuare al di fuori dei locali notturni il test alcolemico da parte degli organi di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;
nel periodo 2002-2004 solo il 3 per cento dei patentati italiani è stato controllato con l'etilometro, rispetto al 16 per cento della media europea e al 38 per cento dei Paesi più severi. In Francia si effettuano 7-8 milioni di controlli l'anno, in Spagna circa 3-4 milioni, mentre in Italia i controlli sono appena 200 mila;
al fine di contrastare gli effetti sullo stato di salute e i costi anche di carattere sociale provocati dagli incidenti stradali collegabili al consumo di alcol, la normativa vigente vieta la sola somministrazione («vendita al banco») di superalcolici tra le 22 e le 6 (legge 30 marzo 2001, n. 125, articolo 14, comma 1) negli autogrill; tale divieto, tuttavia, non consente di per sé di realizzare un'efficace politica di riduzione della disponibilità di prodotti alcolici nei confronti dei guidatori;
in altri Paesi europei, come l'Inghilterra, la Francia e la Spagna, l'adozione di misure di prevenzione ad hoc, anche attraverso campagne di educazione con forme di pubblicità shock, ha dato buoni frutti sul piano della riduzione degli incidenti dovuti all'alcol;
un valido deterrente all'eccessivo consumo di sostanze alcoliche potrebbe essere rappresentato dall'istallazione, nei veicoli, di tecnologie all'avanguardia, che permetterebbero, in concomitanza con l'attivazione di controlli più capillari, di ridurre il numero dei morti che ogni anno si registrano sulle nostre strade;
per rendere efficace la norma di cui all'articolo 186 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, che prevede un limite massimo alcolemico consentito pari a 0,5 milligrammi per millilitro, è necessario attivare controlli capillari e costanti, anche superando l'annoso problema della carenza di personale delle forze dell'ordine, e prevedere sanzioni più severe nei confronti di coloro che guidano sotto l'influenza dell'alcol,
impegna il Governo:
a presentare un'iniziativa legislativa di modifica del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, recante il nuovo codice della strada, affinché, per coloro che si mettono alla guida di un veicolo nei giorni del venerdì e del sabato dalle ore 22 alle ore 7 del giorno successivo, il limite massimo alcolemico consentito sia pari a 0,0 milligrammi per millilitri e, conseguentemente, ad affrontare organicamente tutte le problematiche di cui in premessa;
a valutare l'ipotesi, in via sperimentale, nell'arco temporale di un mese, di un'iniziativa tesa a vietare la vendita ed il consumo di prodotti alcolici nei pubblici esercizi nei giorni del sabato e della domenica dall'1 alle 7 del mattino.
(1-00122)
«Maroni, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Filippi, Fugatti, Garavaglia, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Montani, Pini, Pottino, Stucchi».
La Camera,
premesso che:
in occasione del 50o anniversario della firma dei trattati istitutivi delle Comunità europee, sottoscritti a Roma nel 1957, il 25 marzo 2007 i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell'Unione europea adotteranno a Berlino una dichiarazione politica solenne sul futuro dell'Europa;
la solennità del momento sarà accresciuta dalle aspettative legate ai futuri sviluppi istituzionali dell'Unione europea, che hanno attraversato già due anni di torpore e di empasse, dopo la bocciatura del trattato costituzionale ed un periodo in cui presidenze di turno ed istituzioni hanno brancolato nel buio, senza sapere ideare percorsi alternativi e senza davvero riflettere sul motivo del rifiuto popolare attraverso i referendum;
il programma di 18 mesi, presentato da Germania, Portogallo e Slovenia - che si avvicenderanno nella presidenza dell'Unione europea dal 1o gennaio 2007 al 30 giugno 2008 - propone di rilanciare il processo costituente, ma rimane ancorato all'idea di una Costituzione e, soprattutto, si ostina a riproporre il testo già bocciato, come le precedenti presidenze, persistendo nel volerlo far accettare «a forza» ai cittadini europei;
la programmazione congiunta delle tre presidenze, unitamente ad un momento storico in cui si stanno superando gli effetti dell'imponente allargamento del 2004, potrebbe oggi rendere possibili scelte più decise e forti per quel che riguarda il futuro dell'Europa;
la Convenzione che ha elaborato il trattato ha escluso dal testo un riferimento alle radici cristiane dell'Europa, radici che hanno forgiato la forma mentis, l'idea dell'uomo e della storia che sono il cardine culturale e valoriale dei popoli europei,
impegna il Governo:
a sostenere e sollecitare, in tutte le sedi opportune e presso gli altri partner europei, una profonda revisione del testo costituzionale proposto, che lo renda più aderente ai valori dei popoli europei e che contenga un chiaro riferimento alle radici cristiane dei popoli dell'Europa;
a promuovere una vera partecipazione dei popoli europei all'elaborazione delle tappe future dell'integrazione europea, perché la società civile diventi protagonista consapevole dell'Europa del XXI secolo;
ad assumere iniziative per sottoporre al giudizio dei cittadini italiani un'eventuale futura elaborazione del trattato costituzionale, tramite apposito referendum popolare.
(1-00123)«Maroni, Pini».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni XIII e X,
premesso che:
l'articolo 1, comma 382 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, prevede che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della medesima legge e cioè entro il 1o luglio 2007, il Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con quello delle politiche agricole, alimentari e forestali provveda a rivedere la disciplina dei certificati verdi di cui all'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e successive modificazioni;
obiettivi dichiarati della revisione sono l'incentivazione all'impiego a fini energetici di materie prime provenienti dai contratti di coltivazione di cui all'articolo 90 del regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio, del 29 settembre 2003; l'incentivazione all'impiego a fini energetici di prodotti e materiali residui provenienti dall'agricoltura, dalla zootecnia, dalle attività forestali e di trasformazione alimentare, nell'ambito di progetti rivolti a favorire la formazione di distretti locali agro-energetici e l'incentivazione all'impiego a fini energetici di materie prime provenienti da pratiche di coltivazione a basso consumo energetico e in grado di conservare o integrare il contenuto di carbonio nel suolo;
una razionale revisione sarebbe in grado di dare slancio alle colture agricole a finalità bioenergetica, con conseguenti vantaggi per tutto il settore primario, alle prese da un lato con le difficoltà di
mercato delle colture tradizionali, dall'altro con la ricerca di soluzioni colturali maggiormente rispettose dell'ambiente;
in ottemperanza agli obiettivi sopra detti sarebbe pertanto opportuno prevedere «Certificati Verdi Plus» erogati a favore dell'energia elettrica ottenuta da biomasse prodotte ai sensi del Reg. n. 1782/2003, caratterizzati dall'avere una componente (Certificato Verde) determinata con «sistema a quota» e una componente (Plus) determinata con il meccanismo feed-in tariff o in conto energia;
nei sistemi «a quota» i governi fissano i target annuali o pluriennali di produzione di energia rinnovabile, insieme alle regole per raggiungere questi obiettivi e pertanto gli attori del mercato sono obbligati a produrre la quota indicata dai rispettivi governi: l'energia rinnovabile prodotta infatti viene «certificata» attraverso i Certificati Verdi che ne attestano la provenienza;
nel sistema della feed-in tariff un produttore di energia rinnovabile beneficia di un prezzo minimo prefissato di cessione dell'energia prodotta per un arco temporale predefinito (generalmente 15-20 anni); questo prezzo, generalmente molto vantaggioso rispetto ai prezzi di cessione dell'energia prodotta da fonti convenzionali, è fissato tenendo conto dei maggiori oneri derivanti dalla produzione di energia rinnovabile;
in Italia vi sono solo due esempi di feed-in tariff, il CIP6/92 ed il Conto Energia, quest'ultimo riferito solo alla fonte solare fotovoltaico di durata ventennale;
il meccanismo dei certificati verdi plus non interviene in riferimento alle norme di emissione e negoziazione dei Certificati Verdi che rimangono pertanto inalterate;
l'incentivo Plus dovrebbe essere erogato in funzione dell'origine della biomassa (biomassa agricola prodotta attraverso contratti di coltivazione sottoscritti ai sensi del Reg. n. 1782/2003), il suo valore dovrà essere trasferito tutto o in parte alla componente agricola e l'incentivo deve quindi essere inteso come un contributo necessario a sviluppare filiere di approvvigionamento di biomassa agricola e locale andando ad incidere sulle barriere economiche che attualmente stanno limitando il ricorso alle coltivazioni agro-energetiche, essendo il contributo comunitario di 45 euro/ha insufficiente ed inadeguato allo sviluppo delle filiere di approvvigionamento;
inoltre l'incentivo Plus è una forma indiretta di sostegno al settore industriale poiché è in grado di incidere sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in una congiuntura di incremento della domanda di biomassa, favorendo l'incremento dell'offerta di biocombustibile a maggior carattere locale e territoriale;
d'altra parte la stessa legge finanziaria per il 2007 all'articolo 1, comma 1120, lettera g), abrogando l'articolo 1, comma 71, della legge 23 agosto 2004, n. 239 (che prevedeva tra l'altro il diritto alla emissione dei certificati verdi anche per l'energia elettrica prodotta da impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, limitatamente alla quota di energia termica effettivamente utilizzata per il teleriscaldamento), crea situazioni di forte disagio soprattutto in alcune aree del Paese in difficoltà per il declino industriale o di forte disoccupazione, in quanto iniziative già intraprese si vedono di fatto bloccate prima di giungere a completamento;
in molte realtà infatti si era gia avviata fattivamente la produzione di energia elettrica prodotta da impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, con benefici socioeconomici per la popolazione residente, soprattutto in zone interessate da gravi crisi occupazionali e per le quali vengono applicati appositi contratti d'area,
impegna il Governo:
a prevedere nella stesura dei decreti ministeriali di attuazione di quanto disposto
dall'articolo 1, comma 383 della finanziaria 2007:
a) la creazione dei certificati verdi plus, a vantaggio delle aziende agricole che si impegnano sotto contratto e in base alle norme di cui al Reg.1782/03, a coltivare specie a finalità bioenergetica;
b) apposite misure di salvaguardia relativamente all'abrogazione del comma 71 dell'articolo 1 della legge n. 239 del 2004, soprattutto nelle aree dove vigono contratti d'area di cui alla legge n. 662 del 1996, articolo 2, comma 203, lettera f);
c) a valutare la possibilità di derogare al disposto dell'articolo 1, comma 1120, per le iniziative di produzione cogenerativa dove vi sia teleriscaldamento collegato ad attività serricole.
(7-00144)
«Misuraca, Lazzari, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo, Fratta Pasini».
La IV Commissione,
premesso che:
in linea con la disciplina della trasformazione progressiva dello strumento militare in professionale, a norma dell'articolo 3, comma 1, della legge 14 novembre 2000, n. 331, il decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ha previsto, fra l'altro, anche per l'Arma dei carabinieri la nuova categoria degli Ufficiali in ferma prefissata;
l'articolo 23 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, come modificato dall'articolo 8 del decreto legislativo 31 luglio 2003, n. 236, ha riconosciuto la possibilità agli Ufficiali in ferma prefissata di permanere in servizio fino a «due anni e sei mesi»;
ai sensi dell'articolo 24, comma 6, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, gli Ufficiali in ferma prefissata, possono essere ammessi, a domanda, secondo criteri e modalità stabiliti con decreto del Ministro della difesa, ad un'ulteriore ferma di 12 mesi ovvero possono essere trattenuti in servizio per un ulteriore periodo di sei mesi, su proposta del Comando Generale e previo consenso degli interessati, per consentire l'impiego o la proroga dell'impiego nell'ambito di operazioni condotte fuori dal territorio nazionale o in concorso con le Forze di polizia per il controllo del territorio nazionale;
il citato decreto ministeriale, tra l'altro, fissa il numero degli Ufficiali che possono essere ammessi all'ulteriore ferma annuale, nell'ambito del contingente massimo di Ufficiali ausiliari da mantenere in servizio come forza media nell'anno di riferimento definito dalla legge di bilancio, ai sensi dell'articolo 21, comma 3, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni;
tale decreto, puntualmente emanato negli anni scorsi, ha consentito agli Ufficiali dell'Arma dei carabinieri in ferma prefissata, aventi i requisiti fissati dal decreto stesso, di maturare un'anzianità di servizio non inferiore ai 36 mesi ossia un'anzianità corrispondente a quella che la disciplina introdotta dall'articolo 1, comma 519, della legge finanziaria per l'anno 2007, fissa come requisito minimo per accedere alle procedure di stabilizzazione ivi previste;
il decreto del Ministro della difesa che stabilisce il numero di ufficiali che possono essere ammessi nell'anno 2007 all'ulteriore ferma annuale non è stato ancora emanato, nonostante l'articolo 12, comma 2, lettera a), della legge 27 dicembre 2006, n. 298, abbia fissato, per il medesimo anno, in 263 unità il numero massimo di Ufficiali ausiliari dell'Arma dei carabinieri da mantenere in servizio come forza media;
l'eventuale mancata emanazione del predetto decreto ministeriale si risolverebbe di fatto in una ingiustificata preclusione per alcuni Ufficiali della possibilità di ammissione all'ulteriore ferma annuale
e comporterebbe la sostanziale elusione della disciplina sulla stabilizzazione dei precari prevista dall'articolo 1, comma 519, della legge finanziaria 2007, con conseguente disparità di trattamento tra coloro che nel recente passato hanno potuto accedere all'ulteriore ferma annuale e coloro ai quali tale accesso verrebbe in ogni caso impedito;
il divieto di dar corso a nuovi contratti a tempo determinato di cui all'articolo 1, comma 419, della legge finanziaria per l'anno 2007 non risulta applicabile all'ulteriore ferma annuale, sia perché quest'ultima non darebbe luogo ad un nuovo rapporto negoziale, ma alla prosecuzione di quello sorto prima del 29 settembre 2006, come previsto dall'articolo 1, comma 519, della stessa legge finanziaria, sia perché il citato vincolo si riferisce esclusivamente alle amministrazioni che si avvalgono delle risorse del fondo di cui all'articolo 1, comma 417, della medesima legge finanziaria destinate a stabilizzazioni diverse da quelle previste dal predetto comma 519;
ritenuto pertanto che l'eventuale mancata emanazione del citato decreto ministeriale potrebbe determinare un grave contenzioso in sede giudiziaria,
impegna il Governo
ad assumere le necessarie iniziative affinché sia emanato tempestivamente il decreto del Ministro della difesa di cui all'articolo 24, comma 6, lettera a), del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, al fine di disciplinare l'ammissione all'ulteriore ferma annuale degli Ufficiali dell'Arma dei carabinieri in ferma prefissata che conseguono i trenta mesi di ferma nell'anno 2007.
(7-00145)
«Pinotti, Deiana, Papini, Crema, Galante, Evangelisti, Cossiga, Ascierto, Rugghia, Stramaccioni, Dato».