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Allegato B
Seduta n. 130 del 20/3/2007
TESTO AGGIORNATO AL 27 MARZO 2007
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia di un avvicendamento dei soprintendenti ai beni culturali di Catania, Ragusa e Messina, disposto dal neo direttore generale Romeo Palma, di concerto con l'assessore regionale ai beni culturali, onorevole Lino Leanza, restando, invece riconfermati i sovrintendenti delle restanti province di Siracusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Palermo e Trapani;
la sola dei tre sovrintendenti che nell'ambito dello stesso provvedimento non ha avuto la contestuale nuova destinazione è la dottoressa Maria Grazia Branciforti, sovrintendente ai beni culturali di Catania, che si era distinta per aver sollevato ampie riserve sull'alienazione dell'amministrazione comunale di Catania di parte del patrimonio immobiliare culturale della città, ammontante a ben quattordici immobili, in favore della Società «Catania Risorse» s.r.l., operazione che avrebbe garantito all'amministrazione comunale mutui per un valore di 65 milioni di euro, in quanto alcuni dei beni considerati dalla sovrintendenza appaiono soggetti ai vincoli previsti dalla normativa vigente;
a parere degli interroganti la rimozione della dottoressa Branciforti dal suo incarico, nel frattempo sostituita da Gesualdo Campo fino a qualche mese fa assessore provinciale alle politiche culturali del Mpa, movimento di cui fa parte anche l'assessore regionale ai beni culturali onorevole Lino Leanza, è senza il minimo dubbio da collegare al suo integerrimo comportamento tenuto in occasione dell'alienazione, essendosi opposta ad un'operazione il cui solo scopo è di fare «cassa» e ripianare il deficit consolidato sino al 2003, pena lo scioglimento della giunta comunale, ed essendo intervenuta, nel doveroso esercizio delle sue funzioni e per il pieno rispetto della legalità, con durezza a tutela dei beni patrimoniali della città, alcuni dei quali esempi straordinari di quel fenomeno senza precedenti che fu la ricostruzione tardo-barocca della Val di Noto e riconosciuta dall'Unesco «patrimonio mondiale dell'umanità»;
la dottoressa Branciforti, infatti, nella sua qualità di sovrintendente per i beni culturali ed ambientali di Catania, il 23 dicembre del 2005, emanava una nota con la quale, di fronte alle notizie di stampa relative all'elenco di immobili comunali da alienare, precisava che il decreto legislativo n. 42 del 2004, (testo unico su beni culturali), nel richiamare l'articolo 822 del codice civile, annovera tra i beni appartenenti al demanio pubblico quei beni che, seppur appartenenti ad enti pubblici territoriali, sono riconosciuti di interesse storico artistico, e che pertanto sono inalienabili ed indisponibili. Il testo unico sui beni culturali - precisava ancora la nota - che all'articolo 53 definisce il «demanio culturale», ed al successivo articolo 54, comma 3, definisce i «beni inalienabili», precisa che essi possono essere oggetto di trasferimento solo tra lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, ed inoltre che l'articolo 55, comma 3, dello stesso testo unico precisa che l'autorizzazione ad alienare comporta la sdemanializzazione del bene pubblico attraverso una procedura di verifica (articolo 12 comma 6), e che solo qualora la verifica dell'interesse culturale ha esito negativo gli immobili di proprietà pubblica possono essere alienati. Richiedeva infine la soprintendenza la pubblicazione della nota sul quotidiano locale, al fine di rassicurare l'opinione pubblica circa l'obbligo di ricorrere agli strumenti legislativi suddetti per contrastare eventuali tentativi di impoverimento del patrimonio pubblico di Catania;
nonostante ciò, l'amministrazione comunale procedeva, ed il 31 dicembre 2006 alienava tali 14 immobili alla società «Catania Risorse s.r.l.». La Sovrintendenza, a questo punto, in data 22 febbraio 2007, emanava una seconda nota avvertendo della nullità dell'atto di trasferimento in quanto privo dei necessari presupposti giuridici prima richiamati. Appena cinque giorni dopo, il 27 febbraio, la giunta comunale di Catania adottava la deliberazione n. 257 con la quale irritualmente e senza precedenti si rivolgeva all'assessorato regionale competente per valutare l'adozione di provvedimenti nei confronti della dottoressa Branciforti;
gli stessi interroganti hanno già avuto modo di manifestare la loro preoccupazione per le sorti della città di Catania e per ciò che sta accadendo sul piano della trasparenza e della regolarità dell'azione amministrativa e contabile-finanziaria, attraverso un'interpellanza presentata al ministro
dell'interno lo scorso 13 febbraio (n. 2/00370), nella quale denunciavano il comune di Catania, sin dal 2003 fortemente indebitato, per non aver rispettato il «patto di stabilità» e non aver pareggiato il disavanzo di bilancio ma, anzi, di aver tentato di raggiungere tale obiettivo ricorrendo ad un escamotage francamente sconcertante, e cioè attraverso la istituzione di una società di scopo, la «Catania risorse Srl», per conseguire l'apertura di linee di credito da parte di istituti bancari, dal comune di Catania altrimenti non conseguibili, tentando in tal modo di aggirare il divieto, sancito già dall'articolo 119 della nostra Costituzione, di ricorrere all'indebitamento se non per investimenti, il tutto attraverso una dismissione imbarazzante dell'intero patrimonio immobiliare della città, riguardante immobili anche di pregevolissimo valore storico-artistico. Gli stessi restano altresì preoccupati per il pericolo di un varco a speculazioni immobiliari a detrimento del patrimonio cittadino;
in quell'occasione il ministero dell'interno a mezzo del sottosegretario di Stato dottor Ettore Rosato, ebbe modo di rassicurare in parlamento gli interpellanti, indicando l'impegno della prefettura di Catania, per quanto di propria competenza, ad esercitare la sua vigilanza riservandosi di interessare, come è dovuto, l'assessorato regionale per le famiglie e gli enti locali per l'attivazione degli eventuali poteri di sua competenza ove siano riscontrate illegittimità, e la disponibilità del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ed il Ministero dell'economia e delle finanze ad assumere iniziative conoscitive sulla reale situazione contabile del comune di Catania, in applicazione dell'articolo 28, comma 1, della legge finanziaria 2003 (la legge n. 289 del 2002) e a conferire quanto prima apposito incarico ispettivo ad un dirigente dei servizi ispettivi della finanza pubblica al fine di acquisire idonee informazioni sulla situazione del bilancio dello stesso del comune -:
se alla luce dei fatti sopra riportati non ritenga di dover attivare tutti gli strumenti di sua competenza per verificare la legittimità ed ogni tipo di responsabilità legate al provvedimento, ad avviso degli interpellanti illegittimo per carenza di motivazione, che ha portato alla rimozione dal suo incarico della dottoressa Branciforti, la sola che, nell'intera vicenda, con il suo comportamento assolutamente in linea con la trasparenza e il rigore che il ruolo stesso richiedeva, ha pagato in prima persona.
(2-00428) «Licandro, Sgobio, Diliberto».
NUOVA FORMULAZIONE
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia di un avvicendamento dei soprintendenti ai beni culturali di Catania, Ragusa e Messina, disposto dal neo direttore generale Romeo Palma, di concerto con l'assessore regionale ai beni culturali, onorevole Lino Leanza, restando, invece riconfermati i sovrintendenti delle restanti province di Siracusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Palermo e Trapani;
la sola dei tre sovrintendenti che nell'ambito dello stesso provvedimento non ha avuto la contestuale nuova destinazione è la dottoressa Maria Grazia Branciforti, sovrintendente ai beni culturali di Catania, che si era distinta per aver sollevato ampie riserve sull'alienazione dell'amministrazione comunale di Catania di parte di patrimonio immobiliare culturale della città, ammontante a ben quattordici immobili, in favore della Società «Catania Risorse» s.r.l., operazione che avrebbe garantito all'amministrazione comunale mutui per un valore 65 milioni di euro, in quanto alcuni dei beni considerati dalla sovrintendenza appaiono soggetti ai vincoli previsti dalla normativa vigente;
a parere degli interpellanti la rimozione della dottoressa Branciforti dal suo incarico, nel frattempo sostituita da Gesualdo Campo fino a qualche mese fa assessore provinciale alle politiche culturali del Mpa, movimento di cui fa parte anche l'assessore regionale ai beni culturali onorevole Lino Leanza, è senza il minimo dubbio da collegare al suo integerrimo comportamento tenuto in occasione dell'alienazione, essendosi opposta ad un'operazione il cui solo scopo è di fare «cassa» e ripianare il deficit consolidato sino al 2003, pena lo scioglimento della giunta comunale, ed essendo intervenuta, nel doveroso esercizio delle sue funzioni e per il pieno rispetto della legalità, con durezza a tutela dei beni patrimoniali della città, alcuni dei quali esempi straordinari di quel fenomeno senza precedenti che fu la ricostruzione tardo-barocca della Val di Noto e riconosciuta dall'Unesco «patrimonio mondiale dell'umanità»;
la dottoressa Branciforti, infatti, nella sua qualità di sovrintendente per i beni culturali ed ambientali di Catania, il 23 dicembre del 2005, emanava una nota con la quale, di fronte alle notizie di stampa relative all'elenco di immobili comunali da alienare, precisava che il decreto legislativo n. 42 del 2004, (testo unico su beni culturali), nel richiamare l'articolo 822 del codice civile, annovera tra i beni appartenenti al demanio pubblico quei beni che, seppur appartenenti ad enti pubblici territoriali, sono riconosciuti di interesse storico artistico, e che pertanto sono inalienabili ed indisponibili. Il testo unico sui beni culturali - precisava ancora la nota - che all'articolo 53 definisce il «demanio culturale», ed al successivo articolo 54, comma 3, definisce i «beni inalienabili», precisa che essi possono essere oggetto di trasferimento solo tra lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, ed inoltre che l'articolo 55, comma 3, dello stesso testo unico precisa che l'autorizzazione ad alienare comporta la sdemanializzazione del bene pubblico attraverso una procedura di verifica (articolo 12 comma 6), e che solo qualora la verifica dell'interesse culturale ha esito negativo gli immobili di proprietà pubblica possono essere alienati. Richiedeva infine la soprintendenza la pubblicazione della nota sul quotidiano locale, al fine di rassicurare l'opinione pubblica circa l'obbligo di ricorrere agli strumenti legislativi suddetti per contrastare eventuali tentativi di impoverimento del patrimonio pubblico di Catania;
nonostante ciò, l'amministrazione comunale procedeva, ed il 31 dicembre 2006 alienava tali 14 immobili alla società «Catania Risorse s.r.l.». La Sovrintendenza, a questo punto, in data 22 febbraio 2007, emanava una seconda nota avvertendo della nullità dell'atto di trasferimento in quanto privo dei necessari presupposti giuridici prima richiamati. Appena cinque giorni dopo, il 27 febbraio, la giunta comunale di Catania adottava la deliberazione n. 257 con la quale irritualmente e senza precedenti si rivolgeva all'assessorato regionale competente per valutare l'adozione di provvedimenti nei confronti della dottoressa Branciforti;
gli stessi interpellanti hanno già avuto modo di manifestare la loro preoccupazione per le sorti della città di Catania e per ciò che sta accadendo sul piano della trasparenza e della regolarità dell'azione amministrativa e contabile-finanziaria, attraverso un'interpellanza presentata al ministro dell'interno lo scorso 13 febbraio (n. 2/00370), nella quale denunciavano il comune di Catania, sin dal 2003 fortemente indebitato, per non aver rispettato il «patto di stabilità» e non aver pareggiato il disavanzo di bilancio ma, anzi, di aver tentato di raggiungere tale obiettivo ricorrendo ad un escamotage francamente sconcertante, e cioè attraverso la istituzione di una società di scopo, la «Catania risorse Srl», per conseguire l'apertura di linee di credito da parte di istituti bancari, dal comune di Catania altrimenti non conseguibili, tentando in tal modo di aggirare il divieto, sancito già dall'articolo 119 della nostra Costituzione, di ricorrere all'indebitamento se non per investimenti, il tutto attraverso una dismissione imbarazzante dell'intero patrimonio immobiliare della città, riguardante immobili anche di pregevolissimo valore storico-artistico. Gli stessi restano altresì preoccupati per il pericolo di un varco a speculazioni immobiliari a detrimento del patrimonio cittadino;
in quell'occasione il ministero dell'interno a mezzo del sottosegretario di Stato dottor Ettore Rosato, ebbe modo di rassicurare in Parlamento gli interpellanti, indicando l'impegno della prefettura di Catania, per quanto di propria competenza, ad esercitare la sua vigilanza riservandosi di interessare, come è dovuto, l'assessorato regionale per le famiglie e gli enti locali per l'attivazione degli eventuali poteri di sua competenza ove siano riscontrate illegittimità, e la disponibilità del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ed il Ministero dell'economia e delle finanze ad assumere iniziative conoscitive sulla reale situazione contabile del comune di Catania, in applicazione dell'articolo 28, comma 1, della legge finanziaria 2003 (la legge n. 289 del 2002) e a conferire quanto prima apposito incarico ispettivo ad un dirigente dei servizi ispettivi della finanza pubblica al fine di acquisire idonee informazioni sulla situazione del bilancio dello stesso comune -:
in relazione a quanto contenuto nella precedente interpellanza sottoscritta dai medesimi interpellanti sulla stessa questione, se gli ispettori del Ministero dell'economia siano già all'opera per acquisire le informazioni sulla situazione contabile del Comune di Catania e se, alla luce dei fatti sopra riportati, non ritengano di dover attivare tutti gli strumenti di loro competenza per verificare la legittimità ed ogni tipo di responsabilità legata al provvedimento, ad avviso degli interpellanti illegittimo per carenza di motivazione, che ha portato alla rimozione dal suo incarico della dottoressa Branciforti, la sola che, nell'intera vicenda, con il suo comportamento assolutamente in linea con la trasparenza e il rigore che il ruolo stesso richiedeva, ha pagato in prima persona.
(2-00428) «Licandro, Sgobio, Diliberto».
Interrogazioni a risposta scritta:
FABRIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 19 settembre 2006 il sottoscritto interrogante presentava a codesto Ministero un'interrogazione relativamente alla decisione della Soprintendenza ai beni architettonici monumentali di Verona di autorizzare la costruzione di un teatro all'aperto all'interno del brolo di Villa Cordellina (zona vincolata e non edificabile di particolare interesse storico), chiedendone l'annullamento;
in data 1o marzo 2007 codesto Ministero, nella persona del Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Danielle Mazzonis, rispondeva alla suddetta interrogazione in modo che l'interrogante giudica solo parzialmente soddisfacente, eludendo - sempre secondo l'interrogante - la richiesta di annullamento e limitando i ad assicurare più approfonditi controlli;
in relazione al contenuto della risposta, deve ribadirsi che l'area interessata dal progetto di teatro non fa parte di un viale laterale, ma è l'area dell'antico brolo di Villa Cordellina, situata sia all'esterno che all'interno del muro storico di cinta e sottoposta a vincoli rigorosi che non riguardano
solo la vista, ma anche lo stato d'ambiente, che non deve subire modificazioni;
illuminanti in proposito sono le motivazioni addotte dalla Soprintendenza di Verona per ben due volte, nel 2000 e nel 2001, negando l'autorizzazione alla realizzazione, nella stessa area, di un parcheggio;
risulta pertanto illogico autorizzare ora una costruzione molto più invasiva, che comporterebbe modificazioni dello stato d'ambiente ben più pesanti di un parcheggio, e per di più irreversibili;
inoltre, risulta all'interrogante che l'autorizzazione della Soprintendenza non fa cenno al progetto esecutivo e pone quali condizioni la realizzazione di gradinate in pietra (fatto inaccettabile perché modificativo dello stato d'ambiente) e il divieto di costruire murature (condizione non rispettata nel progetto definitivo), limitandosi a richiedere i particolari costruttivi, con ciò ammettendo implicitamente di aver dato l'autorizzazione senza essere in possesso degli elementi per un'istruttoria completa;
si ritiene pertanto che tali gravi carenze istruttorie, insieme con le varie istanze presentate da comitati e associazioni perché venga mantenuto l'orientamento espresso dalla Soprintendenza di Verona nel 2000 e nel 2001 a tutela della funzione storica del brolo, debbano portare all'avocazione dell'istruttoria relativa al progetto di teatro presso gli uffici centrali del Ministero dei beni culturali, o comunque all'adozione degli opportuni atti che impediscano di rovinare in modo irreversibile quest'area e che ne favoriscano il recupero, salvando così l'unitarietà della Villa con il suo contesto -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, affinché siano al più presto adottate le opportune misure per un più completo e approfondito esame delle problematiche sollevate, ai fini della salvaguardia e del recupero del brolo storico di Villa Cordellina.
(4-02985)
BRIGUGLIO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere:
quali iniziative intenda assumere il Governo, anche con adeguati stanziamenti finanziari, al fine di sostenere la ricerca sulla mutazione del Dna degli abitanti dell'area dello Stretto di Messina, scoperta da due ricercatori della Banca del cordone ombelicale di Sciacca, l'ematologo Calogero Ciaccio e la biologa Michela Gesù, e materia di un progetto di ricerca che coinvolge l'Università La Sapienza di Roma, l'Ateneo bolognese e il Museo nazionale preistorico di Roma;
se siano a conoscenza che - stando alle notizie di stampa - i ricercatori chiedono di potere effettuare compiute analisi su almeno 250 delle 95 mila vittime del terribile terremoto del 1908 che distrusse Messina e Reggio Calabria, nella convinzione che in quell'evento tragico potrebbe esserci la risposta alla modifica della distribuzione di una componente del Dna di siciliani e calabresi, forse dovuta all'emissione di radon, un gas dell'uranio che viene emesso dal sottosuolo prima e durante le scosse sismiche;
se intendano promuovere le iniziative necessarie per allargare l'area della ricerca, promuovendo anche la partecipazione dell'Università di Messina e del CNR dell'area dello Stretto.
(4-02988)