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Allegato B
Seduta n. 14 del 27/6/2006
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GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la pubblicazione sui quotidiani di trascrizioni ed intercettazioni contenute
nella ordinanza di oltre duemila pagine, firmata dal Gip di Potenza, Iannuzzi, con cui sono stati emessi tredici provvedimenti di arresto su richiesta del pubblico ministero Woodcock, ha fatto riemergere le problematiche connesse al bilanciamento di diritti di pari rilevanza costituzionale quali il diritto di libertà di stampa, il rispetto della sfera privata dei cittadini e della dignità della persona nonché il diritto dello Stato all'esercizio dell'azione penale;
la divulgazione di trascrizioni integrali, spesso contenenti aspetti intimi o notizie anche familiari di soggetti non coinvolti mette in discussione la legittimità delle procedure e la violazione dei diritti fondamentali;
la pubblicazione di materiali probatori utilizzata più per i risvolti scandalistici che per gli aspetti sostanziali creano oltre ad un danno per i singoli soggetti coinvolti un vero e proprio vulnus per il sistema giudiziario con conseguente scadimento della fiducia dei cittadini nei riguardi del sistema stesso;
la spettacolarizzazione dell'inchiesta potentina pone seri interrogativi riguardo alla congruità delle procedure rispetto alle posizioni dei soggetti coinvolti, alla funzionalità del sistema riguardo ai tempi e alle modalità, ed infine al rapporto costi-benefici degli strumenti impiegati;
secondo quanto riportato dal procuratore generale Vincenzo Tufano, che ha monitorato insieme agli ispettori del Ministero della giustizia l'attività della procura di Potenza, le spese per intercettazioni ammontano a quasi 1,5 milioni di euro annui, pari a circa 4.089 euro al giorno, comprese le domeniche;
tale attività, tuttavia, non trova conferma davanti ai giudici visto che su 197 ricorsi al tribunale della libertà contro provvedimenti cautelare, ben 139 sono stati accolti, pari quindi al 70 per cento dei provvedimenti di custodia cautelare emessi;
oltre al danno morale subito dalle vittime di questi arresti ingiustificati, che in alcuni casi nessuna somma di denaro potrà risarcire, ci troviamo di fronte ad un inutile spreco di denaro pubblico, tenuto conto che per questi errori, lo Stato ogni anno è costretto a risarcire, per ingiusta detenzione, delle somme ingenti -:
se corrisponda al vero la richiesta di personale aggiuntivo a quello a disposizione fatta dal pm e quali siano stati i motivi eccezionali e d'urgenza che hanno determinato tale richiesta;
se non intenda verificare, nell'ambito dei suoi poteri ispettivi, se le trascrizioni di intercettazioni esorbitanti dall'inchiesta siano state fatte nel rispetto delle procedure di garanzia e del diritto della riservatezza dei soggetti non coinvolti nell'inchiesta;
a quanto ammontino le spese per intercettazioni telefoniche che la procura di Potenza ha sostenuto nel corso dei due anni dell'indagine citata.
(2-00023)
«Mazzoni, Volontè, Giovanardi, Adolfo, Ciro Alfano, Barbieri, Bosi, Ciocchetti, Compagnon, Riccardo Conti, D'agrò, D'Alia, De Laurentiis, Delfino, Dionisi, Forlani, Formisano, Galletti, Greco, Lucchese, Marcazzan, Martinello, Mele, Oppi, Peretti, Romano, Ronconi, Ruvolo, Capitanio Santolini, Tucci, Zinzi».
Interpellanze:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
lunedì 19 giugno 2006, è entrato in vigore in vigore il decreto legislativo di modifica dell'ordinamento giudiziario relativo al riordino dell'ufficio della procura della Repubblica ed il giorno successivo, martedì 20 giugno, il decreto legislativo relativo agli illeciti disciplinari;
sabato 17 giugno, sul quotidiano Il Corriere della Sera è apparso l'articolo
«Toghe pronte a "violare" la Castelli: andremo agli incontri pubblici, a firma della giornalista Virginia Piccolillo;
nel corso di tale articolo sono riportati commenti e dichiarazioni di alcuni magistrati in relazione alle norme contenute nei decreti anzidetti;
in particolare è riportata la dichiarazione del dottor Giuseppe Maria Berruti che afferma: "Applicheremo la legge. Il giudice non può pensare che il legislatore abbia fatto la nefandezza di eludere la Carta Costituzionale. Un magistrato non può andare al gay pride, magari mascherato. Ma a quelle in difesa della nostra Carta dei diritti fondamentali si. Io l'ho già fatto tre volte. E lo rifarò". Anche il dottor Armando Spataro che come riportato dall'articolista nei giorni precedenti era "sembrato sfidare la legge" dichiara "...anche i magistrati come tutti i cittadini hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero anche sui problemi generali della giustizia". Il procuratore di Verona, Guido Papalia sostiene che non segnalerà i suoi sostituti "disobbedienti" che manifesteranno". Il consigliere di cassazione Nello Rossi afferma "...per tutta la vita ho cercato di mantenere un equilibrio affidato alla mia coscienza, una volta trovato continuerò a esercitare la libera manifestazione del pensiero sfidando anche eventuali conseguenze". Livio Pepino, consigliere di cassazione sostiene: "la Costituzione non solo è compatibile con i diritti di libera espressione, ma ci induce a difenderli. Questa legge è pericolosa perché genera timori soprattutto tra i giovani magistrati". Paola Di Nicola, magistrato del tribunale di Latina dichiara c'è paura. Soprattutto della delazione dei colleghi. Io farò finta che questa norma non esista. Senza timore di parlare con i giornalisti di sostenere le mie opinioni";
relativamente al decreto sulla riorganizzazione degli uffici di procura il consigliere di Cassazione Elisabetta Cesqui dichiara "Molti procuratori vogliono rispettare l'autonomia dei sostituti. Il Csm può fare una direttiva che dica "ogni pm è libero";
frasi del tenore di quelle pronunciate da alcuni di questi magistrati sono inconcepibili in uno Stato di diritto;
risulta gravissimo per un magistrato sostenere la possibilità di far finta che una legge non esista;
risulta gravissimo per un magistrato sostenere che il CSM con un proprio atto possa disapplicare una legge dello Stato;
risulta gravissimo che un magistrato dichiari di intendere seguire la propria coscienza piuttosto che le leggi dello Stato;
a giudizio dell'interpellante, tali dichiarazioni dimostrano come i magistrati si sentano un corpo a sé stante ed al di sopra delle leggi dello Stato;
mentre ai cittadini è chiesto il rispetto delle leggi dello Stato, al contrario i magistrati che sono chiamati esclusivamente ad applicare tali leggi, sembrano pretendere quando queste riguardino i loro interessi di disapplicarle -:
come il Ministro della giustizia giudichi tali dichiarazioni;
se, ritenga possibile da parte di alcuni magistrati una dichiarazione di «disobbedienza» alle leggi;
se, indipendentemente dagli atti successivi compiuti dai magistrati non ritenga già rilevanti le dichiarazioni riportate in premessa quali virgolettati degli intervistati;
se alle dichiarazioni sopra elencate sono succeduti comportamenti conformi; quale vigilanza il ministro della giustizia, in conformità e nei limiti dei suoi poteri, vorrà esercitare al fine di evitare possibili comportamenti palesemente contra legem da parte di magistrati rispetto alle modifiche dell'Ordinamento giudiziario entrate in vigore;
quali iniziative intenda svolgere in relazione alle dichiarazioni riportate in premessa.
(2-00024)«Santelli».
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
sin da sabato 17 giugno 2006 sui maggiori quotidiani italiani sono pubblicati ampi stralci di conversazioni telefoniche, intercettate su richiesta della procura di Potenza nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Vittorio Emanuele di Savoia;
molte di tali conversazioni non appaiono ricoprire alcuna rilevanza penale, ed al contrario, sembrano esclusivamente essere pubblicate al fine di screditare i protagonisti dell'inchiesta, attraverso la divulgazione di espressioni utilizzate da chi, ovviamente, immagina di interloquire in privato;
in tale tritacarne giornalistico giudiziario sono finite, esposte al pubblico ludibrio, anche persone che non hanno diretta attinenza all'inchiesta e nei confronti delle quali non è stato assunto alcun provvedimento da parte delle autorità giudiziarie;
ormai a scadenza sempre più ravvicinata si ripetono episodi di tal sorta, sempre seguiti dalla riprovazione generale e dalla condanna quasi unanime dell'utilizzo improprio delle intercettazioni telefoniche;
le intercettazioni, secondo quanto riportato dagli articoli di stampa, in questa specifica inchiesta sono state disposte per oltre due anni;
la procura di Potenza risulta spendere all'anno oltre 1,5 milioni per intercettazioni, una somma pari a 4.089 euro al giorno; risulta, inoltre, che il pubblico ministero che sembra prediligere tale strumento investigativo sia proprio il pubblico ministero dell'inchiesta in questione, Henry John Woodcock;
a fronte di tale impegno il tribunale della libertà ha accolto 139 ricorsi su 197;
il pubblico ministero sopra indicato ha seguito anche altre clamorose indagini che hanno riguardato nomi eccellenti, le accuse nei confronti dei quali, nonostante l'eclatanza giornalistica dell'annuncio, sono poi cadute;
numerosi esposti, ispezioni ministeriali e denunce sono stati, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, inoltrati nei confronti del pubblico ministero sopra indicato;
nell'inchiesta indicata, a quanto risulterebbe dagli organi di stampa sarebbe stato contestato il reato di concussione sessuale;
a quanto risulta all'interpellante, il nostro codice penale non prevede il reato di concussione sessuale -:
quante condanne, quanti rinvii a giudizio e quante richieste di rinvio a giudizio negli ultimi cinque anni si siano ottenute, in relazione alle indagini spesso prontamente disposte dalle procure sulle fughe di notizie e sull'illegale pubblicazione di intercettazioni telefoniche;
quanti magistrati o collaboratori siano stati condannati o rinviati a giudizio per i comportamenti di cui al precedente punto;
se, nell'ambito delle sue competenze, intenda acquisire informazioni sulla durata delle intercettazioni, sul numero delle proroghe effettuate del decreto di autorizzazione alle intercettazioni nonché sul numero dei «bersagli» intercettati;
se risultino nei confronti del dottor Woodkcock procedimenti disciplinari, se ve ne siano stati negli scorsi cinque anni, e come si siano conclusi;
quali iniziative il Ministro intenda assumere.
(2-00030) «Santelli»
Interrogazione a risposta immediata:
ELIO VITO e LEONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il procuratore aggiunto di Bari, dottor Marco Dinapoli, in un'intervista apparsa sul quotidiano la Repubblica del 22
giugno 2006, si è abbandonato a tutta una serie di affermazioni e giudizi inaccettabili in ordine alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l'onorevole Raffaele Fitto, indicando addirittura l'esistenza di un'organizzazione malavitosa paragonabile ad una cupola e di un giro di malaffare superiore a quello dei «pizzini» di Bernardo Provenzano;
in questo modo, il predetto magistrato ha dimostrato, secondo gli interroganti, di avere forti pregiudizi personali e politici nei confronti dell'onorevole Fitto e di voler anticipare decisioni che spettano alla magistratura giudicante;
lo stesso dottor Dinapoli ha violato la specifica norma, ormai in vigore, contenuta nella legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, che limita le dichiarazioni estemporanee dei magistrati, in particolare sulle indagini da essi condotte;
ad avviso degli interroganti, evidentemente, una parte della magistratura non intende rinunciare all'abitudine di superare i limiti, posti dalla Costituzione e dalla legge, alle proprie funzioni -:
se non ritenga opportuno avviare la procedura, innanzi al Consiglio superiore della magistratura, per l'irrogazione di eventuali provvedimenti disciplinari nei confronti del dottor Marco Dinapoli.
(3-00077)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIRIELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince dall'articolo allegato e pubblicato sul quotidiano Il Salernitano di venerdì 16 giugno 2006, pare che il tribunale di Nocera Inferiore versi in uno stato di notevole disagio a causa della grave carenza di organico lamentata nel settore amministrativo;
pare che le cancellerie del tribunale di Nocera Inferiore, ed in particolare quella civile, risultino scoperte per oltre ventuno unità di personale;
da quanto testualmente affermato dal presidente del tribunale di Nocera Inferiore, dottor Guglielmo Amato, sembra che vi siano «...difficoltà enormi nel quotidiano a causa di una congrua assenza dei cancellieri, sia di quelli che seguono le udienze che di quelli che dirigono i vari settori di cancelleria, sostituiti spesso dai vertici del settore. La cancelleria C3 - il livello superiore - è scoperta al 100 per cento mentre la categoria C2 mostra una carenza del 78 per cento, ovvero di nove unità ve ne sono soltanto due...»;
da quanto si evince dal testo dell'articolo il dottor Amato avrebbe affermato che «...Per una congrua pianta organica occorrerebbero altre trenta unità...»;
secondo quanto affermato dal presidente del tribunale di Nocera Inferiore, pare che le predette carenze siano da attribuire principalmente «...alla noncuranza della corte di appello a cui il Ministero della giustizia ha demandato il compito di tale gestione anche a livello distrettuale...»;
a quanto risulta all'interrogante, pare che la situazione descritta sia aggravata ulteriormente dall'aumento dei carichi di lavoro rispetto a quelli degli anni precedenti e, pertanto, pare che la conseguenza più grave sia la ricaduta in senso negativo sugli interessi della cittadinanza che non vede più soddisfatte le richieste ordinarie -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero; in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare in merito affinché siano tutelati gli interessi dei cittadini del comune di Nocera Inferiore.
(4-00319)
MASCIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
continua la fase di accertamento delle responsabilità penali per i fatti accaduti dal 20 al 23 luglio presso il sito
penitenziario provvisorio, istituito presso la caserma del VI reparto mobile di P.S. di Genova Bolzaneto;
tale procedimento penale è attualmente in fase dibattimentale davanti al tribunale della suddetta città;
nell'ambito del citato procedimento penale, i capi di imputazione ascritti nell'ordinanza di rinvio a giudizio a carico di alcuni appartenenti all'amministrazione penitenziaria appaiono particolarmente gravi;
nello specifico, le prime testimonianze assunte nel dibattimento sembrano confermare quantomeno alcune responsabilità oggettive da parte di chi, in ragione del livello di responsabilità esercitata in quella caserma, sembra aver tollerato e consentito comportamenti non conformi a senso di umanità, non rispettosi della dignità umana dei custoditi, vessatori e umilianti;
nell'ambito del procedimento penale in corso, particolare rilievo assume la posizione dell'ispettore del Corpo di Polizia penitenziaria Gugliotta Antonio Biagio, agli atti responsabile della sicurezza del sito penitenziario provvisorio di Bolzaneto;
da quella precisa posizione processuale emerge un quadro di continue e gravissime violazioni delle regole fondamentali del nostro ordinamento penitenziario, nonché la palese violazione di numerose convenzioni per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali -:
se corrisponde al vero che il citato Gugliotta, già, all'epoca dei fatti, anche comandante della Casa Circondariale di Taranto, continua tuttora ad esercitare quelle delicatissime funzioni di responsabilità e di comando nel carcere pugliese;
se intende, appurata la fondatezza della notizia, verificare se vi siano precise responsabilità dell'amministrazione penitenziaria nel non aver proceduto, per ovvie ragioni di opportunità, alla sua sostituzione in quell'incarico;
se esistano, nell'ambito dello stesso procedimento penale, analoghi casi per i quali personale dell'amministrazione penitenziaria sottoposto a giudizio continui, in attesa della definizione del procedimento penale, ad esercitare funzioni di responsabilità e di comando assolutamente incompatibili con la fase di accertamento della singole posizioni penali.
(4-00324)
PISCITELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ammontare delle indennità spettanti ai giudici di pace, in base ad una precisa disposizione di legge, avrebbe dovuto (e dovrebbe) essere rideterminato ogni tre anni con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, in relazione alla variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nel triennio precedente (articolo 11, comma 4, legge n. 374 del 1991);
l'anzidetta legge, però, pur essendo ormai da alcuni anni maturato il triennio, è stata del tutto «ignorata»;
tutti i magistrati professionali, compresi i giudici tributari, possono riscuotere le loro retribuzioni o i loro compensi anche mediante accredito su conto corrente bancario, mentre i giudici di pace, per riscuotere le loro indennità, debbono necessariamente recarsi presso gli uffici postali -:
se e quando si intende dare attuazione alla legge che prevede la rideterminazione triennale delle indennità spettanti ai giudici di pace;
se non si ritenga di adottare o di proporre qualche provvedimento per consentire l'accredito delle indennità spettanti ai giudici di pace sui rispettivi conti correnti bancari.
(4-00325)
EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da un punto di vista quantitativo la popolazione dell'Isola d'Elba, la terza isola
italiana per dimensioni, non ha nulla da invidiare ad un capoluogo di provincia, posto che la popolazione residente è pari a 30.000 abitanti, ma che in estate si raggiungono anche le 300.000 unità;
nella comunità locale, ormai da anni, sempre più cittadini si fanno promotori di numerose iniziative a livello istituzionale e non, volte ad assicurare il mantenimento ed il miglioramento degli Uffici giudiziari dell'Isola d'Elba e, nonostante ciò, non si è registrato alcun miglioramento;
l'Isola d'Elba necessita di una sede staccata del Tribunale a causa del grave disagio logistico derivante dall'insularità (occorrono quasi quattro ore per raggiungere il più vicino Tribunale di Livorno) e dalla particolare virulenza che sul territorio hanno assunto alcune forme di criminalità;
anche la presenza dell'Istituto penitenziario di Porto Azzurro parrebbe rendere indispensabile un normale funzionamento del presidio giudiziario penale;
presso la sede di Portoferraio vengono trattate le controversie in materia civile e penale del giudice monocratico, mentre tutte le altre vengono trattate presso la sede di Livorno, arrecando grave pregiudizio agli operatori del foro in questione;
da ultimo, è stato emesso un provvedimento in forza del quale, durante il periodo estivo, anche i procedimenti per direttissima relativi a reati commessi all'Isola d'Elba si terranno a Livorno e non presso la sede naturale di Portoferraio;
la pianta organica dell'Ufficio giudiziario, secondo quanto disposto dal decreto ministeriale del 6 aprile 2001, prevede la presenza di 7 dipendenti, mentre nella realtà vi operano solo 2 dipendenti di ruolo, rappresentati da un cancelliere C1 e un commesso A1;
l'Ufficio attualmente è aperto per tre giorni a settimana con la presenza alternata di tre diversi Ufficiali giudiziari distaccati dalle vicine sedi, causando questo gravi malfunzionamenti del sistema giudiziario che vanno a incidere anche su diritti fondamentali costituzionalmente garantiti;
attualmente risultato pendenti presso la Sezione distaccata del Tribunale di Portoferraio 450 procedimenti penali, 700 procedimenti civili e circa 100 tutele;
gli arredi e le suppellettili di tale Sezione distaccata versano in uno stato di totale abbandono;
il numero dei magistrati che opera nella Sezione (civile e penale) è solo sulla carta pari a 10, alcuni togati, altri onorari, poiché la presenza degli stessi è talmente saltuaria da rendere in concreto l'Ufficio praticamente sguarnito;
la grave situazione fin qui illustrata, unita all'insularità del territorio, determina una situazione di inaccettabile disagio che impone un tempestivo intervento affinché la Sezione distaccata di Portoferraio sia al più presto messa in condizioni di funzionare regolarmente;
il 1o luglio 2002 l'allora Ministro della giustizia, rispondendo all'interrogazione a risposta scritta n. 4-02006 (XIV legislatura), avente il medesimo oggetto, dichiarava che «i problemi di carenza di organico saranno presumibilmente affrontati» in occasione della riforma dell'ordinamento giudiziario allora in itinere;
ad una successiva e ulteriore interrogazione a risposta scritta presentata in data 3 febbraio 2005 (n. 4-12702, XIV legislatura) concernente la medesima tematica, il Ministro della giustizia non ha fornito risposta;
i decreti attuativi della legge delega sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, approvata dal Parlamento nella scorsa legislatura, sono stati regolarmente emanati -:
se non ritenga di:
attivarsi per assegnare in pianta stabile alla Sezione di Portoferraio due
magistrati togati, uno per il settore civile e uno per il settore penale, con obbligo di residenza o, comunque, di presenza per almeno cinque giorni a settimana;
ripristinare regolarmente il funzionamento del servizio degli Ufficiali giudiziari, con l'immediata assegnazione di un Ufficiale giudiziario e di un aiuto;
procedere alla copertura dei posti vacanti in pianta stabile con il personale necessario, provvedendo altresì alla formazione e all'aggiornamento di quello presente;
dare attuazione all'articolo 48-quater, terzo comma, dell'Ordinamento giudiziario in modo che siano trattate presso la sede distaccata di Portoferraio le causa in materia di lavoro, previdenza ed assistenza obbligatoria;
lo svolgimento con cadenza mensile, presso la sede di Portoferraio delle udienze presidenziali concernenti i procedimenti di separazione e delle udienze relative alle esecuzioni mobiliari;
dotare i locali del Tribunale dei mobili e delle attrezzature indispensabili a garantire una minima vivibilità degli ambienti.
(4-00329)
DILIBERTO e CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
note di stampa ed articoli riportati su quotidiani nazionali hanno dato notizia della prossima programmazione di un reality proposto da Maurizio Costanzo nel palinsesto autunnale di Mediaset, da realizzarsi presso la Casa circondariale di Viterbo «Mammagialla» con protagonisti i detenuti, microfonati e ripresi da telecamere fisse appositamente collocate nei vari ambienti detentivi;
dalla conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa si è appreso che il reality avrà la durata di due mesi e sarà trasmesso in cinque puntate settimanali;
il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ritenendo di dover dare seguito alla iniziativa proposta - avvalendosi della collaborazione del vice commissario della polizia penitenziaria Marco Santoro e dell'ispettore Vincenzo Lo Cascio, in considerazione della «loro notevole e qualificata esperienza maturata nel settore del trattamento dei detenuti e della realtà penitenziaria nel suo complesso», peraltro già nominati referenti dei progetti «Recupero patrimonio ambientale», «ARGO», «Un libro una voce» e «360 gradi» - ha disposto con ordine di servizio che i medesimi curino, in collaborazione con il direttore del carcere di Viterbo, la realizzazione del progetto televisivo seguendo tutti gli adempimenti connessi alla realizzazione dell'evento -:
quale è il significato che il capo del dipartimento attribuisce all'iniziativa proposta e se il medesimo ritiene che la stessa abbia le finalità imposte dal dettato costituzionale ai fini dell'attuazione del mandato affidato all'esecuzione penale;
se nell'ambito della predetta iniziativa non ritenga violati i diritti di privacy dei detenuti ristretti in quella sede, ovvero non reputi sconveniente proiettare sugli schermi la vita detentiva quotidiana dei medesimi, ponendo in risalto non solo gli aspetti meramente custodiali che scandiscono i tempi detentivi, ma anche - se non soprattutto - quelli che concernono i sentimenti, il disagio e l'imbarazzo di una condizione umana assolutamente precaria quale quella detentiva;
se, nell'ambito di quella iniziativa non reputi, oltremodo, inopportuno favorire la ripresa con videocamera dei lavoratori nell'espletamento dei loro compiti istituzionali, contravvenendo, in tal modo, alla legge n. 300/70 articoli 1 e 4 «Statuto dei lavoratori» e rischiando di banalizzare, attraverso la modalità di un reality, gli interventi professionali che gli operatori penitenziari esplicano in un contesto così delicato e complesso quale quello carcerario;
se non ritiene, altrettanto, riduttivo ma soprattutto offensivo nei confronti dell'istituzione
che egli rappresenta rilanciare l'utilità sociale del carcere, come si legge dall'ordine di servizio in questione, attraverso la realizzazione nel contesto specifico di un reality che spettacolarizza il sistema e incentiva inadeguate curiosità;
in forza di quali requisiti il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha affidato l'incarico di curare presso la casa circondariale di Viterbo l'iniziativa in questione al vice commissario Marco Santoro e all'ispettore Vincenzo Lo Cascio;
quali specificità e competenze professionali hanno effettivamente esercitato e maturato nel contesto carcerario il vice commissario Marco Santoro e l'ispettore Vincenzo Lo Cascio tanto da ascrivere agli stessi notevole e qualificata esperienze nel settore del trattamento dei detenuti e della realtà penitenziaria nel suo complesso e quindi ricoprire incarichi di rilevanza trattamentale occupandosi di una serie di iniziative in tal senso.
(4-00336)
OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le notizie apparse sulla stampa in questi giorni sulle intercettazioni telefoniche che hanno coinvolto personaggi pubblici come Vittorio Emanuele di Savoia e comuni cittadini destano particolare allarme e dimostrano la necessità di una organica revisione legislativa della materia;
la divulgazione di queste notizie è devastante anche per le persone non direttamente coinvolte nelle inchieste e si ripercuote negativamente sulla loro vita di relazione e viola le più elementari regole di diritto alla privacy;
il capitolo di spesa iscritto a bilancio del suo dicastero, secondo i dati disponibili relativamente al 2004, prevedeva un importo complessivo di 263 milioni di euro per l'attività di intercettazione. Quello stesso anno, il Financial Times in Inghilterra ha ritenuto di dar voce allo stupore e all'indignazione dei sudditi di Sua Maestà perché il governo aveva stanziato qualcosa come 9 milioni di sterline (circa 13,7 milioni di euro) nelle attività di intercettazione;
è necessario, quindi, che, senza comprimere il diritto di cronaca e la libertà di stampa sia assicurato il rispetto rigoroso del segreto istruttorio;
solo attraverso la garanzia del rispetto dei rigorosi principi costituzionali e dei diritti dei cittadini si può assicurare un processo giusto e equo come prevede la nostra Carta costituzionale -:
quali iniziative legislative intenda adottare, per garantire il rispetto della privacy dei cittadini siano essi coinvolti o non coinvolti in inchieste giudiziarie e per ridefinire, ove lo ritenga il ruolo del Garante per la protezione dei dati personali valutando la sua eventuale eliminazione visti i costi che esso comporta per i cittadini che pagano e passano ore a firmare documenti che dovrebbero garantire la riservatezza degli atti;
se non ritenga di fornire cifre aggiornate sui costi sostenuti dall'erario italiano per finanziare l'attività del Garante per la protezione dei dati personali per avere il quadro esatto delle somme impegnate, da un lato, per l'attività di protezione dei soggetti rispetto al trattamento dei propri dati personali, dall'altro, per l'attività di intercettazione che mette in pericolo questa medesima riservatezza.
(4-00341)
RAITI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 è stato bandito un concorso distrettuale per 443 posti di ufficiale giudiziario e nel novembre 2004 sono state pubblicate le graduatorie (sono risultati 443 vincitori e circa 750 idonei);
nel luglio 2004 è stata autorizzata l'assunzione di solo 102 idonei, divenuti 154 a fine luglio e, a settembre dello stesso anno, 248 (questi primi vincitori sono stati assunti solo in 4 regioni del Nord: Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto);
l'articolo 1, comma 97, della legge finanziaria 2005 (legge n. 311 del 30 dicembre 2004 - pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 306 del 31 dicembre 2004) ha previsto che: «[...] nell'ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all'assunzione di cui al comma 96 è prioritariamente considerata l'immissione in servizio: [...] c) per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli ufficiali giudiziari C1 e nei ruoli dei cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, dei vincitori e degli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002; [...]». Tale previsione permette di coprire le forti carenze delle piante organiche del Ministero della giustizia (pari a più di un terzo rispetto a quelle previste con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2002);
in data 27 luglio 2005 la Camera dei deputati (nella
seduta n. 663) ha sottoposto al Governo un ordine del giorno (n. 9/6016/11 - firmatari Onorevoli: Dell'Anna, Emerenzio Barbieri, Mancini, Santori, Caminiti, Leccisi, Lazzari, Lisi) con cui si chiedeva l'impegno del Governo a reperire le risorse necessarie ad assumere i restanti vincitori e tutti gli idonei al concorso a 443 posti di ufficiali giudiziari C1 ed il Governo, nella persona del Segretario di Stato Onorevole Learco Saporito, ha accettato l'ordine del giorno ed ha assunto l'impegno a reperire le risorse necessarie ad assumere i vincitori e gli idonei;
in data 3 agosto 2005 il Consiglio dei Ministri ha autorizzato l'assunzione di 350 Ufficiali Giudiziari C1 (quindi, tutti i restanti 185 vincitori e 165 idonei);
l'articolo 17 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, recante «Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale» convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 1o agosto 2005, ha sottratto al Pubblico ministero la possibilità di notificare tramite Polizia Giudiziaria, affidando i compiti di notifica quasi esclusivamente agli Ufficiali Giudiziari; ciò rende necessaria una tempestiva riorganizzazione degli Uffici Unici Notifiche Esecuzioni e Protesti dei tribunali, al fine di far fronte a tali ulteriori esigenze di notifica (aspetto già peraltro evidenziato da S.E. il Procuratore Generale di Roma dottor Salvatore Vecchioni);
tra il 2004 ed il 2005, si sono susseguite circa 60 interrogazioni parlamentari, provenienti dalle diverse forze politiche, con cui sono state sollecitate le assunzioni dei vincitori ed idonei al concorso cui all'oggetto;
in data 15 dicembre 2005 la Camera dei deputati (
seduta n. 720) ha sottoposto al Governo due ulteriori ordini del giorno (sul progetto di legge di bilancio 9/06177/157 - presentato dall'Onorevole Buemi; e, 9/6177/100 - firmatari Bonito, Lucidi, Finocchiaro, Kessler, Carboni, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi) con cui si è tornati a chiedere l'impegno del Governo ad assumere gli idonei, (ordine del giorno accettato dal Governo nella persona dell'Onorevole Giuseppe Vegas);
in data 29 marzo 2006 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto del Presidente della Repubblica relativo all'autorizzazione alla assunzione di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato, enti pubblici non economici, agenzie ed enti di ricerca - anno 2006 - che dispone l'autorizzazione a 100 assunzioni per la Giustizia-Organizzazione giudiziaria (decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2006);
attualmente restano da assumere circa 550 idonei, che si riducono a 450 considerando le assunzioni già autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006;
l'assunzione degli idonei cui al concorso in oggetto, potrebbe, nell'immediato, contribuire a risolvere parzialmente i problemi che affliggono il sistema giudiziario
italiano, poiché permetterebbe di coprire le forti carenze nelle piante organiche, sia degli Ufficiali Giudiziari, sia dei cancellieri, contribuendo, in modo incisivo, ad attenuare il fenomeno del sistematico ritardo dei tempi di notifica degli atti processuali;
con una previsione legislativa (finanziaria 2005), tre ordini del giorno della Camera, accettati dal Governo, più di 60 interrogazioni parlamentari e parecchie promesse, non si è ancora riusciti a risolvere il problema -:
se non ritenga di promuovere tutte le iniziative per ottenere l'assunzione dei rimanenti idonei al concorso in questione e, in particolare per ottenere che le 100 assunzioni autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006 riguardino solo idonei al Concorso per Ufficiali Giudiziari, vista la tassatività delle deroghe al blocco delle assunzioni di cui alla legge finanziaria 2005 e che tali idonei vengano assunti in tutte le regioni interessate, a partire dalle regioni meridionali e proporzionalmente ai posti messi a concorso;
se non ritenga di approntare un piano che porti all'assunzione di tutti i rimanenti 450 idonei entro l'anno in corso.
(4-00344)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 18 ottobre 2005, dopo l'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale calabrese, dottor Francesco Fortugno, la settima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha deliberato di richiedere al Comitato di Presidenza l'apertura di una pratica in ordine alla situazione organizzativa degli atti giudiziari del Distretto di Reggio Calabria in relazione al grave evento delittuoso verificatosi a Locri il 16 ottobre 2005;
in esecuzione della citata delibera, in data 31 ottobre 2005, la settima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, guidata dal vice presidente Virginio Rognoni, si è recata presso i Tribunali di Locri e Reggio Calabria per svolgere la relativa indagine;
durante le audizioni, il Presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria ha evidenziato la criticità con cui attualmente opera la Corte in ragione degli organici insufficienti e delle carenze delle strutture giudiziarie; la Corte d'Appello ha anche in corso importanti e complessi processi penali contro la criminalità organizzata;
il Presidente del Tribunale di Reggio Calabria ha evidenziato la carenza di organico che grava sulle complesse procedure pendenti aventi ad oggetto reati di criminalità organizzata;
il Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria ha specificato che il settore civile è sacrificato a favore di quello penale;
il Procuratore Generale della Repubblica ha ribadito che fin dal 2000 ha richiesto infruttuosamente un aumento di organico per garantire la presenza della Procura Generale in udienza ed ha aggiunto la disfunzione creata dalla carenza di strutture di supporto alle attività giudiziarie;
il Presidente di Sezione con funzioni di Presidente del Tribunale per le Misure di Prevenzione ha evidenziato l'esiguità dell'organico, di sole tre unità, rispetto al carico di lavoro che presenta una pendenza di cento misure di prevenzione patrimoniali e la richiesta di amministrazione giudiziaria per numerose aziende;
il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria ha rilevato che l'organico è composto da molti magistrati di prima destinazione e, con il turn over imposto in DDA dalla normativa, i Magistrati più esperti devono transitare nel settore ordinario, mentre i giovani vengono assegnati alla DDA, il che determina inevitabilmente problemi in termini di esperienza; allo stato attuale la vacanza
di un posto in DDA è dovuto alla carenza in organico di Magistrati di esperienza;
il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha evidenziato la carenza di organico, la cui mancata copertura in tempi brevi può determinare seri problemi al corretto funzionamento dell'ufficio;
situazioni altrettanto preoccupanti sano state evidenziate dai rappresentanti della Magistratura del Tribunale di Locri ed è stato, altresì, ricordato come questa città è stato teatro di gravi fatti di sangue rimasti a tutt'oggi impuniti;
in questo quadro il Presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria ha indicato l'uccisione del vice presidente del Consiglio regionale calabrese come «omicidio di 'ndrangheta, a conferma che in Calabria e in alcune aree della Regione, come appunto la Locride, l'antistato avanza sovrastando lo Stato, decide chi eliminare senza la benché minima preoccupazione, si accaparra tutti gli appalti pubblici, si infiltra direttamente o indirettamente nelle istituzioni e nella politica»;
il tutto fa comprendere la difficoltà delle indagini sull'omicidio Fortugno, la cui titolarità è stata affidata al Sostituto Procuratore Distrettuale di Reggio Calabria, Giuseppe Creazzo;
le indagini, ancora in corso, hanno portato all'individuazione e alla cattura dei presunti killer, basisti e mandante dell'omicidio Fartugno;
il Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso, dopo l'arresto del presunto mandante dell'omicidio Fortugno ha dichiarato in un'intervista che «...le indagini continueranno. Non mi accontento di un movente che considero fortemente riduttivo»;
la stessa interrogante ritiene che un omicidio di tale portata debba avere mandanti individuabili in «alti livelli» e che, pertanto, le complesse indagini debbano continuare;
notizie di stampa rivelano che il Sostituto Procuratore della DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Creazzo, titolare delle indagini sull'omicidio Fortugno, ha accettato di assumere l'incarico di Vice Direttore dell'Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia;
l'interrogante ritiene preoccupante l'abbandono delle indagini sull'omicidio Fortugno da parte del Sostituto Procuratore Creazzo, la cui attività ha portato al conseguimento di importanti risultati e la cui conoscenza specifica del caso è indispensabile per il proseguo e completamento delle indagini stesse -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per sopperire alle gravi carenze di organico e strutturali esistenti presso i Tribunali di Reggia Calabria e di Locri;
quali siano i motivi che hanno portato il Ministro interrogato a conferire il nuovo incarico ministeriale al Sostituto Procuratore della DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Creazzo, proprio nel momento in cui le indagini sul delitto Fortugno appaiono nella loro fase cruciale ed alla luce delle gravi carenze di Magistrati evidenziate da tutti i responsabili delle strutture giudiziarie di Reggio Calabria e di Locri.
(4-00357)
SMERIGLIO e FORGIONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a giugno del 2005 sono stati assunti 27 lavoratori a tempo determinato presso le dipendenze dell'Amministrazione del Ministero della giustizia; questi contratti sono stati stipulati ai sensi del decreto legislativo n. 368 del 6 settembre 2001 che ammette la loro proroga;
in previsione della scadenza del loro rapporto di lavoro suddetti lavoratori hanno richiesto il rinnovo del proprio contratto;
a sostegno della suddetta richiesta l'allora Sottosegretario di Stato, onorevole Vitali, rivolgendosi al Direttore Generale del Personale, affermava la sussistenza di presupposti legislativi, di merito e di opportunità per dare riscontro favorevole alla richiesta di rinnovo dei contratti. Infatti l'onorevole Vitali affermava: che la normativa vigente consentiva la proroga dei rapporti a tempo determinato; che vi erano le condizioni di oggettivo interesse per continuare ad utilizzare personale già formato ed addestrato e in possesso di comprovate, specifiche, capacità; che eventuali proroghe non avrebbero peraltro fatto sorgere alcun diritto alla stabilizzazione del rapporto in capo ai lavoratori; concludeva invitando l'Amministrazione ad adottare tutte le idonee iniziative del caso per procedere al rinnovo dei contratti in questione;
dopo questo intervento l'Amministrazione del Ministero della giustizia, senza nessuna ragione valida, ha proceduto alla proroga e rinnovo dei contratti di soli 18 lavoratori su 27; 9 di questi lavoratori, Tino Clementino Manzo, Domenico D'Agostino, Maria Rosaria Petuglia, Lorella Latini, Loredana Urbinelli, Tiziana Rippa, Maura Abbondanza, Catia Patriarca e Cintia Ruggeri, sono stati allontanati dal loro posto di lavoro (Liberazione - 24 gennaio 2006);
tale atteggiamento risulta incomprensibile, ingiusto e, soprattutto, illegittimo. Non sussiste, infatti, nessuna ragione perché si discrimini tra lavoratori che versano tutti nella medesima condizione -:
quali iniziative urgenti intenda mettere in atto affinché venga riconosciuto ai suddetti lavoratori il loro diritto alla proroga o rinnovo del rapporto di lavoro alle dipendenze del Ministero della giustizia.
(4-00359)