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Allegato B
Seduta n. 154 del 9/5/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
ZACCHERA e BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni è stata chiusa l'Ambasciata italiana in Madagascar accorpando questo Paese a quelli in carico alla nostra Ambasciata a Pretoria;
risulta all'interrogante come, nelle scorse settimane, il governo malgascio non abbia concesso l'accreditamento ad un Console onorario presentato dalla Farnesina;
da tempo gli italiani residenti in Madagascar (alcune migliaia), oltre ai numerosi turisti italiani che si recano in quel Paese, lamentano la mancanza di una adeguata copertura diplomatica anche a tutela delle numerose iniziative commerciali avviate da italiani sull'isola;
nonostante il pregevole impegno della nostra Ambasciata a Pretoria, appare evidente la difficoltà di seguire in modo
efficace le problematiche in Madagascar, sia per la distanza che per i pochi collegamenti possibili;
in segno di protesta si è dimesso l'intero Consiglio Direttivo dell'Associazione italiani in Madagascar -:
quali iniziative urgenti abbia in animo il MAE per fornire un'adeguata copertura diplomatica agli italiani in Madagascar e se non si ritenga necessario prevedere la riapertura di una Rappresentanza diplomatica permanente in Madagascar.
(5-01012)
PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
agli inizi di aprile, i 38 operatori internazionali dell'Organizzazione Non Governativa italiana Emergency, tra i quali 32 italiani, hanno lasciato l'Afghanistan;
contestualmente a tale decisione, il capo dei servizi segreti afghani, Amrullah Saleh, accusava un dipendente dell'ONG italiana, Rahmatullah Hanefi, di essere un possibile fiancheggiatore dei terroristi talebani ed avanzava pesanti sospetti sull'intera Emergency, e sul ruolo ambiguo dell'organizzazione nella mediazione per la liberazione del fotoreporter Gabriele Torsello e del giornalista del quotidiano italiano «La Repubblica» Daniele Mastrogiacomo;
in data 26 aprile 2007, quanto restava del personale dell'organizzazione umanitaria italiana ha lasciato definitivamente Kabul, capitale del Paese afghano, per fare ritorno in Italia;
in data 27 aprile 2007, il leader di Emergency Gino Strada, ha dichiarato al quotidiano «Il Corriere della Sera» che si tratta di un congelamento delle attività nei tre ospedali e nei 28 centri di pronto soccorso, gestiti dall'organizzazione umanitaria italiana, presenti in Afghanistan;
in previsione di tali decisioni le attività della ONG Italiana sono state bruscamente interrotte;
sono stati pagati gli stipendi dei circa 1250 dipendenti afghani fino al 31 Maggio, i ricoveri sono stati bloccati e i 240 pazienti presenti nelle strutture sanitarie sono stati improvvisamente dimessi;
se ed in quale proporzione, Emergency, abbia ottenuto e gestito fondi pubblici italiani, investendoli in quelle strutture sanitarie che vengono oggi abbandonate, risultando a tal proposito assolutamente necessario un intervento del Governo italiano, per favorire il trasferimento delle strutture sanitarie costruite da Emergency, sul territorio afghano ad altra organizzazione umanitaria, sia essa italiana o di altra nazionalità, per assicurare la continuità nel servizio di assistenza sanitaria ed al fine di risolvere una situazione di grave pericolo, che potrebbe sfociare in una vera e propria emergenza umanitaria, contraria a quei principi di solidarietà ed umanità, cui il nostro Paese ha sempre aderito convintamene.
(5-01013)
MANTOVANI, CACCIARI, KHALIL detto ALÌ RASHID e SINISCALCHI. Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'8 maggio 2007, si è avuta notizia dall'agenzia di stampa Reuters che il gruppo di militanti del MEND (Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger) ha rivendicato la distruzione di tre importanti oleodotti nel Delta del Niger tutti dell'Agip gruppo ENI, tra cui vi sarebbe anche il terminale di Brass, che normalmente esporta 160.000 barili di greggio al giorno, con conseguenze ambientali terrificanti;
questi episodi sono solo gli ultimi di una lunga e spaventosa serie di attacchi alle infrastrutture petrolifere delle compagnie internazionali presenti nell'area ed ai tecnici lì operanti (come già ricordato nella interpellanza n. 2-00337 dell'8 febbraio 2007);
cinque mesi fa il MEND aveva sequestrato quattro tecnici dell'ENI, poi volontariamente liberati, per dare risalto, attraverso l'opinione pubblica internazionale, alla insostenibile situazione esistenziale delle popolazioni che vivono nella regione del Delta del Niger;
a seguito degli eventi che hanno portato al rilascio dei predetti tecnici, numerose piccole e grandi realtà dell'associazionismo e del sindacalismo italiano hanno dato vita all'«Osservatorio sull'ENI», nel cui ambito denunciano, in un recente comunicato, che dopo la liberazione dei nostri concittadini, purtroppo, nulla è stato fatto e nulla sembra essere mutato;
nel contempo, lo stesso Presidente nigeriano Obasanjo ha ritenuto necessario impegnarsi pubblicamente a migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, preannunciando importanti interventi in opere infrastrutturali;
il MEND, che chiede il controllo in sede locale della ricchezza generata dalle attività petrolifere nell'area povera del Delta e minaccia di far saltare in aria altri oleodotti ed impianti delle compagnie internazionali, insieme ad altri gruppi armati nel Delta, ha ricominciato gli attacchi dopo le elezioni svoltesi in Nigeria il 21 aprile, elezioni - dallo stesso MEND non riconosciute - che sono state costellate da violenze (che hanno portato ad oltre 200 vittime) e brogli, venendo giudicate fraudolente da tutti gli osservatori internazionali inviati, compresi quelli dell'Unione europea;
il MEND tiene attualmente in ostaggio 14 persone straniere, sequestrate negli impianti delle società petrolifere, tra cui quattro italiani che lavoravano in una piattaforma gestita dall'americana Chevron;
la promessa del MEND di rilasciare comunque i nuovi ostaggi il 30 maggio, giorno dell'insediamento del nuovo Presidente nigeriano, è incoraggiante, ma torna ad interrogare Parlamento e Governo sulle politiche di sfruttamento in atto in questo Paese da parte delle imprese multinazionali del petrolio;
la regione del Delta del Niger rimane una delle zone più inquinate del pianeta e le condizioni in cui vivono le popolazioni locali sono disumane: senza acqua potabile, fognature, luce elettrica e con un reddito medio di un dollaro al giorno, mentre le multinazionali del petrolio, tra le quali l'ENI, estraggono 2,5 milioni di barili di greggio al giorno;
il nostro Paese è di fatto fortemente presente nell'area nigeriana attraverso l'ENI, la più grande impresa di Stato, controllata dal Governo -:
quali iniziative il Governo intenda assumere in termini di apertura nei confronti del nuovo governo della Nigeria e di distensione nei confronti delle popolazioni locali, rendendo disponibile - come maggiore azionista del gruppo - l'ENI a rivedere i propri impegni e programmi di sfruttamento delle risorse naturali delle regioni del Delta nell'ottica del risanamento del territorio dagli inquinamenti prodotti dall'estrazione di petrolio e gas e fornendo garanzie concrete affinché le ricadute economiche delle attività estrattive siano controllate localmente e indirizzate in via prioritaria e prevalente a beneficio delle popolazioni residenti, ovvero, nel caso dovessero perdurare condizioni di insicurezza e di mancanza di collaborazione con le comunità locali, operando affinché l'ENI rinunci alle concessioni e ritiri le proprie attività dall'area.
(5-01014)
D'ELIA e MELLANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi mesi il Consiglio europeo è stato impegnato in un dibattito sulla politica dell'Unione europea nei confronti della Repubblica di Cuba e, nel Consiglio affari generali e relazioni esterne previsto per il 18 di giugno, l'Unione europea sarà chiamata ad analizzare
le sanzioni diplomatiche che applica nei confronti del Governo cubano;
la posizione comune nei confronti di Cuba prevede che l'Unione europea instauri un dialogo politico diretto anche con le forze di opposizione democratica e le organizzazioni della società civile;
alcuni paesi dell'Unione europea e gli Stati Uniti offrono i servizi delle loro ambasciate e sedi di rappresentanza a Cuba alle organizzazioni della società civile nei confronti dei quali il Governo cubano limita fortemente la libertà di espressione e di comunicazione, anche attraverso i controlli della società telefonica ETECSA, di cui la società Italiana Telecom detiene circa il 30 per cento delle azioni -:
se il Governo Italiano ritenga di dover ribadire il proprio sostegno a una politica europea che condizioni il miglioramento delle relazioni politiche ed economiche nei confronti di Cuba, inclusi i progetti di cooperazione allo sviluppo, al rispetto dei diritti umani fondamentali, a partire dalla liberazione dei prigionieri politici ancora detenuti nelle carceri cubane e se il Governo ritenga urgente e necessario, utile ed opportuno aprire l'Ambasciata italiana a Cuba all'uso da parte dei rappresentanti della società civile cubana dei suoi servizi, a partire dall'uso di Internet - che è strettamente controllato - offrendo così un sostegno operativo concreto per il rispetto di alcuni diritti fondamentali.
(5-01015)