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Allegato B
Seduta n. 154 del 9/5/2007
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GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 31 gennaio 2007, il sottoscritto interpellante ha presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro della giustizia in merito alla soppressione dei cosiddetti Tribunali minori considerati strutture fondamentali per l'amministrazione della giustizia nel nostro Paese;
nella risposta all'interrogazione parlamentare, il Ministro ha dichiarato testualmente: «che l'auspicata revisione delle circoscrizioni giudiziarie avrà mire più organiche e costruttive che non la mera e lamentata soppressione dei tribunali per i minorenni»;
tale risposta appare poco chiara ed insoddisfacente, perché il Ministro non chiarisce in modo esaustivo e comprensibile quali siano le sue intenzioni circa la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la soppressione dei tribunali minori «e non dei minorenni» che costituiscono, senza ombra di dubbio, un valido strumento
per «smaltire», le cause arretrate e ridurre i tempi biblici dei nostri processi;
se si vuole attuare una chiara politica di riforma della giustizia, per avere non solo una giustizia più «giusta», ma anche più celere a garanzia dei cittadini e delle loro richieste, si devono adottare strumenti organizzativi idonei e risorse economiche importanti, quali ad esempio il cosiddetto «tesoretto», da destinare, almeno in parte, al rafforzamento della struttura organizzativa della giustizia del nostro Paese, oggi assai carente e sulla quale lo stesso Ministro è intervenuto più volte, lamentando di non avere le necessarie risorse economiche per poter creare un sistema efficiente ed efficace per i cittadini;
è necessario, che il Ministro chiarisca in modo chiaro e preciso quali siano le sue intenzioni sulla paventata soppressione dei tribunali minori, sul rafforzamento dell'amministrazione della giustizia del nostro Paese, che deve essere adeguata al ruolo che l'Italia svolge nel contesto europeo e internazionale, sempre tenendo presenti gli interessi dei cittadini;
la risposta fornita dal Ministro alla interrogazione del sottoscritto interpellante, non appare, come il sottoscritto ha già ripetuto nella prima parte della premessa, soddisfacente perché non chiarisce le sue intenzioni circa la soppressione dei tribunali minori e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie -:
quali siano le reali intenzioni del Ministro circa la paventata soppressione dei Tribunali minori e la revisione complessiva delle circoscrizioni giudiziarie e se ci sia, allo stato, un progetto organico di riforma complessiva;
se, allo stato, il Ministro non ritenga di utilizzare, nella sua azione di ammodernamento del funzionamento della giustizia, parte del cosiddetto «tesoretto», sempre in relazione alla necessità di avere adeguate risorse per non sopprimere i tribunali minori che svolgono un ruolo fondamentale nell'amministrazione della giustizia del nostro Paese;
se non sia necessario fornire risposte chiare e precise, sul rapporto che esiste tra la celerità del processo, la riduzione dei suoi tempi «biblici» e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie con la soppressione dei tribunali minori, come, in riferimento al punto precedente della premessa, il Ministro intenda ridurre i tempi dei processi se poi, al contempo, si dovesse ridurre la potenzialità ed il numero dei tribunali minori che a oggi costituiscono, importanti presidi per l'amministrazione della giustizia del nostro Paese;
se non sia una contraddizione politica ed amministrativa, avere oggi risorse economiche che potrebbero essere utilizzate, in parte, per ammodernare il sistema giudiziario del nostro Paese rendendolo più efficace ed efficiente a tutela dei cittadini e delle loro giuste richieste e «lamentarsi» per non avere risorse economiche adeguate da utilizzare.
(2-00518)«Marinello».
Interrogazioni a risposta scritta:
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha più volte denunziato la inadeguatezza dell'organico della Magistratura presso la DDA di Catanzaro, alla luce della competenza che la stessa ha su un territorio eccessivamente vasto e dilaniato da una pressante presenza della criminalità organizzata;
l'organico della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, composto da un Procuratore e da un Procuratore Aggiunto per il settore Ordinario e da un Procuratore Aggiunto per la DDA e da 18 Sostituti Procuratori, presenta
oggi la vacanza di un posto di Sostituto;
dei 18 Sostituti Procuratori solo 6 sono attualmente assegnati alla DDA, con competenza su ben otto circondari di Tribunale (Catanzaro, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Crotone, Cosenza, Paola, Rossano e Castrovillari);
i Magistrati della Procura Ordinaria si occupano invece dei reati ordinari commessi nel territorio relativo al circondario di Catanzaro;
dagli stessi Magistrati e da rappresentanti di altri Organismi è stata più volte segnalata agli organi competenti la vastità del territorio di competenza distrettuale, che rende incongruo il numero dei Magistrati che hanno il compito di operare l'azione di contrasto alla criminalità organizzata;
proprio l'esiguità del numero dei Magistrati della DDA di Catanzaro ha frequentemente indotto a fare ricorso all'istituto previsto dal comma 3, dell'articolo 70-bis regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, designando per l'esercizio delle funzioni di PM nei procedimenti riguardanti i reati «di mafia» magistrati appartenenti alle Procure Ordinarie Territoriali del Distretto;
a causa del trasferimento di alcuni Magistrati e l'assenza di altri per maternità negli ultimi mesi, nella Procura Ordinaria di Catanzaro si sono create delle scoperture e nonostante ciò, nei giorni scorsi, il Procuratore della Repubblica ha espresso parere favorevole all'accoglimento di una domanda di applicazione extra-distrettuale presso la Procura Ordinaria di Parma;
è stato paventato il supporto dei Magistrati della DDA di Catanzaro per sopperire alle scoperture createsi nella Procura Ordinaria, il che porterebbe automaticamente ad una paralisi dell'attività della stessa DDA;
all'interrogante appare chiaro che se la DDA, al fine di fare fronte alle proprie attività, è costretta fare ricorso a continue applicazioni di Magistrati delle Procure Ordinarie del Distretto, certamente non possiede risorse tali da fornire ausilio al Settore Ordinario, depauperato di una unità a seguito di valutazione, del tutto discrezionale, del Procuratore Capo, favorevole all'applicazione extra distrettuale di un proprio Magistrato -:
se non ritenga necessario ed urgente sopperire all'adeguamento degli organici della Magistratura di Catanzaro, in particolare valutando l'adeguatezza dell'attuale organizzazione interna;
se non ritenga, altresì, indispensabile garantire adeguatamente il celere svolgimento dei processi «di mafia» in una realtà territoriale fortemente gravata da una asfissiante presenza della criminalità organizzata.
(4-03565)
BUEMI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su La Stampa di lunedì 7 maggio 2007, è uscita un'inchiesta sul nuovo modulo organizzativo messo a punto dal presidente del Tribunale di Torino, Mario Barbuto, che ha consentito ai giudici di sfornare sentenze in serie ed azzerare, nel giro di pochi anni, l'arretrato nel settore civile;
secondo l'ultima relazione di Strasburgo, infatti, al 30 novembre 2006, nella sede centrale del tribunale solo il 3,86 per cento delle cause erano ancora pendenti a 3 anni dal loro inizio mentre di quelle sotto i 3 anni, il 68,46 per cento avevano appena un anno di vita, il 22,77 per cento due e l'8,76 tre;
in accordo con i magistrati e l'ordine forense si sta ora tentando di trasferire il modello anche nel settore penale dove i tempi sembrerebbero essere maturi;
l'improvvisa accelerata ha però creato, paradossalmente, una vera e propria paralisi della cancelleria che, a seguito dell'accumulo delle sentenze, non riesce ad evadere le pratiche; il cancelliere della IV sezione penale del tribunale di Torino, Franco Graziani, spiega come dall'inizio dell'anno le notifiche non ancora eseguite sono nella sostanza raddoppiate mentre i tempi medi di smaltimento di una pratica sono passati dai 2-3 mesi del gennaio 2006 ai 6-8 mesi del gennaio 2007;
simili ritardi generano gravi conseguenze innanzitutto per il cittadino-indagato che, ad esempio, si vede notificare una sentenza di assoluzione con mesi di ritardo;
attualmente, la IV sezione penale del tribunale di Torino conta circa 200 pratiche inevase e il numero si moltiplica per le altre cancellerie in cui le esecuzioni sono addirittura ferme al 2002;
a questo si aggiungono le sempre più frequenti lamentele degli avvocati che protestano perché non riescono ad ottenere copie o estratti delle pratiche per cui, quando riescono a recuperare il fascicolo, lo trattengono con conseguenti problemi di responsabilità a carico del personale delle cancellerie;
quanto descritto è essenzialmente ascrivibile ad una cronica carenza di personale cui si aggiunge il fatto che la sperimentazione informatica ha in concreto rallentato i ritmi cosicché le sentenze non vengono eseguite -:
se il ministro competente non ritenga di dover far fronte a questa situazione avvalendosi di eventuali trasferimenti volontari da altre strutture o di convenzioni con altri enti pubblici che vadano a sanare le carenze di organico riscontrate, tenuto anche conto del fatto che la sostanziale paralisi del sistema lede il fondamentale diritto dei cittadini ad una giustizia vera e tempestiva oltre a costare molto denaro all'Erario.
(4-03569)