Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 154 del 9/5/2007
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
CONTENTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da anni la sponda destra del torrente Cellina, situata in Comune di Montereale Valcellina (Pordenone), risulta gravemente contaminata dalla presenza di scarichi di amianto;
il fenomeno è molto noto in zona, soprattutto perché le ondate di piena del fiume stanno contribuendo allo sparpagliamento nei fondi vicini del materiale inquinante;
l'episodio di degrado ambientale in parola è talmente vasto da coinvolgere anche i limitrofi Comuni di Maniago, Vajont e San Quirino;
è da almeno sette anni che si discute della possibilità di bonificare il sito del Cellina, tanto che in passato era stato proposto anche il coinvolgimento dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente;
per il momento il quadro di cui sopra non è mutato, bensì tende a peggiorare ad ogni nuova precipitazione atmosferica tale da far ingrossare il vicino corso d'acqua;
vista la preoccupazione espressa in questo senso da amministratori pubblici e residenti e data l'estrema pericolosità per la salute pubblica legata alla continua esposizione a fibre volatili di amianto, si rende necessario un immediato intervento di codesto Ministero volto a pianificare, di concerto con la Regione Friuli-Venezia Giulia e con i Comuni interessati, i futuri interventi di rimozione del materiale -:
quali dati abbia a propria disposizione circa l'effettiva entità e gravità del fenomeno denunciato in narrativa e consistente nella presenza di ingenti quantitativi di amianto lungo la sponda destra del torrente Cellina, in Comune di Montereale Valcellina (Pordenone);
se e quali interventi intenda porre in essere, di concerto con la Regione Friuli-Venezia Giulia e con i Comuni interessati, per consentire nel più breve tempo possibile la bonifica del sito in questione.
(4-03556)
STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Rete ecologica europea - denominata Natura 2000 - dei siti naturali, individuata dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE (recepita con decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997), finalizzata alla tutela dei territori ritenuti più idonei alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche, prevede l'individuazione delle zone speciali di conservazione e di zone di protezione speciale (ZPS), queste ultime già previste dalla Direttiva 79/409/CEE (recepita con legge n. 157 del 1992);
le suddette Direttive incaricano gli Stati membri di individuare e gestire le aree naturali di particolare interesse per gli animali e il loro habitat; lo strumento per individuarle è costituito da un inventario di aree prioritarie per l'avifauna, denominate IBA (Important Bird Areas);
l'individuazione delle ZPS avviene da parte delle Regioni, le quali, danno comunicazione al Ministero dell'ambiente dell'elenco dei siti di importanza comunitaria (pSic) chiedendone la classificazione ed allegando il formulario Natura 2000 e la cartografia delle zone. Il Ministero verificata la completezza delle informazioni assunte, da parte delle Regioni, con decreto ministeriale, classifica le ZPS e trasmette la documentazione all'Unione europea, facendo così entrare in vigore gli obblighi relativi alle misure di conservazione ed alla valutazione di incidenza sul territorio delle ZPS;
con il decreto-legge n. 251 del 2006, che aveva lo scopo di assicurare la conformità dell'ordinamento italiano alla normativa comunitaria concernente la conservazione della fauna selvatica (Direttiva 79/409/CEE), tramite decreto del Ministero dell'ambiente si volevano introdurre una serie di requisiti minimi uniformi ai quali le Regioni si dovevano adeguare e quindi si definivano le misure di conservazione; le modalità di esercizio del potere di deroga; l'adeguamento del numero e superficie delle ZPS; le Regioni, entro 90 giorni dall'entrata in vigore del suddetto decreto, dovevano adeguare il proprio ordinamento alle disposizioni comunitarie;
la mancata conversione in legge del decreto n. 251 del 2006 ha causato l'assenza di disposizioni derogatorie particolari, provocando, quindi, l'equiparazione delle ZPS alle aree naturali protette (regolamentate dall'articolo 6 della legge quadro sulle aree protette n. 394 del 1991) che all'articolo 6, comma 3, vieta ogni trasformazione del territorio fatte salve le manutenzioni ordinarie e straordinarie, da eseguirsi solo previa comunicazione al Ministero e alla Regione;
tale divieto rappresenta un forte limite per lo sviluppo dei territori montani, anche sotto il profilo turistico, fonte indispensabile di sviluppo socio-economico delle zone interessate;
nel 2002 la LIPU, alle quale era stato affidato il compito di adeguare le zone IBA, ha effettuato l'aggiornamento ampliando le zone, ad esempio nella sola Regione Lombardia, è stato portato a 15 il numero delle aree comprendendo, anche, le Alpi e Prealpi Orobie, questo ha causato seri problemi ad alcuni comuni della zona;
ad esempio gran parte del territorio del comune di Valbondione (Bergamo) è ricompreso nei perimetri di tutela della Rete Natura 2000 lasciando libere solo le zone di fondovalle. Questo impedisce di realizzare interventi di ristrutturazione, adeguamento e/o ricostruzione, anche con il solo scopo di valorizzare le risorse presenti sul territorio, e la possibilità di pianificare il territorio nell'ottica di uno sviluppo della zona. Questo è dovuto al fatto che gli enti locali non sono coinvolti nel processo decisionale della Regione di individuazione delle zone ZPS -:
se non si ravvisi l'urgente necessità di colmare il «vuoto» normativo che si è venuto a creare in seguito alla mancata conversione in legge del decreto n. 251 del 2006, che ha portato alla conseguente equiparazione delle ZPS alle aree protette;
se non sia opportuno prevedere la possibilità di intervento degli enti locali dando loro la possibilità di poter esprimere le loro opinioni, che scaturiscono da una valida conoscenza del territorio e del suo sviluppo storico e socio-economico;
se non sia opportuna una redistribuzione agli enti locali delle risorse per la gestione dei siti in proporzione all'effettiva superficie del territorio interessato.
(4-03561)
BENVENUTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le caratteristiche del tracciato dell'autostrada A 10 Genova Savona, nel tratto in corrispondenza del quartiere di Prà Palmaro, nel Comune di Genova, comporta una situazione di grave disagio ambientale per gli abitanti delle case che si affacciano sull'arteria viaria;
tale tracciato passa a pochi metri dalle finestre di una serie di palazzi circostanti provocando una situazione di intollerabile disagio abitativo e altissimi livelli di inquinamento acustico ed atmosferico;
da molti anni, anche con l'impegno della Regione Liguria e del Comune di Genova, è stato predisposto un progetto (c.d. Labò) di complanarizzazione delle due carreggiate con completa copertura che consentirebbe di eliminare i fenomeni di inquinamento, nonché di ricomporre urbanisticamente il quartiere oggi diviso in due parti dall'autostrada;
negli anni il progetto, più volte modificato ed affinato, è stato anche finanziato (con la partecipazione degli stessi Enti locali) e si è oggi in attesa di una definitiva approvazione per procedere all'avvio dei lavori;
il tratto è stato anche individuato come uno di quelli più gravi sotto il profilo dell'impatto con l'abitato ed è stato analizzato dal tavolo tecnico sull'inquinamento acustico che vede il coordinamento del ministro dell'ambiente ed è attivo presso la Prefetture di Genova -:
per quale motivo si siano accumulati ritardi così vistosi malgrado l'indubbia pericolosità ambientale e sociale di tale situazione;
quali siano i tempi di una decisione definitiva in merito che consenta di approvare il progetto e di cantierare i relativi lavori.
(4-03564)
CASTIELLO e NESPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il territorio del comune di Acerra (Napoli) fu dichiarato, mediante il D.C.d. M. del 26 febbraio 1987, quale area disastrata e alla Località «Pantano», secondo una consulenza allora affidata all'ENEA (17 aprile 2003), fu riscontrata anche un'alta concentrazione di diossina;
in tale area, nonostante i molteplici pareri scientifici contrari, fu individuato il sito per la realizzazione del termovalorizzatore che, ai giorni odierni, risulta anche essere oggetto di procedimento penale da parte della Magistratura;
a poca distanza da questo sito risulta esserci lo stabilimento Montefibre (Ex Rodiathoce) che, dopo anni di inattività, pare essere in procinto di una nuova apertura;
sullo stesso territorio, oltre ai due precedenti insediamenti, verrà ubicata, secondo quando dichiarato dall'amministrazione comunale, una centrale di cogenerazione elettrica (gara aggiudicata, sembra, alla Siemens);
in quella stessa parte di territorio della Campania, l'ASL NA 4 ha denunciato il vertiginoso incremento di malattie neoplastiche creando legittime preoccupazioni tra le popolazioni interessate;
l'area del comune di Acerra già sconta la mancata bonifica dei «Regi Lagni», l'urbanizzazione ed una pluriennale cementificazione abusiva, lo scarico (in
falda ed in aria) di residui da prodotti industriali provenienti dall'Alfa Avio e dalla Sogetel;
la regione Campania pare che abbia recentemente destinato al Comune di Acerra ingenti risorse economiche a titolo di ristoro ed ai fini di una bonifica di cui si disconosce ogni preventiva progettualità;
se il Governo non ritenga più utile sulla scorta dei dati segnalati dalla stessa «ASL NA 4» verificare il rispetto delle condizioni indicate dal parere espresso dalla Commissione per la valutazione d'impatto ambientale avviando, propedeuticamente, la già finanziata operazione di bonifica dei siti ed affidando la gestione degli interventi ad un Commissario Ad Acta al fine di dissipare ogni tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei fondi a questa destinata considerato anche che presso il Comune di Acerra è stata già istituita da parte del Prefetto Pansa una Commissione di accesso secondo quanto previsto dalla legislazione vigente.
(4-03570)