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Allegato B
Seduta n. 156 del 14/5/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazioni a risposta scritta:
OLIVERIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ormai da qualche tempo che si è diffusa la conoscenza del «rischio amianto». L'attenzione del mondo scientifico si è concentrata sulle caratteristiche di questo materiale, nonché sulle metodiche per l'individuazione e l'eliminazione dei rischi e dei danni dallo stesso provocati negli ambienti di vita e di lavoro alla salute delle persone e dei lavoratori;
oltretutto l'amianto è stato utilizzato in passato in modo massiccio per le sue ottime proprietà tecnologiche e per la sua economicità;
ma con il tempo il suo utilizzo si è rivelato nocivo per la salute dell'uomo, data la capacità del materiale stesso di rilasciare fibre potenzialmente inalabili, che provocherebbero gravi ed irreversibili patologie prevalentemente all'apparato respiratorio, che si manifestano anche dopo molti anni dall'esposizione;
a conferma di ciò, oggi né è vietata la sua applicazione e, se utilizzato come componente in alcuni prodotti, deve essere dichiarato apponendo le apposite etichette previste dalla normativa vigente;
per queste ragioni la legislazione ha già da tempo disposto non solo la cessazione della produzione e della commercializzazione di qualsiasi materiale contenente fibre di amianto, ma ha anche dettato le regole per le cosiddette bonifiche (decreto-legge n. 277 del 1991 - decreto-legge n. 257 del 1992 - decreto ministero Sanità 6 settembre 1994 - decreto-legge n. 626 del 1994);
ciononostante, in Italia ogni anno si manifestano ancora casi di persone colpite da mesotelioma. Le stime, inoltre, evidenziano che sono centinaia gli ex lavoratori di aree a rischio che muoiono per malattie correlate al problema amianto, che rappresenta, inoltre, il 6,5 per cento del totale delle malattie professionali riconosciute dall'Inail;
in Calabria un'area ancora esposta a tale rischio è quella del Crotonese, dove in una parte di territorio ex industriale a ridosso della città, è stato già riconosciuto sito di interesse nazionale da bonificare: area «ex Pertusola Sud» ed «ex Montedison»;
ad oggi non risultano però ancora avviati gli interventi ivi previsti dalla Conferenza del Servizi e che lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nello scorso luglio ha riscontrato essere in notevole ritardo. Il contenzioso successivamente emerso non consente di fare previsioni certe sul periodo di rimozione dell'amianto esistente;
ad essere contaminata sarebbe stata in realtà tutta l'area circostante e non solo quella industriale delimitata alle suddette fabbriche. Di conseguenza moltissimi lavoratori che hanno prestato servizio in quell'area e cittadini residenti vicino a tali insediamenti industriali in cui si manipolava amianto, sarebbero tutt'ora esposti al rischio di contrarre gravi malattie;
purtroppo è stato riscontrato dall'Inail, che già diverse persone che hanno lavorato e vissuto in quest'area sono state colpite proprio da correlate patologie, mentre altre potrebbero non esserne ancora consapevoli visto che il «tempo di latenza» è in genere di decenni -:
se, e con quali atti, il Governo intenda intervenire affinché con un provvedimento specifico si riconosca l'intera area industriale del Crotonese, - e non solo quella delimitata alle sole fabbriche della ex Montedison ed ex Pertusola Sud - quale «area a rischio amianto», facendo scattare conseguentemente per tutti i lavoratori - che hanno svolto in passato in modo diretto ed abituale una o più attività, comportante l'esposizione al pericoloso materiale a seguito delle mansioni ricoperte, e della responsabilità rivestita all'interno di ogni azienda privata e pubblica insediata nell'intera area riconosciuta a rischio - la concessione dei benefici previdenziali per ciò che concerne il loro trattamento pensionistico, senza che per quest'ultimi siano inoltre previsti limiti temporali per la presentazione della richiesta per poter aderire a tali agevolazioni, considerando che tale riconoscimento consentirebbe ad altri 200 lavoratori crotonesi di poter usufruire secondo la normativa vigente, delle agevolazioni suddette, dalle quali risultano esclusi ingiustamente per un vuoto normativo, avendo operato in zone strettamente limitrofe altrettanto contaminate;
se, e con quali atti, il Governo intenda poi ricondurre le problematiche insorte - a seguito del mancato avvio del procedimento di bonifica - a positiva e immediata soluzione, visto che la salute di ogni cittadino è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione all'articolo 32, ma al tempo stesso non sempre garantito, e che nella prospettiva di una più efficace tutela della persona, la giurisprudenza ha infatti affermato (Cass. Sez. Un. 6 ottobre 1979 n. 5172) che questo diritto comprende inoltre il diritto alla salubrità e sicurezza di ogni ambiente lavorativo.
(4-03617)
SAGLIA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'operatore di telefonia spagnolo Telefonica ha di recente concluso un accordo con la società Pirelli per il controllo del 42,3 per cento delle azioni della società Telco, che ha rilevato da Pirelli l'intero capitale della società Olimpia e, conseguentemente, il controllo di Telecom Italia, con una partecipazione corrispondente al 23,6 per cento del capitale della società telefonica italiana;
alcuni aspetti relativi al patto parasociale tra Telefonica e i soci finanziari che partecipano in Telco risultano ancora poco chiari dal momento che la stessa Autorità di controllo dei mercati finanziari ha rilevato alcuni «disallineamenti» tra il comunicato diffuso dalla società spagnola e quelli emessi da Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Sintonia, relativamente, in particolare, al presunto diritto, in capo al gruppo iberico, di «opporsi alla vendita di azioni» e - si legge nel comunicato diffuso da Telefonica - al «diritto di veto su alcune decisioni che possano modificare l'azionariato, la politica dei dividendi e disinvestimenti»;
il mercato della telefonia italiana è già noto alla società Telefonica che ha partecipato, nel 2000, all'asta italiana delle licenze UMTS attraverso Ipse 2000, aggiudicandosi la licenza insieme ad altri quattro operatori di telefonia cellulare, TIM, Vodafone, Wind e H3G;
la quota di Telefonica nel capitale del consorzio Ipse 2000 corrispondeva al 45,6 per cento;
diversamente dagli altri operatori assegnatari, Ipse 2000, dopo aver rinunciato al lancio commerciale previsto nell'inverno 2001, ha bloccato tutte le attività ed ha progressivamente «dimissionato» e licenziato gli oltre 600 dipendenti nell'ottobre 2003;
il 3 settembre 2002, il presidente di Telefonica, Alierta - che riveste la stessa carica nel gruppo anche oggi - dichiarò al quotidiano francese Les Echos che «non c'è l'intenzione di commercializzare i servizi ma si aspetta la possibilità di rivendere le frequenze», al fine di una loro valorizzazione;
tale ultima dichiarazione, a parere dell'interrogante, svelava come i progetti del gruppo spagnolo fossero di carattere eminentemente finanziario e non invece industriale, palesando così una sostanziale indifferenza per lo sviluppo tecnologico del nostro Paese e per i fattori di innovazione infrastrutturale;
Ipse 2000 e Telefonica, che è tuttora l'azionista di maggioranza del consorzio, hanno un contenzioso aperto con lo Stato italiano sulle frequenze UMTS assegnate ed una serie di ricorsi e contro-ricorsi pendenti al TAR (un ricorso è stato bocciato dal TAR del Lazio nel luglio scorso) su questa materia;
l'offerta con la quale Ipse 2000 si aggiudicò una delle licenze UMTS fu di 3 miliardi e 269 milioni di euro, dei quali furono versati effettivamente allo Stato solo 2 miliardi e 667 milioni;
la società Telefonica è attualmente un'azienda insolvente nei confronti dello Stato italiano, che vanta ancora un credito di oltre 640 milioni di euro (più gli interessi) dal gruppo spagnolo, tanto è vero che alla data del 30 novembre 2006 per la prima volta una rata da 118 milioni è scaduta senza essere pagata;
la fallimentare esperienza di Telefonica in Ipse 2000 si è replicata anche in altri Paesi europei (Germania, Svizzera e Austria) nei quali, come in Italia, Telefonica avrebbe dovuto realizzare un servizio di telefonia cellulare di terza generazione ha determinato il licenziamento di migliaia di lavoratori che persero il proprio posto di lavoro proprio a causa delle speculazioni finanziarie condotte da Telefonica in Europa;
sul Sole 24 Ore del 3 maggio scorso, in un editoriale a firma di Luca De Biase, si afferma che: «la logica finanziaria ha governato anche l'acquisizione della Endemol (oltre alla operazione Ipse, n.d.r.), la casa produttrice di format televisivi come "ll Grande Fratello", oggi in vendita. E niente fa pensare che Telefonica si comporterà in modo diverso con il suo 42,3 per cento di azioni della Telco, la società che governerà Telecom Italia» -:
se corrisponda al vero che nelle ultime settimane - in base a quanto riportato dalla stampa - Telefonica ha proposto al Ministero delle comunicazioni il ritiro di tutti i ricorsi - con il conseguente sblocco della riassegnazione delle frequenze - in cambio di un annullamento del debito e, in caso affermativo, se il Governo non ritenga opportuno respingere tale richiesta e pretendere il pagamento di quanto ancora dovuto;
se, alla luce della infelice esperienza di Ipse 2000, il Governo non ritenga opportuno convocare i vertici di Telefonica per avere garanzie in merito al piano industriale del gruppo iberico.
(4-03618)
PELLEGRINO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i neo-laureati in farmacia e Ctf (chimica e tecnologia farmaceutica) specializzati o specializzandi in Farmacia Ospedaliera, sono costretti a lavorare presso le Strutture di Assistenza Farmaceutica Territoriale e Ospedaliera delle ASL, attraverso borse di studio o altre forme di
lavoro precario (per lo più co.co.co.) visto il perdurare del blocco delle assunzioni;
gli importi di queste forme di contratto variano continuamente a seconda delle disponibilità finanziarie delle ASL (Azienda sanitaria locale), che nella maggior parte dei casi, sono abbastanza limitate e non sempre sono rinnovabili e continuativi;
il reddito proveniente da questi contratti precari è assoggettato per intero dalla tassazione Enpaf (Ente nazionale previdenza assistenza farmacisti) in quanto il diritto di riduzione della quota contributiva da versare all'ENPAF e riservata oltre che ai dipendenti e ai disoccupati, solo ai titolari di borse di studio universitarie e solo quando queste sono soggette all'obbligo dell'iscrizione alla Gestione separata Inps;
la previdenza dei farmacisti Enpaf oltre ad essere obbligatoria per gli iscritti all'ordine, prevede un importo fisso annuo pari ad euro 3.700,00. In questo modo anche una modesta borsa di studio viene assimilata ad attività professionale e quindi tassata di conseguenza, equiparandola al reddito di un titolare di farmacia;
diversi sono gli ordini professionali (come per i medici) in cui alla quota fissa annua è associata una forma previdenziale che si autofinanzia con una percentuale del reddito prodotto dal libero professionista -:
se il Governo intenda verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e, se confermato, ritenga opportuno assumere le dovute iniziative, anche normative, al fine di rendere più equa la tassazione previdenziale ENPAF che assoggetta i redditi dei farmacisti legati da queste forme di contratto precario.
(4-03627)
MANCUSO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 7 novembre 2006 il Ministro del lavoro e della previdenza sociale ha nominato il Commissario Straordinario dell'Enasarco, affidandogli l'incarico di effettuare controlli sulla gestione della Fondazione, sia in merito alla situazione economico-finanziaria, sia sull'equilibrio del bilancio previdenziale, sia sulla legittimità del comportamento del disciolto C.D.A.;
a quanto si percepisce dalle informazioni che provengono dalle parti sociali, parrebbe che il Commissario non abbia riscontrato irregolarità di gestione, né scostamenti sostanziali nel bilancio tecnico attuariale;
la riforma entrata in vigore nel 2004, con il consenso delle Parti Sociali, ha ottenuto i risultati attesi e si è appalesato necessario qualche aggiustamento per mantenere l'equilibrio del bilancio previdenziale nei limiti previsti dalla legge;
le decisioni già assunte dal CDA in tema di gestione del patrimonio mobiliare, sebbene pervenute alla fase definitiva, sono state interrotte dallo svolgimento del consiglio per le note vicende;
il vice-presidente del disciolto CDA, rappresentante di Confindustria, ha assunto alle dipendenze della Fondazione, come propria segretaria, la fidanzata, poi diventata moglie e che la stessa, assunta con il «livello B» è stata promossa a «quadro», con un balzo assolutamente unico nella storia della Fondazione. Per molto meno il Presidente della Banca Mondiale, Wolfowitz, ha passato molti guai;
il vice-presidente del disciolto CDA, ha chiesto di assegnare alla sua segreteria una persona assunta con contratto a progetto per essere destinata al call-center, successivamente assunta a tempo indeterminato;
il vice-presidente del disciolto CDA, assegnatario di un appartamento della Fondazione, avrebbe provveduto anche alla ristrutturazione, a quanto consta all'interrogante, dello stesso a carico della Fondazione;
la Fondazione Enasarco è un Ente di diritto privato fondato sulla volontà delle parti sociali -:
quali siano i risultati della verifica effettuata dal Commissario straordinario dell'Enasarco;
se il Commissario straordinario abbia riscontrato irregolarità nei comportamenti degli organi ordinari di amministrazione nella gestione della Fondazione e nella tenuta dei conti;
se corrisponda al vero che l'analisi effettuata dal Commissario Straordinario lo ha indotto a suggerire per il futuro della Fondazione l'adozione di iniziative in tema di gestione del patrimonio mobiliare corrispondenti alle decisioni già assunte dal disciolto CDA;
se il Commissario Straordinario, nella sua attività di verifica, peraltro effettuata con l'ausilio di numerosi consulenti, abbia acquisito notizie in merito a comportamenti scorretti da parte di amministratori delle passate gestioni in materia di personale dipendente.
(4-03633)