Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 156 del 14/5/2007
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ACERBO. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
conformemente a un bando di gara indetto dall'ANAS nel 2000, l'ANAS affida la gestione delle autostrade A24 e A25 (Roma-L'Aquila-Traforo del Gran Sasso-Teramo con diramazione Torano-Pescara) all'A.T.I. Autostrade S.p.a. - Toto S.p.a., mandataria Autostrade concessioni e costruzioni S.p.a., stipulando con essa una convenzione il 20 dicembre 2001;
all'uopo venne costituita la società Strada dei Parchi S.p.a., che dal 1 gennaio 2003 assunse la gestione delle autostrade A24 e A25;
in base alla convenzione e al piano economico-finanziario ad essa allegato, il concessionario si impegna a realizzare, oltre alla gestione e manutenzione ordinaria dei tratti autostradali in questione, a pena di decadenza della concessione, interventi di manutenzione straordinaria e interventi infrastrutturali di completamento e adeguamento precisi e individuati;
in sede di gara, A.T.I. Autostrade S.p.a. - Toto S.p.a. ha proposto, per il primo quinquennio, un rialzo delle tariffe di pedaggio dello 0 per cento rispetto all'incremento minimo del 50 per cento e conseguentemente il concessionario si obbliga a non effettuare aumenti tariffari superiori al 50 per cento nei primi cinque anni;
la convenzione e il piano economico-finanziario ad essa allegato, pone gli adeguamenti tariffari annuali in correlazione sinallagmatica con gli impegni in termini di investimenti del concessionario;
la convenzione richiama, per il calcolo delle tariffe applicabili dal concessionario in base al livello di investimenti da quest'ultimo effettuato, la formula del Price Cap individuata dalla delibera CIPE 319/1996;
la formula del Price Cap deve essere calcolata sulla base del valore X comprendente, da una parte, gli investimenti, e dall'altra quattro distinti indicatori: remunerazione congrua del capitale investito, progetti di investimenti futuri, modificazioni attese della produttività, variazioni attese della domanda e quindi sviluppo delle condizioni competitive dei mercati in cui l'impresa opera, e di conseguenza, le tariffe autostradali possono, di anno in anno, subire variazioni consistenti sia in un incremento che in un decremento;
dal 1 gennaio 2003 sono stati autorizzati dall'ANAS sulla base di valutazioni puramente aprioristiche, rimanendo sconosciuti gli atti di riferimento per il calcolo del Price Cap, aumenti di tariffe autostradali sulle tratte considerate del 26 per cento per il primo anno (2003), del 22 per cento per il secondo anno (2004) e del 5,87 per cento per il quarto anno (2006), mentre l'incremento del 4,17 per cento
richiesto per il terzo anno (2005) è stato sospeso dall'ANAS;
tali aumenti tariffari sono stati contestati dalla Regione Lazio, dalla Regione, Abruzzo, dalla Provincia di Teramo e dalla Comunità Montana del Gran Sasso, e, in particolare, contro l'ultimo aumento tariffario, per il 2006, è stato introdotto un ricorso davanti al TAR;
con sentenza n. 9917, pubblicata il 5 ottobre 2006, il TAR Lazio, sezione III, ha annullato gli incrementi di tariffe di pedaggio autostradale per il 2006 in quanto superiori a quanto previsto dalla formula del Price Cap individuato dalla delibera CIPE 319/1996;
dagli atti processuali è emerso: che gli indicatori che compongono il valore X del Price Cap, nella determinazione degli aumenti tariffari annuali, non solo non sono stati considerati separatamente in modo analitico, ma sono stati sostituiti da una valutazione aprioristica, incorporando nella determinazione del valore X degli elementi spuri quale la remunerazione del compenso di 1.450 miliardi di lire corrisposto all'ANAS per aggiudicarsi l'attribuzione dell'appalto e un presunto e mai pattuito riallineamento alle tariffe delle autostrade di montagna, chiaramente al di fuori di ogni attività di controllo riferibile alla formula del Price Cap;
a quanto risulta all'interrogante, dagli atti processuali che l'ANAS, mentre ha sospeso gli incrementi tariffari per il 2005, ha autorizzato l'illegittimo incremento delle tariffe per il 2006 in totale difetto di istruttoria e di motivazione, in assenza dei presupposti prescritti dalle leggi, dalle delibere CIPE e dagli atti convenzionali, contraddicendo irragionevolmente e senza motivazione le proprie precedenti determinazioni;
il Consiglio di Stato, sezione IV, davanti al quale la soccombente nel giudizio Strada dei Parchi S.p.a. ha proposto appello (R.G. 8516/06), ha sospeso l'esecuzione della sentenza del TAR rinviando le parti all'udienza di trattazione fissata al 23 gennaio 2007 -:
se risulta al Ministro che l'ANAS, per autorizzare o meno gli incrementi annuali delle tariffe per il periodo 2004-2006 e gli incrementi futuri previsti per il 2007 da parte della concessionaria Strada dei Parchi S.p.a., abbia effettuato, come lo impone la convenzione stipulata con la concessionaria, una verifica esaustiva di tutti i parametri individuati dalla delibera del CIPE del 20 dicembre 1996 in relazione alla formula del Price Cap e al suo specifico valore X che consente i richiesti incrementi tariffari ovvero, sulla base dei medesimi calcoli impone decrementi delle tariffe in vigore;
se il Ministro possa rendere nota la documentazione fornita dal concessionario a supporto del calcolo del valore X del Price Cap e dei calcoli di controllo e la relativa documentazione effettuata dall'ANAS in relazione agli incrementi per il 2004 e il 2006;
se, sia a conoscenza, che viceversa la determinazione degli aumenti di tariffe autostradali autorizzati da parte dell'ANAS si sia basata unicamente sugli elementi individuati dalla formula del Price Cap, ovvero risulti che siano stati considerati, nella determinazione delle tariffe autorizzate, elementi spuri quali:
1) il corrispettivo di euro 748.862.503,621.450 corrispondente ai 1.450 miliardi di lire previsti dall'articolo 3, numero 4 della Convenzione;
2) il canone di concessione annuo (di 56 milioni di euro);
3) l'accollo di debiti di precedenti concessionari e dell'ANAS;
4) una presunta differenza di tariffe rispetto a quelle medie di montagna;
5) i promessi ma non effettuati investimenti;
6) le spese di manutenzione ordinaria;
se risultino al Ministro i criteri in base ai quali l'ANAS nei suddetti calcoli del Price Cap abbia distinto tra investimenti destinati a creare miglioramenti qualitativi dell'autostrada e spese di manutenzione ordinaria, e quali siano negli anni dal 2003 ad oggi gli ammontari degli investimenti destinati a coprire spese di manutenzione ordinaria degli impianti autostradali e quali viceversa destinati a coprire migliorie qualitative delle strutture autostradali;
se la concessionaria Strada dei Parchi S.p.a. abbia presentato della documentazione per incrementi tariffari per il 2007 e se l'ANAS abbia già effettuato un controllo della formula del Price Cap per il 2007.
(4-02089)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente le autostrade A24 e A25, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Anas ha contestato nel 2004 il mancato adempimento della nuova concessionaria nella realizzazione di alcuni investimenti del piano finanziario, sospendendo l'applicazione di una quota di incremento del 4,17 per cento per l'anno 2005, riconoscendo il solo predetto incremento dell'1,6 per cento relativo all'inflazione programmata. Nel corso dell'anno 2005, a seguito delle verifiche sugli adempimenti del concessionario e finanziarie, l'Anas ha riconosciuto tale quota sulle tariffe dell'anno 2006.
Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, Sez. III, con sentenza n. 9917/2006, su istanza delle regioni Lazio ed Abruzzo, ha tuttavia annullato l'intero incremento del 5,87 per cento per l'anno 2006 per carenza di istruttoria.
In seguito alla succitata sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, la società Strada dei Parchi S.p.A. ha proposto ricorso in appello al Consiglio di Stato, che, con Ordinanza pronunciata nella Camera di Consiglio del 7 novembre 2006, ha giudicato inammissibili i ricorsi delle due regioni ripristinando l'intero incremento tariffario dell'anno 2006.
Si deve altresì considerare che il livello tariffario riferito all'anno 2006 (0,052 euro /km per i veicoli leggeri) è allineato ai livelli più bassi riferiti alle autostrade di montagna del nostro Paese (che variano da circa 0,049 euro/Km a 0,09 euro/Km sempre per i veicoli leggeri).
La tariffa precedente è stata incrementata del 21,4 per cento nel 2003, del 21,7 per cento nel 2004, dell'1,6 per cento nel 2005 e del 5,87 per cento nel 2006, con l'applicazione della formula del price-cap.
Circa il corrispettivo di concessione all'Anas di circa 56 milioni di euro l'anno che il concessionario è obbligato a pagare in base alle previsioni del bando di gara confermato ed incrementato dallo stesso in sede di offerta, si fa presente che esso è stato regolarmente corrisposto. La previsione di tale corrispettivo nel bando di gara deriva da una autonoma scelta dell'Anas tesa a recuperare parte degli ingenti investimenti effettuati per completare l'infrastruttura successivamente al fallimento della concessionaria originale.
Per opportuna conoscenza si fa presente inoltre che i lavori di completamento dell'autostrada A24 Villa Vomano-Teramo sono stati cantierizzati nell'aprile 2006 e saranno ultimati nel settembre 2008, per un costo di 134 milioni di euro pari a circa il doppio di quello previsto nel piano finanziario.
Per quel che riguarda l'adeguamento dell'accesso a Roma dell'Autostrada, si fa presente che il progetto è stato ritardato dall'adeguamento alle esigenze degli enti locali, che hanno richiesto, al posto di una terza corsia ad uso autostradale, come previsto inizialmente, la realizzazione di due strade complanari a servizio del territorio e senza pedaggio, con un incremento notevole dei costi passati da 64 milioni di euro a 256 milioni di euro.
Si è, attualmente, alla ricerca di una intesa con gli enti locali per la copertura dei maggiori costi, che dovrebbero solo in parte gravare sul concessionario, dovendo la residua parte fare carico a risorse pubbliche (Anas ed enti locali). Il complesso delle clausole convenzionali sarà tuttavia oggetto di accurata riconsiderazione entro
l'anno 2007 in sede di redazione della «convenzione unica» prevista dall'articolo 12 del decreto-legge n. 262 del 3 ottobre 2006 voluta espressamente al fine di una maggiore tutela degli interessi pubblici nel settore autostradale.
Relativamente all'anno 2007, fatti salvi i sovrapprezzi fissati dalla legge n. 296/2006 (Legge finanziaria per il 2007) pari a 0,002 euro più Iva, per classi A e B e 0,006 euro più Iva, per classi 3, 4 e 5, il decreto del Ministero delle infrastrutture, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, del 10 marzo 2007, ha stabilito che l'aggiornamento tariffario praticabile dalla concessionaria autostradale Strada dei Parchi è pari allo 0,00 per cento, in luogo di quello pari all'1,28 per cento originariamente proposto dalla stessa. Ciò a fronte dei mancati adempimenti da parte della concessionaria autostradale la quale ha fruito di un beneficio finanziario che, senza incidere sulla sorte del rapporto, può, in via d'eccezione, essere recuperato per l'anno 2007 sterilizzando la variazione percentuale di aggiornamento tariffario originariamente proposta dal concessionario per l'anno 2007.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
stando a quanto riportato dal quotidiano l'Informazione di Reggio Emilia domenica 22 ottobre 2006, sono state emesse 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di soggetti di nazionalità pachistana ed albanese nel corso di una vasta operazione denominata «Khyber Pass», che ha scoperto droga e riciclaggio, attraverso un giro di denaro che confluiva a Carpi (Modena);
i malviventi sarebbero responsabili di traffico internazionale di droga ed associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale dei narcodollari che coinvolge oltre all'Italia, diversi paesi come gli Emirati, l'Australia, l'Olanda, l'Albania e la Francia. Soldi che venivano usati per l'acquisto di armi e secondo una intercettazione telefonica, anche per finanziare una moschea di Carpi (Modena);
uno degli arrestati è stato identificato come il «tesoriere» di una associazione di Carpi (Modena) di ispirazione sciita, denominata Imamya Welfare Organization;
attraverso alcune indagini per ricostruire il percorso di denaro proveniente da spaccio illecito è stato possibile individuare a Carpi (Modena) una rete bancaria parallela gestita da pachistani; utilizzando normali attività commerciali come schermo per il riciclaggio, si raccoglievano e smistavano milioni di Euro;
a Carpi uno degli indagati gestiva un negozio di barberia usato come copertura per incontri e transazioni di denaro;
secondo gli investigatori, gli indagati erano in grado di muovere fino a quattro milioni di Euro al giorno da un capo all'altro del mondo;
in una occasione gli investigatori hanno filmato uno scambio di denaro di ben quattro milioni di Euro -:
se si ritenga opportuno mantenere un monitoraggio costante su tutte le associazioni islamiche presenti in Italia ed in particolare verificare tutte le transazioni di denaro sospette attraverso i conti correnti ad esse intestati;
se si ritenga opportuno avviare una verifica generale su tutte le attività economiche collegate direttamente ed indirettamente ad ogni moschea presente sul territorio italiano, controllandone i canali di finanziamento ed altresì le attività commerciali ed i Conti Correnti di tutti coloro che frequentano le moschee presenti sul nostro territorio;
se sia opportuno analizzare tutte le attività commerciali gestite da musulmani nel nostro paese, per verificare che non sia uso comune utilizzare esercizi commerciali per coprire traffici illeciti e riciclaggio di denaro.
(4-01739)
Risposta. - L'operazione «Khyber Pass» è stata condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Milano della Guardia di finanza, in collaborazione con organi di polizia stranieri, ed ha consentito di disarticolare una vasta organizzazione criminale attiva, oltre che in Italia, in molti Stati esteri di Europa, Asia, Oceania ed Americhe e dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti ed al conseguente riciclaggio dei proventi illeciti.
Nell'ambito dell'operazione, sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di cittadini di origine albanese, indiana e pachistana. Detti provvedimenti, in particolare, hanno condotto alla cattura di 7 persone, delle quali 2 a Torino e 5 a Carpi, ed alla notifica di 4 provvedimenti cautelari nei confronti di soggetti già detenuti presso gli istituti penitenziari di Milano, Torino e Bologna.
Sono altresì in corso le procedure per la notifica in Germania ed Albania di 4 ordinanze nei confronti di soggetti già arrestati nel corso di operazioni antidroga condotte in collaborazione con gli organi di polizia di quei Paesi, nonché le ricerche di ulteriori 5 persone, da tempo irreperibili in Italia e sfuggite all'arresto.
La complessa indagine, svoltasi nelle province di Milano, Torino, Bologna e Modena - ed in particolare a Carpi (Modena) - ha consentito, inoltre, di sequestrare 136 Kg di eroina e 11 di cocaina e di accertare che a Carpi aveva sede una «filiale» italiana di una rete bancaria illecita, gestita da cittadini pachistani, della quale non è stato, tuttavia, confermato il collegamento con gruppi radicali islamici.
È stata, altresì, documentata l'esportazione di 674.000 euro, provento del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, ed è stato accertato che il referente della rete di narcotrafficanti era un cittadino pachistano residente a Carpi ed esercente l'attività di parrucchiere.
Le attività investigative si sono concluse con l'arresto del «cassiere» dell'associazione culturale di ispirazione sciita «Al Imamyya welfare organization» di Carpi, ma nessun elemento è emerso in merito al riscontro di presunti finanziamenti illeciti della moschea della città.
Si soggiunge che la Guardia di finanza, nel quadro di un'iniziativa interforze attivata nell'ambito del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, ha incorso sull'intero territorio nazionale, dal mese di agosto del 2005, uno specifico piano d'intervento volto al monitoraggio del settore del money transfer.
Ciò attraverso l'esecuzione di controlli di natura amministrativa nei confronti degli stranieri operanti nel settore, anche allo scopo di verificare l'osservanza della disciplina antiriciclaggio e la regolarità delle operazioni di trasferimento dei fondi, onde accertare l'eventuale utilizzo del sistema per finanziare il terrorismo internazionale od altri illeciti.
Tali interventi si inquadrano nella costante attività di prevenzione che viene condotta dalle Forze dell'ordine verso i luoghi di aggregazione delle comunità mussulmane, quali call center, internet point, money transfer (ed altri), in cui è possibile riscontrare l'eventuale presenza di stranieri gravitanti nell'area dell'integralismo islamico.
Nel corso del 2006, sono stati sottoposti a verifica oltre 10.000 obiettivi, con l'identificazione di circa 40.000 stranieri, 927 dei quali denunciati per inosservanza delle norme sul soggiorno sul territorio nazionale e 386 arrestati per vari reati. Sono state avviate le procedure per l'espulsione per 1.088 stranieri, mentre altri 20 sono stati espulsi per motivi di ordine e sicurezza pubblica. Durante tali accertamenti sono state elevate oltre 400 contravvenzioni per irregolarità amministrative riscontrate nei confronti di gestori di call-center, internet point e money transfer.
Quanto sopra evidenzia come le Forze di polizia mantengano costantemente elevato il livello di attenzione in merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
AMORUSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite in Afghanistan, Tom Kf-nigs, ha rilasciato un'intervista sul dibattito in seno alla maggioranza sul prolungamento della missione in Afghanistan: «Tutta la sinistra in Italia deve capirlo: ritirarsi oggi da questo Paese vorrebbe dire tradirlo, riconsegnarlo ai Talebani e a un'ideologia che calpesta ogni diritto umano» (cfr. Corriere della Sera, 4 luglio 2006);
Kf-nigs è stato in passato un importante esponente dei Verdi tedeschi e non può essere certo tacciato di affinità politico-ideologica con la Casa delle Libertà;
in ogni caso le dichiarazioni sopra richiamate giungono non da un governo o da un organismo politico delle stesse Nazioni Unite, ma da un diretto collaboratore del massimo dirigente dell'Onu, il segretario generale Kofi Annan, che fa considerazioni basate sulla realtà dei fatti dell'attuale situazione afghana -:
a giudizio dell'interrogante le affermazioni di Kf-nigs mettono a nudo le contraddizioni di un Governo che, al di là del risultato del voto parlamentare sul prolungamento della missione italiana in Afghanistan, non è in grado di trovare una linea politica comune e autorevole in politica estera -:
quale sia la sua opinione sul merito delle dichiarazioni rilasciate da Kf-nigs.
(4-00479)
Risposta. - L'Italia è profondamente impegnata nello sforzo di sostegno all'Afghanistan, inteso a contribuire alla creazione di uno Stato autosufficiente, democratico e rispettoso dei principi contenuti nella Carta dell'Onu, soprattutto in tema di diritti umani.
Il Governo italiano riafferma l'opportunità di proseguire l'azione nell'ambito della strategia a medio termine della Comunità internazionale, uscita riconfermata alla Conferenza di Londra del 31 gennaio-1o febbraio 2006 e dalle successive riunioni del Joint Coordination Monitoring Board, nonché la volontà di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di ricostruzione fissati nell'«Afghanistan Compact» e nelle altre strategie di sviluppo del Paese.
La sicurezza è certamente una delle condizioni fondamentali per il corretto compimento del processo di stabilizzazione dell'Afghanistan: senza una cornice di sicurezza adeguata sarebbero elevati i rischi di implosione delle fragili istituzioni afgane con conseguenti possibilità di ricostituzione di santuari terroristici e dell'insorgenza e rischi elevati anche per la sicurezza del nostro Paese.
È opinione comune nella Comunità internazionale che la Nato svolga un fondamentale compito di sicurezza e stabilizzazione, dissuasivo nei confronti di quei soggetti che in Afghanistan o nei Paesi dell'area vorrebbero portare indietro l'orologio della Storia. Al Vertice dei Capi di Governo della Nato a Riga e nei successivi incontri dell'Alleanza a livello ministeriale è stato peraltro convenuto che il solo strumento militare non è sufficiente e necessita di essere integrato da più incisivi strumenti politici e di sviluppo.
L'Afghanistan non è dunque soltanto una missione di sicurezza Nato ma piuttosto un'articolata assunzione di responsabilità dell'intera Comunità Internazionale sotto gli auspici delle Nazioni unite, volta al consolidamento delle strutture democratiche afgane e ad assisterle nei loro sforzi di sviluppo e ricostruzione.
Il nostro Paese continuerà a mantenere il proprio attuale contributo e intende giocare un ruolo attivo nel mantenere vivo il momentum politico e diplomatico: stiamo lavorando con il Governo afgano per ospitare a Roma una Conferenza sulla «Rule of Law» ad alto livello, una priorità, per un Afghanistan democratico che noi vogliamo contribuire a costruire, anche attraverso una Conferenza Internazionale da tenersi successivamente, che potrebbe essere strumentale per fare il punto su queste nuove iniziative, per rinnovare l'impegno della Comunità internazionale e per sostenere il
Governo di Kabul nell'affrontare le sfide politiche di sicurezza e di sviluppo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
BALDUCCI e PELLEGRINO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 3 marzo 2007 il nostro connazionale Simone Renda, il quale si trovava in un nota località turistica messicana, è deceduto in circostanze a dir poco misteriose all'interno di una cella del carcere di Playa del Carmen, dove era stato tradotto, pare, con l'accusa di ubriachezza molesta o di disturbo della quiete pubblica;
Simone Renda era un giovane leccese di appena 35 anni, di buona famiglia e con un'ottima posizione lavorativa e si era recato nel Paese centroamericano per trascorrervi un periodo di vacanza e relax;
oltre ad una oggettiva incertezza circa le accuse a suo carico, non appare chiara la dinamica dei fatti, nonché la condotta osservata dalle forze dell'ordine messicane prima, durante e dopo l'arresto;
da una prima ricostruzione, sembra che la mattina del 1 marzo, giorno in cui Simone avrebbe dovuto lasciare l'albergo in cui alloggiava a Playa del Carmen, il personale dell'hotel, dopo aver bussato invano alla porta della sua stanza, lo abbia trovato seminudo ed in evidente stato confusionale;
a seguito dell'intervento della polizia locale, Simone Renda sarebbe stato prelevato e condotto presso il carcere di Playa del Carmen, e lì trattenuto fino al momento del decesso;
va tuttavia rilevato come l'incarcerazione di un cittadino straniero, accusato di un fatto di non particolare rilevanza penale, per giunta in condizioni precarie di salute, accertate anche da un medico locale, non trovi alcuna razionale giustificazione;
lo stato di salute di Simone Renda avrebbe dovuto indurre le Autorità messicane a ricoverarlo subito in ospedale, al fine di procedere alle necessarie cure e agli ulteriori accertamenti sanitari;
le competenti autorità dovranno ora stabilire, attraverso esami approfonditi sulla salma, se la morte per infarto possa essere messa in relazione alle condizioni di salute riscontrate all'atto dell'incarcerazione (vedere Ansa reg. delle ore 18,21 del 7 marzo 2007);
l'intera Nazione italiana si è unita moralmente al lutto dei familiari e dei concittadini di Simone Renda, ma questa è una tragedia che deve far riflettere;
questo triste e oscuro avvenimento, che ha gettato nel dolore una famiglia e ha provocato lo sgomento di una intera comunità, impone un'indagine rigorosa volta ad accertare le eventuali responsabilità nella morte del nostro connazionale;
le Autorità italiane dovranno attivarsi al fine di pretendere un serio accertamento dei fatti: ciò non risponde solo a una esigenza di verità, ma anche a un bisogno di sicurezza verso i molti turisti italiani presenti in Messico e, in particolare, a Cancun, zona che già nel marzo 2004 fu teatro della misteriosa morte di un altro nostro connazionale (Filippo Guarracino, come molti ricorderanno-:
se i Ministri interrogati siano impegnati ad acquisire elementi di conoscenza ulteriori in ordine ai fatti che hanno determinato il decesso di Simone Renda;
se i Ministri interrogati abbiano richiesto alle Autorità messicane (o se intendano farlo) una seria indagine sulla morte del nostro connazionale e, in caso di accertare negligenze, una giusta punizione dei colpevoli;
se i Ministri interrogati si siano attivati presso le Autorità messicane al fine di sollecitare una seria indagine sul rispetto dei diritti umani nel carcere dove è avvenuta la morte di Simone Renda;
se, alla luce dei due gravi fatti che si sono verificati nella zona di Cancun (la morte di Simone Renda e di Filippo Guarracino) il Ministro degli affari esteri sia in grado di chiarire quale sia il livello di sicurezza in tale area geografica, nella quale sono presenti molti nostri concittadini per ragioni di lavoro e di turismo; e, in particolare, se assumerà precise iniziative per tutelare la sicurezza degli italiani in Messico e in altre località a rischio del centro America.
(Nuova formulazione 4-03101).
Risposta. - Come correttamente ricorda l'interrogante, il signor Simone Renda è stato tratto in arresto dalle autorità di polizia messicane il primo marzo scorso a Playa del Carmen, dove si trovava in vacanza, con l'accusa di ubriachezza molesta, perché trovato nella sua stanza d'albergo in apparente stato confusionale riconducibile, secondo le predette autorità, all'abuso di sostanze alcoliche.
Trasferito nel locale ufficio di polizia, il signor Renda è stato colto da malore e sottoposto a visita medica, che ha diagnosticato un probabile principio di infarto ed ha prescritto un elettrocardiogramma, mai effettuato.
Il signor Renda, processato per direttissima e condannato a pena detentiva di 36 ore, è stato poi trovato il 3 marzo privo di vita nella cella dove era stato recluso.
L'Ambasciata a Città del Messico, in accordo con il Console onorario a Cancun e con il corrispondente consolare a Playa del Carmen, si è prontamente attivata al fine di fornire ai familiari del signor Renda ogni possibile assistenza, con riferimento in particolare alla traslazione in Italia della salma.
Sulla base di istruzioni inviate da questo Ministero è altresì intervenuta a più riprese e con fermezza presso le competenti autorità messicane al fine di ottenere quanto prima chiarimenti in merito al trattamento riservato al connazionale durante il periodo di fermo e alle cause che hanno condotto al decesso dello stesso. Al riguardo, le predette autorità, su specifica richiesta dell'Ambasciata, hanno provveduto ad aprire un'istruttoria, di cui si attende a breve di conoscere l'esito.
Per quanto concerne poi la situazione di sicurezza nella zona di Cancún, va innanzi tutto fatto presente che da molti anni il Ministero degli affari esteri mette a disposizione del cittadino un servizio di informazioni sulla situazione di sicurezza in tutti i Paesi del mondo attraverso il sito internet www.viaggiaresicuri.it, redatto dall'Unità di crisi in un linguaggio chiaro ed accessibile, nonché attraverso un call center attivo 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, che risponde al numero 06.491115. È possibile in tal modo acquisire, oltre ad informazioni generali sui vari Paesi (sulle formalità d'ingresso, doganali e valutarie, sui servizi di telefonia esistenti, sulla viabilità), anche indicazioni aggiornate in tempo reale circa le condizioni di sicurezza e la situazione sanitaria.
Nel caso specifico del Messico, ed in particolare della zona di Cancùn (Stato di Quintana Roo), da svariati mesi tanto l'«avviso particolare» quanto la «scheda viaggiatori» relativi al Paese centroamericano danno esplicitamente conto dell'aumento del fenomeno della delinquenza comune e delle rapine a mano armata. Ai connazionali che intendono recarsi in Messico viene raccomandata l'adozione di adeguate misure di prudenza durante la permanenza nel Paese.
Va in ogni caso rilevato che ricade sulle autorità messicane la responsabilità della tutela dell'ordine pubblico sul territorio nazionale, anche per quanto concerne la sicurezza degli stranieri.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
BELLOTTI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la religione cattolica è parte integrante delle tradizioni storico-culturali del popolo italiano e ancora oggi il credo religioso più diffuso sul territorio italiano;
il rapporto tra Stato e confessioni religiose, in particolare con la Chiesa cattolica,
è stato da sempre fondato sul reciproco dialogo;
da quanto si evince, però, dall'articolo apparso su La Repubblica del 14 novembre 2006 «Padova, porte chiuse al vescovo. Non può entrare nelle scuole», si sarebbe verificato un episodio, che l'interrogante giudica increscioso, posto in essere dal dirigente del complesso scolastico delle strutture di Vigodarzere, Terraglione e Saletto che ha negato al Vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo la serie di incontri previsti con gli studenti;
i suddetti incontri sarebbero stati negati, secondo le parole dello stesso dirigente del complesso scolastico, «a salvaguardia del credo di ciascuno»;
l'episodio sarebbe stato criticato duramente, secondo lo stesso articolo, anche dalle autorità locali che avrebbero sottolineato che, su un centinaio di bambini che frequentano le tre scuole, «saranno al massimo una decina quelli di altre confessioni religiose», che oltre tutto non avrebbero espresso alcun tipo di protesta;
sebbene il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per il Veneto, Carmela Palombo, abbia prontamente sconfessato l'operato del dirigente scolastico, sottolineando che la Chiesa «non costituisce un ostacolo educativo per nessuno» e invitando, così, il Vescovo ad essere presente all'inaugurazione della nuova scuola elementare di Terraglione, i precedenti due incontri sarebbero stati definitivamente annullati;
se, da una parte, lo Stato italiano ha eretto il principio di laicità come elemento fondante della stessa nazione italiana, esso, d'altro canto, non può essere interpretato nel senso di negare lo svolgimento di un incontro con un esponente religioso cattolico all'interno di un istituto scolastico, luogo di apertura e di confronto;
la previsione di incontri tra esponenti religiosi, in particolare del mondo cattolico, e studenti all'interno di istituti scolastici non deve essere considerato come un ostacolo educativo ma, al contrario, come momento di arricchimento dell'offerta culturale e valoriale;
il fatto sopra descritto si pone, inoltre, in linea di discontinuità con la politica di dialogo verso tutte le confessioni religiose, da sempre promossa dalle istituzioni italiane in modo del tutto trasversale -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure concrete di propria competenza intenda adottare affinché esponenti della Chiesa cattolica non vengano estromessi dai luoghi sociali più importanti, tra i quali deve essere senza dubbio enumerata la scuola pubblica;
se sia intenzione del Governo riconoscere, nel rispetto della laicità dello Stato, l'importanza che la Chiesa cattolica riveste nella società italiana in particolare come rappresentante di parte del patrimonio storico-culturale del nostro Paese.
(4-01751)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione parlamentare in esame e si comunica quanto segue.
Preliminarmente si precisa che le visite pastorali programmate dal Vescovo di Padova presso le istituzioni scolastiche del territorio di Vigodarzere si sono regolarmente svolte; sono stati chiariti, con piena soddisfazione delle parti, curia e istituzioni scolastiche, alcuni aspetti che avevano dato luogo a fraintendimenti in merito alla programmazione delle suddette visite e la situazione attuale è rientrata nella piena normalità.
In particolare, la cerimonia di inaugurazione del nuovo edificio scolastico destinato alla scuola primaria di Terraglione - che fa parte dell'Istituto comprensivo di Vigodarzere - si è svolta in un clima di festa, alla presenza del Vescovo di Padova e delle autorità locali e nel corso della cerimonia Mons. Mattiazzo ha benedetto i nuovi locali della scuola primaria; erano presenti tutti gli alunni, regolarmente accompagnati dai loro insegnanti. In tal modo la scuola ha saputo recuperare la fiducia e la sintonia con le famiglie e le istituzioni locali.
Come è noto, sulla vicenda è intervenuto, personalmente e pubblicamente il Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto con un comunicato stampa del 13 novembre 2006 con il quale, unitamente al dirigente scolastico dell'Istituto in parola, ha rivolto l'invito a Mons. Mattiazzo ad essere presente alla cerimonia di inaugurazione della scuola e a svolgere con la massima libertà e serenità la sua missione pastorale che fa parte della storia e della coscienza della comunità padovana e di tutta la gente veneta.
Per quanto riguarda gli interventi richiesti dall'interrogante affinché il dialogo e il confronto con culture diverse dalla nostra «non possano prescindere dal doveroso riconoscimento a tutti gli effetti dall'essenzialità della tradizione culturale», più volte è stato affermato che in una società sempre più multietnica la formazione dei giovani deve essere finalizzata a facilitare il rapporto e lo scambio con le altre culture e le altre identità senza rinunciare alla nostra identità, alla nostra cultura, ai nostri valori e quindi senza oscurare o abbandonare tutte quelle tradizioni che appartengono al nostro Paese. Ed è proprio nel segno del rispetto delle nostre tradizioni che, in occasione delle festività natalizie, presso questo Ministero è stata ospitata una mostra di presepi, realizzati da alcuni istituti d'arte, aperta a docenti e studenti, che è stata inaugurata con l'esecuzione di canti e coreografie sul tema del Natale.
Si ritiene che per costruire una società che sia nel contempo plurale e coesa, tolleranza e conoscenza reciproca sono condizioni necessarie ma non sufficienti; occorre anche la disponibilità ad accettarsi reciprocamente e, ancor di più, riconoscersi in un minimo comune denominatore di valori condivisi che non solo creano dialogo, ma abbattono paura e diffidenza.
È grande responsabilità del sistema educativo favorire la transizione ad una società sempre più umanizzata ed aperta, ed indubbiamente in tale contesto gli insegnanti svolgono un ruolo centrale nel favorire, attraverso la didattica, il dialogo e la formazione interculturale.
In questa ottica, come già previsto nelle Direttive sull'azione amministrativa del 2006 e del 2007, le iniziative di qualificazione e di formazione del personale della scuola saranno intensificate ed estese e supporteranno il sistema educativo anche nel raggiungimento di questo obiettivo.
Si fa inoltre fa presente che l'11 dicembre 2006, presso il Ministero, si è insediato il Comitato scientifico per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale e, subito dopo, come primo atto concreto nell'ambito dei percorsi volti ad aiutare il dialogo nelle scuole tra culture e religioni diverse, è stato presentato il progetto educativo «Bibbia Educational», con l'obiettivo di fornire agli insegnanti e agli studenti uno strumento moderno ed interattivo che permetta di creare percorsi didattici interreligiosi e multidisciplinari tra le religioni Cristiana, Ebraica e Islamica.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BENZONI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
le scuole superiori - in particolare gli Istituti professionali - della Provincia di Como (nel quadro di una situazione generalizzata), vantano grossi crediti (residui attivi) dell'ordine di alcune centinaia di migliaia di euro nei confronti dello Stato;
tali crediti si riferiscono soprattutto ai finanziamenti finalizzati al pagamento delle indennità alle commissioni degli esami di Stato (per tutti gli istituti) e per la realizzazione (negli istituti professionali) dei cosiddetti corsi surrogatori (6 ore di lezione settimanali curricolari nelle classi quarte e quinte affidate, per l'intero anno scolastico, ad esperti esterni per offrire agli studenti una esperienza professionalizzante);
i relativi impegni di spesa sono stati assunti o in base a norme di legge cogenti (esami di Stato la cui disciplina è stata modificata dalla legge finanziaria 2002) o in base a comunicazioni dell'Ufficio Scolastico
Regionale circa l'ammontare delle risorse assegnate alle scuole (corsi surrogatori);
i crediti derivano dal fatto che lo Stato non ha mai saldato interamente - a partire dall'anno 2001-2002 - il fabbisogno finanziario per le suddette attività, fabbisogno che pure è stato regolarmente segnalato dalle scuole le quali hanno conseguentemente dovuto anticipare, in questi anni, i pagamenti con disponibilità di cassa, per non instaurare controversie di lavoro ed incorrere nella condanna certa da parte del Giudice del Lavoro, a cui sarebbe senz'altro ricorso il personale interessato per ottenere il soddisfacimento delle proprie legittime pretese;
ora data l'entità delle somme a credito la situazione è diventata insostenibile e si rischia la paralisi di gestione, poiché rimaste senza cassa le scuole non sono più in grado di sostenere gli impegni contrattualmente assunti per la realizzazione del Piano dell'Offerta Formativa;
sono pervenuti alle scuole negli ultimi mesi acconti per il 68 per cento degli importi dovuti per lo svolgimento degli esami di Stato dell'anno scolastico 2005-2006, evidentemente a seguito dell'approvazione del decreto-legge n. 210 del 2006, convertito con legge 235/06, che garantisce anche il versamento a saldo dell'intero fabbisogno, ma rimangono aperti tutti i problemi derivanti dall'insufficiente finanziamento relativo agli anni precedenti;
a titolo esemplificativo dell'entità del problema si citano i residui attivi calcolati da alcuni istituti della Provincia di Como la situazione dell'Istituto Professionale Commerciale «Pessina», uno di quelli in situazione di maggiore difficoltà;
quanto si è determinato non dipende da responsabilità di questo Governo che ha invece impresso una svolta con l'approvazione del decreto-legge n. 210 -:
come si intenda provvedere per rispondere, con la gradualità imposta dalla mancata copertura determinatasi nei precedenti esercizi finanziari, alla richiesta che viene dalle scuole interessate di:
1) riconoscere formalmente i crediti vantati dagli istituti;
2) definire un piano di recupero degli stessi, entro un arco di tempo compatibile con le esigenze di funzionamento e di contabilità delle scuole.
(4-01675)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, relativa alla carenza di finanziamenti per le scuole della provincia di Como, si comunica quanto segue.
Invero, la situazione delle scuole della provincia di Como rispecchia quella delle altre province della Lombardia, nonché quella delle altre regioni, ed è un'eredità negativa lasciata dalla precedente gestione.
I tagli di stanziamenti per la scuola operati nella passata legislatura hanno infatti determinato, relativamente alla spesa corrente, un debito di circa 425 milioni di euro. Più in dettaglio, tra il 2002 e il 2006, sono stati tagliati 494,4 milioni di euro (pari al 46,6 per cento) per le supplenze brevi; 106,4 milioni (pari al 72,6 per cento) per gli esami di Stato e 159,8 milioni (pari al 53 per cento) per il funzionamento amministrativo e didattico.
Detti tagli hanno determinato debiti di circa 165 milioni di euro per le supplenze brevi e i precari; 132 milioni per il funzionamento ordinario, calcolati al 31 dicembre scorso, di cui 97 milioni solo per il pagamento della Tassa per la rimozione dei rifiuti solidi urbani (Tarsu) e 128 milioni di debito sono stati contratti, fra il 2003 e il 2005, per gli esami di Stato.
In particolare, relativamente ai compensi da corrispondere ai componenti delle commissioni per gli esami di Stato, sono risultati ampiamente insufficienti gli stanziamenti di 40,24 milioni di euro previsti dall'articolo 22 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002), nella composizione introdotta dalla stessa legge; così pure sono risultate insufficienti le integrazioni disposte per gli anni 2002 e 2003. Né, peraltro, è stata disposta alcuna integrazione
della suddetta somma di 40,24 milioni di euro per gli anni 2004 e 2005.
Uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato, quindi, quello di reperire le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006; a ciò si è provveduto con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001.
La difficile situazione di finanza pubblica ereditata non ha consentito di reperire subito ulteriori risorse per far fronte a tutto il debito che si è accumulato nei vari esercizi finanziari.
Le istituzioni scolastiche, ove possibile, hanno provveduto, anche in assenza di assegnazione di fondi, alla liquidazione dei compensi mediante anticipazione di cassa.
Questa è la situazione che ci è stata lasciata.
Sono dunque più che giustificati gli allarmi che pervengono da più parti sullo stato di sofferenza economica delle scuole, una sofferenza che affonda le radici in questa situazione di «rosso» stratificato nel tempo che, unita ai meccanismi di trasferimento farraginosi e lenti, mette le scuole in grandi difficoltà.
Nell'immediato, per evitare ulteriori conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha già chiesto agli uffici scolastici regionali e provinciali di accreditare da subito alle istituzioni scolastiche le risorse disponibili nelle giacenze complessive delle contabilità speciali. Si tratta di somme importanti che possono costituire una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale.
Inoltre, è in corso il decreto di attribuzione diretta alle scuole dei 70 milioni di euro della legge n. 440 del 18 dicembre 1997, istitutiva del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, che erano stati tagliati nella precedente legislatura per il 2006 e che ora, con la legge finanziaria 2007, in aggiunta ai finanziamenti per l'anno 2007, vengono restituiti alle scuole stesse.
A questi provvedimenti straordinari ed urgenti si aggiunge la modifica del meccanismo di finanziamento alle scuole introdotta dal Governo nel disegno di legge finanziaria 2007 e recepita dal Parlamento all'articolo 1, comma 601 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006.
Per effetto di questa modifica i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche, pari ad oltre 3 miliardi di euro, con un valore medio per ogni scuola intorno ai 300 mila euro, vengono accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche. Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole; infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora.
In applicazione del decreto ministeriale 1o marzo 2007, che fissa i criteri e i parametri per il riparto degli stanziamenti dei due nuovi capitoli istituiti per il finanziamento diretto alle scuole, è stata accreditata alle scuole la prima quota; a maggio verrà inviata la seconda e a seguire le restanti quote.
In questo contesto di carattere generale va vista la situazione delle scuole della provincia di Como che, come riferito dal Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, rispecchia quella delle altre province lombarde.
Il medesimo Direttore scolastico regionale, infatti, ha confermato che sono state insufficienti le risorse assegnate alle istituzioni scolastiche a partire dall'anno scolastico 2001-2002 per gli esami di Stato e dal 2003-2004 per la cosiddetta Terza area del biennio post qualifica degli istituti professionali. Il Direttore scolastico regionale ha
inoltre precisato che, relativamente alla Terza area, la situazione è diventata anche più gravosa a seguito della riduzione del capitolo che alimentava questa tipologia di spesa per effetto del cosiddetto decreto «taglia spese» adottato nella passata legislatura (trattasi del decreto-legge n. 211 del 17 ottobre 2005, decaduto per mancata conversione in legge da parte del Parlamento; le disposizioni di cui agli articoli da 1 a 11 dello stesso decreto-legge sono state poi recepite, rispettivamente, dagli articoli da 11-ter a 11-terdecies del collegato alla legge finanziaria per il 2006). Da qui le particolari difficoltà lamentate nell'interrogazione relativamente agli istituti professionali.
Come già detto prima, nell'immediato, per evitare ulteriori conseguenze negative sul funzionamento delle istituzioni scolastiche, il Ministero ha già chiesto agli uffici scolastici regionali e provinciali di accreditare da subito alle scuole le risorse disponibili nelle giacenze complessive delle contabilità speciali.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Giunta Comunale di Lavagno (Verona) con la deliberazione n. 26 del 6 giugno 2002 esprimeva un primo atto di indirizzo favorevole all'iniziativa inviata in via sommaria in data 6 giugno 2002 da parte della Fondazione S. Raffaele di Milano relativa alla costruzione di una struttura RSA attrezzata per la medicina riabilitativa, day hospital, servizi di diagnostica e follow up riservandosi a successive verifiche la compatibilità del progetto con le norme urbanistiche e socio-sanitarie;
la Giunta Comunale di Lavagno con la deliberazione n. 116 del 19 dicembre 2002 deliberava - l'approvazione di indirizzi relativamente alla richiesta di variante parziale al PRG di Lavagno presentata dalla Fondazione S. Raffaele in cui si prevedeva il ridisegno della viabilità complessiva della zona e la modifica di un'ampia area (circa 400.000 mq.) classificata e vincolata come sottozona «E/1 speciale parco collinare» e parte destinata a «Verde privato vincolato» successivamente adottata dal Consiglio Comunale di Lavagno e definitivamente approvata dalla Regione Veneto; in tale delibera veniva allegato un atto unilaterale d'obbligo in cui la Fondazione S. Raffaele, presieduta da don Luigi Verzè, si impegnava a realizzare tutte le opere di urbanizzazione che si rendessero necessarie per realizzare la viabilità di PRG prospettata con la variante in questione;
il Consiglio Comunale di Lavagno nella seduta del 18 ottobre 2004 al punto n. 8 adottava una nuova variante parziale al PRG (Variante n. 8) relativamente allo stesso progetto con nuove modifiche di tipo urbanistico-viabilistico e l'inserimento di una maggior quantità di aree di tipo edificatorio approvata definitivamente dalla Regione Veneto con delibera della Giunta Regionale n. 1618 del 28 giugno 2005; da notizie di stampa si apprende che don Luigi Verzè, l'avv. Giampaolo Sardos Albertini, amministratore unico della società a responsabilità limitata «Quo Vadis», e l'arch. Gaetano Ingui quale capoprogetto nelle giornate del 15-16 ottobre 2004 hanno presentato alla popolazione, agli organi di stampa ed alle istituzioni locali e regionali un progetto per la realizzazione di una struttura socio-sanitaria che dovrebbe lavorare in collaborazione con le strutture presenti sul territorio e le modifiche viabilistiche ed infrastrutturali ritenute dai presentatori necessarie ed idonee per permettere l'accesso alla nuova struttura;
nella stesse giornate il Presidente della Società Autostrada Brescia-Padova s.p.a. Dott. Aleardo Merlin rilasciava alcune precise e decise dichiarazioni sulla fattibilità di tale progetto al giornale L'Arena di Verona che vengono riportate integralmente: «....L'Autostrada è molto interessata al progetto per due ragioni.
Anzitutto si tratta di un servizio in più che migliora la sicurezza degli utenti e cade perfettamente nelle finalità dell'ente. Poi perché la collocazione è esattamente adiacente al tracciato dell'autostrada Serenissima ed è nostro compito supportare tutti gli interventi sul territorio che rendano più efficace la viabilità e agevolino l'accesso degli utenti. A noi resta il compito di reinvestire gli utili e questo è un progetto al quale dedicheremo attenzione e del quale ci faremo carico volentieri...»;
in data 24 gennaio 2005 perveniva presso il Comune di Lavagno un documento a firma del Presidente della Società Autostrade Brescia-Padova s.p.a. Dott. Aleardo Merlin in cui si comunica l'inserimento del «Collegamento tra la tangenziale Sud di Verona e la viabilità ordinaria in Comune di Lavagno» nel piano finanziario della società stessa per l'importo di 12,7 milioni di euro e la conseguente trasmissione per la relativa approvazione all'ANAS;
in data 27 luglio 2006 l'amministratore unico della società a responsabilità limitata «Quo Vadis» avv. Giampaolo Sardos Albertini, proclamava al giornale L'Arena di Verona nell'imminenza dell'approvazione definitiva del progetto da parte del Consiglio Comunale di Lavagno: «... Non dimentichiamo che dobbiamo pagare 12 milioni di euro di opere viarie. È vero che 10 dei 12 milioni di euro arriveranno dalla Società autostradale. ...»;
nessun rilievo specifico viene dato o minimamente descritto nelle delibere precitate e nelle giornate di presentazione del progetto ad un eventuale piano finanziario che possa quantomeno far comprendere dove vengono attinte le risorse finanziarie private ma soprattutto pubbliche necessarie a realizzare un progetto urbanistico e viabilistico tanto ambizioso;
la zona dove dovrà sorgere la struttura «Quo Vadis» è attraversata dall'Autostrada Brescia-Padova s.p.a. mentre è largamente carente la viabilità ordinaria di attraversamento che comporta per lo spostamento est-ovest della zona un tempo medio di percorrenza di circa 30 minuti per un tratto viabilistico decisamente ridotto; non si comprende come la Società Autostrada Brescia-Padova s.p.a. possa destinare fondi e utili della stessa, ricavati dai pedaggi degli utenti, per coinvolgerli in progetti destinati ad avviso dell'interrogante in modo palesemente esclusivo a sostenere un'opera essenzialmente privata anziché completare e sostenere le opere di attraversamento già in parte previste nella zona interessata (quali ad esempio il collegamento della strada «Porcilana» con il casello di Verona Est, prolungamento della tangenziale che ad oggi si innesta nella statale che porta nella frazione di Vago quantomeno sino al casello di Soave) e comunque perseguire la ricerca di una migliore sicurezza autostradale visto l'elevato numero di incidenti ed il conseguente elevato tasso di mortalità annua sul tratto autostradale di riferimento -:
se il Ministro delle infrastrutture sia a conoscenza delle notizie sopra riportate e se non ritenga inopportuno che l'Autostrada Brescia-Padova s.p.a. impieghi un'importante somma che potrebbe essere utilizzata per scopi ben più importanti e rilevanti anche e soprattutto per la viabilità locale e destinarli invece in un'opera di natura essenzialmente privata che non risolve certamente il problema viabilistico della zona ma anzi tenderebbe ad aggravarlo;
se il Ministro delle infrastrutture sia a conoscenza del tipo di intervento da parte della Società Autostrada Brescia-Padova s.p.a. ad un progetto che la Fondazione S. Raffaele ha già dichiarato di impegnarsi a finanziare totalmente con l'atto unilaterale d'obbligo allegato alla delibera n. 116 del 19 dicembre 2002 della Giunta Comunale di Lavagno e che ha confermato di finanziare nelle previsioni allegate al Programma integrato di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale (PIRUEA) approvato dal Consiglio Comunale di Lavagno su proposta della stessa società «Quo Vadis» nell'ottobre 2004 e se lo stesso Ministro non ritenga che il tutto vada a discapito di impegni
presi, dalla stessa società, su una serie di lavori pubblici ma soprattutto, come si possa giustificare che la stessa società autostradale si impegni a finanziare attraverso i pedaggi corrisposti dagli utenti, un'opera essenzialmente privata che lo stesso privato si è già impegnato ad autofinanziare in proprio e che il Presidente della Provincia di Verona considera «doppione» di altre infrastrutture;
se il Ministro delle infrastrutture sia a conoscenza dell'inserimento da parte della Società Autostrada Brescia-Padova s.p.a. del «Collegamento tra la tangenziale Sud di Verona e la viabilità ordinaria in Comune di Lavagno» nel piano finanziario della società stessa per l'importo di 12,7 milioni di euro, ed in tal caso, come la realizzazione di tale opera, secondo l'interrogante essenzialmente privata, possa essere ritenuta congruente e confacente con gli obiettivi ed i programmi di una concessionaria di pubblico servizio;
quali siano gli intendimenti dei Ministri in indirizzo in ordine ad un intervento in base alle competenze previste dalla legge nei confronti della Società Autostrada Brescia-Padova s.p.a., in quanto concessionaria di pubblico servizio, per ottenere chiarezza e trasparenza sui futuri comportamenti dei suoi amministratori in relazione al progetto descritto ed alle favorevoli dichiarazioni d'intenti del suo Presidente Dott. Aleardo Merlin.
(4-01206)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta assunti direttamente da Anas s.p.a ed accertati a seguito di apposito sopralluogo da parte della società stradale medesima.
Attualmente, la Tangenziale Sud di Verona, infrastruttura in gestione alla Società Brescia-Padova, termina innestandosi sulla strada regionale «Padana Superiore». Pertanto la componente di traffico in direzione est è obbligata ad attraversare l'abitato di Vago di Lavagno, con frequenti stati di congestione lungo detta strada regionale.
Al fine di un alleggerimento del traffico di attraversamento, la società concessionaria autostradale in accordo con la Provincia di Verona, sta portando a termine la riqualificazione della strada provinciale 38 «Porcilana» con apertura al traffico prevista per il prossimo mese di aprile.
Tale intervento, che prende l'avvio dalla Tangenziale Sud, in corrispondenza del casello di Verona Est, pur presentando una lunghezza di circa 2,6 km, consente, tuttavia, l'entrata in esercizio di un itinerario assai più esteso che si sviluppa sino al casello di Soave, realizzando un nuovo itinerario in direzione sud-est. Tale infrastruttura, una volta entrata in esercizio, consentirà un miglioramento delle condizioni di traffico e di attraversamento dei centri abitati, posti lungo la strada regionale 11.
Per quanto concerne il quesito relativo al progetto autostradale «Collegamento tra la tangenziale sud di Verona e la viabilità ordinaria in Comune di Lavagno (Verona)», e la congruità dello stesso con gli obiettivi di servizio pubblico, lo stesso non si rivela essere una duplicazione di infrastrutture esistenti, ma rappresenta invece un tratto di prolungamento verso est della Tangenziale Sud di Verona che consente, peraltro, un ulteriore miglioramento della connessione di tale infrastruttura con la viabilità locale.
Lo sviluppo complessivo dell'intervento è di circa 1.4 km, mentre la sezione stradale prevista è ad una corsia per senso di marcia.
Relativamente alle opere di svincolo, il collegamento in questione genera interconnessioni, tramite nuove intersezioni e/o migliorie di quelle esistenti, con la strada regionale 11, con la strada provinciale 37, con la strada provinciale 16 e con la viabilità minore dei comuni di Lavagno e di San Martino Buon Albergo.
Il «Collegamento tra la Tangenziale Sud di Verona e la viabilità ordinaria nel comune di Lavagno» è contemplato, per l'importo di euro 12.700.000, nella proposta di revisione di Piano finanziario presentata dalla Società Brescia Padova all'Anas. Si
precisa che tale intervento non è contemplato nel Piano finanziario vigente.
Si evidenzia, quindi, che anche tale intervento ha come obiettivo quello di drenare consistenti flussi di traffico che attualmente attraversano aree densamente urbanizzate, per convogliarli lungo un itinerario esterno ai principali centri abitati. L'infrastruttura rappresenta un prolungamento verso est della tangenziale già esistente e concentra in un unico corridoio di transito le principali direttrici stradali, ricade nell'ambito di competenza della Società Brescia-Padova.
Inoltre, tale opera riveste l'ulteriore funzione, accessiva a quella succitata, di garantire una migliore accessibilità all'intervento di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale (Piruea) che verrà realizzato a ridosso della strada provinciale 37, garantendo così alla zona attrezzature di pubblico interesse.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
BRUSCO. - Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
è in corso la digitalizzazione della pubblica amministrazione in tutte le sue articolazioni territoriali;
le reti telematiche, l'informatizzazione e internet stanno imponendo un cambiamento radicale nella concezione del tempo e dello spazio, rivoluzionando i sistemi di comunicazione fra cittadini, imprese e pubblica amministrazione; il fine è quello di ricevere e trasmettere telematicamente atti e documenti rilevanti in ogni settore;
nell'ambito dei vari progetti di e-government, che prevede la cablatura di tutte le amministrazioni italiane, grande risalto è stato dato al collegamento dei piccoli comuni nei quali si riscontra un elevato digital divide dovuto essenzialmente a scarsità di risorse finanziarie, mancanza delle competenze necessarie a compiere opportune scelte di mercato ed esistenza di infrastrutture tecnologiche non adeguate; in questo ambito sono previsti dei piani territoriali tramite i quali concentrare una serie di servizi relativi a più comuni, che si aggregano con le forme consociative già previste dalla normativa vigente;
tuttavia va rilevata l'importanza di collegamenti telematici veloci e quindi di cablatura per tutta una serie di funzioni che sono riferibili ai singoli comuni in qualità di entità a se stante e che assumono maggiore importanza nelle aree territorialmente marginali e distanti dai grandi centri urbani, quali quelle del Cilento, nel quale ben 47 comuni non dispongono di collegamenti veloci e taluni nemmeno di un proprio sito internet, nonché tantissime aree interne e periferiche del sud (Calabria, eccetera);
la possibilità di effettuare videoconferenze e corsi di formazione del personale a distanza; la possibilità di essere permanentemente collegati alle amministrazioni centrali per tutti gli aggiornamenti e le comunicazioni legislative ed amministrative (ad esempio la Gazzetta Ufficiale on-line, senza invio cartaceo); la possibilità di scaricare grosse quantità di dati in virtù della maggiore velocità di collegamento; la riduzione dei costi anche telefonici e dei tempi di latenza: tali strumenti di lavoro dovrebbero essere prioritariamente forniti a tutte le piccole e remote realtà amministrative, al fine di incrementarne l'efficienza e di diminuirne i costi, operando così concretamente a vantaggio della qualità della vita dei cittadini di quei luoghi -:
se non ritenga opportuno prevedere, nell'ambito delle iniziative destinate alla digitalizzazione ed informatizzazione della pubblica amministrazione, anche con appositi stanziamenti, la sollecita realizzazione di una rete in collegamento veloce (ADSL) tra le amministrazioni centrali e i territori esclusi.
(4-01404)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione di cui all'esame concernente iniziative
di digitalizzazione ed informatizzazione della pubblica amministrazione e di realizzazione di una rete di collegamento Adsl.
Al riguardo si rappresenta che il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri ha avviato una serie di azioni volte alla diffusione ed allo sviluppo della «banda larga», ossia di un «ambiente» idoneo all'utilizzo delle tecnologie digitali ai massimi livelli di interattività.
Le iniziative intraprese si basano, in particolare, sull'adozione di strumenti di aggregazione della domanda di connettività e sull'introduzione di piattaforme tecnologiche di cooperazione. Si tratta di strumenti che, con l'incremento della diffusione della banda larga e dei servizi on line di nuova generazione, possono efficacemente concorrere allo sviluppo del mercato; ciò in sintonia con le indicazioni strategiche provenienti dalle istituzioni europee che evidenziano, infatti, come lo sviluppo di questa infrastruttura tecnologica possa dare un significativo contributo alla complessiva crescita economica degli Stati membri.
In proposito, si rappresenta che uno dei principali ostacoli all'utilizzo della banda larga è individuabile nel cosiddetto digital divide, inteso, sia come impossibilità o difficoltà tecnica di accesso alle nuove tecnologie, sia come carenza di competenza ed esperienza nell'utilizzo delle medesime.
Il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie ha, quindi, promosso numerose misure orientate alla riduzione del digital divide e alla diffusione delle applicazioni di internet a banda larga in tutto il territorio nazionale, in modo da garantire a tutti gli utenti una fruizione uniforme del servizio, indipendentemente dalle capacità economiche e dalla localizzazione geografica degli stessi.
Sono stati, pertanto, previsti incentivi finalizzati all'acquisto di personal computer per studenti universitari ed insegnanti, nonché ulteriori misure di formazione per l'utilizzo di nuove tecnologie, destinate a cittadini ed imprese, quali il progetto «RAI alfabetizzazione» e quello dedicato ai «Sistemi avanzati di connettività sociale».
Sempre in tema di digital divide, si segnala, altresì, la recente sottoscrizione di un accordo tra il Ministero delle comunicazioni ed il ministero della difesa, finalizzato, attraverso l'apertura dello frequenze tecnologiche WiMax, all'adozione di una tecnologia senza fili in grado di diffondere la banda larga su tutto il territorio nazionale.
Ulteriori interventi intendono, inoltre, coordinare lo sviluppo delle infrastrutture informatiche con la creazione di nuovi servizi, applicazioni e contenuti digitali.
In particolare, con l'apporto di fondi stanziati dal Comitato dei ministri per la Società dell'informazione e dal Cipe - tra quali si segnalano quelli erogati con le delibero n. 17 e n. 83 del 2003 nell'ambito dei programmi denominati «Banda larga» e «Per il Sud e non solo» - sono stati avviati molteplici progetti, destinati principalmente alle regioni del sud Italia e concernenti i settori della scuola, dell'università, delle imprese e della sanità.
Con riferimento al settore della scuola, il Governo è attualmente impegnato nell'esecuzione del progetto «DiGi Scuola» che coinvolge 550 scuole secondarie di II grado delle regioni del sud, per un totale di 1.650 classi, 3.300 docenti ed oltre 33.000 studenti. Sulla base di un finanziamento Cipe pari ad un importo di circa 23 milioni di euro, il progetto ha lo scopo di introdurre metodologie didattiche innovative al servizio dei docenti, di ridurre la dispersione scolastica, migliorando il rendimento degli studenti ed, infine, di promuovere lo sviluppo di contenuti digitali di qualità, predisponendo adeguate linee-guida pedagogico-didattiche.
Di conseguenza, mediante la costituzione di un Market Place pubblico dei contenuti digitali per la didattica, è possibile incrementare la competitività dei produttori e dei fornitori di servizi informatici, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.
Con riferimento, poi, al mondo universitario sono state intraprese azioni volte a favorire lo sviluppo e la diffusione di servizi on line innovativi, sotto il profilo sia dell'attività didattica che di quella amministrativa.
A tal fine sono in fase di finanziamento, per un importo complessivo di oltre 8 milioni di euro, circa 45 progetti destinati alla creazione di infrastrutture di rete internet WiFi ed allo sviluppo di servizi nelle aree universitarie di tutto il Paese.
Anche per le imprese è stato approntato un piano coordinato ed integrato di misure finalizzate a promuovere e rafforzare l'innovazione basata sull'ICT, in modo da incrementare la capacità delle stesse di sfruttare i vantaggi della rete, potenziando, così, la competitività a livello locale. Gli interventi attivati prevedono la creazione di distretti digitali, in particolare nei settori agroalimentare e tessile del Mezzogiorno, per i quali sono stati stanziati circa 27 milioni di euro.
Infine, per quanto concerne la sanità, in linea con quanto previsto dal Piano di azione della Commissione europea relativo alla sanità elettronica, è stato avviato, d'intesa con le regioni, un percorso di innovazione digitale, articolato in interventi finanziati da fondi regionali, stanziamenti del Cipe e del Comitato dei ministri per la Società dell'informazione, per un importo complessivo di circa 220 milioni di euro.
Le iniziative in questione sono, tra l'altro, orientate a favorire la realizzazione del cosiddetto «fascicolo sanitario elettronico», strumento che, in modalità telematica, rende disponibile ai professionisti del settore le informazioni sanitarie relative a ciascun cittadino. Il suddetto fascicolo consente, inoltre, la realizzazione di sistemi di prenotazione on line, idonei a facilitare l'accesso ai servizi ed a ridurre i tempi di attesa.
È, quindi, di tutta evidenza che il Governo è fortemente orientato ad accelerare e completare il processo di digitalizzazione ed informatizzazione della pubblica amministrazione, riservando particolare attenzione alle aree del Sud Italia e ai piccoli Comuni sul cui territorio non sono ancora operanti le infrastrutture tecnologiche di collegamento in rete.
Ciò nella consapevolezza che una diffusione più capillare della banda larga, nel consentire un efficace ed utile collegamento tra centro e periferia, può validamente contribuire a semplificare i rapporti tra amministrazioni pubbliche ed a offrire servizi più efficienti ai cittadini migliorandone, quindi, la qualità della vita.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
BUEMI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 22 maggio, a soli sei giorni dalle elezioni per il sindaco e del consiglio comunale di Cosenza, gli agenti della Polizia di Stato, su mandato a firma della dottoressa Raffaella Sforza, sostituto procuratore della DDA di Catanzaro, hanno sequestrato presso il Municipio di Cosenza copia delle liste dei candidati al consiglio comunale della città. L'operazione, che, secondo l'interrogante, è stata condotta con modalità clamorose, ha avuto come conseguenza quella di catalizzare l'attenzione dei mezzi di informazione e di provocare turbamento in parte della opinione pubblica cittadina;
il sequestro delle liste è, da quel momento, diventato argomento di campagna elettorale soprattutto da parte di quei settori politici che, nei giorni immediatamente precedenti all'azione voluta dalla dottoressa Sforza, avevano formulato invettive paventando una continuità tra non specificati candidati e imprecisati settori della delinquenza cittadina;
non si è a conoscenza del fatto che all'esito del sequestrosia stata rinvenuta presso la Procura di Catanzaro alcuna notitia criminis relativa al fatto in questione e la conseguente iscrizione nel registro degli indagati con apertura di procedimento penale;
secondo l'interrogante, l'attività svolta dal sostituto procuratore di Catanzaro ha realizzato una grave interferenza con il democratico svolgimento della campagna elettorale, evidenziata anche, sempre ad
avviso dell'interrogante, dalla sproporzionata modalità del sequestro delle liste -:
se il ministro non ritenga di disporre un'ispezione nei confronti dell'operato dell'Ufficio della dottoressa Raffaella Sforza.
(4-00427)
Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata in oggetto, si rappresenta che la Procura della Repubblica di Catanzaro ha comunicato che il sostituto procuratore Sforza non ha conferito alcuna delega per l'acquisizione di copia delle liste dei candidati al consiglio comunale di Cosenza.
È stato precisato che è in corso il procedimento penale n. 835/2005 Registro generale notizie di reato ma che nell'ambito di questo, nel periodo precedente la consultazione elettorale, non sono state richieste o rilasciate deleghe per l'acquisizione di copia delle liste.
A seguito di tali informazioni, si è richiesto al Procuratore di Catanzaro di specificare «se nell'ambito del procedimento penale n. 835/2005 Registro generale notizie di reato o in altri procedimenti siano state sequestrate o, comunque, acquisite, copie delle liste dei candidati al consiglio comunale di Cosenza e, in caso positivo, chi abbia disposto l'atto o se si tratti d'attività d'iniziativa della polizia giudiziaria».
Il Procuratore della Repubblica ha riferito che «previo interpello del magistrato designato per il procedimento... non vi è stata da parte di questo ufficio nessuna richiesta alla acquisizione della documentazione e che nella segnalazione di reato e negli allegati non è contenuto alcun atto che si riferisca alle liste dei candidati».
Allo stato, alla luce di tali elementi, non ricorrono i presupposti per l'adozione di provvedimenti ispettivi.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 494 dell'articolo 2 della legge n. 266 del 2005 prevede che «A decorrere dal 1 gennaio 2006 sono sospesi i trasferimenti erariali per le funzioni amministrative trasferite in attuazione della legge 15 marzo 1997, n. 59, con riferimento a quegli enti che già fruiscono dell'integrale finanziamento a carico del bilancio dello Stato per le medesime funzioni. A valere sulle risorse derivanti dall'attuazione del presente comma, i trasferimenti erariali in favore dei comuni delle province confinanti con quelle di Trento e di Bolzano sono incrementati di 10 milioni di euro»;
sembra che il Ministero dell'interno, ricevute le risorse dal Ministero del tesoro, debba decidere come ripartire fra i comuni delle Province di Brescia, Belluno, Vicenza, Verona e Sondrio utilizzando un criterio che non terrebbe minimamente conto del volere del legislatore che intendeva creare un ammortizzatore economico per quei comuni di confine con la Provincia di Trento che sono per questo penalizzati dalle differenti condizioni dovute alle maggiori risorse che l'autonomia speciale consente -:
quando, a quali comuni e con quali criteri saranno ripartite le risorse previste dal comma 494 dell'articolo 1 della legge 266 del 2005.
(4-01845)
Risposta. - Come ricordato nell'interrogazione in esame, l'articolo 1, comma 494, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006) stabilisce che «...i trasferimenti erariali in favore dei comuni delle province confinanti con quelle di Trento e di Bolzano sono incrementati di 10 milioni di euro».
In assenza di alcuna specifica modalità di riparto, il contributo è stato attribuito a favore dei singoli comuni secondo il criterio generale in materia, vale a dire per il 90 per cento in proporzione alla popolazione residente per il restante 10 per cento in proporzione al territorio. Il mandato di pagamento è stato emesso dai competenti Uffici di questo Ministero in data 13 dicembre 2006 ed i contributi sono stati già accreditati sui conti di tesoreria dei singoli comuni.
Successivamente l'articolo 1, comma 709, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007), ha parzialmente rettificato la disposizione di cui trattasi, prevedendo che - a decorrere dal 2007 - il 40 per cento dei contributi complessivi (4 milioni su 10 milioni) siano attribuiti ai soli comuni confinanti con il territorio delle province di Trento e di Bolzano.
A seguito della citata modifica apportata dalla legge finanziaria 2007, il Ministero dell'Interno ha individuato i comuni realmente confinanti con le province di Trento e di Bolzano ed ha così proceduto alla ripartizione dell'importo di 4 milioni di euro.
Sulla base di alcune segnalazioni sono state effettuate delle verifiche, dalle quali è emerso che nell'elenco dei «comuni confinanti» erano stati inclusi alcuni enti non in possesso di tale requisito e, di contro, esclusi altri aventi diritto.
Successivamente, a seguito dell'accertamento di non corrette attribuzioni del precedente riparto, con apposito comunicato pubblicato in data 11 aprile 2007 sul sito internet «finanzalocale.interno.it» è stato reso noto che ...«sono state verificate e corrette le maggiori attribuzioni spettanti ai comuni delle province confinanti con quelle autonome di Trento e Bolzano ai sensi del richiamato articolo 1, comma 709 della legge n. 296 del 2006».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la polizia della città di Zhangjiakou ha arrestato il 30 luglio scorso il vescovo ausiliare della diocesi di Xiwanzi, mons. Yao Liang, un sacerdote della stessa diocesi e 90 loro fedeli che ne chiedevano il rilascio. La notizia, oggi su tutti i giornali, è trapelata solo il 3 agosto, attraverso la Kung Foundation, organizzazione che opera per la libertà religiosa in Cina con sede negli Stati Uniti, ed è stata poi diffusa dall'agenzia missionaria AsiaNews (http://www.asianews.it);
nella regione è in atto da anni una dura campagna di repressione contro i cattolici «non ufficiali», cioè quelli non riconosciuti dal governo;
con l'arresto di mons. Yao, si allunga la lista dei vescovi al momento in carcere. Secondo quanto riferito dall'agenzia AsiaNews, il vescovo della diocesi di Baoding, mons. Giacomo Su Zhimin, 72 anni, è stato arrestato nel 1996 e da allora è scomparso; il suo ausiliario, mons. Francesco An Shuxin, 54 anni, ha subito la stessa sorte un anno dopo; mons. Han Dingxian, vescovo di Yongnian, scomparso dalla fine del 2005 e mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo di Zhengding, che viene rapito in continuazione dagli agenti di pubblica sicurezza. Sarebbero invece circa 23 i sacerdoti in prigione -:
di quali informazioni disponga il governo;
quali iniziative, anche nelle sedi internazionali, intenda porre in essere per richiamare il governo della Repubblica popolare cinese al rispetto dei diritti umani e in particolar modo della libertà religiosa.
(4-00904)
Risposta. - La questione della libertà religiosa, per l'importanza che riveste come diritto fondamentale ed inalienabile, è uno dei temi su cui si concentra l'attenzione dell'Italia nei suoi rapporti con la Cina.
A livello bilaterale, in occasione di recenti importanti visite in Cina, il Governo italiano ha sempre sollevato la questione dei diritti umani ed in particolare della libertà religiosa. Lo scorso settembre 2006 lo stesso onorevole Presidente del Consiglio Prodi non ha mancato di sottolineare al Primo Ministro cinese Wen Jiabao come più democrazia e trasparenza siano indispensabili per favorire la modernizzazione cinese e come la tutela delle libertà di espressione, informazione e credo religioso sia un tema verso cui l'opinione pubblica italiana nutre particolare sensibilità. In quella stessa circostanza, a proposito dei
rapporti con la Santa Sede il Primo Ministro Wen Jiabao non ha mostrato preclusioni a che il dialogo possa continuare. Il Premier cinese ha fatto sapere che il problema che aveva suscitato critiche e reazioni politiche in Italia durante la visita, (l'arresto del Vescovo di Zhouzhi) era stato risolto (Mons. Wu Quinjing fu rilasciato dopo 5 giorni di detenzione).
Analoga importanza è stata riservata a questi argomenti dall'onorevole Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri D'Alema. In particolare, in un colloquio a Pechino nel novembre 2006 con il Ministro degli esteri cinese Li Zhaoxing, l'onorevole Ministro D'Alema ha ricordato come lo sviluppo del dialogo sui diritti umani sia fondamentale per arrivare a rimuovere le divergenze che ancora pesano sul rapporto sino-europeo.
La questione della libertà religiosa in Cina è regolarmente sollevata nel quadro del dialogo strutturato UE-Cina sui diritti umani, che a partire dal 1997, si svolge a cadenza semestrale alternativamente a Pechino e nella capitale europea che detiene la Presidenza di turno dell'Unione europea e nel corso del quale sono affrontate questioni particolarmente sensibili come il rispetto delle libertà fondamentali, con particolare riferimento alla libertà di espressione e di culto, le detenzioni arbitrarie, la tortura, i diritti delle minoranze, la pena di morte, l'abolizione della pena di morte, la ratifica del Patto delle Nazioni unite sui Diritti civili e politici del 1966 e la ratifica dello Statuto della Corte penale internazionale.
Queste consultazioni forniscono anche l'occasione all'Unione europea di segnalare alle Autorità cinesi casi individuali di detenuti per reati di opinione, di vittime di trattamenti inumani e degradanti e di condannati a morte, nonché incoraggiare i miglioramenti legislativi compiuti nell'ultimo decennio dalle Autorità di Pechino, anche sul campo della libertà di religione, quantunque nella valutazione prevalente in ambito Unione europea permangano preoccupazioni per perduranti, diffuse violazioni dei diritti umani nel Paese.
In tale contesto - cui l'Italia partecipa attivamente - l'Unione europea ha richiamato la Cina ad operare, sul piano nazionale, in conformità con il Patto sui diritti civili e politici e altri strumenti internazionali. In occasione di passi ufficiali sono stati esplicitamente menzionati gli atti di repressione, verificatisi negli ultimi tempi, nei confronti di gruppi religiosi, in particolare cattolici, sollecitando le Autorità della Repubblica popolare cinese anche ad acconsentire al più presto alla visita dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla libertà religiosa.
Sul tema in generale della religione in Cina, si deve rilevare che si registra comunque negli ultimi tempi una crescente apertura da parte delle Autorità cinesi. Si segnala, in particolare - per la prima volta in un documento del Partito, in occasione del VI Plenum del Comitato centrale nello scorso ottobre - un riferimento al contributo che la religione può dare nella edificazione di una società più armoniosa. Lo stesso concetto è stato ripetuto da uno dei membri del Politburo, nonché presidente dell'Assemblea politica consultiva, Jia Quinglin, in occasione di un incontro delle più alte Autorità dei cinque gruppi religiosi ufficialmente riconosciuti. Inoltre, la sempre più ampia diffusione di un forte sentimento religioso in Cina è stata confermata da un'importante ricerca effettuata dalla East China Normal University di Shanghai, cui anche la stampa cinese ha dato risalto: «Seguirebbero la religione ben 300 milioni ai cinesi. Di questi cristiani (cattolici e protestanti) sarebbero 40 milioni. Per quanto riguarda gli episodi incresciosi di fermi o arresti di sacerdoti o cariche ecclesiastiche va rilevata, infine, la natura spesso locale di queste iniziative che contrasta con più ampie aperture a livello di Governo centrale.
Per quanto concerne più specificatamente le vicende dei religiosi cattolici oggetto dell'interrogazione, esse sono seguite con grande attenzione dall'Ambasciata d'Italia a Pechino anche nell'ambito degli organismi e dei meccanismi attivati a livello di Unione europea che trattano delle questioni relative ai diritti umani in
Cina. In particolare, Monsignor Francesco (Francis) An Shuxin e Giulio Jia Zhiguo risultano rilasciati e autorizzati ad esercitare la propria attività religiosa. Nel caso di Giacomo Su Zhimin la parte cinese ha negato che siano state prese misure restrittive nei suoi confronti. Al momento, non si è invece in grado di fornire alcun elemento utile sul Vescovo Yao Liang, tranne la conferma, secondo alcune fonti, della sua detenzione.
L'Italia, quale membro di rilievo dell'Unione europea, segue e vigila con attenzione su quanto avviene in Cina nel campo della libertà religiosa come in altri campi fondamentali dei diritti umani. Il Governo è, però, consapevole che qualora si intenda fare pressione su un Paese come la RPC, riguardo un tema così carico di risvolti politici e culturali, operare attraverso la cornice europea assicura una maggiore autorevolezza, derivante anche dalla priorità che al tema dei diritti umani e della democrazia viene conferito da tutti i Paesi europei e dall'Unione europea nel suo complesso.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Sottosegretario agli Affari Esteri, Sen. Gianni Vernetti, il 10 gennaio 2007 è partito per una missione in Asia che lo ha portato per due giorni nella Repubblica di Sri Lanka;
a Colombo il Sottosegretario ha avuto modo di incontrare le massime autorità del Paese: il Presidente della Repubblica Mahinda Rajapakse, il Primo Ministro Wickermanayake ed il Ministro degli Esteri Samaraweera;
tra gli scopi della missione uno scambio di vedute sui rapporti bilaterali tra l'Italia e lo Sri Lanka e la conferma del sostegno italiano alla ripresa del dialogo e del processo di pacificazione del conflitto tra la minoranza tamil ed il Governo, che in 25 anni ha causato circa 70 mila morti;
la missione, come annunciato in un comunicato stampa del Ministero, consentirà inoltre di tracciare un consuntivo dei progetti realizzati dalla Cooperazione allo Sviluppo italiana e dalla Protezione Civile, a due anni dalla tragedia dello Tsunami;
la popolazione residente nelle zone di guerra dello Sri Lanka affronta fame, bombardamenti e morte fra paura e disperazione, ma sembra che il resto del mondo li abbia dimenticati tutti, come ci ricordano, dal sito internet www.asianews.it, diverse organizzazioni umanitarie che operano nell'isola -:
quale sia, a parere del Governo, il bilancio della missione, in particolare, per quanto attiene al tragico conflitto che dilania il Paese, e quali eventuali ulteriori iniziative intenda assumere per consentire il processo di pacificazione.
(4-02203)
Risposta. - A riconoscimento del consistente impegno assunto dall'Italia, sia nell'assistenza post-tsunami, che a sostegno del processo di riconciliazione nazionale, nel corso della visita che ho effettuato in Sri Lanka dal 9 al 12 gennaio 2007 sono stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Rajapakse, dal Primo Ministro Wickremanayake, nonché dai Ministri maggiormente impegnati nel negoziato con l'LTTE ed in materia di diritti umani.
Ho ricevuto interessanti indicazioni anche dagli incontri avuti con principali leader dell'opposizione, con esponenti della società civile, nonché con rappresentanti delle ONG italiane operanti nel paese.
La visita è valsa innanzitutto a ribadire la nostra crescente preoccupazione per la situazione nel Paese, caratterizzata da scontri militari su larga scala, da episodi terroristici e da una grave crisi umanitaria nella parte nord-orientale del Paese.
In linea con gli orientamenti Unione europea, alla cui definizione negli scorsi mesi l'Italia ha attivamente contribuito, ho in particolare sottolineato la necessità di un
maggiore impegno di tutte le parti in vista di una soluzione negoziata del conflitto etnico, reiterando l'impegno del nostro Paese e dell'Europa per la ripresa del processo di pace ed a tutela dei diritti umani.
Ho altresì insistito sulla necessità di assicurare dei corridoi umanitari per le popolazioni civili nel nord del Paese, offrendo la nostra disponibilità a farci promotori di un convoglio umanitario, di cui potrebbe farsi carico la Protezione civile.
Nel rinnovare da parte dell'Italia la ferma condanna degli atti terroristici compiuti dall'LTTE, ricordando il processo che ha condotto, lo scorso maggio all'inclusione delle Tigri Tamil nella lista delle organizzazioni terroristiche Unione europea, ho allo stesso tempo rappresentato al Governo un chiaro messaggio politico, sottolineando come il precipitare della crisi produrrebbe pesanti effetti sulla sua credibilità internazionale.
La visita si è quindi tradotta sul piano politico in un'importante apertura di credito all'Italia, ormai considerata dal Governo di Colombo come uno dei principali partner di riferimento in ambito europeo.
Sul piano della cooperazione bilaterale, ho inoltre ricevuto un unanime apprezzamento per quanto il nostro Paese ha realizzato in Sri Lanka in sede di assistenza post-tsunami. A distanza di due anni dalla tragedia, infatti, gli interventi realizzati su gran parte delle coste colpite dal maremoto possono dirsi quasi del tutto conclusi, con ricadute molto positive in settori particolarmente qualificanti (costruzione di villaggi, di scuole ed ospedali, donazioni di barche per le comunità di pescatori, progetti di microcredito, eccetera).
I progetti che ho visitato nella zona costiera a sud della capitale hanno evidenziato come sia la Cooperazione italiana che la protezione civile abbiano agito con rapidità ed efficienza, grazie anche al lavoro delle numerose nostre ONG presenti nel Paese, i cui rappresentanti ho avuto modo di incontrare nel corso della visita.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
CREMA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in molti tribunali della Repubblica Italiana si registra insufficienza nelle dotazioni di cancelleria;
tale mancanza determina un'ingiustificata riduzione nella produttività ed efficienza delle Autorità giudiziarie e un generale malcontento nel personale, spesso costretto a pagare di tasca propria il materiale necessario per l'espletamento delle funzioni a cui è preposto;
il dottor Gianni Griguolo, sostituto procuratore della Repubblica a Belluno, si è pubblicamente lamentato dell'intollerabile mancanza del materiale di cancelleria, segnalando il caso limite del timbro con l'anno 2007 da apporre agli atti da firmare e precisando che la cassa della procura della Repubblica di Belluno si trovi presso la procura generale di Venezia -:
quali misure a carattere urgente intenda adottare per evitare che tale situazione perduri e quali provvedimenti perchè non si possa riproporre in futuro.
(4-02546)
Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata in oggetto, si premette che gli stanziamenti relativi al 2006 sono stati ridotti dai noti tagli effettuati dalla legge finanziaria mediamente nell'ordine del 50 per cento e, per alcuni capitoli, anche in percentuale superiore.
Relativamente alle spese di ufficio (capitolo 1469) - con cui si provvede, tra l'altro, anche all'acquisto di timbri - i fondi vengono accreditati direttamente ai funzionari delegati competenti per territorio - in questo caso al Procuratore generale della Repubblica di Venezia - che discrezionalmente decidono sulla ripartizione a seconda delle esigenze rappresentate dagli stessi uffici del distretto.
Pertanto, l'Amministrazione può solo informare sull'importo accreditato al Procuratore generale della Repubblica di Venezia nel corso dell'anno 2006, che risulta pari a 92.000 euro, di cui 39.203,50 per soddisfare debiti contratti nell'anno 2005.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
DE SIMONE. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di minori ha frequentato nell'anno scolastico 2005/2006 la classe 2 D presso il 1 Circolo Didattico «San Giovanni Bosco» di Gravina in Puglia (Bari);
in data 22 giugno 2006 i genitori dei predetti minori signori Camilla Acquaviva, Carmela Alfonso, Grazia Carrassa, Luigi Cataldi, Mariella Cataldi, Rosalia Cirasola, Franca De Filippis, Angela Digennaro, Rosa Fiore, Teodora Pace, Rosa Paciullo, Vito Paradiso, Filomena Parisi, Rosa Patimo, Teresa Sansone, Grazia Terrone, avendo appreso del trasferimento delle insegnanti dei propri figli signore Marisa Capolongo e Maria Benevento presso il 2 Circolo Didattico «Don Saverio Valerio», sito nella stessa Gravina in Puglia, con istanze dirette alla Dirigente Scolastica del 1 Circolo Didattico «San Giovanni Bosco» dottoressa Giovanna Varvara, n. prot. 2948, hanno chiesto il rilascio dei nulla osta, onde consentire l'iscrizione dei propri figli presso il richiamato 2 Circolo Didattico e, quindi, assicurare la continuità didattica ed educativa;
il Dirigente Scolastico del 2 Circolo Didattico dottor Saverio Pace, all'uopo contattato, aveva comunicato ai genitori che, in ipotesi di trasferimento dei propri figli minori, non avrebbe avuto alcun problema ad istituire una nuova terza classe, cui assegnare le stesse insegnanti Capolongo e Benevento;
nella stessa giornata del 22 giugno 2006 i predetti genitori avevano un incontro con il Dirigente del C.S.A. dottor Fabio Scrimitore, presso la sede del C.S.A. di Bari, e quest'ultimo non mancava di ravvisare l'opportunità del trasferimento dei minori presso il richiamato 2 Circolo Didattico di Gravina, anche in considerazione del ben noto clima di incertezza relazionale tra la dirigenza stessa e la famiglie (cfr. lettera del 21 agosto 2006);
la dottoressa Giovanna Varvara con nota del 29 giugno 2006, prot. n. 2919, rigettava la formulata richiesta di nulla osta, con motivazione, secondo l'interrogante, illegittima e, comunque, insufficiente, assumendo di aver già confermato l'organico per l'anno 2006/2007 e che nei due anni di frequenza dei figli non risultava inoltrato alcun reclamo;
il disposto diniego veniva reclamato dai genitori con atto datato 6 luglio 2006, prot. n. 3094, e in ordine al proposto reclamo non veniva adottato alcun provvedimento dalla nominata Dirigente Scolastica;
infruttuose si rivelavano le conferenze di servizi convocate dal signor Dirigente del C.S.A. dottor Scrimitore in data 31 luglio 2006 e 22 agosto 2006, stante il rifiuto a prenderne parte in entrambi i casi della dottoressa Giovanna Varvara;
con la citata lettera datata 21 agosto 2006 il dottor Fabio Scrimitore, Dirigente Coordinatore del C.S.A., contestava alla dottoressa Giovanna Varvara sia il rifiuto a partecipare alle conferenze di servizi da lui stesso indette, sia le motivazioni addotte a sostegno del rigetto delle istanze di nulla osta;
in particolare, il dottor Scrimitore, con riguardo all'asserita conferma dell'organico, ne deduceva la «irrilevanza oggettiva», atteso che nella mera ipotesi di trasferimento dei genitori per ragioni di lavoro in altra e lontane città, l'avvenuta definizione dell'organico non avrebbe potuto obbligare i figli dei genitori stessi a restare a Gravina, il tutto come esattamente specificato con la richiamata lettera del 21 agosto 2006;
in ogni caso, infruttuose rimanevano le richieste, anche verbali, inoltrate dal nominato Dirigente Coordinatore del C.S.A. alla Dirigente Scolastica dottoressa Varvara;
nemmeno venivano riscontrate le lettere raccomandate a.r. datate 9 agosto 2006 e 24 agosto 2006, nonché, da ultimo, la nota fax del 31 agosto 2006, inviate dal legale dei genitori avvocato Michele Urini;
persino i reiterati solleciti del signor Sindaco di Gravina in Puglia avvocato Rino Vendola, diretti sia alla dottoressa Giovanna Varvara, sia al dottor Fabio Scrimitore, per la soluzione della questione, non sortivano effetto alcuno;
il rilascio del nulla osta costituisce atto dovuto ai sensi della C.M. n. 400 del 31 dicembre 1991, non essendo il diritto al trasferimento in capo a chi esercita la potestà genitoriale nei confronti dell'alunno suscettibile di limitazioni, sicché non è dato alla Dirigente Scolastica legittimamente rifiutare la relativa richiesta, ovvero omettere di provvedere in ordine alla stessa, tanto più nella scuola dell'obbligo e, per giunta, nel nuovo regime dell'autonomia scolastica;
i genitori a sostegno della richiesta di nulla osta avevano eccepito il proprio diritto alla continuità ed alla scelta educativa sui minori, nonché l'acclarato clima di incertezza relazionale tra la dirigenza stessa e le famiglie, con conseguente pregiudizio per una serena crescita culturale, educativa e formativa dei figli;
stanti le reiterate omissioni della nominata dottoressa Varvara, i genitori con lettera raccomandata a.r. del 24 agosto 2006, hanno formulato analoga richiesta al Sig. Dirigente del C.S.A. dottor Scrimitore, chiedendo a quest'ultimo di sostituirsi alla Dirigente Scolastico inadempiente. Siffatta richiesta non ha avuto, però, riscontro;
i genitori per l'anno scolastico 2006/2007 non hanno affatto confermato l'iscrizione alla classe 3 presso il citato «San Giovanni Bosco» e nel nuovo regime dell'autonomia scolastica ben possono i genitori preferire un determinato istituto scolastico ad un altro, in considerazione della diversa offerta formativa di ciascuna istituzione scolastica;
in violazione della norma di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275/1999, il 1 Circolo Didattico «San Giovanni Bosco» è privo di un proprio P.O.F. (Piano Offerta Formativa) per l'anno scolastico 2006/2007 legittimando una volta di più la richiesta di trasferimento dei minori presso il 2 Circolo Didattico «Don Saverio Valerio»;
i genitori in data 4 settembre 2006 hanno inoltrato a mezzo lettera raccomandata a.r. al Dirigente Scolastico del 2 Circolo Didattico «Don Saverio Valerio» di Gravina in Puglia dottor Saverio Pace formale domanda di iscrizione dei propri figli;
al di là della estrema complessità della legislazione scolastica, abbisognevole di razionalizzazione, anche mediante l'adozione di un «testo unico», la vicenda innanzi descritta mette in risalto come, a fronte di comportamenti illegittimi ed ingiustificati dei Dirigenti Scolastici, nel nuovo regime dell'autonomia questi ultimi non siano suscettibili di richiami e/o sanzioni ad opera degli organi superiori dell'amministrazione -:
se sia ammissibile che la formazione dei minori, nella nostra Repubblica, debba essere affidata soltanto all'insindacabile valutazione dei dirigenti delle singole scuole, senza alcuna forma di contrappeso;
se non ritenga necessario intervenire su questa vicenda e quali interventi intenda mettere in atto.
(4-01432)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante, nel rappresentare la vicenda accaduta presso il 1o circolo didattico «San Giovanni Bosco» di Gravina - riguardante il diniego opposto dal dirigente scolastico alla richiesta di alcuni genitori, volta ad ottenere il nulla osta per il trasferimento degli allievi presso il 2o circolo didattico del medesimo comune ove erano state trasferite, su richiesta, le insegnanti degli allievi medesimi - chiede di intervenire sulla vicenda e di conoscere quali interventi si intenda mettere in atto a fronte di ingiustificati comportamenti dei dirigenti scolastici.
Al riguardo si premette che il rapporto di lavoro dei dirigenti scolastici è disciplinato dal contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale dirigente dell'area V
il quale, nel prevedere forme di responsabilità connesse alle procedure di valutazione e verifica dei risultati ha fatto venir meno l'apparato di sanzioni previsto dal decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.
In particolare l'articolo 20 del suindicato contratto, per il quadriennio normativo 2002-2005, prevede che il dirigente risponde in ordine ai risultati della propria azione dirigenziale in relazione all'assetto funzionale tipico della istituzione alla quale è preposto. I criteri di valutazione devono tener conto della correlazione tra le direttive impartite, gli obiettivi da perseguire e le risorse umane, finanziarie e strumentali effettivamente poste a disposizione del dirigente scolastico, tenendo conto anche degli obiettivi e delle finalità del Piano dell'offerta formativa dell'istituzione scolastica. Deve essere privilegiata nella misura massima possibile l'utilizzazione di dati oggettivi.
La valutazione ha carattere pluriennale ed è svolta da un nucleo di valutazione; qualora al termine dell'incarico non dovesse risultare positiva, il dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale, dopo aver acquisito in contraddittorio le deduzioni del dirigente scolastico interessato, assume le determinazioni di competenza, avverso le quali è previsto ricorso da parte dell'interessato.
L'articolo 36 dispone che qualora da parte del dirigente scolastico emergano responsabilità dirigenziali o comunque una valutazione non positiva, il dirigente può essere sottoposto alla sanzione del mutamento dell'incarico, al termine del medesimo, oppure a revoca o conferimento di incarico diverso. È prevista anche, quale sanzione, il recesso unilaterale dell'Amministrazione.
Ciò premesso, per quanto riguarda la vicenda del 1o circolo didattico «San Giovanni Bosco» di Gravina, il dirigente generale pro tempore dell'Ufficio scolastico regionale per la Puglia ha fatto presente che i genitori di 18 alunni, frequentanti nell'anno scolastico 2005-2006 la classe 2D del circolo didattico suddetto, hanno richiesto di trasferire i propri figli, per l'anno scolastico 2006-2007, al 2o circolo funzionante nello stesso comune. Tale istanza, avanzata nel luglio 2006, peraltro tardiva ai fini della regolarizzazione degli organici delle due scuole interessate, ha trovato difficoltà di accoglimento, in quanto atipicamente motivata dalla volontà di continuare a fruire dell'insegnamento di due docenti trasferitisi volontariamente dal 1o al 2o circolo didattico di Gravina.
Gli interessi e le volontà diversificate dei genitori degli alunni della classe parte dei quali era intenzionata a far permanere i propri figli presso il 1o circolo didattico, non consentiva il trasferimento di tutta la classe dall'uno all'altro circolo.
Intensa è stata l'attività di mediazione svolta dalla Direzione generale dell'Ufficio scolastico regionale unitamente all'Ufficio scolastico provinciale di Bari e con il supporto di un dirigente tecnico.
Gli otto allievi i cui genitori hanno confermato la volontà di trasferimento sono stati quindi inseriti in una terza classe già precostituita presso il 2o circolo e sono state nel contempo confermate le classi e il numero dei docenti previsti in organico sia nell'una che nell'altra scuola.
Al dirigente tecnico che ha seguito la vicenda è stato affidato il compito di monitorare che nella classe in questione sia assicurata comunque la permanenza della qualità didattica, organizzativa e relazionale sia a favore degli allievi trasferiti che di quelli già frequentanti la classe coinvolta, atteso che il numero degli allievi in essa inseriti ha superato la soglia dei 25 allievi per classe di norma previsto.
L'attività ispettiva messa in atto dall'Ufficio scolastico regionale non ha evidenziato responsabilità a carico dei dirigenti scolastici delle scuole interessate. È stato tuttavia avviato un monitoraggio tecnico valutativo delle professionalità dei dirigenti scolastici di entrambi i circoli didattici, per l'anno scolastico 2006-2007, al fine di verificare anche il superamento di situazioni di incomprensione con l'utenza alla base della vicenda.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
DI GIOIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Salvatore Nicola, assistente del corpo di Polizia penitenziaria, ha partecipato all'interpello 2003/2004, chiedendo l'assegnazione della sede di Sant'Angelo dei Lombardi, ottenendo il riconoscimento di punti tali da consentirgli l'assegnazione di posizionamento utile nella graduatoria definitiva per la sopra citata sede;
la partecipazione e l'inserimento in graduatoria, in posizione utile, si è svolta secondo le garanzie del P.D.G. del 5 maggio 1999, che regolamenta la mobilità del personale della polizia penitenziaria, oltre che secondo i nuovi criteri di valutazione, definiti in data 22 aprile 1999, per la mobilità a domanda nella prevista sede di contrattazione con le Organizzazioni Sindacali rappresentative;
l'istituto Sant'Angelo dei Lombardi, attualmente, risulta essere composto da 125 unità, di cui 120, con provvedimento di provvisoria assegnazione, e risulta carente di circa 120 ulteriori unità;
l'attuale normativa prevede che non si può usufruire di un trasferimento temporaneo per più di due mesi;
nell'Istituto sono stati effettuati solo ed esclusivamente 3 trasferimenti, non provvedendosi, quindi, alla copertura neanche parziale del personale occorrente;
le graduatorie definitive degli interpelli acquisiscono piena ed effettiva validità a decorrere dal 1 luglio successivo e per la durata di un anno, come legiferato dall'articolo 4, comma 17, del P.D.G. 5 maggio 1999, che regola la materia;
stante l'attuale situazione molti agenti penitenziari, pur avendone diritto, non possono usufruire del trasferimento, subiscono un grave pregiudizio, non solo di carattere economico ma anche affettivo, come nel caso del signor Salvatore Nicola, che presta servizio a Voghera e che solo poche volte l'anno può incontrare la sua famiglia, residente a Volturino in provincia di Foggia, composta dalla moglie e quattro figli -:
per quale motivo l'Amministrazione penitenziaria non abbia ancora ripristinato delle condizioni di legittimità nelle procedure di mobilità ordinaria, sino ad ora totalmente ignorate, consentendo a coloro che hanno acquisito tale diritto, partecipando all'interpello 2003-2004 e risultando in graduatoria, di poter prestare servizio nelle sedi richieste;
se non si ritenga che tale situazione possa pregiudicare il lavoro, già difficile, degli agenti di polizia penitenziaria e che, di conseguenza, si debba operare con immediatezza per ripristinare una situazione di equità e legittimità.
(4-02159)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame si comunica che con provvedimento del 19 aprile 2006 l'assistente di polizia penitenziaria Nicola Salvatore è stato trasferito, a domanda e a sue spese, dalla casa circondariale Nuovo Complesso di Voghera alla casa di reclusione di Sant'Angelo dei Lombardi.
Si fa presente, inoltre, che lo stesso criterio normativo è stato adottato anche per gli altri aspiranti alla stessa sede.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
EVANGELISTI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Pieve a Nievole (Pistoia) è un Comune di circa 12 chilometri quadrati di superficie che si estende ad est della Valdinievole e ne costituisce a tutti gli effetti la porta di accesso da e per il capoluogo pistoiese;
la popolazione, di 9.500 abitanti circa, è concentrata per il 60 per cento a nord nella fascia pedecollinare, che corrisponde al 50 per cento del territorio del Comune, e per il restante 40 per cento nella zona sud, a ridosso della zona centrale.
A sud-est c'è l'Area Industriale, adiacente ed in rapporto di continuità con l'Area Industriale del Comune di Monsummano Terme. A sud c'è il Padule di Fucecchio e ad ovest il tessuto urbano di Pieve si innesta in quello di Montecatini Terme;
nel mezzo all'area più densamente abitata, in senso longitudinale, passa tutta una serie di infrastrutture sovracomunali complessivamente definite in gergo tecnico «passante tecnologico»: l'autostrada A11, con relativo casello, due ex statali oggi provinciali n. 435 e 436, la ferrovia Firenze-Lucca-Viareggio e i due passaggi a livello in pieno centro, che spaccano letteralmente il territorio comunale in due, e che costituiscono gli unici due varchi che uniscono il paese, rendendo impraticabili i collegamenti fra il nord di Pieve, dov'è il centro storico e il cuore istituzionale della Comunità e il sud, che ospita l'area produttiva ed i più recenti insediamenti abitativi;
in anni passati indubbiamente Pieve ha tratto vantaggio da questa sua particolare ubicazione, tant'è che la popolazione in pochi decenni si è triplicata anche grazie all'apporto di numerosi cittadini immigrati, inizialmente interessati alla prestazione d'opera nelle industrie del comprensorio e successivamente imprenditori essi stessi;
in questi ultimi anni, però, l'incremento esponenziale del traffico e la mancanza di infrastrutture alternative adeguate hanno trasformato in handicap ciò che prima era ritenuta una risorsa, con la conseguenza di una semiparalisi della mobilità locale e comprensoriale, che non solo rende impraticabile il paese, ma crea danni gravissimi anche alla qualità della vita dei cittadini in termini d'inquinamento e d'impatto ambientale;
verso la fine della precedente legislatura, parve che si aprissero nuove prospettive nell'ambito dell'Accordo Quadro Stato-Regione-RFI già sottoscritto il 15 febbraio 2001, con la presentazione del Protocollo d'intesa per il potenziamento della tratta ferroviaria Pistoia-Lucca, sottoscritto il 17 marzo 2003, in virtù del quale veniva inserito in programmazione l'interramento della ferrovia nella tratta di Montecatini, conformemente al disposto del PTC provinciale. La firma del Protocollo sopra citato era stata preceduta dalla Conferenza programmatica della Valdinievole del 13 marzo 2003, nelle cui conclusioni il Presidente della Provincia di Pistoia si premurò di precisare, su sollecitazione dei Sindaci di Pieve a Nievole e di Massa e Cozzile, che il riferimento all'interramento della ferrovia per il sottoattraversamento di Montecatini era da intendersi inclusivo dei Comuni di Pieve a Nievole e di Massa e Cozzile, come del resto previsto e stabilito dall'articolo 64 delle Norme di Attuazione del PTC provinciale approvate da tutti i Comuni. Ad ogni buon conto, a quella data il Sindaco di Pieve allora in carica aveva già inviato alla Regione Toscana le proprie osservazioni con nota del 12 marzo 2003 nella quale, con motivazioni incontestabili, subordinava formalmente la sottoscrizione del Protocollo stesso all'estensione dell'interramento della ferrovia anche nell'area urbana di Pieve a Nievole; il tutto dopo aver manifestato le stesse valutazioni anche sulla stampa locale;
in data 10 novembre 2003, presso la sede di RFI aveva avuto luogo un incontro fra la regione Toscana, le Province di Lucca e di Pistoia ed i rappresentanti delle Amministrazioni di alcuni Comuni delle due Province presenti con lo scopo di consentire alle diverse Amministrazioni di esporre le rispettive, eventuali osservazioni. A quell'incontro erano assenti tutti i Comuni della Valdinievole ad eccezione del Comune di Montecatini Terme. Si fa presente che, come risulta dal verbale allegato, in quella riunione l'Ing. Pezzati di RFI pur dichiarandosi «non certo del buon esito della richiesta d'inserimento del Progetto nella Legge Obiettivo» per i 150 milioni di euro necessari alla realizzazione dell'opera, propose «di proseguire, con le risorse finanziarie disponibili, lo sviluppo della progettazione definitiva di una prima fase di interventi» fra i quali il
sotto attraversamento di Montecatini Terme, assumendo l'onere aggiuntivo nella misura del 50 per cento del maggior costo conseguente. Questa proposta fu accolta ed approvata nelle sedi istituzionali competenti. A quel punto, contro ogni assicurazione ricevuta, non solo Pieve veniva esclusa dalle opere richieste e previste nel PTC, ma addirittura veniva tagliata in due dalla trincea necessaria per garantire le pendenze utili all'interramento della vicina stazione di Montecatini;
nella consapevolezza che l'intervento suddetto avrebbe comportato una gravissima, ulteriore spaccatura del tessuto urbano nel proprio Comune, questa Amministrazione chiese l'estensione dell'interramento anche a Pieve a Nievole, pur limitatamente ad uno dei due passaggi a livello, ma la richiesta fu respinta in Conferenza dei Servizi con la motivazione che l'intervento non era tecnicamente fattibile;
considerata l'importanza e la complessità inerenti sia il raddoppio della linea ferroviaria, sia il superamento delle interferenze stradali costituite dai passaggi a livello, dal casello dell'A 11 e dalle due ex statali n. 435 e 436, l'Amministrazione comunale di Pieve a Fievole, con delibera della Giunta Comunale dell'agosto 2004, sospese ogni parere in merito a tutte le opere programmate sul territorio e conferì al Dipartimento d'Ingegneria civile dell'Università di Pisa l'incarico di elaborare uno studio d'insieme di tutte le opere necessarie per il riordino della viabilità ferroviaria e stradale urbana e suburbana nel Comune e di verifica della fattibilità tecnica dell'interramento anche a Pieve. Contestualmente chiese ed ottenne l'approvazione della delibera stessa da parte di tutti i componenti del Consiglio Comunale, che espressero parere favorevole ad eccezione del gruppo di riferimento di AN «Polo per Pieve»;
poiché lo studio del Dipartimento d'Ingegneria civile dell'Università di Pisa dimostrò che non esisteva alcun impedimento di carattere tecnico all'interramento richiesto, l'Amministrazione aprì un tavolo di confronto con tutti gli enti interessati ed accettò di sottoporre gli esiti dello studio conferito al vaglio di una Commissione tecnica, costituita da Provincia, RFI, dai Tecnici incaricati dell'Università di Pisa e dal Responsabile tecnico dell'Uff. Urbanistica del Comune, al fine di ricercare insieme una soluzione integrata e condivisa ai problemi sopra esposti. La Commissione esaurì il suo compito e nella Relazione finale confermò sia la fattibilità dell'opera sia i grandi vantaggi che da essa sarebbero derivati;
ad oggi l'unico, impedimento sembra essere costituito dall'impegno economico conseguente; l'Amministrazione di Pieve ha più volte formalmente ma inutilmente richiamato l'attenzione della Provincia sui gravissimi problemi che i Cittadini sono costretti a subire quotidianamente a causa delle disfunzioni del Casello autostradale, dei passaggi a livello, dell'intasamento e della mancanza di collegamenti delle due ex statali, oggi provinciali, n. 435 e 436, precisando che il costo che essi, loro malgrado, hanno pagato fino ad oggi in termini di disagio e di deterioramento della qualità della vita è infinitamente maggiore degli oneri che le varie Amministrazioni dovranno assumersi per risolvere i problemi ancora irrisolti -:
se il Ministro non ritenga opportuno offrire al Comune di Pieve di Nievole una più sensibile attenzione al problema ed una giusta risposta, almeno sul piano progettuale;
se non ritenga ragionevole ed opportuno che questo tempo di vacanza economica venga utilizzato per procedere rapidamente ad una integrazione della progettazione esistente, includendo l'interramento della ferrovia anche a Pieve di Nievole in modo da poter successivamente predisporre un piano finanziario adeguato alla realizzazione di tutte le altre opere conseguenti, al fine di superare la frammentazione del territorio comunale restituendolo alla sua naturale continuità;
se non ritenga necessario, nell'ambito di una reciproca e costruttiva collaborazione,
richiedere con urgenza un confronto ed un approfondimento che per ora, a distanza di diversi mesi, non ha ottenuto riscontro alcuno e se, considerato che alcune delle opere previste nelle diverse soluzioni prospettate possono essere sviluppate e realizzate senza interferire sul raddoppio e l'interramento della Ferrovia, sia opportuno sollecitare la Provincia e la Regione ad attivarsi nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di risolvere anche con gli Enti interessati, Soc. Autostrade ed RFI, tutti i problemi in essere di loro competenza sia sul piano progettuale che su quello del recepimento dei finanziamenti necessari, precisando e sottolineando l'evidenza che dalla soluzione degli stessi non trarranno vantaggio solo i Cittadini del Comune di Pieve a Nievole, ma dell'intera Valdinievole, di cui Pieve è passaggio obbligato.
(4-02451)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Nel documento «Infrastrutture prioritarie», presentato alla Conferenza unificata e al CIPE alla fine del 2006, è previsto, nell'ambito dei «Sistemi ferroviari» l'intervento e «Potenziamento linea ferroviaria Pistoia-Lucca», per il quale Rete Ferroviaria Italiana ha predisposto il progetto definitivo per un importo di 180,00 milioni di euro. La Regione Toscana, da parte sua, si è dichiarata disponibile al cofinanziamento dell'intervento con fondi europei di sviluppo regionale.
Nel piano prioritario degli investimenti di Rete Ferroviaria Italiana è presente l'opera denominata «potenziamento infrastrutturale Pistoia-Lucca-Viareggio», per la quale è previsto un costo totale di 253,62 milioni di euro già finanziato per 3,62 milioni di euro.
La società Ferrovie dello Stato da parte sua informa che il potenziamento della linea Pistoia-Lucca-Viareggio/Pisa si inserisce in un quadro programmatico che ha come riferimento:
l'Accordo quadro sottoscritto tra il Ministro dei trasporti, Regione Toscana, Ferrovie dello Stato S.p.A. e Treno Alta Velocità S.p.A. in data 15 febbraio 2001 con l'obiettivo di potenziare e riqualificare il servizio ferroviario metropolitano nell'area vasta Livorno-Lucca-Pisa;
il Protocollo d'intesa, sottoscritto il 17 marzo 2003 a Montecatini Terme, fra Regione Toscana, Ferrovie dello Stato S.p.A. e Treno Alta Velocità Province e comuni interessati, per il potenziamento della tratta ferroviaria Pistoia-Lucca, con il quale veniva istituito un tavolo tecnico costituito da Rete Ferroviaria Italiana S.p.A., Regione Toscana, e Province di Lucca e Pistoia, allo scopo di seguire lo sviluppo della progettazione preliminare, individuando le priorità in coerenza con gli accordi già sottoscritti.
Nell'ottica degli accordi citati, Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. ha elaborato la progettazione preliminare del raddoppio della linea Pistoia-Lucca-Pisa e uno studio di fattibilità per il raddoppio della linea Lucca-Viareggio.
Detto progetto preliminare è stato presentato in occasione di una riunione tenutasi a Firenze, il 10 novembre 2003 alla quale, oltre la Regione Toscana, sono stati invitate tutte le Province e tutti i Comuni interessati. Il verbale della riunione e lo stralcio dei progetti è stato successivamente inoltrato a tutte le competenti autorità, anche se non presenti alla riunione.
Sulla base di tale progetto, il gruppo tecnico, istituito con il citato protocollo del 17 marzo 2003, ha individuato una fase prioritaria dell'intervento in questione, per la quale è stata sviluppata la progettazione definitiva, consistente:
nel raddoppio della tratta Pistoia-Montecatini Terme;
nel sottoattraversamento di Montecatini Terme;
nella velocizzazione della tratta Montecatini Terme-Lucca.
Il progetto, prevede anche l'eliminazione di tutte le interferenze stradali mediante la realizzazione di opere sostitutive o di viabilità alternativa.
In particolare, per l'eliminazione dei due passaggi a livello ricadenti nel Comune di Pieve a Nievole, fu predisposta una bozza d'accordo con impegni economici a carico della Regione Toscana, della Provincia, del Comune di Pistoia e di Rete Ferroviaria Italiana per la progettazione definitiva ed esecutiva delle opere sostitutive e per la realizzazione dei lavori in anticipo rispetto al raddoppio ferroviario. L'accordo non fu perfezionato perché il Comune di Pieve a Nievole deliberò la sospensione di ogni parere in merito alla viabilità ed alle infrastrutture interessanti il Comune in quanto riteneva opportuno «inquadrare la progettazione in una visione comprensoriale del sistema di trasporti e dei collegamenti di tutta la Valdinievole».
In tale ambito, il Comune ha dunque affidato al Dipartimento di ingegneria civile dell'Università di Pisa l'incarico per lo studio del riordino della viabilità ferroviaria e stradale urbana e suburbana nel territorio comunale. A conclusione di detto studio, l'Università di Pisa ha prodotto un'unica soluzione per la risoluzione delle interferenze viarie e ferroviarie nel Comune di Pieve a Nievole che prevede il prolungamento del sottoattraversamento di Montecatini Terme e il riordino della viabilità superficiale.
A tale riguardo, la Provincia di Pistoia ha richiesto l'istituzione di un tavolo tecnico, con la partecipazione anche di Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. e dei progettisti dell'Università di Pisa, allo scopo di ricercare le soluzioni alternative, integrative e migliorative al progetto del raddoppio ferroviario della linea Pistoia-Lucca che consentissero di recepire le esigenze di permeabilità e continuità urbana manifestate più volte dal Comune di Pieve a Nievole.
A conclusione dei lavori del tavolo tecnico sono state individuate due soluzioni tecnicamente fattibili: una che prevede il prolungamento dell'interramento di Montecatini Terme per ulteriori 900 metri ed il riordino della viabilità superficiale, l'altra che integra il progetto di raddoppio ferroviario con specifiche nuove opere stradali e ciclo-pedonali di ricucitura del tessuto urbano senza ricorrere al prolungamento di detto interramento.
Dalle valutazioni esperite dal tavolo tecnico risulta che la seconda soluzione, meno onerosa di circa 56 milioni di euro della prima, consentirebbe la risoluzione delle problematiche viarie e urbanistiche relative ai passaggi a livello esistenti a Pieve a Nievole, indipendentemente dalla realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria.
È comunque da evidenziare che, al momento non è disponibile alcun finanziamento per gli interventi innanzi descritti sulla linea Pistoia-Lucca-Pisa/Viareggio e anche un eventuale aggiornamento della progettazione già eseguita dovrebbe essere avviato solo dopo il reperimento delle relative risorse finanziarie nonché a seguito della definizione di una soluzione progettuale condivisa.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
FEDI, BUCCHINO, NARDUCCI e GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni la Direzione Generale per gli Italiani all'estero del Ministero degli affari esteri ha soppresso l'Unità di Consulenza per la Sicurezza Sociale che era stata per lungo tempo stimolo e strumento fondamentale per l'avvio dei negoziati per la stipula ed il rinnovo delle convenzioni bilaterali e multilaterali di sicurezza sociale;
i compiti svolti dall'Unità erano importanti e complessi;
la trattazione di tutte le questioni di natura previdenziale in convenzione internazionale;
l'elaborazione, d'intesa con altre Amministrazioni, di schemi di legge sulla previdenza internazionale;
l'elaborazione dei progetti di accordi bilaterali di sicurezza sociale;
la redazione di schemi di relazioni illustrative per la ratifica parlamentare degli accordi;
la preparazione di riunioni interministeriali;
la partecipazione ai negoziati internazionali;
l'elaborazione di pareri tecnici sull'interpretazione e sull'applicazione dei Regolamenti comunitari di sicurezza sociale anche in sede di contenzioso dinanzi alla Corte di Giustizia europea;
la consulenza alle rappresentanze italiane diplomatiche e consolari;
le collaborazioni con altre Direzioni generali del Ministero degli Affari Esteri che trattano occasionalmente la materia previdenziale;
la cura dei rapporti con l'utenza ed in particolare la proficua collaborazione con i patronati ed associazioni dell'emigrazione ascoltati e coinvolti nelle varie iniziative;
il coordinamento delle attività delle altre Amministrazioni ed Enti che trattano la materia della sicurezza sociale internazionale;
da quando è stata abolita la predetta Unità si è verificato praticamente l'arresto delle stipule e dei rinnovi degli accordi internazionali di sicurezza sociale con grave nocumento agli interessi politici dell'Italia e ai diritti delle categorie dei lavoratori e pensionati interessati;
è incomprensibile come accordi bilaterali già firmati - con il Canada, il Cile, il Marocco, le Filippine - siano stati abbandonati;
sono venuti meno raccordo e coordinamento delle iniziative e degli studi della complessa materia della sicurezza sociale in regime internazionale, anche alla luce del fatto che le singole Direzioni del Ministero non hanno gli strumenti, le conoscenze ed il tempo di svolgere le proficue attività su citate;
in un contesto internazionale dove l'allargamento dell'Unione Europea richiede una maggiore attenzione alla mobilità dei lavoratori e dei diritti-doveri previdenziali che ne derivano e dove la mobilità internazionale viene esercitata da nuove e variegate categorie di cittadini i quali rivendicano una ampia e giusta tutela previdenziale -:
se si intenda procedere in direzione di un ripristino dell'Unità di Consulenza per la sicurezza sociale o di un Ufficio con le caratteristiche sopra descritte, nell'ottica di una riqualificazione della politica italiana e del Ministero degli affari esteri in materia di sicurezza sociale in regime internazionale.
(4-02806)
Risposta. - Dal 2000, anno della riforma del Ministero degli affari esteri, i progetti di accordi, inclusi quelli di sicurezza sociale, sono elaborati dalle Direzioni geografiche territorialmente competenti.
Presso la Direzione generale per gli italiani all'estero permane, comunque, una Sezione dell'Ufficio III che segue le questioni generali di «Sicurezza Sociale».
La predetta Sezione cura la raccolta di tutte le convenzioni di sicurezza sociale e delle proposte di nuove convenzioni, opera da trait d'union tra il connazionale - il polo Inps competente per Paese - la Sede diplomatico-consolare, collabora con le altre Direzioni generali interessate e fornisce consulenza all'utenza.
La Direzione generale per gli italiani all'estero partecipa inoltre ai vari tavoli di concertazione presso le Direzioni geografiche competenti per l'esame delle nuove Convenzioni o lo studio delle problematiche attinenti la mancata ratifica di convenzioni già firmate ed ha un «colloquio» costante con l'I.N.P.S. - Direzione Studio e Ricerca per lo sviluppo delle Attività delle Convenzioni Internazionali.
L'Unità di Consulenza per la Sicurezza Sociale, già in essere presso la Direzione per gli italiani all'Estero, non è stata definitivamente soppressa ma si è in attesa che venga assegnata una nuova unità di personale in posizione di comando dal Ministero
del Lavoro, in sostituzione del funzionario che ha cessato l'attività nel 2005 per raggiunti limiti di età. Tale sostituzione è già stata formalmente richiesta al competente Dicastero.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
FITTO, BELLANOVA, LAZZARI, LISI e TESSITORE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3 marzo 2007, un giovane leccese, Simone Renda, mentre si trovava in vacanza a Playa del Carmen, nota località turistica in Messico e meta di moltissimi italiani, è deceduto in circostanze imprecisate; non è la prima volta che accadono simili vicende a connazionali;
secondo quanto riportato dai giornali sembra che il giovane turista, in preda ad un malore, sia stato fermato dalla polizia locale, che lo avrebbe creduto ubriaco e sia successivamente deceduto per infarto del miocardio mentre era in stato di fermo; dall'autopsia è risultato che il giovane Simone non avesse assunto né sostanze alcoliche né sostanze stupefacenti;
mentre risulterebbe un ematoma alla testa come se fosse stato picchiato;
va dato atto all'Ambasciata italiana in Messico di essersi immediatamente impegnata sulla vicenda, mentre il Ministro degli esteri ha sollecitamente attivato la propria Unità di crisi; un plauso va anche alla Questura di Lecce per l'impegno profuso in favore della famiglia del giovane;
lo stesso non può dirsi delle autorità messicane che hanno arrestato il giovane per discutibili motivi di disturbo della quiete pubblica, non lo hanno ricoverato in ospedale nonostante il medico locale gli avesse diagnosticato, all'interno del commissariato, un principio d'infarto, non hanno tempestivamente informato della vicenda il Consolato italiano, non hanno informato il giovane della possibilità di pagare una cauzione, lo hanno condannato a 36 ore di carcere nonostante la diagnosi, lo hanno trattenuto in stato di detenzione alcune ore in più, risultate poi fatali;
peraltro va detto che il Messico ha adottato provvedimenti purtroppo successivi, sospendendo dai propri incarichi due funzionari della Sicurezza pubblica locale ed il giudice che avrebbe dovuto far eseguire l'ordine di scarcerazione, una volta scadute le 36 ore di detenzione -:
quali ulteriori risultanze abbia il Ministro interrogato in relazione alla morte del giovane leccese Simone Renda e quali provvedimenti intenda adottare affinché sulla luttuosa vicenda sia fatta piena luce e siano perseguite responsabilità ed omissioni.
(4-03077)
Risposta. - Il signor Simone Renda è stato tratto in arresto dalle autorità di polizia messicane il primo marzo scorso in località Playa del Carmen, dove si trovava in vacanza, con l'accusa di ubriachezza molesta, perché trovato nella sua stanza d'albergo in apparente stato confusionale riconducibile, secondo le predette Autorità, all'abuso di sostanze alcoliche.
Trasferito nel locale ufficio di Polizia, il signor Renda è stato colto da malore e sottoposto a visita medica, che ha diagnosticato un probabile principio di infarto ed ha prescritto un elettrocardiogramma, mai effettuato.
Il signor Renda, processato per direttissima e condannato a pena detentiva di 36 ore, è stato poi trovato il 3 marzo privo di vita nella cella dove era stato recluso.
L'Ambasciata a Città del Messico, in accordo con il Console onorario a Cancun e con il corrispondente consolare a Playa del Carmen, si è prontamente attivata al fine di fornire ai familiari del signor Renda ogni possibile assistenza, con riferimento in particolare alla traslazione in Italia della salma.
Sulla base di istruzioni inviate da questo Ministero è altresì intervenuta a più riprese e con fermezza presso le competenti autorità messicane al fine di ottenere quanto
prima chiarimenti in merito al trattamento riservato al connazionale durante il periodo di fermo e alle cause che hanno condotto al decesso dello stesso. Al riguardo, le predette autorità, su specifica richiesta dell'Ambasciata, hanno provveduto ad aprire un'istruttoria, di cui si attende a breve di conoscere l'esito.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Fidenza (Parma) ed in quelli ad esso limitrofi si registra una recrudescenza preoccupante di furti, prevalentemente nelle abitazioni, la qual cosa genera un diffuso allarme sociale;
anche recentemente (mercoledì 13 gennaio) è stato compiuto un furto, in pieno giorno, in un noto supermercato ubicato nel centro di Fidenza;
già in passato la civica amministrazione si era attivata presso gli organi istituzionalmente competenti affinché venisse istituito in Fidenza un commissariato di Pubblica Sicurezza, la cui attivazione oltre a costituire un importante tassello del mosaico della polizia di prossimità, servirebbe ad avvicinare sempre più ai cittadini le forze di polizia -:
se sia possibile ipotizzare l'istituzione del commissariato di cui in premessa ed in ogni caso quali disposizioni intenda impartire affinché siano predisposte significative azioni di prevenzione della criminalità organizzata nel comune di Fidenza e nell'area ad esso limitrofa.
(4-02397)
Risposta. - La Prefettura di Parma, anche sulla base di quanto riferito dal Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri, ha comunicato che la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nel Comune di Fidenza e in quelli ad esso limitrofi non presenta aspetti di particolari criticità.
È pur vero che l'andamento dei furti è passato dai 526 del 2005 ai 536 del 2006, ma il dato è riferito essenzialmente a furti di portafogli, carte di credito, cellulari, reati definiti di «taccheggio», in quanto commessi principalmente durante lo svolgimento dei mercati rionali settimanali. Invece i furti in abitazioni o in danno di esercizi commerciali non sono numericamente rilevanti.
Lo stesso Comando provinciale dei Carabinieri ha comunicato di non aver ricevuto alcuna denuncia in merito al furto, cui fa cenno l'interrogante che sarebbe avvenuto ai danni di un supermercato nel centro di Fidenza.
In ordine alle iniziative poste in essere dall'Amministrazione comunale fidentina per l'istituzione di un Commissariato di Pubblica sicurezza, va precisato che la proposta è stata presentata in seno al Consiglio comunale da un consigliere di minoranza, che, lamentando un peggioramento della situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica, aveva chiesto in una mozione la realizzazione di detto Commissariato. L'iniziativa non era stata recepita dall'intero Consiglio comunale anche perché, in un precedente incontro con il Questore di Parma, era stata evidenziata l'impossibilità oggettiva di attivare tale struttura.
Va rilevato, comunque, che a Fidenza è operante una Sezione della Polizia stradale e che l'Amministrazione comunale della cittadina emiliana ha ritenuto di ricercare ogni possibile soluzione finalizzata alla realizzazione di un nuovo stabile da destinare a sede del locale Comando Compagnia Carabinieri. A tale proposito il Ministero delle Infrastrutture sta seguendo l'iter per la realizzazione.
Si aggiunge che il Sindaco di Fidenza, nel mese di novembre 2006, aveva chiesto un incontro con il Prefetto di Parma a causa dei malumori che gli erano pervenuti dalla cittadinanza a seguito di alcuni articoli pubblicati su un quotidiano locale, relativi ad episodi di piccola criminalità che avevano suscitato un certo allarme sociale.
Il 26 dello stesso mese, il Sindaco era stato invitato a partecipare ad una riunione tecnica di coordinamento delle Forze di Polizia e in quella sede il comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri aveva illustrato i risultati di uno specifico studio condotto dall'Arma sulla situazione dell'ordine pubblico a Fidenza, definita nel documento soddisfacente e in linea con il trend nazionale.
Inoltre, non sono emerse denunce di «racket» o di gravi delitti contro la persona, come rapine in villa con lesioni o decesso delle vittime, sparatorie, omicidi; né è stata rilevata la presenza di sodalizi collegati alla criminalità organizzata o di pregiudicati di notevole spessore criminale.
Si precisa, infine, che in una precedente riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica era stato convenuto e reso operativo uno specifico servizio di Carabinieri a piedi nel centro storico della città, in attesa dell'assegnazione dei militari necessari all'attuazione nello stesso Comune del servizio «Carabiniere di quartiere».
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 11 ottobre 2006 la maggioranza del Consiglio provinciale di Bolzano ha approvato una mozione, votata anche dal centro sinistra, che prevede l'impegno della giunta per arrivare all'abolizione del commissariato del Governo ed al trasferimento delle relative competenze al presidente della Provincia;
la figura del Commissario del Governo è prevista nello Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige;
la sua funzione è di importante raccordo tra il Governo provinciale e quello nazionale;
rispetto agli altri Commissariati del Governo, è previsto che quello di Bolzano svolga ulteriori funzioni;
con la riforma del titolo V della Costituzione, le leggi provinciali entrano immediatamente in vigore e compito del Commissario è quello di segnalare tempestivamente al Governo nazionale eventuali leggi provinciali che esorbitassero le competenze statutarie -:
se il Governo intenda potenziare gli uffici del Commissario del Governo di Bolzano con riferimento alle dotazioni organiche affinché possa svolgere le proprie funzioni.
(4-01250)
Risposta. - In riferimento all'atto parlamentare di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che la funzione di raccordo tra Governo e attività legislativa provinciale è proseguita, dopo la modifica del Titolo V, come attività collaborativa ai fini della verifica della legittimità costituzionale di detta legislazione.
In sostanza l'intervento del Commissariato del Governo non è più finalizzato al «Visto» delle leggi provinciali, bensì ad assicurare il monitoraggio su tali leggi, un'attività questa che rappresenta la continuazione di quella svolta prima della modifica dell'articolo 117 della Costituzione.
In considerazione di quanto espresso, non si ravvisano elementi innovativi che possano giustificare un incremento della dotazione organica del Commissariato del Governo in argomento.
Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali: Linda Lanzillotta.
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Bergamo il rapporto tra il numero dei Vigili del fuoco presenti sul territorio e la popolazione risulta allarmante: un Vigile ogni 4.000 abitanti, in raffronto ad una media nazionale di uno ogni 1.500 abitanti contro una media europea di uno ogni 1.000;
l'organico è rimasto inalterato numericamente dal 1997, senza adeguamenti significativi della struttura, mentre la popolazione bergamasca ha superato il milione di abitanti;
la provincia di Bergamo è composta da un numero di comuni elevato, con notevoli presenze industriali e densità abitative molto alte a cui si contrappongono estese e popolate zone montane;
nella bergamasca hanno sede oltre 60 aziende ad elevato rischio incendio, la provincia di Bergamo risulta quinta in Italia per la presenza di industrie considerate ad alto rischio;
il personale dei Vigili del fuoco bergamaschi gestisce circa 85.000 pratiche di prevenzione incendi, con un incremento annuale approssimativo di 6000 nuove pratiche;
il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco gestisce un organico di 248 unità, di cui 88 distaccate all'aeroporto di Orio al Serio non destinate al servizio di soccorso sul territorio. Le rimanenti 160 unità sono distribuite su quattro turni. Esclusi i volontari, 40 Vigili del Fuoco per ogni turno, ossia 32 effettivi (tolto il 20 per cento di carenza programmata). Nella sede centrale di Bergamo l'organico effettivo è di 20 Vigili per ogni turno, 6 per turno Clusone e Zogno, 17 per turno nell'aeroporto di Orio al Serio. Nella nuova sede di Dalmine, dove per ora non è previsto organico, vengono distaccati 3 Vigili del fuoco per turno da Bergamo -:
quali misure il Ministro, con i poteri che gli sono propri, intenda adottare per il necessario potenziamento degli organici dei Vigili del Fuoco nella provincia bergamasca, con particolare riguardo per i rinforzi attesi nell'unità di Dalmine, per far fronte alle crescenti esigenze di sicurezza del territorio;
i modi ed i tempi entro i quali il Ministro intenda riorganizzare il personale dei Vigili del fuoco al fine di destinare più agenti in servizio sul territorio.
(4-01392)
Risposta. - Si concorda in linea di principio con quanto evidenziato dall'interrogante in ordine alle esigenze operative della provincia di Bergamo e si fa presente che le carenze evidenziate sono rappresentative di una situazione non soltanto circoscritta alla provincia suddetta ma estesa all'intero territorio nazionale.
Si rappresenta, peraltro, che per effetto dei processi di mobilità ordinaria, che si sono verificati a livello nazionale ed a causa dei pensionamenti, il Comando provinciale di Bergamo ha registrato una carenza di organico di personale operativo rispetto alla pianta organica normativamente prevista.
Tale situazione complessiva unita all'impossibilità di autorizzare l'impiego di ulteriori ore di straordinario oltre a quelle già attribuite al Comando stesso ha avuto dei riflessi anche sul distaccamento di Dalmine, impedendogli talvolta, di funzionare a pieno regime, essendo la sua stessa operatività subordinata all'effettiva presenza, presso il Comando, del numero necessario di unità di personale con funzioni operative.
Con l'emanazione della legge finanziaria per il 2007, volta a consentire 600 nuove assunzioni ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario e con la quale si è determinata un'inversione di tendenza sostanziale rispetto alla finanziaria precedente, si auspica di poter risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, la problematica relativa alla carenza di organico in provincia di Bergamo; nonché la particolare condizione nella quale si trova il distaccamento di Dalmine.
La situazione, comunque, è attentamente seguita dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile ed al riguardo si rappresenta, che nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in venti minuti», in provincia di Bergamo sono state individuate le località di Trescore e Sarnico per la realizzazione di ulteriori distaccamenti, la cui attivazione è vincolata all'emanazione di specifici provvedimenti legislativi che prevedano e finanzino i necessari incrementi di organico.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
LAINATI e TESTONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nell'home-page del sito Governo.it erano stati inseriti dal novembre del 2005 tutti i dati relativi ai contributi diretti o indiretti, anche di natura tariffaria, concessi dalla Presidenza del Consiglio al settore dell'editoria sulla base della normativa vigente; tali dati erano chiaramente e analiticamente indicati in oltre cento pagine -:
per quali ragioni questa scelta di grande trasparenza, accolta con unanime plauso dagli operatori del mondo dell'informazione e dall'opinione pubblica, sia stata interrotta senza alcuna spiegazione dal Governo Prodi e se non si ritenga assolutamente indispensabile ed urgente inserire nuovamente l'indicazione chiara e precisa dei dati disaggregati dei finanziamenti per l'editoria nel sito del Governo.
(4-00637)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, il Dipartimento per l'informazione e l'editoria di questa Presidenza del Consiglio dei ministri, interpellato al riguardo, ha comunicato che, lo «speciale contributi all'editoria», completo di tutti i dati relativi ai contributi diretti e indiretti, concessi dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al settore dell'editoria, è stato tolto dalla home page del sito del Governo soltanto perché non più ritenuto di stretta attualità, ma è rimasto ed è tuttora sempre accessibile dalla pagina interna del Dipartimento per l'informazione e l'editoria: http://www.governo.it/Presidenza/DIE/index.html.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
LOMAGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
l'impresa individuale Luigi Geraci, con nulla osta dell'Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Siciliana n. 2970 del 14 luglio 1975 fu ammessa a usufruire dei benefici di cui alla legge 25 luglio 1975, n. 166 per la realizzazione di 192 alloggi di tipo economico-popolare da realizzare a Caltanissetta, località «Balate» con contributo, ai sensi delle leggi vigenti in materiali edilizia economica popolare, pari al 75 per cento della spesa occorrente per la realizzazione dell'intero programma;
il Consiglio comunale di Caltanissetta con delibera n. 60 del 23 dicembre 1975, approvò il piano per l'insediamento dei suddetti 192 alloggi, cedendo sotto forma di diritto di superficie l'area al geometra Geraci per la durata di 99 anni;
lo stesso Comune, contestualmente, approvò lo schema di convenzione che avrebbe dovuto regolare sia i rapporti tra il Comune stesso e l'impresa costruttrice, sia quelli tra Comune, impresa e terzi acquirenti;
successivamente, in data 31 gennaio 1976 il geometra Geraci stipulò con il Comune di Caltanissetta la convenzione iscritta al rep. n. 1201 registrata il 2 febbraio 1976 per il piano di insediamento del complesso suddetto;
in tale complesso erano compresi 192 alloggi che furono oggetto di altrettanti preliminari con il medesimo numero di famiglie;
utilizzando lo stesso modello, l'impresa Geraci firmò con i promissori acquirenti i preliminari in cui il prezzo dei rispettivi immobili non era specificatamente determinato ma determinabile con apposito decreto ministeriale;
dalla lettura sistematica del contratto preliminare e dopo trent'anni di liti giudiziarie, i giudici che si sono occupati della vicenda hanno ritenuto che il D. M. applicabile fosse il n. 457 del 1978 (quello vigente alla data in cui avrebbe dovuto stipularsi il contratto definitivo);
rimangono ancora oggi oggetto di contesa l'effettiva determinazione delle somme ancora eventualmente dovute dai promissori acquirenti nonché le modalità di pagamento delle stesse;
tali controversie hanno tuttavia da tempo creato le condizioni per ritenere che la pronuncia si sarebbe basata su condizioni assai inferiori rispetto alle aspettative del geometra Geraci;
le recenti indagini della Magistratura e della Guardia di finanza, tuttora in corso, sono volte a dimostrare che quest'ultimo, in qualità di titolare della omonima impresa individuale, nel dubbio di non riuscire ulteriormente a lucrare sugli immobili, attraverso un piano articolato e criminoso, ha dapprima trasformato la ditta in Geraci Costruzioni S.a.s. e poi, nel 2002, in SO. GI. M. S.p.a e successivamente, ha tentato di arricchirsi utilizzando il meccanismo delle «scatole cinesi»;
progettando ad arte il fallimento della SO. GI. M. S.p.a., infatti, lo stesso ha indotto i promissori acquirenti, che avevano già quasi integralmente pagato il prezzo dell'immobile fissato dal preliminare e che nel frattempo avevano occupato gli immobili, ad aderire alle nuove condizioni economiche stabilite dal costruttore, pena la rinuncia all'acquisto o l'accettazione del pagamento del prezzo dell'asta giudiziaria provocata dal fallimento pilotato a favore del creditore simulato MG TUR S.r.l. (dietro la quale si celava in realtà lo stesso gruppo imprenditoriale Geraci);
a seguito della complessa operazione investigativa operata dalla guardia di finanza nel 2006, tutti gli immobili suddetti sono stati oggetto di sequestro preventivo a tutela dei promissori acquirenti;
il magistrato intende dimostrare che attorno al gruppo imprenditoriale Geraci operasse un'associazione criminale cinica e spregiudicata che ha utilizzato le risorse dello Stato, le norme di legge e le decisioni assunte dagli organi rappresentativi del Comune di Caltanissetta, per stravolgere gli obiettivi che tali normative fissavano e per negare di fatto le finalità di interesse pubblico che derivano dallo spirito e dalla lettera di quelle leggi;
i promissori acquirenti sono peraltro in attesa delle sentenze della Corte d'Appello di Caltanissetta, relative ai giudizi civili intrapresi al fine di ottenere il definitivo trasferimento della proprietà, con la contestuale determinazione di un equo prezzo di acquisto degli alloggi;
bisogna assolutamente intervenire con tutti gli strumenti, al fine di garantire ai promissori acquirenti l'acquisizione del pieno diritto di proprietà dell'immobile loro spettante. In tal modo, dopo trent'anni, si compirebbe un atto di giustizia restituendo credibilità alle istituzioni a favore di tanti cittadini che hanno visto negato il diritto alla casa. Tale diritto veniva loro garantito da una legge dello Stato, la n. 166 del 25 luglio 1975, che è stata piegata e strumentalizzata da ignobili manovre speculative compiute nell'assoluto disprezzo della legge;
le vicende in esame si sono sviluppate in un periodo nel quale la competenza amministrativa sull'edilizia popolare spettava al Ministero dei lavori pubblici, e le relative funzioni non erano ancora state conferite alle regioni e agli enti locali. Inoltre, alla Regione siciliana - consta all'interrogante - non sarebbero stati versati gli archivi delle pratiche relative alla trattazione degli affari ora esposti -:
di quali elementi conoscitivi disponga il Governo, sulla base degli atti depositati presso il Ministero, e quali iniziative ritenga che possano urgentemente essere assunte a tutela dei promissori acquirenti.
(4-02360)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri in data 8 febbraio 2007, si rappresenta quanto segue.
L'Impresa Geraci ha usufruito di n. 4 mutui agevolati concessi alla Cassa Centrale di Risparmio V.E. con sede a Palermo, oggi Banco di Sicilia, per la realizzazione di complessivi n. 192 alloggi e precisamente:
1. mutuo di lire 4.095.750.000 concessa con decreto ministeriale n. 6479 del 29 marzo 1976 per 50 semestralità di lire 149.667.055 ciascuna;
2. mutuo di lire 614.362.500 concesso con decreto ministeriale n. 3661 del 4 maggio 1978 per 50 semestralità di 27.501.025 ciascuna;
3. mutuo di lire 517.500.000 concesso con decreto ministeriale n. 4724 del 23 dicembre 1981 per 40 semestralità di lire 30.151.845 ciascuna;
4. mutuo di lire 77.250.000 concesso con decreto ministeriale n. 4742 del 14 aprile 1982 per 40 semestralità di lire 4.500.925 ciascuna.
In data 28 ottobre 1980 la Regione siciliana trasmise al Ministero dei lavori pubblici copia di una comunicazione giudiziaria emessa dalla Procura di Caltanissetta nei confronti dell'Impresa Geraci.
A seguito dell'acquisizione agli atti di detta documentazione fu sospesa in via cautelativa l'erogazione delle semestralità di lire 149.667.055 a favore della predetta Cassa Centrale di Risparmio V.E., semestralità erogata perché nel frattempo era pervenuto il contratto condizionato di mutuo che rappresentava la condizione per disporre l'erogazione.
Successivamente, l'impresa Geraci faceva pervenire copia della sentenza emessa dal Tribunale di Caltanissetta in relazione all'adempimento del contratto preliminare e la determinazione del prezzo di vendita degli alloggi che aveva causato la sospensione delle semestralità a carico dello Stato.
Nel frattempo, l'Istituto mutuante aveva già trasmesso gli atti di mutuo definitivo con l'impresa Geraci alla quale erano stati somministrati totalmente gli importi di due mutui di cui al punto 1) e 2).
In relazione a quanto sopra ed in mancanza di ulteriori elementi, in particolare di quello dell'autorità giudiziaria, in data 22 dicembre 1981 è stata invitata la Ragioneria centrale presso il Ministero dei lavori pubblici a ripristinare il pagamento delle semestralità soprattutto per salvaguardare gli interessi degli acquirenti degli alloggi costruiti dalla suddetta impresa indipendentemente dalle vicende che interessavano la società realizzatrice degli interventi. Ad oggi tutti i mutui sono estinti.
Si informa, infine, che le competenti strutture del Ministero delle infrastrutture stanno attualmente provvedendo alla verifica degli attestati di possesso dei requisiti soggettivi degli acquirenti degli alloggi e alla definizione dei contributi dello Stato e si dà assicurazione che le medesime strutture saranno debitamente sollecitate al fine di un pronto completamento dell'iter relativo agli immobili oggetto della presente interrogazione.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
MARINELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le dichiarazioni del Ministro Mastella, in sede di audizione presso la Commissione Giustizia, della Camera dei deputati in data 28 giugno 2006 per quanto riguarda la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la soppressione dei Tribunali minori, sono riferite, come si legge testualmente, all'accorpamento o soppressione di due circoscrizioni limitrofe;
tale dichiarazione non appare sufficientemente chiara e precisa circa le garanzie da dare ai cittadini in ordine alla soppressione dei Tribunali minori che assolvono un ruolo fondamentale nell'amministrazione della giustizia e costituiscono punto di riferimento essenziale per le piccole e medie comunità;
il Ministro nelle dichiarazioni rese in data 23 gennaio 2007 ha testualmente dichiarato: «Sarà costituita una Commissione incaricata di proporre una complessiva riforma ordinamentale nella prospettiva di riunire in un unico organo tutte le competenze che attengono alla persona, al minore, alla famiglia»;
nella visita che si è svolta in data 29 gennaio 2007 a Sciacca il Ministro non è sostanzialmente intervenuto sulle questioni da lui trattate nelle sedi parlamentari nel merito delle questioni esposte;
le sue dichiarazioni in ordine ai tempi di durata dei processi (5 anni) svolte
durante le dichiarazioni in Aula alla Camera hanno destato perplessità anche da parte dei magistrati;
ad avviso dell'interrogante, è necessario, quindi, che il Ministro chiarisca i suoi intenti circa la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la eventuale soppressione dei Tribunali minori, nonché la sua posizione sulle cosiddette leggi di settore -:
quali siano le intenzioni del Ministro in relazione alle sue dichiarazioni circa la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la soppressione dei tribunali minori che costituiscono un punto di riferimento essenziale per le piccole e medie comunità e contribuiscono a smaltire il carico di lavoro pendente;
se non sia necessario orientare le risorse economiche verso obiettivi mirati per aumentare la produttività e l'efficienza del sistema giustizia e smaltire il carico pendente presso gli uffici giudiziari e, quindi, non sopprimere, ma valorizzare il potenziale dei Tribunali minori che costituiscono un importante punto di riferimento per i cittadini;
quale sia l'orientamento del Ministro sulle leggi di settore che delegando competenze a sezioni specifiche speciali di fatto determinino lo svuotamento «dei ruoli» dei cosiddetti tribunali minori.
(4-02377)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si conferma che è prevista la costituzione di una commissione incaricata di elaborare una complessiva riforma ordinamentale della giustizia minorile, nella prospettiva di riunire in un unico organo tutte le competenze che attengono alla persona, al minore e alla famiglia.
Si tratta di una riorganizzazione la cui opportunità è sentita dagli operatori - giudici e avvocati - che in quel settore operano.
I criteri ai quali tale intervento si dovrà ispirare costituiscono la questione a cui la commissione dovrà dedicarsi prioritariamente.
L'assetto della giustizia minorile e della famiglia sarà, dunque, esaminato in quella sede, senza pregiudiziali prese di posizione circa gli strumenti da utilizzare. Fin d'ora si può, peraltro, affermare che l'auspicata revisione avrà mire più organiche e costruttive che non la mera e lamentata soppressione dei tribunali per i minorenni.
Si tratterà, infatti, di trovare una soluzione all'attuale frammentazione delle competenze tra organi giudiziari diversi, allo scopo di assicurare economie processuali, agevole accesso dell'utenza alla giustizia e risposte celeri, ponderate ed efficaci.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
MASCIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Imam Osama Mustafa Hassan Nasr, conosciuto come Abu Omar, è stato sequestrato a Milano il 17 febbraio 2003;
dati ormai accertati testimoniano che dopo il prelevamento avvenuto a Milano, Abu Omar è stato condotto presso la base Usa di Aviano, da lì a Ramstein, in Germania, ed infine in Egitto dove è stato consegnato alle autorità di quel paese e sottoposto, secondo la sua testimonianza, ad orrende torture nel carcere speciale di Al Tora dove è tuttora detenuto;
il Parlamento europeo il 18 gennaio 2006 ha stabilito di costituire una commissione temporanea sul presunto uso dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri;
il 6 settembre 2006 il Presidente americano George W. Bush ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno effettivamente creato una rete di centri di detenzione segreti all'esterno delle proprie frontiere, dove numerosi prigionieri sono stati detenuti per essere poi trasferiti a Guantanamo;
la suddetta commissione temporanea ha accertato che ben 46 scali sono stati effettuati da aeroplani utilizzati dalla CIA negli aeroporti italiani, che in talune occasioni
provenivano o volavano verso paesi collegati con il circuito delle consegne straordinarie e con il trasferimento di detenuti;
per quella cattura illegale la Procura della Repubblica di Milano ha inquisito 35 persone, 26 agenti della Cia, un carabiniere dei Ros e 8 agenti italiani del Sismi;
per dare luogo al processo in Italia a carico degli agenti CIA è necessario che il Ministero della giustizia proceda alla richiesta di estradizione dei 26 cittadini statunitensi;
la magistratura della Repubblica Federale di Germania in data 31 gennaio 2007 ha emesso 13 ordini di arresto contro i presunti agenti CIA che, analogamente a quanto avvenuto in Italia, avrebbero proceduto al sequestro di un cittadino tedesco-libanese nel 2004 -:
se il Ministro della giustizia, anche in virtù di quanto emerso dagli orientamenti della Commissione temporanea istituita dal Parlamento europeo su questo argomento, intenda dare seguito alla richiesta della Procura di Milano per quanto attiene l'estradizione e altri atti di assistenza giudiziaria.
(4-02446)
Risposta. - In relazione al sequestro dell'egiziano Nasr Osama Muostafa Hassan, alias Abu Omar, commesso a Milano il 17 febbraio 2003, il Procuratore della Repubblica di Milano ha iscritto il procedimento penale n. 10838/05.
Nell'ambito di tale procedimento, la Procura generale della Repubblica di Milano, su richiesta dell'ufficio inquirente, il 7 novembre 2005 trasmise alla Direzione generale della giustizia penale del Ministero della giustizia la richiesta di estradizione di 22 cittadini americani, nei confronti dei quali erano state emesse tre ordinanze di custodia cautelare per sequestro di persona dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano.
Il 22 dicembre 2005 veniva trasmessa al competente ufficio ministeriale anche la richiesta di estensione delle ricerche a fini estradizionali delle 22 persone, da diffondersi in ambito extraeuropeo a mezzo Interpol.
Il Ministro della giustizia pro-tempore provvedeva, in due tempi, a diffondere le ricerche sia nei tredici Paesi del mandato di arresto europeo collegati alla banca dati Sis-Sirene, sia nei dodici Paesi che, pur avendo aderito al nuovo strumento, non dispongono del predetto collegamento, ricorrendo al canale Interpol.
Il 12 aprile 2006 il Ministro della giustizia comunicava all'Autorità giudiziaria milanese la decisione, adottata ai sensi dell'articolo 720 comma 3 c.p.p., di non presentare agli Stati Uniti la domanda di estradizione e di non diffondere le ricerche dei soggetti in ambito internazionale extraeuropeo.
Nel corso delle indagini emergevano, intanto, elementi probatori a carico di altri quattro cittadini statunitensi e di alcuni esponenti del S.I.S.Mi. e, in data 3 luglio 2006, il giudice per le indagini preliminari emetteva una nuova ordinanza di custodia cautelare, sostitutiva delle tre precedenti, a carico di 28 persone, cioè dei precedenti 22 e di ulteriori 4 indagati americani nonché di due cittadini italiani. Essa veniva eseguita nei confronti dei due italiani e rimaneva ineseguita nei confronti dei 26 stranieri.
Anche per gli ulteriori 4 stranieri le ricerche venivano diffuse in ambito europeo.
Il 7 agosto 2006 la Procura generale presso la Corte di Appello di Milano trasmetteva al Ministero della giustizia la richiesta di presentazione al Governo degli Stati Uniti d'America della domanda di estradizione nei confronti dei 26 cittadini americani.
Soltanto il successivo 3 novembre 2006, peraltro, la Procura di Milano trasmetteva al Ministero della giustizia la traduzione in inglese degli atti processuali necessari per avviare la richiesta di estradizione.
Al riguardo, va preliminarmente osservato che la richiesta di estradizione costituisce un atto complesso, che non si esaurisce nella mera richiesta processuale del competente ufficio giudiziario, ma involge
autonomi poteri e responsabilità politiche del ministro, chiamato ad effettuare una complessiva valutazione dell'interesse nazionale nei rapporti con le autorità straniere, tenendo anche conto della necessità di un ordinato funzionamento dell'insieme delle strutture e dei poteri dello Stato.
Trattasi, dunque, di un atto politico per eccellenza, non soggetto a termini e di cui è parte la scelta stessa del tempo stesso dell'adozione, positivo o negativo che sia il provvedimento da adottarsi.
Alla luce di queste considerazioni, sembrano istituzionalmente improprie le sollecitazioni provenienti dall'esterno. Accanto all'interesse processuale, di esclusiva competenza dei giudici, coesistono le autonome determinazioni del potere esecutivo. D'altra parte, se si dovesse tenere conto soltanto dell'interesse processuale non vi sarebbe ragione di prevedere un potere del ministro in materia.
A tale proposito, va inoltre evidenziato che l'attesa di una formale decisione dello scrivente non ha comportato e non comporterà alcun effetto sul regolare svolgimento del processo nei confronti degli imputati, siano essi presenti o contumaci, poiché la circostanza che non si concluda il rapporto estradizionale, vuoi per il mancato inoltro della domanda, vuoi per il rifiuto del Paese richiesto, non determina alcuna improcedibilità. Prova ne è che, anche durante l'attesa della decisione, il processo ha avuto regolare corso, pervenendo di recente gli atti di rinvio a giudizio.
Si soggiunge, altresì, che pubbliche prese di posizione di esponenti dell'amministrazione americana, da ultimo John Bellinger, consulente legale del Segretario di Stato, hanno più volte anticipato, sulla base di una valutazione giuridica dei fatti diversa da quella dell'autorità giudiziaria milanese, un sicuro provvedimento di rigetto di un'eventuale richiesta di estradizione.
Va ricordato, in proposito, che è principio generale in materia quello che subordina l'estradizione alla cosiddetta «doppia incriminazione». Nei rapporti di cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti d'America tale principio è consacrato nell'articolo 2 del Trattato di estradizione firmato a Roma il 13 ottobre 1983. In base ad esso «un reato comunque denominato, dà luogo ad estradizione solamente se è punibile dalla legge di entrambe le parti contraenti».
Anche alla luce di questo elemento una decisione immediata appare ininfluente e non necessaria l'attività processuale in corso.
Non sfugge certo il rilievo giuridico e politico delle questioni sottese ad una eventuale richiesta di estradizione, né il fatto che essa sia comunque possibile anche a fronte dalla manifestata contrarietà dell'amministrazione americana, la quale ritiene lecite azioni poste in essere da propri funzionari in presenza di una minaccia terroristica. Tra l'altro, impone una riflessione la circostanza che la stessa prospettazione accusatoria della Procura della Repubblica di Milano fa riferimento ad una qualche sorta di autorizzazione data da nostre articolazioni statali.
Da ultimo, un decisivo elemento depone per la necessità di un'ulteriore attesa, in vista del completamento di un quadro istruttorio ancora parziale.
Si tratta, naturalmente, del ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato proposto il 14 febbraio scorso dal Presidente del Consiglio dei ministri nei confronti del Pubblico ministero, in persona del Procuratore della Repubblica di Milano, sulla base della ritenuta violazione del segreto di Stato da parte dell'autorità giudiziaria, che impedirebbe l'utilizzazione processuale di elementi informativi e documentali acquisiti nel corso delle indagini ed attinenti alla struttura ed al funzionamento del S.I.S.Mi.
Sulla base di analoghe motivazioni, il Governo, di recente, ha proposto nuovo ricorso per conflitto di attribuzione nei confronti del giudice per le indagini preliminari milanese e per l'annullamento del provvedimento di rinvio a giudizio.
L'accoglimento del ricorso e, quindi, della domanda di annullamento di una lunga serie di atti di indagine, determinerebbe, infatti, necessariamente il venir meno di parte degli elementi di prova acquisiti nel processo e la regressione di quest'ultimo alla fase delle indagini.
All'evidenza, una siffatta decisione della Corte costituzionale modificherebbe in radice, anche a prescindere dalla puntuale valutazione delle singole posizioni personali dei diversi imputati, il complessivo quadro processuale nell'ambito del quale viene ora sollecitata l'estradizione dei funzionari americani.
Per quanto precede, si ritiene doveroso attendere l'acquisizione di tutti gli elementi che consentano una piena ed equilibrata valutazione dell'interesse dello Stato ad assicurare i pertinenti seguiti alla richiesta formulata dall'autorità giudiziaria milanese.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
MELLANO, TURCO, PORETTI e BUEMI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini italiani Lorenzo Bassano, regista cesenate di 40 anni, e Andrea de Angelis, studente universitario torinese ventitreenne, sono stati arrestati rispettivamente il 21 marzo e il 23 marzo all'aeroporto di Dubai, capitale degli Emirati Arabi Uniti, perché in possesso di un'esigua quantità di hashish (0,8 grammi il primo e 0,2 grammi il secondo);
a seguito della stessa procedura, consistente in un interrogatorio sommario in inglese, senza la presenza di alcun avvocato, Lorenzo e Andrea sono stati arrestati e rinchiusi in una cella dell'aereoporto di Dubai, che hanno condiviso per alcuni giorni;
i due connazionali rischiano da un minimo di quattro anni di carcere a un massimo, qualora ritenuti colpevoli di spaccio, dell'ergastolo o della pena di morte. L'unica possibilità per la loro liberazione sembra consistere, da quanto affermato dagli avvocati che seguono il caso, nell'ammissione di colpevolezza dei due detenuti con conseguente concessione della grazia da parte dello sceicco competente, tale concessione avviene di norma in occasione delle festività religiose -:
se non ritenga di intraprendere qualsiasi iniziativa di sua competenza, con carattere d'urgenza, volta al rilascio di Lorenzo Bassano e Andrea De Angelis, tenendo in considerazione la patologia dell'apparato digerente di cui soffre il primo, e cioè il morbo di Crohn, che per essere combattuto ha bisogno di una speciale alimentazione e ha già causato la perdita di più di dieci chilogrammi dall'inizio della reclusione e la giovane età del secondo, in visita agli Emirati Arabi Uniti per ragioni di vacanza.
(4-03183)
Risposta. - I signori Lorenzo Bassano e Andrea De Angelis sono stati tratti in arresto dalle locali autorità di polizia all'aeroporto internazionale di Dubai rispettivamente il 21 e il 23 marzo 2007 perché trovati in possesso di modiche quantità di hashish e sono stati trasferiti presso il centro di detenzione dello stesso aeroporto, dove tuttora permangono reclusi.
Venuta a conoscenza dell'arresto dei connazionali, l'Agenzia consolare in Dubai, in stretta collaborazione con l'Ambasciata in Abu Dhabi, si è prontamente attivata al fine di fornire ai connazionali ogni possibile assistenza. Si è in particolare provveduto a stabilire un contatto con i familiari degli interessati, fornendo loro una lista di avvocati, che potessero garantire al signor Bassano e al signor De Angelis adeguato supporto legale.
L'Ambasciata d'Italia e l'Agenzia consolare, informate del precario stato di salute del signor Bassano, affetto dal morbo di Chron, hanno svolto ripetuti interventi ai massimi livelli presso le competenti autorità locali, richiamando l'attenzione sulle condizioni psico-fisiche del connazionale e adoperandosi perché al predetto fosse assicurato un regime alimentare compatibile con la sua patologia.
La concessione della grazia non è automatica, avviene solitamente in occasione di particolari feste religiose islamiche ed è, come in tutti i sistemi giuridici, possibile solo dopo l'avvenuta condanna in primo grado.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ricorre in questi giorni l'anniversario della repressione del movimento democratico laotiano «26 ottobre 1999» -:
quali iniziative di sostegno al dramma della opposizione in Laos, a tutela di elementari diritti per la società laotiana, le minoranze etniche ed i cristiani si intendano assumere in sede europea ed internazionale.
(4-01412)
Risposta. - L'Italia, ribadisce, in ogni utile occasione di contatto con le Autorità, laotiane, l'importanza della tutela dei diritti umani e religiosi oltre che la disponibilità a fornire assistenza e cooperazione nel contesto di eventuali riforme politiche o mirate a rafforzare la tutela dei diritti umani o la protezione delle minoranze etniche, anche sulla scorta della nostra esperienza maturata in tale settore.
Va peraltro posto in evidenza che la nostra attività in questo settore, in assenza di una Ambasciata italiana in loco, si esplica necessariamente attraverso il braccio operativo dell'Unione europea e dei relativi Capi Missione.
Da alcuni anni i Paesi occidentali, ed in particolare l'Unione europea, hanno avviato un dialogo critico con le Autorità di Vientiane che prevede da un lato un sostegno alla sviluppo economico e sociale del Paese, e dall'altro, l'assunzione di impegni delle Autorità locali su temi sensibili quale quello del rispetto dei diritti umani. Tale dialogo ha consentito di ottenere dalle Autorità laotiane impegni formali di notevole portata, che adesso devono trovare un'effettiva applicazione.
Benché le autorità laotiane dimostrino una certa apertura al dialogo sui diritti umani con gli osservatori stranieri, notevoli reticenze permangono quando si affrontino temi legati alle minoranze etniche, ai prigionieri di coscienza o dell'accesso alle strutture carcerarie, interdetto anche alla Croce Rossa Internazionale.
Dall'ultimo rapporto dei Capi Missione Unione europea accreditati in Laos, fattocircolare dalla precedente Presidenza finlandese, si evince che nonostante siano state avviate alcune riforme, il processo verso una vera democratizzazione rimane lento. Negli ultimi decenni il Laos ha anche sottoscritto alcune importanti Convenzioni internazionali in materia di tutela dei diritti umani ma non ha ancora ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici e il Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Il rapporto fa comunque stato di timidi ma incoraggianti progressi nel settore dei diritti civili e politici.
Tale risultato è peraltro attribuibile all'esistenza in Laos di numerosi progetti di cooperazione finanziati dalla Commissione europea e da altri Organismi internazionali che hanno una spiccata componente riservata ai diritti umani.
Sempre secondo i Capi Missione Unione europea accreditati nel Paese, i problemi maggiori sono legati ad un monopartitismo esasperato che non lascia spazio all'opposizione politica, un sistema giudiziario largamente insufficiente e totalmente subordinato alla volontà governativa, una corruzione diffusissima a vari livelli e le segnalazioni di sparizioni forzate e maltrattamenti a cui sono sottoposti i detenuti nelle carceri.
A questo proposito la tornata di passi ufficiali, che l'Unione europea ha svolto nel 2006 in vari Paesi sulla tortura e i trattamenti degradanti, ha toccato anche il Laos. Anche la questione del trattamento riservato alla minoranza Hmong (schieratisi a fianco della monarchia e degli americani durante la guerra d'Indocina) ha formato l'oggetto di uno specifico passo dell'Unione europea.
Va inoltre rilevato che, nel corso di un recente incontro tra i Primi Ministri tailandese e laotiano, è stata riconosciuta per la prima volta da parte di Vientiane l'esistenza di un problema di gruppi Hmong in fuga dal Laos verso la Tailandia ed è stato concordato dai due Primi ministri di discutere nel prossimo futuro della questione a livello operativo. Si tratta di una ammissione importante da parte delle Autorità laotiane.
Nell'estate del 2005, le autorità tailandesi hanno deciso che i Hmong di origine laotiana che vivevano in villaggi tailandesi
vicino alla frontiera con il Laos dovevano essere rimpatriati visto che erano entrati in Tailandia illegalmente. I Hmong sono pertanto stati radunati in un campo nella Provincia tailandese di Petchabun in attesa del rimpatrio dove, secondo il recente rapporto dei Capi Missione Unione europea vi sarebbero oggi tra 6000 e 7500 persone (di cui una percentuale considerevole sarebbe costituita da Hmong di origine tailandese che vorrebbero espatriare egli Stati Uniti). La cifra delle persone nel campo è in continuo aumento.
Secondo la nostra Ambasciata a Bangkok e secondo informazioni fatte circolare dai partners UE, si registra un nuovo flusso di profughi Hmong verso la Tailandia, ciò che accresce le tensioni nelle cosiddette «Special Zones» (aree di confine dove essi si concentrano). Non è invece al momento confermata l'uccisione di alcuni Hmong nelle «Special Zones» nell'aprile del 2006 da parte delle forze speciali laotiane. Alcune agenzie delle Nazioni Unite si sono comunque attivate sulla questione ed è stata avviata una discussione in sede Unione europea per definire la posizione comune da assumere in merito non solo nei confronti di Vientiane ma anche di Bangkok.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
MISIANI e SANGA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 2 dicembre, in occasione della partita di calcio Roma-Atalanta, si sono verificati gravi scontri tra tifosi nel corso dei quali tre sostenitori dell'Atalanta sono stati accoltellati. Il ferimento dei tre tifosi è avvenuto nel tragitto tra la stazione di Roma Tiburtina e lo stadio Olimpico, quando i pullman che trasportavano i tifosi atalantini, scortati dalla Polizia, hanno subito l'aggressione di un gruppo di circa 200 ultras romanisti. La polizia ha effettuato una carica di alleggerimento per disperdere gli assalitori, ma questi sono riusciti ad entrare in contatto con il gruppo di sostenitori bergamaschi ferendo gravemente i tre tifosi;
a questo grave episodio di violenza si è aggiunto quanto riportato da numerosi testimoni, che hanno denunciato presunti abusi ed intimidazioni da parte delle forze dell'ordine nei confronti dei tifosi bergamaschi. In particolare, secondo una serie di testimonianze raccolte dalla stampa, alcuni dei 9 pullman che venivano scortati dopo la partita verso la stazione per permettere ai tifosi di salire sul treno speciale diretto a Bergamo, sarebbero stati presi di mira con particolare accanimento da parte delle forze dell'ordine, secondo quanto risulta agli interroganti. I sostenitori atalantini sarebbero stati costretti a scendere dagli autobus a mani alzate passando attraverso due file di agenti in tenuta antisommossa e, senza che vi fosse alcuna provocazione, presi a manganellate dalle forze dell'ordine prima di essere imbarcati sul treno per Bergamo. Nel corso delle aggressioni tre agenti della Digos di Bergamo sarebbero addirittura intervenuti per impedire eccessi da parte dei colleghi dei reparti romani ma avrebbero rischiato a loro volta di essere colpiti insieme ai tifosi bergamaschi -:
quali iniziative intenda assumere per fare piena chiarezza sugli episodi sopra richiamati, con particolare riferimento alle modalità di intervento adottate dalle forze dell'ordine in occasione della partita Roma-Atalanta e ai presunti abusi denunciati dai sostenitori atalantini.
(4-01892)
Risposta. - In occasione dell'incontro di calcio «Roma-Atalanta», disputatosi allo Stadio Olimpico di Roma il 2 dicembre scorso, si è registrato l'arrivo nella capitale, con il mezzo ferroviario, di circa un migliaio di tifosi bergamaschi.
Intorno alle ore 20,00, dopo i previsti controlli presso la Stazione Tiburtina-durante i quali le forze dell'ordine hanno rinvenuto e sequestrato numerosi oggetti atti ad offendere (coltelli, catene, materiale pirotecnico etc.) - i sostenitori dell'Atalanta sono stati accompagnati sotto scorta allo
stadio, a bordo di nove autobus della locale azienda di trasporti.
Sulla Via Olimpica, nei pressi di un cavalcavia, gli automezzi sono stati fatti oggetto di un fitto lancio di sassi e petardi. Nella circostanza i tifosi dell'Atalanta, ricorrendo ai sistemi automatici d'emergenza, hanno fermato tre autobus in coda alla colonna al fine di scendere ed entrare in contatto con gli aggressori.
Le forze di polizia al seguito si sono tempestivamente frapposte e sono riuscite a disperdere gli assalitori, ricorrendo anche all'utilizzo di alcuni lacrimogeni.
Nel corso dei brevi tafferugli, tre sostenitori bergamaschi hanno riportato ferite da arma da taglio; altri, per risentimento e spirito di rivalsa, hanno danneggiato quattro autobus.
Al termine dell'incontro la tifoseria bergamasca è stata nuovamente accompagnata alla stazione ferroviaria, con un servizio di scorta adeguato allo stato di tensione che si era determinato in precedenza.
Durante il tragitto di ritorno il movimento della colonna di autobus è stato più volte interrotto a causa delle intemperanze dei sostenitori dell'Atalanta i quali, alla vista di supporters avversari o - anche - di semplici passanti o avventori, hanno tentato di aprire le porte degli automezzi per discenderne, costringendo la forza pubblica ad interventi immediati finalizzati a scongiurare qualsiasi tipo di turbativa all'ordine e alla sicurezza pubblica.
Raggiunto il piazzale antistante la Stazione Ostiense, al cui ingresso era stato preventivamente disposto un idoneo servizio di protezione con altri contingenti della forza pubblica, un folto gruppo di sostenitori atalantini ha raggiunto di corsa l'androne della struttura dove erano presenti numerosi viaggiatori.
Si è reso pertanto necessario un breve intervento di contenimento per fermare i tifosi più agitati ed evitare che potessero essere recati danni a persone od a cose.
Alla partenza del treno, alcuni sostenitori bergamaschi si sono, infine, resi protagonisti di un fitto lancio di pietre e di artifizi pirotecnici, dai finestrini del convoglio, all'indirizzo degli operatori di polizia.
Nel corso degli avvenimenti, agenti della DIGOS di Bergamo hanno costantemente collaborato con il personale impiegato nei servizi di ordine pubblico.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 27 aprile e il 28 aprile 2006, al Consigliere comunale dei Democratici di Sinistra di Montegrotto Terme (Padova) Antonio Voltolina, nonché candidato per il Consiglio comunale alle prossime elezioni amministrative, è stato dato fuoco alla propria automobile;
in questi anni l'esponente DS si è particolarmente impegnato per garantire una maggiore trasparenza e correttezza della gestione di un settore delicato come l'urbanistica, criticando diversi interventi urbanistici voluti dalla attuale Amministrazione comunale e denunciando in modo forte presunti legami poco chiari tra politica ed edilizia;
secondo l'interrogante, si tratta non solo di un grave atto intimidatorio perpetrato ai danni di un rappresentante delle istituzioni locali, ma anche di un preoccupante gesto volto a condizionare le imminenti elezioni amministrative;
molte forze politiche impegnate nella campagna elettorale per le amministrative hanno chiesto l'intervento del Prefetto di Padova affinché sia garantita la correttezza della campagna elettorale -:
se il Ministro interrogato sia al corrente del grave atto intimidatorio subito dal candidato DS alle prossime elezioni amministrative di Montegrotto Terme (Padova);
se, vista la particolare gravità dell'intimidazione subita dal Consigliere Voltolina, non ritenga opportuno sollecitare l'intervento del Prefetto di Padova affinché sia garantita la correttezza della campagna elettorale;
se il Ministro non ritenga opportuno adottare tutte le misure necessarie al fine di prevenire il ripetersi di fatti analoghi.
(4-00003)
Risposta. - Nel corso della notte tra il 27 ed il 28 aprile 2006, in un parcheggio pubblico all'aperto di Montegrotto Terme (Padova), l'autovettura di proprietà del Sig. Antonio Voltolina - esponente locale del partito dei Democratici di sinistra e consigliere comunale in quel Municipio - ha preso fuoco.
Dopo che il tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha permesso di circoscrivere l'incendio, i militari dell'Arma dei Carabinieri intervenuti sul posto hanno provveduto al sequestro del veicolo, per gli ulteriori accertamenti di carattere giudiziario.
Nei giorni successivi il fatto non è stato rivendicato e lo stesso esponente politico non ha fornito elementi utili a suffragare in concreto l'ipotesi di un accadimento avente contenuto minatorio.
A seguito della consulenza tecnica disposta d'ufficio dalla Procura della Repubblica sull'autovettura, è stata confermata la natura accidentale dell'episodio ed il relativo procedimento penale è stato, quindi, archiviato il 22 settembre scorso.
In linea generale, si precisa che le Autorità di pubblica sicurezza e le Forze di polizia seguono con la massima attenzione tutti gli eventi che possano incidere negativamente sulla sicurezza e sulla libertà di espressione degli esponenti delle forze politiche, anche a livello locale.
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza sta svolgendo, a tal fine, una attenta opera di impulso e sensibilizzazione delle Questure per l'intensificazione delle strategie di contrasto e l'adozione di mirati moduli operativi.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
NACCARATO e MARTINELLO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
alcuni cittadini del Comune di Codevigo residenti lungo le Strade Statali 516 e 309 in Provincia di Padova, si sono lamentati con l'Amministrazione Comunale per la disparità di trattamento che hanno in relazione al canone sui passi carrai rispetto ai residenti lungo le strade comunali e provinciali che da tempo si sono visti abolire il canone;
il canone annuo per le citate Strade Statali ha subito pesanti aumenti: prima del 2001 i residenti pagavano poche centinaia di euro mentre dal 2001 al 2004 hanno affrontato una spesa superiore ai 10.000,00 euro annui;
nella vicenda è intervenuto il Tribunale ordinario di Venezia che ha imposto il pagamento di arretrati per somme superiori ai 40.000 euro;
i detti canoni sono dovuti all'Ente nazionale per le strade ANAS che adegua gli importi relativi autonomamente e i Comuni non hanno titolo per intervenire su tale decisione;
al contrario su strade comunali e provinciali gli enti locali hanno facoltà di emanare atti che esentano i residenti dai relativi canoni;
il Consiglio Comunale di Codevigo si è espresso su tale disparità di trattamento con una mozione (in allegato) per chiedere al Ministro delle infrastrutture di intervenire per stabilire limiti equi per i canoni di concessione sulle strade di competenza statale, valutando anche la possibilità di estendere la normativa, applicata ora alle strade comunali e provinciali, che prevede l'abolizione di tale canone -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti, se intenda assumere iniziative normative per rivedere la disposizione dell'articolo 55 legge n. 449/97 che disciplina gli adeguamenti di canone su strade statali e quali iniziative intenda adottare per eliminare la disparità di trattamento sopra indicata.
(4-02071)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Codice della Strada - decreto legislativo n. 285 del 30 aprile 1992 - suddivise all'articolo 2 le strade secondo le rispettive caratteristiche tecniche; i successivi quindi i diritti dell'ente proprietario della strada prevedendo:
il rilascio di autorizzazioni e concessioni per l'apertura di accessi lungo le strade;
il controllo sulla conformità dell'oggetto della richiesta di autorizzazione con le norme di sicurezza e fluidità della strada e la facoltà di richiedere un canone per accessi ed attraversamenti.
Per quanto riguarda in particolare ANAS s.p.a, la facoltà di determinare l'entità dei canoni, obbligatori per legge, e, le relative procedure è riconosciuta dall'articolo 55, comma 23 della legge 449 del 1997 - legge finanziaria per il 1998 - come potestà di regolamentazione dell'azienda in relazione alle entrate proprie. Il canone si configura, infatti, quale corrispettivo derivante dai costi sostenuti per l'interferenza stradale, costi che si ripercuotono sulle strade e relative pertinenze.
Ai sensi delle leggi citate, pertanto, i canoni concessori rappresentano entrate proprie di ANAS, sono deliberati dal Consiglio di amministrazione, approvati dal Ministero delle infrastrutture e quindi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.
I canoni sono determinati in relazione a coefficienti riferiti all'importanza della strada, della tipologia di accesso (agricolo, civile, industriale, commerciale), della tipologia di attraversamento (aereo, sotterraneo, elettrico, idrico, etc.), delle dimensioni dell'accesso/attraversamento e delle dimensioni dell'area cui si accede.
Per quanto riguarda invece gli enti locali, fermo, restando la disciplina di base del Codice della Strada, ai sensi del decreto legislativo 112 del 1998 di attuazione del decentramento amministrativo, questi hanno potestà di determinare in perfetta autonomia e ciascuno secondo criteri propri i canoni sulle strade di competenza.
Le tariffe applicate da Anas corrispondono tuttavia all'applicazione puntuale di criteri predeterminati, su base oggettiva, approvati dal Ministero vigilante ed adottati su strade nazionali con rilevanza ben diversa rispetto alla viabilità locale.
Si fa, pertanto, presente che qualunque variazione in diminuzione o esclusione di applicazione dei canoni concessori disposta da Anas deve necessariamente essere sia consentita dal quadro normativo vigente sia, in ogni caso, risultare tale da non pregiudicare l'equilibrio finanziario della società stradale altrimenti compromesso.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Montalto Uffugo (Cosenza) è un centro di circa 30.000 unità fra residenti e non;
negli ultimi tempi l'intero territorio di Montalto Uffugo è stato costretto a registrare una preoccupante recrudescenza di episodi di criminalità che ne hanno minato l'ordine e la sicurezza pubblica;
in particolare sono stati registrati fenomeni riconducibili ad azioni estorsive, conseguenti presumibilmente allo sviluppo economico-produttivo di quella zona, cresciuto negli ultimi tempi;
si sono, altresì, verificati furti, rapine, attentati, inquinamento ambientale e traffico di droga anche a causa della presenza di numerosi extracomunitari e di una comunità di recupero per tossicodipendenti;
nonostante il proficuo lavoro svolto dagli uomini della locale Stazione dei Carabinieri, rimane allarmante la preoccupazione per l'ordine e la sicurezza dei cittadini dell'intero territorio in questione;
il Consiglio Comunale della Città di Montalto Uffugo e la locale Associazione Calabrese di Interesse Sociale ONLUS hanno più volte sollecitato un adeguamento degli organici della locale Stazione
dei Carabinieri nonché l'istituzione di un posto della Polizia di Stato -:
quali urgenti interventi ritenga di dover avviare per intensificare l'azione di controllo e vigilanza da parte delle Forze dell'Ordine al fine di elevare il livello di sicurezza dei cittadini di Montalto Uffugo.
(4-01717)
Risposta. - Appare opportuno premettere che le Autorità di pubblica sicurezza seguono con attenzione la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica dell'intera area cosentinese e che, il 14 aprile 2007, ho personalmente partecipato alla firma del protocollo d'intesa «Cosenza sicura» siglato tra la Prefettura e le Amministrazioni del Comune e della Provincia.
Nel pieno sviluppo di politiche integrate e partecipate di sicurezza, la finalità dell'accordo è quella di creare una "rete" interistituzionale capace di contrastare più efficacemente tanto la presenza della delinquenza sul territorio, quanto di prevenire il pericolo di condizionamenti della criminalità organizzata nel locale tessuto produttivo. È stata, quindi, determinata l'istituzione di «Comitati d'indirizzo», dove tutti i Comuni della Provincia definiscono con le Forze di polizia territoriali le strategie migliori per garantire la sicurezza pubblica nei rispettivi territori, e di una «Stazione unica appaltante», che garantisca la trasparenza sugli appalti nella pubblica amministrazione.
La nuova strategia delineata coinvolgerà anche il Comune di Montalto Uffugo (Caserta), dove si è registrato, nei primi undici mesi del 2006 rispetto all'analogo periodo di riferimento dell'anno precedente, un aumento del numero dei reati (dai 336 casi del 2005 ai 371 del 2006) ma anche un incremento del numero delle persone deferite a vario titolo all'Autorità giudiziaria (dalle 64 del 2005 alle 70 del 2006) e quello dei reati per i quali sono stati individuati i responsabili (dai 34 dei 2005 ai 52 del 2006).
Nel Comune in questione, il dispositivo delle Forze dell'ordine è costituito da dodici carabinieri in forza presso la locale Stazione.
Secondo quanto riferito dal Comando generale dell'Arma, tale aliquota appare adeguata alle esigenze di sicurezza del territorio, nella considerazione che l'attività svolta da quel reparto viene costantemente supportata con l'impiego dei militari della Stazione mobile e di pattuglie del Nucleo operativo radio mobile della Compagnia dell'Arma con sede nel vicino Comune di Rende.
In merito alla proposta di istituzione di un autonomo presidio della Polizia di Stato, si deve preliminarmente ricordare che la previsione contenuta nell'articolo 1, comma 435, della Legge Finanziaria per il 2007, prevede un piano pluriennale di riarticolazione e di ridislocazione dei reparti territoriali delle Forze di polizia con l'obiettivo, da un lato, di conseguire un contenimento delle spese di gestione delle relative strutture e, dall'altro, di ottenere il più razionale impiego delle risorse umane nell'espletamento di compiti di ordine e di sicurezza pubblica sul territorio, alleggerendole, il più possibile, da mansioni di presidio.
Inoltre, si deve considerare che detta proposta si pone in contrasto anche con la direttiva emanata dal Ministro dell'interno in data 25 marzo 1998, che tende ad escludere l'istituzione di nuovi presidi permanenti della Polizia di Stato laddove siano già esistenti analoghi dell'Arma dei Carabinieri.
Tale direttiva, che nel lungo periodo ha dato risultati positivi nell'azione di prevenzione e di contrasto alla criminalità, è con tutta evidenza finalizzata ad ottimizzare la presenza sul territorio delle Forze di polizia, assicurandone una più razionale ed uniforme dislocazione, al fine, quindi, di evitare possibili duplicazioni e sovrapposizioni.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
della variante 589 dei Laghi di Avigliana, il cui finanziamento era collegato alle Olimpiadio Invernali 2006, è stato aperto solo il primo tratto;
si è a conoscenza del fatto che il secondo tratto, quello relativo alla galleria cosiddetta di Montecuneo che va dal bivio del lago piccolo per Giaveno fino all'uscita dell'A32 Torino-Bardonecchia è stato già consegnato da parte dei concessionari dei lavori all'ANAS e che nulla osta alla percorribilità immediata dell'arteria;
tale situazione sta creando numerosi disagi sia in termini ambientali sia in termini di circolazione stradale -:
quando verrà aperto il secondo tratto della Variante;
quali siano i motivi di questo ritardo e di chi sia la responsabilità;
se non ritenga opportuno prendere provvedimenti al riguardo per salvaguardare i cittadini che sono, come spesso accade, vittime della burocrazia e che attendono da vent'anni la realizzazione di quest'opera.
(4-02312)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta così come rappresentati da ANAS s.p.a..
Il completamento della variante della strada strada statale 589 dei Laghi di Avigliana, di cui all'interrogazione, è previsto dalla convenzione sottoscritta in data 9 luglio 2004 tra Anas, Agenzia Torino 2006 e Sitaf.
La convenzione ha definito il programma di realizzazione dell'opera, inserita nell'elenco delle opere previste per le celebrazioni dei giochi olimpici invernali «Torino 2006», facenti capo all'Agenzia Torino 2006.
I punti salienti del programma concordato ai sensi della citata Convenzione sono:
la suddivisione dell'opera in due lotti distinti, di cui uno strutturalmente contiguo al sistema autostradale dell'A32 Torino-Bardonecchia;
l'individuazione della Sitaf, in qualità di concessionaria per la costruzione e la gestione dell'A32, quale soggetto preposto alla realizzazione ed al finanziamento del lotto b) (km 1,9) contiguo al sistema autostradale;
la permanenza in capo ad Agenzia Torino 2006, della realizzazione e del finanziamento dell'altro lotto a) della stessa opera (km 1,1 circa);
un contributo finanziario di Anas S.p.A. alle risorse necessarie, di importo pari a 11 milioni di euro attribuito all'Agenzia Torino 2006 per la realizzazione del lotto a);
l'impegno da parte dell'Agenzia, di devolvere il lotto a), una volta realizzato, ad Anas S.p.A.;
l'impegno di affidare i lotti A e B in gestione alla Sitaf;
l'impegno, in ragione degli investimenti sostenuti e della concessione in gestione di nuova opera, di formalizzare tra ANAS e Sitaf un atto aggiuntivo alla vigente concessione.
Nello specifico, il lotto B, realizzato da Sitaf, è stato ultimato ed aperto al traffico nei primi mesi del 2006.
Il Lotto A, realizzato dall'Agenzia, è stato ultimato solo recentemente e la sua apertura è avvenuta lo scorso 2 aprile.
A seguito della avvenuta consegna formale dell'opera da parte dell'Agenzia ad Anas S.p.A., quest'ultima procederà, a sua volta, alla consegna temporanea del suddetto lotto a Sitaf S.p.A., per la sola gestione, senza benefici economici in capo alla stessa Sitaf; il tutto per consentire l'immediata fruibilità della nuova opera viaria, con particolare riguardo alle aspettative in tal senso manifestate dagli Enti locali interessati.
Successivamente, secondo quanto previsto dalla vigente normativa (decreto-legge n. 262 del 2006, convertito nella legge n. 286 del 2006 e successive modificazioni), si procederà alla stesura di una «convenzione unica» tra ANAS e Sitaf, che dovrà recepire quanto sopra.
La nuova infrastruttura ridurrà in maniera sensibile il traffico che attraversa
l'abitato di Avigliana e migliorerà gli spostamenti turistici verso i laghi intorno alla città e verso la Sacra di San Michele sul Monte Pirchiriano in Val di Susa.
Il nuovo collegamento corrisponde ad una reale esigenza manifestata nel tempo dalle popolazioni della Bassa Val di Susa ed offre un rapido e sicuro collegamento con Torino ed il suo sistema tangenziale e con il Pinerolese ed il Cuneese.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
PAROLI e APREA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il 13 ottobre 2006 i comuni di Mantova e di Porto Mantovano hanno sottoscritto un protocollo denominato accordo di collaborazione per il governo delle problematiche nel settore scolastico nell'area di adiacenza tra i comuni di Porto Mantovano e Mantova (Cittadella, Colle Aperto, Gambarara, Montata Carra);
tale iniziativa è nata dal fatto che la stragrande maggioranza dei centocinquanta bambini iscritti nelle scuole di Porto proviene da Mantova e da zone adiacenti e il flusso di scolari, integrato dall'aumento di iscritti locali, avrebbe portato al limite le attuali capacità ricettive dei vari istituti;
i sottoscrittori dell'Accordo hanno peraltro ritenuto urgente ed indispensabile non iscrivere nuovi scolari residenti fuori Porto Mantovano alle scuole di Porto per i prossimi tre anni, dal gennaio 2007, periodo in cui sono aperte le iscrizioni alle scuole, mentre dalla fine del terzo anno scolastico si procederà ad una verifica circa le capacità ricettive delle strutture scolastiche e perciò alle possibilità o meno di riaprire le iscrizioni per i non residenti di Porto Mantovano;
tale accordo limita fortemente il diritto tutelato costituzionalmente ex articolo 34 che afferma che la scuola è aperta a tutti;
il Parlamento europeo, in data 14 marzo 1984, ha adottato una risoluzione in cui si afferma che la libertà di insegnamento e di istruzione devono essere garantite e che in esse è compreso il diritto dei genitori di scegliere per i propri figli, tra diverse scuole equiparabili, una scuola in cui questi ricevano l'istruzione desiderata;
questo accordo costituisce quindi una violazione grave al diritto delle famiglie di scegliere quale sia l'istituto migliore per l'educazione scolastica dei figli -:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti succitati e in che modo intenda intervenire e quali iniziative intenda assumere per far sì che le famiglie possano scegliere in completa libertà gli istituti scolastici da far frequentare ai figli ed evitare così il blocco delle iscrizioni per i prossimi tre anni;
quali iniziative intenda intraprendere affinché sia migliorata la qualità e l'efficienza delle scuole del Comune di Mantova, dando la possibilità alle famiglie dei quartieri dell'area posta tra il comune di Mantova e quello di Porto Mantovano, di poter scegliere liberamente la scuola da far frequentare ai propri figli.
(4-02331)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede interventi affinché sia migliorata la qualità e l'efficienza delle scuole del comune di Mantova e sia data la possibilità alle famiglie dei quartieri dell'area posta tra il comune di Mantova e quello di Porto Mantovano di poter scegliere liberamente la scuola da far frequentare ai propri figli, atteso che un accordo di collaborazione tra i comuni di Mantova e di Porto Mantovano prevede che dal gennaio 2007, periodo in cui sono aperte le iscrizioni, e per i prossimi tre anni, non vengano iscritti nuovi scolari residenti fuori Porto Mantovano.
Si precisa preliminarmente che la circolare del 21 dicembre 2006, che detta istruzioni circa le iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle classi delle scuole di ogni
ordine e grado, per l'anno scolastico 2007/2008, prevede per la scuola primaria che «i genitori e i soggetti che esercitano la potestà sul minore possono iscrivere l'alunno alla scuola del territorio di appartenenza o ad altra istituzione scolastica, prescelta in base alla offerta formativa e agli orari di funzionamento. Le domande di iscrizioni, al di fuori del territorio di appartenenza, sono accolte entro il limite massimo dei posti disponibili sulla base dei criteri stabiliti dai consigli di circolo/istituto».
Si ricorda anche che in materia di edilizia scolastica le norme tecniche, di cui al decreto ministeriale 18 dicembre 1975, tutt'ora in vigore, stabiliscono gli standard di funzionalità didattica indicando le dimensioni delle aule scolastiche in rapporto al numero degli allievi; dette norme, unitamente a quelle igienico sanitarie vigenti, devono essere osservate ai fini della ricettività delle scuole.
Ciò premesso, in merito alla questione rappresentata, il Dirigente regionale dell'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia ha fatto presente che lo sviluppo urbanistico degli ultimi decenni ha fatto sì che anche la città di Mantova si sia in sostanza saldata con gli inurbamenti dei Comuni della cintura cittadina.
Per questa ragione, la localizzazione dei plessi scolastici é sembrata non rispondere appieno al mutato contesto territoriale, in presenza, inoltre, della prospettiva di sviluppo di nuovi comparti abitativi o produttivi. In particolare, il Comune di Porto Mantovano sta registrando una tendenza di flusso pendolare in entrata dal confinante Comune di Mantova, a fronte di strutture scolastiche che agli amministratori locali non sono parse adeguate a sostenere il peso di tale fenomeno. Il Comune di Porto Mantovano ha di conseguenza, sottoscritto in data 14 ottobre 2006 un «Accordo di collaborazione» con la locale Direzione didattica, il Comune di Mantova e l'Ufficio Scolastico Provinciale.
È stata tuttavia sollevata da più parti la questione dell'applicabilità dell'Accordo alla luce della vigente normativa.
Per rispondere a tale esigenza, nella Conferenza di servizio dei Dirigenti scolastici della provincia mantovana, tenutasi il 24 gennaio 2007, il Dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale ha precisato che, a suo parere, avrebbe dovuto essere innanzi tutto salvaguardata la libertà di scelta delle famiglie, con il solo vincolo dell'incapienza o dell'indisponibilità dei locali scolastici, ai sensi delle vigenti norme igienico-sanitarie.
Tale posizione é stata ulteriormente ribadita nell'incontro del 1o febbraio 2007 con il Sindaco e l'Assessore all'istruzione del Comune di Porto Mantovano, alla presenza dei dirigenti scolastici delle scuole coinvolte. In quella sede, il Dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale ha anche sollecitato gli enti e le scuole a costituire un tavolo di concertazione interistituzionale delle politiche scolastiche, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 233 del 1998, al fine di definire di comune accordo un piano d'azione per far fronte al problema del pendolarismo scolastico intercomunale e di affrontare nel suo complesso le problematiche connesse all'adeguamento della rete scolastica del primo ciclo al mutato contesto urbanistico e territoriale dell'area denominata «Grande Mantova».
Il dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale a tal proposito, ha ricordato che la provincia di Mantova ha ritenuto di congelare alcune richieste dei due comuni sopra ricordati, tendenti a modificare il dimensionamento dei propri istituti scolastici ed ha costituito un Tavolo di lavoro comprendente i sindaci di Mantova e dei comuni limitrofi, l'Ufficio scolastico provinciale ed un rappresentante delle scuole del territorio.
Il medesimo Dirigente generale ha, in conclusione, affermato che l'Accordo del 14 ottobre 2006 non ha trovato, in concreto, applicazione e che alle scuole del comune di Porto Mantovano non sono state imposte limitazioni in ordine all'accoglimento delle domande d'iscrizione degli alunni, fatti salvi i vincoli eventualmente imposti dalle norme igienico sanitarie.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
PEDRIZZI. - Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della pedofilia nelle scuole è in continua crescita, destando inquietanti e allarmanti preoccupazioni nei genitori degli alunni;
nonostante le denunce, molti di coloro che si sono macchiati del reato di stupro, abuso di minore o altri odiosi reati alla persona continuano a svolgere tranquillamente la loro attività professionale e di lavoro nelle scuole;
questa paradossale situazione è da imputarsi oltre alla cronica lentezza dei processi, ai farraginosi, contorti e accidentati provvedimenti disciplinari che seguono i procedimenti di carattere penale;
persino per la sospensione cautelare, passano mesi, se non addirittura anni, stando ad una recente denuncia della Corte dei Conti, che rileva come trascorra un arco temporale di 749 giorni fra il verificarsi del reato e un primo intervento di emergenza;
spesso, secondo quanto affermato dalla Corte dei Conti, avviene un vero e proprio «congelamento» della condanna di primo grado dei predetti pubblici dipendenti, in particolare per quelli del Settore scolastico, che nell'attesa del ricorso in appello o in Cassazione, continuano a svolgere indisturbati la loro attività;
sempre la Corte dei Conti ha preso nota che, su 47 segnalazioni arrivate nell'ultimo quinquennio, si contavano, nel 2006, ben 17 persone ancora in servizio successivamente alla condanna;
pur vigendo adeguate normative al riguardo, che prevedono, oltre le pene detentive, anche l'interdizione dai pubblici uffici -:
se i Ministri interrogati non ritengano di fornire urgenti chiarimenti in merito a quanto esposto;
quali concrete e tempestive iniziative intendano assumere per fronteggiare la grave situazione determinatasi.
(4-00139)
Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante chiede di conoscere le iniziative che si intende assumere per fronteggiare il fenomeno ivi segnalato, concernente, in particolare, il personale scolastico imputato di reati contro la persona ed in specie nei confronti di minori.
A tale proposito, sono state assunte iniziative sia di carattere amministrativo che di carattere legislativo.
Circa le iniziative di carattere amministrativo assunte in relazione alla denuncia della Corte dei Conti cui si fa riferimento nell'interrogazione, il Ministero, con lettera circolare prot. n. 901/06 in data 11 ottobre 2006, ha provveduto a diramare la deliberazione della medesima Corte n. 7 del 4 aprile 2006 e la relazione ad essa allegata, nella quale, come è noto, sono evidenziate, anche per il settore della scuola, alcuni aspetti di criticità in ordine al trattamento disciplinare del personale scolastico oggetto di condanne penali per gravi reati; inoltre, con la stessa circolare il Ministero, nel richiamare l'attenzione sui contenuti della suddetta deliberazione e prendendo spunto dalla stessa, ha preannunciato l'invio di una circolare contenente chiarimenti ed indicazioni operative in merito.
Chiarimenti ed indicazioni operative sono stati quindi forniti con la circolare ministeriale n. 72 del 19 dicembre 2006. In questa circolare, premessa la necessità che gli strumenti di controllo, prevenzione e repressione dei comportamenti che hanno rilevanza disciplinare siano utilizzati, in applicazione della normativa vigente, con rigore, tempestività ed efficacia, a salvaguardia dei valori fondamentali connessi alla funzione educativa, sono state fornite puntuali indicazioni e chiarimenti per quanto concerne in particolare i profili relativi a: rispetto dei termini; procedimenti disciplinari originati da giudizio penale; procedimenti disciplinari non originati da procedimenti penali; sospensione cautelare obbligatoria e facoltativa; competenze del Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale
in materia disciplinare; procedimenti penali ed esercizio dell'azione disciplinare; rapporto tra procedimento penale e disciplinare (legge del 27 marzo 2001, n. 97, utilizzazione in compiti diversi dall'insegnamento e sanzione espulsivi; recidiva e riabilitazione in compiti diversi dall'insegnamento e sanzione espulsivi; recidiva e riabilitazione; rapporti tra procedimento disciplinare, il trasferimento per incompatibilità ambientale e la dispensa dal servizio.
Quanto alle iniziative di carattere legislativo riguardanti la materia oggetto dell'interrogazione, il Governo, nella seduta del Consiglio dei Ministri n. 31 del 22 dicembre 2006, ha approvato, tra l'altro, i seguenti provvedimenti:
disegno di legge recante «Integrazioni e modifiche alle disposizioni sul rapporto tra procedimento penale e procedimento disciplinare». Questo provvedimento intende intervenire sul rapporto tra procedimento penale e procedimento disciplinare, al fine di evitare che istituti e procedure finalizzate a semplificare ed accelerare la definizione dei giudizi penali possano determinare dei benefici indiretti sul rapporto di lavoro con l'amministrazione, pregiudicando l'esercizio dell'azione disciplinare;
disegno di legge recante «Nuove disposizioni in tema di violenza sessuale, maltrattamenti, atti persecutori, sottrazione di minorenni». Questo provvedimento mira alla sensibilizzazione, prevenzione e repressione di violenze, anche in ambito familiare, maturate a causa di genere e di forme di discriminazione e di prevaricazione su soggetti deboli, tra cui minori, disabili e anziani. Si tratta di un intervento normativo articolato su più fronti; non solo su quello repressivo, ma in particolare su quello della prevenzione e dell'informazione, nella consapevolezza che non si tratta soltanto di un tema di ordine penale bensì della manifestazione di un problema, in primo luogo culturale, fortemente radicato. In coerenza con gli innumerevoli indirizzi internazionali in materia, il disegno di legge si muove su tre percorsi fondamentali: misure di sensibilizzazione e di prevenzione, riconoscimento di particolari diritti alle vittime della violenza, ampliamento della tutela processuale sia penale sia civile. Il provvedimento introduce nuove fattispecie di reato (per adescamento di minori attraverso la rete internet e per "atti persecutori") per reprimere fenomeni in crescita allarmante e prevede altresì nuove aggravanti speciali del reato di violenza sessuale. Sarà possibile, tra l'altro, il giudizio immediato per i reati di atti sessuali con minorenne, corruzione di minore, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo. In considerazione del forte rilievo sociale delle norme, il provvedimento viene presentato alle Camere con l'auspicio di un esame urgente.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
PICANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 11 decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990 prevede, per i primi due commi, che:
1. il Dipartimento della pubblica sicurezza può destinare, fuori del territorio nazionale, secondo quanto disposto dall'articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni, personale appartenente al Servizio centrale antidroga, che opererà presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari in qualità di esperti, per lo svolgimento di attività di studio, osservazione, consulenza e informazione in vista della promozione della cooperazione contro il traffico della droga;
2. a tali fini il contingente previsto dall'articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, è aumentato di una quota di venti unità, riservata agli esperti del Servizio centrale antidroga;
ad oggi risultano determinate 19 delle 20 unità;
nello specifico, attualmente, risultano attive e presidiate 16 sedi: due, Budapest e Islamabad, sono vacanti in attesa delle
determinazioni del Ministero della Difesa, mentre risulta sospesa la sede di Varsavia;
per dare completa attuazione al disposto dell'articolo 11 del citato decreto del Presidente della Repubblica la Direzione Centrale dell'Arma dei Carabinieri ha proposto al Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, che ha approvato, la costituzione di un posto da Esperto Antidroga presso l'Ambasciata italiana a Kabul (Afghanistan), approvazione condivisa anche dal Ministro dell'Interno al quale è stato indirizzato un appunto in tal senso dallo stesso Capo della Polizia;
le motivazioni che hanno suggerito la costituzione del citato posto sono molteplici e articolate:
1. l'Afghanistan ha un ruolo primario nello scacchiere mondiale del traffico di sostanze stupefacenti;
2. nonostante gli sforzi nazionali ed internazionali la coltivazione e la produzione di droga sono aumentate di circa il 59 per cento nel 2006 rispetto all'anno precedente;
3. tale quadro configura una minaccia alla stabilità internazionale, che si aggiunge all'azione subdola rappresentata dalla diffusione stessa della droga nella società occidentale;
4. esiste, in Afghanistan, un problema di controllo del territorio, ma anche di ricostruzione e normalizzazione;
5. è stato riscontrato che la presenza italiana nel teatro afgano è molto gradita sia alla comunità internazionale che autoctona a causa della nostra condotta cooperante e rispettosa per attitudine, sempre attenta alle realtà locali, che devono essere sostenute e modernizzate, ma non possono essere piegate agli standard occidentali;
6. le Autorità internazionali ed afgane hanno palesato una grande attesa per un impegno italiano diretto nel campo info-operativo antidroga;
un Esperto Antidroga italiano sicuramente colmerebbe le lacune di intelligence sul pauroso traffico di stupefacenti e di precursori originati da quel Paese;
l'Esperto potrebbe inoltre fungere anche da menthor per le varie attività addestrative già in atto o programmabili, con quella caratterizzazione "civile" che è tipica della fase della ricostruzione, in un'area dove sono già presenti diversi referenti di organismi internazionali impegnati nel peculiare ambito d'intervento -:
quali soluzioni ha intenzione di adottare il Governo per soddisfare nel più breve tempo possibile tali esigenze ad ampio raggio.
(4-01578)
Risposta. - Il Governo italiano condivide pienamente l'esigenza, sentita da tutta la Comunità internazionale, di diversificare l'azione di contrasto al narcotraffico in Afghanistan.
Ho quindi il piacere di annunciare che nella seduta del 28 febbraio 2007, il Consiglio di amministrazione del Ministero degli affari esteri ha espresso parere favorevole all'istituzione di un posto di esperto antidroga presso l'Ambasciata d'Italia a Kabul e al conferimento dell'incarico al maggiore dell'Arma dei carabinieri Cristiano Congiu.
L'assunzione di funzioni dell'esperto avverrà non appena espletato l'iter dei due decreti interministeriali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
PIRO. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 115 è la più importante arteria stradale di collegamento della fascia costiera meridionale della Sicilia e sopporta, di conseguenza, un traffico, anche pesante, notevolissimo;
il tratto della strada statale 115 compreso tra il Comune di Licata e la località di Torre di Gaffe necessita di
urgenti interventi di manutenzione straordinaria e di ammodernamento, interventi inseriti nel piano triennale dell'ANAS 2006-2009, senza, tuttavia, una copertura finanziaria -:
quali iniziative siano state assunte e quali, eventualmente, ritengano di dover assumere per il finanziamento dell'opera indispensabile per eliminare evidenti strozzature su una delle strade statali più importanti e trafficate della Sicilia.
(4-02671)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'ANAS s.p.a. fa conoscere che l'intervento relativo all'ammodernamento del tratto della strada statale n. 115 «Sud occidentale Sicula» ricadente tra il km 221+000 ed il km 228+000, già rientrante nel Piano decennale 2003-2012, è stato inserito nella bozza di elenco delle opere infrastrutturali di nuova realizzazione 2007-2012 con una previsione di costo di circa 35 milioni di euro.
Allo stato attuale, Anas sta predisponendo il progetto preliminare del suddetto intervento.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
PIRO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
con verbale di consegna del 29 aprile 1981 l'ANAS cedeva all'Amministrazione comunale di Termini Imerese la gestione del tratto della SS 113 compreso tra il km. 223,320 ed il km. 224,400 in forza dell'articolo 7 comma c) della legge n. 126 del 1958 e dell'articolo 4 della legge n. 59 del 1961;
con deliberazione della Giunta comunale n. 123 del 5 aprile 2000, resa ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1992, l'Amministrazione comunale procedeva ad una nuova delimitazione del centro abitato della città di Termini Imerese, che non comprende il tratto compreso tra il km. 224,200 ed il km. 224,400 su cui ricade un ponte in ferro denominato San Leonardo dal fiume che attraversa;
la nuova delimitazione del centro abitato nasceva da inderogabili esigenze di natura tecnica e vincolistica nel frattempo sopraggiunte, derivanti dalle prescrizioni relative al nuovo PRG della città connesse alla presenza della diga Rosamarina, inaugurata negli anni 90, che sbarra il fiume San Leonardo alcune centinaia di metri a monte del ponte in ferro che, a sua volta, si trova a poche centinaia di metri dalla foce del fiume stesso e che hanno comportato l'inibizione di quel tratto alla espansione urbana perché considerato facente parte dell'area di esondazione della diga;
dal momento che quel tratto di soli 200 metri veniva ad essere collocato fuori dal centro abitato, l'Amministrazione comunale ne ha chiesto più volte la riassunzione e la riclassificazione come strada statale 113;
essendo sorto un contenzioso, sul ponte in ferro non sono stati eseguiti i necessari interventi di manutenzione straordinaria che ne mantenessero la totale agibilità ed anche a tal fine l'Amministrazione comunale di Termini Imerese ha chiesto al Ministero del lavori pubblici nel 2005 ed al Ministero delle Infrastrutture quest'anno, l'adozione del provvedimento previsto dall'articolo 4 comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 affinché quel tratto di 200 metri della strada statale 113 venga riattribuito in proprietà e gestione all'ANAS -:
se non ritenga ricorrano tutti i presupposti per aderire alla richiesta dell'Amministrazione comunale di Termini Imerese.
(4-02750)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta come riferiti da Anas s.p.a..
Il tratto di strada statale 113 «Settentrionale sicula», tra il km. 224 + 200 e il
km. 224 + 400 comprendente il ponte S. Leonardo, risulta a tutti gli effetti strada comunale in quanto ricadente all'interno del centro abitato, come definito dall'articolo 3, punto 8, del Codice della Strada.
Quanto sopra è stato anche, sancito dalla decisione del Tar di Palermo n. 7228 del 13 dicembre 2005 su ricorso proposto da Anas avverso deliberazione (n. 353 del 3 ottobre 2000) del Comune di Termini Imerese.
L'Anas rappresenta, infine, che il sopravvenuto vincolo di edificazione non modifica i presupposti formali e sostanziali alla base della delimitazione del centro abitato, operata ai sensi della legge n. 26 del 1958 e formalizzata con verbale di consegna del 29 aprile 1981.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
POLETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Castello di Popola nel Comune di Foligno fu edificato dal comune, probabilmente sopra un vecchio castrum, negli anni 1262-64 per volere di papa Urbano IV. Appartenne ad Ugolino Trinci, papa Pio VI e alla famiglia Barugi, la quale restaurò ed arricchì il castello con una torre poligonale come simbolo di prestigio e potenza. Dalla famiglia Barugi passò alla Congregazione della Carità di Foligno, la quale adibì le case interne alla rocca a residenza estiva per gli orfani. La lunga cinta muraria con la porta d'accesso e la torre poligonale sono ancora rimaste sostanzialmente intatte. All'interno il Palazzo dei Barugi e la piccola chiesa di S.Maria Assunta. Il centro di Popola, grazie al castello e al borgo che lo caratterizza è stato definito «bene storico architettonico e urbanistico di alto pregio»;
nel 1997 la località è stata colpita da un violento sisma che causò danni a molte abitazioni e allo stesso castello;
il Comune, delegato da proprietari privati e dalla curia per il recupero del complesso monumentale, affida l'opera alla Scuola per le industrie edili e affini della Provincia di Perugia, ente paritetico sociale non a scopo di lucro. Il progetto prevedeva una consapevole valorizzazione del castello comprendente una zona di rispetto attorno alle mura;
la ricostruzione e il consolidamento resi necessari dall'evento hanno quindi rappresentato un'opportunità di miglioramento dell'assetto urbanistico del borgo. Ma oggi, come ha ammesso un rappresentante della stessa sovraintendenza «resta il rammarico per la perdita dell'occasione per migliorare la veduta del castello»;
la ricostruzione ha infatti interessato anche un «eco mostro», l'ex scuola elementare costruita negli anni '50 e poi venduto a privati che si è tentato di delocalizzare, ma in assenza di motivazioni idrologiche e del consenso dei proprietari esso fa ancora brutta mostra di sé completamente a ridosso delle mura mediovali;
ad oggi non risulta alcun vincolo posto a carico del castello, ma solo una procedura per l'apposizione del vincolo di cui al decreto legislativo 42/04 -:
se non si ritenga di dover sottoporre urgentemente il castello di Popola ad opportuni vincoli che ne preservino l'integrità e permettano la valorizzazione della struttura e di conseguenza quali iniziative si intendano mettere in atto per permettere infine la delocalizzazione dell'ex scuola elementare costruita a ridosso delle mura medioevali.
(4-02079)
Risposta. - Il castello di Popola è stato dichiarato di interesse particolarmente importante e quindi sottoposto alle disposizioni di tutela diretta con Decreto del direttore regionale del 21 giugno 2006, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera a) del decreto legislativo n. 42/2004.
Quanto all'edificio posto di fronte alla torre del Castello - danneggiato a seguito del sisma - la locale Soprintendenza ha chiesto all'amministrazione comunale di verificare la possibilità di farlo riedificare
in una posizione diversa, in modo da liberare le vedute del castello.
Il comune di Foligno, tuttavia, a seguito della presentazione, da parte del proprietari dell'immobile, di un progetto di riparazione dei danni da terremoto mediante «demolizione e fedele ricostruzione», ha rilasciato il permesso di costruzione.
Tecnici della soprintendenza hanno effettuato un sopralluogo dall'esterno del cantiere dei lavori ed hanno riscontrato la realizzazione di un piano interrato, a circa due metri dalla Torre del castello di Popola.
È stato pertanto chiesto all'amministrazione comunale di accertare eventuali interferenze strutturali dei lavori in corso con l'adiacente torre del Castello.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
RAITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero dell'interno, datato 27 ottobre 2006, l'ufficio di polizia di frontiera marittima ed il posto di polizia ferroviaria di gela sono soppressi. Con lo stesso decreto le funzioni della polizia di frontiera vengono attribuite al commissariato di pubblica sicurezza della città di Gela le risorse umane e strumentali prima assegnate agli uffici soppressi vengono messe a disposizione del questore di Caltanissetta per le esigenze del commissariato della città di Gela;
tale decreto prende le mosse dall'esigenza di procedere alla razionalizzazione delle risorse della polizia di Stato di Gela anche al fine di potenziare l'attività di controllo del territorio;
in considerazione dell'illegalità diffusa e dell'alto tasso di delinquenza registrato nel territorio è stata più volte chiesta al Governo una attenzione particolare per questo territorio;
è importante sottolineare che con il succitato decreto vengono soppressi due presidi di pubblica sicurezza di specialità, di cui: la frontiera, l'unica esistente nella zona sud della Regione Siciliana, da Trapani a Siracusa con un ruolo importante per l'applicazione degli accordi di Schengen del 1985, cui l'Italia ha aderito, e la polizia ferroviaria che costituisce un presidio importante per la stazione e la zona circostante che rischia, senza il suo controllo, di diventare dominio assoluto della criminalità;
a fronte della perdita di questi due presidi, il commissariato di Gela avrà però a disposizione altri 47 uomini di cui una parte importante potrà essere impiegata nel controllo del territorio con le volanti;
secondo l'interrogante, questo risultato potrebbe però rivelarsi soltanto transitorio, infatti, non essendo stato emanato dal Governo, alcun decreto per l'allargamento della pianta organica del commissariato di Gela, che quindi finirà per andare in esubero di personale, il che a sua volta potrebbe portare alla fisiologica, quanto legittima, accettazione di ogni domanda di trasferimento, con il risultato di ritrovare nel giro di poco tempo, lo stesso commissariato con una pianta organica uguale a quella di oggi ma con due presidi e quindi diversi agenti in meno;
nell'ottica di una razionalizzazione delle risorse della Polizia di Stato la questura di Caltanissetta rivela un esubero di personale del 43 per cento corrispondente circa a 160 unità -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione che si sta determinando e degli eventuali sviluppi in questa sede descritti;
se non ritenga necessario intervenire per potenziare le strutture ed il personale in dotazione alle Forze di Polizia della città di Gela;
se, infine, in virtù di quanto sopra esposto ed in particolare delle conseguenze negative paventate e preventivate a riscontro del succitato decreto del Ministero dell'interno, datato 27 ottobre 2006, con il quale si dispone che l'ufficio di polizia di frontiera marittima ed il posto
di polizia ferroviaria di Gela vengano soppressi, non appaia utile il ritiro del decreto stesso.
(4-01550)
Risposta. - Le politiche adottate dal Governo in materia di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica tendono, tra i diversi obiettivi, alla razionalizzazione dell'impiego delle risorse umane, logistiche e tecnologiche nella disponibilità delle Forze di polizia, allo scopo di ottimizzare il rapporto tra risorse impiegate e risultati ottenuti.
In linea con la descritta impostazione generale, con provvedimento risalente all'ottobre dello scorso anno, sono stati da un lato, soppressi l'Ufficio di Polizia di frontiera marittima di Gela (Caltanissetta) ed il posto di polizia ferroviaria della stessa città, dall'altro sono stati impiegati i relativi organici per le esigenze operative del locale Commissariato di pubblica sicurezza, che ha assunto anche le funzioni di presidio di Polizia di frontiera.
Pertanto, il Commissariato di pubblica sicurezza di Gela registra - secondo dati aggiornati al 1o gennaio scorso - una forza effettiva di 145 operatori a fronte delle 104 unità previste in organico.
Ciò consente sia di intensificare i servizi di controllo del territorio, sia di potenziare le attività di polizia giudiziaria per contrastare più efficacemente la recrudescenza della criminalità e, quindi, di poter dare, attraverso una maggiore presenza sul territorio delle Forze di polizia, concrete risposte alla domanda di sicurezza dei cittadini.
Si evidenzia, infine, che tale riorganizzazione risulta pienamente in linea con le disposizioni contenute nel comma 431 dell'articolo 1 della Legge Finanziaria per il 2007, che prevede una razionalizzazione nei settori specialistici della Polizia di Stato, garantendo, comunque, la piena funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza.
Rìsponde al vero, anche se non nei termini indicati nell'atto di sindacato ispettivo, che presso la Questura di Caltanissetta vi è una presenza di personale della Polizia di Stato superiore rispetto alla previsione organica: alla data del 1o gennaio scorso, vi risultano 347 effettivi a fronte di un organico di 256 unità.
Va detto, però, che la predetta Questura, oltre a svolgere un'intensa attività di prevenzione e contrasto alla criminalità in una realtà provinciale molto complessa, è particolarmente impegnata nell'attività di protezione delle persone a rischio, che ha reso necessaria l'istituzione di un Ufficio per la sicurezza personale che, allo stato, impiega 42 operatori della Polizia di Stato.
Si deve infine ricordare che in quell'ambito provinciale insistono i Centri per l'immigrazione (Centro di prima accoglienza, Centro di permanenza temporanea e Centro di identificazione) di Pian del Lago che, interessati da una frequenza di circa 1.200 extracomunitari all'anno, comportano un considerevole impiego di personale sia nell'espletamento dei servizi di vigilanza alle strutture, sia nelle attività di accompagnamento dei medesimi alla frontiera o presso altri Centri.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
SANTELLI, ASCIERTO e MAZZOCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 9 maggio 1994 stabilisce che le graduatorie dei vincitori idonei rimangono efficaci per 18 mesi per «eventuali coperture di posti per i quali il concorso è stato bandito e che successivamente ed entro tale data dovessero rendersi disponibili.»;
l'articolo 39, commi 13 e 16, legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni, stabiliscono la validità delle graduatorie di concorsi pubblici per un periodo di diciotto mesi dalla data della loro approvazione e subordinano l'indizione di nuove procedure all'indisponibilità di idonei in concorsi già espletati;
dall'esito delle procedure concorsuali relative al Concorso interno, per titoli ed esami, a 10 posti per l'accesso al ruolo dei
Commissari della Polizia di Stato indetto con decreto ministeriale 1 febbraio 2005 la cui graduatoria è stata approvata con decreto pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Personale del Ministero dell'Interno - supplemento straordinario n. 1/5 - dell'8 marzo 2006, sono risultati idonei non vincitori tre candidati;
sono stati successivamente banditi altri due concorsi:
a) il Concorso interno, per titoli ed esami, a 10 posti per l'accesso al ruolo dei Commissari della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale 6 febbraio 2006 e pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Personale del Ministero dell'Interno - supplemento straordinario n. 1/2 bis - del 13 febbraio 2006;
b) il Concorso pubblico, per esami, a 40 posti di Commissario del ruolo dei Commissari della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale 31 dicembre 2005 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - 4 Serie Speciale «Concorsi ed Esami» - del 10 febbraio 2006;
con i citati concorsi l'Amministrazione della Pubblica Sicurezza ha reso evidente la necessità di coprire altri posti vacanti in organico, senza però considerare la validità e l'efficacia della precedente graduatoria tuttora valida, dalla quale risultano in posizione di idoneità i tre candidati, contravvenendo così - secondo gli interroganti - alla ratio delle norme relative alla vigenza delle graduatorie nei concorsi ed ai criteri di economicità, efficienza e ragionevolezza;
a seguito della conclusione delle procedure concorsuali relative ai nuovi concorsi sono stati avviati al relativo corso di formazione, iniziato il giorno 28 dicembre 2006, i soli 37 vincitori (non sono risultati idonei) sui 40 posti previsti nel concorso pubblico, rendendo così certamente disponibili altri posti utili per soddisfare le acclarate esigenze di organico;
nella
seduta n. 50 del 10 ottobre 2006 la Camera ha approvato l'Ordine del Giorno 9/1704/1, così come riformulato in corso di seduta su esplicita richiesta del rappresentante del Governo, con cui, alla lettera c) si impegna il Governo a verificare la possibilità di assumere tre candidati risultati idonei al concorso interno per 10 posti per l'accesso al ruolo dei commissari della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale del 1o febbraio 2005;
la legge finanziaria per l'anno 2007 autorizza le forze di polizia ad assumere 2.000 unità entro il 30 marzo 2007, rendendo così disponibili ulteriori risorse;
l'Amministrazione della Pubblica Sicurezza si appresterebbe a bandire un nuovo Concorso per il ruolo dei Commissari della Polizia di Stato da suddividere in 80 posti per la procedura pubblica e 20 posti per quella riservata agli interni, evidenziando così la necessità di ulteriori coperture di posti in organico nel ruolo dei Commissari;
in data 19 aprile 2005, nella
seduta n. 614 della scorsa legislatura, veniva presentata a firma dell'On. Lucidi una interrogazione a risposta orale in cui veniva evidenziato il mancato rispetto dell'articolo 39, commi 13 e 16, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, a discapito degli idonei non vincitori del concorso per il ruolo dei Commissari bandito nel 2004, per avere l'Amministrazione della Pubblica Sicurezza bandito nuovi concorsi, pur in presenza di idonei di una graduatoria ancora attiva;
di seguito alla predetta interrogazione, con l'approvazione della legge 31 maggio 2005, n. 89, veniva disposta, tra l'altro, l'autorizzazione alle assunzioni degli idonei non vincitori dei concorsi per l'accesso alla qualifica di commissario della Polizia di Stato, con l'avvio al corso di formazione, in aggiunta ai 50 posti già previsti per l'anno 2005 dal bando di concorso, di ulteriori 12 idonei non vincitori del concorso interno ed altri 27 idonei non vincitori del concorso pubblico, banditi nell'anno 2004 -:
quali valutazioni ritenga di dover esprimere sulla vicenda esposta e se non
ritenga di dover assumere ogni iniziativa idonea, oltre che a garantire una corretta applicazione delle norme vigenti sulla validità delle graduatorie concorsuali, anche a consentire il soddisfacimento della necessità dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza di poter coprire i posti carenti nell'organico, atteso che solo 37 unità su 40 previste dal bando sono state avviate al corso di formazione che ha avuto inizio il 28 dicembre 2006;
se non ritenga di dover autorizzare l'avvio al corso di formazione anche dei tre candidati risultati idonei al concorso interno per 10 posti per l'accesso al ruolo dei commissari della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale del 1 febbraio 2005, coerentemente ed in analogia con quanto già avvenuto nell'anno 2005 ed in ottemperanza all'impegno assunto dal rappresentante del Governo con l'Ordine del Giorno 9/1704/1 approvato dalla Camera nella
seduta n. 50 del 10 ottobre 2006.
(4-02499)
Risposta. - Ai sensi dell'articolo 3 del Decreto Legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo dei commissari della Polizia di Stato avviene mediante concorso pubblico per esami, ovvero, nel limite del 20 per cento dei posti disponibili, mediante concorso interno per titoli ed esami al quale è ammesso a partecipare il personale della Polizia di Stato in possesso dei titoli e dei requisiti previsti dalla legge.
Nell'anno 2005, per la copertura dei 50 posti disponibili sono stati indetti:
con decreto ministeriale del 28 gennaio 2005 il concorso pubblico per esami per il conferimento di 40 posti per l'accesso alla carriera suindicata;
con decreto ministeriale del 1o febbraio 2005 il concorso interno per titoli ed esami per il conferimento dei restanti 10 posti.
Le relative prove sono state superate rispettivamente da 41 e 14 candidati ed i vincitori dei due concorsi, nel numero di 40 e 10, sono stati avviati, il 29 dicembre 2005, al previsto corso di formazione.
Dei rimanenti cinque candidati non avviati al corso di formazione - uno per il concorso pubblico e 4 per il concorso interno - è stato possibile assumerne soltanto due. Questi ultimi, infatti, essendo anche risultati idonei non vincitori dei concorsi per l'accesso alla medesima carriera, indetti con decreti ministeriali del 5 e del 25 febbraio 2004, hanno potuto beneficiare della previsione contenuta nell'articolo 4-bis del decreto-legge n. 45 del 2005, convertito dalla legge n. 89 del 2005, che ha autorizzato, fra l'altro, la graduale assunzione, entro il 2008, degli idonei delle richiamate procedure concorsuali.
Allo stato, per gli altri tre idonei del concorso interno bandito il 1o febbraio 2005 non esistono disposizioni che consentano la loro assunzione.
Si precisa, infatti, che in assenza di diverse disposizioni normative, la citata riserva del 20 per cento dei posti disponibili individuata dalla legge per coloro che partecipano al concorso interno, ha carattere non derogabile. Si precisa, altresì, che le procedure relative al concorso pubblico ed al concorso interno per l'accesso al ruolo dei commissari, pur concorrendo entrambe alla copertura dei posti relativi al fabbisogno complessivo, operano in modo separato e, pertanto, non risulta possibile assumere idonei non vincitori di un concorso - nella specie il concorso interno - a fronte della mancata copertura di posti verificatasi nell'altra procedura concorsuale - quella relativa al concorso pubblico - a meno che non intervenga un provvedimento legislativo ad hoc.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
SCOTTO e INCOSTANTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Commissariato di Polizia S. Antimo (Napoli) è stato istituito nel 1996 con circa 30 addetti e due volanti con a capo un
vice-dirigente ed inaugurato dal Ministro degli interni dell'epoca, Giorgio Napolitano;
il Commissariato è situato all'interno del quartiere popolare ex 219, una delle aree più degradate del territorio;
il Commissariato, dopo i primi anni in cui ha funzionato bene, è stato gradualmente depotenziato fino all'attuale smantellamento di fatto;
infatti, allo stato attuale, il commissariato conta solo 15 uomini e le volanti sono utilizzate per il commissariato di Frattamaggiore;
eppure la zona è ad alta densità criminale ed inoltre occorre garantire il servizio presso il pronto soccorso del locale presidio ospedaliero -:
se intenda, come pare opportuno all'interrogante, potenziare il commissariato di S. Antimo, destinando ad esso alcune delle risorse supplementari, umane e logistiche, previste dal patto per la sicurezza di Napoli, recentemente siglato nel capoluogo della Campania.
(4-02074)
Risposta. - Il «Patto per la sicurezza di Napoli e Provincia», siglato il 3 novembre 2006 dal Ministro Amato con i rappresentanti delle istituzioni locali, è il risultato di una approfondita analisi della situazione per l'ordine e la sicurezza pubblica a Napoli e Provincia, la cui difficile gestione risente della nota compresenza della criminalità organizzata e di quella diffusa.
Pertanto il «Patto», nell'individuare strategie che - superata la logica dell'emergenza - costituiscano interventi permanenti volti a prevenire e a reprimere più efficacemente entrambe le forme delinquenziali, ha previsto, tra le misure delineate, il rafforzamento e la riorganizzazione strutturale dell'attività di controllo del territorio e di quella investigativa, anche per dare, attraverso una maggiore visibilità delle Forze di polizia, una concreta risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini.
In questa direzione il «Patto», peraltro in linea con la previsione contenuta nell'articolo 1, comma 435, della Legge Finanziaria per l'anno 2007 - che prevede una riduzione dei presidi fissi con la finalità, da un lato, di conseguire un contenimento delle spese di gestione e, dall'altro, di raggiungere il più razionale impiego delle risorse umane nell'espletamento dei compiti di ordine e di sicurezza pubblica sul territorio - ha disposto che gli attuali 20 Commissariati sezionali della Questura di Napoli vengano accorpati in 10 Distretti.
In questa ottica, si sta provvedendo a ridefinire i servizi svolti anche dal Posto di Polizia di S. Antimo che, alla data del 1o gennaio 2007, presentava una forza effettiva pari a 21 unità.
Per detto presidio il Questore di Napoli, pur assicurando la funzionalità di un apposito Ufficio per la ricezione delle denunce presentate dai cittadini residenti, ha viceversa soppresso quello che espletava funzioni di supporto amministrativo ed, inoltre, ha rimesso esclusivamente a sistemi di difesa passiva la vigilanza della struttura.
Pertanto, in piena coerenza con la strategia volta a privilegiare una più efficace «presenza dinamica» delle Forze di polizia sul territorio, quel personale, precedentemente impiegato in incarichi burocratici o di vigilanza, è stato destinato alle esigenze operative della Squadra volante del Commissariato di pubblica sicurezza di Frattamaggiore.
Quest'ultima può così assicurare la presenza, nell'intero arco delle 24 ore, di equipaggi automontati sul territorio dei Comuni di S. Antimo e di Casandrino.
Per completezza d'informazione della interrogante, si soggiunge che, in sede di periodica verifica e perfezionamento delle strategie delineate nel citato «Patto», il 26 marzo scorso è stato deciso di incrementare la «forza di intervento rapido» nella disponibilità di 120 pattuglie.
Queste ultime, equamente ripartite tra la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri, vigileranno, quotidianamente e sull'arco delle 24 ore, sulle zone più colpite dalla criminalità, soprattutto quelle interessate
dal fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Il controllo del territorio di Napoli e Provincia vedrà così un impegno di risorse pari a 2.500 unità di personale di rinforzo.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
SMERIGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 13 gennaio, dopo il grave episodio che aveva portato alla morte della signora Maria Begum e di suo figlio, entrambi di nazionalità bengalese, mentre tentavano di fuggire ad un incendio scoppiato nell'appartamento in Via Buonarroti a Roma in cui erano costretti, per motivi economici, a vivere con altre dodici persone, i movimenti di lotta per la casa, le comunità dei migranti, la Roma sinceramente democratica e solidale avevano deciso di portare la loro solidarietà con un presidio pacifico sotto l'abitazione;
il presidio, oltre a portare la solidarietà, voleva denunciare la precarietà diffusa nella città e nel Paese, la scarsa politica di inclusione e di accoglienza per i migranti, le speculazioni di proprietari di immobili che, ai di fuori della legge e di un minimo di dignità umana, continuano a speculare sulla pelle di chi viene in Italia nella speranza di una vita migliore;
la polizia e la questura, nonostante l'eseguità del numero dei presenti e le intenzioni pacifiche ha deciso di caricare ingiustificatamente, a parere dell'interrogante, il presidio, provocando il ferimento di 15 persone e identificando, al pronto soccorso, un membro della comunità bengalese;
la motivazione delle cariche, in una situazione così grave per quanto successo, sarebbe stata che il presidio «ostacolava» in una via secondaria di Roma il traffico;
tale episodio rischia di rendere ancora più teso il clima sociale in una città come Roma, dove deve essere garantita la possibilità di denunciare le ingiustizie sociali e le speculazioni -:
se intenda accertare tutte le eventuali responsabilità in merito ai fatti sopra esposti e quali provvedimenti si intendano attuare nei confronti di chi, ad avviso dell'interrogante in maniera del tutto inopportuna, ha deciso di fare caricare un presidio che, pacificamene, portava la propria solidarietà ai familiari e a tutta la comunità bengalese;
cosa si intenda fare per stroncare il fenomeno degli affitti, spesso a «nero», da parte di speculatori senza scrupolo che approfittano del «bisogno» casa colpendo soprattutto le comunità migranti e gli studenti.
(4-02241)
Risposta. - L'episodio cui fa riferimento l'interrogante è accaduto il pomeriggio successivo all'incendio nel quale hanno perso la vita due cittadini del Bangladesh. Nell'occasione, intorno alle ore 18 del 13 gennaio, un centinaio di persone, perlopiù aderenti ad «Action» ed ai centri sociali capitolini oltre ad alcuni immigrati, si è radunato in piazza Vittorio Emanuele II per dar luogo ad una manifestazione che non era stata preavvisata all'autorità di pubblica sicurezza.
Secondo quanto riferito dalla prefettura, in un primo momento i manifestanti si sono posizionati sul marciapiede posto all'angolo con via Buonarroti esponendo uno striscione con la scritta «di clandestinità si muore - senza casa si muore - Veltroni e Prodi... per questa strage non basta un fiore - Ciao Mary e Hasib».
Successivamente alcuni dimostranti, benché invitati dal personale di pubblica sicurezza a non ostacolare la circolazione delle autovetture, hanno invece occupato la sede stradale, bloccando il traffico del sabato pomeriggio, già di per sé congestionato.
Il personale della questura di Roma, diretto da funzionari fatti intervenire sul posto, ha ripetutamente ed inutilmente invitato i manifestanti a lasciare libera la strada ma alcuni di essi, dopo aver opposto un netto rifiuto, hanno iniziato ad indossare
i caschi ed a coprirsi il volto, assumendo un atteggiamento minaccioso.
Gli agenti della polizia di Stato hanno allora formato un cordone tentando di sospingere verso il marciapiede i manifestanti, i quali però hanno opposto energica resistenza, aggredendoli anche con il lancio di sassi e corpi contundenti prelevati da un cantiere posto alle loro spalle e con alcune sedie di un bar vicino.
Ne è scaturito un breve tafferuglio al termine del quale i manifestanti si sono riposizionati sul marciapiede, ove sono rimasti a stazionare fino alle ore 20.30 circa. Nell'accaduto, due dimostranti, che hanno riportato lievi contusioni, sono stati medicati sul posto da personale medico fatto intervenire.
A margine dei fatti così come ricostruiti dalle autorità, si sottolinea che la gestione dell'ordine pubblico è costantemente ispirata a criteri di equilibrio e prudenza in modo da contemperare i diritti costituzionalmente garantiti di riunione e di libera espressione del pensiero con le esigenze di tutela della sicurezza e della pubblica e privata incolumità.
Nella specifica circostanza, tuttavia, un evento luttuoso che aveva profondamente colpito la comunità bengalese, e più in generale l'intera città di Roma, è stato in qualche modo preso a pretesto da ambienti antagonisti per inscenare strumentalmente una protesta che, si ribadisce, non era stata preceduta dal preventivo avviso al Questore di cui all'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, adempimento la cui osservanza avrebbe potuto consentire di impartire ai promotori della manifestazione prescrizioni di tempo, di modo e di luogo finalizzate ad un suo più ordinato svolgimento che non interferisse con le esigenze della circolazione delle persone.
In relazione all'ultimo quesito posto dall'interrogante, pur non avendo il ministero dell'interno competenze specifiche nella materia, si ritiene che il fenomeno lamentato possa essere efficacemente contrastato all'interno della più generale lotta all'evasione fiscale che, com'è noto, costituisce una delle priorità dell'attuale Governo.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il rapporto tra popolazione e forze dell'ordine varia in modo significativo nei vari ambiti regionali e provinciali;
la distribuzione non sembra essere in relazione né con il numero di residenti nella regione o nella provincia, né con il numero di delitti che vi si commettono;
la cronica carenza di agenti dispiegati sul territorio della provincia di Bergamo è allarmante;
da fonti giornalistiche si apprende che la provincia di Bergamo è la provincia che in rapporto alla popolazione ha la minore presenza di forze dell'ordine sul territorio;
i fatti criminosi nella provincia di Bergamo, costringono quotidianamente i cittadini (imprenditori, commercianti, anziani, gente comune) a difendersi con le proprie armi, come testimoniano i recenti fatti di cronaca della bergamasca;
a quanto risulta all'interrogante, nonostante le numerose promesse di adeguare l'organico delle forze dell'ordine, nulla ancora è stato fatto o comunque ben poco rispetto alle esigenze del territorio bergamasco -:
se non ravvisi l'urgenza di assicurare un potenziamento reale e sostanzioso delle forze dell'ordine nella provincia di Bergamo.
(4-01064)
Risposta. - La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella provincia di Bergamo risente, da un lato, dei tentativi della criminalità organizzata di infiltrarsi nelle floride attività economico-finanziarie dovute al locale dinamismo imprenditoriale, dall'altro della significativa presenza di extracomunitari, spesso irregolari ed in condizione di grave disagio, anch'essi attratti dalla fiorente economia locale.
Quest'ultimo fenomeno ha prodotto lo sviluppo di organizzazioni criminali su base etnica che, dedite principalmente al traffico di sostanze stupefacenti, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione, agiscono talora in competizione, oppure in collaborazione con la criminalità italiana.
Conseguentemente, gli indici della delittuosità hanno fatto registrare aumenti percentuali per talune fattispecie di reato: sono stati riscontrati incrementi per i tentati omicidi (aumentati dai 27 del 2005 ai 30 del 2006), degli scippi (passati dagli 88 del 2005 ai 166 del 2006), dei furti in abitazione (dai 2.253 del 2005 ai 3.211 del 2006) e delle estorsioni (dalle 54 del 2005 alle 64 del 2006).
A fronte di una situazione della sicurezza pubblica che appare indubbiamente complessa, ma non allarmante rispetto ad altre realtà nazionali, le Forze di polizia definiscono e rivedono periodicamente le strategie per l'ottimale impiego degli operatori nei servizi di prevenzione generale sull'intera area e dispongono, anche al fine di dare una più incisiva risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini, l'intensificazione dei servizi di controllo con l'impiego sia delle Forze di polizia territoriali, sia anche con l'intervento di Reparti specializzati.
Tale azione di prevenzione e di contrasto, effettuata secondo una strategia volta a privilegiare una più efficace «presenza dinamica» delle Forze dell'ordine su tutto il territorio, ha consentito un incremento del numero delle persone sottoposte alla verifica della banca dati delle Forze di polizia (dai 62.164 controlli effettuati nel 2005 ai 73.356 espletati nel 2006), un aumento del numero di quelle denunciate a vario titolo in stato di libertà (dalle 10.932 del 2005 alle 12.192 del 2006) ed, infine, di quelle arrestate (dalle 2.022 del 2005 alle 2.124 del 2006).
Per quanto concerne l'attività di prevenzione e di repressione del traffico di sostanze stupefacenti, nello scorso anno sono state denunciate all'Autorità giudiziaria 357 persone e sequestrati circa 368 chilogrammi di droga.
Per la lotta al fenomeno della clandestinità, sono stati programmati, in via sistematica, interventi coordinati tra le diverse Forze di polizia che hanno investito, in particolar modo, le aree della bassa bergamasca e della zona ad est del capoluogo. Ciò ha consentito di effettuare successivamente 68 rimpatri «con foglio di via obbligatorio» nei confronti di altrettanti extracomunitari sorpresi in posizione irregolare.
Detti capillari controlli hanno, infine, consentito un decremento, durante lo scorso anno, di circa il 22 per cento del fenomeno dello sfruttamento della prostituzione su strada.
Per quanto concerne la problematica, segnalata dall'interrogante, della carenza degli effettivi delle Forze di polizia presenti nella provincia di Bergamo, secondo dati aggiornati allo scorso mese di gennaio risulta che presso la Questura del capoluogo (il dato comprende anche l'aliquota in forza presso il Commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Treviglio), a fronte di una previsione organica di 304 unità, prestano servizio complessivamente 294 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato.
Tale deficit, pari al -3 per cento risulta comunque in linea con le percentuali nazionali equivalenti al -4 per cento.
Presso la Questura sono, inoltre, in servizio 22 appartenenti ai ruoli tecnici della Polizia di Stato e 29 appartenenti all'Amministrazione civile dell'Interno che, per le esigenze di supporto logistico e amministrativo, contribuiscono alla funzionalità della struttura.
Carenze di organico più significative si registrano, invece, presso gli Uffici della Polizia stradale, della Polizia ferroviaria e della Polizia postale e delle Comunicazioni.
Sempre secondo dati aggiornati allo scorso mese di gennaio, per quanto concerne l'Arma di Carabinieri ed il Corpo della Guardia di finanza risulta, a fronte di una corrispondente previsione organica provinciale di 899 e di 436 unità, che la forza effettiva è rispettivamente pari a 888 e a 377 unità.
In merito alla conseguente richiesta dell'interrogante di potenziamento degli organici, pur assicurando che la stessa verrà
tenuta nella dovuta considerazione, si deve, tuttavia, evidenziare che detti incrementi potranno essere, di volta in volta, considerati compatibilmente, da un lato, con le esigenze di sicurezza e le priorità di altre aree distribuite su tutto il territorio nazionale e, dall'altro, nell'ambito della pianificazione delle risorse finanziarie disponibili.
Peraltro, va detto che le politiche in atto in materia di sicurezza pubblica tendono a conseguire l'obiettivo di un più razionale impiego delle attuali risorse disponibili (umane e tecnologiche), finalizzato ad ottimizzare il rapporto con i risultati conseguiti.
In questa direzione si muovono non solo alcuni interventi legislativi volti ad alleggerire il personale di polizia da compiti che non richiedano necessariamente l'esercizio di pubbliche potestà (articoli 17 e 18 del decreto-legge n. 144 del 2005 convertito con legge n. 155 del 2005), ma anche, più recentemente, dal comma 435 della Legge Finanziaria per il 2007, le cui disposizioni sono, tra l'altro, finalizzate ad un più efficace utilizzo delle risorse umane nelle mansioni istituzionali di ordine e di sicurezza pubblica sul territorio.
Ad analoghi fini di buona amministrazione delle risorse disponibili si ispirano anche provvedimenti assunti localmente, come la rimodulazione delle strategie operative che vengono, periodicamente, perfezionate in sede di Coordinamento tecnico interforze.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
TRANFAGLIA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il 20 giugno 2006, l'ufficio scolastico regionale del Lazio, centro servizi amministrativi di Roma, Ufficio ragioneria della Provincia di Roma ha emanato la nota, port. n. 21254, indirizzata alle scuole e istituti superiori statali della provincia di Roma, avente per oggetto «designazioni delle istituzioni scolastiche incaricate di liquidare i compensi delle Commissioni di maturità operanti presso le scuole primarie»;
la legge n. 62 del 2000 ha assegnato le prerogative alle scuole paritarie, uguali a quelle statali per ciò che concerne le Commissioni di Esami di Stato;
gli uffici di segreteria delle scuole statali, con norme proprie di autonomia gestionale, non sono obbligate a svolgere attività aggiuntive e straordinarie per la gestione amministrativa e contabile di attività svolte presso le scuole paritarie e sulla base di improponibili «designazioni», né è possibile sottoporre alla verifica dei propri Collegi dei Revisori atti non riconducibili alla gestione diretta di documenti contabili estranei all'attività delle scuole stesse;
nella passata legislatura sono state presentate diverse proposte di legge nelle quali si evidenziava che la maggior parte delle istituzioni scolastiche della Regione Lazio versa in gravissime situazioni in difficoltà economiche in quanto da alcuni anni (con riferimento all'esercizio finanziario 2001) non si riesce a dare copertura agli impegni assunti dalle stesse per le spese fisse e obbligatorie necessarie a garantire le attività istituzionali del personale previste dalle norme giuridiche contrattuali;
gli istituti superiori della provincia di Roma avrebbero provveduto negli anni passati a far fronte agli impegni anticipando con le disponibilità di cassa costituite da risorse ad altro finalizzate quali contributi alle famiglie per la didattica, finanziamenti specifici, progetti erogati da enti locali o altri soggetti, economie destinate ad investimenti, eccetera;
a fronte di un provvedimento ministeriale che avrebbe consentito di reperire le risorse per il pagamento degli esami di Stato 2005/06 attualmente in corso, gli istituti della provincia di Roma non avrebbero a tutt'oggi ricevuto alcun finanziamento né indicazione per il pagamento di detti esami;
il Ministro ha annunciato una riforma dell'attuale esame di Stato a partire dalla composizione delle Commissioni d'esame -:
quali provvedimenti intenda assumere per verificare e risolvere la situazione sopra denunciata al fine di rimuovere le cause che hanno determinato una grande quantità di crediti (residui attivi) delle scuole verso il ministero dell'istruzione (USR Lazio e CSA Roma) per il pagamento degli esami di Stato ed altre competenze;
se non intenda porre in essere le necessarie procedure per l'assegnazione tempestiva delle risorse finanziarie per il pagamento degli esami di Stato 2005/2006;
quali provvedimenti intenda assumere per verificare il permanere delle condizioni per cui il costo delle Commissioni degli esami di Stato nelle scuole paritarie debba essere a carico dello Stato e, comunque, perché le scuole e gli istituti statali superiori della Provincia di Roma siano sollevati dal compito di liquidare i compensi alle Commissioni di maturità operanti nelle scuole paritarie;
quali siano i tempi e le linee conduttrici della riforma dell'esame di maturità.
(4-00553)
Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante muovendo dalle difficoltà finanziarie incontrate dalle istituzioni scolastiche della provincia di Roma per far fronte alle spese fisse ed obbligatorie, in particolare alle spese per i compensi alle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, chiede di conoscere i provvedimenti che si intendono assumere in proposito; chiede inoltre di conoscere «i tempi e le linee conduttrici della riforma dell'esame di maturità».
Circa le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Roma, la situazione di questa provincia rispecchia, invero, quella dell'intero territorio nazionale.
Essa è dovuta ai tagli di stanziamenti per la scuola operati nella passata legislatura che hanno determinato, relativamente alla spesa corrente, un debito di circa 425 milioni di euro. Più in dettaglio, tra il 2002 e il 2006, sono stati tagliati 494,4 milioni di euro (pari al 46,6 per cento) per le supplenze brevi; 106,4 milioni (pari al 72,6 per cento) per gli esami di Stato e 159,8 milioni (pari al 53 per cento) per il funzionamento amministrativo e didattico.
Detti tagli hanno determinato debiti di circa 165 milioni di euro per le supplenze brevi e i precari; 132 milioni per il funzionamento ordinario, calcolati al 31 dicembre scorso, di cui 97 milioni solo per il pagamento della Tassa per la rimozione dei rifiuti solidi urbani (Tarsu) e 128 milioni di debito sono stati contratti, fra il 2003 e il 2005, per gli esami di Stato.
In particolare, con riguardo ai compensi da corrispondere ai componenti delle commissioni per gli esami di Stato, sono risultati ampiamente insufficienti gli stanziamenti di 40,24 milioni di euro previsti dall'articolo 22 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002), nella composizione introdotta dalla stessa legge; così pure sono risultate insufficienti le integrazioni disposte per gli anni 2002 e 2003. Né, peraltro, è stata disposta alcuna integrazione della suddetta somma di 40,24 milioni di euro per gli anni 2004 e 2005.
Uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare all'inizio di questa legislatura è stato, quindi, quello di reperire le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006; a ciò si è provveduto con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. In attuazione della legge n. 235/2006, con decreto di variazione di bilancio adottato dal Ministero dell'economia e delle finanze in data 21 luglio 2006, le risorse aggiuntive di 63 milioni di euro sono state assegnate agli Uffici scolastici regionali, sui pertinenti capitoli di spesa.
La difficile situazione di finanza pubblica ereditata non ha consentito di reperire
subito ulteriori risorse per far fronte a tutto il debito che si è accumulato nei vari esercizi finanziari.
Le istituzioni scolastiche, ove possibile, hanno provveduto, anche in assenza di assegnazione di fondi, alla liquidazione dei compensi mediante anticipazione di cassa.
Questa è la situazione che ci è stata lasciata.
Sono dunque più che giustificati gli allarmi che pervengono da più parti sullo stato di sofferenza economica delle scuole, una sofferenza che affonda le radici in questa situazione di «rosso» stratificato nel tempo che, unita ai meccanismi di trasferimento farraginosi e lenti, mette le scuole in grandi difficoltà.
Nell'immediato, per evitare ulteriori conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha già chiesto agli uffici scolastici regionali e provinciali di accreditare da subito alle scuole le risorse disponibili nelle giacenze complessive delle contabilità speciali. Si tratta di somme importanti che possono costituire una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale.
Inoltre, è in corso il decreto di attribuzione diretta alle scuole dei 70 milioni di euro della legge n. 440 del 18 dicembre 1997, istitutiva del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, che erano stati tagliati nella precedente legislatura per il 2006 e che ora, con la legge finanziaria per il 2007, in aggiunta ai finanziamenti per l'anno 2007, vengono restituiti alle scuole stesse.
A questi provvedimenti straordinari ed urgenti si aggiunge la modifica del meccanismo di finanziamento alle scuole introdotta dal Governo nel disegno di legge finanziaria 2007 e recepita dal Parlamento all'articolo 1, comma 601 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006.
Per effetto di questa modifica i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche, pari ad oltre 3 miliardi di euro, con un valore medio per ogni scuola intorno ai 300 mila euro, vengono accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche. Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole; infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora.
In applicazione del decreto ministeriale 1o marzo 2007, che fissa i criteri e i parametri per il riparto degli stanziamenti dei due nuovi capitoli istituiti per il finanziamento diretto alle scuole, è stata accreditata alle scuole la prima quota; a maggio verrà inviata la seconda e a seguire le restanti quote.
In questo contesto di carattere generale va vista la specifica situazione delle scuole della provincia di Roma, alla quale si fa riferimento nell'interrogazione.
In merito, poi, a quanto rappresentato circa la liquidazione dei compensi alle commissioni per gli esami di Stato operanti presso le scuole paritarie, va rilevato che le vigenti norme di contabilità generale dello Stato consentono all'Amministrazione di avvalersi soltanto delle proprie strutture amministrative, di cui fanno parte strumentalmente le scuole statali e non anche quelle paritarie. Ne consegue che l'attività di gestione dei finanziamenti per i compensi da corrispondere ai componenti delle commissioni per gli esami di Stato operanti presso le scuole paritarie è sottoposta al riscontro di regolarità amministrativa e contabile da parte dei revisori dei conti delle istituzioni scolastiche statali destinatarie dei finanziamenti stessi. Il maggior carico di lavoro che ne deriva per alcune unità di personale della struttura scolastica statale può trovare riconoscimento in sede di contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica, nell'ambito dei criteri generali per la ripartizione delle risorse del fondo di istituto, ai sensi dell'articolo 6 del
vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto «Scuola».
Quanto alla richiesta riguardante «i tempi e le linee conduttrici della riforma dell'esame di maturità», è noto che il Parlamento, a seguito dell'iniziativa governativa di riforma degli esami di Stato, ha approvato la legge 11 gennaio 2007, n. 1, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università».
L'intento primario che ha ispirato il provvedimento legislativo è stato quello di restituire serietà e dignità all'esame di Stato; esso diventa credibile di fronte all'Università e al mondo del lavoro grazie anche a misure come la reintroduzione dello scrutinio finale per l'ammissione all'esame e il ripristino delle commissioni miste, metà membri interni e metà esterni e con il presidente anch'esso esterno. Trovano inoltre piena affermazione sia il criterio della equità, che consente di rendere a ciascuno studente il giusto riconoscimento delle conoscenze e competenze acquisite durante l'intero percorso di studio, sia quello della valorizzazione delle eccellenze attraverso l'attribuzione della lode, che viene premiata anche con incentivi di natura economica finalizzati alla prosecuzione degli studi universitari o nell'ambito dell'istruzione e formazione tecnica superiore. Né va trascurato un altro aspetto particolarmente positivo della riforma, che getta un ponte tra scuola e università: il voto di diploma e il curriculum scolastico tornano ad incidere nelle prove d'ingresso all'università; inoltre i quiz di ammissione terranno conto del programma svolto nelle scuole medie superiori.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle ultime elezioni politiche, la stampa delle schede elettorali per gli elettori residenti all'estero è avvenuta presso singole tipografie predisposte dalle nostre autorità diplomatiche locali;
numerosissime sono state le segnalazioni di irregolarità relative al voto ed alla diffusione e compilazione delle schede, come ampiamente riprese da ogni fonte di informazione;
risulta che per gli USA - Consolato di New York la stampa delle schede sia avvenuta tramite la stamperia di tale signor Tony Brusco di New York;
il «Giornale Italo-Americano» pubblicava a pagina 6 del numero di marzo una vistosa pubblicità elettorale del candidato al senato Renato Turano (poi risultato eletto) in compagnia dello stesso signor Tony Brusco che veniva citato anche nella didascalia in calce ad una foto pubblicata sulla stessa pagina;
vivaci commenti circolano a New York su questo fatto -:
se siano state prese le opportune informazioni al fine di controllare se la stampa e la diffusione delle schede elettorali a New York (oltre 70.000) siano state effettuate nella più assoluta regolarità;
perché tra tante potenziali tipografie sia stata scelta proprio quella il cui proprietario risulterebbe essere stato particolarmente impegnato nella campagna elettorale del candidato eletto dell'Ulivo Renato Turano.
(4-01570)
Risposta. - Il Consolato Generale d'Italia in New York - interpellato in merito ai quesiti posti dall'interrogante - ha precisato che la stampa e la diffusione delle schede elettorali per le ultime consultazioni politiche sono avvenute, nella circoscrizione di sua competenza, nel pieno rispetto delle procedure previste dalla legge e nella più assoluta regolarità. Entro il 30 marzo la quasi totalità dei plichi spediti è stata consegnata. Il 31 marzo, a nove giorni dalla data di spedizione dei plichi, sono state restituite al Consolato generale 7.883 buste contenenti le schede votate, pari al 14,8 per cento dei plichi inviati.
Alla stessa data, l'Ufficio elettorale del Consolato generale ha inviato 1.303 plichi relativi ad elettori inclusi nell'Elenco aggiunto, soddisfacendo tempestivamente e in tempo reale a tutte le segnalazioni provenienti dai Comuni e dando seguito a tutte le richieste di connazionali omessi dall'elenco provvisorio degli elettori. Alla data del 31 marzo sono state inviate 415 richieste di nulla osta all'elettorato attivo, ricevendo 290 risposte dai Comuni. Nella mattina del 28 marzo l'Ufficio elettorale ha ricevuto in rapida successione cinque segnalazioni da parte di elettori che lamentavano la mancata presenza nel plico elettorale delle schede e del libretto della legge. La tipografia ha rapidamente accertato che tutti i plichi difettosi provenivano da una stessa scatola che ne conteneva un totale di 105; un controllo a campione ha potuto accertare la correttezza della deduzione e in fine giornata si è provveduto a rinviare a tutti gli elettori interessati un duplicato del plico elettorale. Secondo dati noti nel settore della tipografia, è fisiologico un margine di errore dell'1 per cento, margine che, nel caso del Consolato generale di New York, è stato ben lontano dall'essere raggiunto in occasione delle ultime consultazioni politiche.
Quanto alla scelta della tipografia (la ditta EarthColor Business Solutions di Moonachie, NJ), essa è la stessa che ha servito il Consolato generale di New York e il Vice Consolato di Newark in occasione dei Referenda nel 2003 e nel 2005 e delle elezioni dei Com.It.Es. nel 2004. In ognuna di tali occasioni la società prescelta ha dato prova di massima serietà, economicità, disponibilità, flessibilità operativa e capacità gestionale. La scelta della ditta in parola avvenne in tutte le occasioni sopra ricordate nell'osservanza delle disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 384 del 20 agosto 2001 sulle spese in economia all'estero. La scelta della tipografia e l'abilità tecnica che le è propria hanno consentito, tra l'altro, di standardizzare la quasi totalità degli indirizzi degli elettori, correggendo l'ortografia, inserendo lo Stato ove mancante, completando i codici postali ove incompleti e contribuendo in questa maniera a ridurre al minimo la percentuale di plichi restituiti dalle poste per indirizzo irraggiungibile. Le operazioni di stampa, imbustamento e trasmissione delle schede sono state supervisionate dal funzionario diplomatico responsabile per la circoscrizione consolare ove la tipografa ha sede. Egli constatò nell'occasione la cura e l'attenzione prestate dal personale della tipografa alle operazioni sopra descritte. Va osservato altresì che la tipografia non dispone di strumenti per manipolare la procedura elettorale. Le schede infatti vengono inviate, come noto, in formato «pdf», dunque non modificabile. Inoltre il Consolato generale ha effettuato una verifica puntuale sul numero delle schede inviate e di quelle stampate (con ricevuta che risulta agli, atti del Consolato).
Va, infine, considerato che Tony Brusco - fondatore della ditta Fleetwood Litho and Letter, successivamente a seguito di «merger» trasformata nella Digital Printing Co., società controllata dalla sopracitata EarthColor Business Solutions - da diversi anni non figura più nell'organigramma della ditta.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
una funzione fondamentale nell'organizzazione territoriale dei Vigili del Fuoco è assolta dai Vigili Volontari che operano in moltissime località integrando i professionisti del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco;
il distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di Stresa (Verbania) rappresenta una entità importante che opera 24 ore su 24 con oltre 20 volontari in un territorio interessato non solo da molte migliaia di residenti ma anche dall'autostrada A26, numerosi congressi e meeting internazionali e - soprattutto nella stagione estiva - ospita decine di migliaia di turisti;
l'attuale dotazione del distaccamento per quanto attiene il parco-macchine è insufficiente consistendo in una autobotte
APS 160 vecchia di oltre 35 anni, una APS 79 e di un mezzo fuoristrada;
è indispensabile disporre di una autopompa più moderna e meno obsoleta tenuto conto che dalla base di Stresa vengono effettuati oltre 600 interventi l'anno -:
se non si ritenga necessario dotare il Distaccamento VVFF di Stresa di una nuova autobotte più moderna (particolarmente adatta sarebbe una autobotte APS 100 city fire per permettere l'accesso anche ai centri storici dei numerosi paesi del circondario, dove spesso vi sono strade strette) e - se impossibile ipotizzare la dotazione di un mezzo nuovo - provvedere almeno al passaggio a Stresa di un mezzo adeguato e in buone condizioni del comando provinciale di Verbania, cui però andrebbe allora assegnato un nuovo mezzo in sostituzione.
(4-02475)
Risposta. - Si condivide, innanzitutto, ogni iniziativa volta a consentire la migliore operatività della componente volontaria dei vigili del fuoco a sostegno e integrazione dei ruoli professionali del Corpo nazionale.
L'atto di sindacato ispettivo tocca la tematica relativa all'esigenza di ampliare e ammodernare i mezzi operativi di soccorso tecnico urgente su tutto il territorio nazionale, per la cui attuazione si è consapevoli di dover integrare le risorse finanziarie attualmente destinate al settore, che, peraltro, sono state progressivamente decurtate nel corso degli ultimi anni.
In tale contesto va inquadrata la difficoltà, allo stato attuale, di dotare il distaccamento volontari di Stresa di un mezzo della tipologia indicata dall'interrogante.
Al riguardo, si segnala che è comunque in corso presso tutti i Comandi la ricerca di automezzi nel cui ambito potrebbe essere reperita una unità da destinare al distaccamento citato.
La situazione è attentamente seguita dal Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per il quale la gestione dei mezzi di soccorso tecnico urgente costituisce una delle principali voci di bilancio cui riservare, in via prioritaria, ogni possibile soluzione nell'ottica di future integrazioni delle dotazioni finanziarie che sono, ad oggi, certamente inferiori rispetto alle esigenze operative.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
ZANELLA, FRANCESCATO e FUNDARÒ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è assai diffuso in ogni Provincia italiana il malcostune del mancato rispetto dell'articolo 27, quinto comma, della citata legge 157/92, che individua alcuni casi di incompatibilità tra il ruolo di operatore di polizia abilitato anche a compiti di vigilanza venatoria e il contemporaneo status di cacciatore nel tempo libero; accade, infatti, con frequenza, che appartenenti alla Polizia di Stato, all'Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, alla Polizia Penitenziaria ed al Corpo Forestale dello Stato (con status permanente di ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria anche quando non in servizio), esercitino l'attività venatoria fuori dell'orario di servizio anche nei territori ove normalmente prestano la propria attività lavorativa;
la norma statale suddetta riguarda due distinte fattispecie di illecito amministrativo, normalmente sanzionate in via amministrativa dalle leggi venatorie regionali;
rispetto alla guardie venatorie volontarie (che non possono cacciare solo durante l'attività di vigilanza), esiste invece il più rigido regime previsto per il personale pubblico dipendente, sia delle forze dell'ordine dello Stato che degli enti locali od enti parco (l'articolo 27, secondo comma, include genericamente tra i soggetti abilitati alla vigilanza venatoria anche tutti gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, senza distinzione di appartenenza); in questo caso, sempre ai sensi del quinto comma dell'articolo 27 legge 157/92, è vietato cacciare «nell'ambito del territorio in cui esercitano le funzioni», a meno che non si tratti di interventi di controllo faunistico e abbattimento disposti dall'Ente
di appartenenza ai sensi dell'articolo 19 legge 157/92 (cosa in ogni caso differente dall'esercizio venatorio per intento ludico personale);
data la perentorietà della disposizione, pare pertanto che gli agenti ed ufficiali di polizia pubblici dipendenti siano quantomeno obbligati a frequentare a fini venatori gli ambiti territoriali di caccia o Comprensori Alpini ove non esercitano normalmente le loro funzioni;
il territorio precluso per gli agenti degli enti locali territoriali appare di immediata individuazione (il parco per il guardiaparco, la provincia per l'agente provinciale, il comune per l'agente di polizia municipale, eccetera);
nel caso del personale dei Corpi di polizia dello Stato sono sinora state poste in essere, a livello locale e in modo estemporaneo, blande interpretazioni relative a un divieto per la circoscrizione territoriale di normale competenza; in caso contrario ci troveremmo di fronte ad una preclusione ad esercitare la caccia su tutto il territorio nazionale;
la sentenza della Corte di Cassazione Civile del 13 aprile 2001, n. 5538, nell'argomentare le ragioni dell'incompatibilità tra il ruolo di cacciatore e la condizione di agente di polizia municipale fuori servizio, ha altresì affermato che ciò sussiste «a differenza di agenti appartenenti ad altri corpi, quali esemplificativamente quelli di Polizia di Stato o della Guardia di Finanza, ovvero i Carabinieri, per i quali il divieto opera comunque e dovunque, essendo gli stessi considerati dal legislatore sempre in servizio in qualsiasi parte del territorio dello Stato»; quest'ultimo assunto sembra porre in condizione di palese irregolarità amministrativa parecchie centinaia di agenti ed ufficiali della Polizia di Stato, Carabinieri, GDF, CFS o della Polizia Penitenziaria che di solito esercitano la caccia in qualche parte del territorio nazionale, in situazioni evidentemente non prese in considerazione dai rispettivi Comandi nel senso sopra proposto;
quanto esposto è facilmente riscontrabile attraverso i dati dei rilasci delle licenze di porto di fucile per uso caccia, nonché attraverso le avvenute iscrizioni agli ambiti territoriali di caccia (ATC) o Comprensori Alpini di caccia (C.A.), note anche agli uffici caccia provinciali;
nello scorso e in quest'anno, secondo fonti di stampa, risultano peraltro coinvolti in incidenti di caccia anche appartenenti a corpi di polizia statali -:
se il Ministero interrogato non ritenga necessario adottare specifici provvedimenti o circolari per addivenire al pieno rispetto delle disposizioni suddette, scoraggiandone l'attuale strisciante e diffusa disapplicazione da parte delle forze di polizia dello Stato.
(4-01978)
Risposta. - L'articolo 27, comma 5, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, ha vietato l'esercizio venatorio agli ufficiali ed agli agenti di polizia giudiziaria «nell'ambito del territorio ove esercitano le funzioni».
La disposizione pone dubbi interpretativi perché, se valutata alla luce di un criterio meramente formale, potrebbe dar luogo ad effetti eccessivamente limitativi e penalizzanti per gli appartenenti alle forze di polizia, i quali svolgono le attribuzioni connesse alle qualifiche di ufficiale ed agente di polizia giudiziaria sull'intero territorio nazionale e dunque potrebbero essere completamente esclusi dall'esercizio dell'attività venatoria.
Si osserva preliminarmente che la sentenza della Corte di Cassazione n. 5538 del 13 aprile 2001, menzionata dall'interrogante non ha un rilievo decisivo ai fini della specifica questione interpretativa in esame, considerato che la pronuncia verte su un'ipotesi di violazione del divieto sancito dall'articolo 27 della legge n. 157 del 1992 posta in essere da un agente di polizia municipale e che essa, soltanto indirettamente, opera un raffronto con la posizione giuridica degli appartenenti alla Polizia di Stato, all'Arma dei Carabinieri ed alla Guardia di Finanza, con riguardo a funzioni - quelle di polizia giudiziaria - che
non esauriscono l'ambito delle attribuzioni previste per tale personale.
Inoltre, un'interpretazione che estenda all'intero territorio nazionale la portata del divieto di caccia nei soli confronti degli appartenenti alle citate forze di polizia risulterebbe difficilmente sostenibile, per evidenti riflessi di ragionevolezza, in quanto determinerebbe una ingiustificata ed illogica limitazione dell'esercizio di un diritto riconosciuto in via generale, ancorché sottoposto a vincoli definiti dall'ordinamento.
Invero, con specifico riguardo agli appartenenti alle forze di polizia dello Stato, il richiamo normativo alle «funzioni» esercitate rende necessario considerare l'intero complesso di attribuzioni che i rispettivi ordinamenti prevedono, in relazione alla competenza territoriale e funzionale degli uffici di appartenenza e di quelli in cui espletano concretamente servizio, apparendo irrilevanti le situazioni meramente potenziali od occasionali che, come si è detto, finirebbero con il costituire una ingiustificata discriminazione.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.